Peste suina: Coldiretti, interventi immediati per salvare patrimonio da 20 mld

Occorre un intervento immediato per fermare la diffusione della peste suina e tutelare un settore che è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy a tavola, con un valore tra produzione e indotto di circa 20 miliardi di euro e centomila posti di lavoro. E’ l’appello lanciato dalla Coldiretti che chiede un cambio di passo sulla gestione di una presenza di cinghiali ormai fuori controllo che sta facilitando la diffusione della malattie e minaccia gli allevamenti, dopo l’ultimo caso registrato nella Food valley parmense. Proprio la fauna selvatica è praticamente l’unico vettore di diffusione della peste suina.

Eppure, secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. Bene ha fatto il ministro Lollobrigida – rileva Coldiretti – a chiedere dunque alla Commissione europea un approccio diverso, che tuteli le imprese e i consumatori. L’unica soluzione per fermare la diffusione della peste suina è, infatti, mettere in campo tutte le azioni possibili per contenere l’invasione di fauna selvatica che ruba reddito e futuro alle imprese agricole.

Stiamo parlando di un “esercito” di 2,3 milioni di cinghiali che scorrazzano oggi indisturbati tra le campagne italiane, diffondendo la malattia ma anche devastando le coltivazioni agricole. Il rischio immediato è che il propagarsi della peste suina faccia scattare le restrizioni all’export, con un danno potenziale da 2,32 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel 2023.

Ma a rischio c’è una filiera come quella suinicola italiana che è una delle più performanti dell’intero sistema agroalimentare nazionale – conclude Coldiretti – con 5.000 allevatori professionali e altri 30.000 piccoli allevatori in tutto si allevano 10 milioni di suini che rappresentano il prodotto di base per la filiera dei grandi prosciutti Dop italiani (Parma San Daniele ma non solo) anche degli altri 20 tipicità Dop dei salumi.

 




Peste suina, Coldiretti: serve cambio di passo su gestione fauna selvatica

“Serve un cambio di passo sulla gestione della fauna selvatica. Non è ammissibile danneggiare le aziende abbattendo animali sani, perché a chilometri di distanza ci sono cinghiali malati. Bene ha fatto il ministro Lollobrigida a chiedere alla Commissione europea un approccio diverso, che tuteli le imprese e i consumatori. Dobbiamo attuare tutte le azioni possibili per contenere l’invasione di fauna selvatica che ruba reddito e futuro alle imprese agricole. E sulla Psa rischiamo poi di mettere in crisi l’export di un settore strategico per il made in Italy”. Così in una nota Coldiretti.




PSA. Caretta (FdI), bene Lollobrigida per garanzie UE

“La peste suina sta diventando un pretesto per attaccare il governo, ma quello che la sinistra finge di ignorare è che il governo Meloni ed i ministri Lollobrigida e Schillaci stanno gestendo con grande impegno una grave eredità, lacunosa, derivante dai mancati interventi dei precedenti governi di centrosinistra, che hanno sempre approcciato il tema PSA condizionati dall’ideologismo animalista. Il lavoro delineato dal ministro Lollobrigida nella seduta odierna del question time è orientato a far adottare all’Europa regolamenti che diano garanzia dei prodotti esportati rispetto alla sicurezza animale, aprendo un tavolo con la DG SANTE della Commissione europea. I provvedimenti adottati dall’allora ministro Speranza si sono rivelati palesemente inadeguati ed è l’ennesima pessima eredità che come maggioranza siamo chiamati a gestire. Ringrazio il ministro Lollobrigida per l’attenzione e la risposta ad un quesito non strettamente di sua competenza, manifestazione ancora una volta di una cifra stilistica e di una capacità di farsi carico dei problemi, del tutto diverse dai precedenti governi.”

