Nomisma, la transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare. VIDEOINTERVISTE: De Castro, De Carlo, Vecchioni, Trippella, Masiello

Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia ha organizzato oggi l’evento dal titolo: “La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto”. 

L’appuntamento, svoltosi a Palazzo Rospigliosi, ha offerto un dialogo tra Istituzioni e Organismi di rappresentanza settoriali sulle esigenze delle imprese agroalimentari e gli strumenti – attuali e futuri – a loro supporto, favorendo uno scambio attivo sulle azioni di sistema per un’adeguata evoluzione della filiera agroalimentare in Italia.

Focus sugli strumenti e le competenze a disposizione delle imprese, gli investimenti fatti in termini di transizione ecologica-energetica e gli ostacoli che ne hanno impedito lo sviluppo.

Di seguito gli interventi:

Nomisma, De Castro: agricoltori protagonisti su transizione. Riallacciare rapporto con comunità rurali. VIDEOINTERVISTA

Nomisma, De Carlo: transizione non può prescindere da sostenibilità economica e sociale. Italia ha tracciato linea. VIDEOINTERVISTA

Nomisma, Vecchioni (BF): tecnologia e genetica centrali per transizione e competitività imprese. VIDEOINTERVISTA

Nomisma, Trippella (Philip Morris): investiamo su transizione, tra progetti più importanti il Digital Farmer. VIDEOINTERVISTA

Nomisma, Masiello: per settore tabacco occorrono certezze economiche e operative, tutelare comparto. VIDEOINTERVISTA

Nomisma: in agricoltura la transizione ecologica ed energetica passa dall’innovazione

 




Nomisma, Masiello: per settore tabacco occorrono certezze economiche e operative, tutelare comparto. VIDEOINTERVISTA

“Io credo che sia stato uno strumento importante e fondamentale per evitare la chiusura di questa filiera che nel 2011 dall’Europa era stata messa in discussione.” – difende le ragioni della filiera tabacchicola  Gennarino MASIELLO, Presidente ONT Italia e Vicepresidente nazionale COLDIRETTI, al termine dell’incontro Nomisma tenutosi stamane a Roma sulla transizione eco-energetica.

“C’era stata l’eliminazione degli aiuti in maniera improvvisa e invece questo accordo ha resistito, ha fatto in modo che si strutturasse una filiera e che potesse stare al passo con quelle che erano le condizioni del mercato. Lo ha fatto anche intraprendendo la strada della transizione ecologica ed energetica, forse proprio perché sicuri di una durabilità dell’accordo con Philip Morris e soprattutto anche per le certezze economiche ed operative.

Questi sono i rischi ai quali ogni volta siamo costretti, perché basta una regolamentazione che può di punto in bianco chiudere una filiera o un comparto. Quindi proprio alla Cop Panama si rischia di dover mettere in campo tutta la forza che ha questo Paese, che ha l’Europa per difendere la tabacchicoltura e quindi è chiaro che anche il Paese Italia deve mandare una delegazione robusta e importante che preveda non solo la presenza del Ministero dell’ambiente e della sanità ma anche dell’agricoltura, così da far valere le ragioni di questa coltivazione. “




Nomisma, De Castro: agricoltori protagonisti su transizione. Riallacciare rapporto con comunità rurali. VIDEOINTERVISTA

“La transizione ecologica ormai è entrata nel modus vivendi di tutto il settore agroalimentare quindi non c’è un’avversione verso la transizione ecologica di per sè.” – così Paolo de Castro Presidente Comitato Scientifico NOMISMA alla presentazione della ricerca Nomisma “La transizione ecologia ed energetica e gli investimenti in innovazione nelle imprese agroalimentari italiane”, svoltasi stamane a Roma.

“C’è la necessità di accompagnare la transizione ecologica anche a quella economica e sociale, cercando cioè l’equilibrio a tre direzioni. Non può essere solo quella ambientale se poi le nostre aziende chiudono e falliscono o se non c’è il reddito sufficiente per poter andare avanti. Col rischio poi che una riduzione della produzione a livello europeo comporti un aumento delle importazioni da parte di paesi che hanno standard di qualità molto più bassi dei nostri.

Quindi è importante far capire a tutta la società europea che gli agricoltori stanno facendo già degli sforzi importanti, hanno significativamente ridotto le emissioni, hanno ridotto l’utilizzo della chimica e devono fare di più, siamo d’accordo, ma lo devono fare con un progetto che li veda protagonisti e non imputati.

E questo è un po il problema che oggi sta creando anche questo malessere in molti paesi europei. Dobbiamo riuscire a riallacciare il nodo con le comunità rurali, non far sentire la Commissione europea, il governo europeo lontano, nemico dell’agricoltura.

Il green deal è un obiettivo di tutti, lo dobbiamo fare tutti, ma lo dobbiamo fare con gli agricoltori e non contro gli agricoltori. L’esempio degli accordi di filiera sono senz’altro un esempio virtuoso in cui si dà garanzia economica al produttore, si dà certezza quindi di contratto di lungo termine e nello stesso tempo però si riesce a innovare, a migliorare attraverso l’innovazione tecnologica anche la sostenibilità e la biodiversità dei nostri territori.

