Food, multinazionali alla conquista dell’energia che muove l’uomo: le Kcal. Prima Ogm, poi semi e cibo sintetico. Ora puntano alle Tea: pronti 180 brevetti

Un grammo di petrolio ha un potere calorifico di 10 kcal, l’unità di misura per calcolare l’energia che consente all’uomo di muoversi, produrre, lavorare e vivere. Un grammo di pane ha 2,7 kcal mentre un grammo di carne rossa ne ha 1,36. Se il mercato dell’Energia che muove le macchine e le industrie è oggetto di potenti lobby da quando è stato inventato il motore a scoppio, l’energia che muove l’essere umano non è da meno. Dalle chilocalorie dipende la stabilità economica e sociale dei Paesi. E le dinamiche geopolitiche del Pianeta.

Prima ci hanno provato con gli Ogm, ora con la carne sintetica. Passando per i semi. In poche parole: chi detiene il potere di gestire le chilocalorie – l’energia che muove l’uomo – possiede il mondo. Tutto il resto inteso come qualità, benessere alimentare e piacere, è un lusso. Sempre di più destinato a pochi.

Dietro la sfida di fornire alimentazione ad una popolazione mondiale in costante crescita si nasconde il pericolo di rendere appannaggio delle grandi multinazionali l’approvvigionamento di cibo, sottraendo di fatto la sovranità alimentare alle nazioni e demandando ai big dell’industria agroalimentare il compito di produrre cibo. Il tutto a danno degli agricoltori e specialmente delle piccole e medio imprese agricole che costituiscono il reticolo, non solo italiano ma mondiale, della filiera agroalimentare e garanti della sostenibilità economica e sociale dei territori.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura stima che il 75% della diversità delle colture sia scomparso tra il 1900 e il 2000 (FAO, Commission on genetic resources for food and agriculture assessment, The state of the world’s biodiversity for food and Agriculture, Rome 2019).

Ma il tentativo delle multinazionali di controllare la filiera agroalimentare non è recente. A partire dagli anni’90 si è assistito alla privatizzazione del mercato dei semi mediante brevetti che sempre più ha stretto il cappio attorno il collo degli agricoltori, costringendo in tal modo le imprese a dover passare attraverso i big dell’industria per poter coltivare. Così assisitiamo oggi ad un reale oligopolio da parte di poche multinazionali che tramite brevetti controllano il seme da coltivare, oltre a produrre i fertilizzanti necessari alla loro crescita. Il tutto a danno non solo delle pmi agricole, specie del sud del mondo, ma anche della biodiversità, andando in tal modo a perdere varietà. Sullo sfondo la libertà d’impresa e la perdita di sovranità alimentare. Sono in tal modo poche aziende a controllare il mercato sementiero mondiale e a decidere cosa coltivare. 

Ma quali sono queste aziende che controllano circa il 60% del mercato globale sementiero? la tedesca Bayer (che ha inglobato Monsanto), la statunitense Monsanto Agriscience, la cinese Syngenta group, le tedesche Basf e Kws, e la francese Limagrain. Le stesse che controllano circa il 70% del mercato di pesticidi e fitofarmaci.

Scriveva così Oxfam in un suo report:

“Con l’approvazione delle mega fusioni tra Dow e DuPont Pioneer, ChemChina e Syngenta, e Bayer e Monsanto , solo tre multinazionali controllano il 60% del mercato globale delle sementi e il 71% del mercato agrochimico.Ciò lascia il mondo con solo poche aziende sementiere e agrochimiche a decidere quali colture saranno allevate e coltivate per quali ambienti e sistemi agricoli. Oxfam teme che il numero crescente e la portata dei brevetti su piante, parti di piante e sequenze di DNA possano minacciare la sicurezza alimentare e nutrizionale bloccando la libera disponibilità di questi materiali per ulteriori colture e reimpianti.”

Qui il report Oxfam tradotto in italiano: 

Report Oxfam

Degli stessi pericoli avvertivano anni addietro anche le Nazioni Unite in un rapporto su diritto al cibo e semi, mettendo in guardia sui rischi derivanti dai brevetti sul sistema delle sementi e dal monopolio delle industrie. Rischi che, denunciano le Nazioni Unite, vanno dalla perdita di agrobiodiversità all’indebitamento e perdita di reddito degli agricoltori, oltre all’obbligo da parte degli Stati di garantire l’accesso al cibo e assicurare lo sviluppo di sementi non commerciali.

Qui il report delle Nazioni Unite tradotto in italiano: 

Nazioni Unite, diritto al cibo

 

Semi e Ogm, il tentativo delle multinazionali

 

Altrettanto importante è notare come queste stesse aziende mettano in commercio fertilizzanti e pesticidi necessari per garantire la resa dei semi che producono, vincolando in tal modo gli agricoltori così da renderli dipendenti ai prodotti delle multinazionali, col rischio in caso contrario di perdere il raccolto o addirittura con l’impossibilità di coltivare. 

Obiettivo delle multinazionali è sempre di più quello di “impossessarsi” dei beni primari che alimentano i popoli. Prima con gli Ogm ora con il cibo artificiale prodotto dai privati.

Il vero rischio degli organismi geneticamente modificati era infatti – al di la della sicurezza sulla salute umana per la quale è stato applicato il cosiddetto principio di precauzione senza avere di fatto alcun dato certo – era quello di mettere nelle mani di pochi il potere di produrre cibo per tanti.

Le politiche intraprese all’epoca dei Big del settore erano tese infatti a vincolare senza soluzione di continuità, l’agricoltore che coltivava – almeno una volta – il seme Ogm.

Con una serie di contratti progettati per far si che l’agricoltore diventasse dipendente a tutti gli effetti da chi produceva il seme Ogm e i fertilizzanti e i fitosanitari necessari per farli crescere. Tanto da mettere a punto contratti ad hoc sfalsati di alcuni mesi. Così che – anche nel caso in cui l’agricoltore avesse voluto interrompere la coltivazione Ogm o anche solo passare a un altro operatore del segmento, avrebbe perso una stagione di colture.

 

Dunque un mercato globale in mano a poche grandi aziende del settore agrochimico e agroindustriale che -operando spesso tramite fusioni e detenendo i brevetti- realizzano un effettivo oligopolio, il quale mette a rischio la stessa sovranità alimentare delle nazioni. Un mercato a cui guardano con interesse anche i big dell’High Tech, che sempre più sono legati al settore agroalimentare come dimostrano gli investimenti su agricoltura, zootecnia, cibo sintetico.

