Zuarina e Clai a Identità Milano: pronti a “disobbedire” con la qualità dei nostri prodotti

Diciannovesima edizione di Identità Milano ai nastri di partenza: Zuarina e CLAI, protagoniste nel settore delle carni e dei salumi, sono pronte a fornire ancora una volta il loro contributo di qualità e gusto per il successo dell’iniziativa. Il prestigioso congresso internazionale di cucina d’autore più importante d’Italia si terrà all’Allianz MiCo dal 9 all’11 marzoe a rendere ancora più intrigante la partecipazione è il tema individuato per quest’anno: “Non esiste innovazione senza disobbedienza: la rivoluzione oggi”.

Una bella sfida anche per realtà come Zuarina e CLAI, conosciute e apprezzate per la capacità di preservare nel tempo intatti i loro valori fondamentali. «La nostra forza da sempre è la capacità di coniugare elementi chiave come storia, tradizione, expertise, proposta di alta qualità alla ristorazione, con scelte strettamente coerenti, che assecondino la nostra identità aziendale e non una tendenza, per quanto “comoda”, di mercato – sottolinea Gianfranco Delfini, direttore Marketing Zuarina e CLAI –. Abbiamo quindi “disobbedito”, e stiamo continuando a farlo, quando abbiamo deciso di non arretrare di un centimetro su questioni per noi centrali come la carne italiana 100%, la gestione della filiera, le lunghe stagionature, l’expertise e la professionalità degli operatori. Questa sistematica ricerca di qualità, in un momento in cui il mercato iniziava a privilegiare scelte più legate a fattori economici, è diventata un ulteriore fattore distintivo, che ci ha premiato. La nostra presenza a Identità Milano, dove abbiamo sempre fatto i conti con esperienze e incontri di forte interesse e valore, rappresenta una conferma di questo percorso di posizionamento qualitativo».

HORECA E RISTORAZIONE SEMPRE PIÙ NEL MIRINO DI CLAI

Il settore Horeca e quello della ristorazione, d’altra parte, rappresentano oggi alcuni tra i versanti più interessanti di sviluppo del Gruppo CLAI. Cresce il fatturato, cresce il numero di clienti, cresce la loro rilevanza: non può che svilupparsi anche il livello di attenzione a questi target e alle loro particolari esigenze. «Il loro ascolto è fondamentale – spiega Delfini –. È proprio dalle loro sensibilità affilate che spesso giungono input che ci permettono di effettuare – per rimanere nel tema di Identità Milano – piccole grandi rivoluzioni di prodotto. Penso ad esempio a quanto sia stato utile “ascoltare” la loro voce per poi poter “disobbedire” ad alcune logiche consuete di produzione e riuscire a dar vita a particolarità come il salame Imola 1962 o il nuovo Guanciale; entrambi senza conservanti di alcun tipo al loro interno. Proposte che si sposano bene con l’esigenza crescente di maggiore naturalità e che hanno richiesto un emozionante e impegnativo percorso di ricerca per raggiungere il risultato finale desiderato».

Questa naturale predisposizione all’ascolto di clienti ed esperti del settore ha portato la Cooperativa di Imola e le realtà connesse, come Zuarina, a sviluppare anche rapporti di collaborazione con chef di diversi locali partner. Due nomi, in particolare, rappresentano gradite conferme anche per il 2024: Max Mascia, chef del ristorante stellato San Domenico di Imola, e Max Mariola, che all’attività in cucina sa unire anche quella popolarissima sui social e in tv.

SPAZIO AL GUSTO CON GLI STUDENTI DEL BARTOLOMEO SCAPPI DI CASTEL SAN PIETRO

Le grandi rivoluzioni, anche sul piano gastronomico, si realizzano però spesso grazie ai giovani: le nuove generazioni hanno a disposizione solitamente un capitale maggiore di “disobbedienza creativa” che, se gestito con buon senso, può portare a risultati straordinari. «Anche per questo motivo abbiamo deciso di portare a Milano un gruppo di studenti del Bartolomeo Scappi di Castel San Pietroprosegue Delfini –, un istituto professionale per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Coordinati da un loro professore, animeranno il nostro stand preparando piatti deliziosi con i prodotti Zuarina e CLAI. Si tratta di una collaborazione che prosegue da anni e a cui teniamo davvero molto. Rientra nel quadro delle iniziative portate avanti sul territorio, per il territorio. Contribuire, seppur parzialmente, alla loro formazione professionale con esperienze nel mondo “reale” è un altro modo di mettere le persone al centro e prepararle a un domani in cui saranno proprio loro i protagonisti del processo di sviluppo enogastronomico ed economico del territorio».

Gli studenti potranno quindi creare piatti gustosi utilizzando i prodotti Zuarina e le sue bontà tipiche dell’alta salumeria tradizionale parmigiana.

ZUARINA A MILANO CON L’ALTA SALUMERIA TRADIZIONALE PARMIGIANA

A Identità Milano il Prosciuttificio di Langhirano si presenterà con tre conferme rispetto allo scorso anno e una bella novità. Ancora protagonisti, dunque, i Prosciutti di Parma Zuarina 24 mesi e 18 mesi, che nascono da cosce accuratamente selezionate dei migliori suini padani, lavorate poi dalla profonda expertise degli operatori. Al resto ci pensa la lunga stagionatura nella cantina interrata dello stabilimento di Cascinapiano a Langhirano. Il risultato è straordinario, prodotti di qualità elevata, dal gusto dolce e delicato. Il marchio Zuarina, del resto, proprio grazie anche alla secolare esperienza nell’antico “saper fare” il prosciutto di Parma è conosciuto ed apprezzato nelle locationpiù prestigiose di tutto il mondo.

Tornerà a Milano anche la Culatta, un altro prodotto nobile, che si ottiene dalla parte più grande e pregiata della coscia del prosciutto, a cui poi vengono tolti il fiocco e il gambo. Ne sono state previste due versioni: con l’anchetta, oppure senza. Nel secondo caso, come avviene anche per il Prosciutto di Parma, questo piccolo ossicino viene estratto attraverso un’operazione di disosso eseguita all’interno dello stesso stabilimento dai maestri salumieri di Zuarina. Questo servizio è particolarmente apprezzato perché consente di mettere a disposizione del cliente un prodotto già pronto per il taglio.