Quindi il tema è senz’altro come rafforzare questi contratti di filiera, come estenderli a tutte le filiere e riuscire a dare delle risposte che siano da una parte ambientalmente più attente, ma dall’altra anche attente alla sostenibilità economica e quella sociale che poi garantisce la sopravvivenza delle imprese. “




Nomisma, Trippella (Philip Morris): investiamo su transizione, tra progetti più importanti il Digital Farmer. VIDEOINTERVISTA

“Il risultato della ricerca fatta da Nomisma riguardo alla gestione energetica conferma che nel 2011 abbiamo visto molto bene facendo questo accordo di filiera con Coldiretti e mettendo vari puntini strategici indirizzati proprio in questa direzione.” – esprime soddisfazione Cesare TRIPPELLA , Head of Leaf EU PHILIP MORRIS ITALIA per i dati Nomisma presentati stamane a Roma.

“Abbiamo eliminato i forni diesel, abbiamo spinto moltissimo sulla trasformazione verso la biomassa, quindi abbiamo cambiato il mix energetico, riduzione dell’uso dell’acqua, riduzione dei fertilizzanti, riduzione degli agrofarmaci. Inoltre abbiamo investito moltissimo anche per la formazione.

Uno dei programmi e dei progetti più importanti che è diventato un fiore all’occhiello della nostra attività è il “digital farmer”. Cioè noi stiamo praticamente investendo sulla formazione dei giovani agricoltori e ciò facilita anche la successione generazionale. Questo è un argomento molto importante verso il futuro. Certo, tutti questi sforzi, tutti questi progetti speriamo che non siano vanificati da indicazioni sbagliate, da contesti come quello della Cop che si svolgerà nei prossimi giorni a Panama, la quale dà indicazioni che poi molte volte vengono ricevute dai legislatori. È importante che le istituzioni e in questo caso il Ministero agricoltura vigili molto attentamente sui cambiamenti delle regole, così da non far fallire tutti questi progetti e mantenere in piedi queste filiere. “




Nomisma, Vecchioni (BF): tecnologia e genetica centrali per transizione e competitività imprese. VIDEOINTERVISTA

“Nello studio di oggi di Nomisma viene rappresentato molto bene come il mondo agricolo abbia interpretato correttamente questa sfida” – così l’ Amministratore Delegato di BONIFICHE FERRARESI Spa Federico Vecchioni a margine dell’incontro organizzato da Nomisma sulle sfide poste dalla transizione eco-energetica, stamane a Roma – “il mondo agricolo è sicuramente consapevole che la tecnologia, la genetica e tutto quello che ruota intorno al patrimonio delle conoscenze possa rappresentare il modo migliore per una transizione ecologica graduale ma vincente nei confronti del tessuto imprenditoriale, soprattutto nel rispetto di quello che ci chiedono le future generazioni, cioè di avere un mondo più fertile, ben conservato e una natura migliore di quella che probabilmente abbiamo trovato noi.

In questa logica la tecnologia, la digitalizzazione e anche devo dire le nuove pratiche di governo dell’acqua hanno rappresentato in questi anni il miglior strumento per rendere l’impresa agricola competitiva al di fuori di schemi molte volte realizzati anche in ambito europeo che hanno invece relegato questa conversione esclusivamente alla non produzione, alla non realizzazione dei progetti imprenditoriali agricoli per come li abbiamo intesi noi.

Quindi, credo che questa mattinata abbia sancito un buono spunto e una conferma che il mondo agricolo e le imprese hanno capito la sfida e sono pronte a realizzarle con solide alleanze in tutta la catena alimentare italiana.




Nomisma, De Carlo: transizione non può prescindere da sostenibilità economica e sociale. Italia ha tracciato linea. VIDEOINTERVISTA

“Le aziende hanno capito l’importanza della transizione eco-energetica” – così il Presidente Commissione Agricoltura del Senato Luca De Carlo all’incontro Nomisma tenutosi stamane a Roma – ” , la maggior parte hanno messo tra i loro investimenti la transizione energetica per due aspetti: uno ambientale, quindi di sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale, e l’altro è l’aspetto economico ovvero produrre energia così da essere meno dipendenti e assicurarsi maggiori redditi e soprattutto di abbattere i costi.

L’Italia ha già tracciato una linea da questo punto di vista. Abbiamo già ben chiari i principi secondo i quali alla sostenibilità ambientale -quindi a tutte le operazioni che servono anche alla transizione per la sostenibilità ambientale- debbano esserci per forza sempre legate anche la sostenibilità sociale ed economica. Se l’Europa avesse sempre legiferato in questa maniera, oggi non avremmo i trattori in piazza e non avremmo gli agricoltori con le giuste rimostranze. “




Nomisma: in agricoltura la transizione ecologica ed energetica passa dall’innovazione

Gli obiettivi delineati dall’Unione Europea nel Green Deal verso la transizione ecologica e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 richiedono sforzi e impegni che passano dalle imprese agricole e alimentari e riguardano, parallelamente, il tema della decarbonizzazione, attraverso uno sviluppo delle energie rinnovabili.

Ecco perché ormai non si può più parlare di transizione ecologica senza considerare anche quella energetica, così come non è possibile sottovalutare il ruolo strategico dell’innovazione per sostenere questa transizione. Ma a che punto siamo oggi rispetto a questi obiettivi che ci ha dato l’Europa? E come stanno reagendo le imprese agroalimentari, anche sul fronte degli investimenti per la sostenibilità e dell’innovazione?

Attraverso un’indagine originale sulle imprese agricole e alimentari italiane (con un focus specifico su quelle tabacchicole), Nomisma ha messo in luce questi aspetti, che sono stati presentati oggi a Roma in occasione del convegno organizzato in collaborazione con Philip Morris Italia “La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto” alla presenza di importanti stakeholder del settore come Mariateresa Maschio, Presidente FederUnacoma, Gennarino Masiello, Presidente ONT, Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di Bonifiche Ferraresi, Cesare Trippella, Head of Leaf EU Philip Morris Italia nonché di rappresentanti istituzionali della Ricerca pubblica e del Governo, tra i quali Giorgio Maria Bergesio, Vicepresidente Commissione Agricoltura del Senato, Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento Europeo e Mario Pezzotti, Commissario straordinario del Crea e Dirigente Centro di Ricerca e Innovazione Fondazione Edmund Mach, con le conclusioni del convegno affidate a Luca De Carlo, Presidente Commissione Agricoltura del Senato.

La presentazione della ricerca è stata affidata al Responsabile Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini, mentre la moderazione dell’evento è stata curata da Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.

Italia in ritardo ma è elevata la sensibilità verso gli investimenti per la transizione eco-energetica

 

Il gap da colmare per raggiungere l’obiettivo del 42,5% di quota di energia rinnovabile entro il 2030 è ancora ampio, dato che in Italia al momento siamo al 19%, contro una media del 23% a livello Ue e lontanissimi dall’eccellenza svedese, che guida il ranking continentale con il 66%.

Eppure, risulta elevata la consapevolezza da parte delle imprese italiane sul fatto che la produzione di energia rinnovabile rappresenti una delle leve principali per raggiungere la sostenibilità, tanto che nell’indagine Nomisma emerge tra le prime risposte fornita dalle aziende intervistate rispetto a tale obiettivo, seconda solo alla tutela della biodiversità: per le aziende del tabacco tra le priorità emergono anche la tutela del suolo e il risparmio idrico.

Non stupisce quindi se, nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica e se un altro 13% è in procinto di farli, primariamente con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici (oltre una su due), che tanto pesantemente negli ultimi anni hanno inciso nell’attività aziendale, o trarre beneficio dalle energie alternative: nella filiera tabacchicola spiccano inoltre interventi – attuati e in attuazione – per la sostenibilità finalizzati a ridurre i consumi d’acqua (con un’attivazione doppia rispetto alle aziende agroalimentari nel complesso) nonché le emissioni di CO2.

Restando sul tema dell’innovazione, la digitalizzazione a supporto della produzione agricola è già una realtà e l’integrazione con macchine agricole e strumenti rendono l’attività produttiva più sostenibile: il 32% delle aziende agricole intervistate ha dichiarato infatti di utilizzare macchine con guida assistita o semi-automatica con GPS integrato (55% nel tabacco), un 25% di avere centraline meteo aziendali (con una diffusione nettamente più capillare nella filiera tabacchicola, dove arriva a coprire il 61%) e, nel 19% dei casi, sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fito-sanitaria (29% tra i tabacchicoltori), a dimostrazione di come gli investimenti negli strumenti tecnologici e digitali siano ritenuti fondamentali per rendere la propria impresa non solo più performante, ma anche più sostenibile.

Si tratta per altro di strumenti che, contestualmente al contributo per la sostenibilità, sono in grado di migliorare la produttività e la resa (lo pensa 4 aziende su 10), ma anche la qualità dei prodotti.

Dall’altro lato, però, non mancano i punti di attenzione: il 24% delle imprese ritiene, infatti, che per un’adozione più ampia di tali innovazioni digitali servano competenze specifiche e più formazione, così come i costi di acquisto siano ancora troppo elevati (timori che in alcuni specifici comparti, come quello del tabacco, trovano una significativa accentuazione). E proprio alle competenze per favorire ed accelerare la transizione sarà dedicato un secondo evento ad hoc realizzato da Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia.

