Vino, Prandini: scienza smentisce Oms e denuncia pressioni politiche. Consumo moderato non fa male alla salute

“E’ la conferma di quello che abbiamo sempre sostenuto. Ovvero che all’Oms ci sono interessi di parte che vanno nella direzione opposta di quelli del nostro Paese”.
Così ad AGRICOLAE il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare lo studio presentato nel corso del congresso medico “Lifestyle, Diet, Wine & Health” che si è tenuto a Toledo e che ha affrontato anche il tema dell’incidenza del vino sulla salute.
“Che lo studio, basato sugli stessi parametri dell’Oms, (il GBD – ndr) arrivi a smentire lo stesso organismo mondiale della Sanità e affermi che un consumo moderato può abbassare addirittura la mortalità, è un chiaro segno che qualcuno gioca con dati e numeri per arrivare a evidenze scientifiche non oggettive”.
“Gli stessi scienziati – prosegue il numero uno della Coldiretti – parlano testualmente di “forti pressioni della politica per promuovere l’idea che lo zero alcol sia l’unica soluzione da percorrere”.
“Basta strumentalizzazioni messe a punto al fine di creare spazi commerciali a prodotti che nulla hanno a che vedere con la salute, la storia e la cultura della terra e dell’uomo che la cura”, conclude.

Vino, congresso medico Toledo: forti pressioni politiche basate su pericolose ipotesi soggettive. Oms non modifica proprie linee guida nonostante aggiornamenti: consumo moderato abbassa mortalità. LO STUDIO




Vino, congresso medico Toledo: forti pressioni politiche basate su pericolose ipotesi soggettive. Oms non modifica proprie linee guida nonostante aggiornamenti: consumo moderato abbassa mortalità. LO STUDIO

Sembra esserci una forte pressione politica per promuovere l’idea che lo zero alcol sia l’unica strada da percorrere“. L’affermazione, perentoria, è di Nicolai Warm,  professore per la Prevenzione e la Gestione Sanitaria in Germania e chair di Wine Information Council, è uno dei passaggi segnanti del congresso medico “Lifestyle, Diet, Wine & Health” tenutosi a Toledo, in Spagna, che ha riunito alcuni tra i massimi esperti mondiali di vino e salute.

 

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a gennaio 2023, quando l’OMS ha pubblicato su  The Lancet Public Health (The Lancet, ovvero la stessa che vuole imporre la Dieta Unica Universale)una dichiarazione in cui affermava che “nessun livello di alcol è sicuro per la nostra salute”. Questa affermazione si basava a sua volta sulla ricerca Global Burden of Disease  (GBD) che nel 2018 aveva dichiarato che non esiste un livello sicuro di alcol: tutti questi elementi sono stati utilizzati negli ultimi anni per lanciare una campagna verso lo “zero-alcohol”, che demonizza anche il consumo moderato di vino, equiparato ai superacolici per la sua pericolosità per la salute.

Questa politica proibizionista aveva anticipato l’annuncio del governo irlandese sull’etichettatura per il vino, di fatto equiparato alle sigarette e che aveva provocato la forte reazioni di diversi paesi europei, soprattutto da parte dell’Italia. Nel congresso di Toledo, Frederico Falcão, presidente di ViniPortugal, ha ribadito che il mondo del vino è “sotto attacco da parte dei fondamentalisti, persone con un’ideologia“, ma sono i dati scientifici presentati durante l’incontro a smentire la disinformazione montata negli ultimi anni.

Il professor Nicolai Worm, ha sottolineato come i dati del GBD si basano su modelli statistici e “utilizzano sempre ipotesi molto soggettive”, tanto che attraverso gli stessi, uno studio successivo sia arrivato a conclusione totalmente opposte.

Il professore fa riferimento al MORGAM Project, uno studio sul consumo di alcol e mortalità su un campione di 142.960 individui uscito nel 2022. Dall’analisi dei dati e delle tabelle derivate, emerge come  la curva J, una rappresentazione grafica della relazione tra consumo di alcol e malattie cardiovascolari (CVD). abbia il punto più basso al livello di consumo di alcol da leggero a moderato. Ciò significa che le persone che bevono quantità da leggere a moderate di alcol hanno un rischio inferiore di malattie cardiovascolari, la principale causa di morte a livello globale.

Dai grafici emerge come l’assunzione di più di 20 g/giorno di etanolo è associata a un rischio di mortalità più elevato (soprattutto correlato al cancro), mentre un consumo leggero-moderato (fino a un drink al giorno) è stato associato a un rischio ridotto di mortalità totale, cardiovascolare e per “altre cause”.

Naturalmente il consumo eccessivo di alcol è associato a numerosi effetti avversi sulla salute, tanto da poter affermare che il consumo di alcol oltre un certo volume è uno stile di vita malsano da scoraggiare fermamente. I dati indicano che il consumo non sicuro di alcol è superiore a 20 g/giorno di etanolo, quasi due drink al giorno.

Al contrario, il consumo di 10-20 g/giorno di alcol non ha alcuna associazione con la mortalità. Gli individui che consumano alcol a questi livelli dovrebbero essere scoraggiati dall’aumentare il consumo, ma incoraggiati a ridurlo.

Rispetto agli astemi per tutta la vita, gli individui che consumano fino a un drink al giorno hanno un rischio di mortalità totale ridotto del 7-15%. Ma il massimo beneficio si raggiunge con un consumo di 5 g/giorno, un risultato in accordo con una precedente ampia meta-analisi e queste conclusioni sono in accordo con un’ampia letteratura, ma non sono del tutto in linea con le conclusioni proposte dallo studio Global Burden of Disease (GBD) del 2018. Tuttavia, è interessante notare che gli autori della GBD non hanno considerato la mortalità totale come un risultato, ma, hanno combinato 23 curve di rischio relativo per altrettanti esiti diversi in un’unica curva dose-risposta.

Un consumo medio di 5 g/giorno corrisponde a quasi tre drink a settimana; di conseguenza bere fino a 2 giorni alla settimana è l’unica abitudine associata a una riduzione della mortalità.

Ancora più interessanti sono i grafici legati alla mortalità e al consumo di alcool per paese, dove la “Curva J” viene confermata ancora di più insieme agli stili di vita e all’alimentazione. In Italia e Francia rimane sempre sotto l’1 anche di fronte ad una quantità superiore ai 5g al giorno (tabella a), mentre risulta maggiore in Germania, Regno Unito, Svezia, Finlandia e Norvegia (tabella b), soprattutto sopra i 10g al giorno, e in Russia, Polonia e Lituania (tabella c). Questi dati confermano come il vino collegato alla Dieta Mediterranea, possa portare benefici per la salute,

Nel corso del convegno La dottoressa Creina Stockley, farmacologa e co-direttrice del Forum scientifico internazionale sulla ricerca sull’alcol , ha affermato che il consumo moderato di alcol ha evidenti benefici per la salute, “ed è qualcosa che i governi devono ricordare. C’è un rischio ridotto di diabete”, criticando poi le linee guida dell’OMS, che si basano su modelli statistici teorici.

Dei benefici legati al “tradizionale bicchiere di vino al giorno” ha parlato anche il professor Francesco Violi, emerito a La Sapienza di Roma. Nel corso del convegno ha presentato lo studio “Malattie cardiovascolari, vino e trombosi”, da cui emerge che “Il vino è un nutriente ricco di polifenoli, ha dimostrato di esercitare effetti antiossidanti e antitrombotici in vitro e in vivo interferendo con l’attivazione delle piastrine. Questi risultati possono fornire una plausibilità biologica agli studi osservazionali che documentano che un consumo moderato di vino, cioè circa 2 bicchieri al giorno, riduce il rischio di malattie cardiovascolari senza interferire con la mortalità“.

La conferma dei dati arriva da questa tabella, sempre dello studio MORGAM Project, in cui emerge come la mortalità nel gruppo di consumo leggero-moderato (fino a 10g al giorno), sia sensibilmente inferiore rispetto agli astemi.

LEGGI LO STUDIO MORGAM PROJECT CHE SMENTISCE LA DICHIARAZIONE OMS

QUI TUTTI GLI STUDI SCIENTIFICI PRESENTATI DURANTE IL CONVEGNO

Le reazioni:

Vino, Lollobrigida: uso moderato fa bene, basta con le bufale

Vino, Prandini: scienza smentisce Oms e denuncia pressioni politiche. Consumo moderato non fa male alla salute

Per saperne di più:

Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Oms finanziata da privati. Solo il 16% risorse viene da stati membri. Ma legata a doppio filo con chi vuole “eliminare libertà di scelta consumatori”

Vino, Journal of the American Medical Association: Bere fino a due bicchieri al giorno di vino non ha effetti sulla salute. Lo studio pubblicato il giorno dell’apertura del Vinitaly e condotto su 5 milioni di persone

Vino, ok da PE a Cancer Plan basato su studio Lancet controverso. Più tasse ad aziende che producono “cibo malsano” come vuole Eat-Lancet

 




Dieta unica, Eat Lancet ci ripensa: gravi rischi per la salute e sistema immunitario. Aumentare alimenti di origine animale. LA RICERCA e le REAZIONI: D’Eramo, Patuanelli, Prandini, Giansanti, Battista, Piccinini, Scordamaglia, Fini, Vallardi

Sostenibilità contro salute, a quali compromessi siamo disposti per salvaguardare il nostro pianeta?

Dopo aver pubblicato studi e proposto una Dieta Unica Universale, (come la tabella qui a fianco) dopo aver detto a più riprese che la carne fa male e aver “suggerito” nero su bianco ai governi e alle industrie di “eliminare la scelta ai cittadini” per quanto riguarda i prodotti alimentari da consumare, applicare tasse ai prodotti considerati poco salutari e “costruire un appeal culturale per gli alimenti salubri e il cibo sostenibile” e “campagne di disinvestimento”, ora Eat Lancet ci ripensa. Molti gli articoli stampa usciti e forte è stata l’azione di contrasto da parte di alcuni governi, in primis l’Italia.

