Pil, Coldiretti, record cibo italiano, +14% export nel 2024

Il 2024 fa segnare un nuovo record per le esportazioni di cibo Made in Italy, con una crescita del 14% a gennaio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, nonostante le tensioni internazionali, con guerre e blocchi che ostacolano i transiti commerciali. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat che fotografano un andamento dell’alimentare in controtendenza rispetto all’andamento generale delle esportazioni che registrano un arretramento dello 0,2%, mentre frena il Pil.

Tra i principali Paesi acquirenti, la crescita più consistente è quella sul mercato statunitense, il primo sbocco extra Ue, con un aumento del 31% delle vendite di alimentari tricolori– rileva Coldiretti –, ma l’aumento è a doppia cifra anche in Gran Bretagna (+26%). L’agroalimentare nazionale si conferma anche in Germania (con un +9%) e in Francia, dove si registra un +3%. Tra gli altri mercati, da segnalare la crescita del 52% in Cina e del 14% in Russia.

Il risultato conferma il record storico fatto segnare nel 2023, per un valore che ha superato i 64 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti.

Un primato trainato da un’agricoltura nazionale che è la più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Ma il Belpaese – continua la Coldiretti – è anche il primo produttore Ue di riso, grano duro e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve rimuovere gli ostacoli commerciali ma anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo ’obiettivo – conclude Coldiretti – è portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030”.




Economia, Istat: negativo il valore aggiunto per agricoltura, silvicoltura e pesca (-1,4%). Diminuiscono ore lavoro (-2,7%) ma redditi in aumento (+0,9)

Nel terzo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del terzo trimestre del 2021.
La crescita congiunturale del Pil diffusa il 31 ottobre 2022 era stata anch’essa dello 0.5%, così come quella tendenziale era stata del 2,6%.
Il terzo trimestre del 2022 ha avuto tre giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2021.
La variazione acquisita per il 2022 è pari a +3,9%.
Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del4,2% e dello 0,1%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 1,6 punti percentuali alla crescita del Pil:1,4 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, 0,2 punti gli investimenti fissi lordi e contributo nullo della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,2punti percentuali. Per contro, il contributo della domanda estera netta è risultato negativo nella misura di 1,3 punti percentuali.
Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto di agricoltura e industria, diminuiti rispettivamente dell’1,4% e dello 0,9%, mentre i serviziregistrano una crescita dello 0,9%.


Il commento

La stima completa dei conti economici trimestrali conferma i valori di crescita dell’economia italiana del terzo trimestre 2022 rilasciati in via preliminare a fine ottobre. La crescita del Pil è risultata dello 0,5% in termini congiunturali e del 2,6% in termini tendenziali. Si conferma anche la crescita acquisita nel 2022 al 3,9%.

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in espansione, con tassi di crescita dell’1,7% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti, mentre la domanda estera netta ha contribuito negativamente alla crescita del Pil. Dal punto di vista settoriale, prosegue per il sesto trimestre consecutivo la crescita del valore aggiunto de servizi, soprattutto per l’apporto dei settori del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione, mentre diminuiscono agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni. Risultano stazionarie le ore lavorate e in lieve calo le unità di lavoro, le posizioni e i redditi pro-capite.

IL VALORE AGGIUNTO PER SETTORE

Nel terzo trimestre si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca in misura pari all’1,4%, dell’industria in senso stretto dello 0,6%, delle costruzioni del 2% e delle attività finanziarie e assicurative, diminuite dell’1,7%. Per contro si registrano andamenti positivi nel commercio, riparazione di veicoli, trasporto, magazzinaggio, alloggio e ristorazione in misura pari al 2,2%, nei servizi di informazione e comunicazioni dell’1,4%, nelle attività immobiliari dello 0,6%, in quelle professionali, ricerca e servizi di supporto dello 0,5%, nell’amministrazione pubblica, difesa, istruzione e sanità dello 0,3% e nelle attività artistiche, di intrattenimento e degli altri servizidello 0,2%.