E all’interno di questo assortimento sempre più ricco si inserisce ora anche il Fiocco, un salume tipico dell’Emilia occidentale, in particolare della bassa parmense e e di alcune zone della provincia di Piacenza. Questo salume, che si ricava dalla parte più magra della coscia posteriore del suino, nel caso di Zuarina è costituito da carne 100% italiana di alta qualità e ha una stagionatura particolarmente lenta, almeno otto mesi. Il sapore è dolce e delicato, associato a un profumo caratterizzato da note fragranti.

CLAI PUNTA SU PASSITA E GUANCIALE STAGIONATO, FAGGIOLA SULLA CACIOTTA

Sul fronte CLAI, l’attenzione in vista di Identità Milano si concentra in particolare su due prodotti. Uno è la classica salsiccia stagionata Passita di Romagna; un salame sottile, prodotto rispettando l’antica ricetta, con le migliori carni magre di suini nati e allevati in Italia. Da sempre uno dei prodotti più apprezzati della Cooperativa di Sasso Morelli, come confermato anche dal fatto che quest’anno le sue vendite hanno fatto segnare un incremento di fatturato pari al 25%.

Dell’altro, si è già fatto accenno: il Guanciale stagionato, un prodotto, come anticipato, senza la presenza di alcun tipo di conservante e che rappresenta molto bene lo “spirito” di questa Cooperativa. Nasce infatti dalla tradizione e la sua carne – della filiera CLAI, di suini nati e allevati in Italia – è lavorata con pochi ingredienti, una sapiente artigianalità e una stagionatura lenta e dolce di almeno dodici settimane, un periodosensibilmente superiore alla media, che conferisce al prodotto un sapore unico e un profumo intenso.

Oltre ai salumi, nella prestigiosa vetrina milanese i visitatori potranno anche “fare un salto” nel settore caseario grazie a Faggiola e alla sua Caciotta: un formaggio contraddistinto da una crosta sottile e una pasta uniforme color bianco latte; un gusto dolce e inconfondibile che si presta ad abbinamenti sfiziosi e pieni di gusto.

CON LA COLLABORAZIONE DI NIO COCKTAILS SPAZIO AGLI APERITIVI DI QUALITÀ

E a proposito di abbinamenti, allo stand Zuarina/CLAI ci sarà anche la possibilità di vivere un rituale diffuso in tutta Italia, ma quasi “sacro” a Milano, quello dell’aperitivo: nel tardo pomeriggio sono previsti infatti momenti di animazione e gusto grazie alla partnership con NIO Cocktails, un’azienda che ha fatto dell’impegno nell’offrire la miglior cocktail experience al di fuori del bar la sua missione principale. Utilizzando prodotti premium provenienti dai più importanti distillatori del mondo, questi nuovi amici di CLAI contribuiranno alla creazione di aperitivi all’insegna della qualità e del gusto che ognuno potrà riproporre in qualsiasi situazione, a casa o fuori.




A Milano insieme alla Fondazione Grana Padano ETS il Sindaco Giuseppe Sala visita l’Abbazia di Chiaravalle

La Fondazione Grana Padano ha promosso e organizzato, insieme alla Comunità Monastica cistercense, l’incontro di ieri presso l’Abbazia di Chiaravalle, a cui ha partecipato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e una delegazione del Comune, tra cui l’Assessora ai servizi Civici, Gaia Romani.

L’Abbazia di Chiaravalle, fondata da San Bernardo di Clairvaux nel 1135, è uno tra i più importanti complessi monastici italiani ed è un luogo di considerevole valore spirituale e polo di rilievo dal punto di vista storico, artistico e culturale al quale i cittadini di Milano sono particolarmente legati. Il valore del complesso è stato notevolmente incrementato grazie ad interventi di restauro e di valorizzazione. 

La Fondazione Grana Padano, spin off solidale del Consorzio Grana Padano, fin dalla sua istituzione, avvenuta nel 2022, ha avviato un percorso progettuale per la crescita sociale e culturale del territorio: “Un percorso – ha detto il Presidente della Fondazione Saetta, durante il saluto al Sindaco – che valorizza questo luogo di purezza mistica cistercense”.

All’incontro con il Comune, oltre alla Comunità monastica, rappresentata dal priore, Padre Stefano Zanolini, che è anche il Vicepresidente della Fondazione Grana Padano, erano presenti i vertici del Consorzio per la tutela del formaggio DOP, Renato Zaghini, presidente, e Stefano Berni direttore generale.

Il Sindaco Sala, ringraziando i presenti per l’accoglienza, ha commentato: “E’ sempre un piacere tornare all’Abbazia di Chiaravalle. Questo è un luogo di quiete e serenità, cui i milanesi sono molto affezionati. La storia e il grande valore artistico, culturale e spirituale dell’Abbazia la rendono il posto ideale in cui trovare ristoro dalla frenesia quotidiana, un apprezzato invito a riflettere”.




Agricoltura e cibo: le donne che guidano la transizione ecologica al centro della “Festa del Bio” di Milano

Torna a Milano la Festa del BIO, l’evento di riferimento del biologico italiano. Palazzo Giureconsulti, nella centralissima Piazza Mercanti 2, ospiterà sabato 9 marzo, dalle ore 10, la kermesse del biologico gratuita e dedicata a tutta la famiglia.

 

L’edizione 2024 della Festa del BIO milanese si focalizzerà, in particolare, sull’impegno delle donne verso sistemi agroalimentari sostenibili dal campo alla tavola dove, con ruoli diversi ma con un obiettivo comune, stanno guidando la svolta verso il biologico e l’agroecologia, essenziali per la salute delle persone e del Pianeta.

 

All’indomani dell’8 marzo, la conferenza inaugurale della Festa del BIO sarà tutta al femminile con la presenza di Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, Barbara Nappini,Presidente di Slow Food, Nicoletta Maffini, Presidente di AssoBio, Fiorella Belpoggi, Direttrice Emerita Istituto Ramazzini e Membro del Comitato Scientifico di ISDE Italia, Renata Alleva, Specialista in scienza dell’alimentazione, Comitato scientifico di ISDE Italia e Maria Letizia Gardoni, Presidente di Coldiretti Bio.

 

“Le donne hanno sempre giocato un ruolo importante nei sistemi agricoli e alimentari, dal campo alla tavola, ed oggi sono impegnate per il cambiamento dei sistemi di produzione e consumo verso la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente anche per le future generazioni, per le quali il biologico svolge una funzione fondamentale. Ecco perché abbiamo scelto di metterle al centro della Festa del BIO – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – L’empowerment femminile, arricchisce il sistema agricolo e alimentare nel suo complesso. Grazie alla propensione all’innovazione, unita a determinazione e competenze, le donne rappresentano una forza trainante nel ripensare a un’agricoltura che risponda alle sfide alimentari garantendo sostenibilità, diversità, resilienza e sicurezza alimentare”.