E’ quanto dichiara l’on. Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia



Peste suina, Lollobrigida: obiettivo primario è evitare blocco export. Lavoriamo in Ue per cambiare approccio

“La peste suina africana è vera e propria pandemia che non riguarda solo l’Italia ma gran parte di Europa e Asia. Siamo riusciti a spiegare ad alcune nazioni, come il Giappone, perché si dovesse riaprire l’export di alcuni prodotti di derivazione suina. Abbiamo aperto un tavolo di carattere internazionale con la Francia e abbiamo chiesto all’Ue di non considerare la peste suina un problema di una singola nazione ma di lavorare in termini di solidarietà generale. Così come avvenuto per la pandemia covid. Come Masaf abbiamo rafforzato la struttura ministeriale con 3,5 mln euro per sostenere l’azione delle regioni su depopolamento dei cinghiali e biosicurezza. Abbiamo stanziato poi altri fondi alle regioni e alle aziende colpite. Stiamo lavorando per evitare il blocco dell’export che sarebbe un danno enorme in termini economici. Abbiamo aperto un tavolo con la Dg Sante in Europa perché va cambiato approccio. Dobbiamo ragionare sulla bio sicurezza degli impianti e non su interventi generalizzati che costringono alla chiusura dell’export o all’abbattimento di migliaia di suini. Stiamo cercando di convincere l’Ue a permettere regolamenti che diano garanzia dei prodotti esportati rispetto alla sicurezza animale.

Così il ministro Masaf Francesco Lollobrigida nel corso del question time alla Camera.




Peste suina: Gadda, preservare export aziende senza animali infetti

“Sarebbe l’ora che il super commissario per la peste suina nominato dal governo Meloni, raccogliesse tutte le esperienze utili in materia e agisse con un piano incisivo di eradicazione e contenimento. Anche le Regioni facciano di più”. Lo dice Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva e vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera.

“Su come la peste suina africana sia arrivata possiamo sbizzarrirci all’infinito e già troppe parole inutili sono state spese. Su come, invece, eradicarla è urgente che il commissario straordinario Caputo e i tre sub commissari appena nominati intervengano con risorse e un piano che abbia un senso pratico. Sicuramente l’ultimo ritrovamento di un cinghiale infetto alle Porte di Langhirano rischia di mettere in ginocchio l’intero comparto suinicolo italiano e una eccellenza del made in Italy come il prosciutto di Parma. Al contempo, si agisca anche dal punto di vista normativo nazionale e comunitario per mettere in sicurezza le esportazioni, purtroppo il criterio di regionalizzazione non sempre è bastato. Aziende, veterinari ed esperti propongono di separare il modello di gestione di psa nei selvatici – con i cinghiali ormai fuori controllo – da quello negli allevamenti. Il danno di immagine c’è comunque a livello internazionale. Ma almeno si preservino le aziende zootecniche suine indenni da psa, e dotate di adeguate misure di biosicurezza, ritenendole ‘isole psa free’ e consentendo loro di lavorare ed esportare. Una proposta che spero il ministro Lollobrigida tenga in considerazione, altrimenti ci troveremo a parlare delle eccellenze del Made in Italy come un ricordo, e non avremo più nulla da mettere nel piatto”, conclude.



Peste suina: Fregolent (IV), Lollobrigida riferisca al Parlamento, rischiamo tragedia

“Il ministro Lollobrigida venga in Parlamento a spiegare cosa il governo e il commissario stanno facendo per la peste suina e quali saranno i risarcimenti per quello che è un mercato importante per il Paese”
Lo ha chiesto la senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent intervenendo in Aula all’apertura dei lavori
“La peste suina è arrivata a Langhirano, a Parma, e i prosciutti famosi in tutto il mondo rischiano uno stop dell’esportazione. Già il Canada, il Giappone e la Tailandia hanno chiuso le frontiere e – spiega – rischiamo il mercato degli Stati Uniti. Sarebbe una tragedia. Inoltre le date che il commissario aveva dato agli agricoltori e ai trasformatori sul provvedimento che sarebbe stato adottato dall’Unione Europea sono sbagliate, impedendo di fatto di mettere in atto il piano di salvaguardia per i maiali”.
“Dopo i danni dell’alluvione si doveva fare di tutto per impedire che nella food Valley ci fosse una simile tragedia. Perché è da due anni che si chiede che la peste suina venga debellata definitivamente, invece sono due anni che il governo risponde con le chiacchiere.
Purtroppo governo e maggioranza si occupano di leggi bandiera come il premio del cuoco, i giovani in agricoltura o gli agricoltori sentinelle del territorio, mentre dovrebbero occuparsi dei veri problemi, con ascolto e competenza che il ministro Lollobrigida sembra non avere”, conclude.