“Le più grandi aziende agrochimiche e sementiere del mondo hanno rafforzato il loro controllo sul mercato attraverso consolidamenti e mega fusioni. Ora stanno investendo febbrilmente in tecnologie high-tech e digitali per espandere ulteriormente il loro già solido oligopolio. Ecco perché le più grandi società di dati del mondo – Apple, Alibaba, Amazon, IBM, Google, Baidu e Microsoft, tra le altre – sono ora strettamente legate alla produzione alimentare industriale.

Così avverte il report “Foodbarons 2022” pubblicato da Etc Group, un collettivo internazionale di ricerca impegnato nella difesa dei sistemi agroalimentari.

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Cibo sintetico e multinazionali

In tale ottica si legge l’obiettivo delle grandi corporation dell’High Tech e dell’agroindustria di allungare la mano sul mercato del cibo sintetico che garantirebbe di assestare un colpo forse fatale al settore della zootecnia e dell’agricoltura tradizionale, concentrando nelle mani di pochi la produzione di cibo. Previsioni che già oggi sono realtà con le grandi aziende zootecniche e i big label dell’industria alimentare che controllano anche il mercato delle alternative della carne, dal sintetico alle varianti vegetali. 

Società come Cargill e JBS, la più grande azienda di lavorazione della carne al mondo, non solo hanno investito in tali mercati, ma hanno rilevato società più piccole, in quello che va dunque definendosi come un monopolio sul fronte zootecnico e non solo. Queste stesse aziende, inoltre, sono le stesse che si stanno unendo ad altri giganti alimentari che già controllano circa l’80% del mercato alternativo alla carne, tra cui Kellogg’s, che possiede il marchio MorningStar Farms, e Conagra, che possiede Gardein.

Secondo un rapporto di IPES-Food (gruppo internazionale di esperti e scienziati sui sistemi alimentari sostenibili, tra cui un vincitore del World Food Prize e copresieduto da Olivier De Schutter, attuale Relatore speciale delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani) il settore zootecnico rappresenta oggi il 40-50% del PIL agricolo mondiale ed è sempre più caratterizzato da vaste aziende multinazionali con un’enorme quota di mercato e potere politico. Nel 2014, le prime 10 aziende di lavorazione della carne del mondo controllavano il 75% della macellazione della carne bovina, il 70% della macellazione della carne di maiale e il 53% della macellazione del pollo. 

Fake meat, 80% controllata da multinazionali e big della carne. Prezzo modifica scelte consumatori e in Paesi Bassi quella ‘finta’ costa meno. Chi decide e’ in piattaforma di affari Wbcsd

Il caso Tea e multinazionali

Emergerebbe inoltre – secondo un report del Centro Internazionale Crocevia – che Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta avrebbero già richiesto e depositato  139 brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante, per acquisire la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni e rivenderle agli agricoltori.

Le stesse multinazionali avrebbero creato nel marzo 2023-scrive nel suo report il Centro Internazionale Crocevia-  l’Agricultural Crop Licensing Platform (ACLP), una piattaforma di licenza che permetterà di gestire l’offerta di processi e prodotti NGT in regime di oligopolio. Tra i membri fondatori della piattaforma, anche Limagrain, KWS, BNA, HZPC ed Elsoms Ackermann Barley. Insieme, queste imprese contano un totale 180 brevetti depositati sulle NGT.




Ogm, Commissione Ue autorizza e rinnova gli Ogm per alimenti e mangimi animali

Oggi la Commissione europea ha autorizzato l’uso di un mais geneticamente modificato e ha rinnovato l’autorizzazione di due colza geneticamente modificate, come alimento e mangime per animali. Queste autorizzazioni seguono le procedure di sicurezza alimentare complete e rigorose dell’UE, che garantiscono un elevato livello di protezione della salute umana, animale e ambientale. Si basano su una valutazione scientifica favorevole da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha concluso che queste colture sono sicure quanto le loro controparti convenzionali . La Commissione aveva l’obbligo giuridico di prendere una decisione su queste colture, poiché gli Stati membri non hanno raggiunto una maggioranza qualificata (a favore o contro l’autorizzazione) nel comitato permanente e nel successivo comitato di ricorso.

Le decisioni della Commissione Ue non consentono la coltivazione di queste colture nell’UE, ma solo la loro importazione nell’UE da paesi terzi, esclusivamente per l’uso come alimenti e mangimi per animali. Le autorizzazioni sono valide per 10 anni e qualsiasi prodotto ottenuto sulla base di queste colture sarà soggetto alle rigide norme dell’UE in materia di etichettatura e tracciabilità .




Food&Science Festival, a Mantova scienza e innovazione. VIDEOINTERVISTE di ROLFI, GIANSANTI, VACONDIO, CATTANEO

Scienza e innovazione, queste le parole d’ordine alla sesta edizione del Food&Science Festival che si tiene a Mantova da venerdì a domenica. Una tre giorni dedicata alla divulgazione scientifica nelle piazze e nelle vie della città con incontri, laboratori, visite guidate presentazioni ma anche degustazioni, mostre e spettacoli.

Attorno al tema Riflessi si alterneranno gli appuntamenti con accademici, divulgatori, ricercatori, esponenti istituzionali e professionisti di settore tra cui la consulente scientifica dell’Istituto norvegese per la ricerca sulla natura Anne Sverdrup-Thygeson, il cuoco tre stelle Michelin Niko Romito, le ricercatrici Alessandra Scognamiglio e Maria Rosa Antognazza, divulgatori scientifici come Dario Bressanini e molti altri ancora. Come da tradizione, l’inaugurazione si svolgerà dalle 17 al Teatro Scientifico Bibiena il Festival: tra i momenti e gli ospiti che si alterneranno sul palco, la consegna del premio Agricoltura mantovana alla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo.

Tra gli interventi, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, l’assessore all’Agricoltura e Sistemi verdi della regione Lombardia Fabio Rolfi, il già presidente di Federalimentare Ivano Vacondio e la senatrice a vita Elena Cattaneo che ricorda come l’Italia sia indietro sugli Ogm e come sia sbagliato equiparare il biologico con il biodinamico.