OCCUPAZIONE E REDDITI DA LAVORO

Nel terzo trimestre del 2022 le ore lavorate sono risultate stazionarie rispetto al trimestre precedente per effetto di un calo del 2,7% dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,6% delle costruzioni. In crescita invece dell’1,4% l’industria in senso stretto, mentre i servizi sono risultati stazionari. Le unità di lavoro sono diminuite dello 0,1% per effetto di cali sia in agricoltura, silvicoltura e pesca, sia nelle costruzioni pari rispettivamente al 2,5% e all’1,1%. In crescita l’industria in senso stretto dello 0,9%e stazionari i servizi. Riguardo ai redditi da lavoro dipendente pro-capite la diminuzione del totale economia è risultata pari allo 0,3% per effetto di un calo di pari entità nei servizi e dello 0,7% nell’industria in senso stretto. Per contro si registrano aumenti sia nell’agricoltura, in misura pari allo 0,9%, sia nelle costruzioni, cresciute dello 0,3%.

 




Pil, Istat: il Nord traina la ripresa post pandemia. Agricoltura in calo in tutto il Paese, ma cresce al Sud (+3,6%)

Nel 2021 la ripresa economica è stata più marcata nelle aree maggiormente colpite dalla crisi del 2020. A fronte di una media nazionale del +6,6%, il Prodotto interno lordo è cresciuto in volume del 7,4% nel Nord-ovest e del 7% nel Nord-est.

A trainare la ripresa nelle ripartizioni del Nord è stata l’Industria in senso stretto (+12,8% al Nord-ovest e +13,1% al Nord-est) e le Costruzioni, che hanno segnato una crescita del 22,8% al Nord-ovest.

L’aumento del Pil è stato meno accentuato della media al Centro (+6%) e al Sud (+5,8%), nonostante in quest’ultima area si sia registrata la performance migliore delle  Costruzioni (+25,9%) e dell’Agricoltura (+3,6%).

Il recupero dell’occupazione, al contrario, è stato caratterizzato da una maggiore dinamicità del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese dove gli occupati sono cresciuti dell’1,3%, a fronte del +0,5% nel Nord-ovest, +0,2% nel Nord-est e +0,3% al Centro.

I dati presentati in questo Report forniscono una stima preliminare del Pil e dell’occupazione per ripartizione territoriale riferita all’anno 2021. I risultati scaturiscono da un approccio di stima econometrico basato su indicatori e potrebbero pertanto essere soggetti a revisioni anche ampie (cfr. Nota metodologica).

 

Aumento dell’occupazione più accentuato nel Mezzogiorno

Nel 2021 il Prodotto interno lordo, misurato in volume, è aumentato a livello nazionale del 6,6%. Le stime preliminari indicano che la ripresa rispetto all’anno precedente, caratterizzato dagli effetti della crisi sanitaria da Covid-19, ha interessato in misura relativamente più accentuata le regioni del Nord rispetto a quelle del Centro e del Mezzogiorno.

Le regioni del Nord-ovest e quelle del Nord-est hanno entrambe evidenziato una crescita del Prodotto interno lordo più marcata della media nazionale: l’area del Nord-ovest ha fatto registrare la performance migliore, con un aumento del Pil pari al 7,4%, seguita dal Nord-est, dove l’aumento è stato del 7%.

Nelle rimanenti aree la ripresa si è attestata su valori inferiori a quelli medi nazionali: in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, che nel 2020 sembrano aver risentito della crisi in misura meno intensa delle altre, la crescita del Pil si è mantenuta quasi un punto percentuale più bassa rispetto alla media, fermandosi al 5,8%. La ripresa è stata solo lievemente più alta nelle regioni del Centro, con un incremento pari al 6%.

L’occupazione (misurata in termini di numero di occupati) è aumentata dello 0,6% a livello nazionale. Questo risultato è caratterizzato da una disomogeneità territoriale piuttosto marcata, che inverte la tradizionale dinamica dicotomica Nord-Sud del Paese. La crescita più consistente si registra, infatti, nelle regioni del Mezzogiorno ( +1,3%), sensibilmente maggiore della media nazionale.

Le altre regioni mostrano una dinamica dell’occupazione meno accentuata: la performance migliore si registra nel Nord-ovest, con un incremento dello 0,5% mentre si collocano su livelli di crescita ancora più bassi le regioni del Nord-est (+0,2%) e quelle del Centro (+0,3%).

