Compensi ministeri a 2 velocità: MIUR, MIC, MIT, MEF e MASAF i più poveri. professionalità migrano verso PA più ricche. I DATI

Due pesi e due misure, non tutti i ministeri sono uguali: c’è chi guadagna di più e chi guadagna di meno. Con il risultato che – come accaduto già in passato – c’è chi vince il concorso al Masaf o al Miur per poi ‘migrare’ verso altri lidi più ricchi della PA. Cosa che si traduce in un graduale depauperamento delle professionalità per quei ministeri i cui dipendenti, o restano per passione, o perché meno bravi.

I dicasteri più poveri? Da una ricognizione fatta su tutti i siti dei ministeri sotto amministrazione trasparente, sono Istruzione, Cultura, Lavoro e Agricoltura: il MIUR di Giuseppe Valditara (i capi dipartimento hanno una media di compensi di 125mila euro l’anno lordi), il MIC di Gennaro Sangiuliano (157mila euro per i direttori generali di prima fascia), il LAVORO di Marina Elvira Calderone (i dirigenti di prima fascia oscillano tra i 100 e i 170mila euro lordi l’anno, e il MASAF di Francesco Lollobrigida (variano tra 164mila e i 224mila e 221mila nei due casi più alti).

Bassi – rispetto ai colleghi di Interni, Giustizia, Salute ed Esteri – anche i dipendenti del MEF di Giancarlo Giorgetti: i dirigenti di prima fascia – andando a vedere sulle retribuzioni riportate sul sito sotto amministrazione trasparente – non superano quota 191mila euro e i dirigenti di seconda fascia non arrivano a 118mila euro.

Ancora più basso il MIT di Matteo Salvini: sempre guardando l’amministrazione trasparente sul sito, i dirigenti di livello A non superano i 184mila.

Mentre i più ricchi sono la SALUTE di Orazio Schillaci, (la retribuzione annua per i dirigenti di prima fascia si attesta intorno ai 212mila euro); gli ESTERI di Antonio Tajani, (241mila per il direttore generale e le posizioni equiparate); GIUSTIZIA di Carlo Nordio (i capi dipartimento oscillano tra i 203 e i 241mila euro) e gli INTERNI di Matteo Piantedosi i cui dirigenti di prima fascia hanno una retribuzione media di 226mila euro.

E Palazzo Chigi? è il terzo più alto per le pubbliche amministrazioni, in media, subito dopo quello delle agenzie fiscali e UnionCamere.

Secondo i dati raccolti nel 2020 dall’Agenzia ARAN – Agenzia di rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, i dirigenti di prima fascia del Palazzo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, raggiungono – sempre in media – quota 222mila euro lordi mentre i dirigenti di seconda fascia arrivano a 106mila euro.

Ma i settori della PA che garantiscono i compensi più bassi sono quelli legati alla ricerca: Per l’Istruzione e ricerca – sempre secondo ARAN – i dirigenti di prima fascia non superano i 123mila euro mentre i dirigenti di seconda fascia si fermano a una media di 97mila euro.

Al MIMIT di Adolfo Urso le retribuzioni variano invece – per lo stesso ruolo di direttore generale – da 129mila a 240mila euro.

Al MASE di Pichetto Fratin gli stipendi dei dirigenti di prima fascia (ovvero anche i capi dipartimento) oscillano tra i 202 e i 218mila euro l’anno.

Ma da cosa dipende questa differenza di compenso tra gli alti profili dirigenziali dei Ministeri? L’Agenzia ARAN spiega ad AGEEI che la loro composizione dipende da due fattori: una quota fissa e una indennità, che varia tra ente ed ente. Questa mancanza di armonizzazione accentua gli spostamenti interni alla PA, con una migrazione verso gli incarichi e ministeri dove il riconoscimento economico è maggiore.

Oggi – a confermarlo è sempre l’ARAN – è in ballo il rinnovo contrattuale, scaduto nel 2019. Questo ritardo sta causando diverse problematiche, tra cui quella di diversi dirigenti che sono in attesa di ricevere premi di produttività non ancora versati proprio a causa del mancato rinnovo.

Pochi giorni fa, l’11 dicembre, è stato sottoscritto il Contratto collettivo nazionale per i dirigenti delle Regioni e degli Enti locali, che riguarda un totale di 13.600 profili di alto livello. Rispetto ad alcuni anni fa, quando la contrattazione era separata su 13 comparti differenti, dal 2016 la contrattazione si è ricompattata su 4 comparti e 4 aree, riducendo parzialmente le differenze.

Ma l’obiettivo a lungo termine – fanno ancora sapere da ARAN – è quello di arrivare ad un unico contratto nazionale con eventuali premialità aggiuntive basate sui risultati ottenuti. Questo eliminerebbe – concludono – le differenze di compensi e automaticamente le migrazioni da una PA all’altra con il conseguente depauperamento delle professionalità per quelli più ‘poveri’.

Qui di seguito AGEEI pubblica la tabella ARAN:

RETRIBUZIONI MEDIE PA per macrovoce_2020

Compensi ministeri a 2 velocità: MIUR, MIC, MIT, MEF e MASAF i più poveri. professionalità migrano verso PA più ricche. I DATI




Esami abilitanti, Bianchi rompe gli indugi e firma ordinanza a poche ore da ultimatum della denuncia annunciata. Mai così tardi nella storia

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi alla fine ha rotto gli indugi e da quanto apprende AGRICOLAE ha firmato questa mattina l’ordinanza per gli esami abilitanti degli agrotecnici.

L’ultimatum era previsto per domani quando, il presidente degli agrotecnici, avrebbe denunciato il ministro dopo averlo diffidato qualche giorno fa.

