MOBILITAZIONE COLDIRETTI VS FALSO MADE IN ITALY MA MEMBRO GIUNTA CONDANNATO E ANCORA IN GIUNTA: ETICHETTAVA DOP ITALIANI I SUINI OLANDESI. LA SENTENZA
Il reato contestato è quello di tentata frode in commercio. Il 3 marzo del 2013 il Tribunale di Cosenza, rigettando la richiesta di riesame e confermando il decreto di sequestro emesso dalla procura bruzia, scrive nero su bianco: i salumi, prodotti con suini olandesi, erano contrassegnati come Dop.
La vicenda giudiziaria finisce in Cassazione e la Suprema Corte, il 19 settembre del 2013, respinge il ricorso e condanna il membro di giunta Coldiretti (in qualità di legale rappresentante dell’azienda in questione) qualificando come sintetica ma congrua e tutt’altro che inesistente o apparente la motivazione espressa dai giudici del tribunale cosentino.
Nella Cozac, secondo i giudici, “il salume in sequestro, rinvenuto dai Carabinieri nelle celle di stagionatura, anche se privo di etichettatura per ogni singolo pezzo, appariva inequivocabilmente contrassegnato come D.O.P. mentre invece trattavasi di salame prodotto con carne suina proveniente dall’Olanda”.
Oggi la Coldiretti parte dalla Sicilia per ricordare a tutti gli italiani, di fare attenzione al finto made in Italy, ai ‘fake’ dell’etichetta e delle Dop.
Secondo l’organizzazione guidata dalla giunta composta dal presidente Roberto Moncalvo, dal vicepresidente Mauro Tonello, dal vicepresidente Gennarino Masiello, dal vicepresidente Ettore Prandini, e dai componenti Gabriele Calliari, David Granieri, Tullio Marcelli, PierGiorgio Quarto, e proprio Pietro Santo Molinaro, anche presidente–si legge sul sito della Coldiretti – della Federazione regionale della Calabria, sarebbero a rischio “fake” nel carrello della spesa un prodotto alimentare su quattro che non riportano obbligatoriamente l’origine in etichetta. Dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottolio, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini.
Obiettivo dell’analisi della Coldiretti è quello di smascherare la lista dei prodotti della spesa più a rischio in occasione dell’avvio della raccolta firme sulla petizione #stopcibofalso per chiedere al Parlamento Europeo che i consumatori abbiano la possibilità di conoscere da dove arriva il cibo che portano in tavola.
Da voci raccolte in ambienti Coldiretti risulterebbe che ci sia del malessere per la tolleranza nei confronti di un suo dirigente da parte dei vertici di un’organizzazione che ha fatto della difesa del vero made in Italy la sua bandiera. Insomma, dicono alcuni esponenti Coldiretti: si finisce per predicare bene e razzolare male.
Qui di seguito Agricolae pubblica la sentenza: