Proteste agricoltori, in Francia e Germania si chiede di seguire esempio Italia. Ecco le risposte italiane ai problemi Ue. I DATI

Agricoltori a Bruxelles, dopo le marce su Parigi e Berlino, per protestare contro una politica europea agricola che premia più il principe d’Inghilterra già ai tempi della Pac di Ciolos anziché chi lavora la terra e chiede di poter coltivare i propri terreni.

Pac, quella ‘green’ di Ciolos? A guadagnarci di piu’ in Ue e’ stata la regina Elisabetta. A rimetterci chi fa qualita e innovazione. I DATI

Ma, sebbene il sentiment nei confronti di alcune scelte europee che hanno virato su un Greening in conflitto con l’articolo 39 dello stesso Trattato di Funzionamento dell’Unione europea, le motivazioni sono diverse da paese a paese.

Pac, ecco come e perché sta violando art.39 del Trattato Ue

Gli agricoltori francesi e tedeschi infatti manifestano in primo luogo contro le misure di condizionalità e gli ecoschemi previsti dall’attuale Pac e contro quanto previsto dal Green Deal in termini di Nature Restoration Law e Farm to Fork che impone un set-aside obbligatorio, una riduzione drastica dei fertilizzanti e il raggiungimento del Bio a quota 25%.

L’Italia, che sta facendo squadra in ambito nazionale, sta svolgendo in Europa un ruolo da capofila su alcuni argomenti di cui si stanno rendendo conto, ora, anche gli altri Paesi. E dentro i confini nazionali ha messo a terra alcune misure e strategia volte a ‘tamponare’ il più possibile i vincoli imposti a livello comunitario.

Pac, ecco i risultati dei pagamenti per l’ecoschema zootecnia da 363 mln. Meglio delle previsioni: I DATI

A dicembre 2023 è stata inviata infatti la modifica del Piano Strategico della PAC che tiene conto delle richieste promosse dalle Regioni e dalle associazioni di categoria e nel 2024 è in programma un ulteriore revisione per affinare gli ecoschemi e aumentare la platea di beneficiari.
Il Ministero dell’agricoltura italiano ha richiesto inoltre, per il 2024, la deroga alla Commissione europea per le misure di condizionalità della Rotazione obbligatoria e della Percentuale minima di incolto e ha firmato il documento promosso dalla Romania per la cancellazione delle misure.
Proprio per far fronte alle esigenze degli agricoltori, è stato recentemente istituito un tavolo di coordinamento Masaf-Agea-Regioni al fine di valutare i risultati della PAC a un anno dall’entrata in vigore.

Pac, Lollobrigida scrive a presidenti organizzazioni: tavolo per individuare strategie e soluzioni. LA LETTERA

L’Italia infatti sta portando avanti in questi mesi in Europa un’azione di ‘moral suasion’ con gli altri paesi per una transizione non ideologica attraverso alcune azioni volte a:
ritardare l’obiettivo di riduzione dei pesticidi al 2035 così da salvaguardare il reddito degli agricoltori in attesa di alternative efficaci e più
sostenibili;
rinnovo dell’autorizzazione del glifosato e sostegno alle richieste del settore per l’utilizzo dei prodotti candidati alla sostituzione;
estromissione degli allevamenti bovini dal Regolamento sulle emissioni industriali;
sostegno alla ricerca e sviluppo delle tecniche di evoluzione assistita.
Anche votando contro alla proposta sugli imballaggi.
In Francia e Germania si manifesta anche per l’abolizione degli sgravi fiscali del gasolio agricolo e per l’esenzione del bollo per i mezzi agricoli.
In Italia non è prevista alcuna proposta di riduzione per i prossimi anni delle agevolazioni per l’acquisto del gasolio agricolo (per il quale ha destianto 1 miliardo di euro l’anno) e di introduzione del bollo per i veicoli agricoli.
In Europa i trattori sono scesi in strada per manifestare contro la lentezza nell’erogazione dei fondi comunitari.
In Italia per la prima volta Agea ha pagato gli anticipi della Pac e il saldo degli aiuti entro l’anno della domanda.

Agea, anticipi Pac: pagati oltre 1 miliardo e mezzo di euro

Pac, per la prima volta puntale: 2,4 mld ora e 7 a giugno. Controlli anticipati per dare certezza. Le VIDEOINTERVISTE e COMMENTI di: Lollobrigida, Vitale, Prandini, Piccinini, Cerreto, Bernardini

In Francia e Germania gli agricoltori lamentano la transizione delle trattrici agricole all’elettrico.
In Italia il Masaf ha costituito il Fondo per l’innovazione per l’ammodernamento tecnologico delle aziende anche attraverso l’acquisto di trattrici a motore endotermico di ultima generazione. Il Fondo, che prevede 225 milioni di euro, è volto a compensare gli interventi per l’innovazione e la meccanizzazione agricola del PNRR (500 milioni) che limitano l’acquisto alle sole trattrici elettriche e biometano.
Inoltre sono più che raddoppiate (90 milioni di euro) le risorse per l’agricoltura del Bando Inail 2023.
Gli agricoltori francesi e tedeschi manifestano per insufficienti interventi per il contenimento dei costi produttivi in agricoltura.
In Italia è stato costituito il Fondo di sovranità alimentare per il sostegno di filiere strategiche per l’agroalimentare italiano che risultano più in affanno e penalizzate dall’entrata in vigore della nuova PAC. Sono stati inoltre istituiti tavoli interministeriali per il monitoraggio dei costi produttivi e per il contrasto a fenomeni speculativi e il Fondo di emergenza (300 milioni in tre anni) che compenserà costi e danni da calamità naturali in maniera continuativa e il Fondo Agricat per la tutela di danni da alluvione, gelo e siccità.
Sono state inoltre incrementate le risorse PNRR per l’agricoltura per investimenti volti alla riduzione dei costi energetici e l’efficientamento delle filiere agroalimentari (6,53 miliardi di euro).
E’ stata poi istituita la CUN grano duro, strumento utile nella determinazione del prezzo.
Infine Francia e Germania protestano per le inadeguate misure per la salvaguardia delle produzioni nazionali.
In Italia al contrario, sono state destinate apposite risorse per sostenere l’attività di promozione e comunicazione dei prodotti italiani a indicazione geografica ed è stato predisposto un Piano straordinario di controlli sulla qualità e l’origine del grano duro nella filiera della pasta.
Il Bel Paese ha destinato con una nuova misura, due miliardi di euro ai Contratti di filiera e ha creato un Fondo Innovazione da 225 milioni di euro che ha portato – da quanto apprende AGRICOLAE – a quasi 1900 domande convalidate in poche ore dall’apertura.
Il Nuova bando ISI-INAIL presentato lo scorso 15 gennaio al Masaf, prevede inoltre una dotazione che passa da 35 a 90 milioni di euro.