Un ritardo anomalo che non si era mai ripetuto prima. Negli ultimi anni le Ordinanze sono state pubblicate nelle seguenti date: 

 20 2019 maggio
 2019 7 maggio
 2018 25 maggio
 2017 28 aprile
 2016 15 aprile
 2015 8 maggio
 2014 9 maggio
La motivazione del ministero, da quanto apprende AGRICOLAE, sembra che fosse riconducibile al fatto che, dopo anni e anni (circa una ventina) il ministero si fosse accorto dell’esigenza di un ulteriore decreto mai prima d’ora concepito e di cui non si comprende la ragione, visto che, ad esempio, il “corrispondente” Ministero dell’Università, guidato dalla Prof.ssa Maria Cristina Messa (e che gestisce un maggior numero di esami professionali abilitanti) ha regolarmente pubblicato alle normale scadenze tutte le ordinanze dei propri esami abilitanti, ovviamente da svolgere con modalità da remoto, in relazione all’epidemia da COVID 19.
Era già stato scritto:

Esami, per ministro Bianchi i predecessori (e relative strutture) hanno sempre sbagliato. E Agrotecnici lo diffidano

Esami abilitanti 2021. Ultima chiamata: se venerdi’ 23 non esce l’ordinanza scattera’ la denuncia a ministro Bianchi




Mipaaf, Pasquale Pucciariello vice capo legislativo. Avvocato dello Stato, già al Miur

Pasquale Pucciariello sarà il nuovo vice capo legislativo Mipaaf. Da quanto apprende AGRICOLAE infatti il capo di gabinetto Paolo Onelli ne richiede la presenza al Ministero in una lettera datata 8 ottobre indirizzata all’Avvocatura generale dello Stato nella persona di Gabriella Palmieri.

Pucciariello, avvocato dello Stato dal 2013, è già stato capo ufficio legislativo del Miur.

Era già stato scritto:

 

Mipaaf, Filippo Maria Tropiano, che la Raggi avrebbe voluto come capo di gabinetto, alla guida dell’ufficio Legislativo

Mipaaf, Paolo Onelli nuovo capo di gabinetto. Viene dal Lavoro

 




WELFAIR 2020, Calogero Caruso: Una figlia che accudisce allunga la vita. Parola di scienza

Il Professore Emerito Calogero Caruso, già ordinario di Patologia generale all’Università di Palermo, ha coordinato un prestigioso progetto nazionale finanziato dal Miur sui longevi. Quali sono i segreti di una vita lunga e in salute? Il professore ci svela qualche evidenza emersa dalla ricerca del suo gruppo di lavoro. Senza sorprendersi troppo se la scienza non dice cose poi così distanti dal migliore buon senso antico della nostra secolare tradizione mediterranea. Per saperne di più, basta collegarsi il 25 settembre dalle ore 14 alle ore 16 alla tavola rotonda presieduta dal Professor Caruso, “Successful aging, Blue Zones and Mediterrasian Diet” in occasione del WELFAIR della Fiera di Roma il 25 e il 26 settembre.

Professore, in che cosa consiste la ricerca che ha coordinato?

 

Ho coordinato un progetto nazionale sulla longevità, alla ricerca dei “fenotipi positivi”. La vita media si allunga, ma non necessariamente questo corrisponde all’allungamento della durata della salute: è sempre maggiore dunque l’interesse su come invecchiare “con successo”. L’approccio di studio che abbiamo utilizzato è quello della “Biologia Positiva”, ovvero l’osservazione e l’analisi dei modelli positivi, in questo caso le persone che vivono a lungo e in salute, per comprendere le ragioni alla base di questo successo. Abbiamo così cercato di analizzare e comprendere quali siano i meccanismi che hanno permesso ai longevi di sfuggire alla mortalità neonatale, alle malattie infettive in era pre-antibiotica e alle malattie cronico-degenerative proprie dell’età avanzata.

Ci svela il segreto di longevità?

Un segreto per la longevità è il “network” familiare: non avevamo bisogno che fosse il Covid ad insegnarci che nelle case di riposo gli anziani muoiono prima. Dall’analisi dei centenari si evince che la gran parte vivono in famiglia, con figlie femmine che si prendono cura di loro. E se questo ha destato stupore tra i ricercatori dei Paesi nordici, ha provocato molto meno meraviglia da noi mediterranei che abbiamo mantenuto maggiore consuetudine con una certa organizzazione familiare. Gli stessi modelli positivi ci svelano che le aree con le maggiori concentrazioni di centenari sono montuose, ovvero obbligano le persone a salire e scendere: l’attività fisica quotidiana è un altro segreto di longevità.

 

Che ruolo gioca l’alimentazione?

 

L’alimentazione ha un peso rilevante, soprattutto cosa si è mangiato in giovinezza. Non è un caso che nelle zone con più longevi, come il Cilento o le Madonie, la dieta tradizionale fosse molto ricca di frutta e verdura e molto povera di carne rossa: questo ha preservato i centenari di oggi da molti danni. Molto meno determinante è la loro alimentazione attuale: non dobbiamo tenere conto tanto del fatto che la signora 111enne di Canicattì mangiava, ai tempi della nostra visita, un uovo al giorno, ma di che cosa abbia mangiato in gioventù. Un esempio molto emblematico in tal senso è quanto si è verificato in Olanda nei primi Anni Duemila. Analizzando un’epidemia di sindrome metabolica, si è scoperto che riguardava un gruppo di persone che avevano in comune l’essere state concepite nel 1945 nell’area del Paese ancora sotto la dominazione nazista, dove le persone, donne gravide comprese, assumevano appena 300-400 calorie al giorno. Sessant’anni dopo i bambini di quelle mamme si trovarono in dote una maggiore predisposizione a sviluppare diabete e altre patologie perché il loro organismo, memore di quel periodo, approfittava in modo abnorme del cibo introdotto. In termini scientifici: modificazioni epigenetiche

 

Che cosa sono le “zone blu” su cui vi siete concentrati nella vostra ricerca?

 

Le cosiddette “zone blu” sono alcune regioni del mondo – Okinawa in Giappone, il nuorese in Sardegna, Nicoya in Costa Rica, Icaria in Grecia – in cui la popolazione condivide stile di vita e ambienti comuni e la cui eccezionale longevità degli autoctoni è stata accuratamente verificata (per provare l’eccezionale longevità della popolazione, il numero di centenari nati nell’area è riferito al numero di neonati nella stessa area un secolo prima). Queste aree presentano caratteristiche ricorrenti, come una condizione di insularità e isolamento, altitudine e pendenza del terreno. È una zona blu anche la comunità di Avventisti di Loma Linda in California, ma si tratta di un gruppo umano che vive in condizioni peculiari, tra cui il veganesimo integrale. Non sono vere e proprie zone blu -perché ancora non sono stati fatti studi sufficientemente approfonditi sull’anagrafe secolare della popolazione-, ma sono sicuramente aree con una concentrazione di longevi particolarmente elevata il Cilento e le Madonie.

