MADE IN ITALY, CENTINAIO LO DIFENDE IN BRASILE CONTRO ITALIAN SOUNDING. E TUTTI ADDOSSO: “OMAGGIO ALLE TRADIZIONI ITALIANE”. ANCHE NAPOLITANO PREMIO’ CHI PRODUCEVA PARMESAN

Il ministro delle Politiche agricole e del Turismo va in Brasile a rappresentare l’Italia al giuramento del presidente Bolsonaro, posta alcune immagini di prodotti che imitano il made in Italy, come il Parmesao, il presunto tipo Parma, quejo mussarela,  e annuncia che combatterà l’italian sounding anche in Brasile. Sui social si scatena l’inferno: “Siamo milioni di italiani in Brasile e questi prodotti sono stati realizzati in omaggio alla nostra vecchia Italia. Non ha fatto i compiti come doveva”, replica un follower di twitter. “Con un semplice post offendere diverse famiglie di discendenti italiani i cui prodotti rappresentano un omaggio all’Italia e alle sue radici, se avessi fatto i compiti sapresti che più del 20 per cento della popolazione brasiliana è di origine italiana e amano l’Italia”, scrive un altro. Il ministro ribadisce: “Sempre in prima linea a difendere i prodotti italiani dall’Italian sounding. Senza se e senza ma io difendo agricoltori, allevatori e pescatori italiani che coltivano, allevano e pescano in Italia”.

D’altronde sconfiggere l’Italian sounding non è cosa facile, perché – al di là dei clamori e degli annunci – è molto ben radicato non solo nei luoghi dove viene prodotto, ma anche in Italia stessa.

A dimostrarlo è il fatto che lo stesso allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel 2010, decise di onorare un produttore di italian sounding australiano, Sebastiano Pitruzzello che produceva Parmesan e Mozzabella, del titolo di cavaliere del lavoro. “Conplici” l’ambasciata di Camberra e tutte le istituzioni in un momento in cui l’allora ministro delle Politiche agricole Luca Zaia lottava proprio contro l’Italian Sounding nel nome della ‘tolleranza zero’.

MADE IN ITALY, IL TAROCCO ‘PREMIA’. NOMINATO CAVALIERE DEL LAVORO IL PRODUTTORE DEL PARMESAN

11 06 2010

Il made in Italy ‘tarocco” serve a far conoscere il vero made in Italy all’estero? Parole blasfeme o la dura realtà? La questione balza alla cronaca, dopo la denuncia di Edoardo Spera sul sito web dell’agenzia di stampa il Velino, per la nomina dei Cavalieri del lavoro. Infatti, anche Sebastiano Pitruzzello, industriale del ‘parmesan”, è tra i 25 nuovi cavalieri che riceveranno la croce greca bordata d’oro il prossimo novembre attraverso la cerimonia ufficiale. Italo-australiano, emigrato negli anni Sessanta nello stato di Victoria, è il produttore di ‘Parmesan cheese”, ‘ricotta”, ‘bocconcini”, ‘pecorino”, ‘mascarpone”, ‘provolone”, ma anche ‘mozzabella”.

Il sito dell’azienda casearia ‘italian style”, la Pantalica Cheese Company, con sede a Thomastown, offre immagini di prodotti che, come sottolineano dal Velino, apparentemente sembrano riuscitissime imitazioni di quegli originali sottoposti in Italia a rigidi controlli su materie prime e disciplinari di produzione. Per il Velino sembrerebbe una vera e propria beffa considerando che lo stesso “suono italiano” che, facendo il verso al made in Italy più blasonato, secondo la Coldiretti, la Cia e la Confagricoltura ormai è un “business” da 80 miliardi di euro l’anno. Tanto è vero che già nel 2006 uno studio della Federalimentare aveva stimato un ‘danno” al comparto italiano di circa 50 miliardi.

