Lavoro, Istat: In IV trimestre 2020 occupazione al 58,2%. Disoccupazione al 9,2%. Aumentano inattivi. Pesa ancora Pandemia
Nel quarto trimestre 2020 le dinamiche del mercato del lavoro sono ancora influenzate dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. L’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra una diminuzione di -1,5% rispetto al trimestre precedente e di -7,5% rispetto al quarto trimestre 2019; il Pil subisce una contrazione del -1,9% e del -6,6%, rispettivamente. Il numero di occupati cresce di 54 mila unità (+0,2%) rispetto al trimestre precedente, per effetto dell’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato – in termini assoluti superiore al calo di quelli a termine – e della lieve crescita degli indipendenti. Contestualmente, si registra una riduzione del numero di disoccupati (-122 mila) più consistente di quella degli inattivi di 15-64 anni (-10 mila). Lo comunica Istat.
In termini tendenziali, l’occupazione è ancora in calo (-414 mila unità, -1,8% rispetto al quarto trimestre 2019), nonostante i dipendenti a tempo indeterminato aumentino di 98 mila unità (+0,7%); a diminuire sono soprattutto i dipendenti a termine (-383 mila, -12,3%), ma continuano a calare anche gli indipendenti (-129 mila, -2,4%). La riduzione interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, tra i quali l’incidenza del part time involontario raggiunge il 65,2% (+1,3 punti). Diminuiscono i disoccupati (-172 mila, -6,7% rispetto al quarto trimestre 2019), sia in cerca di prima occupazione sia con precedenti esperienze di lavoro, e si intensifica l’aumento del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+403 mila, +3,1% in un anno). Il tasso di occupazione, pari al 58,2%, cresce in termini congiunturali (+0,3 punti rispetto al terzo trimestre 2020), ma è ancora inferiore di -0,8 punti a quello del quarto trimestre 2019. Il tasso di disoccupazione diminuisce, in termini congiunturali e tendenziali, mentre quello di inattività – tra le persone con 15-64 anni – aumenta soprattutto nel confronto con il quarto trimestre 2019.
Dal lato delle imprese, l’adozione di nuove misure di restrizione dell’attività economica nel quarto trimestre 2020 ha rallentato il recupero dell’input di lavoro che aveva caratterizzato il trimestre precedente: la crescita congiunturale per le posizioni lavorative dipendenti si ferma a +0,3%, sia per la componente a tempo pieno, sia per quella a tempo parziale. Il numero di posizioni dipendenti è ancora inferiore dell’1,7% a quello del quarto trimestre 2019, soprattutto per la componente a tempo parziale (-3,4%). La contrazione delle ore lavorate per dipendente, che diminuiscono del -2,9% su base congiunturale, è più marcata su base tendenziale (-7,4%). Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, che si attesta su 92,5 ore di Cig ogni mille ore lavorate, e il tasso dei posti vacanti diminuisce di 0,1 punti percentuali su base congiunturale e di 0,3 su base annua. Il costo del lavoro per unità di lavoro diminuisce dello 0,6% in termini congiunturali, per effetto di un lieve aumento delle retribuzioni (+0,5%) e di un sostenuto calo degli oneri sociali (-3,5%). In termini tendenziali il costo del lavoro continua a registrare una lieve crescita (+0,5%), dovuta a un aumento dell’1,5% della componente retributiva – la contrazione dell’ammontare delle retribuzioni è meno marcata di quella dell’input di lavoro – e a una riduzione del 2,3% degli oneri; quest’ultimo calo è riconducibile all’adozione delle misure varate nella seconda metà dell’anno 2020, relative all’esonero dal versamento dei contributi.
La media 2020 è la sintesi delle dinamiche trimestrali del mercato del lavoro, fortemente e diversamente influenzate dalla pandemia: alla crescita tendenziale dell’occupazione nel primo trimestre, segue il consistente calo del secondo trimestre che è proseguito, seppur a ritmi meno sostenuti, anche nel terzo e nel quarto trimestre 2020. In media annua si osserva un calo dell’occupazione senza precedenti (-456 mila, -2,0%), associato alla diminuzione della disoccupazione e alla forte crescita del numero di inattivi. Inoltre, la diminuzione delle posizioni dipendenti (-1,7%) e del monte ore lavorate (-13,6%), così come l’aumento del ricorso alla Cig (+139,4 ore ogni mille lavorate), sono più marcati nel comparto dei servizi rispetto a quello dell’industria.
Nel quarto trimestre 2020, l’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) risulta in calo rispetto sia al trimestre precedente (-1,5%) sia allo stesso trimestre del 2019 (-7,5%).