 

Organizzata da FederBio, con la partecipazione di Legambiente, Slow Food Italia, Lipu, WWF Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, AssoBio, Coalizione CambiamoAgricoltura, La Buona Terra e Crédit Agricole Italia, la Festa del BIO è un evento itinerante che ha l’obiettivo di far conoscere e riflettere sui valori del vero biologico come elemento in grado di rispondere alle esigenze di salute, tutela degli ecosistemi e contrasto ai cambiamenti climatici.

 

“Le donne svolgono una funzione fondamentale anche per il cambiamento nei consumi e in questo momento di grande criticità dei sistemi agricoli, è estremamente importante rimettere al centro l’educazione alimentare e far riflettere sugli effetti che le nostre scelte hanno sulla salute delle persone e dell’ambiente – continua la Presidente Mammuccini – La Festa del BIO Milano punta a informare e sensibilizzare i cittadini sui valori del biologico. Serve una crescita di consapevolezza collettiva che permetta di scegliere la qualità del cibo che si consuma, facendo attenzione alla stagionalità, alla prossimità e al contenimento degli sprechi. La transizione agroecologica è la risposta al futuro dei sistemi agroalimentari, propone un nuovo modo di produrre e si basa su un patto di trasparenza tra agricoltori e cittadini. Vanno però incentivati i consumi di biologico anche con una fiscalità ambientale che possa contenere i prezzi e garantire la giusta remunerazione per i produttori”.

 




L’Arancia Rossa di Sicilia sale sui tram di Milano, campagna promozionale al via oggi sulla Linea 27

Al via la campagna pubblicitaria del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia sui tram dell’Atm di Milano. La campagna prevede la decorazione integrale di un tram di tre vagoni con una grafica creativa realizzata da Fraom design Catania per il consorzio. Il tram è da ieri in circolazione per le strade di Milano, e percorre la linea 27 che da viale Ungheria arriva a piazza Fontana, nel cuore della città meneghina.

Il progetto pubblicitario è stato finanziato grazie alla misura 3.2 della Regione siciliana, assessorato all’Agricoltura.

“Portiamo il rosso delle arance siciliane sulle vie di Milano grazie a una felice collaborazione tra il consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP, l‘assessorato all’Agricoltura della Regione siciliana e una giovane e brillante agenzia pubblicitaria catanese”, afferma il presidente del consorzio Gerardo Diana.

“Si tratta per noi di un investimento importante che sarà supportato a breve anche della presenza del consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP su radio e televisioni nazionali”, aggiunge Diana.

“L’Italia, da Sud a Nord è uno scrigno di sapori e di produzioni dalle caratteristiche uniche far conoscere a tutti gli italiani il nostro frutto, che nasce alle pendici dell’Etna e diventa rosso grazie al suo influsso, è uno dei compiti del consorzio che presiedo. Sono grato ai nostri soci che supportano le nostre iniziative di promozione, all’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino e al suo staff, sempre attenti alla valorizzazione dell’agricoltura isolana, e al personale del consorzio sempre impegnato nella tutela e nella valorizzazione dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP”, conclude Diana

L’impegno promozionale del consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP prevede Dal 5 febbraio all’1marzo una campagna promozionale sull’emittente radiofonica nazionale RTL 102,5 e dal 10 al 23 marzo sull’emittente televisiva LA7.  Questi investimenti, finanziati grazie alla misura 3.2 della Regione siciliana, seguono quelli effettuati, con fondi interamente consortili, a gennaio sulle emittenti nazionali Radio 101, Radio105 e Radio Montecarlo.




Myplant, Coldiretti, Rolfi e Consulta Florovivaismo: settore cresce ma sostenerlo con Pnrr e programmazione. Anche a fronte del caroenergia. INTERVENTI E VIDEOINTERVISTE

Myplantonline, la nuova vetrina digitale riservata ai prodotti, ai servizi e alle novità degli espositori di Myplant & Garden è stata occasione dell’incontro “Coltiviamo bellezza per produrre salute”, alla Fiera di Milano a Rho in occasione, nel corso del quale la Consulta Nazionale sul Florovivaismo promossa dalla Coldiretti ha fatto il punto sulle necessità del settore e sulle nuove opportunità di crescita. A condizione che le istituzioni investano nel futuro.

Lo tsunami del caro energia alimentato dall’invasione Russa in Ucraina con prezzi record per gas e petrolio travolge la coltivazione di piante e fiori Made in Italy con 1 azienda florovivaistica su 3 (31,2%) che è costretta a ridurre le produzioni con l’esplosione dei costi delle bollette. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sugli effetti dei rincari di luce, gas e carburanti che stanno mettendo in ginocchio le imprese in occasione dell’incontro “Coltiviamo bellezza per produrre salute” alla fiera My Plant a Milano, con l’appello alla pace delle aziende florovivaistiche italiane: “Mettete dei fiori nei vostri canoni”.

Con la spesa energetica che si è impennata del 50% i costi di produzione superano di gran lunga quelli di vendita – spiega Coldiretti – creando una situazione insostenibile. Per le orchidee servono almeno 14 ore al giorno di energia fra riscaldamento e illuminazione per almeno 20-22 gradi, mentre le rose hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi e lo stesso vale per le gerbere, ma salgono anche i costi di coltivazione di ranuncoli e tulipani. Per una serra di mille metri – evidenzia Coldiretti – la perdita netta è di 1.250 euro e chi non riesce e far fronte agli aumenti è costretto a chiudere o a riconvertire l’attività. Il 68,8% delle imprese – evidenzia l’indagine Coldiretti/Ixè – sta facendo i salti mortali per riuscire a mantenere le produzioni.

L’emergenza energetica si riversa – sottolinea Coldiretti – non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.

Con il caro benzina – sottolinea Coldiretti – crescono poi le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma. In questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro a chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1.08 euro a chilometro) e la Germania (1.04 euro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania la Lituania e la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).

 

L’esplosione dei costi energetici sta quindi investendo un settore cardine per l’economia italiana con un valore di oltre 2,57 miliardi di euro con il coinvolgimento di 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati che garantiscono il lavoro di 200.000 persone a livello nazionale. La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 7% in valore per arrivare a sfiorare i 580 milioni di euro, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne.

“Occorre combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori vendita in Italia ed in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio”.