Food&Science Festival, Giansanti: Prioritario investire in scienza e ricerca. Agricoltura acquisti energia al prezzo più basso per aiutare imprese e consumatori. VIDEOINTERVISTA

Food&Science Festival, Cattaneo: Politica ostacola innovazione, rimasti indietro su Ogm. Inguardabile equiparazione biologico con biodinamico. VIDEOINTERVISTA

Food and Science Festival, Rolfi: innovazione e ricerca strade per arrivare all’obiettivo di sostenibilità VIDEOINTERVISTA

Food and Science Festival, Vacondio (Federalimentare): Per Italia vero e proprio tsunami causato dalla logistica VIDEOINTERVISTA

 




Made in Italy, a 3 giorni da sentenza Tar Syngenta chiedeva appuntamento a Mipaaf e Mise tramite ambasciata Svizzera. Poi attaccava il Bio. Ambasciata: svolto nostro compito

Syngenta aggiusta il tiro dopo l’intervista di Erik Fyrwald alla testata svizzera Neue Zurcher Zeitung in cui diceva che “di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale, aggravata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica per ottenere rese produttive maggiori” e parla ora di ‘agricoltura rigenerativa’ e di “elevati standard qualitativi”.

Prima i semi, poi il biologico. In un ottica di economia globale e di tenuta sociale dei Paesi, acquistano sempre maggiore importanza la disponibilità e la gestione delle materie prime agricole. E le multinazionali, se prima puntavano agli Ogm di cui avrebbero detenuto i brevetti esclusivi (i semi ogm richiedevano fertilizzanti e fitosanitari ad hoc forniti dalla stessa azienda con una tempistica che di fatto avrebbe vincolato il produttore ad esserne dipendente), ora puntano direttamente ai semi. E il biologico? potrebbe rappresentare un rischio nell’ottica dell’economia delle multinazionali della chimica.

Il gigante della chimica Syngenta – da quanto apprende AGRICOLAE – ha chiesto un incontro lo scorso 12 aprile con il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e con il Dirigente dell’Ufficio di Gabinetto con funzioni di Vice Capo di Gabinetto Simone Vellucci, braccio destro del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (che in Cdm si era espresso a favore della Golden Power) attraverso l’azione diplomatica dell’ambasciatore della Svizzera in Italia Monika Schmutz, a Roma.

Un incontro che è stato chiesto dall’Ambasciata Svizzera pochi giorni prima della sentenza del Tar in merito al ricorso di Syngenta sull’utilizzo da parte dell’Italia dello strumento della Golden Power per quanto riguarda l’acquisto da parte della multinazionale Cino-Svizzera di Verisem. Il Tar ha emesso il 15 aprile infatti le due sentenze che, nel respingere i ricorsi proposti da Psp Verisem Luxemburg Holding e Syngenta Crop Protection, hanno confermato la legittimita’ del Dpcm con il quale nell’ottobre 2021 il Governo italiano si e’ opposto alla cessione, usando per la prima volta nell’alimentare Made in Italy il potere di blocco della Golden Power.

Ma un altro tema caro a Syngenta è quello del biologico. In una recente intervista infatti il Ceo Syngenta Erik Fyrwald (andato assieme all’ambasciatore al Mipaaf e al Mise), aveva precisato come “di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica”. Affermazione arrivata a circa due mesi dall’approvazione della legge nazionale sul Biologico che ha traccheggiato tra una Camera e l’altra del Parlamento circa 13 anni e che non è piaciuta a molte organizzazioni agricole e del Bio italiane.

AGRICOLAE ha chiesto all’ambasciata svizzera in Italia “per sapere se nell’incontro avuto tra Syngenta, l’ambasciatore svizzero in Italia e il ministro delle Politiche agricole che si è svolto presso il Mipaaf lo scorso 12 aprile alle ore 15.30, si è parlato di agricoltura biologica oppure del caso Verisem/Golden Power”. E’ stato inoltre chiesto all’ambasciata “perché l’ambasciatore ha fatto da tramite tra la multinazionale e le istituzioni italiane preposte al tema”.

L’Ambasciata svizzera in Italia ha risposto che è tutto normale: “La facilitazione di contatti tra aziende nazionali e autorità del paese ospitante rientra nei compiti abituali di un’ambasciata. L’Ambasciata di Svizzera in Italia non fa eccezione”, spiegano.

Era già stato scritto:

Governo si avvale della Golden Power: ecco decreto firmato da Draghi e Patuanelli. Stop ad acquisizione Syngenta cinese di Verisem

D’altronde la questione Bio, nonostante la legge si sia chiusa nel suo iter parlamentare, tra le organizzazioni sembra esser rimasta aperta. Nei giorni scorsi l’organizzazione di riferimento della Cia-Confederazione italiana agricoltori, aveva attaccato in una nota proprio Syngenta e Frescobaldi. Ma a stretto giro sono arrivate le scuse da parte del presidente uscente della Cia Dino Scanavino, che già in passato si era espresso in modo contrastante sul biologico.

Syngenta. Anabio-Cia contro il no dei colossi al biologico: retaggio d’altri tempi. Fermo disappunto anche per dichiarazioni Lamberto Frescobaldi (Uiv)

Cia: scuse a Frescobaldi (Uiv) e Syngenta per dichiarazioni Anabio su biologico 




Genome editing, Patuanelli: ora quadro Ue perché fondamentali per garantire produzione cibo quantita e qualità, superare ogm. VIDEOINTERVISTA

 

“Oggi il tema è quello del costo dell’energia e delle materie prime, con il loro impatto sulle filiere produttive ed in particolare sull’agro alimentare. Dobbiamo diversificare le fonti, sia energetiche che delle materie, comprese questo quelle alimentari. Dobbiamo diversificare le fonti di approvvigionamento delle materie prime alimentari come quelle dell’energia e affrontare questa fase tutti insieme, i paesi europei devono avere la capacità di mettere a disposizione gli stock alimentari presenti, penso per il grano la Francia, la Germania, l’Ungheria, serve uno sforzo per guardare a questo momento senza egoismo”.

Così Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole, a margine dell’evento “L’innovazione creativa al servizio della ripresa economica”, organizzata al Senato dal Gruppo Movimento Cinque Stelle.

