Agricoltura, M5s: dalle regioni via libera a “Caseificio italia”

Dopo un lungo lavoro di concertazione, la Conferenza Stato-Regioni ha finalmente sancito l’intesa sui due decreti del monitoraggio del latte e delle produzioni lattiero-casearie vaccine e ovicaprine. Diventa così realtà la norma che abbiamo fortemente voluto inserire nel Decreto Emergenze in Agricoltura, nella primavera 2019”. A dichiararlo sono i deputati Luciano Cadeddu e Luciano Cillis, esponenti M5S in commissione Agricoltura.
Ogni primo acquirente è tenuto a registrare nella banca dati informatica del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), detenuta dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA), mensilmente i quantitativi di latte e semilavorati comprati, specificandone qualità e provenienza, mentre – spiegano i deputati 5 Stelle – i trasformatori devono registrare ogni trimestre i prodotti lattiero-caseari. Sono previste semplificazioni laddove i dati siano già presenti su altre piattaforme della Pubblica Amministrazione mentre per i piccoli produttori in vendita diretta la registrazione è annuale”.
Si tratta di uno strumento importantissimo per valutare e indirizzare le produzioni lattiero-casearie in Italia, in modo da poter avere il monitoraggio delle produzioni e il termometro dell’andamento del mercato. Dopo olio e vino e nell’attesa dell’attuazione del medesimo strumento per le produzioni cerealicole, nasce oggi ‘Caseificio Italia’ con cui scongiuriamo eventuali speculazioni e diamo trasparenza a produttori e consumatori” concludono Cillis e Cadeddu (M5S).



INTERPELLANZA URGENTE CADEDDU, M5S CAMERA, SU INIZIATIVE PER CONTROLLARE PREZZO LATTE PASTORI SARDI

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00177

presentato da

CADEDDU Luciano

testo di

Martedì 13 novembre 2018, seduta n. 82

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

le aziende specializzate nell’allevamento di ovini per la produzione di latte in Italia sono per lo più localizzate in Sardegna, che è la prima regione italiana per consistenza del patrimonio con una concentrazione di oltre il 45 per cento dei capi nazionali (fonte Istat, 2017), e la quasi totalità degli oltre 12.000 allevamenti ovini esistenti in Sardegna è destinato alla produzione di latte;

i bilanci economici delle aziende sarde di produzione di latte ovino hanno mostrato, soprattutto negli ultimi anni, una forte sofferenza generale, non compensata neppure dal sostegno Pac (incluso il premio accoppiato) che ha rappresentato circa un terzo dei ricavi complessivi. La produzione lorda vendibile aziendale si è attestata su valori esigui a causa di prezzi del latte molto bassi e di livelli contenuti di produttività per effetto delle condizioni climatiche sfavorevoli, le quali hanno, inoltre, impattato negativamente sui costi di produzione facendo lievitare in modo eccezionale i costi per l’acquisto di foraggi conservati e alimenti concentrati;

la scheda del settore ovicaprino elaborata da Ismea nel dicembre dell’anno scorso, che ha messo a confronto i prezzi all’origine del latte di Lazio, Toscana e Sardegna nel corso degli anni 2015-2016-2017, ha evidenziato un significativo calo del prezzo del latte in tutte le tre aree italiane, ma, in particolare, ha messo in risalto il drastico e singolare calo del prezzo in Sardegna: dai 100,00 euro circa per 100 litri di latte del 2015 ai 60,00 euro circa per 100 litri di latte dell’agosto 2017, anno in cui il prezzo del latte ha toccato i minimi storici;

la caduta verticale del prezzo del latte è stata causata dalla sovrapproduzione di pecorino romano: i trasformatori, visti i prezzi elevati della dop, hanno concentrato le produzioni su questo prodotto, saturando il mercato e portando il prezzo del romano dai quasi 10 euro al chilogrammo dell’estate 2015 ai 4,20 euro al chilogrammo del 2017 con una perdita di oltre 150 milioni di euro. Perdite fatte ricadere tutte sull’anello più debole della filiera, il pastore, che ha così pagato le inefficienze e la mancanza di programmazione dei trasformatori;

ci si trova di fronte ad una vera e propria crisi del prezzo del latte dovuta ad un’eccessiva volatilità dei prezzi e ad una mancanza di trasparenza nella filiera di produzione e trasformazione. Oggi non esiste nessun tipo di controllo diretto o indiretto sul prezzo dei fattori di produzione e quindi sulla remunerazione del latte e sul prezzo del lavoro dei pastori sardi. Il prezzo del latte continua ad essere dettato da una parte della filiera e non dal mercato e i pastori non sono messi in condizione di poter conoscere i dati e avere gli stessi strumenti della controparte per poter sedersi ad un tavolo e contrattare il prezzo più adeguato. Non esiste programmazione e c’è una parte della filiera che specula e si concede ancora oggi il lusso (si veda la scorsa annata) di socializzare i debiti e le sue incapacità;

i piccoli interventi emergenziali, anche se necessari, fino ad oggi si sono dimostrati soltanto dei palliativi destinati a esaurire i loro effetti nel corso delle singole annualità –:

quali iniziative intenda intraprendere, anche attraverso l’attivazione di un tavolo istituzionale per l’avvio di un efficace monitoraggio delle produzioni del latte e una programmazione del comparto che possa portare alla definizione di elementi di governabilità, in un sistema senza regole chiare, al fine di garantire un reddito più adeguato ai pastori sardi e di controllare il prezzo del latte.
(2-00177) «Cadeddu, Cassese, Cillis, Cimino, Del Sesto, Gagnarli, Gallinella, L’Abbate, Lombardo, Maglione, Alberto Manca, Maraia, Marzana, Parentela, Pignatone, Cataldi, Chiazzese, Ciprini, Colletti, Corda, Costanzo, Cubeddu, Currò, Daga, Dall’Osso, Sabrina De Carlo, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma».