SERPILLO, UCI: UE NON FUNZIONA, FINANZA SPECULA SU ECONOMIA REALE. SI PENSI A EUROPA DEL SUD, FORTE IN ‘MADE IN’ E TURISMO. FINORA DANNEGGIATA DAL BLOCCO DEL NORD

“Il Coronavirus ha fatto venire tutti i nodi al pettine. In queste ore decisive per il futuro dei singoli paesi ci si sta giocando anche il futuro dell’Unione europea in quanto istituzione e in quanto progetto comunitario. E l’emergenza ha evidenziato tutti i limiti dell’Europa. Con una certa reticenza da parte della Commissione Ue, affatto in linea con lo spirito ‘comunitario’ da cui trae origine”. A dirlo ad AGRICOLAE è il presidente dell’Unione Coltivatori Italiani-Uci Mario Serpillo, in merito all’orientamento europeo, che si sta definendo in questi giorni sull’emergenza sociale, sanitaria ed economica dei Paesi membri.

 

“In Germania il costo del denaro è bassissimo. Questo vuol dire che le banche tedesche possono raccogliere denaro dai risparmiatori tedeschi a costo quasi nullo e comprare i titoli dell’Italia che paga invece tassi di interesse altissimi, speculando in questo modo senza ritegno.

Ciò determina il trasferimento di ricchezza da un Paese in difficoltà verso un Paese ricco, per il differenziale dovuto ai tassi di interesse.

 

Quindi un paese povero si impoverisce sempre di più mentre il paese ricco si arricchisce sempre di più”, sottolinea Serpillo.

 

“Quando non saremo più in grado di onorare i nostri impegni, arrivano gli aiuti europei. L’Europa ha dato in passato alla Grecia 250 miliardi di euro. 220 miliardi di questi sono andati direttamente alle banche tedesche, che hanno comprato i Bot greci, che fruttavano il 14-15% di interessi. I cittadini greci hanno visto solo le briciole”, prosegue.

 

“Questo evidenzia anche – prosegue ancora il presidente Uci – come ci sia attualmente un’Europa a due velocità che non può più reggere: la moneta unica presuppone in teoria che 100 euro abbiano lo stesso potere d’acquisto sia in Italia che in Germania. Ma non è così.

 

Se l’Italia dovesse chiedere un prestito, dovrebbe mettere risorse nel fondo Mes – sempre che questo si attivi – alimentato da titoli creati con due tassi diversi: uno più alto per i paesi in difficoltà e quindi più “rischioso”; e uno più basso per i paesi cosiddetti ricchi e quindi “sicuri”. Questo vuol dire che quello che paga la Germania non sarà mai quello che pagherà l’Italia.

 

E che il mondo delle Finanze saccheggia e specula sull’economia reale”.

 

Serpillo lancia poi la provocazione:

 

“Se le cose stanno così, si pensi a un’Europa latina rappresentata dall’Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia. Paesi uniti dagli stessi interessi legati agli aspetti culturali, dal ruolo che ha l’economia reale e dalla qualità dei propri prodotti. Oltre che dal turismo. Un Sud d’Europa che fino a questo momento è stato danneggiato dall’Europa, più che aiutato”.

 

“Finora i paesi del nord e quelli del sud hanno difeso interessi e perseguito politiche contrapposte. Basti pensare all’accordo agricolo col Marocco del 2014, a svantaggio dei Paesi mediterranei, oppure il recente accordo di libero scambio con il Mercosur (inizio 2019), fortemente voluti dai Paesi che vanno al traino di Berlino”, insiste ancora.

 

“L’Italia è sempre stata l’economia reale da saccheggiare per rimpinguare l’economia virtuale della Finanza.

 

E’ forse venuto il tempo – a fronte di un’Europa del ‘no’, di pensare a una lega dei Paesi latini, con regole e sensibilità finanziarie diverse. Un esperanto economico, di impronta solidaristica, che tenga conto delle peculiarità del Mediterraneo”, continua ancora Mario Serpillo.

 

“L’Europa del Sud sarebbe una potenza, anche solo se si pensa allo sviluppo del turismo e dell’agroalimentare. Ma a condizione che nasca un progetto politico in grado di concepire e attuare un’idea di sviluppo economico sostenibile, solidale e democratico, fondato sull’economia reale.

 

Basti pensare che in tutti questi anni il Made in Italy si è dovuto difendere dagli attacchi del blocco del Nord. Come anche il turismo, un esempio in tale contesto è rappresentato dalla Bolkestein..”, conclude.




USA, CASTANEDA: ACCORDO CON MOZZARELLA BUFALA DOP APRE LA STRADA A DIALOGO SU ‘MADE IN’. POI TOCCA A PECORINO E PROVOLONE

Per 15 anni si è dialogato quasi esclusivamente a livello politico per proteggere o promuovere il made in Italy ma ora il Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop fa un passo avanti e ‘ragiona’ assieme ai produttori degli altri paesi per contrastare l’italian sounding. E trovare la quadra.

Il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo, e il vice presidente del US Dairy, nonché direttore del Consorzio dei Nomi Comuni, Jaime Castaneda, hanno firmato a Caserta, nella sede del Consorzio, l’accordo sulla protezione della denominazione Mozzarella di Bufala Campana Dop negli Usa.

“Si tratta di un accordo molto importante”, spiega ad AGRICOLAE Castaneda. “Un primo passo risultato di un lavoro che abbiamo fatto insieme al Consorzio mozzarella di bufala Dop. Il contenuto è su elementi che sono importanti ma il vero valore di questo accordo è proprio nel cercare di dialogare insieme. Si apre una nuova fase di confronto tra gli operatori”, prosegue il vicepresidente Trade policy Us Dairy.

Si tratta di un accordo che protegge i produttori italiani e i consumatori americani. Ma non solo. A trarne beneficio sono anche gli stessi produttori americani. Perché?

“Si tratta di un accordo globale perché si stava litigando sul deposito dei marchi. Si verificano molti problemi in tutto il mondo in mancanza di accordi. Occorre riconoscere i diritti di ognuno ovunque”, prosegue. “Voi in Italia riconoscete che il termine ‘Mozzarella’ descrive un tipo di formaggio mentre noi in Usa riconosciamo che ‘Mozzarella di Bufala campana Dop’ ha un carattere distintivo e definisce il solo prodotto regolato dal disciplinare e il suo territorio”.

“Definire il termine ‘Mozzarella’ è importante per i produttori americani perché si definisce una volta per tutte un tipo di formaggio. Il produttore americano ora sa che Mozzarella è un tipo di formaggio definito nel Codex ed è un’apertura per un dialogo con altri consorzi che hanno casistiche simili. Come il Pecorino e Provolone”, continua ancora il direttore del Consorzio dei Nomi Comuni.

La ‘Mozzarella’ è il secondo formaggio per volumi di vendita negli Stati Uniti sebbene gli Usa rappresentino solo il 7% dell’export di ‘Mozzarella di Bufala Dop’.

“La Mozzarella è un formaggio molto amato dagli americani ed è il secondo per volume di vendita negli Usa. Sta crescendo molto negli Stati Uniti”, spiega Castaneda. “Noi facciamo una netta differenza tra mozzarella fresca e la mozzarella per la pizza. La mozzarella di Bufala Dop rappresenta una eccellenza di questo importante settore merceologico. E questa collaborazione – conclude – servirà per comunicare ai consumatori americani le differenze e le varie tipologie di prodotto”.