Riunione a Palazzo Chigi su questioni prossimo Cdm: eccole

La Presidenza del Consiglio convoca una riunione domani mercoledì 8 marzo alle ore 16 presso la biblioteca Chigiana, per l’esame delle proposte da discutere nel prossimo Consiglio dei ministri.

In particolare sul

Decreto legislativo recante l’attuazione della direttiva Ue relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori e che abroga la Direttiva 2009/22/CE di competenza degli Affari Europei, il Sud, Le Politiche di Coesione e il Pnrr, Imprese e Made in Italy, Giustizia;

il Decreto Legislativo  recante attuazione della Direttiva Ue riguardante la protezione delle persone che segnalano violazione del diritto dell’Unione;

il Decreto legislativo recante attuazione della Direttiva Ue che riguarda gli obblighi di informazione, la governance del prodotto e i limiti di posizione per quanto riguarda gli investimenti delle imprese per sostenere la ripresa post Covid;

Il Decreto legislativo recante attuazione della Direttiva Ue relativa l’uso di documenti contenenti le informazioni chiave da parte delle società di gestione di organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari;

Il Decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento Ue 2020/1503.




Palazzo Chigi trasmette alle commissioni le nomine ministeriali: eccole

Da resoconto Camera 22/12

Comunicazione di nomine ministeriali.
  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 7 dicembre 2022, ha trasmesso la comunicazione concernente il conferimento dei seguenti incarichi, nell’ambito della medesima Presidenza del Consiglio dei ministri, che sono trasmessi alle Commissioni sottoindicate:

   alla I Commissione (Affari costituzionali), le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:

    alla dottoressa Laura Menicucci, l’incarico di capo del Dipartimento per le pari opportunità;

    al professor Gino Scaccia, l’incarico di capo del Dipartimento per le riforme istituzionali;

    alla dottoressa Diana Agosti, l’incarico di capo del Dipartimento per il personale;

    al consigliere Elisa Grande, l’incarico di Capo del Dipartimento per il coordinamento amministrativo;

    al dottor Angelo Borrelli, l’incarico di capo del Dipartimento per la trasformazione digitale;

   alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio), la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico:

    al dottor Michele Palma, l’incarico di capo del Dipartimento per le politiche di coesione;

   alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura), le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:

    al dottor Flavio Siniscalchi, l’incarico di capo del Dipartimento per lo sport;

    al dottor Luigi Fiorentino, l’incarico di capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria;

   alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VIII Commissione (Ambiente), la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico:

    al dottor Luigi Ferrara, l’incarico di capo del Dipartimento «Casa Italia»;

   alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XII Commissione (Affari sociali), le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:

    al dottor Antonio Caponetto, l’incarico di capo dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità;

    alla dottoressa Ilaria Antonini, l’incarico di capo del Dipartimento per le politiche della famiglia;

    al dottor Paolo Molinari, l’incarico di capo del Dipartimento per le politiche antidroga;

    al dottor Michele Sciscioli, l’incarico di capo del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile nazionale;

   alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell’Unione europea), la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico:

alla professoressa Fabrizia Lapecorella, l’incarico di capo del Dipartimento per le politiche europee.




Agrivoltaico, governo Meloni supera vincolo autoconsumo. Ecco l’emendamento Masaf-Mase che ‘libera’ l’energia delle aziende agricole

Il governo Meloni supera il vincolo dell’autoconsumo dell’agrivoltaico per le aziende agricole. E lo fa in modo ‘virtuale’, ma in realtà neppure tanto.

Il Masaf di Francesco Lollobrigida e il Mase di Pichetto Fratin hanno presentato un emendamento – da inserire nel Maxi emendamento volto – da quanto ha potuto leggere AGRICOLAE – “ad accelerare il processo di crescita sostenibile del Paese e la decarbonizzazione delle aziende agricole. A tal fine dal primo gennaio 2023 l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti fotovoltaici realizzati su coperture o in assetto agrivoltaico delle aziende agricole è inserita in un meccanismo di ‘autoconsumo virtuale'”.

“Si definisce – si legge ancora – “energia autoconsumata virtuale” il minimo mensile tra l’energia prelevata nel sit in cui opera l’azienda agricola”.