Peste suina: Vaccari (Pd), governo faccia presto e meglio

“Le risposte del governo a questa che possiamo ormai definire pandemia di peste suina non ci soddisfano. Occorre fare presto e meglio, perché fino ad oggi si è prodotta tanta carta, tanti piani, ma i risultati restano esigui o scarsi. Mentre la diffusione del fenomeno rischia di raggiungere anche il distretto di Langhirano e tutti gli operatori sanno bene cosa potrebbe significare per il comparto. Parliamo di un valore della produzione da un miliardo di euro. Serve maggiore impegno, una gestione efficace delle risorse, invece ci troviamo di fronte addirittura alla mancanza dell’atto formale di proroga del commissario straordinario, ai ritardi nell’implementazione della filiera degli abbattimenti, ad Asl locali non in grado di effettuare i controlli necessari. I dati ci dicono che la strategia fin qui adottata non è stata utile ad arginare la diffusione della peste suina, nonostante le sollecitazioni e le proposte giunte dalle Regioni, a cominciare dall’Emilia Romagna, e dalle associazioni venatorie. Gli interventi previsti dal piano straordinario vanno sburocratizzati e occorre mettere i territori nelle condizioni di agire. Non c’è più tempo da perdere”.

 

Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari, replicando in Aula a Patrizio La Pietra dopo la risposta del sottosegretario all’interpellanza sottoscritta anche dai deputati democratici, Antonella Forattini, Maria Marino e Andrea Rossi.




Peste suina, interrogazione Vaccari (Pd Camera): su iniziative per depopolamento

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01123

presentato da

VACCARI Stefano

testo di

Lunedì 8 aprile 2024, seduta n. 275

VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

a più di due anni dalla comparsa del primo caso in Italia la peste suina ha colpito oltre 15.400 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nella sola zona del pavese le regole di prevenzione hanno portato all’abbattimento di 46 mila maiali;

l’Italia ha da tempo istituito un commissario straordinario e pochi giorni fa ha nominato tre sottocommissari ad hoc. I risultati finora però non sembrano quelli sperati. Le iniziative di prevenzione si sono rivolte verso gli abbattimenti dei suini sani, con un eccesso precauzionale, mentre è stato trascurato il problema dei cinghiali infetti. L’esperienza maturata in questi anni ha dimostrato che l’abbattimento dei cinghiali selvatici senza una adeguata opera di contenimento non serve a niente;

pur in assenza di allevamenti contaminati è sufficiente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto per attivare intorno ai comuni interessati zone di sorveglianza e restrizioni sanitarie che bloccano le attività e impattano a cascata sull’intera filiera suinicola con la conseguente svalutazione del prezzo della carne. Inoltre per riabilitare le importazioni dall’Italia devono passare due anni dal ritrovamento dell’ultima carcassa positiva alla peste suina per poi attendere altri due anni per completare l’iter di riqualificazione;

tutti i Paesi extra Unione europea hanno chiuso le importazioni. In Cina, un mercato che per la filiera vale oltre 25 milioni di euro, da due anni è ferma l’importazione. Oltre al danno economico e di immagine tutto questo comporta una concorrenza da parte dei principali produttori europei pronti a sostituire i prodotti italiani con salumeria cruda e cotta vanificando lavoro e investimenti portati avanti dalla filiera suinicola italiana;

la regione Emilia-Romagna ha messo a punto una strategia specifica per arginare la peste suina attraverso: attività di depopolamento, intensificata soprattutto nei distretti più vocati alla produzione suinicola; incremento del livello di biosicurezza nelle aziende zootecniche, con bandi fino a 9 milioni di euro; rimborso delle spese per la recinzione antintrusione e quella per la realizzazione di piazzole per la disinfestazione degli automezzi e delle zone filtro;

le iniziative di una sola regione non bastano. Serve una strategia unica nazionale –:

quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per favorire il depopolamento di migliaia di cinghiali selvatici e per assicurare la tutela del patrimonio suino nazionale, le esportazioni e quindi il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.
(3-01123)




Peste suina: Coldiretti, agire subito contro invasione cinghiali e a sostegno delle imprese

“Bene la nomina dei tre subcommissari, ora occorre agire in fretta contro l’invasione dei cinghiali partendo dalle zone più importanti dal punto di vista suinicolo valutando anche l’eventuale istituzione di barriere di contenimento. Dobbiamo intervenire a sostegno delle imprese, non c’è più tempo da perdere”. E’ il commento di Coldiretti al termine dell’incontro in occasione dell’odierna riunione in materia di Peste suina africana-PSA, svoltasi al Ministero della Salute alla presenza dei sottosegretari alla Salute Marcello Gemmato e all’agricoltura Patrizio La Pietra, durante la quale è stata annunciata la nomina di tre subcommissari con deleghe specifiche e dove sono stati anche spiegati alcuni dettagli sull’intervento dell’esercito per la depopolazione dei cinghiali.

