“Non è semplice scardinare un sistema costruito in 30 anni”. Così i rappresentanti dei Pastori sardi a Tramatza, dove si è svolta ieri l’assemblea che ha riconfermato i leader che andranno a trattare ai tavoli: Andrea Mulas, Neddeddu Sanna, Gianuario Flachi.
“Il tavolo di trattativa con la regione e il ministero (delle Politiche Agricole – ndr) è aperto. Oggi possiamo provare a chiedere, magari ci dicono di no. Ma se avete proposte, fatele presente”, spiegano i leader nel corso dell’assemblea. “Questo percorso ci servirà per capire chi siamo e che cosa abbiamo fatto. Chi ha sforato lo sappiamo, perché ci sono i dati e le multe”.
“Il Consorzio – spiegano – deve vigilare e il ministero deve controllare. Tutto questo non è stato fatto. Abbiamo sforato con le quote e oggi abbiamo questo problema, ma ora è il momento di andare avanti. Sappiamo che il prezzo lo ha abbassato il Romano. Oggi stiamo cercando di costruire un sistema per cui questo non avvenga più, ma dobbiamo essere consapevoli che potrebbe voler dire produrre meno latte”.
“Non è semplice uscire in una settimana da un sistema che dura da 30-40 anni”, insistono ancora i leader. “Il Romano non deve sforare e dobbiamo essere consapevoli che se entriamo nell’interprofessionale ci dobbiamo guardare in faccia e dobbiamo essere pronti, all’occorrenza, a dover produrre un po di meno. Si tratta dell’indicizzazione. I prezzi del latte viene allineato con i prezzi del gasolio e del mercato”.
“Produttori e industriali? siamo la stessa famiglia. Se muore un industriale non stiamo meglio. Dobbiamo aiutare le istituzioni a capire dove ci stanno fregando”.
“Il latte ovino non viene importato, semplicemente perché non conviene”, proseguono poi in merito alla polemica – alzata dalla Coldiretti – dell’eventuale importazione di latte dall’estero. Spiegano che il latte importato riguarda eventualmente quello bovino ma è una percentuale minima.
“Il prezzo del latte lo deciderà il mercato, abbiamo chiesto al ministero delle Politiche agricole che ci protegga. Stiamo andando avanti per avere la tutela dei nostri diritti e la trasparenza. E abbiamo chiesto agli industriali che al tavolo del 7 marzo portino i documenti perché non sappiamo più di chi doverci fidare”.
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“Il primo obiettivo è capire se siamo tutti uniti nel parlare di crisi strutturale di 30 anni, perché io non ho avuto questa impressione. Mi sembra invece che siamo disgregati”, interviene un allevatore. E “occorre un referente che vada a discutere per noi anche per quanto riguarda le aziende”.
“Non è che se chiudiamo sul prezzo la partita è finita, ma vuol dire invece che è appena iniziata”, spiegano ancora i leader. “Per discutere tutti quei punti necessari per arrivare alla trasparenza con un tavolo di filiera che dobbiamo costruire noi e che cercheranno di non farci fare”.
“La Sardegna è grande e la distorsione dell’informazione porta alla disgregazione”, proseguono ancora. “Servono dei rappresentanti di zona. Oppure, se vengono utilizzati i social, si deve firmare quanto si dice. Così che si sappia a chi attribuire le dichiarazioni. E quanto scenderemo a Cagliari saremo pronti a battere i pugni con i documenti pronti da firmare”, concludono. “I compitini a casa li facciamo, così non ci potranno dire niente”.