Previo parere del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste e del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, l’Agenzia di regolazione  per energia reti e ambiente definirà le modalità con cui il GSE erogherà il servizio di ‘autoconsumo virtuale’ definendo inoltre, per l’energia auto consumata virtuale, le modalità standard con cui sarà riconosciuta alle aziende agricole la differenza tra il costo di approvvigionamento della quota energia e il ricavato della vendita dell’energia immessa a prezzi zonali”.

Quella del vincolo dell’autoconsumo è infatti un vero e proprio paradosso dei tempi attuali e dei dati esistenti.

Il decreto 25 marzo sui Parchi Agrisolari pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non prevede infatti la possibilità di cessione in rete, se non in parte residuale, da parte delle aziende agricole, dell’energia eventualmente prodotta in eccesso al di fuori di quella utilizzata all’interno dell’azienda agricola stessa. Motivazione: per l’Ue sarebbe aiuto di stato.

Una cessione che – se ci fosse stato l’ok da Bruxelles – avrebbe potuto generare dei veri e propri distretti energetici, a maggior ragione nelle aree rurali.

Nella bozza del Bando pubblicata il 15 dicembre 2021, l’autoconsumo era tra gli elementi di “priorità delle domande” (cfr. pag. 4 della Bozza), ma non un elemento totalizzante. Nella Bozza, infatti, era consentita la costruzione di impianti destinati anche alla vendita libera di energia in rete (come avvenuto in passato per i Biogas ai quali, come incentivo, era stata prevista la tariffa fissa 0,28).

Tra le finalità del PNRR, figura infatti la necessità di iniezioni di liquidità nel settore agricolo al fine di produrre energia green. Anche l’Unione Europa, nelle osservazioni emanate circa il Piano Strategico dell’Italia ha a più riprese “incoraggiato vivamente l’Italia a trarre pieno vantaggio dalle possibilità degli interventi della Pac, utilizzandoli per aumentare la produzione interna sostenibile e l’uso di energia rinnovabile, compreso il biogas, migliorando nel contempo la resilienza economica delle aziende agricole”.

Senza contare che le dimensioni e i limiti massimi dell’impianto finanziabile pari a 500 Kilowatt per un investimento complessivo di 1 milione di euro, lasciano sicuramente intendere che la Misura era nata con un altro spirito, ovvero consentendo anche la vendita di energia in rete.

Il rischio – da come sono le cose attualmente – è che le aziende agricole italiane non siano disposte a costruire un impianto di 500 Kilowatt, investendo centinaia di migliaia di euro, solo per l’autoconsumo, considerando che necessitano in media di impianti da 15-20 kilowatt. Impianti che salgono per le stalle da latte che non arrivano comunque a 500Kw.

Ulteriore paradosso è poi il fatto che – secondo quanto voluto dall’Unione europea – il limite dell’autoconsumo sia stato imposto solo alle aziende agricole e non anche all’industria agroalimentare (anche essa beneficiaria del Bando “Parco Agrisolare”).

Invero, all’art. 2, comma 3 è precisato che unicamente “Per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili agli aiuti unicamente se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda (..)” : l’industria può costruire l’impianto anche per la vendita in rete (oltre all’autoconsumo), mentre l’azienda agricola no.

Tra le altre cose la commessa per la realizzazione di un impianto da 15 Kilowatt rischia di essere molto sconveniente rispetto a quella per la realizzazione di un impianto da 300-400 Kilowatt. Nel primo caso il costo è di almeno 2.000,00 euro a Kilowatt che scende a 700-800 euro nel secondo caso.

AGRICOLAE aveva già chiesto a Palazzo Chigi – lo scorso 30 giugno – se il Premier, ad alto livello, stesse lavorando a Bruxelles per una deroga dell’aiuto di stato al fine di ‘svincolare’ le aziende agricole che hanno intenzione di partecipare al bando dei Parchi agrisolari per poter cedere energia elettrica in rete “Verde, Rinnovabile e Sostenibile”.

Mai arrivata alcuna risposta.