“Il tema della ricerca e sviluppo in particolare sul genoma editing è fondamentale per garantire la capacità produttiva con specie che siano resistenti ai cambiamenti climatici per coltivazioni in ambienti estremi, con maggiore capacità di rispondere alle fitopatologie”, spiega poi alla domanda di AGRICOLAE. “Dunque è necessaria una cornice europea, è necessario fare capire che non stiamo tornando agli OGM. Le tecniche di potenziamento genomico sono fondamentali per produrre cibo in quantità e di qualità, consumando meno input ambientali”.




Pac, da Bruxelles nessuna deroga ma pronta a critiche su ecoschemi. Quella Nuova appare già vecchia a fronte contesto economico. Se secondo Usa e Wageningen metteva a rischio economia mondiale già prima del Covid e della guerra, ora sembra una missione anacronistica

In attesa dell’ok della Pac da parte della Commissione europea, si riaccende un dibattito che deve tener conto dei nuovi scenari geopolitici derivanti dalla guerra in Ucraina che rischiano di far apparire la Nuova Politica agricola comune già vecchia e obsoleta a fronte di esigenze che sono – in alcuni casi – radicalmente cambiati come sono cambiate alcune priorità. C’è anche chi propone vincoli meno stretti su fitosanitari e uso di Ogm.

Ma dalle prime indiscrezioni che AGRICOLAE ha raccolto a Bruxelles, sembra che la Commissione UE, nello svolgere un’operato attento, scrupoloso e rigoroso, non sia però disposta a tollerare deroghe ai principi che sono alla base della ultima riforma PAC.

Chi credeva che il processo di approvazione del piano strategico della PAC presentato dall’Italia lo scorso 31 dicembre fosse un semplice atto formale dovrà quindi forse ricredersi.

La politica agricola conosciuta per 6 decenni, dagli inizi degli anni Sessanta ad oggi non c’è più. E’ solo un ricordo. La tutela del reddito degli agricoltori, la competitività e la produttività del settore sono finalità scivolate in secondo piano. Oggi, il centro della scena è occupato dalla transizione ecologica, dalla sostenibilità ambientale, dalla condizionalità sociale, sottovalutando l’esigenza di avere un settore agricolo forte, efficiente, competitivo.

Per quanto riguarda le osservazioni che, a quanto pare, i servizi comunitari si accingerebbero a formulare all’Italia, secondo quanto appreso da AGRICOLAE sembrerebbero puntare su tre elementi.

  1. Innanzitutto, la revisione del regime ecologico. Le proposte italiane presenterebbero alcuni elementi di debolezza e di ambiguità che andrebbero sanate. Apportando eventuali modifiche agli ecoschemi. In realtà, su questo capitolo della nuova PAC sono state numerose e reiterate le lamentele da parte degli operatori economici e degli organismi di rappresentanza della filiera, comprese le organizzazioni ecologiste.
  2. Poi c’è la questione della trasparenza, della accuratezza e del dialogo strutturato da mettere in atto nel processo di programmazione nazionale. Pare che la Commissione UE non sia disposta a tollerare carenze in materia ed è pronta ad accogliere le e dare seguito alle segnalazioni che dovessero arrivare dai portatori di interesse.  
  3. Infine, ci sono aspetti di equilibrio più generali che riguardano la coerenza degli interventi programmati con le esigenze; le indicazioni su come si intendono perseguire gli obiettivi del Green deal europeo; l’identificazione dei risultarti da raggiungere ed il collegamento con gli interventi selezionati.

Il 31 marzo, la Commissione europea trasmetterà al Mipaaf la lettera di osservazioni che sarà resa pubblica, in modo da favorire un dibattito aperto e alla luce del sole.

D’altronde se già appariva a rischio, con la Nuova Pac, l’approvvigionamento alimentare in un epoca Pre Covid e Pre Guerra in Ucraina (come dimostra lo studio del Dipartimento per le Politiche agricole degli Stati Uniti), la situazione adesso rischia di apparire ‘impossibile’.

Pac e Farm to Fork, USA: effetto domino apocalittico. Il Mondo cambierà e perderà sicurezza alimentare e benessere. Ue piu povera ma prezzi aumenteranno. Il documento

Come anche era apparso chiaro nello studio Wageningen, ancora prima delle impennate dei prezzi del caro energia e della crisi del grano:

Farm to Fork e Green, ecco lo studio WAGENINGEN: reddito agricolo e qualità calano. Addio export Ue, aumenta import. Bio non sostenibile

Pac troppo ‘green’ va in violazione del Trattato Ue: reddito agricoltori, stabilizzazione mercati e cibo per tutti

 

Per saperne di più:

Ucraina, Spagna ha chiesto a Ue allentamento “temporaneo ed eccezionale” dei requisiti prodotti fitosanitari o OGM e riadattamento Pac

Ucraina, ecco i punti chiesti da Coldiretti a Patuanelli: rivedere Pac, ridurre Iva su cibo, superare Ogm riconoscendo Genome editing e rinegoziare debiti aziende tramite Ismea. Ue non perda i suoi standard qualitativi e punti su autosufficienza

Ucraina, Agrinsieme chiede a Patuanelli: agire compatti per tutelare il potenziale produttivo. Pieno utilizzo superfici agricole coltivabili e ripensare ad alcune scelte europee

Ucraina, Patuanelli: ora debito comune europeo, risposta a shock economico deve essere condivisa




Guerra sul (al) Biologico, dopo 13 anni di limbo, legge di nuovo in bilico. Stavolta per biodinamico. Che lascia dubbi su garanzie import

E’ guerra sul (o al) biologico. E dopo 13 anni di passione parlamentare in cui la legge – all’epoca a prima firma Massimo Fiorio alla Camera e Paolo De Castro al Senato – è rimasta nel limbo, rischia per un pugno di aziende biodinamiche in Italia (283 censimento Crea o 307 censimento Demeter) di sprofondare nel Purgatorio per rimanervi fino a data indefinita. In attesa delle ‘decisione politiche’ per la calendarizzazione dell’affare assegnato alla commissione Agricoltura della Camera da cui si deciderà se fare o meno il quarto passaggio al Senato per eventuali modifiche.

Ad alzare il polverone è stata Elena Cattaneo, senatrice a vita e scienziata, che invoca la scienza contro i ‘ciarlatani’ del biodinamico e contro l’equiparazione tra biologico e biodinamico.