Dalle Costruzioni il maggior contributo alla crescita

Nel Nord-ovest, come in tutte le restanti aree del Paese, è il settore delle Costruzioni a trainare la ripresa economica, con un incremento del valore aggiunto del 22,8%, secondo solo a quello del Mezzogiorno. Importante in quest’area anche il contributo dell’Industria che segna un aumento del 12,8%. In linea con le variazioni medie nazionali risultano i settori del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+9,4%), quello dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,4%), e l’Agricoltura (-0,8%) mentre il settore degli Altri servizi registra qui la variazione più elevata del Pese (+1,1%).

Nel Nord-est il buon risultato delle Costruzioni (+18,5%) ha un’influenza sulla crescita complessiva del Pil relativamente minore rispetto alla media nazionale, mentre è l’Industria che fa registrare in quest’area la migliore performance a livello territoriale, con un incremento che si attesta al 13,1%. Positivo anche l’andamento del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+9,9%). Al contrario, l’Agricoltura (-5,7%) e gli Altri servizi (-1,1%) sono i settori che in quest’area ottengono i risultati più modesti a livello ripartizionale.

Le regioni del Centro sono quelle in cui l’effetto propulsivo del settore delle Costruzioni risulta meno evidente: l’incremento del 16,3% è, infatti, quello relativamente più contenuto rispetto alle altre zone del Paese. Risultati al di sotto delle medie nazionali in quest’area si registrano  anche per l’Industria (+10,4%) e per l’Agricoltura (-3,5%) mentre in linea con le dinamiche medie risultano i settori del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+9,8%), dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,4%) e degli Altri servizi (+0,4%).

Il Mezzogiorno, nonostante il risultato economico complessivo meno brillante rispetto al resto del Paese, fa registrare le migliori performance territoriali assolute nei settori delle Costruzioni (+25,9%) e dell’Agricoltura, dove, con un incremento del 3,6%, risulta essere l’unica area in crescita del Paese. Al contrario, l’Industria evidenzia in questa ripartizione la crescita meno dinamica (+8,7%), come pure il settore dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+2,6%).

Anche in termini di occupazione le Costruzioni sono il settore più dinamico, soprattutto nel Mezzogiorno (+11,1%) mentre al Centro segna l’incremento più contenuto (+2%). In crescita anche gli occupati nei Servizi finanziari, immobiliari e professionali, con i risultati migliori nel Centro (+2,3%) e nel Nord-est  (+2%).

Una lieve flessione dell’occupazione si registra invece  per Agricoltura e Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni. Per quel che concerne il primo, ad emergere è il Nord-ovest, in controtendenza sul dato nazionale, con un aumento dell’1,4%, mentre per il secondo la migliore performance si rileva al Centro (+0,3%).

Istat, cresce l’inflazione a giugno (+8%). Accelerano prezzi beni alimentari, “carrello della spesa” in aumento




Pil, Coldiretti, cala solo in agricoltura per maltempo e costi

In controtendenza all’andamento generale, il valore aggiunto cala solo per l’agricoltura e la pesca (-2,1%) per effetto del maltempo con danni stimati ad oltre 2 miliardi per i raccolti a fronte del balzo nei costi di produzione, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’andamento del Pil nei conti economici trimestrali dell’Istat relativi al terzo trimestre del 2021.  Il bilancio agricolo è stato sconvolto nel 2021 – sottolinea la Coldiretti – da un andamento climatico del tutto anomalo a causa di un inverno bollente, il gelo in primavera ed una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali che hanno continuato ed colpire città e campagne in autunno. Il risultato è stato l’addio in Italia a quasi un frutto su quattro per il crollo di oltre il 27% della produzione nazionale secondo l’analisi della Coldiretti rispetto alla media dei cinque anni precedenti. A pesare sull’andamento del Pil è stato il balzo dei costi energetici che – sottolinea la Coldiretti – si trasferisce a valanga sui costi di produzione e sui bilanci delle imprese, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame. L’aumento dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Serve – conclude la Coldiretti – responsabilità della intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle e continuare a garantire le forniture alimentari alla popolazione con l’avanzare dei contagi che mette a rischio gli scambi commerciali.