Era già stato scritto:

Parchi agrisolari, Ue non vuole cessione in rete energia (verde e rinnovabile) da aziende agricole ma si da industria. In attesa intervento Draghi su deroga aiuti di stato

 




Manovra, tecnici Palazzo Chigi al lavoro su modifiche Flat tax e adozione decreto fiscale. Testo alla Camera entro lunedì

Working in progress per la Manovra. Da quanto apprende AGRICOLAE i tecnici del MEF e di Palazzo Chigi stanno ancora lavorando sul testo della legge di Bilancio per “modifiche di natura tecnica”. Nel fine settimana o al massimo lunedì il testo sarà poi trasmesso alla Camera.
Si va chiaramente verso modifiche del Parlamento solo in prima lettura.
L’ipotesi di adozione di un decreto fiscale che era circolata lunedì al momento non ha trovato ulteriori conferme mentre sembrerebbe sia soggetta a modifiche la flat tax incrementale.

Legge di Bilancio, ecco le misure: proroga entrata in vigore sugar e plastic tax e razionalizzazione delle tax expenditures




Governo, rimandato a oggi duello Meloni-Salvini su Mipaaf e Turismo. Così lo switch dei 2 ministeri ne ipoteca azione politica in Conferenza Regioni

Ancora un punto interrogativo sui nomi e partiti che andranno alla guida del ministero del Turismo e dell’Agricoltura. Da quanto apprende AGRICOLAE infatti l’incontro previsto ieri pomeriggio tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per dirimere la questione e sciogliere i nodi sarebbe stato rimandato ad oggi. Anche a causa del trambusto con Silvio Berlusconi che ieri ha annunciato ministri differenti da quelli desiderati dalla premier in pectore.

L’incontro di oggi è importante per entrambi i partiti e rischia di tradursi in un pericoloso autogol per il celere svolgersi delle attività fino al loro compimento: La Lega infatti è molto forte, a livello regionale, per quanto riguarda i temi agricoli. Fratelli d’Italia è invece al primo posto per gli assessori al Turismo. Nominare ministri switchati, dando alla Lega il Turismo e a Fratelli d’Italia l’agricoltura, depotenzierebbe, nei fatti, l’azione politica di entrambi i dicasteri e di conseguenza dei partiti politici che ne prendono la guida.

Nel caso in cui – come sembrerebbe stia accadendo – il Mipaaf vada a Fdi e il Turismo (forse) al Carroccio, la strategia politica del titolare del Turismo potrebbe infatti arenarsi in sede di Conferenza delle regioni con gli assessori di Fratelli d’Italia; stessa cosa potrebbe accadere per il titolare del Mipaaf quando i provvedimenti avranno a che fare con il vaglio degli assessori della Lega.

Questa eventuale empasse sui due ministeri rappresentativi dell’economia reale, si inserisce in un contesto di altre ‘ipoteche’ politiche. Se la Meloni ha ipotecato eventuali voti contrari alle decisioni prese da Palazzo Chigi e che passano per il Mef mettendo il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti alla guida del ministero dell’Economia, Forza Italia ha ipotecato le strategie politiche di Fratelli d’Italia alla Camera con Alessandro Cattaneo capogruppo e al Senato, dove i numeri ballano di più, con Licia Ronzulli capogruppo. E Piantedosi, prefetto di Roma e già capo di gabinetto di Salvini, all’Interno che – come si diceva ai tempi della Democrazia Cristiana – vale il 3 per cento dell’elettorato (con i suoi oltre 300mila dipendenti).

Governo, vertice Meloni-Salvini su nodo Turismo-Mipaaf. Rischio conflitto interessi Santanchè riapre i giochi e scombina le carte (e i ruoli)




Governo, Mite a Palazzo Chigi

Nessun nome per il Mite. Da quanto apprende AGEEI sembrerebbe che il super ministero deputato a gestire i fondi del PNRR sia destinato a restare dentro Palazzo Chigi sotto il controllo diretto del Premier e i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio.

Altra opzione è quella di uno spacchettamento che confluirebbe i segmenti operativi versus altri dicasteri, primo fra tutti il Mise di Guido Crosetto.

Governo, Mite resta a Palazzo Chigi. Opzione lo spacchettamento. La squadra pronta per Mattarella




Energia, Patuanelli: Ue non ha dato risposte adeguate. Su decreto a sostegno imprese e famiglie non conosciamo ancora intenzioni di P. Chigi

“C’è una crisi energetica di cui parliamo da mesi come forza politica e che abbiamo cercato di mettere al centro dell’azione di governo. Oggi non c’è un problema di quantità, l’Italia ha raggiunto i livelli di stoccaggio in vista dell’autunno e dell’inverno. Il problema vero è il prezzo, ma l’Europa non ha ancora dato le risposte che da tempo chiedevamo. È necessario intervenire a livello europeo e nazionale, ma ci siamo accorti troppo tardi del problema.