A sollevare perplessità sembra essere anche il legame che l’agricoltura biodinamica sembra avere con pratiche considerate pseudoscientifiche o esoteriche legate a filosofia, antroposofia, astrologia. Elaborata dal teosofo Rudolf Steiner, è una sorta di filosofia che crede nelle energie vitali nella materia inanimata. Questa pratica diventò più diffusa dopo la morte dello stesso Steiner, quando i seguaci Erhard Bartsch e Franz Dreidax fondarono, nel 1928, l’associazione Demetria (Demeter) che fu accolta dal regime della Germania nazista.

Una compromissione che portò l’agricoltura biodinamica di quegli anni a riconoscere il nazional socialismo come la propria fonte ispiratrice in linea con la politica espansionistica dello spazio vitale nazista.

Ma se ora Elena Cattaneo difende il biologico contro il biodinamico, a dicembre del 2017 – nel mezzo del cammin della legge – scriveva in un editoriale su Repubblica come fosse improbabile che il futuro dell’agricoltura potesse essere nel biologico. Reputato, dati alla mano, insostenibile. E come invece l’agricoltura del domani dovesse affidarsi al miglioramento genetico. E faceva un manifesto ‘contro’ firmato da circa 150 scienziati. Che suscitò in risposta un manifesto pro bio.

“Qual è, dunque, il futuro dell’agricoltura? È improbabile – scriveva – dati alla mano, che sarà il biologico com’è inteso oggi. Non solo perché i prodotti bio nella grande distribuzione presentano un ingiustificato ricarico di prezzo, non differendo in qualità al consumo rispetto ai corrispettivi non biologici; non solo perché le procedure del biologico su larga scala sono piene di deroghe e truffe. Ma soprattutto perché con tali procedure si produce pochissimo, consumando il 40% di suolo in più degli altri modelli di agricoltura. Inoltre, usando letami e farine animali — fertilizzanti azotati derivati della zootecnia, com’è prassi nel biologico — si emettono gas serra e si consumano alimenti vegetali, prodotti con fertilizzanti azotati di sintesi, ottenuti da oli combustibili. Per asciugare, poi, i residui di macellazione e farne le farine animali da spargere nei campi del biologico serve altra energia.

L’agricoltura del futuro dovrà invece essere a basso impatto e usare piante migliorate geneticamente per evitare gas serra e agrofarmaci e per assimilare meglio i fertilizzanti, combattere la denutrizione sperimentando le varianti genetiche che rendono le piante resistenti e sfruttare l’innovazione per ottenere chirurgiche variazioni del Dna tali da rendere, senza usare la chimica, tante nostre piante non attaccabili dai parassiti, consentendo anche il recupero della biodiversità afflitta dai patogeni o in via di estinzione. Un compito della ricerca scientifica pubblica, anche di quella in campo aperto, vietata in Italia. Serve tantissima ricerca, ma anche più fiducia e trasparenza, meno slogan e ideologie”.

E rincarava, a proposito del glifosato, che “non utilizzare il glifosato significherebbe tornare agli anni ‘ 50, diserbando a mano i campi. Oppure usare altri erbicidi, molto più costosi, meno efficaci ( che costringono a più trattamenti), e dai profili tossicologici simili”.

I tempi sono cambiati, la Monsanto, acquisita nel 2018 dalla Bayer, è stata nel frattempo condannata a risarcire 25 milioni di euro nel 2019 (condanna confermata lo scorso 14 maggio in appello) a un cittadino ammalatosi di cancro dopo aver usato per decenni il Roundup, erbicida a base di glifosato e gli Ogm sono stati superati dal Genome editing che sta trovando tutti d’accordo, Commissione europea compresa, come pratica sostenibile da utilizzare per il futuro del Pianeta.

E ora, la diatriba si sposta dal biologico al biodinamico. E la filiera sembrerebbe stia lavorando – senza troppo successo – per trovare una quadra con la quale ‘aggiustare’ il tiro senza fermare la legge. Ancora una volta.

In Italia esistono due livelli di controllo sinergici e paralleli: il regolamento Ue 625/2017 che legifera su tutti gli alimenti che rimanda, nello specifico caso del biologico, ai controlli del regolamento 848/2018 la cui entrata in vigore è stata prorogata a gennaio 2022.

A fare i controlli sono i cosiddetti enti controllori, soggetti privati che vengono accreditati presso Accredia che ne controlla a sua vota l’affidabilità e il rispetto dei requisiti e delle normative vigenti. Tutto l’apparato è poi vigilato dal ministero delle Politiche agricole, Mipaaf, attraverso l’operato dell’ICQRF, l’Ispettorato frodi controllato dallo stesso ministero che verifica il rispetto delle normative internazionali e nazionali.

Un apparato che si riversa sulle aziende agricole in base all’analisi del rischio che viene fatta. Nel caso in cui qualche cosa non dovesse risultare a norma, la non conformità va trasmessa immediatamente al Mipaaf, e i prodotti bloccati. Nel caso di esportazioni, la notifica deve essere inviata anche agli uffici di Bruxelles e agli altri Stati membri tramite il sistema Ofis.

Diversa è la questione per quanto riguarda il biodinamico. Il cosiddetto Demeter, non è di fatto un ente certificatore riconosciuto dalle istituzioni, ma un ente detentore del marchio sulla biodinamica non riconosciuto però a livello internazionale da tutti i paesi interessati. E il disciplinare è scritto – al contrario di quanto avvenuto per il biologico – da parte di soggetti privati.

Nel caso in cui il biodinamico fosse biologico il problema dovrebbe essere superato. E sul sito Demeter si legge: “condizione necessaria per poter avere accesso al sistema Demeter è che l’azienda agricola sia assoggettata al controllo per l’agricoltura biologica così come previsto dal Reg.CE 834/07 e 889/08. Per avere il marchio è obbligatorio infatti essere certificati biologici”. Regolamenti sostituiti dal’848 ma non aggiornato sul sito Demeter.

Ma anche vero che il sistema biologico non controlla quello biodinamico che resta in mano a privati. Quindi se un prodotto certificato biodinamico è sicuramente biologico in quanto riconosciuto dalle istituzioni, il prodotto biodinamico non ha lo stesso livello di controllo e di riconoscimento a livello nazionale o europeo. E di garanzie nel caso di non conformità. 