Una spinta positiva è arrivata dalla conferma nel 2022 del Bonus verde grazie al pressing di Coldiretti per una misura che ha permesso di creare 2,6 milioni di metri quadrati di verde nelle città fornendo ossigeno e aria pulita a oltre mezzo milione di persone ogni giorno, di piantare 100.000 nuovi alberi e organizzare 5400 nuovi terrazzi con piante e fiori in abitazioni, uffici e condomini. Tra le proposte della Coldiretti, c’è poi tra l’altro, la richiesta di sbloccare 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea e riaprire i canali commerciali chiusi alle produzioni italiane per ragioni fitosanitarie.

Ucraina, Coldiretti, da caro petrolio addio a 1 fiore su 3, crack vivai

MARIO FARO

“Con la caparbietà e la passione di chi fa il nostro lavoro le nostre aziende sono cresciute negli ultimi anni. Il florovivaismo italiano ha un grande ruolo in Europa, ci sono eccellenze e carenze”, spiega il presidente della Consulta nazionale Mario Faro nel corso del suo intervento.

Le nostre aziende necessitano di investimenti per stare al passo con i competitor europei come Olanda, Spagna e Germania. Per questo la consulta Coldiretti si batte per rappresentare al meglio la categoria. Oggi si parla come non mai di aumentare gli spazi verdi, ma se tutto questo non si traduce in azioni concrete per le aziende florovivaistiche è tutto tempo perso. Bisogna considerare inoltre anche il problema fitosanitario: ci battiamo affinché ii ministeri potenzino le risorse per questo settore, per difenderci dai patogeni che arrivano dall’estero in maniera aggressiva attraverso un certo tipo di importazioni”.

MyPlant, Faro (Consulta florovivaismo Coldiretti): sostenere filiera con Pnrr per modernizzare aziende e rendere Italia leader in Ue. VIDEOINTERVISTA

PAOLO ARIENTI

“Bisogna cominciare a porre rimedio a questa situazione difficile. Il mondo imprenditoriale è disponibile ad aumentare gli investimenti. Ci sono fattori produttivi scarsi, che bisogna procurarsi. E’ chiaro che l’imprenditore, essendosi scottato in passato, ci pensa dieci volte prima di fare alcuni passi importanti”, spiega Paolo Arienti nel corso del suo intervento, sottolineando come ci siano “piante, nei nostri vivai, che al momento della vendita non hanno trovato la giusta collocazione sul mercato”.

“Dobbiamo quindi trovare delle soluzioni che vadano bene a tutti e che favoriscano una produzione sana per tutto il nostro ambiente.

Servono risposte concrete. Una potrebbe essere il contratto di coltivazione. Prendere contatti con chi necessita di piante con anni di anticipo. L’imprenditore in questo modo potrà essere tutelato maggiormente, mentre l’utilizzatore delle piante potrà controllare la produzione e avere le piante nel momento del bisogno”.

Myplant, Arienti (Distretto di Canneto): Settore ha bisogno di certezze sul futuro. Contratti di coltivazione fondamentali per pianificare. VIDEOINTERVISTA

“Non è la panacea di tutti i mali, ma è una soluzione su cui bisogna ragionare. I tempi della natura non sono un compromesso.

E’ un momento di euforia per il settore, ma abbiamo bisogno di soluzioni che diano vantaggi reciproci: a chi produce le piante e a chi le piante le deve utilizzare”, conclude Arienti.

GIANMICHELE CIRULLI – AGRONOMO – CITTA DI TORINO

“Si parla tanto dell’importanza degli alberi come strumento efficace nelle città per contrastare i cambiamenti climatici. Ma dobbiamo raccontare l’importanza degli alberi non solo come bellezza, ma anche come qualità della vita. Il verde pubblico della città del Torino produce benefici tra i 270 e i 300 milioni di euro, circa 200-265 euro per abitante. Ogni euro investito nel verde, secondo i dati della città di Torino, produce 8 euro di benefici”, spiega Gian Michele Cirulli, agronomo della citta di Torino.

“Le città potrebbero avere tutti gli alberi che richiedono. Ma sono disponibili? Ci sono criticità strutturali tra chi produce alberi ornamentali e gli utilizzatori di alberi ornamentali. Una serie di problemi che non sono da imputare ai vivaisti o alle aziende pubbliche. C’è un disallineamento tra domanda nazionale e offerta. Le piante vanno via prima all’estero, perché all’estero sanno pianificare meglio. Diventa quindi difficile lavorare anche con numeri molto piccoli.

Cosa si può fare per risolvere questi problemi e avere a disposizione più alberi?

Bisogna allineare i tempi domanda/offerta per consentire di pianificare e programmare produzione alberi.

L’obiettivo – prosegue Cirulli – è avere un contratto di coltivazione per primavera 2022, operativo dall’autunno per testare modalità tecnico-amministrative. Anche un recente decreto ministeriale raccomanda il ricorso ai contratti di coltivazione. Contratti che possano creare anche delle filiere corte tra vivai ed enti pubblici.

Bisogna definire con anticipo le forniture, definire in maniera concordata gli standard qualitativi e rendere noti e chiari in anticipo i tempi di consegna. Se funziona, l’idea è di renderlo una prassi per tutte le forniture di alberi con affidamenti specifici”.

FABIO ROLFI – ASSESSORE REGIONE LOMBARDIA

“Abbiamo di fronte una grande sfida culturale, visto che c’è grande attenzione al verde nelle aree metropolitane. I cofinanziamenti legati alla pandemia hanno forse sviluppato una sensibilità differente nel cittadino, che hanno contribuito a creare un substrato fertile per fare questi ragionamenti. La Regione Lombardia ha fatto un grande lavoro riguardo alle aree boschive e montane”.

Così l’assessore all’Agricoltura e agli spazi verdi Fabio Rolfi nel corso del suo intervento.

“Il verde pubblico al giorno d’oggi è affidato ai volontari, agli alpini o a centri sociali. Non metto in discussione il valore sociale ed etico della cura del verde, ma bisognerà superare questo tipo di gestione e aumentarne la qualità.

Per quanto riguarda il settore fitosanitario, abbiamo assunto 20 ispettori in più, abbiamo aperto un nuovo distretto e abbiamo rafforzato i controlli all’import-export a Malpensa. E’ un punto molto importante. Per quanto possiamo rafforzare la laboriosità e l’efficienza del settore, dobbiamo comunque considerare l’esposizione ai patogeni parassitari provenienti dall’estero, in un contesto in cui i cambiamenti climatici favoriscono la loro proliferazione”.