Le possibili soluzioni per favorire un cambio di passo

In questo contesto particolarmente sfidante, la possibilità di usufruire di incentivi per l’adozione delle innovazioni digitali rappresenta la miglior soluzione per 1 impresa su 2, seguita dalla semplificazione della burocrazia collegata (per il 27% degli intervistati) mentre al terzo posto si colloca la collaborazione all’interno della filiera mediante gli accordi di filiera (soprattutto per le aziende del tabacco, laddove si è assistito con il modello Coldiretti – Philip Morris Italia al primo esempio, e unico in questo comparto, di questa tipologia di accordo).

In particolare, quello degli accordi di filiera rappresenta uno strumento che può accelerare la transizione eco-energetica perché permettono una programmazione della produzione e, quindi, il ritorno degli investimenti (lo pensa il 32% delle aziende intervistate, percentuale che sale al 59% tra le imprese tabacchicole), ma anche grazie alla condivisione di buone pratiche agricole tra le aziende che partecipano all’accordo (22%), così come l’accesso a progetti innovativi (18%).

Nello specifico, i dati dell’indagine nel comparto tabacchicolo confrontati ad altre categorie, confermano quanto il modello di filiera integrata Coldiretti-Philip Morris Italia, una best practice nel nostro Paese e in Europa, possa non solo accelerare il ritorno degli investimenti, ma anche favorire iniziative per la transizione eco-energetica. Le aziende del comparto tabacchicolo infatti risultano ben posizionate rispetto alla media dei rispondenti nell’adozione di macchine con guida assistita/semi-automatica/GPS integrato, di centraline meteo, nonché di sistemi per il supporto alle decisioni per difesa fitosanitaria.

Come ha raccontato nel suo intervento Gennarino Masiello, Presidente ONT la filiera del tabacco in termini di investimenti e adozione di tecnologie per la sostenibilità si colloca già su livelli molti alti rispetto al settore agricolo nel suo complesso. Per le aziende del tabacco emerge inoltre una sensibilità particolare per gli investimenti verso l’efficientamento della risorsa idrica, per la riduzione delle emissioni di CO2 e per la tutela del suolo, mentre la produzione di energia rinnovabile e il supporto digitale alla produzione sono già una realtà in gran parte delle imprese. Si tratta tuttavia di un posizionamento che, come emerso anche in un recente rapporto del centro studi Divulga, non caratterizza in maniera trasversale tutte le aziende del tabacco, ma tende ad essere invece un tratto fortemente distintivo per quelle che si trovano all’interno di accordi di filiera integrati, come quello tra Coldiretti e Philip Morris Italia. L’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris, avviato nel lontano 2011 e già confermato fino al 2027, in questi anni ha consentito prevedibilità e programmazione della produzione, aspetti che insieme al supporto di Philip Morris in favore di progetti di investimento specifici e alla condivisione di buone pratiche hanno accelerato i processi di innovazione a livello aziendale. La transizione eco-energetica e digitale richiederà ancora investimenti importanti e nuove competenze, come pure dei percorsi di adattamento organizzativo, tutte sfide che se affrontate nell’ambito di un modello di economia contrattuale di filiera, come quello tra Coldiretti e Philip Morris, possono essere vinte e, come fatto finora, restituire un posizionamento per il settore su livelli di sostenibilità di primo piano”.

In buona sostanza, se la transizione eco-energetica può trovare nell’innovazione tecnologica e digitale una leva strategica di sviluppo, la stessa diffusione di tali strumenti innovativi necessita di cambiamenti strutturali che interessano l’intero Sistema Paese e che, secondo le imprese, devono principalmente riguardare la riduzione della burocrazia (per 6 intervistati su 10), il miglioramento della politica energetica (nel 33% dei casi e 41% nel tabacco), gli investimenti nelle infrastrutture ambientali (25%) e la promozione dello sviluppo di progetti con fondi pubblici (23%). Per le imprese tabacchicole inoltre risulta fondamentale accelerare la digitalizzazione del Paese, motore abilitante per l’accesso alle tecnologie digitali e all’innovazione.

Nel suo intervento il Presidente Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo,Le aziende agricole sono protagoniste indiscusse di questo processo. Nessuna transizione è possibile senza il contributo essenziale del settore primario che tuttavia è “stretto” tra svolta green e aumento dei costi delle materie prime. È per questo indispensabile sostenere ogni investimento utile ad innovare i processi produttivi e a generare energia rinnovabile”.

“Gli obiettivi di sostenibilità che pone il Green Deal, per quanto condivisibili, sono decisamente ambiziosi e non possono essere lasciati solo in capo agli agricoltori senza prevedere strumenti e interventi specifici a supporto. Ecco perché abbiamo chiesto, e ottenuto, che l’Europa destinasse una quota importante dei fondi del Next Generation EU agli investimenti in innovazione e per la transizione energetica nelle aziende agricole” – ha concluso Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.

 




Nomisma: presentazione ricerca “La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare”. Il 30 gennaio a Roma

Martedì 30 gennaio 2024 a partire dalle ore 11 Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia organizza l’evento istituzionale “La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto”.