 

Quanto dipende dalla genetica e quanto da noi?
Quanto la longevità dipenda dalla genetica è uno degli argomenti più studiati e discussi. I due geni individuati costantemente come nei longevi sono l’APOE (allele ε4, sfavorevole per la longevità), che codifica per l’apolipoproteina E4 che è associata alla Malattia di Alzheimer e alle Malattie cardiovascolari e il FOXO3A, che codifica per la proteina FOXO3A che ha un ruolo importante nella regolazione dell’omeostasi cellulare, modulando la risposta cellulare agli agenti stressanti. Più che geni della longevità mi piace definirli geni della sopravvivenza, che sicuramente hanno giocato un ruolo in quella dei 12 supercentenari (>110 anni) distribuiti su tutta la superficie italiana e, per esempio, in quella della Signora Oliva, 111 anni da Piazza Armerina, la decana d’Italia, ha superato, senza eccessivi problemi, numerosi ricoveri ospedalieri negli ultimi anni. In questi casi per certo la genetica ha il suo peso, ma dobbiamo ricordare che – come testimoniano gli studi di epigenetica – i diversi nutrienti contenuti negli alimenti possono mettere in atto modifiche a livello di DNA. In conclusione, ci sono le vincite alla “lotteria genetica”, ma con una dieta sana, un giusto allenamento mentale e fisico, un adeguato “network” familiare, possiamo davvero fare la nostra parte.

 

 

 

 

 




WELFAIR 2020 – Una due giorni online alla Fiera di Roma per scoprire come vivere in salute più a lungo. Gli appuntamenti

Il 25 e 26 settembre Fiera Roma apre le porte della manifestazione virtuale dedicata a Benessere, Nutrizione, Ricerca e Innovazione, con un focus su situazione Covid, immunità e telemedicina

L’importante è la salute. E in un mondo in cui grazie ai progressi della scienza viviamo sempre più a lungo, la vera sfida è capire come possiamo anche invecchiare bene, perché, a quanto pare, molto dipende da noi. Nasce da qui l’idea di organizzare WELFAIR 2020, l’evento digitale dedicato alla salute promosso da Fiera Roma con il contributo di Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma e Unioncamere Lazio, in programma il 25 e 26 settembre 2020. Una due giorni tutta virtuale in cui massimi esperti del settore si confronteranno sui temi del benessere a 360 gradi: la cura della persona nel suo insieme, i comportamenti che possiamo mettere in atto per preservare al meglio la nostra buona salute, gli ultimi strumenti tecnico-scientifici che abbiamo a disposizione. Il tutto contestualizzato nella particolare emergenza sanitaria globale, con un focus specifico sulla situazione Covid, tra mutazioni, terapie e vaccini.

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione sul sito:

https://www.romawelfair.it/.

“Se il cuore pulsante dell’organizzazione dell’evento è la Fiera di Roma, la necessità legata all’emergenza sanitaria di organizzare l’appuntamento in forma virtuale – spiega l’Amministratore unico e Direttore generale di Fiera Roma Pietro Piccinetti -, grazie alla piattaforma digitale Lemonn a libero accesso per tutti, ci consente di rendere fruibile a chiunque, con il minimo sforzo, la sapienza e l’esperienza di illustri esponenti del mondo scientifico e della ricerca internazionale su temi di stringente rilevanza pubblica”. Nel corso dei due giorni si susseguirà, mattina e pomeriggio, un ricco programma di conferenze, tavole rotonde e webinar, che hanno come fil rouge i macro temi di Benessere, Nutrizione, Ricerca e Innovazione e dedicano un approfondito focus su immunità e telemedicina, temi resi particolarmente attuali dall’emergenza virus.

Attraverso la piattaforma web dedicata, il pubblico di WELFAIR avrà accesso a approfondimenti che lo guideranno verso la cultura del benessere e potrà interagire con gli esperti in maniera attiva e completamente gratuita, toccando ogni aspetto collegato alla qualità della salute e della nutrizione. Con una comunicazione innovativa, partecipativa e coinvolgente, WELFAIR sarà un percorso interattivo e virtuale, che vedrà il cittadino parte attiva della propria salute e protagonista del proprio benessere psico-fisico, in dialogo con autorevoli esperti del mondo della scienza e della ricerca, dell’imprenditoria d’eccellenza e della cultura del benessere.

Il programma

Venerdì 25 settembre

Ore 10.00-12.00 (Sala Plenaria) – Coordinata dal Presidente della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, Giovanni Spera, e dal Co-Direttore del Laboratorio di Biologia delle Cellule Tumorali, Institute of Human Virology dell’Università del Maryland (USA), Davide Zella, apre l’evento la tavola rotonda “Alimentazione e Nutrizione ai Tempi del Covid”: si discute di come, quanto e perché il regime alimentare che conduciamo ha un peso determinante sulla nostra salute. A maggior ragione nel caso dell’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo.

Ore 12.00-13.35 (Sala Plenaria) – Con il coordinamento di Vincenzo Michele Sellitto, esperto internazionale in Suolo e Tecnologie per lo sviluppo e l’innovazione sostenibile in agricoltura, si tiene la tavola rotonda Biodiversità del suolo e nuove tecnologie per lo studio del microbiota”. Una vera e propria lezione su ciò che quotidianamente calpestiamo senza sapere che è vivo: il suolo, la risorsa superficiale terrestre più importante, profondamente strategica per una fruttuosa permanenza umana sul pianeta terra.

Ore 14.00-16.00 (Sala Plenaria) – Nel corso della tavola rotonda “Successful aging, Blue Zones and Mediterrasian Diet” vengono svelati i principali segreti per vivere a lungo e invecchiare bene. A coordinare i lavori è il Professore Emerito Calogero Caruso, coordinatore di un prestigioso progetto nazionale sui longevi finanziato dal Miur.

Ore 17.00-18.00 (Sala Plenaria)Eugenio Luigi Iorio, Medico chirurgo, specialista in Biochimica e Chimica clinica e Presidente dell’Osservatorio internazionale dello Stress ossidativo e dell’Università Popolare Medicina degli Stili di Vita – Lifestyle Medicine, e Giovanni Scapagnini, Professore associato di Biochimica clinica, presso il dipartimento di Medicina e Scienze per la Salute dell’Università degli Studi del Molise a Campobasso e Visiting professor presso l’Institute of Human Virology di Baltimora (MD, USA), coordinano la tavola rotonda “Chiare, fresche et dolci acque – Un viaggio nell’affascinante mondo dell’acqua”. Un approfondimento sull’elemento da cui più siamo composti e senza il quale non possiamo vivere, tra consigli, chiarimenti, curiosità e un focus sulla medicina estetica e rigenerativa.