PRESIDENTE COLDIRETTI – PRANDINI

“Un punto di fondamentale importanza, quando parliamo di PNRR, è che il 40% delle risorse andranno ai comuni. Questo vuol dire che bisognerà quindi interloquire con i comuni per dare lo spazio adeguato al florovivaismo e al verde. E’ lì che dobbiamo intervenire, anche perché gli uffici tecnici dei comuni – per come sono strutturati – potrebbero avere difficoltà nella gestione strutturale di queste risorse legate al verde”, spiega il presidente Coldiretti Ettore Prandini.

“Chiederemo alle istituzioni e al governo italiano di definire i contratti di coltivazione per il settore florovivaistico, in modo da programmare gli impegni che abbiamo assunto nei confronti dei centri abitati e delle aree metropolitane”.

I temi sul tavolo, spiega ancora il presidente Coldiretti, non sono solo le mitigazioni ambientali, ma anche la bellezza che il verde porta con sé. C’è anche un ragionamento in ottica turismo da fare e di accoglienza di chi visita i nostri comuni.

“Dobbiamo sfruttare questo momento di grande interesse per le piante e per il verde che si è creato”.

Ma non solo: “anche la questione energetica è fondamentale, considerando quello che sta succedendo nelle ultime ore in Ucraina, perché i costi di produzione potrebbero aumentare ancora e mettere in difficoltà gli imprenditori. Bisogna parlare anche di autosufficienza produttiva. Come ottenerla? Con le energie rinnovabili. Lavorando con il governo siamo riusciti a sbloccare alcuni temi fondamentali come le regole legate al biogas e al metano liquido. Bisogna aprirsi alle strade innovative per raggiungere questo obiettivo”.

“Cosa c’entra con il comparto florovivaistico? Se vogliamo che il settore cresca e produca sempre di più per l’economia, dobbiamo considerare anche questi aspetti. Non risolveremo i problemi nel breve termine, ma dobbiamo tornare a pianificare nel medio-lungo periodo per immaginarci i traguardi di successo che vogliamo ottenere”, prosegue ancora Prandini.

“Per Coldiretti il florovivaismo è fondamentale, non solo per il momento storico che stiamo attraversando, ma perché riteniamo che possa essere il biglietto da visita ideale per la collettività.

Nella prima fase del lockdown, abbiamo notato i disagi dei nuclei familiari e abbiamo cercato di far capire loro quanto fosse importante il verde nelle loro abitazioni e negli spazi pubblici. Questo ci ha dato un ritorno d’immagine importante ma ha anche dato una consapevolezza al cittadino di quanto siano fondamentali questi aspetti nella loro vita”, conclude.

MyPlant, Prandini: dopo criticità Covid, Florovivaismo si rialza e cresce. Ma sostenere con PNRR prodotto italiano che guarda all’estero. VIDEOINTERVISTA

Intervenuta anche Nada Forbici, presidente Assofloro e Coordinatore Consulta Florovivaismo Coldiretti: “abbiamo molte sfide da affrontare, a partire dal caro energetico, ma le vogliamo vincere. Abbiamo un grande potere che è il verde, che è anche la nostra salute e la nostra salvezza. Ci siamo aggrappati al verde nel corso della pandemia e di verde noi vogliamo vivere, anche dal punto di vista economico. Oggi con Myplant vogliamo dire: “Eccoci, siamo pronti”.

Myplant, Forbici (Assofloro): Il verde è la nostra salute e la nostra salvezza, anche economica. VIDEOINTERVISTA




Cinghiali a Milano, Coldiretti: sono due milioni fra città e campagna

Con oltre due milioni di esemplari diffusi in Italia la presenza dei cinghiali nelle piccole e grandi città ormai non è più purtroppo una curiosità ma un rischio concreto per i cittadini, anche a causa dei numerosi incidenti stradali. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la presenza di un branco di cinghiali in zona Navigli a Milano. La sicurezza nelle aree rurali ed urbane – denuncia la Coldiretti – è in pericolo per il loro proliferare con l’invasione di campi coltivati e centri abitati dove spesso razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi di carattere sanitario per la diffusione di malattie come la peste suina. Gli animali selvatici distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati e causano incidenti stradali con danni stimati in centinaia di milioni di euro nell’ultimo decennio, senza contare i casi in cui ci sono state purtroppo anche vittime. Non è quindi più solo una questione di risarcimenti ma è diventato – afferma la Coldiretti – un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con la dovuta decisione. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.




CORONAVIRUS, IL NORD NON CI STA E DA DPCM SPARISCONO PROVINCE ISOLATE. SALA CERCA DI ‘SALVARE’ MILANO. ECCO IL TESTO ‘SOFT’

Al Nord non ci stanno e dal Dpcm al vaglio di Palazzo Chigi spariscono le 11 province destinate ad essere isolate dal resto del Paese.

Dalla seconda bozza di decreto (più soft) di cui AGRICOLAE è venuta in possesso – e che pubblica di seguito – sparisce infatti la dicitura sotto l’articolo uno che recita: “Misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Province di Modena,Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia,Rimini; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova, Treviso; Astie Alessandria)” per essere sostituita con “(Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19)”

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il testo nuovo al quale saranno allegate – a parte con testo integrativo – alcune province.

Sempre da quanto apprende il sindaco di Milano Beppe Sala sembra stia facendo di tutto per ‘salvare’ Milano dall’isolamento:

DPCM del 7 3 2020-nazionale NUOVO

Da quanto apprende AGRICOLAE la bozza precedente aveva letteralmente mandato nel panico gli italiani che dovevano entrare o uscire ma si trovavano al confine tra una parte e l’altra.

Era stato scritto:

CORONAVIRUS, ECCO IL DECRETO DEL CDM: 11 PROVINCE ISOLATE E FUORI GIOCO FINO AL 3 APRILE

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Tre articoli con cui si ferma e si isola il nord Italia. Undici province del Paese che produce: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emlia, Rimini, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria ‘fuori gioco’. Evitando in “modo assoluto” ogni spostamento in entrata e in uscita.

Dalla bozza di decreto sul tavolo di Palazzo Chigi di cui AGRICOLAE è venuta in possesso  emerge la necessità di chiudere cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, discoteche. Sospese le manifestazioni organizzate in luogo pubblico e privato di carattere culturale, religioso, ludico, sportivo.

Sospese le procedure concorsuali pubbliche e private. Chiusi i centri commerciali di sabato e di domenica. Sospese le palestre, le piscine, i centri sportivi, i centri culturali e sociali.