Esempio: se un prodotto biologico importato dalla Turchia è controllato, il prodotto biodinamico non lo è.

Quindi il consumatore che va ad acquistare un prodotto biodinamico sarà garantito per quanto riguarda l’aspetto del biologico (anche se solo per i prodotti europei) ma non per quanto riguarda l’aspetto del biodinamico che resta in mano a privati e fuori da qualsiasi controllo ufficiale e globalmente riconosciuto. Infatti il marchio Demeter italiano non è riconosciuto dal marchio Demeter americano, con tutto ciò che ne consegue.




Ogm: Cia, bene apertura Ue a genome editing indispensabile per transizione green

Le nuove biotecnologie agrarie non hanno nulla a che vedere con gli Ogm e sono un importante passo in avanti dell’ingegneria genetica. Cia-Agricoltori Italiani commenta con favore il risultato storico dello studio della Commissione Ue sulle nuove tecniche di modificazione del genoma –genome editing-, che porteranno a nuovo quadro giuridico indispensabile alla transizione green del settore agricolo, come definito dalla strategia Farm to Fork.

Con un appoggio rigorosamente scientifico, lo studio ribalta le conclusioni della Corte di Giustizia Europea del luglio 2018, che equiparavano le varietà ottenute con le più innovative tecnologie di miglioramento genetico agli Ogm tradizionali. La sentenza vincolava, dunque, le nuove biotecnologie alla legislazione obsoleta che norma gli Organismi geneticamente modificati, impedendo, di fatto, al settore rurale di affrontare con tempestività le sfide del mercato globale e di realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal.

 “Il genome editing –dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino– non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l’aumento delle rese, insieme alla riduzione dell’impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche”.

Le nuove biotecnologie premiate nel 2020 col Nobel della chimica, arrivano, infatti, a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori.

“L’agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico, che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale –ha spiegato Scanavino-. Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico e minacciato dalla Xylella e dai patogeni fungini che attaccano la vite”.

“Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni –conclude Scanavino-. Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo, dunque, promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca”.




Biotecnologie agrarie, De Castro: bene Commissione Ue, nulla a che fare con Ogm

“Finalmente una posizione chiara e netta sulla distinzione tra nuove biotecnologie e Ogm, che aiuterà a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork nell’interesse di tutti”. Questa la reazione ‘a caldo’ di Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, alla notizia diffusa oggi dalla Commissione Ue di voler avviare un processo di consultazione finalizzato a un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie agrarie.

“Lo studio pubblicato dall’Esecutivo Ue – spiega De Castro – come ha evidenziato la commissaria competente alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, indica che le nuove tecniche genomiche, cosiddette Tea (Tecniche di evoluzione assistita), nulla hanno a che vedere con gli Organismi geneticamente modificati tradizionali, e anzi possono contribuire in modo sicuro ed efficace a una produzione agricola sempre più sostenibile, in linea con il Patto con i consumatori lanciato dall’Unione europea da qui ai prossimi anni”.

“Alla base di questo studio – continua l’europarlamentare PD – c’è l’evidenza scientifica dei progressi compiuti dalla ricerca negli ultimi vent’anni in materia di biotecnologie, superando di fatto la legislazione sugli Ogm che risale al 2001. Le nuove biotecnologie sostenibili, a differenza degli Ogm tradizionali che prevedono il trasferimento di geni (transgenesi) tra specie diverse, si basano infatti sulla combinazione di geni intra-specie, con l’obiettivo di velocizzare processi che avverrebbero in modo naturale, arrivando a sviluppare varietà non solo sicure da un punto di vista di tutela ambientale e della biodiversità, ma soprattutto più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse, come la carenza d’acqua, e capaci di garantire maggiori rese produttive e quindi minori costi economici”.

“I risultati dello studio diffuso dalla Commissione – conclude De Castro – saranno sottoposti presto all’attenzione dei co-legislatori dell’Unione – Consiglio e Parlamento – con l’auspicio di arrivare presto al superamento della vecchia legislazione in materia, e di una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2018 che non chiariva sul piano normativo la differenza tra Tea e Ogm tradizionali: un passo in avanti fondamentale per fornire ai nostri produttori quelle alternative alla chimica che abbiamo sempre sostenuto siano necessarie per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del nuovo Green Deal europeo”.




Biotecnologie, Commissione Ue: nuove tecniche genomiche possono contribuire a sistemi alimentari sostenibili e in linea con Farm to Fork e Green Deal. I commenti

La Commissione europea ha pubblicato oggi, su richiesta del Consiglio, uno studio sulle nuove tecniche genomiche (NGT). Lo studio mostra che le NGT, che sono tecniche per alterare il genoma di un organismo, hanno il potenziale per contribuire ad un sistema alimentare più sostenibile, come parte degli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork.

Allo stesso tempo, lo studio rileva che l’attuale legislazione sugli OGM, adottata nel 2001, non è adatta allo scopo per queste tecnologie innovative. La Commissione inizierà ora un processo di consultazione ampio e aperto per discutere la progettazione di un nuovo quadro giuridico per queste biotecnologie.

Il commissario per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, ha detto: “Lo studio che pubblichiamo oggi conclude che le nuove tecniche genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork. Con la sicurezza dei consumatori e dell’ambiente come principio guida, ora è il momento di avere un dialogo aperto con i cittadini, gli Stati membri e il Parlamento europeo per decidere insieme la strada da seguire per l’uso di queste biotecnologie nell’UE.”

Le NGT si stanno sviluppando rapidamente in molte parti del mondo

Le NGT, che possono essere definite come tutte le tecniche per alterare il genoma di un organismo sviluppate dopo il 2001 (quando è stata adottata la legislazione dell’UE sugli OGM), si sono rapidamente sviluppate negli ultimi due decenni in molte parti del mondo, con alcune applicazioni già sul mercato di alcuni partner commerciali dell’UE.