Inail, sicurezza sul lavoro e prevenzione infortuni in agricoltura. VIDEOINTERVISTE DI: Lollobrigida, D’Ascenzo, Rotoli

Per quanto riguarda l’accesso al credito in Legge di Bilancio 2023 il governo italiano ha destinato 80 milioni di euro per le Garanzie Ismea e 20 milioni di euro per finanziare PIU IMPRESA ISMEA finalizzato proprio a sostenere gli investimenti delle imprese young e rosa.
Altri 60 milioni di euro sono stati messi sul PROGETTO GENERAZIONE ISMEA per il sostegno agli investimenti in energie rinnovabili attraverso una copertura del 100% mentre 15 milioni sono stati destinati ai Prestiti Ismea a tasso zero per far fronte all’emergenza alluvione.
Ulteriori 100 milioni sono stati messi su ISMEA INVESTE per progetti di sviluppo produttivo e commerciale adottati e pianificati da società italiane operanti nel comparto agroalimentare e 20 milioni per i prestiti cambiari nell’ortofrutta. Infine un miliardo di euro annui per il mantenimento delle agevolazioni sul gasolio agricolo e della pesca.
Per la Promozione delle eccellenze agroalimentari, invece, l’Italia ha messo sul piatto oltre 80 milioni di euro:
25 per la promozione dei prodotti IG attraverso il DM del 4 settembre 2023.
6 milioni ulteriori al settore IG per iniziative volte a informazione e ricerca tramite il DM di luglio 2023.
21 milioni per la promozione del vino all’estero (Ocm vino)
2,9 milioni per la campagna promozionale della pasta firmata Masaf-Ismea.
8 milioni per iniziative locali di valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali tramite decreto del 4 agosto 2023.
20 milioni per il programma Frutta nelle scuole.
Sono state inoltre predisposte campagne promozionali Masaf-Ismea per l’olio d’oliva, il biologico, il settore ittico, la frutta a guscio e il settore apistico.
Molti anche i dossier europei sui quali l’Italia è al lavoro:
a ottobre 2023 è stato approvato il Programma di promozione Ue dei prodotti agroalimentari per il 2024 senza penalizzazioni per il vino e la carne.
il 24 ottobre 2023 è stato raggiunto nei triloghi l’accordo sul nuovo regolamento IG;
il 28 novembre 2023 è stato raggiunto l’accordo finale tra Commissione, Parlamento Ue e Consiglio che prevede l’esclusione degli allevamenti bovini per quanto riguarda la Direttiva Emissioni Industriali;
Il 20 novembre 2023 l’Italia ha presentato il documento “Agricoltore custode del territorio e regolatore della biodiversità” insieme ad Austria, Finlandia, Frnacia, Grecia, Lettonia, Polonia e Romania;
Il 20 dicembre 2023 è partita la proposta della Commisisone relativa alla modifica dello statud di protezione del lupo della direttiva Habitat;
Il 22 novembre 2023 il parlamento Ue ha bocciato la proposta di regolamento sui prodotti fitosanitari che prevedeva un taglio orizzontale del 62% per l’Italia sui quantitativi di fitofarmaci.
Senza contare la vittoria Nutriscore portata avanti tutta dall’Italia, in un primo momento, e poi sposata da altri Paesi.
L’Italia da fanalino di coda in Europa ad esempio da seguire dagli altri Paesi. E gli agricoltori scendono in piazza per manifestare ai governi degli altri paesi, quello che poteva essere fatto e che non è stato fatto.

Gli editoriali 2023, l’Italia da fanalino di coda a faro nella notte in una Unione di democrazie europee che è nata Commissariata

 




Buyfood Toscana, Terre D’Etruria: innovazione ed energia in un’oliva e quello che era un costo diventa un guadagno. VIDEOSERVIZIO

Gusto, tradizione, cultura ed energia sostenibile. Tutto in un oliva. Ma anche energia circolare, perché dell’oliva non si butta nulla.

Terre dell’Etruria, 60 milioni di euro di fatturato, 3500 aziende agricole associate, rappresenta la più importante realtà imprenditoriale del mondo agricolo della Toscana. La Cooperativa, con sede nel comune di Castagneto Carducci, opera sulle quattro province di Livorno, Siena, Pisa e Grosseto e si pone sul mercato della filiera agroalimentare con l’obiettivo di indirizzare, seguire ed aiutare le aziende agricole nelle scelte agronomiche e produttive e di valorizzare le produzioni agricole toscane dei propri associati.

Ma non solo produzione: anche commercializzazione. Negli ultimi anni infatti si è affermata per la rivendita di prodotti tipici provenienti dal conferimento delle produzioni dei propri soci dando una maggiore garanzia al consumatore finale su qualità e correttezza della filiera.

Conditio sine qua per poter soddisfare le richieste dei buyer è l’aagregazione. Altrimenti il gioco non funziona.

Terre D’Etruria, una delle tappe di Buyfood Toscana 2021, è anche la testimonianza di come innovazione coniugata con tradizione si possa tradurre in convenienza economica, risparmio d’acqua e nuove opportunità di guadagno. Tutto all’insegna della sostenibilità.

“La sansa denocciolata viene inviata agli impainti di biogas dove viene mescolata con altri prodotti per bruciare e trasformarsi in energia elettrica. Il cosidetto nocciolino destinato a utilizzo da combustibile”, spiega Giulio Fontana.

“Grazie all’innovazione che abbiamo messo in campo, tutto quello che un tempo era scarto e quindi un costo, oggi è un’opportnutà e risparmio di acqua”, prosegue. “Grazie agli aiuti comunitari e della regione Toscana abbiamo potuto fare i nuovi lavori di ammodernamento. Quello che un tempo era un rifiuto è oggi una risorsa”, ribadisce.

