Synthetic meat, Pesonen (Copa-Cogeca): I trust Italian farmers more than Bill Gates

“How do we relate to these new products like synthetic meat? The legislation, from a chemical point of view, allows for these foods what it does not allow for those of agricultural origin. The second aspect is that as a European farmer, I have more faith in my Italian colleagues rather than in the patron saints of the West, those Bill Gates who put billions into technological food that we should use every day.

I’m sorry for them, but the food model we have in Europe and in particular, the Italian one, is an excellent starting point and we have no intention of giving it up. I am confident that synthetic food will be able to complement traditional food at most, in terms of market share, but will never replace it”.

So Pekka Pesonen, Copa-Cogega secretary general, on the occasion of the event “The evolution of Italian and European agri-food between sustainability and well-being organized today in Rome by Withub.




Pac, Pekka Pesonen: sia storia di successo anche per agricoltori europei. Rimangano al centro, prima di tutto politica economica. Meno budget con obiettivi più elevati

“Noi crediamo che la Pac sia una politica prima di tutto economica per garantire il giusto reddito agli agricoltori in modo sostenibile”.

Così Pekka Pesonen, segretario generale del Copa Cogeca nel corso del webinar Confagricoltura sulla Pac.

“Gli agricoltori devono essere al centro della Politica agricola comune”, ribadisce. “Difendere rigorosamente questo principio. Siamo a favore del miglioramento al consumatore per migliorare la produzione agricola in generale e accogliamo con favore la comunicazione della Commissione Ue del 2018 sul regolamento Ocm. Un’opportunità per migliorare le misure e permettere gli agricoltori di tutta Europa di fare del loro meglio anche per raggiungere la sostenibilità ma dobbiamo tenere conto della natura stessa della Pac”.

Poi la condizionalità sociale: “non dobbiamo creare ulteriori procedure che potrebbero ostacolare il lavoro. Siamo al di sotto del budget precedente con obiettivi più elevati e simultaneamente ulteriori problematiche che si sviluppano all’interno dei mercati. Misure come  la condizionalità sociale rischiano di appensantire ulteriormente gli agricoltori. Come anche il benessere animale. Altrimenti gli agricoltori rischiano di essere penalizzati tre volte, si alla sostenibilità ambientale ma non si può prescindere dalla sostenibilità economica”, prosegue.

“Noi non siamo contrari al Green Deal ma gli agricoltori non devono essere penalizzati per questo. Importante tenere conto che solo alcuni agricoltori saranno nelle condizioni di adottare gli eco regimi. E se è così si torna al punto di partenza”.

Vorrei sostenere le istituzioni europee e i nostri membri come Confagricoltura per poter raggiungere un accordo che possa essere benefico per tutti. Dobbiamo fare in modo che la Pac possa essere una storia di successo anche per gli agricoltori europei”, conclude.

 

 

 




Controcarne, DG SANTE UE: carne fa male all’uomo e all’ambiente. Copa Cogeca: svolta non sia guidata da ideologie. Guteland: mangiare meno carne. Dorfmann: sostenibilità sia anche economica e sociale. Scordamaglia: non mettere in mano a multinazionali la sicurezza alimentare

E’ scontro sulla zootecnia e sul Farm to Fork nel corso del webinar organizzato da Carni Sostenibili ed European Livestock Voice.

Se il Direttore generale aggiunto della DG SANTE della Commissione Ue Claire Bury sottolinea che il settore dell’allevamento “ha avuto un impatto negativo sull’ambiente”, e ricorda “le emissioni di gas serra”, Pekka Pesonen, Segretario generale Copa-Cogeca, dal canto suo ribadisce come “molti allevatori hanno adattato i propri metodi di produzione nel corso degli anni, e pochi sono ormai quelli rimasti indietro. Gli allevatori vogliono rendere da sempre il processo sostenibile”.

E sottolinea come alcuni membri della Commissione in passato e alcune dichiarazioni non siano state adeguate. “Il futuro deve essere costruito sugli allevatori e non su un approccio ideologico”, spiega.

Secondo il direttore DG SANTE il settore zootecnico è un grande contributore Ue, (il valore della produzione animale è di 170 miliardi euro, il 40% del valore agricolo europeo). Proprio per questo motivo occorre il coinvolgimento attivo di tutta la filiera.

Ma ribadisce anche come sia “però evidente che il settore dell’allevamento ha avuto un impatto negativo sull’ambiente, pensiamo alle emissioni di gas serra”.

Senza contare la partita nutrizionale: “sulle proteine di origine animale che tutti gli studi scientifici legano a problemi di salute”, aggiunge.

Jytte Guteland, Deputata europea, Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti & Democratici, spiega invece come con il Farm to Fork sia stato fatto “un lavoro eccellente per indicare la direzione. Il messaggio è chiaro della Commissione Ue e la filiera deve essere più allineata al green deal e soprattutto sostenibile”.

E poi torna anche lei sul fattore nutrizionale:

“Tutti gli studi confermano l’impatto dell’allevamento sul clima ed è perciò necessario mangiare meno carne. Non serve fare polemica perché deve essere chiaro. Servono però incentivi per gli allevatori per effettuare questa transizione. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo sistema, non è assolutamente sostenibile”. conclude.

La pensa in maniera diversa Herbert Dorfmann, Deputato europeo, commissione AGRI: “Tutti obiettivi giusti che vogliamo perseguire ma dobbiamo ricordarci sempre che tipo di impatto avrà la nostra strategia, non solo a livello ambientale ma anche economico e sociale”.

