Unione Italiana Food. Italia si conferma leader mondiale della pasta: nel 2023 oltre 2,2 mln di tonnellate esportate

La produzione mondiale di pasta oggi sfiora i 17 milioni di tonnellate e l’Italia è ancora prima al mondo nella classifica dei paesi produttori, con 3,6 milioni di tonnellate (precediamo Turchia e USA) e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro. 

Gli italiani ne sono i più grandi consumatori, con circa 23 chili annui pro-capite e un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate, ma anche quelli che più di tutti la fanno conoscere al resto del mondo: ben oltre la metà della produzione nazionale di pasta è destinata all’estero (circa il 61%). 

Il buon andamento dell’export è confermato daun’elaborazione di Unione Italiana Food su dati Istat (gennaio-dicembre 2023): oltre 2,2 mln di tonnellate esportate, con una leggera contrazione in termini di volumi (-3,7% rispetto al 2022), che ha interessato gran parte del comparto agroalimentare, a fronte di un valore pari a 3,8 mld di euro (+3% rispetto al 2022). Della pasta esportata circa 1,5 mln di tonnellate è destinato ai paesi dell’UE mentre quasi 780.000 tonnellate finiscono in paesi terzi. 

L’export nei Paesi Ue occupa infatti il 64,8% del totale, poco meno rispetto al 65% registrato nel 2022, mentre il restante 35,2% riguarda i Paesi non UE, America, Asia, Africa, Oceania.  Germania (425.134 tonnellate), Regno Unito (278.043 tonnellate), Francia (264.269 tonnellate), Stati Uniti (247.088) e Giappone (67.233) si confermano i paesi più ricettivi.

Inoltre, la voglia di spaghetti&co prodotti nel Belpaese registra crescite tra il 5 e il 20% in Brasile, Israele, Finlandia, Slovenia, Albania, Marocco, Perù, Lussemburgo, Portogallo, tra il 20 e il 50% in Libano, Australia, Somalia, Georgia, Cuba, Egitto, Pakistan, Nepal, superiori al 50% in paesi asiatici come Mongolia, Pakistan e Sri Lanka. Buoni segnali rispetto ai consumi si registrano anche in alcuni paesi africani comeCamerun, Ruanda, Mozambico e Nigeria, favoriti probabilmente da un piccolo incremento del turismo in queste zone.

Infine, sono quasi raddoppiati in venticinque anni i paesi dove si consuma più di 1 kg pro capite di pasta all’anno. In Italia il consumo pro capite è di 23 chilogrammi, contro i 17 kg della Tunisia, seconda in questa speciale classifica. Seguono Venezuela (15 kg), Grecia (12,2 kg), Perù (9,9 kg) Cile (9,6 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Turchia (8,7 kg), Iran (8,5 kg), Francia (8,3 kg) e Germania (7,9 kg).

“Oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportato – spiega Margherita Mastromauro, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food e se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani”. 

La pasta si conferma un alimento sempre più sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile. Anche il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali di imballaggio e si va verso nuovi metodi di cottura grazie anche al miglioramento dei processi produttivi. Ma sostenibilità significa anche dar vita a contratti di filiera che puntano su coltivazioni a basso impatto ambientale e buone pratiche agricole. Questo alimento ha una footprint estremamente bassa (l’impronta 1 m² globale per porzione) e a tavola è protagonista di tante ricette antispreco che valorizzano gli avanzi in piatti sostanziosi e prelibati.




Pasta, parte la campagna promozionale Masaf-Ismea. VIDEOINTERVISTE DI: Lollobrigida, La Pietra

“Questo spot nasce da eccellenze che vanno valorizzate, come volley e pasta: sport e buona alimentazione promuovono il benessere. La pasta di qualità, realizzata in Italia, ha un buon export e potrà crescere ancora. Dobbiamo mettere in condizione le nostre imprese di sviluppare ancora la vendita all’estero”.

Così Francesco Lollobrida, Ministro Masaf, in occasione della presentazione della campagna di comunicazione “La Pasta, integratore di felicità” mirata alla valorizzazione della pasta, organizzata da Masaf e Ismea in collaborazione con Unione Italiana Food a Roma.

“Il mio augurio è quello di riuscire ad incrementare il livello di vendita della pasta e di ottimizzare produzione e distribuzione, cosa di cui la politica non si deve occupare, a meno che non sia necessario un sostegno del settore. Ci sono delle eccellenze in Italia che proviamo a portare in tutto il mondo, insieme agli altri ministri. La cucina italiana non è il singolo prodotto, ma è tutto il patrimonio di questo piccolo paese, nel quale e’ contenuto sapienza, cultira, enogastronomia, eccellenze. In bocca al lupo alle nostre nazionali della pallavolo, ai nostri imprenditori sopratutto in relazione a quello che dobbiamo lasciare alle prossime generazioni.

Sul grano la situazione è preoccupante. A Roma è in corso il summit sulla sicurezza alimentare, l’argomento del giorno è trovare una soluzione alla crisi provocata dalla Russia, tutti dovranno fare la propria parte per trovare una soluzione: serve sostegno per le popolazioni che non riescono ad avere beni primari. Il Summit serve a ragionare sulla sicurezza alimentare, l’Italia ha portato una proposta per portare il buon cibo per tutti.

Sulla questione russa si lavora insieme agli alleati per trovare un ripristino del diritto internazionale, questa è la priorità.