L’appuntamento, in programma a Roma presso Palazzo Rospigliosi, offre un dialogo tra Istituzioni e Organismi di rappresentanza settoriali sulle esigenze delle imprese agroalimentari e gli strumenti – attuali e futuri – a loro supporto, favorendo uno scambio attivo sulle azioni di sistema per un’adeguata evoluzione della filiera agroalimentare in Italia. Ad introdurre e moderare il dibattito istituzionale sarà il Presidente del Comitato Scientifico Nomisma Paolo De Castro.

Durante l’evento è prevista la partecipazione del Responsabile Agroalimentare Nomisma Denis Pantini per presentare la prima parte della ricerca “La transizione ecologia ed energetica e gli investimenti in innovazione nelle imprese agroalimentari italiane”. Tra i temi affrontati dall’indagine vi sono gli strumenti e le competenze a disposizione delle imprese, gli investimenti fatti in termini di transizione ecologica-energetica e gli ostacoli che ne hanno impedito lo sviluppo. La ricerca, infatti, vuole mettere in luce lo stato dell’arte della transizione eco-energetica nelle aziende agroalimentari italiane, raccogliendo informazioni sui processi in corso e, soprattutto, sulle esigenze future.

Programma

Introduce e Modera:

Paolo DE CASTRO | Presidente Comitato Scientifico NOMISMA

 

Presentazione della ricerca Nomisma “La transizione ecologia ed energetica e gli investimenti in innovazione nelle imprese agroalimentari italiane”:

Denis PANTINI | Responsabile Agroalimentare NOMISMA

 

La testimonianza delle imprese:

Mariateresa MASCHIO | Presidente FEDERUNACOMA

Federico VECCHIONI | Amministratore Delegato BONIFICHE FERRARESI Spa

Gennarino MASIELLO | Presidente ONT Italia e Vicepresidente nazionale COLDIRETTI

Cesare TRIPPELLA | Head of Leaf EU PHILIP MORRIS ITALIA

 

Tavola rotonda istituzionale:

Mario PEZZOTTI | Commissario Straordinario CREA

Luca DE CARLO | Presidente Commissione Agricoltura del SENATO

 

Conclusioni

Patrizio Giacomo LA PIETRA | Sottosegretario di STATO

 




Federbio, biologico e distribuzione: presentati a Marca i dati Nomisma 2024




Fauna selvatica, centrale ruolo della caccia. Mondo venatorio vale 8,5 mld. VIDEOINTERVISTE DI: La Pietra, Prandini, Barbaro (Mase), Genovesi (Ispra), Buconi (Federcaccia), Nomisma

Il mondo venatorio, da tempo impegnato in un percorso di rafforzamento del proprio ruolo in chiave più etica e sostenibile, è in grado di generare un valore di circa 8,5 miliardi di euro annui per la collettività in termini economici e ambientali. È quanto emerge dallo studio “Il Valore dell’Attività Venatoria in Italia”, curato da Nomisma e presentato oggi all’interno di un momento di confronto organizzato da Federazione Italiana della Caccia presso il Senato della Repubblica.

Di seguito gli interventi: 

Fauna selvatica, La Pietra: necessario diminuire il numero per favorire sostenibilità ambientale e agricola. VIDEOINTERVISTA

Fauna selvatica, Prandini: centrale collaborare e rivalutare ruolo del cacciatore. VIDEOINTERVISTA

Fauna selvatica, Barbaro (Mase): non penalizzare nessuno, ma trovare equilibrio ascoltando tutti. VIDEOINTERVISTA

Fauna selvatica, Genovesi (Ispra): mondo venatorio in calo, occorre più formazione e strumenti innovativi. VIDEOINTERVISTA

Fauna selvatica, Buconi (Federcaccia): attività venatoria utile per il Paese, vale 8,5 mld. VIDEOINTERVISTA

Nomisma: caccia sostenibile, 8,5 mld euro il valore economico e ambientale derivante da attività venatoria in Italia

 

 




VII Agrifood Monitor, Nomisma: scenari e prospettive della filiera agroalimentare tra incertezze e crisi. INTERVENTI DI: Gnudi, De Castro, Tabarelli, Lelli

“Commodities e food & beverage. La filiera agroalimentare alla prova delle tensioni su materie prime agricole, energia, acqua”. Questo il titolo del VIl Forum Agrifood Monitor che si è svolto oggi -organizzato da Nomisma– per comprendere le possibili evoluzioni della filiera agroalimentare, tra incertezze e crisi legate al settore primario.