Le nuove disposizioni partiranno l’8 marzo fino al 3 aprile.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il decreto entrato a Palazzo Chigi:

BOZZA DECRETO CDM

NUMERO CONTAGI TABELLA




VINO, COOPERAZIONE ESSENZIALE PER LA TENUTA DEL VIGNETO. SUPERFICI IN CALO NELLE REGIONI IN CUI È MENO FORTE LA PRESENZA COOPERATIVA

Che viticoltura sarebbe senza la cooperazione? I dati dicono che il vigneto italiano negli ultimi 5 anni ha conosciuto un calo delle superfici del 7% e che le riduzioni maggiori abbiano interessato proprio le regioni dove mancano cooperative strutturate e dimensionate. Regioni come Campania, Sardegna, Lazio (in cui si concentra solo il 12% delle cooperative), hanno non a caso conosciuto la contrazione più significativa, da un -15% della Campania a un -21% della Calabria. Al contrario, in territori dove la viticoltura è estremamente frammentata come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, è proprio la significativa presenza di cooperative molto grandi per fatturato (oltre 30 milioni di media per cooperativa a Trento, Verona, Treviso e Reggio Emilia) hanno garantito una tenuta della coltivazione della vite in questi territori, registrando anche una crescita delle superfici del vigneto.

È questo lo studio inedito realizzato da Winemonitor-Nomisma e che sono stati presentati oggi a Vivite, il festival del vino cooperativo in programma oggi e domani al Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo da vinci di Milano, con una seconda edizione arricchita nel programma e nel parterre di ospiti. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il presidente di Alleanza cooperative Italiane Maurizio Gardini, insieme ai copresidenti Mauro Lusetti e Brenno Begani, che hanno voluto rimarcare con la loro presenza la grande vitalità di un comparto come quello della cooperazione vitivinicola, espressa da numeri di tutto riguardo: oltre 480 imprese operanti su tutto il territorio nazionale, 140.000 soci viticoltori, un fatturato di 4,5 miliardi di euro, 8 cooperative nella classifica delle prime 15 imprese italiane del vino.

“Lo studio presentato da Nomisma dimostra con l’evidenza dei numeri – ha spiegato Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino di Alleanza cooperative Agroalimentari – il ruolo svolto dalle cantine cooperative nell’opera di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva anche nelle zone più svantaggiate del paese. Nelle province dove la cooperazione non c’è, il potenziale produttivo va via via riducendosi. Ma attenzione, la cooperazione spesso è una condizione necessaria ma non sufficiente alla tenuta del vigneto, sufficienza che invece dipende dalla dimensione competitiva della cooperative, perché è nelle zone dove insistono cooperative più grandi ed internazionalizzate che è garantita la coltivazione della vite e la sostenibilità economica d migliaia di piccoli agricoltori che producono il 58% circa del vino italiano”.

“Oggi più che mai – le ha fatto eco il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri – la sfida è quella della sostenibilità, che la cooperazione è pronta a raccogliere, nel senso più profondo della definizione, ossia garantendo uno sviluppo che non metta a repentaglio quello delle future generazioni”. E ai quattro asset della sostenibilità – ambientale, sociale, economica e culturale – verranno dedicati quattro momenti di confronto nell’ambito della due giorni della manifestazione.

Pensata non per essere una mostra di vini, bensì un vero e proprio racconto del mondo del vino cooperativo, Vivite offre ai visitatori, nella splendida cornice delle ex scuderie Le cavallerizze, un allestimento “esperienziale”, per far conoscere da vicino le tante realtà produttive della cooperazione e i loro territori, per far assaggiare i loro vini ascoltando i loro racconti. L’obiettivo è quello di comunicare a tutti, esperti di vino e neofiti, curiosi e grande pubblico, attraverso un format alternativo che parli, come recita il pay-off, la “lingua di tutti”.

I visitatori possono scegliere tra un ampio ventaglio di attività (il calendario completo è su: www.vivite.it/programma). Insieme alle classiche degustazioni e masterclass, il programma include: laboratori didattici e ludici, workshop, concerti, attività di intrattenimento, degustazioni, momenti di confronto informali (“pane e salame”), animati da un ricco parterre di ospiti che include: Raffaele Borriello, Giampaolo Buonfiglio, Francesco Citarda, Renzo Cotarella, Paolo De Castro, Francesco Giangregorio, Giovanni Luppi, Giorgio Mercuri, Denis Pantini, Christian Scrinzi, Raffaele Testolin, Angelo Totaro, Adriano Turrini e Pierluigi Zama.

Il programma delle degustazioni, il cui ingresso è gratuito previa iscrizione, include invece: il metodo Charmat, il metodo classico, i grandi vini bianchi, i grandi vini rossi e i vini piemontesi (curate da Daniele Cernilli) e l’abbinamento del Sangiovese con diverse stagionature del Parmigiano reggiano.

Sabato 17 novembre alle ore 21.00, avrà luogo il mini-evento Tre Bicchieri Cooperativi, con la presentazione dei vini delle cantine cooperative




DOP E IGP: A MILANO UN INCONTRO PER CONOSCERLI

 

Si è tenuta a Milano la seconda tappa dell’itinerario “Dop e Igp: assaggia oggi e compra domani”, dedicato alle specialità gastronomiche Dop e Igp italiane a lunga stagionatura, partito da Roma il 5 dicembre e destinato a raggiungere anche Torino e Napoli.

Ieri al ristorante Mangiari di Strada, il secondo appuntamento promosso dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) e dalla Borsa Merci Telematica Italiana.

Anche questa volta protagonisti alcuni prodotti certificati appositamente selezionati dal Ministero tra le ben 291 specialità Dop/Igp che la Penisola può vantare: il Lardo di Colonnata IGP dell’azienda Mafalda s.r.l., il Piave vecchio DOP di Lattebusche sca, l’Aceto Balsamico tradizionale di Reggio Emilia dell’azienda Acetaia Ferretti Corradini di Bellini Valerio e il Parmigiano Reggiano DOP dell’azienda Malandrone 1477.

Durante la serata è stato mostrato il funzionamento della piattaforma telematica www.dop-igp.com, il nuovo canale commerciale pratico e intuitivo che, sfruttando le opportunità offerte dal mondo digitale, facilita le comunicazioni e gli scambi tra produttori e ristoratori. In questo modo viene favorita la conoscenza e la salvaguardia delle produzioni gastronomiche tipiche, e i professionisti della ristorazione verranno aiutati nel reperimento di materie prime di alta qualità da proporre ai loro clienti.