Eat Lancet smentisce se stessa in una nuova ricerca pubblicata di recente e condotta dalla Global Alliance for Improved Nutrition (GAIN). La Dieta Unica è sostenibile ma non salutare, e può portare a effetti gravi e duraturi tra cui la compromissione del sistema immunitario e un aumento del rischio di infezioni. Fondamentale diventa allora aumentare l’assunzione di cibi di origine animale

Di seguito AGRICOLAE pubblica il pdf della nuova ricerca Eat Lancet: 

Rapporto Eat Lancet

Lo storico rapporto EAT-Lancet, pubblicato nel 2019, aveva illustrato come nutrire le persone e salvare il pianeta attraverso una “dieta per la salute planetaria”, composta principalmente da alimenti integrali a base vegetale,  che uniformava e standardizzava i consumi, condannando gli alimenti di origine animale.Ma una nuova ricerca, “Stima delle carenze di micronutrienti della dieta per la salute planetaria EAT-Lancet”, pubblicata su The Lancet Planetary Health rivela importanti carenze alimentari di ferro, zinco, calcio e vitamina B12. E per ovviare a questo problema è necessario aumentare gli alimenti di origine animale.

La dieta Eat Lancet per la salute planetaria non fornisce abbastanza vitamine e minerali essenziali per nutrire la popolazione mondiale. Ciò è ancora più evidente quando si osservano le donne in età riproduttiva (15-49 anni) che hanno un aumento del fabbisogno di ferro a causa delle mestruazioni. La dieta per la salute planetaria fornisce solo il 55% dell’assunzione di ferro raccomandata per questa popolazione.

Nel nuovo rapporto sulla dieta Eat Lancet si legge: 

Date le potenziali carenze di micronutrienti della dieta per la salute planetaria EAT- Lancet, potrebbero essere necessari importanti cambiamenti per raggiungere l’adeguatezza dei micronutrienti dietetici per gli adulti senza fare affidamento su fortificazioni e integratori.

Ancora più importante, abbiamo scoperto che per ottenere una dieta adeguata di micronutrienti che sia anche più fattibile a livello di popolazione sarebbe probabilmente necessario aumentare gli alimenti di origine animale dal 14% delle kcal totali al 27% delle kcal totali.

 

Il dott. Ty Beal, consulente di ricerca presso la Global Alliance for Improved Nutrition (GAIN) e autore principale di questa pubblicazione, ha affermato: “È probabile che la dieta per la salute planetaria aiuti a proteggere dalle malattie non trasmissibili, che sono le principali cause di morte e malattia in tutto il mondo, e che lo faccia in modo sostenibile. Ma queste nuove scoperte sulle carenze di vitamine e minerali essenziali sono preoccupanti perché le carenze di questi “micronutrienti” possono portare a effetti gravi e duraturi, tra cui la compromissione del sistema immunitario e un aumento del rischio di infezioni; rendimento scolastico e diminuzione della produttività sul lavoro; tutte cose che alla fine limitano il potenziale umano. Le carenze di micronutrienti della dieta per la salute planetaria sono dovute alla scarsa quantità di alimenti di origine animale, che costituiscono solo il 14% delle calorie totali. Per rendere la dieta per la salute planetaria adeguata in micronutrienti sarebbe necessario aumentare gli alimenti di origine animale ricchi di nutrienti.”

Secondo la Dott.ssa Jessica Fanzo, Distinguished Professor di Bloomberg Food Policy presso la Johns Hopkins University e coautrice della ricerca: “La sfida nel fornire una quantità sufficiente di micronutrienti è farlo in modo sostenibile. Ma c’è un limite. E ci saranno inevitabilmente compromessi da affrontare, tra salute umana e sostenibilità ambientale.”

Le reazioni: 

Dieta Unica, D’Eramo: Passo indietro su Dieta universale. Interessi di pochi non mettano a rischio salute collettiva. Basta attaccare allevamenti

Dieta Unica, Prandini: battaglia vinta. Ora vinceremo anche quella su Nutriscore e Fake meat vs speculazioni nuovi oligarchi del food

Dieta unica, Giansanti: sostenibile ma non salutare. In gioco patrimonio storico culturale e la democraticità delle produzioni agricole e agroalimentari

Dieta unica, Fini: Lancet sbagliava e metteva a rischio biodiversità alimentare e scelta consumatori

Dieta Unica, Battista: respingiamo tentativi di omologazione. Dieta universale danneggia tessuto produttivo e biodiversità

Dieta Unica, Piccinini: inaccettabile imporre visione unica su alimentazione e agroalimentare. Rischio di un mondo orwelliano

Dieta unica, Filiera Italia: Eat Lancet ci accusava di essere oscurantisti. Ora dimostrato che oscurantisti erano loro

Dieta Unica, Patuanelli: da ministro mi sono opposto perché in gioco la democrazia. Scongiurare pericolo facendo Sistema

Dieta Unica, Vallardi (Lega): Bene ripensamento Lancet su Dieta Unica. Avanti con la nostra dieta mediterranea

Era stato scritto: 

No libertà di scelta consumatori e piu tasse per aziende, questo il piano del capo Onu al Food Systems Summit per i consumi alimentari. I documenti Eat della ‘Dittatura alimentare’

Da Gates a Nestlè, ecco i nomi della business platform che si basa su studio Eat, per “imporre” sistema alimentare globale, promosso da Fondazione Barilla. Gruppo Barilla: ma non esistono diete universali

Dieta universale, Lancet la mette sul piano economico: quella a base animale costa di più, fa male e mette a rischio il Pianeta. Lo studio

Ecco il nuovo Countdown di Lancet su futuro Pianeta secondo cui si deve mangiare vegetali: carne inquina e mette a rischio resa colture. E chi la mangia muore prima. Il documento

Eat fa capo a Stordalen Foundation, che compra azienda leader energie rinnovabili e usa scienza per cambiare consumi cibo e ambiente

Giornata alimentazione: Fao e WEF: trasformare sistemi alimentari. Entrambi in Piattaforma di affari con multinazionali del Food e Eat, che nega libertà di scelta consumatori

Dieta universale, Ghiselli: no coercizione ma educazione. Eat sbaglia su alimenti buoni e cattivi, mangiare carne è importante. Ma con equilibrio come per tutto il food

Oms tace su conflitto interessi. Branca unico italiano in Eat, che nega liberta scelta consumatori: “soldi vadano al posto giusto”. VIDEO

 

 

 




Ue, rappresentanza italiana conta 160, ma Usa schierano 900 persone per attività lobbying. Tajani chiede upgrade, in gioco c’è chi governerà il Food

Molti i dossier sui tavoli di Bruxelles ai quali corrispondono interessi diretti o indiretti coincidenti spesso con quelli delle multinazionali che hanno deciso di investire in Food.

Tanto che il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen sembrerebbe abbia incontrato più volte Bill Gates, uno degli investitori in vaccini e in carne sintetica e secondo finanziatore dell’Oms.

Ma chi segue i dossier in Europa? E quanto personale serve alle rappresentanze diplomatiche a Bruxelles per seguire tutte le attività della Commissione Europea? Quella americana, quindi un paese extra UE, ha ben 900 persone a disposizione per curare gli interessi degli Stati Uniti, ma l’Italia?

Colpisce la differenza: nella nostra rappresentanza sono presenti quasi 160 persone tra personale MAECI, altre amministrazioni e contrattisti locali, mentre il numero di diplomatici è di circa 30, insufficienti per coprire tutte le necessità e comunque sottonumero anche rispetto alle altre rappresentanze dei paesi membri che sono in media il doppio o il triplo di quella italiana.

Questo rende difficoltoso seguire con attenzione tutti i dossier e le proposte che emergono durante le attività amministrative e legislative. Lo stesso Antonio Tajani, Ministro del MAECI, non appena insediatosi alla Farnesina ad ottobre, ha appurato questa carenza di organico e – da quanto apprende AGEEI – il ministero si sta muovendo per incrementare in particolare la rappresentanza diplomatica, quella che strategicamente diventa fondamentale nelle fasi decisionali e di negoziazione.

Basti pensare che – a quanto si legge sul sito della Commissione Ue – i dipendenti della stessa che fanno parte della funzione pubblica Ue sono circa 32mila tra personale permanente e temporaneo. Tra questi figurano funzionari responsabili delle diverse politiche, ricercatori, giuristi e traduttori.

Le multinazionali stanno investendo sempre di più in Food e Green, in vista di un incremento esponenziale della popolazione globale che potrebbe mettere a rischio – se unito a politiche ambientalistiche che portano a diminuire la produzione agricola – la sicurezza alimentare.

Secondo uno studio del Dipartimento Usa dell’Agricoltura redatto a novembre 2020, se le strategie Farm to Fork fossero adottate nella sola Ue, entro il 2030 il numero di persone con insicurezza alimentare aumenterebbe di altri 22 milioni.  Il numero salirebbe a 103 milioni nello scenario intermedio e a 185 milioni con adozione globale.

Sul piatto sembrerebbe ci sia non solo la Sicurezza alimentare globale ma un vero e proprio gioco di potere mondiale legato al Food la cui partita si giocherà nei prossimi anni e che parte proprio dai dossier che oggi sono all’attenzione dei tavoli europei.