C’è preoccupazione sugli eventi climatici. Ho parlato con Zaia e Fedriga, c’è una situazione di emergenza generale, mi incontrerò con Giorgetti per pianificare i prossimi interventi, per mettere in condizione le aziende di non dover affrontare subito i pagamenti immediati e coinvolgeremo anche il sistema bancario, questo vale anche per gli incendi al sud”.

Di seguito gli interventi: 

Pasta Italiana, Lollobrigida: Promuovere Italia in ogni sua potenzialità. Prodotto di eccellenza anche per alimentazione degli sportivi. VIDEOINTERVISTA

Pasta Italiana, La Pietra: Agroalimentare si deve coniugare con tutti gli aspetti dell’eccellenza italiana, dallo sport alla cultura. VIDEOINTERVISTA

La nazionale italiana di volley testimonial per la pasta: al via la campagna targata MASAF- ISMEA in collaborazione con la Fipav

 




Filiera pasta, dal sostegno al settore all’inflazione fino al tema grano. VIDEOINTERVISTE DI: Lollobrigida, Urso

Si è svolto oggi l’incontro organizzato al Ministero delle imprese e del made in Italy con le aziende della filiera della pasta. Al centro dell’incontro i temi dell’inflazione, del sostegno al settore e le problematicità legate agli scenari internazionali del grano.

Di seguito gli interventi: 

Filiera Pasta: Lollobrigida: incontro costruttivo con i produttori per andare incontro a interessi dei cittadini. VIDEOINTERVISTA

Filiera pasta, Urso: incontro importante con aziende per vincere inflazione. Ridurre superficie coltivabile in Ue follia ideologica. VIDEOINTERVISTA

 




Durum Days 2023. Grano, scenari e prospettive del settore. INTERVENTI DI: Vaccari, Battista, Schiavone, Sicolo, Brandoni, Piccinini, Mastromauro, Manara, Martinelli

La produzione nazionale di grano duro in Italia dovrebbe attestarsi quest’anno, secondo le previsioni del CREA, sopra i 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente. Sono queste le prime stime produttive del grano duro rese note oggi a Foggia nel corso dell’evento Durum Days 2023, che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna.

Di seguito gli interventi: 

Durum Days, Vaccari (Crea): Grano, per contrastare speculazioni produrre di più, investire in TEA e puntare su filiera forte

Durum Days, Battista: garantire reddito agricoltori, lavorare su contratti filiera e trasparenza filiera

Durum Days, Schiavone (Confagricoltura): valorizzare la pasta per valorizzare il grano italiano. Serve grande campagna di comunicazione

Durum Days, Sicolo (CIA): Fatta pressione su Governo per rinviare Registro Telematico. Servono regole chiare e certificazione grano

Durum Days, Brandoni (Assosementi): Miglioramento genetico semi fondamentale. Certificazione legata ad aiuti accoppiati è riconoscimento valore ricerca

Durum Days, Piccinini: preoccupati per tenuta filiera. Serve reciprocità per importazioni da estero

Durum Days, Mastromauro (Union Food): intollerabile la denuncia sui costi della pasta, alimento più economico e sano della Dieta Mediterranea

Durum Days, Manara (Compag): contrari a registro telematico, un rischio per aziende. Su caro pasta coinvolgere nel tavolo Gdo e consumatori

Durum Days, Martinelli (Italmopa): prezzo del frumento duro non può prescindere da andamento mercati

Grano duro, Alleanza Cooperative: nel 2023 attesi oltre 4 mln di tonnellate, in aumento del 12% grazie a rese più alte

 

 




Caro pasta, il vicepresidente di Confagricoltura Lasagna al Mimit: auspichiamo dialogo costruttivo per garantire valore a tutte le parti della filiera

“Promuovere una riflessione comune finalizzata a combattere il clima di sfiducia che rischia di diffondersi all’interno e tra i singoli attori della filiera, imprese agricole comprese, e a riconoscere un giusto prezzo della materia prima per dare valore a tutte le parti della filiera. La riunione di oggi è sicuramente un primo grande passo verso questa direzione”.  Lo ha affermato il vicepresidente di Confagricoltura, Matteo Lasagna, intervenuto alla Commissione di allerta rapida convocata al MIMIT questo pomeriggio dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, per un’analisi sui rincari della pasta, aumentata di circa il 17% rispetto all’anno scorso, in un contesto caratterizzato dalla riduzione del prezzo del grano duro e dalle dinamiche variabili dei costi dell’energia e degli altri fattori della produzione.

“La recente evoluzione delle quotazioni di mercato a livello nazionale sta preoccupando non poco gli agricoltori, che – ha precisato Lasagna – nonostante le recenti inversioni di tendenza, stanno ancora patendo il forte aumento dei costi di produzione affrontato nell’ultimo anno. Per il grano duro, nelle ultime settimane i prezzi all’origine si sono contratti notevolmente, con riduzioni che hanno raggiunto il 10% su base settimanale”.

La questione della tenuta del prezzo pone un serio problema di approvvigionamento. Confagricoltura rimarca che, mentre negli ultimi anni si era assistito a un miglioramento del tasso di autoapprovvigionamento per il grano duro, la minore remunerazione della materia prima potrebbe indurre a una contrazione delle semine e della produzione nazionale che, a sua volta, potrebbe concludersi in un maggiore ricorso alle importazioni. L’Italia, – ricorda la Confederazione – è il primo produttore mondiale di pasta, ma è ancora fortemente dipendente dall’import di materie prime.




