Mipaaf: Firmato dal ministro Patuanelli decreto a sostegno della transizione ecosostenibile della filiera olivicola-olearia

E’ stato sottoscritto oggi, dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, il decreto che definisce i criteri e le modalità di concessione di contributi per il sostegno e lo sviluppo della filiera olivicola-olearia per favorire l’aggregazione nel settore, l’incremento della produzione nazionale di olive, aumentando così la sostenibilità complessiva del settore.

Il provvedimento, destinato ai produttori olivicoli associati ad Organizzazioni di produttori, prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro, a valere sul fondo filiere: 10 milioni di euro sono destinati al sostegno di investimenti in nuovi impianti e 20 milioni di euro per ammodernare gli impianti esistenti.

Priorità sarà data agli investimenti nelle aree svantaggiate e di maggiore superficie, nonché per quelle caratterizzate da una grande densità e con conduzione in irriguo.

Le modalità operative per la presentazione delle domande saranno definite con circolare attuativa di AGEA entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale.




Clima, Coldiretti: in Italia è il secondo anno più caldo dal 1800

L’arrivo del caldo anomalo di fine ottobre conferma un 2020 che si classifica fino ad ora come il secondo più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+1,09 gradi) più elevata della media storica. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.  Si accentua anche quest’anno – sottolinea la Coldiretti – la tendenza al surriscaldamento in Italia dove la classifica degli anni interi più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003.

 

Un processo che – sostiene la Coldiretti – ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di avocado e di altri frutti esotici Made in Italy, mai viste prima lungo la Penisola.

 

E il vino italiano con il caldo – continua la Coldiretti – è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato quest’anno anche un allungamento dei tempi della vendemmia che per le varietà tardive è ancora in pieno svolgimento per effetto della siccità estiva mentre la raccolta delle olive è iniziata in anticipo di almeno 10 giorni.

 

Siamo di fronte – continua la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di fenomeni violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal maltempo al sole.

 

Lo dimostra – conclude la Coldiretti – l’innalzamento improvviso delle temperature di questi giorni con l’arrivo di una inaspettata ottobrata dopo settimane di freddo e maltempo che ha provocato vittime e oltre 300 milioni di danni nelle campagne ma anche nelle città.

 




Salute, Coldiretti: da bacche Goji della Cina a olive dell’Egitto in black list

Con un campione sui cinque (20%) risultato irregolare per la presenza di residui chimici i peperoncini piccanti provenienti da Repubblica Dominicana e India sono il prodotto alimentare meno sicuro presente sulle tavole degli italiani ma a preoccupare per gli elevati livelli di contaminazione sono nell’ordine le bacche di Goji provenienti dalla Cina ed il riso dal Pakistan che salgono sul podio. E’ quanto emerge dalla “Black list dei cibi più contaminati” presentata dalla Coldiretti sulla base degli ultimi rapporti elaborati dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui Residui dei Fitosanitari in Europa e dal Ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui dei prodotti fitosanitari degli alimenti.”

 

Nella classifica dei dieci prodotti più contaminati elaborata alla Coldiretti ci sono però anche i melograni dalla Turchia con un quasi un campione irregolare su dieci (9,1%), il tè dalla Cina, l’okra (o gombo) dalle sembianze di una piccola zucchina importata dall’India, il dragon fruit proveniente dall’Indonesia dall’aspetto particolarmente decorativo, i fagioli secchi provenienti dal Brasile ed i peperoni dolci e le olive da tavola provenienti dall’Egitto che godono peraltro di un regime agevolato a dazio zero da parte dell’Unione Europea.

 

Si tratta di prodotti arrivati in Italia con elevati livelli di irregolarità perché contaminati dalla presenza di insetticidi, che – sottolinea la Coldiretti – spesso non sono neanche più ammessi dalla legislazione nazionale ed europea, come avviene nel caso di Dicofol, Acephate, Permethrin, Chlorfenapyr, Methamidophos riscontrati nei peperoncini, del Tricyclazole nel riso dal Pakistan, del Isoprothiolane negli esotici dragon fruit e di Fenpropimorph, Procymidone, Propoxur, Methamidophos nei fagioli secchi brasiliani.

 

Non si tratta tuttavia di casi isolati poichè – sottolinea la Coldiretti – dai risultati delle analisi risulta che i prodotti alimentari importati in Italia, con l’1,9% di campioni esaminati irregolari, sono ben 3 volte più pericolosi dei prodotti di origine nazionale per i quali solo lo 0,6% dei prelievi è risultato non conforme ai limiti di legge consentiti. La situazione è ancora più rischiosa per quelli di origine extracomunitaria per i quali la percentuale di irregolarità secondo l’Efsa sale al’5,8%, ben otto volte superiore ai prodotti Made in Italy.