Rappresentanza Italia in Ue, Prandini: aumentare numero di funzionari italiani in Europa significa promuovere e tutelare interessi nazionali

Rappresentanza Italia in Ue, Giansanti: Tajani ha tutto il nostro sostegno, Bruxelles sempre più snodo centrale Agrobusiness

Rappresentanza Italiana in Ue, Fini: bene governo, aumentare presidio a Bruxelles farà bene a Sistema Italia

Rappresentanza Italia in Ue, Battista: bene Tajani, aumentarla si traduce in rafforzare peso Nazione

Rappresentanza Italia in Ue, Buonfiglio: Bene Tajani, chiediamo aumento da anni cosi da monitorare i dossier

Era già stato scritto:

Oms finanziata da privati. Solo il 16% risorse viene da stati membri. Ma legata a doppio filo con chi vuole “eliminare libertà di scelta consumatori”

Pac e Farm to Fork, USA: effetto domino apocalittico. Il Mondo cambierà e perderà sicurezza alimentare e benessere. Ue piu povera ma prezzi aumenteranno. Il documento




Wine, Lancet publishes Global Burden of Disease research: moderate doses improve health and reduce mortality. Consider the whole epidemiological profile. Here the study

The recent debate on wine and health risks, born following the Irish government’s desire to include warnings on alcohol labels, has reopened the discussion – including scientific discussion – on the real effects of alcohol consumption on human health. Recent research published in the Lancet in July 2022 by the Global Burden of Disease Study (a global research program evaluating mortality from major diseases, injuries and risk factors, a collaboration of more than 7,000 researchers in more than 156 countries) shows that at low levels of consumption, alcohol reduces the risk of all-cause mortality. Small amounts of alcohol consumption are associated with better health outcomes in populations predominantly facing a high burden of cardiovascular disease.

Vino, Società italiana Tossicologia (SITOX): UE alimenta confusione, bisogna considerare le dosi. Non confondere pericolo con rischio, solo l’eccesso è nocivo

The GBD, therefore, arrives at different results compared to those of the National Cancer Institute in France or those of the WHO, which advice against the intake, even in low doses, of alcohol, also denying any beneficial effect on health. These results, therefore, follow the already numerous declarations of scientific organizations and researchers, including Crea, the Georgofili and the Italian Society of Toxicology (Sitox) which show that at low doses of alcohol consumption, there are positive results on the onset of certain diseases.

In any case, as the GBD writes, it is a controversial topic and subject to debate. The apparent contradiction in the results of existing studies highlights the importance of continuing to study this topic and updating the evidence base as more information becomes available.

Among the most notable findings of the research is that the level of alcohol consumption that minimizes health loss varies significantly across populations and that guidelines and recommendations on the optimal level of alcohol consumption must take into consideration the whole epidemiological profile and baseline disease rates for each population.

Vino, Georgofili: Distinguere tra abuso e consumo responsabile. Scienza ha dimostrato presenza di sostanze utili alla salute

Below AGRICOLAE publishes the pdf of the study published in the Lancet by the Global Burden of Disease:

PIIS0140673622008479

Francia, Istituto Nazionale Tumori: Alcol, anche a bassi dosi favorisce sviluppo di cancro e tumori. Nessuna differenza tra vino, birra o whisky

 

Below are the excerpts with the most important results of the research:

Several studies have found evidence for a J-shaped relationship between alcohol use and all-cause mortality or burden; in other words, at low levels of consumption, alcohol reduces the risk of all-cause mortality, while above a certain threshold the risk increases. Importantly, few previous studies analyzing the effects of alcohol consumption on mortality have considered how the relationship between alcohol consumption and health is conditional on baseline rates of disease.

The analysis conducted in this study strongly suggests that optimal alcohol consumption statements, guidelines, and recommendations need to take into consideration the baseline rates of disease for each population. We provide strong evidence that the level of alcohol consumption that minimizes health loss varies significantly across populations and remains zero or very close to zero for different population groups, particularly young adults. At the same time, small amounts of alcohol consumption are associated with better health outcomes in populations facing predominantly a high burden of cardiovascular disease, particularly the elderly in many regions of the world. In light of these findings, we recommend a modification of existing policy guidelines to focus on the emphasis on optimal consumption levels differentiated by age, rather than the current practice of recommending different consumption levels by gender.

Vino, Comagri Camera. Bizzarri (La Sapienza): consumo moderato riduce incidenza cancro e tumore (anche del 60%)

Importantly, no studies to date have examined the variation in the theoretical minimum risk of alcohol use by geographic area, age, gender, and time, conditioned by baseline disease rates. National dietary guidelines on low-risk alcohol consumption, such as those in the US, UK, France and Australia, base recommendations on studies of the risk of alcohol consumption on all-cause mortality and some outcomes cause-specific.

All-cause mortality includes non-causally related outcomes, further increasing the threat to the internal validity of the evidence produced by the analysis of the effects of alcohol consumption on all-cause mortality. Furthermore, and most importantly for the present study, the composition of causes within all-cause mortality may differ substantially between populations, changing the proportional risk of mortality due to alcohol use among these populations. Together, these features limit the applicability of determining minimum risk exposures based on observational data on alcohol consumption and all-cause mortality.

Vino, Linee guida Usa: 2 drink al giorno per l’uomo e 1 per la donna. Ma in alcuni casi sarebbe meglio evitare. La ricerca

In conclusion, the relationship between moderate alcohol consumption and health is complex and has raised much controversy in the scientific literature.

Given that the available evidence suggests that low levels of alcohol consumption are associated with a lower risk of some disease outcomes and increased risk of others, alcohol consumption recommendations should take into account the entire epidemiological profile including rates underlying disease within populations.

The findings of this study support the development of personalized alcohol consumption guidelines and recommendations by age and across regions and underscore that existing low drinking thresholds are too high for younger populations across all regions. Furthermore, our results suggest that guidelines should not incorporate sex-specific recommendations, given the absence of variation in TMREL and NDE by sex between geographic areas and localities. Finally, recognizing that the majority of the world’s population who consume harmful amounts of alcohol are young adults and predominantly young males, it is important to prioritize interventions targeting these groups in order to minimize alcohol-related health loss. demographics.

Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Vino, con fine moratoria via libera Ue a Irlanda per etichettatura che paragona consumo di vino e birra a sigarette. Le reazioni

Vino, dalla Francia Hercberg, fondatore del Nutriscore, attacca il Governo italiano: Da Tajani dichiarazioni irresponsabili. Italia nega scienza e promuove fake news per tutelare sua economia

Vino e Nutriscore, Hercberg attacca Governo e Sistema Italia. Maggioranza e Opposizione fanno squadra: le reazioni




Vino, Lancet pubblica ricerca del Global Burden of Disease: dosi moderate migliorano la salute e riducono mortalità. Considerare intero profilo epidemiologico. Lo studio

Il recente dibattito sul vino e i rischi per la salute, nato a seguito della volontà del governo irlandese di inserire dei warning sulle etichette degli alcolici, ha riaperto la discussione -anche scientifica- sui reali effetti dell’assunzione di alcol per la salute umana. Una recente ricerca pubblicata su Lancet nel luglio 2022 da parte del  Global Burden of Disease Study (un programma di ricerca globale che valuta la mortalità dovuta a malattie, lesioni e fattori di rischio principali, frutto di una collaborazione di oltre 7.000 ricercatori in più di 156 paesi) mostra come a bassi livelli di consumo, l’alcol riduca il rischio di mortalità per tutte le cause. Piccole quantità di consumo di alcol sono associate a migliori risultati di salute nelle popolazioni che affrontano prevalentemente un carico elevato di malattie cardiovascolari.

Vino, Società italiana Tossicologia (SITOX): UE alimenta confusione, bisogna considerare le dosi. Non confondere pericolo con rischio, solo l’eccesso è nocivo

Il GBD giunge dunque a risultati diversi rispetto a quelli dell’Istituto Nazionale Tumori in Francia o a quelli dell’Oms, i quali sconsigliano l’assunzione, anche a bassi dosi, di alcol, smentendo inoltre qualsiasi effetto benefico sulla salute. Risultati che dunque si accodano alle già numerose dichiarazioni di organizzazioni scientifiche e di ricercatori, tra cui il Crea, i Georgofili e la Società Italiana di Tossicologia (Sitox) che evidenziano come a bassi dosi di consumo di alcol vi siano risultati positivi sull’insorgenza di talune malattie.

In ogni caso, come scrive il GBD, si tratta di un argomento controverso e oggetto di dibattito. L’apparente contraddizione nei risultati degli studi esistenti evidenzia l’importanza di continuare a studiare questo argomento e di aggiornare la base di prove man mano che diventano disponibili maggiori informazioni. 

Tra i risultati più notevoli della ricerca emerge come il livello di consumo di alcol che riduce al minimo la perdita di salute varia in modo significativo tra le popolazioni e che linee guida e raccomandazioni sul livello ottimale di consumo di alcol devono prendere in considerazione l’intero profilo epidemiologico ed i tassi di base di malattie per ogni popolazione.

Vino, Georgofili: Distinguere tra abuso e consumo responsabile. Scienza ha dimostrato presenza di sostanze utili alla salute

Di seguito AGRICOLAE pubblica il pdf dello studio pubblicato su Lancet dal Global Burden of Disease

PIIS0140673622008479

Francia, Istituto Nazionale Tumori: Alcol, anche a bassi dosi favorisce sviluppo di cancro e tumori. Nessuna differenza tra vino, birra o whisky

Di seguito gli stralci coi risultati più importanti della ricerca: 

Diversi studi hanno trovato prove di una relazione a forma di J tra l’uso di alcol e la mortalità o il carico per tutte le cause; in altre parole, a bassi livelli di consumo, l’alcol riduce il rischio di mortalità per tutte le cause, mentre al di sopra di una certa soglia aumenta il rischio. È importante sottolineare che pochi studi precedenti che analizzano gli effetti del consumo di alcol sulla mortalità hanno considerato come la relazione tra consumo di alcol e salute sia subordinata ai tassi di base della malattia.

L’analisi condotta in questo studio suggerisce fortemente che affermazioni, linee guida e raccomandazioni sul livello ottimale di consumo di alcol devono prendere in considerazione i tassi di base di malattie per ogni popolazione. Forniamo prove evidenti del fatto che il livello di consumo di alcol che riduce al minimo la perdita di salute varia in modo significativo tra le popolazioni e rimane pari a zero o molto vicino allo zero per diversi gruppi di popolazione, in particolare i giovani adulti. Allo stesso tempo, piccole quantità di consumo di alcol sono associate a migliori risultati di salute nelle popolazioni che affrontano prevalentemente un carico elevato di malattie cardiovascolari, in particolare gli anziani in molte regioni del mondo. Alla luce di questi risultati, raccomandiamo una modifica delle linee guida politiche esistenti per concentrarsi sull’enfasi sui livelli di consumo ottimali differenziali per età, piuttosto che sull’attuale pratica di raccomandare livelli di consumo diversi per sesso. 