La crisi energetica è una crisi asimmetrica e sta dando adesso problemi anche in Germania, motivo per cui sono disponibili a ragionare sul tetto al prezzo del gas. Bisognava però accorgersene molto prima perché ora è tardi.

A livello Ue bisognava insistere non solo sul tetto al prezzo del gas ma anche su una nuova tranche di debito comune per affrontare la crisi e dare possibilità ai paesi di intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglie. Le imprese chiudono già oggi, per questo siamo stati critici verso il governo. Adesso ci troviamo senza risorse da investire per famiglie e imprese, bisognava affrontare il tema in maniera diversa.

Oggi il rischio che si corre nell’aumentare il debito pubblico è certamente inferiore al rischio di perdere le nostre imprese e di vedere chiudere intere filiere produttive.

In questo momento noi non siamo coinvolti nella stesura di alcun decreto, non conosciamo le intenzioni di Palazzo Chigi in merito ad un decreto a sostegno di famiglie e imprese. Bisogna però affrontare le emergenze anche in questo momento di avvicinamento alle elezioni.

Bisogna lavorare ad uno strumento che consenta di recuperare fino in fondo do le risorse legate alla tassazione degli extra profitti perché fino ad oggi non sono state recuperate le cifre che il governo prevedeva. Bisogna allargare anche il range delle aziende, non solo quelle energetiche ma anche quelle che hanno beneficiato di condizioni di mercato favorevoli. Bisogna ragionare su come recepire le risorse, non sappiamo però le intenzioni del governo, se si vuole cioè affrontare la questione adesso o rimandarla a dopo le elezioni.

Le rinnovabili sono l’unico modo per essere indipendenti dal punto di vista energetico e per pagare sempre la stessa cifra. Questa è la strada da seguire e penso anche alla transizione ecologica che permette di rendere economicamente stabile la produzione energetica.

Sia imprese della trasformazione agroalimentare che aziende agricole stanno già chiudendo. L’agricoltura, oltre al problema del caro energia e delle materie prime, ha anche una marginalità molto bassa. Gli utili dell’azienda agricola sono bassi e un aumento anche piccolo, e piccolo ora non lo è, dei costi aziendali va ad erodere ogni margine di guadagno.

Il Mipaaf ha fatto e sta facendo tutto ciò che era possibile con le risorse assegnateci, penso ai contratti di filiera o alla zootecnia. Abbiano pubblicato anche il bando sull’agrisolare, abbiamo rispettato le tappe del Pnrr.

Il settore primario, che è primario di nome e di fatto, ha delle difficoltà che non possono essere rimandate neanche di qualche settimana.”

Così a Radio24 il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli.




Aceto balsamico, ricorso Corte Giustizia Ue in Cdm prima possibile, forse già in settimana. Accolte sollecitazioni Mipaaf e mondo politico e produttivo

Da quanto apprende AGRICOLAE da fonti interne sembrerebbe che sia intenzione della Presidenza del Consiglio di inserire all’ordine del giorno del Cdm la questione aceto balsamico sloveno e la valutazione di avviare come previsto dall’ex articolo 259 del TFUE il ricorso formale alla Corte di Giustizia Ue.

Sempre da quanto si apprende i tempi dovrebbero essere molto stretti, forse già dal prossimo Consigli dei ministri.

Forti i malumori espressi in giornata dal mondo politico e dal mondo produttivo per la notizia della mancata risposta da Palazzo Chigi alle numerose e ripetute sollecitazioni del Mipaaf in tal senso.

Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere

Di seguito i commenti del mondo politico: 

Aceto balsamico, De Carlo, FDI: sconcerto e stupore per mancanza Palazzo Chigi. Italia non è fatta di finanza ma di Pmi da cui dipende Pil e territorio

Aceto balsamico, Incerti, PD: Inaccettabile evocazione slovena, governo si deve far carico di difendere patrimonio Made in Italy

Aceto balsamico, Nevi (FI): Molto grave Palazzo Chigi. Subito interrogazione. Peccato mancata promessa di Brunetta

Aceto balsamico, Zaia: questo non è il modo di gestire la questione. In gioco tutto il sistema e il lavoro dei produttori di oggi e di quelli che non ci sono più

Aceto balsamico, Centinaio-Fiorini: Palazzo Chigi collabori con Mipaaf per difesa Made in Italy. In gioco tutte le nostre denominazioni

Aceto balsamico, Bergesio-Vallardi-Pizzol-Zuliani: Tutelare eccellenze italiane, subito interrogazione

 

 

 

 

 




Aceto balsamico, Centinaio-Fiorini: Palazzo Chigi collabori con Mipaaf per difesa Made in Italy. In gioco tutte le nostre denominazioni

“Palazzo Chigi collabori con il Mipaaf per difendere il Made in Italy perché in gioco c’è tutto il sistema delle nostre denominazioni, a partire dal Prosecco. Da mesi abbiamo sollecitato a più riprese, insieme ad altri colleghi della Lega, un intervento di Palazzo Chigi sulla delicata questione dell’Aceto balsamico e la necessità della tutela in sede europea della denominazione. Siamo stati i primi a lavorare per mantenere alta l’attenzione su quanto stava accadendo in Slovenia e per difendere il nostro ‘oro nero’ dalle norme adottate dal governo di Lubiana, in base a cui sul loro mercato interno è stata introdotta una nuova categoria di aceti miscelati con mosto concentrato a cui è stata data la denominazione di aceto ‘balsamico’”. È quanto ricordano in una nota congiunta il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, sen. Gian Marco Centinaio, e la deputata della Lega Benedetta Fiorini, commentando la mancata risposta alle lettere inviate dal Mipaaf al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Roberto Garofoli, in cui si sollecitava Palazzo Chigi a inserire la questione quanto prima all’ordine del giorno nella prima seduta utile del Cdm per valutare l’avvio della procedura ex articolo 259 del TFUE, con apposita contestazione davanti alla Commissione europea, ovvero un ricorso diretto alla Corte di Giustizia Ue. “L’Aceto Balsamico di Modena rientra tra le prime denominazioni del nostro agroalimentare, e nell’ultimo anno ha visto un incremento con valori a due cifre. Non è soltanto un’eccellenza conosciuta e molto apprezzata nel mondo – sottolineano Centinaio e Fiorini – ma un simbolo di tutto il Made in Italy. Se si cede sull’aceto balsamico, si scardina l’intero sistema delle denominazioni in Italia e in Ue, a partire dal Prosecco, e l’Europa contraddice le politiche che ha portato avanti per decenni”, concludono.
Per saperne di più:



Aceto balsamico, Zaia: questo non è il modo di gestire la questione. In gioco tutto il sistema e il lavoro dei produttori di oggi e di quelli che non ci sono più

“Così non va, questo non è il sistema di gestire le relazioni a livello comunitario. Non dobbiamo essere trattati come il fanalino di coda o come la periferia dell’impero. Noi siamo la culla dei prodotti tipici, ne abbiamo 4500 e abbiamo avuto i primi riconoscimenti comunitari”.

Così ad AGRICOLAE il presidente della regione Veneto Luca Zaia commentando la notizia della mancata risposta da parte di Palazzo Chigi alle richieste del Mipaaf di inserire la questione aceto balsamico sloveno all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri per procedere con l’ex art 259 del TFUE e fare ricorso alla Corte di Giustizia Ue.

“Purtroppo queste incursioni che vengono fatte nei confronti della tutela del nome e dei produttori sono pericolose per due aspetti”, prosegue Zaia. “Prima di tutto il danno economico: i prodotti che scimmiottano il nome e aggrediscono l’originale creano infatti confusione che danneggia il mercato; occorre poi considerare che se l’aceto balsamico sloveno dovesse averla vinta, si aprirebbe il vaso di Pandora a livello comunitario. Ci sarebbe infatti un precedente per cui chiunque potrebbe fare lo stesso, basta pensare allo champagne”.

“Penso che a livello comunitario dobbiamo batterci e chiedere già i danni, questa la vera sfida. Non possiamo assolutamente pensare che sia una partita che si possa affrontare con un sorriso: è in gioco il lavoro e il sacrificio dei produttori di oggi e di quelli che non ci sono più ma che hanno contribuito a costruire il nome del prodotto”, conclude.

Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere




Aceto balsamico, Nevi (FI): Molto grave Palazzo Chigi. Subito interrogazione. Peccato mancata promessa di Brunetta

“Stiamo scrivendo proprio nel programma con cui ci presenteremo alle elezioni che il Governo deve difendere in tutti i modi possibili e immaginabili le produzioni italiane, che sempre più spesso vengono imitate attraverso il fenomeno dell’Italian sounding.

Questo è dunque un fatto molto grave per il quale chiederemo immediatamente conto al Governo attraverso una interrogazione parlamentare.”

Così ad AGRICOLAE Raffaele Nevi, FI, in merito alle mancate risposte del Governo alle richieste del Mipaaf di mettere la questione aceto balsamico all’ordine del giorno in Cdm.

“Il problema è che siamo in chiusura di legislazione e la questione si fa più complicata. Mi dispiace che il ministro Brunetta, che aveva promesso uno sforzo sulla questione, non abbia ottemperato a tale promessa.

Auspico che adesso si faccia ricorso formale presso la Corte di Giustizia Ue perché non bisogna lasciare i nostri produttori da soli di fronte a queste problematiche che sono addirittura di livello internazionale.

Le mancate risposte da parte di Palazzo Chigi in merito alle lettere mandate dal Consorzio Aceto balsamico di Modena Igp e di Federvini Confindustria, e il non avere dato seguito alle richieste del Mipaaf di mettere la questione all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, le reputo comunque un fatto gravissimo. Bisogna essere invece molto attenti, specialmente in un momento in cui le imprese sono sottoposte a grandi difficoltà dovute al tema dell’inflazione, della crisi e dell’aumento dei costi di produzione. Per questo ribadisco che è un fatto davvero grave.”

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Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere




Aceto balsamico, Incerti, PD: Inaccettabile evocazione slovena, governo si deve far carico di difendere patrimonio Made in Italy

“Ovviamente dobbiamo fare barriera assoluta per difendere la tipicità dei nostri prodotti Dop e Igp, lo abbiamo detto tante volte. A maggior ragione in un momento in cui c’è la revisione del regolamento per ribadire come la specificità territoriale come il Prosecco e l’Aceto balsamico non possa essere scambiata tramite l’utilizzo di un nome evocativo”.

Così ad AGRICOLAE Antonella Incerti, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura della Camera, in merito alla questione Aceto “balsamico” sloveno e alle ripetute richieste a Palazzo Chigi da parte del Mipaaf – caduta nel vuoto – di inserire il tema all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri.

“Abbiamo più volte ribadito come la denominazione abbia un identità precisa legata al territorio e a rigidi regolamenti”, prosegue. “Non si può accettare una equiparazione dei prodotti semplicemente attraverso un rimando nominativo. Deve essere fatta una battaglia da parte di tutti. Il governo si deve far carico di difendere il patrimonio made in Italy che rappresenta non solo una grossa fetta del Pil italiano ma anche il territorio dove i prodotti provengono”, conclude.

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Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere




Aceto balsamico, De Carlo, FDI: sconcerto e stupore per mancanza Palazzo Chigi. Italia non è fatta di finanza ma di Pmi da cui dipende Pil e territorio

“Suscita sconcerto e amarezza apprendere che la Presidenza del Consiglio non solo non abbia risposto alle sollecitazioni di Federvini e del Consorzio Aceto balsamico, ma che abbia fatto cadere nel vuoto le ripetute richieste formali del ministero delle Politiche agricole di inserire all’ordine del giorno del Cdm la questione aceto balsamico sloveno”.

Così ad AGRICOLAE Luca De Carlo, responsabile Agricoltura di Fratelli d’Italia, in merito all’utilizzo da parte dei produttori di aceto della Repubblica slovena dell’aggettivo ‘balsamico’.

Sorprende poi che le più alte istituzioni non si degnino di rispondere a organizzazioni che rappresentano migliaia di aziende da cui dipende il Pil italiano. Si tratta di un sistema, quello delle denominazioni di origine, che vale nel suo complesso 17 miliardi di euro. Cedere sull’aceto balsamico significa cedere sul Prosek, sul Parmigiano e su tutto il patrimonio italiano del Made in Italy agroalimentare che è costituito da migliaia di piccole e medie imprese italiane”, prosegue. “L’Italia non è fatta di Finanza, ma di economia reale dietro alla quale si cela il volto di un imprenditore, di una famiglia, di una azienda. E del territorio dove questa opera. Ci auguriamo che Palazzo Chigi rimedi quanto prima a questa mancanza e che si adoperi immediatamente per dare seguito alle richieste del ministero del suo governo” conclude.

