Quote latte, Bergesio: rateizzazione risultato di lavoro, sacrifici e lotte della Lega fin dallo scorso anno

“Il precedente era un Governo di larghe intese ed è stato durissimo. Abbiamo passato giorni e notti in Commissione e anche all’ultimo c’era una forte resistenza su questo tema che è stata superato. Io credo che l’attività del complesso della Lega e del Governo, ma anche di tutti coloro che si sono impegnati in questo senso, ci hanno dato la possibilità di riuscire. Allora era sottosegretario Gian Marco Centinaio all’agricoltura e siamo riusciti a lavorare un attimo prima per riuscire a creare i presupposti per dare delle risposte concrete al settore”.

Così il senatore Giorgio Bergesio commenta ad AGRICOLAE l’apertura di Agea alla rateizzazione agevolata delle cartelle per le quote latte che concede fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac. Bergesio, insieme agli altri membri della Lega in parlamento e al governo, hanno inserito all’interno del Dl taglia-prezzi dove l’emendamento è diventato parte integrante dell’art. 19 del decreto per aderire alla rateizzazione delle quote latte che se supera l’importo di 300.000 euro potrà essere saldata in 30 anni. L’emendamento puntava anche alla riapertura dei termini per la  rateizzazione del pagamento delle cosiddette ‘multe’ derivanti dalle ‘quote latte’, in aiuto dei migliaia di produttori coinvolti.

“Nel decreto tagliaprezzi del 2022 avevamo appunto inserito nell’articolo 19 la possibilità di riaprire i termini per la rateizzazione quote latte come era stato fatto nel 2009 – prosegue Bergesio.

Questo diventa particolarmente importante anche perché nell’emendamento stesso c’è un passaggio dove c’è scritto che l’efficacia della rateizzazione al tre quater, della presente posizione, resta subordinata all’assenso della Commissione europea. La Commissione ha dato l’assenso al e AGEA ha potuto riaprire i termini. È stato fatto un ottimo lavoro da questo Governo con questo provvedimento che da la possibilità e l’opportunità di rateizzare e rientrare in un regime di legalità, potendo poi usufruire di nuovo della PAC e di tutti quelli che sono i benefici che derivano dai contributi dal settore”.

Dunque dall’8 maggio 2023, è possibile accedere alla rateizzazione degli atti di riscossione esattoriale,relativi ai prelievi supplementari quote latte, come previsto dal D.L. 21/22, convertito con modificazioni nella L. 51/22.

“Anche perché si tratta molte volte di giovani, che stanno producendo, che non hanno multe elevate ma possono raetizzarle con tassi di interesse. Non è che sia stata fatta nessuna regalia particolare, è soltanto un sistema per mettere a posto il settore, condiviso anche dalle associazioni sindacali e perché si da la possibilità finalmente a circa 3000 aziende agricole di regolarizzare la propria posizione”, ribadisce il senatore.

“Adesso ho molta fiducia nel lavoro di AGEA, perché riesca ad attuare la norma e ad avere il maggior risultato possibile perché c’è la volontà di far bene, anche grazie a questo Governo, che ha attuato questa misura in tempi rapidi, insieme al Ministero con il sottosegretario D’Eramo”.




Quote latte, Agea apre la rateizzazione agevolata delle cartelle. Fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac

Dall’8 maggio 2023, è possibile accedere alla rateizzazione degli atti di riscossione esattoriale,relativi ai prelievi supplementari quote latte, come previsto dal D.L. 21/22, convertito con modificazioni nella L. 51/22.

La Commissione Europea ha infatti concesso agli allevatori italiani la rateizzazione delle cartelle esattoriali relative alle quote latte, come richiesto dal Governo italiano.

Gli allevatori potranno aderire alla rateizzazione di cui alla L. 33/09 presentando domanda all’AGEA per il tramite di AdER e ottenere l’immediata sospensione delle procedure di riscossione.

I produttori potranno ottenere una rateizzazione fino a trenta anni continuando a beneficiare anche dei premi PAC, senza subire la compensazione con i debiti da parte degli Organismi Pagatori.

