Nella prima giornata del Made in Italy a Vinitaly si parla del prodotto italiano per eccellenza, il vino e del suo ruolo di rappresentanza della produzione italiana agroalimentare, nell’incontro organizzato nell’area Masaf di Vinitaly “Il vino è…Made in Italy”.
“Oggi è la giornata del Made in Italy e non c’è occasione migliore per parlare di vino con tutti i rappresentati della filiera. Parliamo di 13 miliardi di fatturato con il 50% che arriva dall’estero. Ci sembrava giusto avere un momento di confronto di tutto il settore in un momento non semplice, vuoi per i conflitti e vuoi per l’economia, ma soprattutto per un mercato che in alcuni paesi e per certi prodotti è in sofferenze.
Stiamo vivendo una fase di cambiamento soprattutto del consumatore e della sua sensibilità. I nostri prodotti sono di altissima qualità, ma il futuro deve essere di condivisione sui punti strategici. Parlo degli strumenti di controllo dell’offerta per le produzioni che non trovano sbocco sul mercato. Come presidente vino di Copa Cogeca stiamo pensando a delle misure per controllare l’offerta, che in certe zone europee possono arrivare anche all’estirpo definitivo o temporaneo, così da stabilizzare la situazione per poi puntare al reimpianto, magari con uve più incentrate sul mercato. Dovrà esserci un sostegno forte con l’OCM vino verso i paesi consolidati, dovremo trovare una sintesi su proposte efficaci. Sulla sostenibilità noi dovremo essere i primi attori, ma dovremo mettere in campo azioni concrete anche per un consumo consapevole”. Così Luca Rigotti, Alleanza delle Cooperative.
“Veniamo da un’annata difficile, ma l’innovazione è la soluzione al cambiamento climatico. Dobbiamo però immaginare un percorso virtuoso e il settore vitivinicolo è quello che più ha investito nella digitalizzazione, anche del prodotto. Le aziende più performanti sono quelle che hanno investito per far scoprire cosa c’è dietro una bottiglia di vino. Per resistere oggi abbiamo bisogno di piante resistenti e su questo abbiamo portato avanti tanta ricerca, anche grazie al Crea. Non stiamo parlando di OGM, ma di Tea: oggi è un errore caratterizzare la pianta, ma capire se questa riesce a garantire la stessa qualità di una pianta normale, non vedo rischi e preoccupazioni, ma anzi dobbiamo accelerare sulla sostenibilità e sulla consapevolezza verso i giovani. Con le Tea potremmo avere piante che hanno bisogno di meno cure. Voglio poi sottolineare l’importanza dei dati, serve un raccoglitore nazionale perché consentiremo a tutti gli agricoltori di fare un salto quantico, ma i dati non possono passare per provider esteri, altrimenti rischiamo di perdere la nostra resistenza”, Così Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.
“Il vino, così come gli altri settori agricoli, riesce ad adattarsi alle variazioni dettate dal cambiamento climatico che del mercato. L’anno scorso abbiamo assistito alle contrazioni di vendita che hanno portato a giacenze importanti nelle cantine. Per quest’anno, per ora è impossibile fare previsioni, ma dobbiamo trovare soluzioni integrate, soprattutto sui mercati, dove dobbiamo trovare nuovi sbocchi che possano rispondere alle riduzioni subite l’anno passato. Dobbiamo perseguire inoltre la strada segnata dalla scienza e dalla ricerca, siamo a favore delle tecniche di evoluzione assistita. Abbiamo già fatto passi in avanti per l’uva da tavola che è in corso di sperimentazione in campo: tra tre anni potremo capirne l’esito, sia per la resistenza che per la qualità. Dobbiamo poi sbloccare l’OCM per la aiutare la promozione puntando alla fascia giovane, oggi parzialmente disinteressata, ma sono iniziative che richiedono una pianificazione. Voglio poi ribadire un concetto: il vino non è un prodotto alcolico”. Così Tommaso Battista, presidente Copagri.