Un socio conferitore può decidere, una volta consegnate le olive, se ritirarle sottoforma di olio, oppure mantenere un buono lasciando il prodotto all’interno della cooperativa. In quel caso – nel momento in cui un grosso buyer dovesse chiedere importanti quantitativi di prodotto – la cooperativa sarà in grado di soddisfare la richiesta. E tutti ci guadagnano.

“Metterci insieme e pensare a una commerciale che possa soddisfare un pochino tutti”, precisa ancora Fontana.




Nutriscore promuove McDonalds: Disco verde per le patatine fritte: B. Al BigMac una C come l’olio d’oliva

Le patatine fritte di McDonalds? fanno bene alla salute per il Nutriscore, che gli dà una bella B verde.

Il Nutriscore è stato adottato da McDonald’s, in Francia. Il gigante del Fast Food francese ha dovuto adottare il sistema nutrizionale a punteggio messo a punto da Serge Hercberg e che è uno dei temi più caldi delle discussioni dei tavoli di Bruxelles: applicarlo a tutta l’Europa oppure no. Tra gli alleati la Slovenia, la stessa che a luglio ha portato sui suoi scaffali l’aceto “balsamico” sloveno.

Dalla comparazione tra le tabelle nutrizionali pubblicate sul sito di McDonald’s France e il ‘punteggio’ del Nutriscore pubblicato sullo stesso, emerge che l’hamburger classico ha 785kcal (240 ogni cento grammi) di cui 41 grammi sono rappresentati dai grassi, 57 grammi dai glucidi e 45 grammi di proteine. Sui cento grammi i grassi diventano 13 grammi, i glucidi 17 e le proteine 14 grammi. Il punteggio Nutriscore gli da una D.

Diversa è la faccenda per “il solo e unico” Big Mac. Recita il sito ufficiale francese del gigante Usa: “le sue due bistecche tagliate, il formaggio cheddar fuso, le cipolle, i sottaceti, il letto di lattuga e la salsa inimitabile fanno del Big Mac un hamburger cult senza tempo”.

Con le sue 231 chilo-calorie per 100 grammi, (per un totale di 504Kcal per chi si mangia il panino intero) di cui 11 grammi composti da grassi, 19 grammi da glucidi e 12 da proteine, il Big Mac ottiene una C. Esattamente come l’olio d’oliva.

Ma non solo: le famose Fried fries americane, le patatine fritte con la M, ottengono dal Nutriscore addirittura una B accendendo il semaforo verde dunque alle patatine fritte di McDonalds.

https://www.mcdonalds.fr/produits/sauces/frites

 




Evootrends, Battistoni: 30 mln per settore olivicolo, decreto in commissione tecnica. Biologico è il futuro vs attacchi Ue. VIDEOINTERVISTA

“La qualità dico deve essere il nostro imperativo categorico e il biologico rappresenta il futuro anche per difendere il made in Italy dagli attacchi di alcuni paesi dell’Unione europea. Come sappiamo il Nutriscore vuole minare alcuni prodotti caratteristici italiani e questo noi non lo possiamo permettere. Ci opponiamo con forza”.

Così ad AGRICOLAE il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni a Evootrends dove ha annunciato il decreto per sostenere il comparto da trenta milioni di euro.

“Il decreto è in commissione tecnica e dovrebbe vedere la luce nella prossima Conferenza stato-regioni. Prevede dieci milioni di euro per l’avvio di nuovi impianti olivicoli e venti milioni di euro per l’ammodernamento di quelli esistenti. Si tratta di un importante segnale per l’economia di questo settore in un momento complesso come questo”, conclude.




Olio d’oliva, aperte le iscrizioni al corso dell’Ajprol per assaggiatori

Sono aperte le iscrizioni al corso tecnico per aspiranti assaggiatori di oli vergini di oliva (primo livello) organizzato dall’Ajprol, società cooperativa dei produttori olivicoli di Puglia. Le lezioni inizieranno il 5 luglio e termineranno il 9 luglio 2021. La durata è di 35 ore ed è richiesta la frequenza dalle 14,30 alle 21,30. L’evento è gratuito ma a numero chiuso e per partecipare occorre inviare una richiesta tramite email all’Ajprol ([email protected]) e attendere la conferma. Le lezioni si terranno nella sala conferenze di Ajprol, ss 7 Appia km 640,40 (Statte).

Al termine verrà rilasciato un attestato di partecipazione. A seguire, inizierà il corso di 2° livello al termine del quale verrà rilasciato il relativo attestato a completamento della documentazione valida per l’iscrizione all’albo nazionale degli assaggiatori riconosciuti.

Le lezioni saranno tenute dal capo panel Nicola Perrucci e dallo staff tecnico dell’Ajprol. A conclusione del corso, coordinato dal direttore Ajprol, l’agronomo Armando Fonseca, il presidente Angelo De Filippis rilascerà gli attestati di partecipazione.

Per contatti e informazioni [email protected], tel. 0995937932, oppure www.ajprol.it. Tra i sostenitori dell’iniziativa (Campagna finanziata con il contributo dell’UE e dell’Italia Reg. UE 611-615/2014) ci sono Confagricoltura Taranto, Concorso di tutela e valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva delle Murge tarantine, l’Ordine degli Agronomi e dei dottori Forestali, il Collegio dei Periti agrari e dei periti agrari laureati della provincia di Taranto. L’evento, al quale ne seguiranno altri nei prossimi mesi, tenuto da docenti qualificati, fa parte di quella formazione professionale sulla quale Ajprol sta puntando in modo da offrire al consumatore un prodotto di alta qualità e con una forte storia legata al territorio.




Nutriscore, ecco cosa dicono in Europa dell’Italia: “incompetenti e in malafede” “Lobby ed estrema destra lo screditano” a favore del Nutrinform controintuitivo

Mentre l’Italia è impegnata a difendere le sue eccellenze sul fronte fake food cosa succede in Europa? Non solo Francia e Spagna, per fare l’esempio più recente, si dichiarano favorevoli alla proposta europea sul vino dealcolato, come ha ricordato lo stesso ministro Mipaaf Stefano Patuanelli, ma anche il mondo scientifico si schiera al fianco dell’Ue.

C’è un’intensa attività di lobbying industriale contro il NutriScore. Ciò si riflette in particolare nella volontà di imporre un’etichettatura alternativa che sappiamo essere meno efficace, addirittura dannosa, a volte con argomenti non scientifici” dichiara Mathilde Touvier, a capo del gruppo di ricerca sull’epidemiologia nutrizionale ( Eren , Inserm / Inrae, CNAM / Sorbonne Paris Nord University), Coordinatrice dello studio NutriNet-Santé.