Vino elemento convivialità da cui dipende benessere alimentare. Secondo scienza conta stile di vita ma Paesi del Nord non lo sanno. La nuova piramide e gli studi

Etichette allarmistiche? Nutriscore? Diete? pasticche dimagranti il cui costo supera quello di uno stipendio medio? E’ lo stile di vita che conta. Sempre più studi pongono alla base del benessere alimentare non solo cosa si mangia ma anche come lo si mangia. Conditio sine qua non: la convivialità, E uno degli elementi-alimenti chiave della convivialità è il vino. Ma – dicono le ricerche scientifiche – questo concetto non si trova nella letteratura dei Paesi del Nord.

Già in uno dei primi studi della Cambridge University dal titolo “Mediterranean diet pyramid today. Science and cultural updates” (redatto da Anna Bach-Faig, Elliot M Berry, Denis Lairon3, Joan Reguant, Antonia Trichopoulou, Sandro Dernini, F Xavier Medina, Maurizio Battino, Rekia Belahsen, Gemma Miranda and Llu ́ıs Serra-Majem,* on behalf of the Mediterranean Diet Foundation Expert Group Mediterranean Diet Foundation, Barcelona, Spain: Department of Human Nutrition and Metabolism, Braun School of Public Health, Hebrew University-Hadassah Medical School, Jerusalem, Israel: Research Unit 1025 Inserm/1260 Inra/‘‘Human Nutrition and Lipids: Bioavailability, Metabolism and Regulations’’, Faculte ́ de Me ́decine, Universite ́ de la Me ́diterrane ́e, Marseille, France: 4Hellenic Health Foundation, Athens, Greece: Forum on Mediterranean Food Cultures, Rome, Italy: Interuniversity International Center for Mediterranean Food Cultures Studies (CIISCAM), Sapienza University of Rome, Italy: Department of Food Systems, Culture and Society, Faculty of Health Sciences, Universitat Oberta de Catalunya (UOC), Barcelona, Spain: 8Department of Biochemistry, Universita` Politecnica delle Marche, Ancona, Italy: Department of Biology, Faculty of Sciences, Choua ̈ıb Doukkali University, El Jadida, Morocco: Department of Clinical Sciences) la piramide rifletteva il processo di cambiamento che la Dieta Mediterranea sta subendo all’interno delle società mediterranee. Questa nuova rappresentazione grafica è stata concepita come una piramide a cornice principale semplificata, da adattare alle realtà specifiche dei diversi Paesi (ad esempio, le dimensioni delle porzioni) e alle variazioni del modello alimentare legate ai vari contesti geografici, socio-economici e culturali della regione mediterranea. Queste linee guida (edizione 2010) potrebbero essere aggiornate periodicamente in base a nuovi suggerimenti e condizioni.

MEDITERRANEAN-DIET-PYRAMID-today-science-and-cultural-updates

E ancora, dalla pubblicazione dal titolo: Family Meals, Conviviality, and the Mediterranean Diet among Families with Adolescents (di Andrea de la Torre-Moral, Sergi Fàbregues, Anna Bach-Faig, Albert Fornieles-Deu, F. Xavier Medina, Alicia Aguilar-Martínez e David Sánchez-Carracedo Faculty of Health Sciences, Universitat Oberta de Catalunya Open University of Catalonia, UOC) emerge come “la convivialità è più di un pasto condiviso, perché si riferisce al “come” mangiamo.

Il “come” implica la socializzazione quando si mangia e, come aspetti complementari, l’autoconsapevolezza dei segnali di sazietà e fame, il mangiare lentamente e il masticare bene. La soddisfazione del pasto non è solo legata alle dimensioni delle porzioni o a quanto si mangia. L’attività di cucina, la convivialità e il fatto di sedersi insieme per mangiare gli stessi cibi piuttosto che limitarsi a mangiare sono molto tipici delle aree mediterranee e sono abitudini praticate quotidianamente. Nello stile di vita mediterraneo, la convivialità è stata messa in relazione con il piacere di condividere i pasti. La condivisione dei pasti con la famiglia e gli amici (persone significative) stabilisce un senso di comunità e contribuisce a perpetuare il modello di dieta Mediterranea di generazione in generazione.

Per quanto ne sappiamo – si legge nella pubblicazione – la convivialità non è stata studiata nella letteratura dei Paesi del Nord Europa e di lingua inglese.

In conclusione, la convivialità è un elemento della Dieta Mediterranea come patrimonio culturale immateriale, che si riferisce al piacere associato al mangiare insieme o a un particolare atteggiamento verso i pasti condivisi. La Dieta Mediterranea, con i suoi elementi di convivialità, potrebbe essere un modo per innescare meglio la risposta di sazietà e prevenire indirettamente l’obesità infantile. Nella progettazione di strategie multi-approccio per la promozione di un’alimentazione sana tra gli adolescenti, si dovrebbe prestare maggiore attenzione alla convivialità nelle famiglie delle aree mediterranee, in quanto le famiglie sono il target per la conservazione e la trasmissione della Dieta Mediterranea alle giovani generazioni.

Family Meals, Conviviality, and the Mediterranean Diet among Families with Adolescents

Ed è sulla base di questi nuovi elementi la Piramide della Dieta alimentare è stata recentemente aggiornata

E’ quanto emerge dal decalogo redatto dalla Fundacion Dieta Mediterranea, creata nel 1996 dall’Associazione per lo Sviluppo della Dieta Mediterranea per evidenziare il valore fondamentale che i suoi prodotti rappresentano per l’alimentazione spagnola e la sua industria. Promuove i valori della Dieta Mediterranea, i suoi prodotti, lo stile di vita sano che rappresenta, socialmente sostenibile e rispettoso dell’ambiente attraverso la collaborazione con altre istituzioni, centri di ricerca, università, aziende, produttori ed enti a livello nazionale e internazionale.

