Governo, Patuanelli: M5S abbraccia Agenda Parisi. Investimenti in efficientamento energetico e rinnovabili la strada da seguire

Sono stato molto colpito dall’intervista del Premio Nobel Giorgio Parisi, è importante che i partiti e le coalizioni mettano in chiaro davanti ai cittadini le loro agende. Noi lo abbiamo fatto, con un’agenda sociale che abbiamo trasmesso e messo nero su bianco e direi da oggi con un’agenda Parisi che il MoVimento prenderà da esempio. Sento citare agende inesistenti, direi che il MoVimento 5 Stelle abbraccia un’Agenda Parisi.

Così in un post su Facebook il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli.

Il passaggio sull’efficientamento degli edifici è cruciale, Parisi dice che bisogna fare dei grandi investimenti in questo senso ed è esattamente ciò che pensiamo e che abbiamo cercato di mettere in pratica. In questo senso non possiamo avere come orizzonte pochi anni, ma almeno il 2050. Nelle parole del Premio Nobel c’è un manifesto ecologista su cui non ci possono essere incertezze. Saremo noi a portare avanti questa visione senza scendere a compromessi improbabili. Anche se non portano voti, sappiamo che gli investimenti in efficientamento energetico e in rinnovabili sono l’unica strada.

Non sto seguendo la partita delle alleanze, ma lo spettacolo a cui stiamo assistendo in questi giorni mi sembra si commenti da solo. Noi poniamo dei temi chiari, se SI e Verdi vorranno unirsi a noi bene, altrimenti vorrà dire che saremo gli unici a porre certi temi. Di certo non si può fare un’alleanza con chi vuole nucleare e tecnologie superate di gestione dei rifiuti, con chi parla di ambiente ma propone modelli economici as usual e poi pensare di presentarsi agli elettori come ecologisti o andando ai Fridays for Future. C’è un limite.

Per le Regionali credo che il presidente Conte si sia già espresso, contrario alla politica dei due forni. Ciò che succede a Roma non può che riverberarsi sui territori. Detto questo, sono stato alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia e sono stato accolto molto calorosamente. Sono stato quello che più ha creduto all’alleanza con il PD, e mi fa male vedere il PD spostarsi a destra, ma il percorso si è interrotto e le evoluzioni che stiamo vedendo in questi giorni ci dimostrano anche il perché. Sono convinto che per battere la destra serva la sinistra, non un’ammucchiata al centro.




Biologico, Mattarella non firma: “Legge ancora lontana”. Nobel Parisi: biodinamico è stregoneria e antiscienza

Biologico? la questione si complica. Se l’approvazione definitiva era prevista da calendario il 20 novembre poi passata a dicembre, fanno temere le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dice che “l’approvazione è ancora lontana”.

Nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università La Sapienza, rispondendo alla lectio magistralis di Giorgio Parisi sull’approvazione della legge sul biologico che contiene anche il biodinamico, il presidente della Repubblica è tornato sul tema: “io notoriamente non posso pronunciarmi ma posso ben dire che ci sono alcuni altri passaggi, anche parlamentari anzi tutto, che rendono lontana questa ipotesi”. Come dire: io non firmo.

Il premio Nobel per la Fisica 2021 aveva parlato di “anti-scienza e di pratiche stregonesche” citando proprio l’agricoltura biodinamica. “Ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo velocemente. Insieme ad un vorace consumismo tecnologico si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche e sta per essere riconosciuta da una legge dello Stato italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica”.

Parisi era tra i firmatari del documento dell’Accademia dei lincei secondo il quale il biodinamico non è certificato.

La legge sul biologico dunque, dopo undici anni di iter, ancora latita. Stavolta a frenare è il biodinamico ma l’Europa vuole il 25 per cento della produzione entro il 2030 a biologico.

Era stato scritto:

Guerra sul (al) Biologico, dopo 13 anni di limbo, legge di nuovo in bilico. Stavolta per biodinamico. Che lascia dubbi su garanzie import

 




Lavoro agricolo, Comagri Camera. Parisi (Anpal): Oltre 41mila persone che usufruivano del reddito di cittadinanza hanno trovato lavoro nel settore agricolo

“Siamo attivi per supportare in prima linea il settore agricolo favorendo l’Intermediazione tra domanda e offerta e contrastando ogni forma illegale di reclutamento” dichiara in Comagri camera Domenico Parisi, presidente Anpal.

“L’Anpal ha intrapreso a questo riguardo tre linee di intervento, la prima linea concerne lo sviluppo di un app, la seconda il rafforzamento del sistema informativo di domanda e offerta e la terza un’assistenza tecnica sul territorio tramite Anpal servizi.

Nel mese di giugno è stata resa operativa l’app “Resto in campo”, finalizzata a migliorare l’intermediazione tra domanda e offerta nel settore agricolo. Ad oggi ci sono stati circa 6.000 downloads dell’app e sono state inserite oltre 800 disponibilità lavorative” prosegue.