Di seguito gli interventi: 

Agrifood Monitor, Gnudi (Nomisma): scenari di incertezze per la filiera agroalimentare italiana mettono a dura prova tenuta imprese

Agrifood Monitor, De Castro: Covid e guerra hanno messo a nudo difficoltà europee su energia e materie prime

Agrifood Monitor, Tabarelli (Nomisma): sui costi energetici il peggio è passato. Obiettivo 55% entro il 2030 irrealizzabile

Agrifood Monitor, Lelli (Cai): su pesticidi e fertilizzanti decisioni Ue folli. A rischio produzioni, export e salute

 




Sostenibilità, report Assodistil. Di Faustino (Nomisma): particolare attenzione a prodotti rispettosi ambiente tra i giovani. VIDEOINTERVISTA

“Nell’attuale scenario, dove il caro vita e il caro bollette rappresentano la principale preoccupazione per gli italiani, tra le prime tre rientra anche l’ambiente. Il 35% degli intervistati pone la sostenibilità al centro delle proprie scelte, sia come abitudini di acquisto, sia nelle scelte della propria vita quotidiana. In questa situazione importanti diventano le abitudine di acquisto, con attenzione al packaging e alla maggiore attenzione verso prodotti che rispettino l’ambiente. Basti pensare che per un italiano su due è importante che le aziende dell’alimentare e dell’agricoltura siano attive nella tutela dell’ambiente e del benessere animale”.

Così ad AGRICOLAE Emanuele Di Faustino,  Responsabile industria, servizi e retail di Nomisma, in occasione in occasione della presentazione del rapporto di sostenibilità di Assodistil a Roma.

“In questo scenario si pone il settore distillatorio, esempio emblematico di sostenibilità ambientale e di economia circolare. La grappa viene prodotta con gli scarti della vinificazione e a loro volta gli ulteriori scarti vengono utilizzati per la produzione di energia pulita e fertilizzanti. Abbiamo voluto chiedere ai consumatori di grappa se fossero a conoscenza di questo aspetto e abbiamo scoperto che  se è vero che solo 1/3 conoscevano di questa informazione, in realtà l’interesse verso la sostenibilità è molto alto: 8 consumatori su 10 vogliono approfondire, con un picco tra i giovani, Generazione Z e Millennials”.




Olio, Confagricoltura: scenari e prospettive del settore olivicolo. VIDEOINTERVISTE DI: Giansanti, La Pietra, Lenucci, Pantini

Si è svolto oggi il convegno nazionale organizzato da Confagricoltura e Carapelli Firenze dal titolo “Olio di Oliva: Impresa, Sostenibilità, Mercati. L’esperienza Confagricoltura e Carapelli Firenze: le opportunità di filiera”. Molti i temi affrontati nel corso dell’incontro, dalla valorizzazione del prodotto alla conquista dei mercati internazionali fino all’aumento delle produzioni e al prossimo tavolo nazionale.

Di seguito gli interventi: 

Olio, Confagricoltura. Giansanti: investire oltre la Xylella su sostenibilità e valorizzazione brand Italia. VIDEOINTERVISTA

Olio, Confagricoltura. La Pietra: Tavolo nazionale fondamentale per rilanciare settore e recuperare posizioni perse. VIDEOINTERVISTA

Olio, Confagricoltura, Pantini (Nomisma): colmare il gap produttivo per preservare quota di mercato internazionale. VIDEOINTERVISTA

Olio, Confagricoltura. Lenucci: intervenire su valorizzazione e aumento produzioni. Centrale lavorare di filiera. VIDEOINTERVISTA

Olio Evo, Confagricoltura e Carapelli Firenze: accordo di filiera premia produttori e consumatori

 

 

 




Olio, Confagricoltura, Pantini (Nomisma): colmare il gap produttivo per preservare quota di mercato internazionale. VIDEOINTERVISTA

“A partire dall’ultima campana assistiamo ad una serie storica di riduzione della produzione in Italia a causa soprattutto dei cambiamenti climatici che di sicuro non agevolano questo prodotto. Di contro abbiamo un mercato mondiale che sta crescendo nel consumo di olio di oliva di cui l’Italia è il secondo esportatore. Dobbiamo cercare di colmare questo gap per evitare di aumentare le importazioni dall’estero e per preservare la quota di mercato internazionale”

Così ad AGRICOLAE Denis Pantini, responsabile agroalimentare Nomisma, in occasione dell’incontro sull’olio d’oliva organizzato a Roma da Confagricoltura e Carapelli.




Bio, Nomisma: made in Italy top della qualità per 4 consumatori scandinavi su 10

Danimarca e Svezia, ottavo e nono mercato al mondo per vendite di prodotti BIO, con un incremento rispettivamente del +183% e del +176% negli ultimi 10 anni ed un tasso di penetrazione del bio dell’87%, sono tra i mercati più promettenti per il bio Made in Italy – come confermato anche dal panel di imprese alimentari e vitivinicole italiane intervistate da Nomisma.

Questo quanto emerge dalla survey originale sui consumatori danesi e svedesi presentata oggi in occasione del quarto forum ITA.BIO, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio.

IL RUOLO DELL’EXPORT NEL BIO MADE IN ITALY

Molto positiva la performance dell’export agroalimentare bio: nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% (anno terminante a giugno) rispetto all’anno precedente.

Per altro, il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere Made in Italy, con un peso del 6% sull’export agroalimentare italiano totale nel 2022.