Le critiche mosse dall’Italia al Nutriscore, atto a favorire i grandi gruppi industriali, si ritorcono qui contro. Adesso sono le stesse lobby italiane a muovere argomenti antiscientifici per avversare l’etichettatura a semaforo, incentivate in questo percorso dall’estrema destra –sostiene Mathilde Touvier su The Coversation.

Se inizialmente gli industriali hanno spinto queste iniziative – come Ferrero in Italia – alcune politiche hanno preso il sopravvento. Anche in Italia, l’estrema destra è intervenuta molto presto nel dibattito, sostenendo il suo discorso nazionalista sui prodotti locali, ecc. Ma queste idee hanno poi guadagnato terreno in altri partiti politici, con argomenti a volte fallaci”.

https://theconversation.com/qualite-nutritionnelle-des-aliments-nutriscore-ou-en-est-on-conversation-avec-mathilde-touvier-158985

Dello stesso avviso anche un paper del mondo accademico a firma franco-spagnolo che mette in luce l’assoluta inefficacia dell’etichettatura italiana Nutrinform, dichiarata fuorviante, controintuitiva, complessa e di difficile comprensione. Insomma un lavoro frutto di incompetenza e malafede, in quanto nata da pressioni politiche ed economiche, priva dunque di riscontri oggettivi sul lato scientifico.

L’etichetta nutrizionale front-of-pack italiana di Nutrinform nasce da un processo di rifiuto del Nutri-Score legato appunto, non a discussioni di strategie di salute pubblica, ma a questioni politiche ed economiche puramente interne in Italia”.

Cosi riporta l’articolo, che poi prosegue.

Il sistema a batterie è complesso e di difficile comprensione.

Infine, il sistema italiano sembra particolarmente controintuitivo, rappresentando il contenuto di nutrienti attraverso l’icona tradizionalmente utilizzata per monitorare la carica di un telefono o di un elettrodomestico, ma curiosamente utilizzata nel logo italiano in senso contrario (più la batteria è “scarica “, migliore è la qualità nutrizionale del cibo!). Questo uso fuorviante dello schema della batteria è stato evidenziato dalle associazioni dei consumatori, in particolare in Italia (Altro-Consumo) e a livello europeo dal BEUC, che hanno bocciato il sistema.”

Dunque un’assoluta bocciatura per il Nutrinform e tutto il sistema italiano secondo il paper firmato Serge Hercberg (1), Nancy Babio (2,3), Pilar Galán (1), Jordi Salas-Salvadó (2,3)

1. Sorbonne Paris Cité Epidemiology and Statistics Research Center (CRESS), U1153 Inserm, U1125, Inra, Cnam, Paris 13 University, Nutritional Epidemiology Research Team (EREN), Bobigny, 93000, France, 2. Universitat Rovira i Virgili. Departament de Bioquímica i Biotecnologia. Unitat de Nutrición Humana. Hospital universitari Sant Joan de Reus. Institut d’Investigació Pere Virgili (IISPV), Reus, España Joan de Reus, Institut d’Investigació Pere Virgili (IISPV), Reus, España. 3 Consorcio CIBER, M.P. Fisiopatología de la Obesidad y Nutrición (CIBEROBN), Instituto de Salud Carlos III (ISCIII), Madrid, España.

https://nutriscore.blog/2021/03/25/information-on-the-italian-counter-proposal-to-nutri-score-the-nutrinform-battery-system/

che, insieme agli storici produttori di prosciutto e formaggio, ritengono l’approvazione del Nutriscore come un attacco alla dieta mediterranea, e in particolare alle orgogliose tradizioni culinarie della Spagna meridionale. Ancora una volta quindi il mondo delle Dop e Igp si schiera al fianco del Nutrinfom, nel caso succitato tramite l’associazione Origen España, che rappresenta quasi 200.000 produttori di eccellenze agroalimentari IG spagnole

“Al posto di Nutri-score, critici come l’Associazione spagnola delle denominazioni di origine (Origen España) propongono di adottare quella che considerano un’etichetta più giusta: il candidato italiano FOP Nutrinform” riporta, tra gli altri, il quotidiano online European News

https://www.european-views.com/2021/05/challenges-for-europes-olive-oil-producers-continue-to-stack-up/

Sullo sfondo dell’intera vicenda un nome che compare più volte, nell’intento di screditare il Nutrinform ed avvallare invece l’etichettatura francese a semaforo è il Beuc, che rappresenta ben 45 organizzazioni nazionali indipendenti di consumatori a Bruxelles, a difesa -scrivono essi stessi- degli interessi dei consumatori Ue.

Una associazione la quale, piuttosto che essere la voce dei consumatori europei, come si definiscono, pare applicarsi in modo massiccio ad orientare l’opinione pubblica attraverso una decisa campagna di comunicazione a favore del Nutriscore e che negli ultimi giorni ha prodotto un report, “I 5 miti da sfatare sul Nutriscore”.

Alle critiche mosse da alcuni paesi, come l’Italia, che pone in evidenza l’arbitrarietà di aver scelto la dose di 100 g/ml su cui standardizzare la valutazione del Nutriscore, andando a penalizzare prodotti che richiedono un uso assai più morigerato, così risponde il report Beuc:

Una porzione di 15 g di dolciumi, maionese o crema spalmabile al cioccolato otterrebbe un punteggio migliore rispetto ai 100 g/ml. Ma i consumatori rischiano di mangiare più della dimensione della porzione indicata sulla confezione. Infatti, chi mangia solo 30 g di cereali a prima colazione?

Dunque un’assoluta mancanza di fiducia nel consumatore, non in grado di regolamentare la sua dieta e per tale motivo bisognoso di un “inganno”. Di certo la soluzione più semplice rispetto a quella volta a sviluppare una cultura del cibo e favorire una dieta sana ed equilibrata.

Ma la fiducia nella scelta dei consumatori ritorna nel momento in cui più risulta utile al Beuc per sostenere le proprie tesi, lì dve fallisce il Nutriscore. Si legge al punto 1 del report, in merito alle bevande:

“Per le bevande dietetiche, Nutri-Score riflette il loro basso/zero livello di zuccheri e calorie. In quanto tale, è logico che una bibita dietetica abbia un punteggio migliore rispetto alla versione piena di zucchero, ma mai buona come l’acqua, la solo bevanda classificata come “A”.