La Dieta Mediterranea è un prezioso patrimonio culturale che rappresenta molto di più di un modello nutrizionale ricco e sano. È uno stile di vita equilibrato che comprende ricette, modi di cucinare, celebrazioni, usanze, prodotti tipici e diverse attività umane.

Tra i numerosi benefici per la salute di questo modello alimentare – si legge sul sito della Fondazione patrocinata, tra gli altri, anche da Danone – vi sono il tipo di grassi che lo caratterizzano (olio d’oliva, pesce e noci), le proporzioni dei principali nutrienti nelle sue ricette (cereali e verdure come base dei piatti e carne o simili come “guarnizione”) e la ricchezza di micronutrienti che contiene, frutto dell’utilizzo di verdure di stagione, erbe aromatiche e condimenti.

Questo è stato riconosciuto e celebrato dall’UNESCO iscrivendo la Dieta Mediterranea tra gli elementi della Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.22

Il nuovo schema incorpora elementi qualitativi e quantitativi nella selezione degli alimenti.

La tradizionale piramide della dieta mediterranea (Md) è stata aggiornata per adattarsi allo stile di vita odierno. Su iniziativa della Fondazione Dieta Mediterranea e in collaborazione con numerose organizzazioni internazionali, un nutrito gruppo di esperti di varie discipline, dalla nutrizione all’antropologia, alla sociologia e all’agricoltura, ha raggiunto un consenso su un nuovo schema che arricchisce la rappresentazione grafica con l’incorporazione di elementi qualitativi.

La nuova piramide ricalca lo schema della precedente: pone alla base gli alimenti che devono sostenere la dieta e relega negli strati superiori, graficamente più ristretti, gli alimenti da consumare con moderazione. Ma si aggiungono anche indicazioni culturali e sociali, strettamente legate allo stile di vita mediterraneo, basato su un concetto di dieta inteso in senso ampio. Non si tratta solo di dare priorità a un certo tipo di alimenti, ma anche al modo in cui vengono selezionati, cucinati e consumati. Riflette anche la composizione e il numero di porzioni dei pasti principali.

Una o due porzioni per pasto, sotto forma di pane, pasta, riso, couscous o altro. È preferibile che siano integrali, poiché alcuni nutrienti (magnesio, fosforo, ecc.) e le fibre possono andare persi durante la lavorazione.
 Le verdure dovrebbero essere presenti sia a pranzo che a cena, circa due porzioni per ogni pasto. Almeno una di queste dovrebbe essere cruda. La varietà di colori e consistenze fornisce una varietà di antiossidanti e sostanze protettive.

È necessario garantire un apporto giornaliero di 1,5-2 litri di acqua. Una corretta idratazione è essenziale per mantenere un buon equilibrio idrico corporeo, anche se il fabbisogno varia a seconda dell’età, del livello di attività fisica, della situazione personale e delle condizioni climatiche. Oltre a bere direttamente l’acqua, l’assunzione di liquidi può essere integrata con tisane con zuccheri moderati e brodi a basso contenuto di grassi e sale.

Qui di seguito il decalogo:

1. UTILIZZARE L’OLIO D’OLIVA COME GRASSO PRINCIPALE DA UTILIZZARE COME GRASSO DI AGGIUNTA
L’olio d’oliva è l’olio più usato nella cucina mediterranea. È ricco di vitamina E, betacarotene e acidi grassi monoinsaturi, che gli conferiscono proprietà cardioprotettive. Questo alimento rappresenta un tesoro della dieta mediterranea e resiste da secoli nelle usanze gastronomiche regionali, conferendo ai piatti un sapore e un aroma unici.

2. MANGIARE MOLTI ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALE: FRUTTA, VERDURA, LEGUMI, FUNGHI E NOCI.
La verdura e la frutta sono la principale fonte di vitamine, minerali e fibre nella nostra dieta e allo stesso tempo ci forniscono una grande quantità di acqua. È essenziale mangiare 5 porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Grazie al loro elevato contenuto di antiossidanti e fibre, possono aiutare a prevenire, tra l’altro, le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro.

3. PANE E ALIMENTI A BASE DI CEREALI (PASTA, RISO E SOPRATTUTTO PRODOTTI INTEGRALI) DOVREBBERO FAR PARTE DELLA DIETA QUOTIDIANA.
Il consumo quotidiano di pasta, riso e cereali è essenziale per la loro composizione ricca di carboidrati. Essi forniscono una parte importante dell’energia di cui abbiamo bisogno per le nostre attività quotidiane.

4. GLI ALIMENTI NON TRASFORMATI, FRESCHI E DI STAGIONE SONO LA SCELTA MIGLIORE
Gli alimenti poco lavorati, freschi e di stagione sono i più indicati
È importante sfruttare i prodotti di stagione perché, soprattutto nel caso di frutta e verdura, questo ci permette di consumarli al meglio, sia in termini di apporto nutritivo che di aroma e sapore.

5. CONSUMO GIORNALIERO DI PRODOTTI CASEARI, SOPRATTUTTO YOGURT E FORMAGGI.
Dal punto di vista nutrizionale, i latticini sono ottime fonti di proteine ad alto valore biologico, minerali (calcio, fosforo, ecc.) e vitamine. Il consumo di latte fermentato (yogurt, ecc.) è associato a una serie di benefici per la salute perché questi prodotti contengono microrganismi vivi in grado di migliorare l’equilibrio della microflora intestinale.