Inoltre la serata ha visto i produttori impegnati a presentare e far assaggiare le proprie specialità grazie a un menù appositamente pensato per valorizzarle al meglio le produzioni Dop e Igp.

Il tour proseguirà oggi al Ristorante Carlina (NH Collection) di Torino, per poi concludersi a Napoli, presso il Donna Romita, martedì 19.




VI.VITE, NELLA MILANO DA BERE IL VINO PARLA LA LINGUA DI TUTTI. I VIDEO

vi.vite

Al via Vi.vite, le imprese del vino del mondo cooperativo in mostra a Milano. Milano da bere. Non solo vino, ma anche cultura e tradizione

Tutto pronto per Vi.Vite, il primo appuntamento nazionale delle cantine cooperative che scaldano i motori e si portano ai nastri di partenza per raccontare le tante storie inedite dei 148.000 soci produttori delle cantine cooperative che rappresentano il 60% della produzione di vino nazionale (il 52% delle DOP e il 65% delle IGP) e oltre 1/3 dell’export vitivinicolo. La manifestazione, promossa dall’Alleanza Cooperative Agroalimentari, si terrà a Milano, sabato 25 e domenica 26 novembre, nella cornice del Salone delle Cavallerizze del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

https://www.facebook.com/ViviteMilano/videos/1774392616189040/

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«Attraverso un ricco programma di assaggi, degustazioni, incontri e attività tematiche il pubblico potrà riscoprire la grande storia del vino italiano attraverso i ritratti e i racconti, intrisi di audacia e di impegno dei soci produttori delle nostre cantine. I visitatori – spiega Giorgio Mercuri, presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari – potranno scegliere tra un ampio ventaglio di attività degustazioni e master class, laboratori didattici e ludici, concerti, attività di intrattenimento, improvvisazioni teatrali e divertenti cabaret in collaborazione con Zelig, musica jazz».

https://www.facebook.com/ViviteMilano/videos/1774382866190015/

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«Al posto dei classici convegni a Vi.vite terremo momenti di confronto informali, dal titolo “pane e salame”, che vedranno come commensali molti dei più noti esperti di settore, per dialogare su temi che vanno dalle nuove tendenze di consumo di vino dei millennials alle forme e modalità di comunicazione intorno al vino, alla sostenibilità in viticoltura. La manifestazione – aggiunge Ruenza Santandrea coordinatrice Settore Vino Alleanza Cooperative Agroalimentari – si snoda lungo un vero e proprio percorso museografico, un allestimento emozionale in cui sarà possibile assaggiare, ascoltare i racconti, giocare con le parole del vino, scoprire le differenze dei vari territori in una imperdibile rassegna che vede insieme le regioni italiane rappresentate da coloro che tutti i giorni sono in vigna a lavorare».

Per maggiori info www.vivite.it




VINO, IL 25 E 26 NOVEMBRE A MILANO “VI.VITE”, IL PRIMO APPUNTAMENTO SU CANTINE COOPERATIVE

VVITE, PRIMO APPUNTAMENTO CANTINE COOPERATIVE

VVITE, PRIMO APPUNTAMENTO CANTINE COOPERATIVE

Si chiamerà Vi.vite e sarà la più importante festa delle cantine cooperative italiane la manifestazione organizzata e promossa dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari in programma sabato 25 e domenica 26 novembre a Milano. Presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”.

L’iniziativa, presentata oggi a Roma presso la Sala Paola Clemente del Ministero delle politiche agricole alla presenza del Vice Ministro Andrea Olivero, ha l’obiettivo, come ha spiegato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, “di celebrare e promuovere tutta la cooperazione vitivinicola. Che produce il 60% del vino italiano. Il nostro intento è di dare protagonismo alle cantine e ai territori, ai viticoltori e alle loro storie, al lavoro che c’è dietro ognuna delle bottiglie prodotta.

Vogliamo mostrare ad un ampio pubblico di consumatori e di opinione pubblica che le cooperative vitivinicole hanno fatto negli ultimi anni un vero e proprio salto qualitativo.

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Lo conferma il fatto che è in mano alle cooperative il 51% in media di tutto il vino a denominazione d’origine protetta e il 65% di quello ad indicazione geografica protetta.

Non solo, ogni anno le nostre cantine conquistano un numero crescente di premi e riconoscimenti nei più prestigiosi concorsi nazionali ed internazionali”.

“Al di là dei numeri di ciò che il vino cooperativo rappresenta – ha aggiunto Ruenza Santandrea, Coordinatrice Vino dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – “ciò che è sempre mancato finora è un racconto del valore aggiunto che le cantine cooperative rappresentano.

Sia in termini di tutela del territorio e di salvaguardia della bellezza dei tanti paesaggi agricoli del nostro Paese.

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Questo racconto vorremmo iniziare a trasmetterlo all’esterno, parlando di vino non ad un pubblico selezionato di esperti, ma a tutti i consumatori, in una maniera semplice e diretta”.

“Con questo progetto il mondo cooperativo accetta la sfida di approcciare il consumatore in modo nuovo, aprendo le porte di casa con senso di ospitalità e capacità di innovazione – ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero

Il racconto che emerge è esperienza a tutto tondo, capace di esprimere la storia di un territorio, svelare le tradizioni e i saperi dei viticoltori, fino a trasmettere l’atmosfera che si vive nelle cantine.

Ben vengano iniziative di questo tenore che sanno creare un dialogo costruttivo con il grande pubblico e raccontare un prodotto unico come il vino”.

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Vi.vite, Vino di vite cooperative (www.vivite.it) è un format di evento inedito ed innovativo che mira ad un ampio coinvolgimento del pubblico attraverso un vero e proprio percorso esperienziale.

Si snoderà nella splendida cornice delle ex scuderie Le Cavallerizze, recentemente sottoposte ad un importante intervento di recupero architettonico e di riqualificazione urbanistica.

Il percorso, che prevede anche momenti di animazione e di spettacolo, mira a far trascorrere ai visitatori un tempo di qualità, che va oltre la semplice degustazioni.