I principali risultati dello studio sono:

I prodotti NGT hanno il potenziale per contribuire a sistemi alimentari sostenibili con piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, i prodotti possono beneficiare di qualità nutrizionali più elevate, come un contenuto di acidi grassi più sano, e una minore necessità di input agricoli come i pesticidi;

Contribuendo agli obiettivi dell’UE di innovazione e sostenibilità dei sistemi alimentari, così come un’economia più competitiva, le NGT possono avere benefici per molti settori delle nostre società;

Allo stesso tempo, lo studio ha anche analizzato le preoccupazioni associate ai prodotti NGT e alle loro applicazioni attuali e future. Le preoccupazioni includevano la possibile sicurezza e l’impatto ambientale, per esempio, sulla biodiversità, la coesistenza con l’agricoltura biologica e senza OGM, così come l’etichettatura;

Le NGT sono un insieme molto vario di tecniche e possono raggiungere risultati diversi, con alcuni prodotti vegetali prodotti dalle NGT che sono sicuri quanto le piante allevate in modo convenzionale per la salute umana e animale e per l’ambiente;

Lo studio rileva che ci sono forti indicazioni che l’attuale legislazione sugli OGM del 2001 non è adatta allo scopo per alcune NGT e i loro prodotti, e che ha bisogno di essere adattata al progresso scientifico e tecnologico.

I prossimi passi

Lo studio sarà discusso con i ministri dell’UE al Consiglio Agricoltura e Pesca di maggio. La Commissione discuterà anche i suoi risultati con il Parlamento europeo e con tutte le parti interessate.

Nei prossimi mesi sarà effettuata una valutazione d’impatto, compresa una consultazione pubblica, per esplorare le opzioni politiche riguardanti la regolamentazione delle piante derivate da alcune NGT.

Background

Lo studio è stato preparato a seguito di una richiesta del Consiglio dell’Unione europea che, l’8 novembre 2019, ha chiesto alla Commissione di effettuare “uno studio alla luce della sentenza della Corte di giustizia nella causa C-528/16 concernente lo status delle nuove tecniche genomiche ai sensi del diritto dell’Unione.”

Lo studio è stato condotto dalla Commissione e informato da pareri di esperti e da contributi delle autorità competenti degli Stati membri e delle parti interessate a livello di UE attraverso consultazioni mirate.

Un’ampia gamma di partecipanti è stata coinvolta nella consultazione che ha preceduto la preparazione della relazione. Tutti i contributi sono pubblicati.

Ulteriori informazioni

Lo studio completo, la lettera della Commissione al Consiglio che trasmette lo studio e delinea il seguito politico, così come le domande e le risposte sono disponibili qui.

Biotecnologie, Giansanti: bene la Commissione UE. Ora avanti con istituzioni e scienza

Ue, Prandini (Coldiretti): Bene nuove norme per genetica green

Biotecnologie, Copagri: bene Commissione Ue che ribalta sentenza 2018 Corte giustizia e le distingue dai ‘vecchi’ ogm

Biotecnologie, Assosementi: lo studio della Commissione Ue sulle Ngts sia il punto di partenza per un cambiamento del quadro normativo

Biotecnologie agrarie, De Castro: bene Commissione Ue, nulla a che fare con Ogm

Biotecnologie, Confagricoltura Brescia: studio Ue conferma come Ngt possono promuovere sostenibilità produzione agricola e del sistema alimentare, ora va rivista la normativa

Ogm: Cia, bene apertura Ue a genome editing indispensabile per transizione green

 




Odg, De Bonis Misto Senato, su divieto uso termini bio e biologico per prodotti accidentalmente contaminati da ogm e genome editing

Atto Senato

Ordine del Giorno 0/988/8/09

presentato da

SAVERIO DE BONIS

mercoledì 13 gennaio 2021, seduta n. 155

Il Senato,

premesso che:

nell’ambito delle disposizioni in materia di tutela della produzione biologica e dei consumatori, di cui al Capo VII del presente provvedimento è opportuno prevedere il divieto di uso di organismi geneticamente modificati e di genome editing,

impegna il Governo:

fermo restando il divieto di utilizzare organismi geneticamente modificati (OGM) e prodotti derivati da OGM od ottenuti da OGM nell’agricoltura biologica, a vietare l’uso e il riferimento ai termini “biologico” e “bio” per i prodotti accidentalmente contaminati da organismi geneticamente modificati e da organismi ottenuti mediante tecniche di mutagenesi (genome editing), in conformità a quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella sentenza del 25 luglio 2018, causa C-528/16.

(0/988/8/9)

De Bonis




Tecniche di miglioramento genetico, Rolfi (Reg. Lombardia): Diverse da ogm, chi fa confronti ragiona in modo ideologico

“La sostenibilità in agricoltura non si ottiene con l’ideologia, ma con il pragmatismo e l’innovazione. La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante in ambito genetico. Confondere le ‘New Breeding Techniques’ con gli Ogm, come fanno alcune sigle ambientaliste, significa volere generare confusione attraverso scorciatoie ideologiche”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, in merito al manifesto di alcune associazioni ambientaliste contro le Nbt, le tecniche di miglioramento genetico che permettono di far progredire le colture rendendole produttive, resistenti alle malattie e ai parassiti o agli effetti dei cambiamenti climatici.

 

“Le Nbt – ha osservato l’assessore regionale – sono tecniche che velocizzano processi naturali di evoluzione genetica. Nulla a che vedere con gli Ogm, tema vecchio e sepolto. Su questi temi bisogna essere precisi, evitare confusioni e fraintendimenti anche a livello comunicativo”.

 

“Le Nbt – ha aggiunto Rolfi – possono garantire piante resistenti in grado di far fronte a cambiamenti climatici e parassiti, che stanno portando danni enormi all’agricoltura italiana. Consentirebbero inoltre di ridurre trattamenti chimici offrendo agli agricoltori maggiore produttività, minori costi e più sostenibilità sia ambientale che economica. Ogni progresso in questo ambito è da guardare con favore”.

 

“La Lombardia – ha proseguito l’assessore – è la prima regione agricola d’Italia. Invitiamo il Governo a giocare un ruolo da protagonista in Europa per arrivare velocemente a un chiarimento normativo e procedurale che faccia distinzione netta e incontrovertibile tra Ogm e Nbt; sdogani una tecnologia fondamentale per un’agricoltura sostenibile e moderna per non far perdere all’Italia tempo prezioso rispetto a competitor mondiali”.

 

“La Regione Lombardia – ha concluso Rolfi – giocherà un ruolo da protagonista con sperimentazioni, alle quali stiamo lavorando insieme al mondo accademico, da mettere in campo già nel 2021 per le principali colture intensive che hanno bisogno di recuperare competitività”.