Vino, Comagri Camera. Bizzarri (La Sapienza): consumo moderato riduce incidenza cancro e tumore (anche del 60%)

È importante sottolineare che nessuno studio fino ad oggi ha esaminato la variazione del rischio minimo teorico del consumo di alcol per area geografica, età, sesso e tempo, condizionata dai tassi di base della malattia. Le linee guida dietetiche nazionali sul consumo di alcol a basso rischio, come quelle negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e in Australia, basano le raccomandazioni su studi sul rischio del consumo di alcol sulla mortalità per tutte le cause e su alcuni esiti causa-specifici.

La mortalità per tutte le cause include esiti non causalmente correlati, aumentando ulteriormente la minaccia alla validità interna delle prove prodotte dall’analisi degli effetti del consumo di alcol sulla mortalità per tutte le cause. Inoltre, e cosa più importante per il presente studio, la composizione delle cause all’interno della mortalità per tutte le cause può differire sostanzialmente tra le popolazioni, modificando il rischio proporzionale di mortalità dovuto al consumo di alcol tra queste popolazioni. Insieme, queste caratteristiche limitano l’applicabilità della determinazione delle esposizioni minime al rischio sulla base di dati osservazionali sul consumo di alcol e sulla mortalità per tutte le cause.

Vino, Linee guida Usa: 2 drink al giorno per l’uomo e 1 per la donna. Ma in alcuni casi sarebbe meglio evitare. La ricerca

In conclusione, il rapporto tra consumo moderato di alcol e salute è complesso e ha sollevato molte polemiche nella letteratura scientifica.
Dato che le prove disponibili suggeriscono che bassi livelli di consumo di alcol sono associati a un minor rischio di alcuni esiti di malattia e a un aumento del rischio di altri, le raccomandazioni sul consumo di alcol dovrebbero tenere conto dell’intero profilo epidemiologico che include i tassi di base della malattia all’interno delle popolazioni. 
I risultati di questo studio supportano lo sviluppo di linee guida e raccomandazioni personalizzate sul consumo di alcol per età e tra regioni e sottolineano che le soglie di basso consumo esistenti sono troppo alte per le popolazioni più giovani in tutte le regioni. Inoltre, i nostri risultati suggeriscono che le linee guida non dovrebbero incorporare raccomandazioni specifiche per sesso, data l’assenza di variazione in TMREL e NDE per sesso tra aree geografiche e località. Infine, riconoscendo che la maggior parte della popolazione mondiale che consuma quantità dannose di alcol sono giovani adulti e prevalentemente giovani maschi, al fine di ridurre al minimo la perdita di salute dovuta al consumo di alcol è importante dare la priorità agli interventi mirati a questi gruppi demografici. 

Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Vino, con fine moratoria via libera Ue a Irlanda per etichettatura che paragona consumo di vino e birra a sigarette. Le reazioni

Vino, dalla Francia Hercberg, fondatore del Nutriscore, attacca il Governo italiano: Da Tajani dichiarazioni irresponsabili. Italia nega scienza e promuove fake news per tutelare sua economia

Vino e Nutriscore, Hercberg attacca Governo e Sistema Italia. Maggioranza e Opposizione fanno squadra: le reazioni

 




Vino, Crea. Vaccari: Riduzione del cervello? I risultati dicono altro. Per Oms popoli che bevono vino hanno aspettativa di vita maggiore. Fare differenza tra uso e abuso e considerare lo stile di vita

“Il vino viene bevuto dall’Homo sapiens sapiens almeno sin dai tempi dell’oblazione “pura e santa” di Melchisedech, parliamo di oltre 3500 anni fa. È quindi in atto, secondo quello che riportano alcuni biologi, una costante riduzione del cervello umano. Eppure i risultati sembrano essere diversi” dichiara il direttore generale del Crea Stefano Vaccari al Sole24Ore, tornando sulle dichiarazioni dell’immunologa Antonella Viola, ricercatrice e docente all’università di Padova, che appoggia la scelta di Dublino in quanto convinta che, come per le sigarette, la dose sicura è zero.

Alcool e vino sono diversi, sottolinea Vaccari ed anzi i paesi come l’Irlanda che registrano un alto consumo alcolico sono gli stessi che bevono pochissimo vino. A testimonianza di ciò l’Italia che il maggior produttore del mondo di vino, si colloca al 51° posto nel mondo per consumo di alcol. 

Ci sono poi dati interessanti come quelli riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui “l’aspettativa di vita dei popoli che bevono vino, Italia, Francia e Spagna, è largamente superiore a quella di popolazioni che non ne bevono. Distinguere il consumo consapevole di vino dal problema dell’alcolismo è un fattore di civiltà. Il consumo consapevole e responsabile di vino è dunque un cardine della nostra Civiltà” evidenzia Vaccari, che fa luce anche sul ruolo svolto dal Crea.

“In Italia il CREA, il maggiore Ente scientifico nel settore agroalimentare e dell’alimentazione, da oltre 70 anni produce le Linee guida per una sana alimentazione. Si tratta di un documento che rappresenta la summa scientifica delle valutazioni planetarie di cosa sia utile per una corretta alimentazione. Le ultime Linee guida CREA pubblicate, che risalgono al 2018, hanno evidenziato che «i rischi per la salute correlati al consumo di bevande alcoliche aumentano man mano che aumenta la quantità consumata». Allo stesso tempo hanno anche evidenziato il basso rischio esistente per coloro che bevono moderatamente.”

Sullo stesso piano rientra allora anche la questione Nutriscore, l’etichettatura francese che riduce le informazioni date ai consumatori ad un semplice indicatore semaforico, la quale premia o condanna un prodotto alimentare senza considerare la dieta, le quantità assunte e lo stile di vita.

“Nel 2023, come sempre, il CREA aggiornerà le Linee guida per una corretta alimentazione supportando il concetto che è la dieta e lo stile di vita complessivo che rende decisivo l’impatto dei singoli alimenti nella salute degli Uomini” conclude invece Vaccari.




Cibo sintetico, Prandini: inconcepibile che un privato sia il secondo finanziatore Oms. Multinazionali vogliono gestire mercato globale cancellando identità e tradizione

“Bisogna avere un livello qualificato della Pa in Europa, noi oggi a Bruxelles siamo una delle ambasciate meno dotate in termini di personale. Colpa di una disinformazione fatta nel corso degli anni quando si parlava solo di tagliare e abolire per pagare il meno possibile, senza genere conto delle competenze. Questo porta però a non contare in Europa quando dobbiamo farci sentire. Diventa dunque importante oggi investire in relazioni, strategie da condividere con altri Stati Ue. Il cibo sintetico è un problema che non riguarda solo l’Italia, dobbiamo allora tirare una linea tra quei paesi che hanno storia e cultura enogastronomica e quelli che non la possiedono, come alcuni paesi del nord Europa. Per loro il cibo è fine a se stesso, serve a dare energia per sopravvivere mentre per noi il cibo è storia, cultura, distintività.”

Così il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’incontro svoltosi a Lonato del Garda (Brescia).

“La formazione è indispensabile, bisogna investire nei nostri centri scolastici. Bisogna generare qualità e formazione altrimenti svuotiamo la nostra economia delle figure necessarie per competere a livello internazionale. Occorre poi posizionare in maniera corretta i nostri prodotti nella filiera distributiva.

C’è poi il tema della cancellazione della storia e identità di un paese, che non è secondario al tema sanitario. Nell’identità l’Italia fa la differenza perché siamo i più ricchi di biodiversità ed abbiamo il maggior numero di prodotti. Cancellare questo rischia di colpire non solo il settore agricolo, vitivinicolo o zootecnico perché senza identità si colpiscono tutti gli altri settori. Si crea col cibo sintetico un meccanismo per cui pochissimi gestiranno il mercato mondiale. Questa è la fine del comparto agroalimentare tra industria, cooperazione e distribuzione. Non ci sarà più bisogno degli scaffali o dei supermercati, ci saranno piattaforme di consegna come Amazon che sostituiranno tutto ciò che ha garantito il nostro valore economico.

Si tratta di un sistema che colpisce sanità ed economia. C’è chi ha investito 25 miliardi all’anno per non far parlare di sè, perché bisognava ancora ottenere le autorizzazioni e più se ne parlava più aumentava il rischio che queste autorizzazioni non arrivassero.

Occorre allora essere presenti in quei contesti dove queste decisioni vengono prese. Inutile fare la denuncia fine a se stessa, per questo col ministro Lollobrigida e col governo stiamo cercando di fare una azione di forza e intelligenza in Europa per arginare attacchi e respingere situazioni come nel caso dell’etichetta irlandese. Un singolo paese si è preso in maniera autonoma, contro un voto parlamentare Ue, la decisione di etichettare il vino con avvertenze come “nuoce gravemente alla salute” paragonandolo al fumo. Tutti gli studi medici ci dicono invece che il corretto consumo di vino fa bene alla salute.

Si strumentalizzano dati e informazioni per creare lo spazio a favore di un prodotto che ancora non vediamo, e che è l’iper processato o il vino dealcolato. Si deve allora creare un asse trasversale di interessi che hanno la forza di contrapporsi agli interessi di pochi.

È inconcepibile che un soggetto privato sia il secondo finanziatore dell’Oms, l’organismo mondiale della sanità. Ci devono essere gli enti pubblici li invece, il privato può sostenere ma non intervenire nei momenti decisionali o autorizzativi, specialmente quando ci sono i propri interessi in ballo. Anche perché se parliamo di cibo parliamo anche di farmaceutico.”

Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Oms finanziata da privati. Solo il 16% risorse viene da stati membri. Ma legata a doppio filo con chi vuole “eliminare libertà di scelta consumatori”

Vino, Lollobrigida: uso moderato fa bene alla salute. Decisione anomala Ue contro voto PE, si danneggia export vino e si favoriscono bevande iper processate da multinazionali

Vino, con fine moratoria via libera Ue a Irlanda per etichettatura che paragona consumo di vino e birra a sigarette. Le reazioni

 




Vino, Lollobrigida: uso moderato fa bene alla salute. Decisione anomala Ue contro voto PE, si danneggia export vino e si favoriscono bevande iper processate da multinazionali

“Sul vino e la questione irlandese. Ieri abbiamo scritto col ministro Tajani una lettera in cui abbiamo contestato tale decisione. È alquanto anomalo che si sia autorizzato contro il voto e il parere del Parlamento Ue questa etichettatura. Dire che il vino nuoce gravemente alla salute significa negare una evidenza, ovvero che bere con moderazione fa anche bene, a differenza dell’eccesso ovviamente. Stigmatizzare il vino serve ad altro, serve ad indirizzare il consumatore -perché per loro le persone sono solo consumatori- verso altri prodotti, magari bevande iper processate e dalla alta quantità di zucchero gestito dalle multinazionali. Oppure paragonando prodotti di 13gradi ad altri di 60gradi può voler significare proteggere il loro modello di consumo e produzione dall’espansione dell’export di buon vino europeo e specialmente italiano. Noi sosterremo la difesa dei nostri prodotti da etichettature fasulle e da bugie, dall’altro alto spiegheremo e sosterremo i benefici sulla salute della nostra dieta mediterranea.”

Così il ministro Masaf, Francesco Lollobrigida, nel corso del suo incontro a Brescia con Coldiretti.

Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Oms finanziata da privati. Solo il 16% risorse viene da stati membri. Ma legata a doppio filo con chi vuole “eliminare libertà di scelta consumatori”

Vino, lettera Tajani-Lollobrigida a Breton: Intervenga Ue, normativa irlandese avrebbe effetti distorsivi sul mercato

Etichetta vino, Tajani: assurda decisione Irlanda, c’è differenza tra uso e abuso. Chiederò intervento Commissione Ue su Wto

Lollobrigida: salute viene utilizzata in modo improprio. Criminalizzare vino significa aggredire prodotto di qualità e condizionare mercato

Vino, con fine moratoria via libera Ue a Irlanda per etichettatura che paragona consumo di vino e birra a sigarette. Le reazioni

 




Oms finanziata da privati. Solo il 16% risorse viene da stati membri. Ma legata a doppio filo con chi vuole “eliminare libertà di scelta consumatori”

Tanto che durante la 75a Assemblea mondiale della sanità, il 24 maggio scorso, gli Stati membri hanno deciso di adottare una decisione definita “fondamentale” per migliorare il modello di finanziamento dell’Organizzazione mondiale della sanità recependo le raccomandazioni di un gruppo di lavoro sul finanziamento sostenibile composto dagli Stati membri dell’OMS, istituito nel gennaio 2021 e presieduto dal tedesco Björn Kümmel.

In una delle raccomandazioni chiave nel rapporto del gruppo di lavoro all’Assemblea della salute, si prevede che gli Stati membri si impegnino a un aumento graduale dei loro contributi (quote associative) così da coprire  il 50% del bilancio principale dell’OMS entro il ciclo di bilancio 2030-2031. Nell’ultimo biennio di bilancio, 2020-2021, i contributi diretti degli stati hanno rappresentato solo il 16% del budget del programma approvato.

L’attuale modello di finanziamento dell’OMS è stato infatti identificato da molti esperti “come un rischio per l’integrità e l’indipendenza del suo lavoro. L’eccessivo affidamento dell’OMS sui contributi volontari, con un’ampia quota destinata a specifiche aree di lavoro, si traduce in un continuo disallineamento tra le priorità organizzative e la capacità di finanziarle”.

È previsto che l’aumento graduale dei contributi valutati inizi con il budget 2024-25 dell’OMS, con un aumento proposto del 20% rispetto ai contributi versati nel budget di base 2022-23. L’obiettivo è raggiungere il 50% del budget dell’OMS entro il 2028-2029, se possibile, e al più tardi entro il 2030-31.

Fatto sta che chi è ai vertici Oms è anche dentro Eat Lancet che chiede da tempo di ridurre la promozione di vino e di carne – pericolo scampato circa un mese fa – promuovendo una Dieta unica universale attraverso quella che sembra una vera e propria “Dittatura alimentare” in cui, scritto nero su bianco, “occorre eliminare la possibilità di scelta dei consumatori” utilizzando “l’intera gamma di leve politiche”.
Anche il documento approvato a settembre 2022 a Tel Aviv dall’Oms sul vino va in quella direzione: Ridurre consumo alcol del 10% entro 2025, no a promozione e tassazione più alta. 
Perfettamente in linea con quanto previsto dalla Eat Foundation (lo studio Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems redatto dalla Eat Lancet)  nel tentativo di creare e “decidere” per tutti gli abitanti del Pianeta una “Dieta universale” lontana da tutto ciò che è alimentazione animale e “guidare le scelte attraverso disincentivi”, ovvero mediante operazioni per “applicare tasse o oneri; sviluppare interventi multicriteri, basandosi su sviluppi esistenti come la tassazione del carbonio e dello zucchero, e scoprendone altri come i controlli di marketing, le connessioni carbonio-calorie; uso di contratti e condizioni per modellare le catene di fornitura; campagne di disinvestimento”.Basta vedere la tabella 6 dello studio in cui emerge l’esigenza di “eliminare la possibilità di scelta dei consumatori”: “è probabile che sia necessaria l’intera gamma di leve politiche”.Gli scienziati suggeriscono anche come fare per eliminare la libertà di scelta dei popoli: “di fronte alle sfide, i responsabili politici potrebbero inizialmente attuare interventi di soft policy, come consigli ai consumatori, informazioni, educazione o, nel caso del cibo, etichettatura. Questi interventi presuppongono che le azioni dei consumatori generino un cambiamento sufficiente e hanno un effetto lento se non esiste un interesse pubblico di massa per il cambiamento”.

Qui di seguito lo studio:

EAT-Lancet_Commission_Summary_Report

Ma già il 22 marzo del 2019, in un comunicato pubblicato sul suo sito web la Rappresentanza Permanente Italiana presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra articolava le motivazioni per cui l’agenzia dell’Onu per la salute globale, l’Oms,  non dovrebbe essere coinvolta nella presentazione, il 28 marzo presso il Palazzo delle Nazioni di Ginevra del rapporto della “EAT-Lancet Commission” su “Healthy Diets from Sustainable Food Systems” a cui invece l’OMS aveva offerto l’appoggio: “L’OMS non dovrebbe essere coinvolta in questa iniziativa”, scriveva.

la Rappresentanza permanente italiana presso l’Onu alzava dei dubbi sull’indipendenza dei 37 esperti citando il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) “che raggruppa alcune delle più grandi multinazionali nei settori alimentare, farmaceutico, chimico e del bio-tech”. Il WBCSD – si legge sul portale ufficiale – “è stato fondato nel 1995, come una piattaforma per il business per rispondere alle sfide della sostenibilità che stanno irrompendo la superficie della coscienza collettiva del business”.

La Rappresentanza italiana cita anche FRESHFReSH (Food Reform for Sustainability and Health) riporta sul proprio sito di rappresentare “uno sforzo per guidare la trasformazione del sistema alimentare e creare una serie di soluzioni aziendali per il cambiamento del settore”.

“Lanciato nel gennaio 2017(il logo Nutriscore è stato adottato per la prima volta in Francia con un decreto del 31 ottobre 2017) FReSH è un progetto del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), che ha riunito 25 aziende membri del WBCSD per “trasformare – scrivono sempre – il sistema alimentare”. Più di 30 aziende fanno ora parte di questo progetto. EAT lavora in collaborazione con FReSH, fornendo la scienza come base per il loro sviluppo di soluzioni aziendali”.

Bill and Melinda Gates Foundation (che hanno investito in produzione di carne sintetica), Nestlé e Danone (a cui piace il Nutriscore), Bayer, Basf, Syngenta, ma anche il World economic ForumFao e la Commissione Ue, come anche il Wwf, sono solo alcuni tra membri e partner del gruppo WBCSD e FRESH. Naturalmente figura anche Eat come la scienza su cui basare l’operato.

Tra i partner del WBCSD figura anche l’Oms. Oltre a numerose multinazionali interessate al sistema alimentare globale.

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/Collaboration-partners

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/WBCSD-programs/Food-Nature




Vino e whisky equiparati. Lancet pubblica studio Oms pochi giorni prima ok Ue a etichetta Irlanda. La stessa che promuove “Dittatura alimentare” ed è in piattaforma affari multinazionali

Solo pochi giorni prima della norma che dà il via libera in Irlanda all’etichettatura volta a disincentivare il consumo per vino, birra e liquori – con avvertenze  quali “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”- l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) aveva pubblicato una dichiarazione su The Lancet Public Health (The Lancet, ovvero la stessa che vuole imporre la Dieta Unica Universale): quando si tratta di consumo di alcol, non esiste una quantità sicura che non influisca sulla salute.

Cade dunque la differenza tra uso e abuso di alcol. Qualunque sia la quantità di vino o birra che andiamo a bere questa andrà a influire sulla nostra salute, con rischi di sviluppare cancri o tumori.