Nutri-Score non prende in considerazione i dolcificanti o altri additivi perché, per ora, la scienza semplicemente non ci permette di farlo. Consumatori che vogliono evitare i dolcificanti e gli additivi possono fare attenzione ai “numeri E” nell’elenco degli ingredienti.”

Mentre in merito al rating A dato alle patatine fritte viene detto:

“Proprio come la tabella nutrizionale sul retro della confezione, Nutri-Score riflette il valore nutrizionale del cibo come venduto – non come preparato. Questo è il motivo per cui le patatine fritte congelate (nient’altro che patate sbucciate e tagliate) ottengono una “A”. Ma ovviamente, il valore nutrizionale delle patatine ha molto a che fare con il modo in cui le cucini (forno o friggitrice), il tipo di olio che usi e se vai piano o meno con il sale.”

Quello che parrebbe qui più esatto, nel caso non si volessero mangiare patatine surgelate, sarebbe inserire un range nella valutazione che tenga conto delle varie cotture (forno, fritto). Ma proseguendo oltre, al punto 5 si legge:

È irrilevante confrontare la Diet Coke (Nutri-Score “B”) all’olio di oliva (“C”).

Nutri-Score è utile per fare confronti significativi. Ad esempio, aiuta a confrontare vari tipi di oli in base al loro contenuto di grassi saturi.

Nutri-Score consente ai consumatori di confrontare il valore nutrizionale degli alimenti per un determinato pasto. Ad esempio, per colazione puoi scegliere di avere pane, pasticcini, cereali o biscotti. Inoltre, potresti esitare tra vari tipi di cereali (fiocchi di mais, muesli, riso soffiato al cioccolato) o diverse marche di muesli. Nutri-Score ti aiuta a scoprire qual è l’opzione più salutare.”

Ora è evidente che in un sistema basato sull’immediatezza del colore (e della classificazione per lettere, come a scuola in cui una “C” o una “D” non sono certo risultati encomiabili) il messaggio che passa al consumatore, in merito ad esempio all’olio di oliva, è quella di un prodotto dai bassi standard qualitativi. Insomma, la fiducia al consumatore nella scelta giudiziosa di un prodotto viene data e tolta a piacimento dal report del Beuc quando più questa faccia comodo alle tesi del Nutriscore.

Un sistema che sembra assumere non solo la forma di un disincentivo verso la Dieta mediterranea e i suoi prodotti tipici, ma piuttosto quella di una promozione di cibi precotti o industriali che ottengono valori maggiormente positivi. Perchè cucinare con olio d’oliva, formaggi dop, prosciutti Ig quando posso comprare un prodotto preconfezionato con rating A? La direzione intrapresa appare quella sempre più marcata di una standardizzazione dei gusti, altro segno della globalizzazione e della perdita di identità territoriali. Una società sempre più liquida in cui, segno dei tempi, la cucina del nord Europa non si differenzierà di molto da quella dell’Europa meridionale.

https://www.beuc.eu/publications/five_nutri-score_myths_busted.pdf




Mipaaf, Battistoni: bene deleghe ora lavoriamo tutti con la stessa maglia, quella dell’Italia

“Sono molto soddisfatto per le deleghe. E cercherò di assolvere le responsabilità che mi sono state date. Ringrazio il ministro per la fiducia e sono pronto a lavorare in squadra, con lo stesso spirito con cui è nato questo governo”. Così ad AGRICOLAE il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni a seguito della firma da parte di Stefano Patuanelli dei decreti che assegnano le deleghe Mipaaf.

Pesca, settore ittico nella sua interezza, ippica, ortofrutta, olio d’oliva, biologico e ispettorato frodi, le deleghe in mano all’esponente di Forza Italia già vicepresidente di Comagri nonché responsabile dell’agricoltura del Gruppo (prima che passasse a Raffaele Nevi a seguito della nomina di governo).

“Sono contento delle deleghe che il ministro Patuanelli mi ha assegnato ed è forte la volontà di fare squadra con il ministro e con Gianmarco. “Indossiamo tutti la stessa maglia”, conclude Battistoni. “Quella dell’Italia”.




Olio d’oliva: analisi dei composti volatili molto promettente, ricerca deve andare avanti

I primi risultati della ricerca dimostrano l’efficacia di questo strumento di controllo nell’affiancare il panel test. Per ASSITOL, che ha creato una task force per sperimentare il sistema con le aziende del settore, occorre proseguire gli studi, puntando sulla collaborazione tra filiera e mondo accademico.

 

Il sistema di analisi dei composti volatili dell’olio d’oliva ha dato ottimi risultati nella prima fase delle ricerche, effettuate nell’ambito del progetto Oleum, il progetto europeo coordinato dall’Università di Bologna “Alma Mater”, per individuare soluzioni che possano garantire la genuinità dell’olio d’oliva. L’auspicio di ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia, è che la ricerca prosegua, concentrandosi sulle modalità applicative di questo innovativo strumento di controllo, pensato per irrobustire il metodo del panel test.

 

Consapevole dell’importanza per il settore di questo nuovo sistema analitico, ASSITOL ha creato una task force ad hoc, composta da aziende dell’olio d’oliva, con l’obiettivo di sperimentarne l’efficacia. “Siamo stati i primi a crederci, quando ancora c’era molto scetticismo intorno a questo sistema – osserva Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva –. Abbiamo cercato di ‘calare’ questo strumento nell’attività quotidiana del settore. Ora non ci sono più dubbi: allo stato, questo è il sistema più adeguato da affiancare all’analisi sensoriale nella classificazione degli oli e dobbiamo accelerare l’iter di validazione e approvazione del metodo”.

 

Ma quali sono, in dettaglio, i vantaggi di questo strumento di controllo? I composti volatili sono molecole che i nostri recettori sensoriali identificano, e di cui è possibile decodificare la presenza attraverso precisi parametri chimici. In questo modo, si determina il profilo degli aromi contenuti nell’extravergine, certificandone così l’autenticità e la genuinità.

 

L’analisi dei composti volatili potrebbe quindi diventare la prova del nove dell’analisi sensoriale, la “Var” a supporto della classificazione degli oli d’oliva. “Lo strumento si è dimostrato utilissimo – conferma la presidente degli imprenditori – perché riesce a determinare centinaia di molecole responsabili del profilo sensoriale degli oli. Il panel test resta essenziale, ma con questo ‘alleato in più’, risulterebbe ancora più forte ed efficace nel controllo di qualità sugli extra vergine”.