6. LA CARNE ROSSA DEVE ESSERE CONSUMATA CON MODERAZIONE E, SE POSSIBILE, COME PARTE DI STUFATI E ALTRE RICETTE. LE CARNI LAVORATE DOVREBBERO ESSERE CONSUMATE IN PICCOLE QUANTITÀ E COME INGREDIENTI DI SPUNTINI E PIATTI.
Un consumo eccessivo di grassi animali non fa bene alla salute. Pertanto, se ne consiglia il consumo in piccole quantità, preferibilmente di carni magre, e come parte di piatti a base di verdure e cereali.

7. MANGIARE MOLTO PESCE E UOVA CON MODERAZIONE.
Si consiglia di consumare pesce grasso almeno una o due volte alla settimana, poiché i suoi grassi – anche se di origine animale – hanno proprietà molto simili a quelli di origine vegetale, che si dice abbiano proprietà protettive contro le malattie cardiovascolari.
Le uova contengono proteine di ottima qualità, grassi e molte vitamine e minerali che le rendono un alimento molto ricco. Mangiare tre o quattro uova alla settimana è una buona alternativa alla carne e al pesce.

8. LA FRUTTA FRESCA DOVREBBE ESSERE IL DESSERT ABITUALE. I DOLCI E LE TORTE DOVREBBERO ESSERE CONSUMATI OCCASIONALMENTE.
La frutta è un alimento molto nutriente che aggiunge colore e sapore alla nostra dieta quotidiana ed è anche una buona alternativa per metà mattina e come spuntino.

9. L’ACQUA È LA BEVANDA PER ECCELLENZA NEL MEDITERRANEO. IL VINO VA BEVUTO CON MODERAZIONE E DURANTE I PASTI.
L’acqua è fondamentale nella nostra dieta. Il vino è un alimento tradizionale della dieta mediterranea che può avere effetti benefici sulla salute se consumato con moderazione e nel contesto di una dieta equilibrata.

10. ESSERE FISICAMENTE ATTIVI OGNI GIORNO, PERCHÉ È IMPORTANTE QUANTO MANGIARE CORRETTAMENTE.
Essere fisicamente attivi e fare ogni giorno un’attività fisica adatta alle nostre capacità è molto importante per una buona salute.




Bollette, Coldiretti: spingono prezzi a +12% pasta a +20% oli

I rincari energetici di bollette, benzina e gasolio si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17% per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento all’ipotesi di un decreto taglia prezzi alo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio.

In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni.  L’aumento dei costi si estende- precisa la Coldiretti – all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.

Per il balzo dei costi energetici – sottolinea la Coldiretti – l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari di 5,6 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica. Il caro energia – spiega la Coldiretti –ferma i trattori nelle campagne, spegne le serre di fiori e ortaggi e blocca i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari.

Gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori – precisa la Coldiretti – sono costretti a lavorare in perdita con i costi superiori ai ricavi a causa dei rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attività dei trattori che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina, la concimazione l’irrigazione che insieme agli alti costi e alle difficoltà di approvvigionamento di concimi e mangimi spingono quasi un imprenditore su tre (30%) a ridurre la produzione. Il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, secondo Coldiretti Impresapesca che evidenzia come fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata, infatti, proprio dal carburante. Senza dimenticare – continua la Coldiretti – i costi per il riscaldamento delle serre per la produzione di ortaggi e fiori con la necessità di contenere i costi che rischia di far scomparire alcune delle produzioni più tipiche.

Una emergenza – continua la Coldiretti – proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le lavorazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione, in una situazione sugli scaffali arrivano i primi razionamenti per le difficoltà all’importazione derivate dalla guerra in Ucraina.

“Bisogna intervenire per contenere il caro gasolio e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.

AUMENTO PREZZI ALIMENTARI AL CONSUMO

Pane                                     + 5%

Farina                                              + 9%

Pasta                                    + 12%

Carne                                    + 3%

Burro                                     + 11%

Pesce fresco                        + 6%

Olio di girasole e altri          + 19%

Frutta fresca                         + 7%

Verdura fresca                     +17%

Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat febbraio 2022




Ucraina, Rummo: pasta italiana non è a rischio, da paesi russi soprattutto grano tenero

La pasta sugli scaffali italiani c’è e ci sarà, parola di Pastificio Rummo che spiega come per ora abbia fatto più danni per il settore, in termini di produzione, lo sciopero degli autotrasportatori piuttosto che la crisi in Ucraina.

“Le scorse settimane abbiamo dovuto rallentare la produzione a causa dello stop degli autotrasportatori in quanto non abbiamo uno stoccaggio tale di materia prima che ci possa consentire di garantire la produzione senza un costante rifornimento. Produzione che è ripresa a pieno regime lunedì scorso”, spiegano ad AGRICOLAE dal pastificio Rummo.

“La guerra non mette in crisi la produzione della pasta in quanto dall’Ucraina proviene soprattutto grano tenero e non colpisce direttamente il sistema pastaio”, precisano. “Potrebbe colpire di più i panifici e i biscottifici. Sebbene a lungo andare potrebbero esserci dei sobbalzi a livello mondiale questi sono da escludere nel breve periodo”.