Ore 17.00-18.00 (Sala Plenaria) – Si parla di riabilitazione come presa in carico globale della “persona” e fase fondamentale per il completo recupero di chi abbia contratto il virus in forma grave nella tavola rotonda “Riabilitazione post-Covid”, coordinata da Valter Santilli, Professore Ordinario in Medicina Fisica e Riabilitativa presso l’Università Sapienza di Roma.

26 Settembre

Ore 10.00-11.45 (Sala Plenaria) – Gli ultimi 30 anni hanno visto il progressivo ingresso nella nostra vita quotidiana di derivati o estratti di piante, verdure e frutta, dotati di potenziali effetti salutistici e indicati come “integratori”. Più recentemente, poi, sono sempre maggiormente al centro dell’attenzione i nutraceutici. Ci si interroga sul loro utilizzo e i relativi effetti benefici nella tavola rotonda “Il futuro della nutraceutica, dagli immunomodulatori ai senolitici, i nuovi trend dell’alimentazione funzionale”. Il coordinamento è di Giovanni Scapagnini, Professore associato di Biochimica clinica, presso il dipartimento di Medicina e Scienze per la Salute dell’Università degli Studi del Molise a Campobasso e Visiting professor presso l’Institute of Human Virology di Baltimora (MD, USA).

Ore 11.45-12.45 (Sala Plenaria) – Con il coordinamento di Giorgia Zunino, Strategic Project  Manager della ASL ROMA 1 ed esperta di futuro ed intelligenza artificiale in campo sanitario, nella tavola rotonda “Siamo preparati ad una prossima crisi?” si fa il punto su quanto appreso dall’emergenza Covid, tra modelli da scardinare, schemi mentali da resettare e buone pratiche da mettere in atto. Partendo da una consapevolezza: nulla sarà più come prima.

Ore 12.45 – 13.30 (Sala Plenaria) – Quanto i Big Data in sanità possano essere preziosi per migliorare il Sistema Sanitario Nazionale, ce lo ha dimostrato in modo incontrovertibile l’Esperienza Covid. La sfida del prossimo futuro è fare in modo che Data Science, data mining e machine learning vengano utilizzati per migliorare la salute. Se ne parla nella tavola rotonda “Data science in sanità e riabilitazione”, coordinata da Valter Santilli, Professore Ordinario in Medicina Fisica e Riabilitativa presso l’Università Sapienza di Roma.

Ore 13.30-14.30 (Sala Plenaria) – Si parla del futuro della medicina e della medicina del futuro, tra nuovissime tecnologie e ultime frontiere digitali in campo medico, nella tavola rotonda “L’intelligenza artificiale e gestione della salute: dai bio sensori alla longevità di successo”. Coordina il tavolo Maurizio Talamo. Professore Ordinario di Sicurezza Informatica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, ha curato l’ideazione, lo sviluppo e l’implementazione di grandi progetti di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana.

Ore 14.30-15.30 (Sala Plenaria) – Se l’emergenza ci ha reso evidente una realtà complessa, dinamica, sempre più veloce e imprevedibile, servono leaders che possano rapportarsi a questo mondo, senza le griglie a cui eravamo abituati di sistemi, leggi, economie ed organizzazioni, non più utilizzabili. Si parla di questo nella tavola rotonda “Quali leaders per il nostro futuro”, modera Giorgia Zunino, Direttore Scientifico DIRC- Design Innovation Research Center.

Ore 15.30-17.00 (Sala Plenaria) – Con la tavola rotonda “SARS-CoV-2: passato, presente e futuro”, i Professori Davide Zella, Co-Direttore del Laboratorio di Biologia delle Cellule Tumorali, Institute of Human Virology dell’Università del Maryland (USA) e coordinatore del tavolo, Matteo Bassetti, Direttore della Clinica di malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Massimo Ciccozzi, Responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Massimo Clementi, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e Ricercatore Confermato in Igiene Generale ed applicata all’Università degli Studi di Milano, faranno chiarezza sulla situazione Covid, tra mutazioni, ipotesi di nuove ondate, stato dell’arte della ricerca del vaccino, anche in relazione ai recenti progressi della biologia di sistema e dell’informatica.

Ore 18.00-19.00 (Sala Plenaria) – Un piccolo virus in poche settimane ha distrutto ogni sicurezza, rendendo fragili le attività lavorative in tutto il mondo. Ci ha anche però in qualche costretto a tornare a scoprire la bellezza della famiglia, della natura e della vita, facendoci riconsiderare l’utilità del tempo e obbligandoci a riflettere sull’epocale cambiamento scientifico e sociale che stiamo vivendo. Proprio sui principali cambiamenti che si sono evidenziati in questa pandemia, dall’evoluzione delle conoscenze medico scientifiche alle sofferenze della mente e dei rapporti interpersonali, dall’evoluzione dei diritti umani ai faticosi sogni di realizzazione lavorativa dei giovani si parla nella tavola rotonda “Quale è il lascito della pandemia?”. Coordina Prof. Pier Antonio Bacci, Specialista Chirurgia e Malattie Vascolari, già Professore ac Università di Siena.

Entrambe le giornate di lavori saranno arricchite da webinar formativi ideati per sensibilizzare il pubblico a nuovi temi e problemi, con l’obiettivo di costruire insieme il cambiamento, favorendo il migliore orientamento possibile del cittadino in scenari mai visti e inattesi, sempre nella direzione di favorire il massimo benessere possibile per la persona.