 

La ricerca, però, ha riservato sorprese altrettanto interessanti. “Con questo sistema – spiega Anna Cane – è possibile identificare con precisione i componenti alla base dei bouquet, ovvero i sentori, dell’extra vergine. Ciò sarebbe di grande aiuto per le aziende e, soprattutto per i masterblender, gli esperti nell’accostamento di oli da cultivar diverse per origine e provenienza, che, insieme, danno vita a prodotti unici”. In pratica, l’analisi dei composti volatili aprirebbe la strada ad una vera a propria profilazione dell’olio d’oliva. Inoltre, la ricerca sui composti volatili permette di avere maggiori informazioni sulla cosiddetta ‘shelf-life’ degli oli, ovvero la loro capacità di mantenere le caratteristiche sensoriali nel tempo.

 

Insomma, la ricerca sui metodi di analisi degli oli d’oliva ha dischiuso nuove opportunità di studio. “Il nostro settore deve puntare sull’innovazione – sottolinea Anna Cane – Per ASSITOL, non ci si può fermare qui ed è necessario proseguire, individuando le migliori condizioni applicative per rendere i composti volatili un sistema ufficiale”. In tal senso, osserva la presidente del Gruppo olio d’oliva dell’Associazione, “appare necessaria la collaborazione con tutta la filiera dell’olio d’oliva e con il mondo accademico. Senza il contributo di tutti, non avremmo raggiunto risultati così importanti”.




Olio d’oliva, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto a sostegno settore

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto 19 novembre 2020 relativo al Cofinanziamento nazionale dei programmi di attivita’ a sostegno del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola, di cui all’art. 29 del regolamento (UE) n. 1308/2013, per il triennio 2018-2021, seconda annualita’ 2020, ai sensi della legge n. 183/1987. (Decreto n. 30/2020). (21A00570)

(GU Serie Generale n.32 del 08-02-2021)




Olio d’oliva, Assitol: campagna al ribasso, occhi puntati sulla qualitá

Annata di scarica per il settore oleario, dimezzati i quantitativi in Puglia, bene il Centro-Italia e alcuni territori nel Nord. E se i consumi sono cresciuti, i problemi meteorologici e le infestazioni hanno inciso sulla qualità, che in più di un caso è risultata inferiore alle attese di inizio campagna.

 

Produzione olivicola in netto calo, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Buono invece l’andamento nelle regioni del Centro ed in quelle del Nord. E’ questo il primo consuntivo della campagna 2020-2021, delineato da ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia.

Secondo le stime degli imprenditori, la Puglia, che in genere produce il 40% dell’olio nazionale, ha visto dimezzare i suoi quantitativi. Situazione analoga per la Calabria, regge l’urto la Sicilia. Molto bene l’Umbria e la Toscana, che hanno registrato una crescita a due cifre, come pure le Marche.

 

“Si confermano le prime stime che ASSITOL aveva elaborato all’inizio della campagna – commenta Andrea Carrassi, Direttore Generale di ASSITOL –  in Italia la produzione di olio d’oliva si attesta sulle 250mila tonnellate, con una decisa riduzione nei territori del Mezzogiorno, tradizionalmente olivicoli, e con qualche sorpresa a Nord”.

 

Nelle campagne più favorevoli, la produzione nostrana difficilmente supera le 350mila tonnellate ed è quindi del tutto insufficiente rispetto al nostro fabbisogno interno ed estero, pari nel complesso a quasi un milione di tonnellate. Tuttavia, nel 2020 i consumi di extra vergine, in particolare quelli domestici legati al lockdown e alle restrizioni da Covid-19, sono addirittura aumentati di circa il 6%. Colmare il consueto gap produttivo, rispondendo ad una domanda più vivace, è risultato più complicato negli ultimi mesi, poiché l’annata di scarica interessa tutto il Mediterraneo, in particolare i Paesi extra-europei.

 

Secondo ASSITOL, la disponibilità mondiale di olio d’oliva ha registrato una diminuzione di circa il 7%. Del resto, la variabile meteorologica ha in parte smentito le previsioni sulla produzione iberica, che attribuivano alla Spagna la leadership di mercato: nelle scorse settimane, la tempesta “Filomena”, che ha portato gelo e neve, ha colpito buona parte del territorio spagnolo, danneggiando le coltivazioni. In Portogallo, gli ulivi hanno sofferto per una grave infestazione fungina e la quantità di olio prodotta ne ha risentito.

 

Ma non è solo la produzione ad avere tradito le attese. I fenomeni meteorologici, uniti all’annata di scarica, infatti, hanno inciso sulla qualità dell’olio, rivelatasi inferiore alle aspettative di inizio campagna in diverse aree. La problematica ha interessato in particolare i blend, prodotti dai grandi marchi italiani, che hanno sviluppato la capacità “sartoriale” di abbinare oli di provenienza e gusto diversi, creando prodotti unici, “cuciti” sul gusto dei consumatori.

 

”Le aziende – spiega Carrassi – hanno riscontrato maggiori difficoltà nella ricerca e nella selezione di materia prima qualitativamente migliore, che quest’anno ha costi di produzione ancora più alti”. Va rilevato che, nonostante l’annata di scarica e gli imprevisti meteorologici, il segmento agricolo della filiera, in particolare quello nazionale, ha molto lavorato per garantire oli di buon livello qualitativo.  

 

“Per queste ragioni – afferma il Direttore Generale di ASSITOL – riteniamo sia giusto riconoscere l’impegno di quegli olivicoltori che, in un quadro così delicato, sono riusciti ad assicurare alle nostre aziende materia prima di qualità. In tal senso, consideriamo fondamentale l’apporto dei nostri interlocutori commerciali, chiamati a valorizzare tale impegno, in un’ottica di sostenibilità economica per tutti gli attori della filiera. A nostro avviso, soltanto così sarà possibile garantire ai consumatori, soprattutto a quelli italiani, molto esigenti sugli acquisti alimentari, la consueta qualità degli oli, che le nostre aziende rendono disponibili al consumo”.




Ecco il decreto su misure sostegno olio d’oliva e olive da tavola. Tutti i parametri

Pronto il decreto concernente le disposizioni nazionali a sostegno dell’olio d’oliva e le olive da tavola di cui all’articolo 29 del regolamento Ue 1308 del dicembre 2013.