Il numero degli occupati, stimati dalla Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, è pari a 22 milioni 889 mila persone; per il secondo trimestre consecutivo prosegue, a ritmi meno sostenuti, la crescita occupazionale (+54 mila, +0,2% rispetto al terzo trimestre 2020), dopo il calo nei primi due trimestri dell’anno. L’aumento riguarda i dipendenti permanenti (+89 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+7 mila, +0,1%) mentre il numero dei dipendenti a termine continua a diminuire (-41 mila, -1,6%).
Il tasso di occupazione si porta al 58,2%, in aumento di 0,3 punti rispetto al trimestre precedente, per effetto di un calo nel Nord (-0,1 punti) più che compensato dalla crescita nel Centro (+0,7 punti) e nel Mezzogiorno (+0,5 punti). Il tasso di disoccupazione, dopo la crescita del terzo trimestre, torna a diminuire portandosi al 9,2% (-0,5 punti rispetto al terzo trimestre 2020) e il tasso di inattività sale al 35,8% (+0,1 punti).
Nelle imprese dell’industria e dei servizi prosegue, seppur più debolmente, la crescita delle posizioni lavorative dipendenti, che registrano un aumento di 0,3% su base congiunturale, sia per la componente a tempo pieno sia per quella a tempo parziale. Ciononostante, si continua a registrare un sostenuto calo su base annua, pari all’1,7%, soprattutto tra i dipendenti a tempo parziale che diminuiscono del 3,4% (la diminuzione si ferma all’-1% tra i dipendenti a tempo pieno). Il monte ore lavorate e le ore lavorate per posizione dipendente mostrano una contrazione più contenuta su base congiunturale (-2,2% e -2,9% rispettivamente nel confronto con il trimestre precedente) e più marcata su base tendenziale (-8,7% e -7,4% rispettivamente nel confronto con il quarto trimestre 2019). Coerentemente, le ore di cassa integrazione (Cig) mostrano una lieve accelerazione: la differenza con le ore di Cig del quarto trimestre 2019 sale a 85, a fronte di un valore pari a 80 nel trimestre precedente.
Infine, le posizioni in somministrazione confermano il segnale di crescita registrato nel trimestre precedente, con un aumento in termini congiunturali pari +7,8% e in termini tendenziali a +1,7%.
L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) diminuisce in termini congiunturali dello 0,6%, sintesi di un lieve aumento delle retribuzioni (+0,5%) e di un deciso calo degli oneri sociali (-3,5%). In termini tendenziali il costo del lavoro aumenta dello 0,5%, risultato di una crescita delle retribuzioni (+1,5%) e di una caduta degli oneri (-2,3%).
Il tasso di posti vacanti, pari all’1,0%, torna a calare (-0,1 punti percentuali rispetto al terzo 2020), dopo due trimestri di crescita; continua il calo tendenziale, che si attesta a -0,3 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2019.
Tra le persone in cerca di occupazione diminuisce il numero medio di azioni di ricerca di lavoro: il calo più forte si registra tra chi dichiara di essersi rivolto a un centro pubblico per l’impiego (15,3%, -7,5 punti) e diminuisce anche la quota di chi si rivolge a parenti, amici e conoscenti (79,0%, -3,2 punti), che tuttavia rimane la pratica più diffusa; in aumento soltanto la quota di chi cerca lavoro tramite internet (62,2%, +2,8 punti).
Per il quarto trimestre consecutivo, a un ritmo più accentuato rispetto al trimestre precedente, cresce il numero di inattivi di 15-64 anni (+403 mila, +3,1% in un anno), insieme al corrispondente tasso (+1,2 punti -). Aumentano sia le forze di lavoro potenziali, componente più vicina al mercato del lavoro, sia il numero di coloro che non cercano e non sono subito disponibili a lavorare.
I dati di flusso – a un anno di distanza – mostrano un aumento delle transizioni dalla disoccupazione all’inattività (+9,0 punti; +5,7 punti verso le forze di lavoro potenziali e +3,3 punti verso quanti non cercano e non disponibili). Le transizioni in uscita dall’occupazione sono più verso l’inattività (+0,7 punti) che verso la disoccupazione (+0,2 punti).
L’aumento tendenziale dell’inattività è legato ai motivi familiari (+85 mila, +2,9%), a quelli di studio (+68 mila, +1,6%) e, soprattutto, agli altri motivi (+300 mila, +19,3%), tra i quali prevale la mancata ricerca di lavoro per problemi legati all’emergenza sanitaria (“tutto fermo”, “nessuno assume causa covid”, “timore del contagio”, “aspetta che si attenui la pandemia”, ecc.).
Torna ad aumentare anche il numero degli scoraggiati (+85 mila, +6,4% in un anno), ossia di coloro che dichiarano di non cercare un lavoro perché ritengono di non trovarlo, soprattutto tra i 15-34enni, nel Centro-nord e tra gli stranieri.