 

Webinar formativi

 

25 settembre

 

13.00 – 13.30

Coordina Enrico Mallone

“Come evitare una zona Rossa nella tua azienda”

 

15.00 – 15.30

Coordina Enrico Mallone

“Nuovi Strumenti per RSA e Case di Riposo per Aziani”

 

15.30 – 17.00

Coordinano Eugenio Luigi Iorio e Antonella Cicale

“Alla riscoperta del termalismo: le spa ai tempi di Nerone”

26 Settembre

 

13.00 – 13.30

Coordina Enrico Mallone

“Telemedicina 3.0”

 

14.00 – 16.00

Coordinano Giovanni Spera e Matteo Bassetti

“Alimentazione e Covid-19: è plausibile un ruolo per le diete chetogeniche”

 

16.00 – 16.30

Coordina Enrico Mallone

“Remote Doctor”

 




CREA, ECCO I NOMI DEI 25 CANDIDATI A DG: VENGONO DAL MIPAAF, MIUR, CNR, INEA, ASI, INAIL, REGIONE LAZIO E UNIVERSITA

Venticinque nomi in gara per il posto da direttore generale del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica i nominativi – appresi da fonte Crea – in ordine alfabetico che hanno partecipato al bando di gara. Uno di loro sarà il prossimo direttore generale del centro di ricerca più grande d’Italia per quanto riguarda l’agroalimentare con oltre duemila dipendenti.

Ora il commissario ha un mese e mezzo di tempo – entro il 17 aprile – per avviare l’iter.

1. Ambrosio Giuseppe (già direttore generale del Crea e capo di gabinetto Mipaaf).
2. Battiston Roberto (già presidente Asi, Agenzia spaziale italiana).
3. Blefari Maria Grazia (dirigente della Provincia di Reggio Calabria)
4. Bonati Guido (ricercatore Crea, attivo nel campo della ricerca tra gli enti vigilati Mipaaf dai tempi dell’Inea)
5. Buttazzoni Luca (proveniente dal Crea, dal campo di ricerca Zootecnia)
6. Caputo Vito (Mipaaf)
7. Cobis Fabrizio (Miur)
8. Corona Piermaria (proveniente dal Crea, settore forestazione)I
9. Costantini Marco Arturo (proviene dal mondo dell’energia)
10. Di Fiore Giovanni (già professore di Economia aziendale alla LUISS)
11. Fusco Andrea (proviene dalla Regione Lazio)
12. Gatto Emilio (Mipaaf)
13. Grillo Santo Darko (proviene dall’Asi, Agenzia spaziale italiana)
14. Manelli Alberto (Già direttore generale INEA)
15. Marconi Lorenzo (ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare – INFN, sede di Firenze)
16. Orrico Pierpaolo (proviene dal CNR)
17. Perri Enzo (ricercatore CREA, sede di Cosenza)
18. Preti Alessandro (proviene dal CNR)
19. Proietti Laura (CREA)
20. Pulina Giuseppe (Già professore di Zootecnia presso l’Università di Sassari)
21. Romito Graziella (Mipaaf)
22. Sirica Anna (proviene dal Politecnico di Bari)
23. Spinello Marco (INAIL)
24. Tasias Ilias (proviene dal dipartimento delle Politiche di Coesione)
25. Vaccari Stefano (Icqrf-Mipaaf)

Tutto dipenderà ora dal migliore al netto di eventuali giochi politici. Il Movimento Cinque Stelle da quanto si apprende sarebbe interessato all’ente destinato ad assumere un ruolo centrale in un contesto economico e politico basato su innovazione, sostenibilità e green.

AGRICOLAE è certa della sua fonte.

CREA, BATTISTON: MAI PARTECIPATO A CONCORSO PER DG

Posted by Redazione × Pubblicato il 04/03/2020 at 10:02

AGRICOLAE RICEVE E PUBBLICA:

Chiedo immediata correzione sul vostro sito e sulle forme che usate per la comunicazione, (twitter etc), non ho mai partecipato a questa selezione.  Mi riservo di agire legalemente nel caso in cui la correzione non sia pubblicata celermente e con eguale evidenza.

Roberto Battiston




MANOVRA, ECCO IL TESTO BOLLINATO. NASCE AGENZIA NAZIONALE RICERCA CHE ESCLUDE MIPAAF E MATTM DAI VERTICI. E ISMEA, CREA E ISPRA?

Arrivato al Senato il testo della Bilancio bollinato dal Quirinale. Tra le novità emerge l’istituzione, agli articoli 28 e 29, dell’Agenzia nazionale della ricerca che farà capo direttamente alla Presidenza del Consiglio e al Miur.

Da quanto si evince sembrerebbe che gli enti di ricerca pubblici siano destinati ad essere coordinati dall’Agenzia neonata i cui rappresentanti saranno definiti dalla Pcm, dal Mef e dal Miur. Ma non dal Mipaaf – sotto al quale c’è l’Ismea e il Crea (il cui bando per il direttore generale, da quanto apprende AGRICOLAE, è stato recentemente ritirato) – e dal Ministero dell’Ambiente, sotto al quale c’è l’Ispra.

Anche i piani triennali con le relative assunzioni dipenderanno dai ministeri competenti.

Previsto anche il blocco delle assunzioni e delle progressioni di carriera in tutti gli enti pubblici di ricerca a causa della limitazioni fissate in rapporto al bilancio degli enti stessi.

Tra le altre cose:

All’articolo 21 figura l’esenzione IRPEF redditi dominicali e agrari dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali. All’articolo 22 gli incentivi fiscali all’acquisizione di beni strumentali per l’economia circolare. All’articolo 26 la Nuova Sabatini per gli investimenti Sud ed ecosostenibili delle PMI.

All’articolo 28 figura invece l’istituzione dell’Agenzia nazionale per la ricerca e altre misure di sostegno alla ricerca e all’istruzione.

Si legge: “al fine di potenziare la ricerca svolta da università, enti e istituti di ricerca pubblici e privati è autorizzata la spesa di 25 milioni di euro per l’anno 2020, 200 milioni di euro per l’anno 2021 e 200 milioni di euro annui a decorrere dal 2021 per il funzionamento e per il personale dell’agenzia di cui al comma2. Per realizzare le finalità di cui al comma 1 è istituita un’apposita agenzia denominata Agenzia Nazionale per la Ricerca ANR dotata di autonomia statutaria, organizzativa, tecnico operativa e gestionale sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Istruzione.

Compito di ANR sarà quello di coordinare e indirizzare le attività di ricerca di università, enti e istituti di ricerca pubblici verso obiettivi di eccellenza incrementando la sinergia e la cooperazione tra di essi e con il sistema economico produttivo pubblico e privato in relazione agli obiettivi strategici della ricerca e dell’innovazione. Nonché agli obiettivi di politica economica del governo.