“Adesso – sostiene Coldiretti – è necessario fornire ulteriori risorse, e tempi certi per gli indennizzi, per i contributi alle imprese che hanno subito danni indiretti dall’epidemia di PSA (Decreto MASAF) ampliando il periodo interessato (ad oggi previsto fino a novembre) almeno fino ad aprile di quest’anno con una procedura celere per sostenere i suinicoltori da troppo tempo in difficoltà. Serve fornire adeguate risorse per supportare gli allevatori negli investimenti da fare in allevamento per migliorare la biosicurezza”.
“Inoltre, sosteniamo la proposta sulla quale sappiamo si stia lavorando presso le istituzioni europee per creare una Zona di restrizione di PSA con focolaio di cinghiali, alla quale si applichino condizioni diverse da quelle previste per le zone con focolaio di suini domestici.
È necessario, infine, – conclude Coldiretti – normalizzare le modalità di commercializzazione per evitare la speculazione che stanno operando alcuni macelli”.




Copagri: peste suina, intervenire rapidamente per scongiurare il default della suinicoltura

A oltre due anni dai primi casi di infezione di Peste suina africana-PSA nel continente, non si arresta l’avanzata dell’epidemia, che ad oggi ha colpito oltre 1500 cinghiali e quasi 14mila suini, con ben 21 focolai accertati, concentrati prevalentemente nel pavese”. Lo ha ricordato la Copagri, in occasione dell’odierna riunione in materia di Peste suina africana-PSA, svoltasi al Ministero della Salute alla presenza dei sottosegretari alla Salute Marcello Gemmato e all’agricoltura Patrizio La Pietra, durante la quale è stata annunciata la nomina di tre subcommissari con deleghe specifiche.

“La gravità della situazione, oltre che agli alti livelli di contagio, è legata alla grande resistenza del virus, per il quale al momento non esistono vaccini e che ha un tasso di mortalità che può raggiungere il 100% degli animali colpiti; pur non essendo trasmissibile all’uomo, la PSA può avere gravi conseguenze sul tessuto economico e sociale del Paese, andando a incidere sensibilmente sulla redditività degli allevamenti e condizionando pesantemente le movimentazioni dei suini e dei relativi prodotti”, ha segnalato la Copagri.

“Da qui l’importanza di agire celermente, semplificando gli adempimenti previsti e accelerando con le strategie di contrasto alla diffusione dell’epidemia, così da tutelare il patrimonio zootecnico nazionale e il settore suinicolo, che rappresenta un valore importante sia in termini di quantità che qualità”, ha osservato la Confederazione, facendo notare che “la suinicoltura, per importanza, è tra i primi settori nel comparto carni, con oltre 30mila allevamenti per quasi 9 milioni di capi, concentrati nel Nordest del Paese; senza contare tutto l’indotto, dalla mangimistica alla trasformazione e alla distribuzione”.

“In attesa della costituzione di un Tavolo permanente in cui affrontare il problema in maniera sinergica e strutturata, la priorità va all’erogazione degli indennizzi per i tanti allevamenti colpiti, ma anche e soprattutto al contenimento dell’infezione, attraverso il rafforzamento delle misure di biosicurezza e l’inevitabile abbattimento dei cinghiali”, ha suggerito la Copagri, evidenziando a tal proposito che “con oltre 2 milioni di esemplari in tutta la Penisola, l’obiettivo degli abbattimenti deve essere il raggiungimento di un equilibrio agro-ecologico sostenibile, che garantisca una presenza di cinghiali sufficienti al mantenimento del ruolo ecologico della specie e compatibile con le caratteristiche ambientali e agricole dei territori”.