Rummo utilizza grano italiano 100 per cento per le produzioni biologiche e grano italiano ed estero per le altre produzioni. “Ma si tratta di grano proveniente da altre regioni del mondo come Australia e Arizona”, spiegano. “E’ chiaro che laddove troviamo grano italiano sul mercato che rispetta i nostri standard qualitativi lo compriamo in quanto è anche più economico rispetto a quello proveniente dall’estero”, concludono.

Era già stato scritto:

Ucraina, Moody’s: grano dipende da Russia e Ucraina. Inflazione cresce, a rischio la ripresa economica dell’Europa




Durum days, Pasta, per la filiera di grano duro un ritorno alla normalità, con consumi 2021 in linea con la fase pre-covid. Prosegue l’attenzione per frumento italiano e di qualità. Gli interventi

Dopo le forti turbolenze generate soprattutto dalla prima ondata della pandemia, la filiera del grano duro e della pasta sembra tornare ai livelli pre-Covid, con una produzione e un trend di consumi che risultano in linea con quelli del 2019. Anche il mercato è in via di normalizzazione, con un sostanziale allentamento della pressione sui prezzi che aveva caratterizzato le ultime due campagne.

È questo il quadro che è emerso dal Durum Days 2021, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna e che anche quest’anno si è svolto in via telematica con la partecipazione di Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, la partnership tecnica di Areté, la collaborazione del Crea e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta-PSB.

È stato presentato per l’occasione uno studio, elaborato dall’istituto di ricerca Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, dal quale sono emersi questi numeri chiave: nel 2020 la filiera italiana ha prodotto l’11% di pasta in più rispetto al 2019, nonostante il prolungato blocco del settore ho.re.ca, con picchi di crescita superiori al 40% in alcuni periodi dell’anno.

Nel 2021 è atteso un ritorno ai livelli pre-pandemia, con una produzione dell’1% superiore a quella del 2019. Anche la domanda si va infatti normalizzando: nel primo trimestre 2021 i consumi di pasta hanno registrato un -15,1% rispetto all’analogo periodo del 2020. La stima per il 2021 è di un -3,4% rispetto al 2020, che porterà i livelli di consumi a quelli registrati nel 2019 (si stima un +1%).

Rispetto alle scelte di acquisto dei consumatori, prosegue l’attenzione verso prodotti di qualità e per la pasta 100% made in Italy, un trend che sta determinando una crescita della quota di mercato dei piccoli brand di nicchia.

Passando ora al mercato, nel 2021 la produzione di grano duro è stimata in crescita sia a livello nazionale (+9%) che a livello mondiale (+6%), anche in virtù dell’aumento delle superfici delle aree seminate (+4%). Si inverte finalmente anche il trend delle scorte finali (+10%), dopo ben tre campagne in cui risultavano in calo.

L’aumento della disponibilità di prodotto e la crescita delle scorte contribuiscono a un graduale contenimento dei prezzi, che risultano in calo. Se i prezzi del grano duro avevano infatti raggiunto picchi superiori ai 300 euro a tonnellate nel 2020, sono poi calati gradualmente nel 2021 per tornare sugli stessi livelli del maggio 2019 (290 euro/ton).

“La filiera del grano duro – hanno commentato le sigle della filiera – è reduce da un anno difficile, durante il quale è riuscita a fronteggiare al meglio l’emergenza Covid e a far fronte al picco di domanda dei primi mesi della pandemia garantendo costantemente le forniture di prodotto. Quest’anno i consumi stanno ritornando ai livelli pre-Covid e uno dei trend più interessanti emersi oggi è sicuramente l’attenzione dei consumatori per il fattore qualità da un lato e la materia prima italiana dall’altro, che stanno diventando sempre più centrali nelle preferenze di acquisto. Si tratta di un aspetto a cui noi come filiera guardiamo con molta attenzione, perché è un segnale incoraggiante su cui far leva anche nel rafforzare una strategia economica del comparto che miri ad aumentare le superfici e le produzioni nazionali di grano duro italiano, andando a ridurre la dipendenza e a garantire maggiore competitività alle imprese”.

Durumdays, Bruni (Aretè): “Nel 2020 aumento dei consumi e attenzione alla qualità”

Durumdays, Marcellini (Grandi Colture): “Salto di qualità grazie ai rapporti di filiera”

Durumdays, Schiavone (Confagricoltura): “Ridurre la dipendenza dall’estero”

Durum Days 2021: il contributo del CREA tra ricerca e innovazione tecnologica

Durumdays, Felicetti (Unione Italiana Food): “Comunicare il valore del grano duro italiano”

Durumdays, Passerini (CIA): “Fondamentale digitalizzare anche il sistema amministrativo”

Durumdays De Sortis (Italmopa): “No a liste di proscrizione di chi importa dall’estero”

Durumdays, Verrascina (Copagri): “Il consumatore italiano chiede grano nazionale”

Durumdays, Nicola Pecchioni (Crea): “Produrre di più con meno”

Durumdays, Demontis (Assosementi): “Selezione genetica darà impulso ad una maggiore qualità”

Durumdays, Manuello (Syngenta): “Innovare attraverso prodotti e piattaforme digitali”

Durum days, Centinaio (Mipaaf): Obiettivo è far crescere grano duro italiano




Granoro ottiene la certificazione “Pesticide e glyfosate free” per la pasta “Dedicato”

Granoro “Dedicato”, la prima ed unica pasta a di filiera con grano 100% Puglia lanciata nel 2012 da Granoro, si arricchisce di una nuova e importante certificazione per garantire ulteriore sicurezza alimentare ai propri consumatori.