Vino, ecco perché Oms vuole più tasse e meno promozione, come per la carne. Nell’interesse di quanto previsto da Eat Foundation e multinazionali

Vino, con fine moratoria via libera Ue a Irlanda per etichettatura che paragona consumo di vino e birra a sigarette. Le reazioni

Scrivono i ricercatori Oms: 

Nell’UE, il consumo di alcol da leggero a moderato (<20 g di alcol puro al giorno, che equivale al consumo di circa <1,5 L di vino [12% di alcol in volume; ABV], <3,5 L di birra [5% ABV], o <450 ml di superalcolici [40% ABV] a settimana) è stato associato a quasi 23.000 nuovi casi di cancro nel 2017, pari al 13,3% di tutti i tumori attribuibili all’alcol e al 2,3% di tutti i casi dei sette tipi di cancro correlati all’alcol. Quasi la metà di questi tumori (circa 11.000 casi) erano tumori al seno femminili. Inoltre, più di un terzo dei casi di cancro attribuiti al consumo da leggero a moderato (circa 8500 casi) erano associati a un livello di consumo leggero (<10 g al giorno).
Aggiungono inoltre: 
Non è possibile stabilire una quantità sicura di consumo di alcol per i tumori e la salute. I consumatori di alcol dovrebbero essere oggettivamente informati sui rischi di cancro e di altre condizioni di salute associate al consumo di alcol.
Di seguito AGRICOLAE pubblica il testo in Pdf della dichiarazione Oms apparsa su The lancet: 
PIIS2468266722003176
La dichiarazione da parte dei ricercatori Oms è apparsa su The Lancet. Opportuno allora ricordare come il via libera dato dal Parlamento Ue al Cancer Plan sul vino fosse basato sullo studio Eat Lancet del 2018 contestato da buona parte della comunità scientifica. Una decisione in linea con il report Eat-Lancet del 2019 EAT-Lancet_Commission_Summary_Reportche voleva imporre la dieta unica universale e portare i Governi a tassare le aziende che non producevano cibo “sano”, secondo criteri stabiliti da Lancet e dalle multinazionali di cui è partner e che fanno parte della piattaforma “di affari” (WBCSD). 

Vino, ok da PE a Cancer Plan basato su studio Lancet controverso. Più tasse ad aziende che producono “cibo malsano” come vuole Eat-Lancet

Vino, Cancer Plan, CEEV – Comité européen des entreprises vins: basato su studio Lancet criticato da scienza per difetti analisi

Per saperne di più:

No libertà di scelta consumatori e piu tasse per aziende, questo il piano del capo Onu al Food Systems Summit per i consumi alimentari. I documenti Eat della ‘Dittatura alimentare’

Ecco il nuovo Countdown di Lancet su futuro Pianeta secondo cui si deve mangiare vegetali: carne inquina e mette a rischio resa colture. E chi la mangia muore prima. Il documento

Dieta universale, Lancet la mette sul piano economico: quella a base animale costa di più, fa male e mette a rischio il Pianeta. Lo studio




Carne sintetica messa in dubbio dalla scienza: “promossa da studi scientifici finanziati da chi la produce ma inquina più degli allevamenti e rischi per la salute”. Le ricerche

La carne sintetica o quella realizzata con sostituti vegetali è realmente sostenibile e salutare per l’uomo come affermano i suoi produttori? Gli ultimi rapporti di IPES-Food (gruppo internazionale di esperti e scienziati sui sistemi alimentari sostenibili, tra cui un vincitore del World Food Prize e copresieduto da Olivier De Schutter, attuale Relatore speciale delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani) e di Food & Water Watch (una Ong con oltre tre milioni di sostenitori) giungono alla stessa conclusione: non sono sostenibili e mettono a rischio la salute umana.

Si tratta, sia per la carne realizzata con alternative vegetali che per quella di laboratorio, di prodotti ultra processati, che richiedono un grande consumo di energia per essere prodotti e l’utilizzo di monocolture industriali dannose per l’ambiente. Ma non solo, scienziati e ricercatori mettono in guardia anche dai rischi che tale produzione industriale potrebbe arrecare ai sistemi agricoli, specialmente quelli più fragili del sud del mondo. 

Inoltre le affermazioni sugli impatti del settore zootecnico sull’ambiente e quelle sui rischi per la salute derivanti dal consumo di carne rossa sono spesso fuorvianti e generalizzano eccessivamente. 

Se Pac Ue ‘frena’ agricoltura e zootecnia, avanza il cibo sintetico. Goodmeat annuncia il più grande bioreattore del mondo per sostituire carne tradizionale con carne sintetica

“Le prove fino ad oggi su un miglioramento per la salute e il clima sono limitate e speculative, in particolare per la carne coltivata in laboratorio, evidenzia Ipes Food.
Molti sostituti di origine vegetale rientrano nella categoria degli alimenti ultra-lavorati, il cui consumo una serie di linee guida dietetiche raccomandano di limitare.

Molti si affidano all’iperelaborazione ad alta intensità energetica per produrre additivi chiave e per l’approvvigionamento di ingredienti (vegetali) da sistemi di monocoltura industriale. Nel frattempo, per la carne coltivata in laboratorio, uno studio recente ha concluso che il suo elevato fabbisogno energetico significa che qualsiasi potenziale a lungo termine per ridurre le emissioni di gas serra è subordinato alla decarbonizzazione dei sistemi energetici a combustibili fossili.”

Molte affermazioni si basano su ricerche e studi scientifici infondati che i produttori hanno finanziato”

La risposta alla sostenibilità ambientale non può dunque essere, ad oggi, il cibo sintetico, nè la soluzione può ricercarsi nell’abbandono della zootecnia, la quale differisce enormemente da paese a paese. Scrive IPES: Le affermazioni generalizzate sugli impatti sulla sostenibilità del bestiame sono altamente fuorvianti e finiscono per confondere sistemi difficilmente confrontabili.

Si basano spesso su approcci semplicistici che non colgono la complessità delle interazioni bestiame-ecosistema o a spiegare le enormi differenze tra i sistemi zootecnici industriali e agroecologici tra i vari paesi del mondo. Si ignorano altri aspetti cruciali e interconnessi della sostenibilità (ad esempio biodiversità, efficienza delle risorse, mezzi di sussistenza) e si trascura anche il ruolo multifunzionale che il bestiame gioca in molte comunità agricole, assicurando reddito e cibo.

Le affermazioni prevalenti sopravvalutano e generalizzano eccessivamente i rischi per la salute della carne rossa, che sono in parte determinati da come viene allevato e finito il bestiame e da come viene preparata e consumata la carne.

Di seguito AGRICOLAE pubblica il rapporto Ipes: 

 

Come detto alle stesse conclusioni giunge anche il documento redatto da Food & Water Watch che pone l’accento su sostenibilità, ultra lavorazione e mancanza di controlli nei luoghi di produzione, col rischio, ad esempio, di contaminazione da antibiotici. 

Si legge nel rapporto: 

Molte carni a base vegetale si basano su additivi alimentari ultralavorati per fornire sostanze nutritive come le proteine, oltre a qualità come consistenza e succosità che ricordano da vicino la carne. Ad esempio, Impossible Burger trasferisce il DNA dalle radici dei semi di soia a un lievito geneticamente modificato (OGM) per produrre una proteina chiamata “eme”, che viene aggiunta per far “sanguinare” l’hamburger.

“La carne allevata richiede ambienti sterili, altamente industrializzati e notevoli quantità di energia, forse anche più dell’allevamento”

“Uno studio mostra che la carne coltivata può aumentare le emissioni di anidride carbonica (CO2 ) quando utilizza i combustibili fossili come fonte di energia. Ciò conferisce alla carne coltivata un’impronta climatica ancora maggiore a lungo termine grazie all’accumulo di CO2 nell’atmosfera.

Residui di antibiotici possono persistere nei prodotti e contribuire alla diffusione di agenti patogeni resistenti agli antibiotici. Durante la lavorazione vengono utilizzati altri materiali pericolosi, tra cui prodotti chimici disinfettanti, che possono anche lasciare residui nel prodotto finale. Inoltre, i mezzi di crescita come il siero fetale di vitello possono essere portatori di malattie trasmissibili. Un impianto di carne coltivata richiederebbe anche un monitoraggio continuo per garantire che le linee cellulari non mutino o non vengano contaminate, per ridurre i rischi per la salute umana.”

Remilk manda le vacche in pensione, obiettivo eliminare dalla dieta alimentare il cibo di origine animale. La Danimarca apre lo stabilimento più grande al mondo per produrre latte senza mucche

“Allo stesso modo -continua Food & Water Watchnon conosciamo i rischi del consumo dei numerosi additivi e coadiuvanti tecnologici non testati utilizzati per produrre questi prodotti e se possono indurre reazioni allergiche. Alcuni coadiuvanti tecnologici potrebbero non essere nemmeno tenuti a comparire sulle etichette degli alimenti. Sia la carne coltivata che quella vegetale possono incorporare la nanotecnologia, una tecnologia controversa con potenziali rischi per la salute umana ed ecologica.

Per quanto riguarda gli Usa la FDA, ad esempio, fa comunemente affidamento sull’industria -che presenta studi sulla sicurezza dei nuovi ingredienti alimentari- anziché condurre test indipendenti. L’agenzia tratta anche la maggior parte dei prodotti OGM sul mercato come “sostanzialmente equivalenti” agli ingredienti non OGM, il che significa che non vengono sottoposti a rigorose valutazioni o valutazioni di sicurezza come un nuovo tipo di alimento.”

Di seguito la ricerca Food and Water Watch:

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Fake meat, 80% controllata da multinazionali e big della carne. Prezzo modifica scelte consumatori e in Paesi Bassi quella ‘finta’ costa meno. Chi decide e’ in piattaforma di affari Wbcsd

Tutto questo avviene all’interno di un mercato sempre più centralizzato, difatti -come già aveva scritto AGRICOLAE- sono le grandi aziende zootecniche e i big label dell’industria alimentare a controllare il mercato delle alternative della carne, dal sintetico alle varianti vegetali.

Società come Cargill e JBS, la più grande azienda di lavorazione della carne al mondo, non solo hanno investito in tali mercati, ma hanno rilevato società più piccole, in quello che va dunque definendosi come un monopolio sul fronte zootecnico e non solo. 

Queste stesse aziende, inoltre, sono le stesse che si stanno unendo ad altri giganti alimentari che già controllano circa l’80% del mercato alternativo alla carne, tra cui Kellogg’s, che possiede il marchio MorningStar Farms, e Conagra, che possiede Gardein.