Oscar Laufer




Pil, Coldiretti: spinto dal record agroalimentare, vale il 25%

La crescita del Pil è spinta dal record storico fatto segnare per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che registrano un aumento record del +23,1% a giugno con una proiezione in valore su base annuale stimata in 50 miliardi nel 2021. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento al conti economici del secondo trimestre dell’Istat divulgata al Cibus di Parma dove l’organizzazione è presente al padiglione 6 – Stand B012.

“L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’emergenza Covid il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore pari al 25% del Pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare allargata dal campo alla tavola e ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.

L’Italia – sottolinea la Coldiretti – è il primo produttore europeo di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. Con l’avanzare della campagna di vaccinazione, la riapertura delle attività di ristorazione– sottolinea Coldiretti – cresce la domanda di Made in Italy a tavola in Italia e nel mondo con il fatturato alimentare che segna a giugno un balzo dell’11,1%.

Tra i principali clienti del Made in Italy a tavola nel primo semestre dell’anno ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto ma registrano l’incremento maggiore della domanda con un balzo del 18,4%, trend positivo anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 6,8%, praticamente lo stesso della Francia (+6,7%) che si colloca al terzo posto mentre al quarto la Gran Bretagna dove a causa della Brexit, con l’appesantimento dei carichi amministrativi, l’export alimentare crolla invece del’4,6%. Fra gli altri mercati – evidenzia la Coldiretti – si segnala la crescita del 16,5% in quello russo e un vero e proprio balzo in avanti di quello cinese con +57,7%. La svolta – conclude la Coldiretti – è evidente anche in Italia dove alla crescita dei consumi familiari si accompagna la ripresa dei pasti fuori casa per mangiare in ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi, pub o gelaterie dopo il crack del 2020 che ha dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020.




Pil, Coldiretti, green pass stranieri vale +0,7% nel 2021

L’aumento del turismo nel 2021, favorito dall’entrata in vigore del green pass, incremento dello 0,7% il Pil nazionale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati dell’UNWTO relativi al ritorno dei turisti dall’estero nei Paesi dell’Europa mediterranea. Un impatto rilevante favorito dall’avanzare della campagna di vaccinazione che non colma tuttavia – sottolinea la Coldiretti – il pesante gap rispetto agli anni prima della pandemia Covid con l’Italia che pur restando tra le 10 destinazioni preferite ha sofferto a un calo medio del 63% degli arrivi internazionali nel 2020. Con il green pass possono arrivare in Italia i 28 milioni di turisti europei che prima della pandemia erano venuti in vacanza durante l’estate, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati di Bankitalia relativi al periodo luglio, agosto e settembre prima della pandemia. Un appuntamento atteso dai turisti stranieri ma anche – sottolinea la Coldiretti – da 1,5 milioni di italiani che intendono trascorrere le vacanze estive all’estero. Il ritorno dei vacanzieri dall’estero in Italia è infatti strategico per l’ospitalità turistica nelle mete più gettonate anche perché – continua la Coldiretti – i visitatori da questo paesi stranieri hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir con circa 1/3 è destinata all’alimentazione, negozi, bancarelle pizzerie e ristoranti che sono stati gli esercizi più colpiti dalla pandemia covid. Ma il green pass è importante anche per le vacanze degli italiani che per la stragrande maggioranza ha deciso di rimanere nei confini nazionali ma c’è addirittura un italiano su tre (33,3%) che – continua la Coldiretti – sceglie di fare una vacanza a chilometri zero restando all’interno della propria regione con il passaggio in zona bianca dell’intera Penisola. Una opportunità che consente grazie al green pass – conclude la Coldiretti – di accedere a servizi ed attività che sono state per lungo tempo precluse dalle misure adottate per fermare il contagio.