Da oggi i prodotti a marchio Granoro “Dedicato” sono infatti certificati “Pesticide Free e Glyfosate Free”.

Si tratta di una certificazione imparziale poiché condotta da un ente terzo (DNV-GL) finalizzata a garantire l’assenza, (intesa come zero tecnico), di residui di prodotti fitosanitari attraverso una attenta e intensa attività di monitoraggio analitico lungo tutta la filiera produttiva, dal campo fino al pacco di pasta.  

Con questa certificazione Granoro va oltre quanto disciplinato dalle attuali norme sulla sicurezza alimentare che disciplinano i limiti massimi di contaminanti ammessi in un alimento, offrendo quindi ai propri consumatori una pasta senza residui di pesticidi, come il glyfosate. 

«L’utilizzo esclusivo di grano duro pugliese – spiegano da Granoro – rappresenta un grande vantaggio da questo punto di vista perché è proprio in questo territorio che da sempre si coltiva il miglior grano duro d’Italia, che matura naturalmente al sole, senza utilizzo di sostanze chimiche.  La Puglia è la terra che ha dato origine al frumento duro e per le sue condizioni pedoclimatiche rappresenta l’areale ideale in cui anche lo sviluppo di alcuni patogeni come le micotossine è pressoché limitato. Per questo motivo la certificazione di prodotto “senza pesticidi” è il giusto coronamento al lavoro e all’impegno che i nostri agricoltori e i nostri agronomi svolgono quotidianamente, rispettando il Disciplinare di Produzione “Dedicato” e le linee guida per una sana e corretta applicazione delle buone pratiche di coltivazione».

La FilieraDedicato” grano duro 100% Puglia in questi anni si è consolidata sempre di più rappresentando un vero e proprio modello di agricoltura sostenibile, fatto di persone, agricoltori, agronomi, trasformatori che insieme hanno condiviso idee e visioni per un obbiettivo comune: produrre grano duro di qualità da cui ottenere una pasta eccellente tutta pugliese. 

La certificazione “pesticide free e glyfosate free” si aggiunge a quelle già in possesso, come la certificazione di “Filiera ISO 22005” e “Prodotti di Qualità Puglia” che garantiscono la tracciabilità del grano dal campo alla tavola e la corretta applicazione di tutte le buone pratiche di produzione.




Unesco: Coldiretti, bene sfogline, pasta in casa per 1 su 4

Con l’emergenza Covid più di una famiglia su quattro (26%) è tornata a cimentarsi nella preparazione casalinga della pasta sotto la spinta del ritorno alla tradizione e del maggior tempo trascorso. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione del sostegno del Comune di Bologna al percorso di candidatura dell’arte delle sfogline a patrimonio dell’umanità Unesco. Il boom casalingo del fai da te che ha fatto volare i consumi di farina (+38%) e uova (+14,5%) secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea e se in passato però erano soprattutto i più anziani ad usare il matterello adesso – precisa la Coldiretti – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione. La candidatura Unesco – conclude la Coldiretti – è quindi il riconoscimento di una tradizione che resiste e si rafforza nel tempo spinta dalla prepotente successo della dieta mediterranea e della cucina italiana nel mondo.




Covid, Coldiretti, e’ record storico pasta nel mondo (+16%)

E’ la pasta il piatto dell’anno Covid con il record storico delle esportazioni per un valore superiore a 3,1 miliardi nel 2020 grazie ad un balzo del 16%, in netta controtendenza con l’andamento generale del Made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat dalla quale si evidenzia che mai cosi’ tanta pasta italiana è stata consumata sulle tavole mondiali.
 
Con la pandemia – sottolinea la Coldiretti – gli Stati Uniti sono diventati i maggiori consumatori mondiali di pasta italiana, fuori dai confini nazionali. grazie ad un aumento record del 40% che consente il sorpasso su Francia(+4,3%) e Germania (+16%) ma corre anche la Gran Bretagna (+19%) nonostante la Brexit. Rilevante è la crescita negli altri continenti con un aumento del 39% in Australia mentre in Asia – continua la Coldiretti – si registra un balzo aumento in Giappone (+16%)e in Cina (+23%).

La pasta vince anche in patria con gli italiani che – sottolinea la Coldiretti – hanno aumentato gli acquisti in valore del 10% nel 2020 con punte del 29% per quella prodotta solo con grano tricolore. Una opportunità resa possibile dal pressing della Coldiretti a sostegno dell’etichettatura di provenienza delle materie prime sulle etichette degli alimenti che ha portato nel febbraio 2018 all’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta che ha spinto le principali industrie alimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale. Un fenomeno che ha coinvolto quasi tutti i principali marchi del Belpaese.

 

Senza dimenticare il boom casalingo del fai da te che ha fatto volare i consumi di farina (+38%) e uova (+14,5%) secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea con l’impastatrice che è diventato un strumento irrinunciabile in cucina tanto da entrare addirittura ufficialmente nel 2020 nel paniere dell’Istat.

 

La necessità di passare il tempo fra le mura domestiche a causa del lockdown ha spinto al ritorno della cucina casalinga con – sottolinea la Coldiretti – la riscoperta di ricette della tradizione, a partire proprio dalla pasta. Una attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne anche come antidoto alle tensioni e allo stress provocate dalla pandemia, magari con il coinvolgimento appassionato dei più piccoli.