Ogm e Nbt, De Bonis: Bellanova rispetti principio di precauzione e sovranità alimentare

“Ribadisco la mia ferma contrarietà alle mutazioni genetiche e alle radiazioni ionizzanti in agricoltura, a prescindere dal loro livello di invasività. A tutt’oggi non vi sono prove certe che non siano nocive per la salute, per l’ambiente, l’agricoltura e per la biodiversità e dunque violino il principio di precauzione sancito dalle normative comunitarie. Con un’operazione cosmetica si cambia il nome da OGM a NBT (New Breeding Techniques) o altro e ci si appella a tecnicismi per far rientrare dalla finestra ciò che era stato fatto uscire dalla porta, sebbene nel 2018 la Corte di giustizia europea abbia stabilito che queste tecniche vadano considerate alla stregua degli OGM classici. Che ne sarebbe della nostra sovranità alimentare? Lo scambio dei semi e la risemina verrebbero pregiudicati, così come verrebbero annientate le tipicità, tradizioni e territorialità delle nostre eccellenti produzioni a favore di un’agricoltura intensiva insostenibile. Che fine farebbe il nostro primato di produttori bio in Europa che vale 4,3 miliardi? Quale sarebbe il destino dei 311 prodotti Dop, Igp e Stg che valgono 16 miliardi di euro e sono tutti Ogm free? Spiace constatare che la Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 17 abbia sancito l’intesa suicida sui quattro schemi di decreto. Oggi, con un parere non vincolante, anche la Commissione Agricoltura della Camera dovrà esprimersi e poi toccherà al Senato”.

Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, segretario della IX Commissione Agricoltura del Senato, commentando i quattro decreti legislativi di adeguamento alle normative comunitarie in materia di misure fitosanitarie e di produzione e commercializzazione di sementi, dei materiali di moltiplicazione della vite e delle piante da frutto e ortive su cui oggi la Commissione Agricoltura della Camera esprimerà un parere.

“I quattro decreti, fortemente voluti dalla Ministra Bellanova, con il pretesto di aggiornare le misure fitosanitarie, di fatto mirano a stravolgere il sistema sementiero e vivaistico per favorire in Italia le multinazionali e la produzione e coltivazione di organismi geneticamente modificati. Per quanto mi riguarda, continuerò a essere al fianco di tutte le associazioni e organizzazioni che danno battaglia a questo assalto all’agricoltura e all’ambiente, portato avanti peraltro senza il minimo coinvolgimento pubblico, nella migliore tradizione delle multinazionali sementiere alle quali evidentemente la Ministra è particolarmente sensibile”.




Confeuro: Sugli ogm non si può decidere a colpi di decreto. Coinvolgere il Parlamento per una discussione trasparente

Decisioni chiave per l’agricoltura come quella sugli Ogm non possono essere prese tramite decreti e discussioni limitate alle commissioni parlamentari, ma devono svolgersi nella massima trasparenza coinvolgendo Parlamento, soggetti e organizzazioni interessate – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. La Commissione agricoltura della Camera è chiamata oggi a esprimersi su quattro decreti legislativi, proposti dalla ministra Bellanova, che riguardano misure fitosanitarie e sementi modificate con la tecnica di ricombinazione genetica (Nbt). L’augurio è che i membri della Commissione respingano i decreti per rilanciare la discussione a livello parlamentare, invitando ricercatori indipendenti e associazioni a esprimere pareri documentati.

La questione degli Ogm non tocca da vicino solamente la difesa della biodiversità e l’agricoltura biologica, ma anche il diritto degli agricoltori di scambiare le sementi e quello di risemina, che sono protetti dalla legge – continua Tiso. Siamo favorevoli alla ricerca scientifica e a un sano confronto sulle nuove tecnologie, incluse quelle che intervengono a livello genetico. Tuttavia, occorre massima cautela prima di introdurre specie prodotte in laboratorio che possono alterare il funzionamento dell’intero ecosistema. Vanno inoltre pesati con attenzione i relativi costi e benefici.

Secondo la Corte di giustizia europea, tutti gli organismi modificati con tecniche di ingegneria genetica sono da considerarsi Ogm, inclusi quelli ottenuti con la ricombinazione. I nostri parlamentari non possono fornire un affrettato lasciapassare a tecnologie ancora controverse, ma devono mostrare di saper resistere alle pressioni delle multinazionali delle sementi e della chimica, mettendo al centro la tutela dei cittadini e dei consumatori.




Confeuro: Ogm, dal governo poca chiarezza mentre i consumatori premiano il biologico

La discussione sulla tecnica di ricombinazione genetica, in corso nelle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, esige massima chiarezza e trasparenza. Chiediamo pertanto alla ministra Bellanova e alle forze politiche in Parlamento di rendere pubblica la loro posizione e di prendere impegni precisi al riguardo – dichiara Andrea Michele Tiso. La Corte di Giustizia Ue equipara infatti le produzioni ottenute con la ricombinazione genetica agli Ogm, non consentiti sul nostro territorio.

I quattro schemi di decreto legislativo all’esame delle Commissioni Agricoltura sollevano due questioni: una formale, l’altra sostanziale. La legislazione del nostro Paese vieta sia la coltivazione di piante geneticamente modificate sia la loro sperimentazione in campo aperto. Lo stesso vale in altri 20 Paesi europei. La discussione molto tecnica in corso di svolgimento sulla ricombinazione genetica non può diventare un modo per introdurre surrettiziamente le coltivazioni Ogm in violazione delle leggi vigenti.

Altrettanto importante è la questione di merito. Il dibattito sulla reale efficacia degli Ogm e sui possibili danni per la salute umana e sulla biodiversità non è stata detta l’ultima parola, mentre i consumatori mostrano una crescente propensione all’acquisto di alimenti prodotti con metodi sostenibili. Non a caso, il biologico ha guadagnato quote di mercato sempre più rilevanti, raggiungendo nel 2019 la cifra record di 3,3 miliardi di euro, equivalente al 4% della spesa agroalimentare. Di fronte a una voglia di cambiamento così forte, riaprire la porta a tecnologie invasive e controverse rappresenterebbe un ritorno al passato e a metodi che si sono già rivelati inadeguati a garantire una crescita sana.