LA POLITICA AL VINITALY: INVASIONE DI CAMPO. SI PARLA PIU’ DI DI MAIO E SALVINI CHE DI …VINI. MA NULLA SU COMITATO VINO E OCM

Le beghe di palazzo invadono il Vinitaly. La politica irrompe a Verona e ruba la scena a quello che avrebbe dovuto essere il protagonista assoluto dell’ormai classica vetrina internazionale della vitivinicoltura. Insomma si parla più di Di Maio e Salvini che di… vini. Accanto ai giornalisti specializzati è piombata in fiera un’orda di giornalisti politici, richiamati da un possibile siparietto sulla crisi di governo e le prospettive di breve termine. Inevitabile, si dirà, che la politica si ritagli i suoi spazi all’interno di una manifestazione di questa portata che muove grandi interessi economici e che rappresenta un fiore all’occhiello per il lavoro, l’imprenditoria e la fantasia dell’Italia che produce. In realtà ci si sarebbe potuti aspettare una specie di do ut des. Ma la politica con la mano destra prende e presenta una mano sinistra completamente vuota. In pratica cioè cannibalizza la manifestazione veronese senza dare niente in cambio. Infatti, tranne forse alcuni decreti attuativi relativi al Testo unico del Vino attesi già nella passata edizione, (11 sono già in Gazzetta ufficiale, uno è in arrivo, 4 sono in Conferenza Stato Regioni e 7 sono sospesi in attesa delle regole europee) la politica non è riuscita a portare a Verona la soluzione di alcune questioni di fondo chieste a gran voce dalla filiera tutta: come il Comitato Italiano Vino e l’Ocm vino. Anzi: questa invasione di campo rischia di mortificare la visibilità di tanti prodotti e di tanti produttori che – naturalmente e legittimamente – speravano di sfruttare Vinitaly come occasione di promozione di business. E tutto questo non fa bene alla politica. E non aiuta il vino.