Il direttore e i membri del comitato direttivo sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio e restano in carica per 4 anni. Vengono scelti – si legge nel testo bollinato – tra persone di elevata qualificazione scientifica, con una profonda conoscenza del sistema della ricerca in Italia e all’estero e con pluriennale esperienza in enti o organismi pubblici o privati operanti nel settore.

Il direttore è il legale rappresentante dell’Agenzia, la dirige e ne è responsabile.

Il collegio dei revisori dei conti è composto da tre membri effettivi e due supplenti con decreto del Miur.

Un membro assume le funzioni di presidente e un membro supplente sono designati dal Mef.

A questo segue l’articolo 29 sulle modifiche agli articoli 9 e 12 del decreto legislativo 2016 n.218.

Al decreto legislativo 25 novembre 2016 sono apportate le seguenti modifiche:

l’articolo 9 è sostituito dal seguente: gli enti pubblici di ricerca nell’ambito della rispettiva autonomia tenuto conto dell’effettivo fabbisogno di personale al fine del migliore funzionamento delle attività e dei servizi e compatibilmente con l’esigenza di assicurare la sostenibilità della spesa di personale e gli equilibri di bilancio nel rispetto dei limiti massimi di tale tipologia di spesa definiscono la programmazione per il reclutamento del personale nei piani triennali di attività.

Ma non solo: l’articolo 29 prevede forti limitazioni sia sulle assunzioni che sulle progressioni di carriera per tutti gli enti di ricerca pubblici. Perchè definisce al 70 per cento la soglia di percentuale tra i rapporti di lavoro dell’ente e il bilancio. Prima era all’80 per cento.

All’articolo 30 gli incentivi generali per la patrimonializzazione delle imprese

All’articolo 32 il Piano straordinario di promozione del made in Italy; Poi le misure per il Sud (art.33) e il rafforzamento degli investimenti al Mezzogiorno (art.34).

All’articolo 35 il rifinanziamento della strategia nazionale delle aree interne.

All’articolo 44 gli interventi che autorizzano la spesa di 22,5 milioni di euro all’anno per il personale non dirigenziale per il ministero per i Beni culturali e per il Turismo di Dario Franceschini.

All’articolo 47 le misure per l’innovazione.

Al capo VI relativo alle Misure in materia di Agricoltura figura all’articolo 59 il Sostegno alle imprese colpite da cimice asiatica; all’articolo 60 gli interventi a favore dell’agricoltura.

All’articolo 80 le accise sui tabacchi.

All’articolo 82 l’imposta sul consumo di bevande con zuccheri aggiunti. La cosiddetta Sugar tax.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il testo bollinato della Manovra

Ddl Bilancio_Bollinato_Articolato




SPARISCE BONUS VERDE MA ENTRA BONUS PER LE FACCIATE DEI PALAZZI. FLOROVIVAISMO VALE 2,5 MLD CON OLTRE 100MILA ADDETTI

Il governo del Green spazza via le agevolazioni per mettere le piante sui balconi e introduce quello per rifare le facciate dei palazzi.

Sparisce il bonus verde ma si trovano risorse per rifare le facciate dei condomini, una misura fortemente voluta dal Miur di Dario Franceschini.

Dal Bonus Verde al Bonus Facciate, che prevede fino al 90% di detrazioni per chi rifà l’esterno di casa.

Nel Dl Fiscale e nella Bilancio non c’è alcun riferimento al Bonus Verde. Solo i 30 milioni di euro previsti nel Dl Ambiente per la forestazione nelle aree urbane che coinvolgono però gli enti locali, non i singoli cittadini.

D’altronde anche il comma 5 e 6 all’articolo 4 del decreto Ambiente che prevedeva la semplificazione per l’espianto e il reimpianto degli alberi di ulivo infetti da xylella ai fini – anche – paesaggistici, sembra che sia stato tolto in corner – da quanto apprende AGRICOLAE – sempre per volontà del Miur. Il ministero competente in materia.

L’Agenzia Onu ha più volte evidenziato l’importanza di emettere meno Co2 e dall’altra l’esigenza di creare delle realtà che potessero assorbirla. In Usa, Canada, Cina e Russia sono state costruite delle centrali che assorbono la C02, una sorta di enormi filtri.

Oltre tutto il bonus verde si inserisce bene nella lotta all’evasione dato che introdurre un bonus permette al nero di emergere nella categoria del florovivaismo e cura dei giardini.

Ma non solo: si mette a rischio un comparto importante che oltre che verde, vale complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro e conta 100mila addetti in 27mila aziende. 

Secondo i dati Mipaaf pubblicati nel 2014 il valore della produzione delle aziende florovivaistiche italiane rappresenta oltre il 5% della produzione agricola totale e deriva per il 50% dai comparti fiori e piante in vaso mentre, il restante 50% da piante, alberi e arbusti destinati al vivaismo. Secondo i dati dell’ultimo censimento Istat, sono circa 14 mila le aziende di produzione che si dedicano ai fiori e piante in vaso e quasi 7.500 quelle attive nella produzione di piante per il vivaismo(escluse le giovani piantine ); la dimensione media è più elevata nel caso del vivaismo (2,1 ha contro 0,9 ha di quella di fiori e piante in vaso). La superficie agricola destinata complessivamente al settore, quasi 29 mila ettari, è investita, per almeno il 70%, a piante in vaso e vivaismo.

Per saperne di più:

FLOROVIVAISMO, MARTINA: SETTORE DA 2,5 MLD E 100MILA ADDETTI

“Sanremo – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – offre un palcoscenico unico e privilegiato ai fiori d’Italia e più in generale al florovivaismo italiano. Un settore che vale complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro e con 100mila addetti in 27mila aziende. Un settore che vogliamo sostenere puntando su 3 pilastri fondamentali: salvaguardia del reddito, tutela sui mercati internazionali e ricerca. Sul primo fronte è l’impegno costante che stiamo portando avanti per gli agricoltori. Per tutelare il reddito interveniamo sulla leva fiscale e una prima risposta è arrivata con l’azzeramento della Irpef agricola con la legge di Bilancio 2017, ma credo vada approfondita un’analisi sugli incentivi al verde urbano. Si tratta di un settore cruciale anche per rendere sempre più sostenibili le nostre città e contribuire così alla protezione della salute dei cittadini, a partire dai più piccoli. L’idea di un bonus verde come quello per l’edilizia deve essere presa in considerazione come investimento strategico. Continueremo poi il nostro impegno in Europa per tutelare il florovivaismo made in Italy dalle importazioni a basso prezzo da Paesi extraeuropei che penalizzano le produzioni nazionali. Sul fronte della ricerca, potrà essere ulteriormente sviluppato l’impegno del Crea per dare risposte utili alle nuove esigenze del settore”.