 

Si confermano – sostiene la Coldiretti – le preoccupazioni espresse recentemente dalla Corte dei Conti europea sulle sostanze chimiche negli alimenti che ha denunciato il mancato rispetto nei cibi di provenienza extra Ue degli stessi standard di sicurezza Ue sui residui di pesticidi e si chiede alla Commissione europea di spiegare “quali misure intende adottare per mantenere lo stesso livello di garanzia sia per gli alimenti prodotti nella Ue che per quelli importati”.

 

Un aiuto ai consumatori viene dall’obbligo di indicare il Paese di origine in etichetta che, grazie al pressing della Coldiretti, è in vigore per la maggioranza degli alimenti in vendita, dalla frutta alla verdura fresca, dalla pasta al riso, dalle conserve di pomodoro ai prodotti lattiero caseari, dal miele alle uova, dalla carne bovina a quella di pollo fino ai salumi per i quali è stato da poco pubblicato il decreto. “E’ necessario però che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della sicurezza dei consumatori” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.




Caldo, Coldiretti: domani al via raccolta olive

Scatta in anticipo per il caldo la raccolta delle olive in Italia con l’arrivo del primo olio nuovo Made in Italy del 2020, particolarmente atteso in un anno segnato dall’emergenza coronavirus che ha sconvolto produzione e mercati. L’appuntamento è per venerdì 18 settembre a partire dalle ore 10 in Sicilia a Chiaramonte Gulfi (Ragusa), Contrada Piano D’Acqua 71, al Frantoio Cutrera con il “miracolo” della trasformazione delle olive in extravergine, prodotto simbolo della dieta mediterranea in tutto il mondo. Per l’occasione sarà presentato il rapporto “L’olio italiano al tempo del Coronavirus” con le prime previsioni sul raccolto 2020-2021 elaborate da Coldiretti, Unaprol e Ismea con un focus anche sui consumi degli italiani e sulle prospettive future del settore. Insieme ad agricoltori, frantoiani e consumatori sarà presente il presidente dell’Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano – David Granieri.

 

 




FURTI OLIVE, CIA PUGLIA: “AGRICOLTORI NON SANNO PIÙ COME DIFENDERSI”

 

“Non c’è pace per i nostri olivicoltori: la campagna 2017 è stata fortemente compromessa dai furti all’ordine del giorno. Le razzie non si fermano e gli agricoltori non possono dormire sonni tranquilli, costretti anche a ronde notturne, per scoraggiare i ladri e salvaguardare il loro prodotto”. È Nicola Cantatore, direttore provinciale CIA Bat e Foggia, a lanciare l’ennesimo allarme davanti ad un fenomeno che sembra ormai inarrestabile. Uno degli ultimi furti è avvenuto nella notte del 5 dicembre, in un’azienda in agro di Andria, in Contrada Azzariti. Sono stati rubati circa 30 quintali di olive.

“In pochi minuti, i ladri – prosegue il direttore provinciale CIA Bat e Foggia Nicola Cantatore – vanificano il lavoro e i sacrifici degli agricoltori. Il danno non è quantificabile solo sulla base del prodotto sottratto, perché chiaramente c’è quello subito dalle piante. A questo si aggiunga che alcune aziende hanno scelto di raccogliere le olive non mature, a discapito della qualità e quantità di olio. Peraltro, non è stato facile condurre a compimento la campagna olivicola, considerata la siccità che aveva già messo a dura prova i nostri terreni”.

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Il fenomeno dei furti di olive è emerso già da qualche anno, ma ora si registra un aumento significativo degli episodi, in tutta la Puglia. Nelle campagne del foggiano, dal Gargano al Tavoliere, dopo l’intensificazione dei controlli disposta nell’ambito del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica, su sollecitazione delle associazioni di categoria e dei sindaci dei centri maggiormente interessati, le forze di polizia, in più occasioni, hanno recuperato la refurtiva e colto in flagranza di reato i colpevoli. “Su tutto il territorio regionale occorre garantire il presidio delle campagne e coordinare le attività di controllo – è l’appello del presidente regionale CIA Puglia Raffaele Carrabba – I nostri agricoltori non possono diventare anche guardiani notturni per salvare il frutto del loro lavoro e difendersi dalla  malavita. Sin dal principio, abbiamo chiesto di intervenire nei frantoi, con accurati controlli sulle olive in entrata. Così come occorre, a nostro avviso, inasprire le sanzioni anche per chi ritira la merce rubata. Gli uliveti della regione sono stati saccheggiati nonostante i disperati appelli del mondo agricolo. Oggi il bottino sono le olive, domani saranno altri prodotti, mezzi agricoli e cavi di rame se la sicurezza delle campagne non dovesse rappresentare una priorità per le istituzioni a tutti i livelli”.