Ma di chi è la ‘colpa” di questa nomina? Il ministero delle Politiche agricole precisa che «a fare il nome di Pitruzzello non è stato Galan», che si sarebbe fatto carico di un solo nome: l’imprenditrice agricola del Veneto Maria Carla Macola. Da quanto risulta al Velino neppure l’ex ministro dell’Agricoltura Luca Zaia avrebbe a che fare con questa designazione.

Non sembra essere nemmeno Giorgio Napolitano il responsabile della scelta. La legge è chiara: il presidente della Repubblica sceglie solo su proposta del Consiglio dell’Ordine presieduto dal ministro dello Sviluppo economico. Anzi non è facoltà del presidente della Repubblica indicare i nomi cui designare la croce greca.

Dalla Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro fanno sapere che «non è la federazione a decidere l’idoneità dei candidati al titolo» e che comunque è tradizione, sebbene non stabilito per legge, che sia nominato almeno uno ‘straniero” ogni anno. è il Consiglio dell’Ordine, organo collegiale il cui presidente è il ministro dello Sviluppo economico ha indicare i nomi dei pretendenti al titolo. Per gli italiani residenti all’estero il compito è invece del ministero degli Esteri, passando per il ministero dello Sviluppo economico, che riceve l’incartamento da trasmettere poi al Consiglio dell’Ordine.

In questo caso, precisano dal ministero degli Esteri tutto è partito da Melbourne. Il consolato generale di Melbourne ha, infatti, fatto richiesta di proposta all’Ambasciata di Camberra che ha trasmesso il dossier agli Esteri.

Non è la prima volta che Pitruzzello cerca di ottenere il cavalierato del Lavoro. L’Ambasciata di Camberra aveva proposto il produttore di Mozzabella e di Parmesan cheese, fanno sapere dalla Farnesina, già nel 2005, anno in cui a Pitruzzello non era stato concessa l’idoneità a poter correre per il titolo. E poi ancora nel 2007 e nel 2009. Infine quest’anno: Da Camberra hanno inviato la proposta lo scorso 11 dicembre del 2009, precisano ancora dagli uffici Onorificenze della Farnesina. Chi la dura la vince insomma. Senza contare che Pitruzzello aveva già ottenuto il titolo di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, ‘inserito nella lista il 27 dicembre del 2000”.

Le ragioni della decisione di presentare la richiesta? «Il neonominato Cavaliere del lavoro Sebastiano Pitruzzello – spiegano dall’Ambasciata di Camberra – è da anni uno degli industriali di origine italiana di maggiore successo presenti nello Stato del Victoria. Trasferitosi a Melbourne all’età di 23 anni, nel 1973 ha fondato la Pantalica Cheese Company che è attualmente la maggiore azienda di formaggi e latticini dello Stato del Victoria e che impiega numerosi dipendenti italiani e utilizza macchinari prevalentemente italiani. Il Cavaliere Pitruzzello, strettamente coinvolto e molto attivo nella comunità italiana di Melbourne si è sempre distinto per l’attaccamento alla sua terra d’origine e ha costantemente partecipato con generose donazioni e sponsorizzazioni alle numerose iniziative promosse nell’ambito della suddetta comunità e in particolare a quelle promosse dai suoi conterranei siciliani. In tale contesto il Cavaliere Pitruzzello ha sponsorizzato numerose associazioni, circoli, club e fondazioni siciliane e italiane in Australia».

«Nel 2000 – continua la lettera dell’Ambasciata di Camberra – gli viene conferita l’onorificenza di Commendatore. Nel 2002 il ministro australiano dell’Economia inaugura, alla presenza del sindaco di Melbourne, una nuova ala dello stabilimento di produzione, che consente l’assunzione di nuovo personale, in maggioranza italiano. Nel 2002 alla presenza dello stesso Pitruzzello, dell’assessore della Regione Sicilia per i beni Culturali, del presidente della Provincia di Siracusa, di tutti i Parlamentari nazionali e regionali della Sicilia Orientale e del Sindaco, la città natale di Sortino, in provincia di Siracusa, gli intitola una piazza ove viene inaugurato un monumento dedicato ai Sortinesi nel mondo, donato dallo stresso Pitruzzello. Nel 2006 gli viene conferita la prestigiosa onorificenza australiana Oam. Nel 2006 gli viene assegnata dalla Regione Sicilia il ‘Premio Siciliani nel Mondo Ambasciatori di Cultura”.