MIPAAF FA IL FOCUS SUL FLOROVIVAISMO. SETTORE DI PUNTA DEL PAESE. INCIDENZA ETTARI DEL 15% FIORI E 14% VIVAISMO. ITALIA ESPORTA IN GERMANIA, FRANCIA, PAESI BASSI, UK E BELGIO

-11Il florovivaismo è un settore di produzioni d’eccellenza sempre più apprezzato in Italia e all’estero. Il valore della produzione delle aziende florovivaistiche italiane rappresenta oltre il 5% della produzione agricola totale e deriva per il 50% dai comparti fiori e piante in vaso mentre, il restante 50% da piante, alberi e arbusti destinati al vivaismo. Secondo i dati dell’ultimo censimento Istat, sono circa 14 mila le aziende di produzione che si dedicano ai fiori e piante in vaso e quasi 7.500 quelle attive nella produzione di piante per il vivaismo(escluse le giovani piantine ); la dimensione media è più elevata nel caso del vivaismo (2,1 ha contro 0,9 ha di quella di fiori e piante in vaso). La superficie agricola destinata complessivamente al settore, quasi 29 mila ettari, è investita, per almeno il 70%, a piante in vaso e vivaismo. Le aziende che producono giovani piante floricole ornamentali sono invece 2 mila per una superficie complessiva di oltre 1500 ettari. Sono alcuni dei numeri contenuti nella pubblicazione “Il florovivaismo italiano, una scelta di qualità”, a cura del ministero delle Politiche agricole e forestali in collaborazione con Ismea, da oggi online sul sito del Mipaaf. L’Italia è ai primi posti della classifica per dimensione della superficie destinata al vivaismo e a coltivazioni di piante e fiori in genere: l’incidenza degli ettari investiti a florovivaismo è del 15% nel caso delle produzioni di fiori e piante in vaso e del 14% nel vivaismo. L’Italia è inoltre un Paese esportatore netto di piante, alberi, arbusti e di fogliame e fronde; in particolare, tra i principali mercati di destinazione delle piante in vaso si annoverano la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e il Belgio, mentre come Paese di destinazione per gli alberi e arbusti, oltre ai Paesi già citati, vanno aggiunti la Spagna, la Turchia e la Svizzera. Tra i Paesi importatori di fogliame spiccano, nell’ordine: i Paesi Bassi, la Germania e la Francia, mentre per l’import dei fiori recisi i Paesi Bassi rappresentano il primo sbocco di mercato. Il valore delle spedizioni totali del settore florovivaistico, pari al 25% del valore della complessiva produzione annua italiana, rappresenta oltre il 2% del totale delle esportazioni dell’agroalimentare.

“In ogni Paese europeo e nei principali Paesi extraeuropei la floricoltura italiana – si legge nella pubblicazione – ha saputo imporsi per l’alta qualità e la tipicità delle produzioni di piante e di fiori; maestosi parchi e splendidi giardini parlano del vivaismo italiano in ogni luogo del mondo. Le piante aromatiche e quelle mediterranee sono impiegate sempre più spesso nell’ambito degli arredi urbani portando un angolo della natura mediterranea italiana nelle aiuole, nelle verande delle case di tutto il mondo. La possibilità di adattare le coltivazioni di molte produzioni alle diverse caratteristiche pedoclimatiche del Paese ha consentito di produrre una varietà di specie tutte di alta qualità e adattabilità ai climi e ai terreni di diversi paesi esteri e ha favorito le esportazioni delle alberature in zolla o in vaso, delle piante aromatiche, degli agrumi, delle eccellenze del reciso e, in misura sempre maggiore, delle piante mediterranee in genere”. Il catalogo fotografico, viene sottolineato, “è stato realizzato in lingua italiana, inglese e tedesca perché abbia una maggiore diffusione e possa essere uno strumento valido per testimoniare la bellezza della floricoltura italiana e l’abilità dei vivaisti del Paese. La floricoltura italiana costituisce un importante comparto di cui si occupa il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che da diversi anni coordina il “Tavolo di filiera del florovivaismo” istituito al fine di pianificare e indirizzare alcune linee di intervento e attività di supporto al settore. È per volontà del Tavolo, composto da rappresentanti di associazioni, dei distretti florovivaistici, di cooperative, consorzi e mercati, delle Regioni, dei centri di ricerca, università e delle organizzazioni professionali che è stato realizzato il catalogo fotografico, uno strumento editoriale che racconta la qualità delle innumerevoli specie botaniche italiane, coltivate e spontanee, attraverso una rassegna di immagini che caratterizzano le peculiarità delle diverse produzioni italiane”.

L’alta qualità delle produzioni e l’ottimizzazione dei processi che precedono la commercializzazione – viene ricordato – rappresentano obiettivi prioritari per il settore; da anni il Ministero sostiene azioni volte al miglioramento della logistica, alla riduzione dei costi di produzione, alla formazione professionale degli operatori, alla difesa fitosanitaria a basso impatto ambientale ed alla razionalizzazione dei consumi idrici. Il favorevole clima italiano e la selezione di specie particolarmente resistenti alle alte temperature estive nonché alla carenza di acqua, come quelle tipiche della flora mediterranea, sono le basi dell’ evoluto concetto di qualità che contraddistingue la produzione italiana delle piante da esterno: non solo piante belle, ma adatte ad un giardinaggio sostenibile e più naturale, in sintonia con le più attuali linee di progettazione paesaggistica. Il prodotto florovivaistico non ha solamente una valenza ornamentale e decorativa; assume sempre più un ruolo funzionale per la mitigazione ambientale nei riguardi delle condizioni termoudometriche, soprattutto in contesti urbani, per il risparmio energetico (verde architettonico), per il recupero di patologie e disagi sociali (verde terapeutico) e per il ritorno a ritmi di vita più naturali. L’attenzione dei produttori, rivolta negli ultimi anni al contenimento dei costi energetici e del consumo idrico e alla salvaguardia dell’ambiente in genere, ha consentito la crescita di un florovivaismo che privilegia la tutela della biodiversità e del ricco patrimonio verde storico rappresentato dai numerosi parchi e giardini di tutto il territorio italiano, riducendo inoltre gli interventi di manutenzione sul prodotto.