Pil, Coldiretti, con +3,9% il record e’ in agricoltura

A far segnare la maggiore crescita del PIL è l’agricoltura con un balzo del 3,9% del valore aggiunto in termini congiunturali ma ad aumentare è anche l’occupazione nei campi. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al primo trimestre del 2021 rispetto a quello precedente. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – della migliore performance tra tutti i settori produttivi con l’agricoltura che cresce dell’1,3% anche rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’agricoltura italiana è una risorsa fondamentale per avviare una nuova stagione di sviluppo economico e lavoro per il Paese come evidenzia l’indagine Coldiretti/Notosondaggi secondo la quale più di otto italiani su dieci (83%) considerano l’agricoltura importante per il rilancio dell’economia del Paese, con una percentuale di consensi che balzata del 19% nel 2021 rispetto a prima della pandemia.

Le aziende agricole italiane – prosegue la Coldiretti – non hanno mai smesso di lavorare per garantire la continuità delle forniture alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati e consentire quindi alle famiglie di fare la spesa. Un ruolo ricoperto con responsabilità e dedizione – precisa la Coldiretti – da quasi 740 mila imprese agricole impegnate per la tutela del paesaggio, lo sviluppo economico del Paese, la sicurezza e la salute attraverso la produzione di cibo. A pesare su quasi una azienda agricola su cinque (18%) è stata la riduzione della domanda di prodotti provocata soprattutto dal crollo del turismo e dal taglio degli acquisti da parte dei bar, ristoranti e pizzerie costretti alla chiusura ma tra le preoccupazioni delle aziende c’è l’impatto dell’aumento dei costi di produzione (7,5%) secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

“L’emergenza globale provocata dal Covid ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “proprio per cogliere l’opportunità storica del Recovery Plan abbiamo elaborato progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare, dai settori produttivi a quello dei biocarburanti, con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni.




Dati Istat su PIL, Confagricoltura: i problemi vengono da lontano, prima del Covid

L’Italia soffre di una malattia profonda che non l’ha fatta progredire in questi anni e il Covid non ha fatto che peggiorare una situazione già compromessa. Affrontare e superare questa condizione è un percorso necessario, che richiede interventi adeguati e incisivi”. Così il presidente di Confagricoltura commenta i dati Istat del report su prodotto interno lordo, indebitamento netto e saldo primario delle Amministrazioni pubbliche per il triennio 2017-2020.

Dai dati Istat emerge la forte contrazione del PIL, a prezzi correnti nel 2020 (-7.8% rispetto all’anno precedente), la diminuzione degli investimenti fissi lordi (- 9,1%) e dei consumi finali nazionali (-7,8%). 

Tra i settori che maggiormente hanno avuto una contrazione del valore aggiunto ci sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-6%), l’industria in senso stretto (-11,1%), le costruzioni (-6,3%) e le attività dei servizi (-8,1%). Ne hanno risentito anche la spesa per i consumi dei beni (-6,4%) e dei servizi (-16,4%); gli alimentari e le bevande non alcoliche hanno invece registrato un trend positivo (+1,9%). 

Trend negativo anche per i redditi da lavoro dipendente e per le retribuzioni lorde, scesi rispettivamente del 6,9% e del 7,5%.

“Sebbene il settore alimentare abbia registrato una leggera risalita in termini di consumi nel 2020, non riesce a supportare un trend positivo – prosegue il presidente di Confagricoltura – Oltre tutto i redditi da lavoro e gli occupati sono in calo e ciò determinerà una riduzione drastica dei consumi di alcuni prodotti, come ha già dimostrato la chiusura del canale Ho.Re.Ca”.

Ad avviso di Confagricoltura, alla luce del report dell’Istituto di statistica, non è più rinviabile un piano strategico che indirizzi la ripresa dell’economia nazionale, in cui anche l’agricoltura (come ha già dimostrato) è in grado di fare la differenza. Competitività e produttività dovranno essere i due pilastri del rilancio del Paese”.




Pil: Coldiretti, buco da 25 mld senza turismo straniero in Italia

L’emergenza Covid è costata complessivamente 25 miliardi di mancati introiti al turismo solo per il drammatico calo di viaggiatori stranieri nel 2020. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati di Bankitalia sul turismo internazionale nei primi undici mesi del 2020 che incide pesantemente sul calo del Pil secondo la Commissione Ue che ritiene peraltro che “il turismo si riprenderà più lentamente, dato che i turisti, specie quelli di altri continenti, si prevede che ritornino solo gradualmente, con il diminuire dell’incertezza”.