Per i medesimi debiti, inoltre, se ci saranno i presupposti, potranno accedere anche alla rateizzazione di cui all’art. 19 D.P.R. 602/73,presentando domanda direttamente ad AdER e ottenendo, anche in questo caso, la sospensione della procedura di recupero per compensazione.

Un traguardo importante che avrà impatti notevoli sulla riduzione del contenzioso, in quanto è fondamentale ricordare che il regime delle quote latte è stato istituito dalla allora Comunità Europea, che ne ha dettato le regole e che a tutt’oggi vigila sulla loro osservanza.

Questo significa che, né lo Stato Italiano (né, tanto meno, l’AGEA), può assumere decisioni in materia di quote latte senza l’assenso della Unione Europea.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, infatti, nell’anno 2018 ha accertato che l’Italia è venuta meno all’obbligo di procedere in modo efficace ad incassare le multe dovute dagli allevatori, e nell’anno 2019, ha dichiarato la normativa nazionale in tema di compensazione e determinazione del prelievo supplementare,parzialmente contraria alla normativa dell’Unione.

In merito, data la confusione generata da alcune notizie apparse sulla stampa e in televisione, dal tono sensazionalistico ma sicuramente frutto di uno scarso (seppur dovuto) approfondimento, èimportante chiarire che la determinazione dell’ammontare delle multe è frutto di una procedura amministrativa complessa che è stata applicata agli allevatori che avevano superato la propria quota di produzione.  

Per il solo superamento della quota, le regole comunitarie prevedevano che venisse comminata una multa il cui ammontare era tassativamente determinato.

Lo Stato Italiano poteva scegliere se imputare integralmente il prelievo, oppure, per favorire i produttori, applicare, come poi ha fatto, un vero e proprio sconto il cui ammontare complessivo è determinato con le medesime regole.

Ciò che la Corte di Giustizia Europea ha messo in discussione, non è pertanto l’obbligo degli allevatori di pagare la sanzione derivante dalla produzione in eccesso, ma le regole fissate dal legislatore italiano per ripartire “lo sconto” in base a categorie predefinite.

In sostanza si tratta di come ripartire la riduzione tra i diversi allevatori, precisando che in ogni caso a nessuno poteva essere richiesta una multa superiore al corrispondente superamento della quota.

Tanto chiarito, l’AGEA sta oggi ponendo in essere tutte le misure per dare corretta esecuzione alle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea collaborando attivamente affinché vengano messe in atto tutte le necessarie iniziative politiche, aprendo anche un tavolo di confronto con importanti associazioni di allevatori, le cui osservazioni, ove possibile, sono state accolte favorevolmente, nel rispetto dei principi giurisprudenziali del Consiglio di Stato e anche della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in tema di inviolabilità del giudicato interno.

Nell’ambito dell’Agenzia, è stato inoltre istituito un gruppo di lavoro dedicato al tema delle quote latte, che si prefigge non soltanto lo scopo di rendere quanto più efficiente possibile l’azione amministrativa, ma soprattutto di dare ascolto alle richieste di tutti i produttori.

A tale scopo, nei prossimi giorni verranno forniti i recapiti e le modalità con le quali gli allevatori potranno rivolgersi all’AGEA, che avrà la massima cura nell’esaminare tutte le segnalazioni e a fornire tutte le risposte richieste.

Dl Taglia-prezzi: Lega, con nostro emendamento ok riapertura termini rateizzazione su multe quote latte collegata alle moratorie sui mutui agrari




QUOTE LATTE, GAETTI, M5S: I CONTI SULLE MULTE NON TORNANO

L’Italia ha pagato all’Europa circa 30 milioni di euro di multa per le quote latte, solo per quanto riguarda l’annata 2014-15. Erano soldi davvero dovuti dai nostri 2040 allevatori che li hanno sborsati? Dopo aver fatto una ricerca presso l’istituto Zooprofilattico di Teramo detentore della Banca nazionale del bovino, e dall’incrocio delle due banche dati del ministero delle Politiche agricole e del ministero della Salute sono emerse situazioni critiche.

Le multe pagate all’Europa non erano dovute. Il ministro dell’Agricoltura sapeva? L’Agea con le sue sedi regionali, i centri di assistenza agricola, le associazioni di allevatori, perché non hanno mai fatto chiarezza?