“In mancanza di simili interventi, si rischia il vero e proprio default del comparto, con l’abbattimento di milioni di suini allevati e la perdita irreversibile di migliaia di aziende, per una filiera fondamentale in termini economici, con un valore di oltre 10 miliardi di euro, senza contare l’export, e circa 40mila addetti, ma anche qualitativi, esprimendo ben 42 Indicazioni Geografiche, per un valore di affari pari a 1,87 miliardi alla produzione e 4,85 miliardi al consumo”, ha concluso la Confederazione.




Peste suina. Incontro al Masaf, accettata proposta E. Romagna per stretto coordinamento con Regioni confinanti: Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto

Le strategie di contrasto alla diffusione della peste suina africana sul territorio nazionalesono state al centro dell’incontro, richiesto dalla Regione Emilia-Romagna, che l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha tenuto ieri al ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste.

Alla presenza dei sottosegretari alla Salute, Marcello Gemmato, e all’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, sono state illustrate e condivise le misure per il depopolamento dei cinghiali, necessarie per ridurre la circolazione del virus in coordinamento fra le diverse Regioni.

La strategia rientra nel Piano nazionale di contenimento, redatto dal commissario straordinario, Vincenzo Caputo, e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni.

“Dal confronto- spiega Mammi– è emersa ed è stata accettata la proposta dell’Emilia-Romagna di un coordinamento più stretto fra gli assessori delle Regioni confinanti: Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. Nei prossimi giorni i rappresentanti del Governo procederanno a una prima convocazione che dovrebbe poi proseguire con un tavolo permanente”.

Sono state illustrate inoltre le azioni messe in atto in Emilia-Romagna per aumentare la sicurezza del patrimonio zootecnico per tutelare il settore suinicolo, che rappresenta per la Regione un valore importante sia in termini di quantità che qualità.

“In questi giorni -aggiunge Mammi – uscirà un terzo bando che abbiamo deciso di fare come Regione per aumentare i livelli di biosicurezza, il terzo in ordine di tempo che vede complessivamente per questi interventi un impegno di oltre 7 milioni di euro permettendo di dare risposta a tutte le domande ricevute”.

La Regione è inoltre impegnata nel promuovere e sostenere l’attività delle polizie provinciali per l’attuazione dei piani di depopolamento della specie.

“Sono stati approvati finanziamenti alle Province per complessivi 900 mila euro, parte dei quali destinati alla riduzione dei cinghiali con l’obiettivo di ridurne in modo massivo la presenza sul territorio. A queste risorse si sommano i due milioni anticipati al Commissario straordinario che verranno utilizzati sempre per questo scopo, perché è importante agire con il massimo impegno”.

Dopo i primi due incontri realizzati le settimane scorse a Parma e Piacenza, sono stati programmate altre due date per la Provincia di Reggio Emilia e Modena, che seppur non ancora interessate dalla diffusione del virus è importante attuino misure in un’ottica preventiva.

“In questi incontri- conclude Mammi- abbiamo deciso di coinvolgere tutti i soggetti del territorio, dai presidenti di Provincia ai sindaci, dalle rappresentanze degli allevatori a quelle dei salumifici, dagli Ambiti territoriali di caccia alle associazioni venatorie e agricole, perché crediamo che in un momento come questo sia necessario un grande sforzo da parte di tutti per ridurre i rischi di circolazione del virus. Per questo abbiamo definito degli obiettivi chiari depopolamento, condivisi anche con gli Atc del territorio, che fanno parte di una strategia più complessiva che stiamo illustrando negli incontri programmati”.




Peste suina, Cerreto (FDI): ha ragione Foti, l’Emilia Romagna segua l’esempio di altre regioni

“Ha ragione il presidente Foti quando dichiara che la Regione Emilia Romagna deve seguire l’esempio delle politiche messe in campo dalle Regione Piemonte e Lombardia contro la peste suina. L’azione commissariale è risultata vincente favorendo una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali per evitare la diffusione della malattia. Basta leggere i dati per capire l’efficacia. Poco si comprendono le dichiarazioni di Vaccari al quale sfugge che la Regione Emilia Romagna è sempre favorevole ai commissari e non si capisce perchè non l’ha fatto da tempo e perché si continua ad accusare il governo che ad oggi ha stanziato oltre 25 milioni per il ristoro degli allevatori. Unico governo che sta dimostrando con i fatti di ascoltare e tutelare le esigenze degli operatori del settore. Se si lavorasse in squadra ci sarebbero risultati migliori e ne trarrebbe beneficio la nostra Nazione che per anni è stata vittima della miopia politica del centro sinistra. Lo ha dichiarato l’on. Marco Cerreto, capogruppo in Commissione Agricoltura.