Le regioni più vocate per i fiori recisi e le fronde sono la Liguria, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia, mentre per le piante in vaso e da vivaio la produzione è distribuita su molte regioni. Tuttavia, vanno menzionate la Liguria per le piante aromatiche e alcune piante fiorite tipiche da esterno, il Piemonte per le piante acidofile, la Lombardia, oltre che per le acidofile anche per le latifoglie e le conifere, la Toscana per la vasta gamma di alberi e arbusti tra cui le conifere, gli alberi a foglia caduca e sempreverdi, gli alberi da frutta ornamentali, il Lazio per le piante mediterranee, la Sicilia per le piante mediterranee tra cui gli agrumi ornamentali, le piante grasse e le palme.

Le reazioni:

LEGGE BILANCIO, ASSESSORE ROLFI: SPARITO IL ‘BONUS VERDE’, GOVERNO ECOLOGISTA SOLO A PAROLE. MAZZATA A SETTORE FLOROVIVAISMO

Il Governo italiano si dimostra
ecologista solo a parole. Togliere il ‘bonus verde’ dalla Legge
di Bilancio significa danneggiare pesantemente il comparto
florovivaistico e le nostre citta’, dato il successo della
misura. La sostenibilita’ ambientale si persegue con incentivi
alle buone pratiche, non con tasse e divieti. La Regione
Lombardia fara’ di tutto affinche’ questa agevolazione venga
reinserita”. Lo ha detto Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura,
Alimentazione e Sistemi Verdi della Regione Lombardia in merito
alla proposta di Legge di Bilancio 2020 avanzata dal Governo,
dove non viene citata la riconferma del bonus verde, ossia
l’agevolazione che permette ai cittadini di riqualificare gli
spazi verdi usufruendo della detrazione fiscale del 36%.

ESECUTIVO SI CONTRADDICE – “Il Governo  – ha detto l’assessore
-contraddice se stesso: nel ‘Decreto Clima’ di pochi giorni fa
viene riconosciuta la capacita’ del verde di ripulire l’aria e
riqualificare le nostre citta’, ora si tolgono le agevolazioni
per il verde urbano”. “Per combattere i cambiamenti climatici
dobbiamo fare azioni concrete, incentivare chi investe nel verde
specialmente in citta’, non sparate ideologiche” ha aggiunto
Rolfi.

AUTOGOL NELLA LOTTA ALL’EVASIONE – “Il bonus verde tra l’altro –
ha concluso – era un incentivo a dichiarare i pagamenti. Il
Governo che annuncia la lotta all’evasione fiscale ha fatto un
autogol”.

VALORE PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE TERRITORIALE – Il valore della
produzione florovivaistica in Lombardia e’ di 222 milioni di euro
all’anno, il 9% del totale nazionale.

Nel 2017 in Lombardia risultano attive 6.762 imprese cosi’
suddivise a livello provinciale:

Bergamo                779
Brescia                896
Como                931
Cremona                203
Lecco                445
Lodi                 99
Mantova                412
Milano               1.066
Monza e Brianza        524
Pavia                338
Sondrio                117
Varese                952
Totale               6.762

MANOVRA, CENTINAIO: GOVERNO PARLA DI ECOLOGIA E POI TOGLIE BONUS VERDE

“Il Governo parla di valorizzazione dell’ambiente, di tutela dell’ecologia e promette di non fare tagli sul fronte dell’agricoltura, poi però, nei fatti, toglie il ‘bonus verde’ in manovra, che era stato confermato dal precedente esecutivo. Eliminare gli incentivi e le agevolazioni per chi effettua interventi per sistemare e realizzare aree verdi di pertinenza delle unità immobiliari rappresenta un vero e proprio schiaffo a un settore importante dell’economia nazionale, quello del vivaismo. Il ministro Bellanova parla di nessun taglio, poi elimina il bonus verde; il ministro Costa parla di ecologia, poi mette in ginocchio il settore dei vivaisti: esprimo sconcerto di fronte all’ennesima dimostrazione di incoerenza e di incompetenza da parte del Governo giallorosso, che pensa solo a introdurre nuove tasse e a nuove modalità per mettere in difficoltà gli italiani che lavorano onestamente”.

Lo dichiara in una nota Gian Marco Centinaio, senatore della Lega, già Ministro dell’Agricoltura.

BONUS VERDE, CIA: IL GREEN STRATEGICO CONTRO CO2 IN CITTA. NO A STOP INCENTIVI. BELLANOVA AFFRONTI LA QUESTIONE

FIORE BONUS VERDECia-Agricoltori Italiani e l’associazione dei Florovivaisti Italiani chiedono alla ministra Bellanova di affrontare la questione della proroga e del rifinanziamento del Bonus verde nella Legge di bilancio e nel Dl Clima.

Cia e Florovivaisti Italiani sono fiduciosi che un Governo sensibile ai temi ambientali non possa sottovalutare l’importanza della misura, che dopo la sua introduzione nel 2018 ha incentivato il florovivaismo e riconosciuto il ruolo fondamentale del green nel mitigare gli effetti nocivi dello smog e migliorare la vivibilità dentro le mura cittadine.

La detrazione fiscale per le spese di sistemazione delle aree verdi private (dai giardini ai balconi) ha rappresentato una novità sostanziale nel settore, portando nuovi posti di lavoro e contribuendo all’emersione del “nero”. Il settore florovivaistico in Italia vale complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro e conta 100mila addetti in 21mila aziende, rappresentando il 15% della produzione comunitaria.

La letteratura scientifica è concorde nell’affermare l’importante funzione del verde, sia pubblico che privato, nell’assorbimento della CO2, nella riduzione delle polveri sottili e la mitigazione dell’isola di calore urbana. Lo smog è responsabile dell’11% dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18% dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori. Gli effetti del Bonus verde sono stati positivi anche per la salvaguardia del paesaggio sottraendo all’incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati e ha aumentato la vivibilità dei centri urbani, considerato l’effetto benefico portato ai cittadini anche da un punto di vista psicologico.