Sia Cargill che Kellogg’s fanno parte della Piattaforma di Affari che racchiude le multinazionali del food e non solo, la World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) per ‘guidare’ i consumi mondiali all’insegna del ‘bene’ del pianeta e dei consumatori e “trasformare il sistema alimentare” attraverso una maggiore tassazione e una minore promozione sulla base degli studi Eat.

Studi che vorrebbero imporre una vera e propria Dittatura alimentare, tramite una Dieta Unica universale.

Studio Oxford promuove Nutriscore e carne finta. Ma ricercatori sono finanziati da Gates e sono gli stessi della Dittatura alimentare Eat e Piattaforma multinazionali, di cui fa parte anche Eni. Lo studio

Gli investimenti in un mercato in crescita, nonostante la brusca frenata di alcune aziende negli Usa, non riguarda però solo soggetti privati e multinazionali, tra cui ricordiamo Bill Gates, Sergey Brin (Google) – anche loro membri della WBCSD – e Richard Branson (Virgin Group) Sempre più forte, infatti, è l’attenzione rivolta a tali mercati da alcuni paesi, come Olanda e Gran Bretagna oppure Israele, Stati Uniti e Cina, sedi di alcune delle più grandi start up ed aziende nel campo delle alternative vegetali e del food sintetico. Investimenti dunque, in cui parte del capitale è pubblico o direttamente finanziato dall’Ue. 

Zootecnia, Olanda taglia allevamenti e investe in carne sintetica. Intanto Ue finanzia organizzazioni per sostituire cibo con food sintetico

 

 

Era stato scritto: 

No libertà di scelta consumatori e piu tasse per aziende, questo il piano del capo Onu al Food Systems Summit per i consumi alimentari. I documenti Eat della ‘Dittatura alimentare’

Controcarne, nel nome del Green si mette a rischio sovranità alimentare: attacco ad agricoltura e zootecnia per sostituirli con beni privati e sintetici. Gates: ci si abituerà a differenza di gusto

L’Opa dell’Olanda e dei Paesi del Nord su Italia facendo leva su energia, cibo sintetico e proibizionismo. Dal food, al vino, al turismo: Pmi Made in Italy a rischio colonizzazione

Da Gates a Nestlè, ecco i nomi della business platform che si basa su studio Eat, per “imporre” sistema alimentare globale, promosso da Fondazione Barilla. Gruppo Barilla: ma non esistono diete universali

Dieta universale, Lancet la mette sul piano economico: quella a base animale costa di più, fa male e mette a rischio il Pianeta. Lo studio

Efsa, a guidare scelte consumatori al primo posto il costo, poi il gusto e l’origine. Agli ultimi posti Clima e Ambiente. Ecco la ricerca

Vino, ecco perché Oms vuole più tasse e meno promozione, come per la carne. Nell’interesse di quanto previsto da Eat Foundation e multinazionali

 

 

 

 

 




Alimentare, De Carlo, Fdi: scienza non faccia gioco delle multinazionali a danno del nostro made in Italy e delle Pmi. No a Nutriscore e fake meat

“La scienza sia superpartes. È impensabile e preoccupante che un pugno di scienziati, che si muovono dietro una precisa ideologia, possano ‘suggerire’ di tassare di più alcuni alimenti e non promuoverne altri, così da condizionare la spesa dei consumatori portando a quella che di fatto è una dittatura alimentare basata sulla dieta unica”.

Così Luca De Carlo, responsabile agricoltura di Fratelli d’Italia in merito all’ultimo studio Oxford a favore del Nutriscore e della fake meat, redatto dagli stessi ricercatori già autori dello studio Eat Lancet sulla dieta alimentare unica. Studio che propone ai governi di tassare i prodotti considerati meno sani eliminandone la promozione.

De Carlo evidenzia inoltre come la Fondazione Eat faccia parte della piattaforma di Affari che racchiude le grandi multinazionali del Food oltre a istituzioni come l’Unione europea e l’Oms.

“Una strategia – prosegue De Carlo – che sembra prendere sempre più piede in Europa con l’Oms che suggerisce proprio di tassare il vino e di eliminare la promozione. Con l’Olanda di Timmermans che ha già tagliato gli allevamenti per investire in carne sintetica”.

“Occorre fare in modo – continua ancora il responsabile Fdi – che tutti i finanziamenti agli studi scientifici vengano tracciati e siano riconducibili direttamente a chi paga al fine di evitare speculazioni e doppi fini. La scienza non si deve piegare agli interessi economici di nessuno, tantomeno a quelli delle multinazionali del food.

Ci si chiede infine chi guadagni davvero dietro le speculazioni sull’energia e perché Eni faccia parte della piattaforma d’affari che vorrebbe una dieta unica universale a favore delle multinazionali e ai danni delle piccole e medie imprese. E naturalmente del nostro Made in Italy. Dato che, proprio a causa degli aumenti delle bollette, le aziende italiane chiudono”, conclude.

Studio Oxford promuove Nutriscore e carne finta. Ma ricercatori sono finanziati da Gates e sono gli stessi della Dittatura alimentare Eat e Piattaforma multinazionali, di cui fa parte anche Eni. Lo studio

L’Italia nei guai con il gas. Ecco chi va sul banco degli imputati (tra loro l’Eni che fa parte della piattaforma affari che promuove multinazionali e dieta unica). E a rimetterci le Pmi




Vino, ecco perché Oms vuole più tasse e meno promozione, come per la carne. Nell’interesse di quanto previsto da Eat Foundation e multinazionali

Ridurre consumo alcol del 10% entro 2025, no a promozione e tassazione più alta. Questo quanto prevede il documento approvato a Tel Aviv dall’Oms sul vino.

Perfettamente in linea con quanto previsto dalla Eat Foundation (lo studio Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems redatto dalla Eat Lancet)  nel tentativo di creare e “decidere” per tutti gli abitanti del Pianeta una “Dieta universale” lontana da tutto ciò che è alimentazione animale e “guidare le scelte attraverso disincentivi”, ovvero mediante operazioni per “applicare tasse o oneri; sviluppare interventi multicriteri, basandosi su sviluppi esistenti come la tassazione del carbonio e dello zucchero, e scoprendone altri come i controlli di marketing, le connessioni carbonio-calorie; uso di contratti e condizioni per modellare le catene di fornitura; campagne di disinvestimento”.

Basta vedere la tabella 6 dello studio in cui emerge l’esigenza di “eliminare la possibilità di scelta dei consumatori”: “è probabile che sia necessaria l’intera gamma di leve politiche”.

Gli scienziati suggeriscono anche come fare per eliminare la libertà di scelta dei popoli: “di fronte alle sfide, i responsabili politici potrebbero inizialmente attuare interventi di soft policy, come consigli ai consumatori, informazioni, educazione o, nel caso del cibo, etichettatura. Questi interventi presuppongono che le azioni dei consumatori generino un cambiamento sufficiente e hanno un effetto lento se non esiste un interesse pubblico di massa per il cambiamento”.

Qui di seguito lo studio:

EAT-Lancet_Commission_Summary_Report

Ma già il 22 marzo del 2019, in un comunicato pubblicato sul suo sito web la Rappresentanza Permanente Italiana presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra articolava le motivazioni per cui l’agenzia dell’Onu per la salute globale, l’Oms,  non dovrebbe essere coinvolta nella presentazione, il 28 marzo presso il Palazzo delle Nazioni di Ginevra del rapporto della “EAT-Lancet Commission” su “Healthy Diets from Sustainable Food Systems” a cui invece l’OMS aveva offerto l’appoggio: “L’OMS non dovrebbe essere coinvolta in questa iniziativa”, scriveva.

la Rappresentanza permanente italiana presso l’Onu alzava dei dubbi sull’indipendenza dei 37 esperti citando il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) “che raggruppa alcune delle più grandi multinazionali nei settori alimentare, farmaceutico, chimico e del bio-tech”. Il WBCSD – si legge sul portale ufficiale – “è stato fondato nel 1995, come una piattaforma per il business per rispondere alle sfide della sostenibilità che stanno irrompendo la superficie della coscienza collettiva del business”.

La Rappresentanza italiana cita anche FRESHFReSH (Food Reform for Sustainability and Health) riporta sul proprio sito di rappresentare “uno sforzo per guidare la trasformazione del sistema alimentare e creare una serie di soluzioni aziendali per il cambiamento del settore”.

“Lanciato nel gennaio 2017(il logo Nutriscore è stato adottato per la prima volta in Francia con un decreto del 31 ottobre 2017) FReSH è un progetto del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), che ha riunito 25 aziende membri del WBCSD per “trasformare – scrivono sempre – il sistema alimentare”. Più di 30 aziende fanno ora parte di questo progetto. EAT lavora in collaborazione con FReSH, fornendo la scienza come base per il loro sviluppo di soluzioni aziendali”.

Bill and Melinda Gates Foundation (che hanno investito in produzione di carne sintetica), Nestlé e Danone (a cui piace il Nutriscore), Bayer, Basf, Syngenta, ma anche il World economic ForumFao e la Commissione Ue, come anche il Wwf, sono solo alcuni tra membri e partner del gruppo WBCSD e FRESH. Naturalmente figura anche Eat come la scienza su cui basare l’operato.

Tra i partner del WBCSD figura anche l’Oms. Oltre a numerose multinazionali interessate al sistema alimentare globale.