34 pagine contenenti obiettivi, programmi e griglia dei parametri necessari per poter usufruire delle risorse.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il decreto:

NUOVO TESTO SCHEMA DECRETO CSR_27-01-2021




Covid, Coldiretti: caccia all’olio d’oliva ma addio a una bottiglia su tre

Addio a quasi una bottiglia di olio extravergine Made in Italy su tre con il crollo del 30% della nuova produzione nazionale che dovrebbe attestarsi attorno a 255 milioni di chili. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sulla base dell’aggiornamento previsionale elaborato dall’Ismea e Unaprol per la campagna 2020/21.

Una situazione produttiva preoccupante a fronte dell’aumento del 9,5% degli acquisti delle famiglie italiane che con l’emergenza Covid sono tornate a fare scorte in cucina con i prodotti base della dieta mediterranea, secondo i dati relativi al primo semestre dell’anno. In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolinea Coldiretti – con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative.

L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione.

A condizionare la raccolta quest’anno è soprattutto l’andamento in Puglia, Calabria e Sicilia che fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%. Al Centro Nord si rilevano, invece, incrementi del 31% in Toscana, 8% nel Lazio, 70% in Umbria e del 100% in Liguria, dopo gli scarsi livelli dello scorso anno. In generale, comunque, ci si attende in tutta la Penisola un olio di elevata qualità grazie all’ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia.

Sul fronte del mercato, la minor produzione 2020 e la domanda delle famiglie sta spingendo in alto i listini nelle ultime settimane, con aumenti che riguardano anche gli oli Dop/Igp italiani. L’andamento dei prossimi mesi dipenderà come di consueto dalla situazione internazionale con la produzione mondiale stimata in linea a quella dello scorso anno ed i prezzi in Spagna, Grecia e Tunisi che mostrano tendenze al rialzo. La Spagna è di gran lunga il principale produttore mondiale seguito dall’Italia mentre sul podio al terzo posto si trova la Grecia.

L’andamento della raccolta è importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.

Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove  è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

 




Assitol: Il Covid fale anche all’olio d’oliva

Produzione al ribasso, non soltanto in Italia, ma in tutta l’area del Mediterraneo, ad eccezione della Spagna, che potrà contare su quantitativi importanti di olio d’oliva. Le previsioni di ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia, sulla campagna olearia appena avviata, disegnano uno scenario profondamente segnato dal Coronavirus e dalle criticità strutturali del comparto.

 

Secondo le stime di ASSITOL, la produzione nella campagna 2020-2021 si attesterà sulle 250mila tonnellate. Come sempre, la situazione non è identica per tutto il territorio italiano. In particolare la Puglia, da sempre considerata “l’uliveto d’Italia”, vede dimezzare i suoi quantitativi, seguita da buona parte delle regioni del Sud. Fa eccezione la Sicilia, mentre sono in crescita le regioni del Centro, in particolare Toscana e Umbria. Bene anche il Nord, soprattutto Liguria, Emilia Romagna ed il Garda.

 

Non va bene neanche nei Paesi di storica vocazione olearia, come la Grecia, che prevede di fermarsi a 210mila tonnellate, il Portogallo a 125mila, mentre la Tunisia dovrà accontentarsi di 150mila tonnellate. In controtendenza la Spagna, con una produzione di 1.600.000 tonnellate, che ne conferma il ruolo di leader sul mercato, ed il Marocco, con 140mila tonnellate.

 

“Il calo nel Mezzogiorno incide notevolmente sulla quantità complessiva di olio prodotto in Italia  – osserva Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva – ma, grazie anche al clima che si è mantenuto mite, riducendo così i rischi legati alla mosca olearia, la qualità sarà di buon livello”.

 

Il Coronavirus incide pesantemente sulle previsioni. “Le criticità di spostamento e le restrizioni alla mobilità hanno causato forti difficoltà nel reperimento della manodopera – sottolinea la presidente degli imprenditori – . Questo ha comportato ritardi e rallentamenti nell’organizzazione del lavoro”.

 

La buona notizia è che finalmente si scorge la luce nella lunga vicenda della Xylella in Puglia, grazie all’avvio produttivo di cultivar come la Favolosa, capace di resistere al parassita che provoca l’essicazione degli ulivi. “Un traguardo che si deve alla ricerca  scientifica – commenta Anna Cane  – e all’innovazione in agronomia. Puntare tutto sulla tradizione, infatti, ha significato, per troppo tempo, emarginare la scienza e le buone pratiche agricole, che possono fare molto non soltanto contro la Xylella, ma per aiutare il settore a produrre di più, con costi ragionevoli e maggiore redditività per tutti, senza trascurare l’attenzione all’ambiente”.

 

E’ la stessa filiera a riconoscere che gli impianti attuali hanno un urgente bisogno di essere rinnovati e ampliati. Soltanto così si potrà incrementare la produzione di olio d’oliva che, anche nelle campagne migliori, difficilmente supera le 350mila tonnellate ed è quindi del tutto insufficiente rispetto al nostro fabbisogno interno ed estero, pari nel complesso a quasi un milione di tonnellate.

 

“La risposta dell’industria italiana al deficit produttivo è il blending – sottolinea la presidente degli imprenditori – le aziende, accostando oli diversi per provenienza e gusto, hanno ideato prodotti unici, costanti nel tempo e apprezzati dai consumatori italiani ed esteri. Ma per remunerare in modo adeguato il settore, occorre modernizzare i processi produttivi”. Uno sforzo che per ASSITOL “deve riguardare tutti gli attori della filiera”.

 

La crisi dell’Horeca a causa dell’emergenza sanitaria pesa anche sul comparto oleario. “Finora, i consumi domestici ed il buon andamento dell’export ci hanno permesso di sostenere il rallentamento delle vendite nella ristorazione, che vale circa un terzo del mercato interno – stigmatizza la presidente del Gruppo olio d’oliva di ASSITOL -. L’ennesimo stop ci fa temere ulteriori ripercussioni negative sul settore che, nonostante le difficoltà, ha continuato a creare valore in questi mesi complessi”.