Per saperne di più:

Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere




Aceto ‘balsamico’ sloveno. A Garofoli due richieste Mipaaf di portare in Cdm ricorso Corte Giustizia Ue. Ma nessuna risposta. In gioco anche il Prosek e 17 mld di euro in Italia. Le lettere

L’Aceto “balsamico” prodotto e commercializzato in Slovenia riempie gli scaffali a dispetto delle norme di leale concorrenza e di reciproca collaborazione tra gli Stati membri europei e senza tener conto del rispetto delle norme Ue che legiferano in materia di denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.

Le lettere di ottobre scorso inviate a Palazzo Chigi da parte del Consorzio Aceto balsamico di Modena Igp e di Federvini Confidustria non hanno sortito alcuna risposta.
Palazzo Chigi, interpellato da AGRICOLAE ha rimandato la questione alla Farnesina che ha fatto sapere come il governo nel suo insieme  stia proseguendo nel lavoro di tutela per risolvere la questione, ad alto livello, e come stia valutando di fare ricorso formale presso la Corte di Giustizia Ue come previsto dall’ex art 259 del TFUE.
Ma da quanto si apprende Palazzo Chigi non avrebbe dato seguito neppure alle richieste dei ministeri competenti in materia di inserire la questione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri.
Per quanto infatti la Farnesina rappresenti in parte il Governo e le sue linee guida, quello di inserire all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri la questione per procedere con concretezza formale, resta una prerogativa della Presidenza del Consiglio.
Dalla documentazione di cui AGRICOLAE è venuta in possesso da fonti interne della Presidenza del Consiglio, emerge infatti che nei mesi scorsi il Mipaaf aveva scritto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli sottolineando l’importanza di affrontare quanto prima la questione. Quello che poteva fare il ministero delle Politiche agricole era già stato fatto, ora serviva un’intervento a livello più alto.
Veniva perciò espressamente chiesto di “mettere all’ordine del giorno della prima seduta utile del Consiglio dei ministri la valutazione circa l’avvio della procedura ex articolo 259 del TFUE”.
Ma da Palazzo Chigi nessuna risposta.
Il Mipaaf è tornato alla carica qualche tempo dopo, con una seconda lettera inviata sempre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, per evidenziare nuovamente la gravita della questione e la necessità di inserire il tema all’ordine del giorno della prima seduta utile del Consiglio di ministri al fine di valutare l’avvio della procedura ex art 259 TFUE. Rendendosi disponibile a fornire tutta la documentazione necessaria.
Ma anche questa volta da Palazzo Chigi nessuna risposta.
In gioco c’è anche la questione Prosek. Ma non solo: se infatti la tutela delle denominazioni Made in Italy dovesse fallire sull’aceto, questo comporterebbe un precedente pericoloso per tutto il sistema delle Igp e delle Dop. Un fatturato in Italia che ‘vale’ circa 17 miliardi di euro l’anno e circa 75 miliardi di euro in Europa.
AGRICOLAE ha dunque inviato una seconda mail all’ufficio stampa di Palazzo Chigi per chiedere:

– perché la Presidenza del Consiglio ha deciso di non dare seguito a questa richiesta? (dopo non aver risposto alle lettere del Consorzio Aceto Balsamico di Modena Igp e di Federvini Confindustria di alcuni mesi prima)

– c’è un motivo particolare dietro a questa scelta o semplicemente disinteresse nei confronti di una filiera – quella del Made in Italy agroalimentare a denominazione – che genera un fatturato di circa 17 miliardi di euro?