La gran parte delle esportazioni riguarda il food ma è rilevante anche il ruolo del vino.

Fonte: Nomisma per piattaforma ITA.BIO – www.ita.bio– ICE Agenzia e FederBio

I NUMERI CHIAVE DEL BIO IN SCANDINAVIA

Tutti i numeri del bio in Scandinavia sono positivi. La Danimarca è l’ottavo mercato al mondo per valore delle vendite di prodotti bio sul mercato interno con 2.240 milioni di euro e una quota di vendite bio sul totale della spesa alimentare pari a ben il 13% (quasi raddoppiata rispetto al 2010). Segue a pochissima distanza la Svezia – nono consumatore mondiale di prodotti bio – con un valore di 2.193 milioni di euro e un peso del bio che sfiora quasi il 9%. Per non parlare della spesa pro-capite per prodotti bio: 384 euro in Danimarca e 212 euro in Svezia che fanno sì che i due Paesi si collochino ai vertici della classifica mondiale, rispettivamente al secondo e quinto posto.

 

IL CONSUMATORE BIO IN SCANDINAVIA (DANIMARCA & SVEZIA)

I dati della consumer survey originale realizzata Nomisma confermano un forte interesse per il bio in Scandinavia: quasi 9 famiglie su 10 hanno consumato un prodotto alimentare o una bevanda a marchio biologico nel corso del 2022. Tra gli altri fattori che fanno della Scandinavia un mercato ad alto potenziale per il bio ci sono, da un lato, la quota di heavy user (il 40% delle famiglie acquista bio in ogni spesa o quasi) e, dall’altro, la centralità della caratteristica bio come driver di scelta, tanto che 1 consumatore su 5 dichiara di considerare il marchio bio come primo criterio di scelta quando acquista prodotti alimentari, quota che aumenta per alcune categorie di prodotti come ortofrutta fresca, olio extra-vergine di oliva, alimenti per bambini e formaggi.

Dalla survey di Nomisma risulta anche che la sostenibilità ambientale e sociale rappresenta la principale motivazione dei consumatori scandinavi alla base della scelta di prodotti biologici e coinvolge quasi ben la metà degli user. Gli ulteriori motivi che guidano gli acquisti di prodotti bio tra i consumatori di Svezia e Danimarca sono la sicurezza per la salute e le qualità e le proprietà nutrizionali differenti rispetto ai prodotti convenzionali.

Il marchio biologico non è l’unico attributo che conta nella scelta dei prodotti da mettere nel carrello e il consumatore richiede coerenza e sostenibilità a 360°. A conferma di ciò, ben il 28% degli user bio ritiene importante che la confezione sia eco-friendly o che il prodotto sia stato fatto rispettando l’ambiente (minori emissioni di CO2, zero sprechi, uso di energia rinnovabile ecc …).

 

“Supportare i protagonisti dell’agroalimentare biologico italiano è il primo obiettivo della piattaforma ITA.BIO dove Nomisma rappresenta la struttura di market intelligence in grado di monitorare dimensioni, trend e opportunità dei principali mercati internazionali” dichiara Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence Nomisma S.p.A. “Il forum di oggi è stato dedicato ai paesi scandinavi, mercati dove il bio italiano ha un’importante opportunità di sviluppo: la Danimarca è prima per quota di consumi bio sul totale (12%) con un consumo pro capite che sfiora i 400 euro, la sostenibilità è primo driver di scelta dei prodotti agroalimentari – precedendo l’interesse verso prezzo e convenienza, l’Italia è il primo paese a cui i consumatori riconoscono alta qualità delle produzioni alimentari – premesse che unite al supporto del desk dedicato attivato da ICE Agenzia e FederBio rappresentano formidabili opportunità per le imprese italiane.”

IL MADE IN ITALY BIO PER IL CONSUMATORE SCANDINAVO

Nel confronto internazionale, nel percepito dei consumatori danesi, l’Italia si posiziona al primo posto tra i Paesi che producono i prodotti bio di maggiore qualità: a pensarla così è il 38% degli user bio. Nel caso della Svezia, il nostro Paese si contende la leadership con la Danimarca: in tal caso la quota di user che indica l’Italia quando pensa ai prodotti bio di maggiore qualità è pari al 37%.

A ulteriore conferma dell’ottima reputazione del bio italiano, per ben 6 consumatori scandinavi su 10 i prodotti alimentari bio Made in Italy hanno una qualità superiore rispetto ai prodotti di altri Paesi mentre per 7 consumatori 10 il bio italiano ha un percepito maggiore anche sul fronte delle garanzie di tracciabilità e di metodi produttivi rispettosi dell’ambiente. Grazie a questa ottima percezione, i prodotti bio italiani trovano larga diffusione in Scandinavia: il 65% delle famiglia ha acquistato un prodotto alimentare Made in Italy a marchio biologico nel corso del 2022 e il 30% li ha acquistati almeno una volta a settimana.

Ma quali sono i prodotti più promettenti per il bio Made in Italy?