Peste suina: Vaccari (Pd), da Foti scaricabarile su Regioni. Il Governo dia poteri speciali d’intervento

Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’




Peste suina: Vaccari (Pd), da Foti scaricabarile su Regioni. Il Governo dia poteri speciali d’intervento

“Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, con informazioni imprecise, cerca di scaricare sulla Regione Emilia-Romagna la responsabilità di un mancato contenimento dei cinghiali e di conseguenza del virus della Psa. Sceglie una modalità da respingere categoricamente perché utilizza pretestuosamente dati non aggiornati per fare un confronto fra Regioni e trarne conclusioni affrettate, e perché cerca di distrarre dal vero tema. La Regione Emilia Romagna sta giustamente ponendo dai primi mesi in cui la Pesta Suina Africana è stata individuata, più di due anni fa, la questione della mancata individuazione di una strategia nazionale efficace di contenimento del virus.

Decidere infatti che ogni singola Regione possa affrontare un problema di tale portata senza nemmeno un riconoscimento di potere speciali, posto che lo stesso virus circola non considerando i confini territoriali, è una semplificazione eccessiva della materia, che non considera adeguatamente il ruolo che ha il settore zootecnico dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle produzioni di eccellenza che rappresentano il vero cuore del made in Italy del Paese”.

 

Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.

“Ben ha fatto l’assessore Regionale all’agricoltura, Alessio Mammi – aggiunge – a chiedere al Governo un cambio di passo e che si valuti lo stato di calamità del settore perché potrebbe rendere disponibili quei poteri straordinari, anche in capo alle Regioni attraverso la nomina di subcommisari regionali, che possano consentire procedure rapide sia per quanto riguarda la riduzione della specie cinghiale, sia nel mettere in sicurezza le aziende e garantire i ristori a quelle che già oggi attraversano una fase critica per le restrizioni imposte dal commercio dei prodotti della salumeria. Peraltro Foti dovrebbe informarsi meglio dai suoi deputati in Commissione Agricoltura sul fatto che più volte come gruppo Pd abbiamo sollecitato il commissario a fare presto coinvolgendo le regioni anche con poteri speciali e che i danni della psa al settore se non preveniti e contenuti sarebbero stati drammatici per le imprese e l’occupazione.

Di fronte a queste richieste – conclude – la destra e il governo hanno preferito impegnarsi su norme di nessun rilievo per l’agricoltura solo per poter comunicare di aver impegnato il tempo a disposizione”.

Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’

 

 




Confagricoltura Piacenza. Peste Suina: dobbiamo fermarla prima che ci annienti

È una corsa contro il tempo e una battaglia all’ultima traccia quella in corso sul territorio piacentino contro la Psa. Una battaglia epocale e trasversale che nei giorni scorsi ha visto una richiesta di intervento alle Istituzioni sottoscritta da una cinquantina di suinicoltori del territorio (il primo appello vedeva circa 30 firme a cui si sono aggiunti via via nuovi aderenti).

A renderlo noto era stata Confagricoltura Piacenza che aveva avvallato la missiva e che ora torna sul tema. “La situazione è gravissima – rimarca l’associazione degli imprenditori agricoli – tant’è che in queste stesse ore i Comuni piacentini congiuntamente (pare che solo sei non abbiano sottoscritto) hanno scritto alla Provincia di Piacenza per istituire subito una cabina di regia che possa coordinare una sorta di pronto intervento. Parallelamente la Regione Emilia-Romagna ha chiesto al Governo di istituire lo stato di Calamità”.

“Dobbiamo fare tutto il possibile e subito – spiega Giovanna Parmigiani, presidente della sezione di prodotto suinicola di Confagricoltura Piacenza e componente di Giunta nazionale dell’Associazione – C’è in gioco tutto il settore suinicolo, dai nostri allevamenti alle nostre tre Dop, con le famiglie legate economicamente alla sorte del settore, per arrivare fino alle cose meno importanti, come le scampagnate in quota, i percorsi eno-gastronomici, la raccolta funghi e le feste all’aria aperta”.