Appuntamento il 25 e 26 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Per info orario e biglietti www.vivite.it

 

I numeri della cooperazione vitivinicola

  • 498 cantine cooperative
  • 000 soci viticoltori riuniti
  • 60% del vino italiano
  • 4,3 miliardi di euro di giro d’affari
  • 000 addetti
  • 8 cooperative con fatturati superiori a 100 milioni di euro
  • export di 1,8 miliardi di euro, pari a 1/3 di tutto il vino italiano esportato

VI.VITE, CENSIS: VINO AMBASCIATORE ITALIAN WAY OF LIFE

IL VINO DELLE COOPERATIVE

Posted by Redazione × 26/10/2017 at 11:03

VI.VITE, IL VINO DELLE COOPERATIVE IN MOSTRA A MILANO

Vi.Vite (Vino di vite cooperativo) sarà il primo appuntamento nazionale interamente dedicato alle cantine cooperative e ai suoi produttori. Si terrà a Milano, i prossimi 25 e 26 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Una due giorni per rendere protagonista il vino non solo nel suo aspetto economico, ma anche sociale di un settore che attrae i millenials e costruisce un’identità di qualità ed eccellenza tutta italiana.

Da un FOCUS CENSIS emerge come il vino sia ambasciatore dell’Italian way of life

Il vino è narratore di tradizione e futuro, di cantine e produttori, di paesaggio e d’identità di un paese con i gusti, i sapori e gli odori dei suoi territori. Rigenera i territori. È motore di sviluppo sostenibile. Incarna l’eccellenza dell’Italian food.

È ambasciatore nel mondo dell’Italian way of life inteso come qualità, genuinità, stile di vita. Quello cooperativo narra le storie di 148.000 soci produttori di 498 cantine che fatturano 4,3 miliardi di euro, di cui 1,8 arrivano dall’export.

La speciale classifica Mediobanca fotografa 3 cantine cooperative tra le prime 5 cantine italiane e 10 tra le prime 20. Oltre 6 bicchieri di vino su 10 vengono dalle nostre cantine. Il vino italiano parla cooperativo.

VI.VITE, CRESCE CONSUMO CONSAPEVOLE GRAZIE AI MILLENIALS

Posted by Redazione × 26/10/2017 at 11:11

Il vino rappresenta valori materiali e immateriali che si stanno diffondendo tra i millennials secondo un consumo consapevole orientato alla qualità. Questo il focus Censis in occasione di Vi.vite, il primo appuntamento nazionale sulle cantine cooperative.

Nel 2016 i consumatori in Italia hanno superato i 28 milioni. Si è ridotta la quantità di grandi bevitori. La sorpresa viene dai millennials (18/34 anni): uno su due è consumatore di vino. Si distinguono nettamente dai loro coetanei del Nord Europa dove prevale un consumo di alcol elevatissimo e di bassa qualità.

I millenials sono anche i principali visitatori di sagre e feste locali, ristoranti e trattorie che dispongono di vini di qualità, così come sono i primi nei i flussi turistici diretti a località celebri per l’enogastronomia.

VI.VITE, FOCUS CENSIS SUI NUMERI CANTINE COOPERATIVE

Posted by Redazione × 26/10/2017 at 11:13

NEI CONSUMI IL VINO SORPASSA L’ALIMENTARE

Gli indicatori sul vino segnalano una grande ripresa del settore. Infatti Negli ultimi due anni mentre i consumi dell’alimentare sono cresciuti dello 0,5% il vino ha accelerato con balzo del +9% recuperando di fatto il gap accumulato nel decennio 2005/2015 dove il vino aveva perso il 21% e l’alimentare l’11%. Il vino vince anche nella spesa individuale dove quella alimentare è aumentata dello 0,3%, mentre la spesa per il nettare di Bacco è cresciuta dell’8%.

QUALITA E ITALIANITA DECISIVI NELLA SCELTA DEL VINO CHE DIVENTA STATUS SIMBOL SOCIALE

Per 9 italiani su 10, la qualità e l’italianità rappresentano i driver nella scelta del vino. Il vino di qualità è uno status simbol sociale per gli italiani, assume grande importanza come valore sociale. Gli italiani riconoscono al vino di qualità la capacità di incarnare la distintività di feste e celebrazioni.

VINI COOPERATIVI SCRIGNI DI DOP E IGP 

Nella scelta la qualità va a braccetto con l’italianità che per i consumatori di tutto il mondo è garanzia di eccellenza. Lo stesso vale per il 91,2% degli italiani. Di questi, il 59,9% dice che l’italianità è “molto” importante e il 31,2% che è “abbastanza” importante. In fatto di qualità i vini cooperativi rappresentano uno scrigno di DOP (52%) e di IGP (65%).

È IL VINO IL TURBO NEL MOTORE DEL NOSTRO EXPORT AGROALIMENTARE

Il vino è uno dei motori più potenti del nostro export agroalimentare. Pesa per oltre 5,6 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 27,6% nel quinquennio 2011-2016. La Francia ha una vendita per ettolitro più redditizia rispetto a noi, ma i cugini d’oltralpe hanno iniziato a esportare decenni prima di noi. C’è poi chi come la Spagna, in termini di volumi, esporta più dell’Italia (oltre 22 milioni di ettolitri rispetto ai nostri 20,6) grazie a un prezzo più basso. L’Italia ha però un’autostrada di crescita. In questo le politiche di aggregazione e di crescita dimensionale sono vincenti. Basti pensare che l’export nelle prime tre cantine cooperative, dopo politiche di concentrazione, pesa per il 60% del loro fatturato.
 

 




VI.VITE, CENSIS: VINO AMBASCIATORE ITALIAN WAY OF LIFE

vi.vite

VI.VITE, IL VINO DELLE COOPERATIVE IN MOSTRA A MILANO

Vi.Vite (Vino di vite cooperativo) sarà il primo appuntamento nazionale interamente dedicato alle cantine cooperative e ai suoi produttori. Si terrà a Milano, i prossimi 25 e 26 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Una due giorni per rendere protagonista il vino non solo nel suo aspetto economico, ma anche sociale di un settore che attrae i millenials e costruisce un’identità di qualità ed eccellenza tutta italiana.

Da un FOCUS CENSIS emerge come il vino sia ambasciatore dell’Italian way of life

Il vino è narratore di tradizione e futuro, di cantine e produttori, di paesaggio e d’identità di un paese con i gusti, i sapori e gli odori dei suoi territori. Rigenera i territori. È motore di sviluppo sostenibile. Incarna l’eccellenza dell’Italian food.

È ambasciatore nel mondo dell’Italian way of life inteso come qualità, genuinità, stile di vita. Quello cooperativo narra le storie di 148.000 soci produttori di 498 cantine che fatturano 4,3 miliardi di euro, di cui 1,8 arrivano dall’export.

La speciale classifica Mediobanca fotografa 3 cantine cooperative tra le prime 5 cantine italiane e 10 tra le prime 20. Oltre 6 bicchieri di vino su 10 vengono dalle nostre cantine. Il vino italiano parla cooperativo.