Olio extra vergine d’oliva, formaggi, conserve di pomodoro, salumi, formaggi e vino sono i prodotti italiani a marchio bio più acquistati dai consumatori scandinavi ma anche le categorie per i quali il consumatore è più interessato al binomio bio-Made in Italy.

IL RUOLO DEL VINO BIO

Dal rapporto presentato da Nomisma risulta anche che il vino è uno dei prodotti bio più diffusi sul mercato scandinavo. Se ci si focalizza sul mercato svedese – sulla base dei dati del Systembolaget, il monopolio svedese che gestisce le vendite di bevande alcoliche (vino incluso) – ben un quarto delle vendite di vino è costituito proprio da vini a marchio bio per un valore di 600 milioni di euro nell’ultima rilevazione. In tale scenario, l’Italia è leader assoluto con un peso sul totale delle vendite di vino bio del 42% sia a valore che a volume nel 2021; un successo da ricondurre in primis all’ottimo posizionamento di alcuni territori quali Veneto (grazie al Prosecco che rappresenta la denominazione a marchio bio più venduta in Svezia), Sicilia e Puglia.

«Il vino italiano gode di un’ottima reputazione sul mercato scandinavo e l’Italia figura al primo posto tra i Paesi che producono i vini di maggiore qualità. Tale forte apprezzamento nei confronti del vino Made in Italy trova riscontro anche con riferimento al biologico: ben il 38% degli wine user beve vino a marchio bio di origine italiana e il 20% lo fa con cadenza settimana. E le opportunità per le aziende vitivinicole italiane sono ancora ampie su tale importante mercato, al punto che quasi la metà  dei consumatori sarebbe interessato a provare un nuovo vino italiano a marchio bio mentre in un terzo dei casi sarebbe disposto a spendere un differenziale di prezzo superiore al 5% rispetto ad un vino italiano non bio” afferma Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Servizi e Retail Nomisma S.p.A.

IL POTENZIALE DEL MADE IN ITALY BIO

Nessun ostacolo per il binomio bio e Made in Italy neanche per il futuro: il 30% dei consumatori si dice interessato all’acquisto di un prodotto alimentare italiano a marchio bio, quota che sale al 46% in merito al vino.

Gli indecisi  sarebbero attratti, oltre che da promozioni e prezzi bassi, anche da brand famosi, da informazioni sul basso impatto ambientale e dalla presenza di confezioni eco-sostenibili.

Più della metà degli attuali non user vino, infatti, non ha ancora mai provato il bio italiano perché non lo trova in assortimento mentre in 1 caso su 5 non ne conosce ancora le caratteristiche distintive. Le stesse motivazioni del mancato acquisto riguardano anche i prodotti alimentari: il 26% di chi non consuma food bio Made in Italy dichiara di non conoscerne le caratteristiche distintive e, in 1 caso su 10, non li trova nei punti vendita abituali.

 

“Negli ultimi 10 anni, le esportazioni di biologico Made in Italy sono letteralmente esplose (+ 181%), facendo diventare l’Italia il principale esportatore di alimenti bio a livello internazionale dopo gli USA. I Paesi Scandinavi sono mercati dove la richiesta di prodotti biologici Made in Italy è in crescita, prodotti che uniscono attenzione alla sostenibilità con la qualità elevata delle produzioni agroalimentari italiane e incorporano valori culturali, sociali e ambientali riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo. La piattaforma ITA.BIO, nata dalla collaborazione fra l’Agenzia ICE e FederBio con il supporto del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, intende supportare le imprese anzitutto fornendo informazioni e conoscenza dei mercati indispensabili per potervi operare e mettendo a disposizione una piattaforma integrata di iniziative promozionali. Anche attraverso questa iniziativa FederBio conferma il proprio impegno per supportare lo sviluppo del settore biologico italiano e la sua internazionalizzazione” dichiara Paolo Carnemolla, Segretario Generale di FederBio.

“In Scandinavia l’attenzione ai prodotti biologici è molto elevata e le vendite di prodotti bio superano il valore di 2 milioni di euro sia in Svezia che in Danimarca. L’export italiano nel settore è in costante crescita negli ultimi anni ed ha superato i 3 miliardi di euro nel 2022; i nostri prodotti biologici godono di un’ottima reputazione sul mercato scandinavo e di quote di mercato rilevanti, sia nel settore agroalimentare che in quello del vino. Il Focus Nomisma Svezia/Danimarca rappresenta un’ottima occasione per illustrare trend e dinamiche del settore, al fine di approfondire la conoscenza dei due mercati ed evidenziarne le opportunità commerciali. L’ufficio ICE di Stoccolma può sostenere nel modo più efficace le imprese italiane nel cogliere al meglio tali opportunità e rafforzare la loro presenza sul mercato scandinavo, con la propria offerta di servizi personalizzati ed attività promozionali dedicate” dichiara Andrea Mattiello, direttore dell’ufficio ICE di Stoccolma.