 

L’ emergenza sanitaria Covid – precisa la Coldiretti – ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere. Una scelta che – continuala Coldiretti – ha favorito tutti i prodotti base della dieta mediterranea a partire dalla pasta che ha contribuito al record storico delle esportazioni agroalimentari Made in Italy che raggiungono nel 2020 i 46,1 miliardi, il massimo di sempre, grazie all’amentodell’1,8% in netta controtendenza al crollo generale.

 

L’Italia – conclude la Coldiretti – è il paese con il più elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).




Consumi, Coldiretti: +29% pasta italiana. Chiarezza su de Cecco boom spaghetti, penne e fusilli di grano 100% made in Italy

Con record del 29% degli acquisti di pasta Made in Italy che utilizza solo grano nazionale è necessario fare al piu’ presto chiarezza sull’l’ipotesi di reato di frode in commercio contestata dalla procura di Chieti alla De Cecco a Fara San Martino (Chieti) per la presunta importazione di grano registrato come pugliese ma in realtà acquistato dalla società francese Cavac. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento a notizie apparse sulla stampa oggetto di accertamento, sulla base dei dati Ismea relativi ai primi sei mesi dell’anno.

 

La De Cecco è il terzo produttore italiano di pasta dalle cui scelte di acquisto dipende molto del lavoro di molte aziende agricole nazionali ma anche – sottolinea la Coldiretti – di interi territori dove non ci sono vere alternative produttive al grano. L’obbligo di indicare la reale origine del grano impiegato nella pasta è scattato in Italia il 13 febbraio 2018, quasi 3 anni fa, sotto la spinta della Coldiretti per garantire trasparenza sulle scelte di acquisto dei consumatori e sostenere i produttori italiani impegnati per garantire qualità e sicurezza alimentare. Una decisione fortemente sostenuta dagli italiani che nell’82% dei casi dichiarano di privilegiare l’acquisto di prodotti Made in Italy al 100% per sostenere l’economia, l’occupazione e il territorio in questo delicato momento di emergenza Covid.

 

La stessa Antritrust – precisa la Coldiretti – è recentemente intervenuto per garantire il rispetto delle informazioni ai consumatori nelle confezioni sugli scaffali dei supermercati per quanto riguarda l’origine del grano impiegato nella pasta, nel rispetto delle norme in vigore. L’Autorità ha infatti imposto di rinunciare alla dicitura Made in Italy nel caso di utilizzazione di grano proveniente da Paesi stranieri quando la mancanza di informazioni precise o altrimenti la loro collocazione in posizione marginale sull’imballaggio induca in errore il consumatore.

 

Una aspettativa che va tutelata con adeguati controlli per garantire il rispetto delle norme in vigore. La produzione di grano duro nazionale per la pasta nel 2020 secondo l’Istat si colloca – riferisce la Coldiretti – a 3,76 milioni di tonnellate con le importazioni che rappresentano attorno al 25%, una percentuale in riduzione negli ultimi anni anche grazie all’obbligo di indicare l’origine del grano fortemente voluto dalla Coldiretti. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra però con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente. Una situazione aggravata – conclude Coldiretti – dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese.




Pasta: Cia, no a polemiche su grano duro nazionale. Basso il prezzo, non la qualità

Le polemiche che tendono troppo spesso a svalutare la qualità del grano duro nazionale sono contraddette dall’incremento, a doppia cifra (+ 23%, dati Ismea), per le confezioni di pasta con dicitura “100% italiana” sull’etichetta. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, il discredito gettato sulla materia prima sembra solo strumentale a mantenere bassi i prezzi pagati agli agricoltori.

Negli ultimi anni, il livello qualitativo del nostro grano ha raggiunto picchi notevoli sia nel contenuto proteico, che nel peso ettolitrico, andando incontro alle richieste dell’industria pastaria. I produttori hanno anche investito in pratiche agronomiche virtuose, con forte aumento dei costi di produzione. Ma nonostante il picco della domanda di pasta 100% di semola di grano duro italiano, sempre più apprezzata dai consumatori e determinato anche dal boom di acquisti durante il lockdown, i prezzi all’origine del grano duro nazionale continuano a essere ingiustificatamente bassi.

Nessuna criminalizzazione da parte di Cia per le imprese che decidono legittimamente di approvvigionarsi di grano importato, ma occorre maggiore trasparenza nell’etichettatura. Cia non ritiene, dunque, coerenti le recriminazioni sulla qualità dei grani italiani, da chi non ha interesse a fare chiarezza sull’origine estera della materia prima sulle confezioni.




Filiera grano duro-pasta, Gallinella: Piena disponibilità a proseguire su questa strada, obiettivo politico è fare di più e fare meglio

“L’obiettivo politico è fare di più e fare meglio. Se i contratti di filiera sono uno strumento da migliorare allora dobbiamo migliorarli. Dobbiamo lavorare in un sistema di gestione del rischio legato al reddito e ai rischi di mercato perché è fondamentale. Anche tracciare l’uscita modulare è un obiettivo” dichiara il presidente della Comagri camera Filippo Gallinella.

“Importante sarà poi rinnovare gli stoccaggi e pensare ad un piano generale e questo potrebbe rientrare nel concetto di resilienza, quindi nei progetti del recovery fund.

Ci sono tante cose da fare e che dobbiamo mettere in atto quanto prima, sicuramente con la collaborazione e la spinta della vostra unione che cinque anni fa non c’era, così da rendere più facile questo passaggio e questo stimolo politico. Da parte mia confermo la piena disponibilità a proseguire su questa strada” conclude.