Nel febbraio 2010 nel mezzo di una tenuta di 63 ettari dove sono stati piantati 14.500 vitigni e 13.500 piante d’ulivo, è stato inaugurato, alla presenza del Premier dello Stato del Victoria, John Brumby, uno stabilimento di 7.000 metri quadrati per la produzione di olio e vino, completamente attrezzato con i migliori macchinati italiani. Sulla base di quanto sopra – precisano dall’ambasciata italiana di Camberra – si può senz’altro affermare che il Cavaliere Pitruzzello, con il suo successo, la sua generosità nei confronti della comunità italiana di Melbourne e i ripetuti riconoscimenti che sia Autorità australiane che italiane gli hanno conferito negli anni, ha contribuito e contribuisce in maniera significativa a tenere alto il buon nome della comunità italiana e costituisce un simbolo del successo che tale comunità qui in Australia ha saputo conquistarsi con il duro lavoro. In fine, in merito ai prodotti ‘Italian Sounding” dell’azienda del Cavaliere Pitruzello – concludono – è da notare che in Australia non esistono norme ostative in materia. Inoltre i latticini prodotti dalla Pantalica Cheese hanno molto contribuito allo sviluppo del gusto degli australiani per i nostri prodotti tipici che infatti vengono qui importati con successo».




MADE IN ITALY, DESERTI, PARMIGIANO REGGIANO: LA MIGLIORE PROMOZIONE E’ LA TUTELA. SU CETA E’ IL TEMPO DEL COLLAUDO

Promuovere le Dop e le Igp italiane? Occorre cominciare dalla tutela. Parola di Riccardo Deserti, direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano che ha partecipato a Roma all’incontro in AICIG sulla protezione delle denominazioni tutelate DOP e IGP su mercati dagli accordi commerciali di libero scambio alle azioni in Italia e nella UE. Un tema, anche a fronte dei positivi risultati raggiunti dopo un anno dall’entrata in vigore del CETA, particolarmente di attualità.

“C’è ancora tanto lavoro da fare e se ci guardiamo indietro non possiamo non prendere atto che dopo la riforma dell’ultimo pacchetto qualità è stato fatto un passo enorme”, spiega Deserti ad AGRICOLAE. “La tutela è la prima forma di promozione. Se ci sono regole per tutelare le produzioni ed estirpare comportamenti illegali si rende automaticamente efficace la promozione dei prodotti made in Italy”, prosegue. “Quindi la vera sfida è, passo dopo passo, far riconoscere in tutto il mondo il made in Italy, che si traduce in opportunità per generare una migliore promozione dei nostri prodotti. Da qui l’importanza degli accordi bilaterali e multilaterali”.

Deserti è positivamente cauto sul Ceta: “così come era prematuro giudicare il Ceta sui dati dei primi mesi dell’anno non possiamo giudicare l’accordo sui dati di volume di quest’anno”, precisa. “Per quanto riguarda il Parmigiano sono positivi ma possono essere condizionati da tanti fattori. Quello che occorre capire è se le promoese contenute nel Ceta saranno confermate dai fatti”. Nell’accordo è previsto infatti il divieto dell’uso del termine Parmesan associato al prodotto italiano e questo ha consentito il Consorzio di procedere attraverso ricorsi in Canada. “Ora occorre capire se le autorità canadesi ci lasceranno soli oppure no. Nel primo caso vorrebbe dire che quella dell’accordo è la strada giusta; nel secondo caso potrebbe voler dire riconsiderare l’accordo. Dopo il lavoro dei negoziatori, conclude il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano – ora è il tempo del collaudo”.

Alessandro Di Bona