“Insieme all’impegno di sviluppare nuove tecnologie per aiutare l’incrocio di domanda e offerta, l’agenzia dispone del supporto tecnico operativo sul territorio di Anpal servizi che ha sviluppato un programma di assistenza tecnica.

Oggi sono oltre 41mila le persone che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza e che hanno trovato anche un rapporto di lavoro nel settore agricolo. Si tratta per la maggior parte di contratti a tempo determinato, ma 250 di loro hanno trovato anche un posto a tempo indeterminato. L’idea è di mantenere un flusso continuo e stabile nel mercato agricolo per coloro che hanno volontà di lavorare nel comparto” sottolinea Parisi.

“Nella costruzione dell’app sono stati coinvolti i sindacati e anche le organizzazioni datoriali che hanno già sistemi informativi che favoriscono l’incrocio tra domanda e offerta. Sarà utile adesso, e ne stiamo già discutendo, integrare i database delle organizzazioni con quelli Anpal e regionali” conclude.




ELEZIONI E.ROMAGNA BANCO DI PROVA. PD CAMBIA NOME, RECUPERA LEU E STRAPPA VOTI A M5S ATTRAVERSO LE SARDINE DI PRODI E PARISI. OBIETTIVO: FAR FUORI RENZI E SALVINI

Domenica si vota in Emilia Romagna e in Calabria. Un voto amministrativo dalla forte valenza politica che è destinato a ripercuotersi a livello nazionale. Con una squadra di governo giallorossa che in questi mesi si è divisa su più fronti. Sia per quanto riguarda i temi sul tavolo (dalla prescrizione alle tasse) che per quanto riguarda le questioni interne ai partiti facenti parte del tavolo di Palazzo Chigi.

Renzi ha fondato Italia Viva, andando via dal Pd di Zingaretti.

Zingaretti ha annunciato l’intenzione di dar vita a un rinnovamento del Pd – non un “nuovo” partito, ma “un partito nuovo”, capace di ricomporre la vecchia frattura con Leu (come Bersani, per esempio) – e di attrarre quanti si riconoscono nel movimento delle sardine, nato col proposito di arginare il dilagare della Lega di Salvini, ma anche di intercettare i voti in libera uscita dal Movimento 5S che sembra in caduta libera. Un’ispirazione, questa, in obiettiva consonanza con le impostazioni di Romano Prodi uno dei fondatori del Partito democratico e di Arturo Parisi che fu l’anima e ispiratore dell’Ulivo e dello stesso Partito Democratico. Anche il nome scelto sarebbe più da piazza e meno da partito di palazzo: “I Democratici”.

D’altronde il fondatore delle sardine – che pure afferma di non conoscere Prodi – è uno dei collaboratori della rivista “Energia” il trimestrale curato dalla società Rie- Ricerche Industriali ed energetiche fondata dall’ex ministro Alberto Clò e dallo stesso Prodi.

Nel frattempo il Movimento Cinque Stelle perde il suo leader Luigi Di Maio che aveva avuto uno ‘strappo’ estivo con il premier Giuseppe Conte. Mentre continua l’esodo dei parlamentari gialli verso il Misto.

La maggioranza è divisa su tutto tranne che sulla determinazione di fare il possibile per impedire la conquista da parte della Lega di Salvini del governo nazionale. E nel Pd (anche se non tutto il Pd) prende consistenza l’idea di fare il possibile per evitare che Renzi possa accrescere i suoi consensi attingendo a quello che è stato finora il bacino elettorale dei democratici.

Zingaretti parla chiaro: “Dobbiamo rivolgerci alle persone, e non alla politica ‘organizzata’. Dobbiamo aprirci alla società e ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane. Non voglio lanciare un’opa sulle Sardine, ci mancherebbe altro, rispetto la loro autonomia: ma voglio offrire un approdo a chi non ce l’ha…”

E chissà che il segretario Pd non mediti – se le fibrillazioni nella maggioranza non trovassero una composizione – di tornare a quella che era la sua idea originaria: quella di strappare al Movimento 5S quei consensi che aveva eroso alla Sinistra. Come aveva affermato, d’altronde, prima dell’accordo che aveva portato al Conte bis con l’improvviso testa-coda di Renzi. Il 3 febbraio del 1919 – giova ricordarlo – aveva detto di essersi “stancato di dover dire che non intendo favorire alcuna alleanza o accordo con i 5s. Li ho sconfitti due volte e non governo con loro”. E aveva aggiunto:

“Tantissime donne, pensionati e giovani erano nostri elettori e non possiamo non porci il problema di guardare a loro e riconquistarli. Altro che accordi!”

Obiettivo: ricompattare il Pd sotto un nuovo nome e una nuova egida, fare fuori la formazione di Renzi, frenare Salvini e far rientrare i fuorusciti dal partito a trazione renziana.

Salvini dal canto suo è sicuro di vincere. E già pensa al voto. Conte mette le mani avanti e rassicura che qualunque risultato possano dare le elezioni in Emilia Romagna, il governo non è in discussione.
E il Partito Democratico guadagna tempo.