 

Si è verificato – sottolinea la Coldiretti – un calo del 59 % della spesa dei viaggiatori stranieri in Italia che è risultata pari a quasi 17 miliardi di euro per un totale di 37,6 milioni di turisti nel periodo considerato. Si tratta di un vuoto pesante che grava sul sistema turistico nazionale per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir secondo l’analisi della Coldiretti. Il cibo – precisa la Coldiretti – diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. Ad essere colpite sono state soprattutto le città d’arte che sono le storiche mete del turismo dall’estero con trattorie, ristoranti e bar praticamente vuoti ma in difficoltà anche gli agriturismi dove gli stranieri in alcune regioni rappresentavano tradizionalmente oltre la metà degli ospiti nelle campagne

 

A pesare sono anche gli effetti dello stop al turismo invernale non solo sulle piste da sci ma – precisa la Coldiretti – sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi. Proprio dal lavoro della stagione invernale dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione – continua la Coldiretti – svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento. Una debole speranza viene dal via libera allo sci al 15 febbraio proposto dal Comitato tecnico scientifico per la riapertura degli impianti sciistici attesa da 3,5 mln di italiani che ritengono prioritario far ripartire la stagione sulla neve, anche solo per le poche settimane rimanenti prima dell’arrivo della primavera, secondo l’indagine Coldiretti-Ixe’.




Pil, Coldiretti, aumenta solo export cibo (+1,4%)

“In controtendenza all’andamento negativo dei conti economici nazionali, nel 2020 crescono solo le esportazioni di prodotti agroalimentari che fanno segnare un aumento dell’1,4% a fronte del crollo generale del 10,8% nelle spedizioni all’estero”.  E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento ai dati Istat che evidenziano la caduta dell’8,8% del Pil dovuto all’andamento negativo della domanda sia della componente nazionale che estera.  Unica eccezione – sottolinea la Coldiretti –  è rappresentata da cibo e bevande che fanno segnare il record storico per il Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo nonostante la pandemia Covid. All’estero con il lockdown i consumatori stranieri non hanno fatto mancare la presenza dei prodotti più tradizionali dell’alimentare Made in Italy che – sottolinea la Coldiretti – mostra una grande capacità di resilienza nonostante le difficoltà degli operatori e dell’economia. La crescita della domanda di cibi e bevande all’estero – continua la Coldiretti – è trainata dalla Germania (+5,5%) che è il primo partner dell’Italia seguita dagli Usa (+5,2%) nonostante i dazi che hanno colpito i prodotti più significativi, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi undici mesi del 2020. Un risultato – precisa la Coldiretti – messo a segno nonostante le difficoltà determinate dalla pandemia che ha rallentato gli scambi commerciali e tagliato i consumi con le chiusure della ristorazione in ogni continente per contenere il contagio. “L’Italia deve ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’economia” ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il Recovery Plan rappresenta una occasione unica da non perdere per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese sui mercati esteri”.

 




Dati Istat-Pil, AIC: Agricoltura comparto traino economia del Paese 

“L’agricoltura si conferma settore traino del Paese, con una flessione contenuta del valore aggiunto in un frangente drammatico che ha avuto forte impatto su tutti i settori produttivi italiani” – dichiara Giuseppino Santoianni, Presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, commentando i dati Istat che rivedono al ribasso la perdita di Pil del secondo trimestre 2020 sia rispetto al trimestre precedente (-13%) che rispetto al secondo trimestre 2019 (-18%), e dove il comparto agricoltura ha perso meno (-3,7%) degli altri settori produttivi (-20,5% industria, -11,3% servizi) in termini di valore aggiunto. – “È sempre più importante per l’Italia sostenere l’agricoltura di qualità con azioni mirate: a correggere il vulnus delle infrastrutture (digitali, oltre che fisiche e sociali); a rafforzare gli strumenti a disposizione di giovani e donne che portano nuova linfa e liberano nuove potenzialità nel comparto; a sostenere meglio le produzioni biologiche; senza dimenticarsi” – conclude Santoianni – “di quell’impresa a conduzione famigliare che rende unica l’Italia agli occhi del mondo ma rischia di essere penalizzata dal nostro stesso sistema”.