 




Olio d’oliva, frena l’Italia, cresce la Spagna. Per Confagricoltura necessario valorizzare qualità nazionale

Forte riduzione della produzione italiana di olio d’oliva nel 2020. Il Centro Studi di Confagricoltura stima un meno 26% rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo anno difficile, però non è esclusivamente italiano: a perdere terreno sono anche il Portogallo (meno 35%) e la Grecia (meno 25%). La Spagna, in controtendenza agli altri Paesi mediterranei, consolida la sua leadership con un aumento del 27%, cifra che nonostante la consistente diminuzione registrata per gli oli italiano, portoghese e greco, fa chiudere positivamente il bilancio produttivo europeo con un +5% sul 2019.

 

Le stime 2020 della produzione nazionale indicano un anno di “scarica” con solo 270mila tonnellate. Questa contrazione – spiega Confagricoltura – sembra essenzialmente dovuta alla forte diminuzione riscontrata in Puglia, regione che produce praticamente la metà dell’olio italiano. Decisamente più confortante, per quantità e qualità, la situazione rilevata nelle aree del Centro Nord, dove si prevedono mediamente buone produzioni, ma la cui incidenza sul totale nazionale si aggira intorno al 20%.

 

Il 50% delle esportazioni nazionali – sottolinea il Centro Studi – sono concentrate su quattro Paesi, in primis gli Stati Uniti (che hanno un valore di 420milioni di euro e rappresentano il 32% del totale dell’export italiano) e la Germania (168 milioni, pari al 12,8%); seguono il Giappone (8%) e la Francia (7,4%).

 

L’Italia, secondo Paese esportatore, realizza prezzi medi di vendita del 59% superiori a quelli della Spagna, nonostante che la sua produzione copra mediamente il 15% di quella mondiale, a fronte del 45% di quella spagnola.

 

Confagricoltura evidenzia che il comparto olivicolo italiano è caratterizzato da una disponibilità di prodotto in continuo calo e ampiamente insufficiente a soddisfare le esigenze interne o di esportazione. La forte concorrenza degli altri oli comunitari ed extracomunitari a prezzi stracciati fa sì che restino in giacenza nei nostri frantoi forti quantitativi di prodotto.

 

Occorre, a parere di Confagricoltura, avviare politiche efficaci di promozione per incrementare la domanda di olio EVO nazionale in Italia e sui mercati internazionali, anche attraverso politiche mirate che puntino sulla qualità del prodotto, il cui valore va comunicato in modo efficace, per essere recepito dal consumatore.

 

Il settore olivicolo, a livello mondiale, sta affrontando una fase di importanti cambiamenti strutturali in una difficile congiuntura di mercato, caratterizzata da ormai un anno da forti giacenze di prodotto che frenano le quotazioni. Con il suo patrimonio di poco più di un milione di ettari a uliveto e oltre 400 varietà, l’Italia – conclude Confagricoltura – deve impegnarsi per invertire questa tendenza negativa e recuperare tutte le sue potenzialità.




Giornata mondiale dell’alimentazione, Assitol: il ruolo strategico dell’olio d’oliva

In occasione del World Food Day e dei 75 anni dalla nascita della Fao, ASSITOL mette in evidenza i benefici dell’olio d’oliva ed il suo stretto legame con la Dieta mediterranea, che possono rappresentare strumenti efficaci nella lotta agli squilibri alimentari.

L’olio d’oliva, con le sue proprietà salutistiche ed il suo stretto legame con la Dieta Mediterranea, è un alimento strategico nella lotta all’obesità e agli squilibri alimentari. Lo sottolinea ASSITOL, in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione, celebrata, come ogni anno, il 16 ottobre, in coincidenza con i 75 anni della Fao, l’organizzazione Onu per la lotta alla fame.

Questo alimento è infatti considerato il “marker” principale dell’adesione alla Dieta mediterranea, oltre che un indice di sana alimentazione. In tal senso La ricerca scientifica ha dimostrato come l’olio sia fondamentale per la salute cardiovascolare, poiché riduce fattori di rischio quali diabete, sovrappeso e colesterolo, tutti collegati con uno stile di vita poco sano. L’American Heart Association, l’Associazione dei cardiologi americani, una delle più importanti organizzazioni mediche esistenti, che nelle sue raccomandazioni sullo stile di vita consiglia l’adozione della Dieta mediterranea e sottolinea il ruolo primario dell’olio d’oliva.

“Contro l’estremismo alimentare della nostra epoca – afferma Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva dell’Associazione -, che vede aumentare la malnutrizione da un lato, il sovrappeso dall’altro, l’olio d’oliva può fare molto. Accrescerne il consumo non soltanto in Italia, ma nel mondo significa avvicinare culture diverse alla Dieta mediterranea, il regime dietetico più salutare secondo la letteratura scientifica, di cui l’olio rappresenta uno dei pilastri, oltre che il più sostenibile”.

L’importanza di questo modello alimentare, ribadito da studi europei e americani, ha trovato l’ultima conferma in un recente studio di alcuni ricercatori dell’Università di Uppsala, in Svezia, pubblicato sulla rivista “Plos Medicine”. La ricerca, che ha riguardato 79mila svedesi dal 1997 al 2017, collega la Dieta mediterranea con l’abbassamento del rischio di mortalità. In particolare, l’indagine ha rivelato che, ad avvantaggiarsi del cambio di dieta, sono stati soprattutto i soggetti con problemi di peso. Insomma, l’olio d’oliva allunga la vita anche a chi ha qualche chilo in più.

Promuovere le proprietà benefiche dell’olio non è banale nemmeno in Italia, dove il numero di italiani che mangia mediterraneo ha subito un forte calo negli ultimi anni e persino il consumo di olio extra vergine è diminuito. Al contrario, obesità infantile e squilibri alimentari hanno registrato un forte incremento. “Per questa ragione, ASSITOL da tempo ha promosso l’educazione alla corretta alimentazione, – avverte Anna Cane – basata sull’esperienza di assaggio di oli diversi, in cui coinvolgere i consumatori di tutte le età: una sorta di percorso sensoriale, che farebbe molto bene alla salute, oltre che all’appetito”.

Garantire una sana alimentazione è uno degli obiettivi del World Food Programme, che ha appena vinto il Nobel per la pace. “Ci auguriamo di vedere coinvolto anche il mondo dell’olio d’oliva nell’obiettivo ‘Fame zero’, che questa organizzazione persegue con forza – rilancia Anna Cane – condividendo lo stesso impegno nella sana e corretta alimentazione e a favore della sostenibilità”.