“Tra le richieste nella lettera di noi suinicoltori – ricorda Parmigiani – c’era la proposta di decretare lo stato “calamità – emergenza” da parte della Regione. Siamo stati ascoltati. Ora speriamo che venga recepito immediatamente anche l’appello dei Comuni”.

“Abbiamo appreso di casi di esemplari rinvenuti nei nostri monti – scrivono i Sindaci piacentini appellandosi alla presidente della Provincia – e delle conseguenze che ciò sta causando a diversi livelli. In particolare, anche a causa di un’attività informativa non sempre lineare e uniforme, vi è, da un lato, un allarmismo comprensibile quanto diffuso, e, dall’altro, una tendenza a sottovalutare il problema. Ciò si sta ripercuotendo a livello economico: le attività suinicole riferiscono di un’improvvisa decrescita del prezzo di vendita dei suini, mentre il commercio al dettaglio comunica una sensibile diminuzione del volume di acquisto delle carni suine per il consumo domestico. Tutto questo, è evidente, rischia di produrre, sul medio e lungo periodo, conseguenze potenzialmente irreversibili per l’allevamento e più in generale l’economia piacentina, anche in relazione al rifiuto di mercati stranieri di importare carne suina italiana. Crediamo che una corretta gestione della situazione possa e debba consistere nell’affrontare congiuntamente a livello provinciale la situazione, adottando misure opportune ma soprattutto omogenee. (omissis) Dall’incontro con il Commissario nazionale per l’emergenza PSA, tenutosi lo scorso 7 febbraio, abbiamo purtroppo visti confermati questi timori: localmente manca una regia unitaria e una linea comune per la gestione della situazione.  (omissis)  Siamo a domandare la costituzione di una cabina di regia unica per la gestione dell’emergenza PSA, avente competenza sul territorio provinciale, formata dai rappresentanti dei seguenti Enti e Organi: Provincia di Piacenza e Polizia Provinciale, rappresentanza dei Sindaci (idealmente, un sindaco per ogni Unione di comuni, e uno per vallata con riferimento ai Comuni non organizzati in Unioni), Associazioni Sindacali Agricole, Associazioni Venatorie, ATC, rappresentanti delle associazioni del settore lavorazioni carni.  Tale cabina di regia deve essere uno strumento utile e concreto, a disposizione del territorio, per veicolare e condividere le giuste indicazioni con il GOT provinciale (Gruppo Operativo Territoriale), partecipato da AUSL, Provincia, Regione Emilia-Romagna (direzione generale agricoltura, caccia e pesca e settore prevenzione e sanità pubblica), Prefettura, Ente Parchi di Piacenza e Parma e con il Commissario Straordinario della PSA”.

“Sottoscriviamo ogni riga della richiesta dei Sindaci che ringraziamo – conclude Parmigiani – se non annientiamo la Psa sarà lei a distruggere noi: o entrando in allevamento aggirando comunque i nostri rigorosi protocolli di biosicurezza rafforzata o uccidendo la filiera con le speculazioni in corso. Chiudo con una chiosa caustica, ma che è un messaggio chiaro: anche in natura le parassitosi portano prima alla morte della pianta e poi a quella del parassita. Abbiamo l’ambizione che la nostra filiera sia più evoluta”.




Peste suina: Carloni (Lega), pericolo da importazione prodotti asiatici. Grazie a lavoro Carabinieri

“Il rischio di contaminazione da Peste suina africana dal mercato asiatico c’è ed è reale. Oggi il generale Raffaele Covetti, comandante dei Nas, ce lo ha illustrato in audizione, parlando del lavoro congiunto con i veterinari delle aziende sanitarie locali. Su 509 aziende di prodotti per uso nei ristoranti controllate, la maggior parte di origine orientale, sono state segnalate irregolarità per 259 imprese, con la chiusura di 27 attività e il sequestro di oltre 10 tonnellate di prodotti irregolari. Dobbiamo dire stop all’ingresso in Italia di queste merci, spesso definite falsamente in etichetta vegetali, a scapito del nostro prodotto di eccellenza nazionale. Sono pericolosi per la salute e rappresentano un possibile veicolo di una malattia virale e pericolosa per la suinicoltura italiana”.
Così il presidente della commissione Agricoltura, il deputato della Lega Mirco Carloni.