Dai numeri della ricerca portata avanti dal portavoce in Senato Luigi Gaetti, in oltre un anno e mezzo, appare evidente che in Italia vi siano una serie di anomalie, sulle quali sarebbe opportuno procedere con delle indagini. I dati sono stati presentati alla commissione parlamentare Antimafia e sono confluiti anche in un esposto consegnato al procuratore Pignatone. Oggi vengono presentati in conferenza stampa con i portavoce Lugi Gaetti, Danilo Toninelli e Marco Zullo.

Appare evidente che in Italia qualcosa non funziona, perché non ci sono vacche a sufficienza per produrre la quantità di latte dichiarato.

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A questo punto i casi sono due: se consideriamo giusta la quantità di latte dichiarato all’Europa, significa che per una parte viene importato dall’estero e spacciato per italiano, commettendo una frode commerciale. Se invece è il numero delle vacche presenti il dato giusto, non ci poteva essere una sovrapproduzione e pertanto le multe non erano dovute.

Dobbiamo ricordare che queste multe hanno indotto la chiusura di diversi allevamenti (nel solo 2015 secondo Coldiretti hanno chiuso poco più di 1000 aziende da latte) ed in alcuni casi i conduttori si sono suicidati.

Secondo i dati forniti dal Ministero delle Politiche agricole ed AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), la produzione di latte in Italia nell’annata 2014-2015, avrebbe superato il quantitativo stabilito dalla Comunità Europea di circa 1 milione di quintali, avrebbe dovuto essere 109 milioni di quintali mentre ne sono stati dichiarati 110 milioni. Questo sforamento ha comportato una multa per i nostri allevatori di circa 30 milioni di euro.

La Banca Nazionale del Bovino, certificata dalla Comunità Europea, perfettamente funzionante con elevati standard qualitativi, registra analiticamente i 30451 allevamenti italiani di vacche da latte distinti dagli allevamenti di vacche da carne. I capi equivalenti presenti nell’annata in esame erano 1.387.575, troppo pochi per produrre il quantitativo di latte dichiarato. Pertanto le multe che hanno pagato gli allevatori non erano dovute.

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A rafforzare la nostra denuncia concorre anche un secondo modo di contare i capi e cioè in base al numero delle marche auricolari (orecchini) dei nuovi nati (perché come tutti sappiamo una vacca produce latte dopo aver partorito): quindi tanti nuovi nati, circa 1.225.000, altrettante vacche che producono latte. Anche questo dato conferma l’impossibilità che in Italia si siano prodotti 110 milioni di quintali di latte, visto che da questo calcolo le vacche sono ancora meno di quelle registrate nella Banca Nazionale del Bovino.

Altra anomalia degna di nota è il fatto che tra i 30451 allevamenti produttori di latte, 1343 avevano cessato l’attività prima del aprile 2014 e 50 di essi risultavano senza capi di bestiame. Inoltre risultano operanti 184 aziende che dichiarano di produrre 292558 quintali di latte ma hanno le stalle vuote.

La qualità del latte è valutata in base alla percentuale di grasso presente (mediamente intorno al 3,70%). Ci sono invece 327 allevamenti che producono un latte con percentuali di grasso irrisorie, verrebbe da dire “parzialmente scremato”, il che è impossibile.

Questo stratagemma fraudolento permette di dichiarare un minor quantitativo di latte prodotto e quindi di rientrare nei parametri richiesti.
Impressiona che nessuno degli istituti coinvolti: Ministeri, AGEA con le loro sedi regionali, Centri di Assistenza Agricola, Associazioni di Allevatori abbia mai fatto chiarezza e si sia messo a verificare questi dati.

Stupisce come queste criticità siano state “urlate” più volte in Senato, il 6 maggio 2015 ed il 1 luglio del 2015 e nessuno sia andato a verificare quello che i nostri portavoce affermavano e che nessuno abbia mai smentito. Per queste ragioni chi ha sottaciuto dovrebbe seriamente prendere in considerazione le dimissioni, per decenza o per incapacità.