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/Collaboration-partners

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/WBCSD-programs/Food-Nature

Vino, nuovo stop dall’Oms: Ridurre consumo alcol del 10% entro 2025, no a promozione e tassazione più alta. Ecco il documento e le prime reazioni

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Vino, nuovo stop dall’Oms: Ridurre consumo alcol del 10% entro 2025, no a promozione e tassazione più alta. Ecco il documento e le prime reazioni

L’OMS/Europa ha convocato la 72a sessione del suo Comitato regionale (RC72) dal 12 al 14 settembre 2022 in Israele. Sono stati invitati tutti i 53 Stati membri d’Europa e dell’Asia centrale, insieme a una varietà di partner sanitari. In tutto, circa 500 partecipanti sono venuti a Tel Aviv per RC72, con altri 200 partecipanti online.Risultato? I delegati -scirve l’Oms-  hanno anche approvato un quadro per affrontare i danni causati dall’alcol nella regione, dove 2500 persone muoiono ogni giorno a causa di malattie legate all’alcol, il più alto onere di questo tipo al mondo.
Al centro del dibattito di organizzazioni di categoria, produttori e mondo politico è finito dunque l‘European framework for action on alcohol 2022-2025, approvato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – Regione Europa, che ha come obiettivo il contrasto al consumo dell’alcol e la riduzione del 10% del consumo pro capite entro il 2025.
Di seguito AGRICOLAE pubblica il documento Oms “European framework for action on alcohol 2022–2025”:
European framework for action on alcohol 2022–2025
Si legge su Twitter del Who Europe: 
“La regione europea dell’OMS ha il più alto livello di #alcohol consumo pro capite nel mondo e la più alta percentuale di bevitori nella popolazione.  #Alcohol è una sostanza tossica, psicoattiva ed è collegata a molteplici malattie, tra cui 7 tipi di cancro. Il quadro d’azione europeo sull’alcol 2022–2025 si basa sulle prove più recenti e migliori sui danni causati da #alcohol e su come abbassare il rubinetto dell’alcol. #RC72TLV ha approvato il quadro d’azione europeo su #alcohol 2022–2025.”
Qui di seguito il video dell’Oms: 
https://youtu.be/ASzay8sDVis
“Ambizioso, lungimirante, pratico” scrive l’Oms ma il documento mette ancora una volta sotto accusa un comparto di eccellenza del Made in Italy, che vale oltre 7 miliardi di euro di export e occupa 1,2 milioni di persone in Italia, e resta miope di fronte alla differenza tra uso moderato e abuso di alcol. Un nuovo proibizionismo dunque, che si attua mediante una strategia ben precisa che prevede aumento della tassazione, divieto di pubblicità, promozione e di qualsiasi azione di marketing e obbligo di health warming in etichetta.
Di seguito le reazioni: 
“È semplicemente folle accostare il vino alle sigarette in termini di pericolosità per la salute umana”: dichiara all’Ansa il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità ha adottato il documento “European framework for action on alcohol”. “È l’ennesimo attacco scriteriato al nostro mondo, ma metteremo in atto tutte le azioni necessarie per contrastarlo. Ci sono decine di pubblicazioni scientifiche che attestano non solo che il vino, se consumato consapevolmente e con moderazione, non è nocivo, ma addirittura fa bene alla salute”.
Le organizzazioni di Francia, Italia (Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentari, Assoenologi, CIA – Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, FIVI e Unione Italiana Vini) e Spagna hanno espresso forte preoccupazione per la nuova ondata di “proibizionismo”. I prossimi mesi saranno cruciali, in quanto la Commissione europea lavorerà su alcune importanti iniziative legislative: le delegazioni hanno chiesto di tenere conto di quanto espresso dal Parlamento europeo nel parere sul Piano europeo di lotta contro il cancro la scorsa primavera, di concentrarsi sulla lotta all’abuso di alcol e evitare politiche sproporzionate – come la recente norma irlandese – che minano le comunità e i territori produttori di vino, il patrimonio immateriale dell’umanità, l’arte di vivere europea e la cultura gastronomica, di cui il vino è parte inestricabile.

Devono essere sostenute, in particolare, tre linee di indirizzo:• salvaguardare la politica di promozione come strumento per garantire la competitività dei vini;

• preservare le norme sull’etichettatura nutrizionale e sulla lista degli ingredienti già decise nel quadro dei regolamenti PAC, inclusa l’etichetta digitale;

• chiedere agli Stati membri e alla Commissione europea di opporsi alla proposta irlandese sugli health warnings, presentando un parere circostanziato nel quadro della procedura TRIS.

Secondo Unione italiana vini (Uiv), quanto disposto ieri a Tel Aviv nel documento Oms “European framework for action on alcohol 2022-2025” si discosta da quanto previsto dalla Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa OMS e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol. Le linee guida, accolte integralmente senza alcuna opposizione da parte delle delegazioni – anche quella italiana -, prevedono un contrasto al consumo tout court dell’alcol come priorità di azione, con un obiettivo di riduzione del 10% pro-capite entro il 2025. Tra le politiche che l’organizzazione proporrà ora ai Paesi interessati, l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità/promozione/marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche, l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito.
“Ormai è chiaro che quella contro l’alcol è la nuova crociata, che va portata avanti senza se e senza ma, proprio come è accaduto in passato per la carne rossa. Dimenticando che solo pochi mesi fa a Strasburgo dai paesi Ue è stata respinta la tesi che l’alcol sia dannoso a prescindere e che sia stata rimarcata la differenza fra l’abuso e il consumo moderato, l’Oms presenta un piano all’insegna del proibizionismo, che mette all’indice i superalcolici così come vino e birra” sottolinea il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio. 
“Ciò che è stato illustrato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel documento “European framework for action on alcohol 2022-2025”, possiamo consideralo un attacco sconsiderato al vino italiano e ad un comparto leader a livello mondiale per etichette Igp e Dop”. E’ quanto dichiara in una nota il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni commentando il quadro d’azione sull’alcol 2022-2025 illustrato a Tel Aviv nella 72esima sessione del Comitato regionale per l’Europa dell’Oms.
“Dopo i tentavi di imporre in Italia il Nutriscore e altre procedure lesive dell’agroalimentare italiano – aggiunge – siamo esterrefatti dal vedere come un’Istituzione internazionale per promuovere i corretti stili di vita imponga, indiscriminatamente, un proibizionismo su larga scala non facendo alcuna distinzione di sorta, ma colpendo, invece, a 360 gradi il comparto vitivinicolo italiano”.
“Colpire il nostro vino – aggiunge Battistoni – oltre a produrre effettivi economici negativi a livello nazionale, colpisce il nostro made in Italy, la nostra dieta mediterranea e il nostro turismo. Non a caso, ogni anno, oltre 15 milioni di enoturisti, come segnala l’Associazione nazionale Città del Vino, vengono in Italia per vivere la cultura del nostro Paese unendo le nostre unicità vitivinicole che rappresentano storia, tradizione e territorialità oltre a identificare le eccellenze provenienti dalla nostra geografia enogastronomica”.
“Da tempo, come Italia e come membri dell’Ue, stiamo conducendo battaglie di diritto, fondate sul merito e sul metodo contro il Nutriscorse. Questo ulteriore attacco promosso da sempliciste deduzioni elaborate dall’Oms – prosegue – ci impone di fare quadrato e di difendere il nostro vino, i nostri produttori, le associazioni e le realtà territoriali. Non possiamo permettere che un settore strategico del nostro Paese venga demonizzato e colpito da scelte affrettate e prive di reali riscontri che pongono su un piano ideologico ciò che è sano da ciò che non lo è, senza applicare distinzioni necessarie”, conclude Battistoni.
“Si dovrebbero fare le opportune distinzioni tra i superalcolici e il vino o la birra nonché bisognerebbe differenziare l’approccio in funzione delle modalità di consumo, il rischio così è di trattare con lo stesso metro di giudizio il consumo e l’abuso. Forse all’OMS non hanno ancora compreso che il vino non è alcol etilico e che è la dose che fa il veleno” dichiara invece  il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella (Impegno Civico).
Le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità contro l’alcolismo rischiano di portare alla demonizzazione del comparto vitivinicolo nazionale. È un errore associare la produzione vitivinicola, così importante in termini economici e paesaggistici, all’alcolismo. L’alcolismo è una piaga che deve essere affrontata come una emergenza nazionale, ma non lo si fa generalizzando. Così facendo si rischia di mettere nel mirino un intero settore, strategico per i nostri territori e per il Paese.”
Così la senatrice del Partito Democratico Caterina Biti. 

Il pronunciamento dell’OMS attacca un prodotto con una storia millenaria e colpisce un settore strategico del Made in Italy agroalimentare con 12 miliardi di euro di fatturato offrendo un importante contributo all’economia e all’occupazione dell’intero Paese, considerato che il comparto offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone dalla vigna alla tavola. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il documento adottato dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) – Regione Europa: “European framework for action on alcohol 2022-2025”.

E’ del tutto improprio – sottolinea la Coldiretti – assimilare l’abuso di superalcolici tipico al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.

Aumento della tassazione, divieto di pubblicita’ o promozione e obbligo di health warning in etichetta rischiano in modo fuorviante di assimilare in consumo del vino alle sigarette con effetti disastrosi sui consumi con quasi un italiano su quattro (23%) che smetterebbe di bere o ne consumerebbe di meno, secondo il sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it. Ma a preoccupare sono soprattutto gli effetti sulle esportazioni, che superano i consumi interni, per un valore destinato a sfondare per la prima volta quota 8 miliardi di euro, secondo le proiezioni di Coldiretti.

“Ancora una volta vince il proibizionismo sulla corretta informazione” così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia sull’approvazione durante 72a sessione del Comitato regionale dell’OMS dell'”European framework for action on alcohol 2022-2025″, piano che ha come obiettivo il contrasto al consumo dell’alcol e la riduzione del 10% del consumo pro capite entro il 2025.

Da Filiera Italia fanno notare “quella spaccatura insanabile, anche a livello europeo, tra chi è favorevole alla criminalizzazione di singole eccellenze frutto di tradizioni millenarie mostrandosi favorevole invece ad una omologazione sintetica della dieta e chi invece comprende la differenza tra uso ed abuso, e l’importanza di una dieta equilibrata”.

“Useremo il buonsenso – chiosa il consigliere – e i consolidati dati scientifici esistenti per bloccare questi tentativi a cui si prestano organismi internazionali come l’OMS o europei come la Commissione che vorrebbe escludere vino e prodotti carnei dai programmi di promozione”.

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