“L’Ue e la stessa filiera agroalimentare hanno infatti una grande responsabilità verso la popolazione e devono garantire cibo sicuro a tutti. Per questo motivo bisogna agire sui fatti e sui dati, senza alcuna ideologia. Invece ho notato che la strategia non sempre prende in considerazione la scienza, utilizzando al contrario un approccio ideologico in alcune occasioni.

Deve essere una libera scelta del consumatore se mangiare carne o meno. Troppa carne può avere un impatto negativo sulla salute ma questa rimane una scelta che spetta unicamente al consumatore” sottolinea”.

Il Farm to Fork è un’occasione irripetibile ma c’è il rischio che la transizione verde non sia guidata da dati razionali e scientifici, bensì da un approccio ideologico” dichiara Luigi Scordamaglia, presidente Assocarni.

Bene dunque la sostenibilità ambientale ma solo se questa va insieme a quella economica” evidenzia Scordamaglia. “Bisogna poi stare attenti agli interessi strumentali di gruppi privati. La Fake Meat rappresenta un pericolo per tutti perché sostituisce il cibo vero, legato alla terra, con quello sintetico e chimico, appannaggio di poche multinazionali”. 

Controcarne, il giorno in cui la Fao dice che 155 mln di persone soffrono la fame, la Commissione Ue dice che mangiare carne fa male all’uomo e al Pianeta. Ecco i 4 cardini dell’Indice Globale della Fame

 

Zootecnia, Pesonen (Copa-Cogeca): Da Commissione Ue nessun aiuto per raggiungere obiettivi Farm to Fork. Ci siano dati strumenti e supporto

Zootecnia, Bury (Ue): Settore con impatto negativo su ambiente. Direzione Farm to Fork chiara, allevatori siano parte del cambiamento

Zootecnia, Scordamaglia (Assocarni): Farm to Fork sia guidata da scienza e razionalità, no a ideologie. Nostra filiera virtuosa e circolare, ma rischi da Mercosur e Fake Meat

Zootecnia, Dorfmann: Farm to Fork si basi su scienza e non su ideologie. Mangiare carne sia libera scelta del consumatore

Zootecnia, Guteland (Ue): Settore non sostenibile, necessario mangiare meno carne. Sistema profondamente sbagliato, ora incentivi ad allevatori per cambiare




60 ANNI DI ANGA CONFAGRICOLTURA, COPA COGECA: LA FORZA DEI MERCATI È L’UNIONE. MAIORANO: I GIOVANI SONO I PRIMI A CAPIRE I CAMBIAMENTI

Nel corso di 60 anni il mondo è cambiato e con esso è cambiata l’agricoltura e i suoi attori, ma siamo stati sempre in grado di capire gli stimoli interni ed esterni ed abbiamo costruito delle risposte. Il ruolo dell’associazione è fondamentale perché fornire risposte certe è il nostro compito.

Queste le parole di Raffaele Maiorano, presidente Giovani di Confagricoltura, nel corso della convegno per i 60 anni di Anga.

Gli effetti della globalizzazione si sentono ed hanno cambiato l’agricoltura, ha proseguito Maiorano. Abbiamo perso il 50% di superficie agricola utilizzata e il 30% di allevamenti zootecnici. Ma abbiamo registrato anche un aumento dei bufalini, dell’olivicoltura e della viticoltura. Ci troviamo però di fronte ad una crisi cerealicola mia vista prima, ma come Anga stiamo rispondendo in modo compatto e unito.

Abbiamo fatto tanto in 60 anni, come la legge di affiancamento o portando e creando innovazione. Abbiamo portato avanti la battaglia sulla terra ai giovani, assieme ad Ismea e al ministero; abbiamo teorizzato e aiutato il processo per passare dalla figura dell’agricoltore a quella dell’imprenditore agricolo, perché serve internazionalità e capacità di marketing. Anche per questo motivo siamo primi in Europa per valore aggiunto e terzi per valore della produzione.

Passare da adattamento a integrazione è una sfida fondamentale -è andato concludendo Maiorano. Dobbiamo creare e soddisfare il fabbisogno di qualità. La sostenibilità deve essere la base del nostro paradigma, insieme alla qualità e alla capacità di creare reddito. Dobbiamo puntare a passare da locale a globale per vincere le nuove sfide.

Nel corso del convegno per i 60 anni di Anga ha preso la parola Pekka Pesonen, segretario generale Copa Cogeca. Queste le sue dichiarazioni:

In merito alle relazioni commerciali ricordiamo che la Russia, quando chiuse le frontiere, comportò con la percentuale di volumi persi, la devastazione del comparto agricolo e l’embargo ha causato la conseguente chiusura di aziende in Europa. Nel 2014 capimmo quanto importante era il libero scambio.

Sugli accordi commerciali dobbiamo essere capaci di sostenere il modo di pensiero europeo, ma siamo sicuri che gli Usa o i paesi del mercosur lo accetterebbero? Sono accordi complicati ma la questione delle etichette e delle indicazioni geografiche è per noi un nodo fondamentale, se non accettano non ci può essere accordo. È fuor di dubbio che occorre negoziare, ma ancor più importante è il “come”.

L’Italia è un grande attore e produttore a livello Ue ma è difficile conciliare le varie organizzazioni degli Stati membri. Bisogna riflettere in difesa dei propri interessi e di quelli europei, ma diviene molto complicato ragionare con chi sostiene il populismo e va contro l’Ue. L’Italia in tali discussioni sarà un hotspot importantissimo, ma sarà centrale mantenere una linea e un linguaggio comune.

Il mercato unico non si può sacrificare, altrimenti si sconvolge l’economia di tutti i paesi europei, Italia compresa. La nostra forza è l’unione, ciò che ci fa più paura è la divisione”.