“Sul vino ci sono posizioni nette, ma va detto che il vino naturale non esiste. Finché non lo diciamo urlando si crederà il contrario. Alcuni produttori cadono in questa trappola, un salto nel buio e non si può scendere a compromessi”. Così Cotarella, presidente Riccardo Assoenologi.
“Quello della salute è un tema complesso. Studi passati si riferiscono alla curva J, che confermano benefici con un uso moderato di vino, fino ad una certa soglia, ma il discorso è complesso su cui incidono predisposizioni e ambiente. Si parla tanto di dieta mediterranea, con un’ampia diversità alimentare e anche questo provoca un’incidenza. Dobbiamo combattere l’abuso ma distinguerlo dall’uso, con un’attenzione ai minori. Per quanto riguarda la questione Belgio, voglio partire dall’Italia, che si è data da tempo un codice di autoregolamentazione per quanto riguarda le fasce giovani. Al contrario il Belgio ha presentato alla Commissione una richiesta di regolamento per il consumo, poco chiara: temiamo che senza un intervento europeo potrebbe esserci un nuovo caso Irlanda”. Così Micaela Pallini, presidente Federvini.
“La nostra associazione riunisce i principali consorzi di produzione italiani del vino. Ricordo che i consorzi hanno un duplice ruolo: protezione del territorio e tutela della produzione. La riforma europea cambia alcuni temi: mettere insieme food e vino dovrebbe rafforzare le IG, un elemento di promozione internazionale essenziale, mettere insieme le forze aiuta la tutela, sapendo che ci sono attacchi che possono mettere in difficoltà le nostre produzioni tipiche e a valore aggiunto. Spero che il prossimo Parlamento europeo sia più sensibile su questi temi. Dobbiamo evitare una eccessiva parcellizzazione dei prodotti tipici, rischiamo di non vederli emergere all’estero. Alcuni piccolo però, mettendosi insieme, possono riuscire ad emergere”. Così Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente Federdoc.
“Il vino e economia e cultura del turismo, un legame consolidato in questi ultimi anni. Il vino italiano viene riconosciuto per la sua qualità e le sue origini. Le imprese danno tanto per il territorio, ma è lo stesso territorio a creare un legame imprescindibile. Abbiamo un valore di 2,6 miliardi di euro che arriva dall’enoturismo e la ricezione turistica nelle cantine è uno dei segreti che ci ha fatto fare passi in avanti. Dobbiamo continuare a creare spazi per questo tipo di iniziative, ma dobbiamo fare promozione, di più e meglio, per tutto questo. Diventa fondamentale per aree del paese fragili, quelle rurali, che soffrono anche il digital divide: metterli in rete incentiverebbe anche il turismo. La tecnologia poi attira anche i giovani, ma abbiamo ancora frontiere da raggiungere, sia per la sostenibilità che per la commercializzazione. Le nuove leve entrano in viticoltura perché vedono prospettive future, ma dobbiamo creare le condizioni”. Così Cristiano Fini, presidente Cia.
“Questo settore è estremamente complesso, ma il vino rappresenta tutte le sfaccettature dell’agroalimentare italiano. Ad esempio, dove c’è viticoltura si vedono paesaggi scolpiti dall’uomo, dove c’è identità e tradizione. Su questo si innesca l’innovazione tecnologica. Sono tutti elementi delle politiche del Masaf, ma su tutto c’è al centro la famiglia: si tratta di un lavoro che viene trasmesso tra generazioni, un ulteriore valore.
Come Governo siamo favorevoli alle Tea. L’evoluzione assistita c’è sempre stata, una volta si chiamavano innesti, si tratta di una evoluzione di una pratica antica. Questo ci serve a causa dei cambiamenti climatici, siamo pienamente d’accordo che la ricerca sia un elemento basilare. Sul dealcolato, l’importante è non chiamarlo vino, è qualcosa di diverso. Stiamo facendo una battaglia per non ingannare il consumatore: come si può comprare un hamburger vegetale? E quindi come chiamare quello senza alcool vino? Dobbiamo dare una risposta al proibizionismo che sta emergendo”. Così Patrizio La Pietra, sottosegretario Masaf.