NADEF, GUALTIERI: FONDO DA 50 MLD PER IL NEW GREEN DEAL. E NASCONO I GREEN BOND. DEFICIT AL 2,2% PER CRESCERE DELLO 0,6%. SIAMO AMBIZIOSI. BELLANOVA: BENE COLLEGATO AGRICOLTURA

Una manovra espansiva che si basa su un deficit al 2,2 che si traduce in flessibilità. “Speriamo in un dialogo costruttivo con l’Europa”, spiega in conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Questo per “assicurare la solidità della finanza pubblica e la riduzione del debito e quindi anche del costo del suo finanziamento. Questo scenario – spiega Gualtieri – ci consente di correggere al rialzo il quadro di crescita. Individuiamo nello 0,6 per cento la crescita del Pil per il 2020″.

“Una manovra attenta alle famiglie e al welfare, a partire dagli asili nido”, ribadisce Gualtieri.

Una manovra di circa 29-30 miliardi “sostenuta per la metà dai margini di flessibilità e l’altra parte dall’efficientamento e controllo della spesa, dalla rimodulazione delle spese fiscali, in particolare quelle dannose per l’ambiente. E poi attraverso un capitolo di misure volte al contrasto all’evasione individuate nei capitoli generali ma ancora in via di definizione e che via via saranno inserite nella manovra”, prosegue ancora il titolare Mef.

“Abbiamo lavorato molto con l’accordo con l’Agenzia delle Entrate e intendiamo – come è noto – lanciare un grande patto per modernizzare il sistema dei pagamenti digitali e al tempo stesso avere una maggiore tracciabilità. Saremo estremamente determinati nel costrastare l’evasione fiscale”.

E bene sottolineare, precisa ancora, “che un concorso al successo di questa sfida che il governo ha di sterilizzare la clausola di salvaguardia deriva anche dalla riduzione del costo del finziamento del debito pubblico attraverso un lavoro diretto del presidente Conte già da prima dell’estate. Già individuiamo un minor costo di 6 miliardi”.

Interviene poi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

Per contrastare l’evasione fiscale “uno degli strumenti più efficaci è incentivare l’uso della moneta economica, senza penalizzare nessuno. Devono partecipare tutte categorie, il nostro obiettivo – siamo a lavoro su tante simulazioni – è di raggiungere le finalità senza tuttavia penalizzare commercianti”, spiega. “Noi stiamo lavorando per i cittadini italiani non per rimarcare spazi politici”.

“Noi crediamo che attraverso il dialogo e il confronto con le forze sindacali possiamo ridurre il cuneo fiscale, la tassazione sul lavoro per rilanciare la crescita e lo sviluppo del Paese”, aggiunge poi Gualtieri.

“Non rinviamo all’anno che verrà e al giorno di mai. Sono 29 punti, non è che entro dicembre li realizziamo tutti, ma il salario minimo è fra questi, ribadisce ancora Conte”.

Per quanto riguarda il new green deal, occorre indirizzare il paese verso un sistema produttivo all’insegna della sostenibilità “istituendo un fondo di 50 miliardi”, spiega Gualtieri.

“Vorremmo emettere anche dei green bond, dei titoli indicati per sostenere investimenti nel green”, presegue ancora.

DEF, BELLANOVA: DA CDM COLLEGATO AGRICOLTURA PER SCRIVERE FUTURO COMPARTO

Posted by Redazione × Pubblicato il 01/10/2019 at 13:14

“Con l’aggiornamento al DEF approvato ieri dal consiglio dei ministri è arrivato un primo segnale importante per rimettere al centro dell’agenda politica il settore agricolo e alimentare.

Abbiamo infatti condiviso l’impegno per un collegato alla manovra di bilancio dedicato all’agricoltura. Una vera e propria legge con molte deleghe per immaginare il futuro del settore e rispondere da subito a temi concreti per semplificare la vita alle imprese”.

Così la Ministra Teresa Bellanova stamane, nel corso della trasmissione Radio Anch’io.