Da Palazzo Chigi, dopo alcuni scambi telefonici, ancora una volta nessuna risposta.
Qui di seguito AGRICOLAE pubblica in PDF le due lettere inviate dal ministero competente alla Presidenza del Consiglio:
LETTERA GAROFOLI 1
LETTERA GAROFOLI 2

 

Era già stato scritto: 

Aceto “balsamico” sloveno, a rischio 17 mld in Italia e 75 mld in Ue. Farnesina: pronti a ricorso Corte Giustizia Ue

Per saperne di più: 

Made In, così l’aggettivo ‘balsamico’ mette a rischio 17 mld di euro in Italia e 75 in Ue. Ma Procedura infrazione ferma sul tavolo di Draghi da otto mesi. Le lettere di Federvini e Consorzio Aceto

Un anno d’oro per l’oro nero: +60% per l’aceto balsamico tradizionale di Modena Dop nel 2022

Aceto balsamico, Grosoli: avvio infrazione contro Slovenia ferma da mesi alla presidenza del consiglio, a rischio il sistema – VIDEOINTERVISTA

 




Aceto “balsamico” sloveno, a rischio 17 mld in Italia e 75 mld in Ue. Farnesina: pronti a ricorso Corte Giustizia Ue

Aceto ‘balsamico’ sloveno ancora sugli scaffali di Lubiana. Secondo il governo italiano si tratta di Italian sounding a danno di uno dei prodotti nella top five del made in Italy agroalimentare sia per valore che per export; secondo gli sloveni si tratta solo di un’aggettivo.

E continua uno scontro tra due paesi membri dell’Unione europea che rischia di mettere a rischio – se dovesse persistere la linea slovena – non solo il riconoscimento della denominazione dell’aceto balsamico di Modena, ma tutto il sistema delle denominazioni italiano (circa 17 miliardi di euro di valore) e tutto il sistema delle denominazioni europeo (circa 75 miliardi di euro).

Federvini e il consorzio dell’aceto balsamico di Modena Igp hanno inviato a ottobre due lettere alla presidenza del Consiglio retta da Mario Draghi perché il governo italiano prendesse formalmente una posizione netta e formale ad alto livello in merito al comportamento della Slovenia chiedendo l’avvio della procedura di infrazione o il ricorso alla Corte di Giustizia Ue.

Il tempo stringe e da Palazzo Chigi fanno sapere che della questione se ne sta occupando la Farnesina, come prassi vuole. E il ministero degli Esteri è pronto a dar battaglia ricorrendo a un ricorso alla Corte di Giustizia come previsto dall’articolo 259 del TFUE.

“In relazione alla nuova normativa slovena introduttiva della categoria “Aceto balsamico”, il Governo italiano si è prontamente attivato, nella consapevolezza delle possibili, rilevanti conseguenze sulla filiera produttiva italiana di una legislazione incompatibile, sotto molteplici profili, con le norme dell’Unione Europea sulla protezione dei nomi registrati. Una normativa, quella slovena, che potrebbe potenzialmente creare un pericoloso precedente anche per altre denominazioni DOP e IGP del nostro Made in Italy”, fanno sapere ad AGRICOLAE dalla Farnesina.

“A seguito della notifica da parte delle autorità di Lubiana dell’adozione di tale normativa ai sensi della direttiva UE 2015/1535, l’Italia ha immediatamente espresso le proprie riserve, sia nelle sedi europee che nei rapporti bilaterali”, proseguono.

“Anche a seguito delle istanze provenienti dal settore – a partire da quelle manifestate dal Consorzio Aceto Balsamico di Modena e Federvini-Confindustria, di cui si è tenuto opportunamente conto – si è immediatamente instaurato un coordinamento inter-ministeriale tra le Amministrazioni tecniche coinvolte, che ha portato il Governo ad agire a vari livelli e in tutte le sedi opportune in difesa della filiera produttiva nazionale e del sistema comunitario di tutela delle indicazioni geografiche”, spiegano ancora dal ministero degli Esteri.

“L’Italia sostiene, in tutte le competenti sedi europee e bilaterali, il rispetto delle norme dell’Unione Europea per la tutela dei prodotti DOP e IGP, nonché i regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari e le garanzie assicurate agli operatori economici e ai consumatori nella fornitura di informazioni sugli alimenti”.

Il Governo sta continuando a portare avanti la questione, con grande attenzione e col massimo impegno, nei contatti a livello politico, anche ai più alti livelli, con la parte slovena e sta considerando la possibilità di attivare la procedura prevista dall’art. 259 del TFUE per attivare formalmente un ricorso alla Corte di Giustizia, preceduto da un contraddittorio con la Commissione Europea”, conclude.

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