Poco più di trenta giorni di tempo per inviare ufficialmente il PNRR alla Commissione europea e “il Mipaaf è costantemente al lavoro”. Il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli invia alle commissioni V e VI del Senato la relazione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
E il ministro sottolinea – analizzandoli punto per punto – i vari nodi da sciogliere entro quella data. In primis le risorse economiche: “prima su tutto l’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione che, nella proposta del PNRR del 12 gennaio – come già sottolineato più volte – risultano inferiori ai fabbisogni stimati”, scrive.
E se si prevede di ricorrere – secondo quanto previsto dal PNRR – alla copertura di parte delle spese necessarie per la realizzazione degli interventi utilizzando risorse provenienti dal FEASR o dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027, Patuanelli ricorda anche come proprio al FEASR, “sono state assegnate risorse nettamente inferiori alla passata programmazione nell’ambito dell’accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e del Next Generation EU”.
Risorse necessarie “per la realizzazione di interventi strategici ed essenziali, come le misure di contrasto alle emergenze fitosanitarie e zootecniche”.
E aggiunge che per questa ragione “occorre prevedere una diversa modalità di cofinanziamento nazionale dei programmi di sviluppo rurale, per consentire al settore agricolo di assicurare il proprio fondamentale contributo alla transizione verde e digitale dell’economia del Paese”.
Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la relazione del ministro Patuanelli in formato PDF e a seguire in formato testuale:
RELAZIONE PNRR MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI FORESTALI STEFANO PATUANELLI
IL COMPARTO AGRICOLO NEL PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (di seguito, anche “PNRR”) rappresenta un’occasione unica ed imperdibile per risollevare il Paese dalle profonde conseguenze della crisi sanitaria, economica e sociale che lo hanno colpito negli ultimi 12 mesi.
Le conseguenze economiche sono state drammatiche anche per il settore agroalimentare, nonostante la filiera sia sempre riuscita a garantire il necessario approvvigionamento alimentare alla popolazione. La chiusura del canale Ho.re.ca e le limitazioni all’export sono stati tra i fattori che maggiormente hanno pesato sul settore.
Le stime dei conti economici dell’agricoltura per il 2020, pubblicate dall’ISTAT, indicano una riduzione del 3,3% dei volumi produttivi e del 6,1% del valore aggiunto rispetto all’anno precedente.
Particolarmente colpite risultano le attività secondarie delle aziende agricole che, dopo anni di continua crescita, hanno fatto segnare un calo assai rilevante (-18,9%). Tra le attività maggiormente penalizzate compaiono quelle riguardanti la filiera vitivinicola, dell’olio d’oliva, del latte fresco e dei formaggi freschi, gli agriturismi, la manutenzione paesaggistica e l’offerta di servizi.
La crisi ha messo in evidenza la centralità del settore agricolo, non solo in termini economici e sociali ma anche sotto gli aspetti essenziali relativi a qualità e sicurezza alimentare, garanzia degli approvvigionamenti, salvaguardia del territorio e del paesaggio, tutela delle risorse naturali non rinnovabili come suolo, acqua, aria.
Il comparto si trova in prima linea nel fronteggiare gli effetti provocati dai cambiamenti climatici, tra i quali carenza idrica, calamità naturali (gelate, grandine, etc.) e fitopatie emergenti rappresentano i più preoccupanti.
Le emergenze climatico-ambientali, che si sono aggiunte alle criticità derivanti dalla pandemia, sono ancora in corso.
Il settore agricolo deve dunque poter contare su interventi di ampia portata all’interno del PNRR, allo scopo di poter compiere quella “Nuova Ricostruzione” richiamata dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nell’ottica del rilancio sostenibile del Paese.
La bozza di PNRR, approvata dal precedente Governo e presentata il 12 gennaio scorso al Parlamento, assegna al settore agricolo 3,021 miliardi di euro, un budget limitato in confronto al valore dei progetti presentati dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali (di seguito, anche MIPAAF o Ministero) pari a 8,5 miliardi di euro.
Il Ministero è conseguentemente impegnato allo scopo di incrementare le risorse a disposizione.
A prescindere dalle risorse che saranno definitivamente stanziate, la struttura del Ministero, coadiuvata dagli esperti del CREA, dell’ISMEA e dell’AGEA, sta proseguendo l’impegnativo lavoro di completamento delle schede relative ai singoli progetti “agricoli”, utilizzando i format che ne consentiranno la valutazione approfondita da parte dei servizi della Commissione europea.
Nelle pagine seguenti sarà illustrato il contenuto dei singoli progetti messi a punto dal MIPAAF, inquadrati nella cornice di una più ampia Strategia nazionale per il sistema agricolo, agroalimentare, forestale, della pesca e dell’acquacoltura.
L’obiettivo che ci prefiggiamo è delineare gli indirizzi strategici per offrire al sistema agroalimentare nazionale le leve e gli strumenti necessari per garantire al nostro Paese quella transizione ecologica e digitale che, pur auspicata dal Green Deal, rischia di rivelarsi irraggiungibile senza il contributo centrale della filiera.
Tale contributo merita di essere adeguatamente sostenuto, fornendo ad agricoltori, allevatori e pescatori un pacchetto di strumenti di intervento necessario a facilitare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili e consentendo loro di beneficiare di un’enorme opportunità economica a tutela del proprio reddito. Futuro verde e agricoltura sono infatti strettamente connessi.
Non possiamo consentire che le aziende agricole e forestali, scoraggiate dalla crisi e dai danni da essa provocati, chiudano la propria attività, abbandonando all’incuria terreni e paesaggi tipici del nostro territorio, mettendo a rischio l’esistenza di piccoli borghi e dissolvendo così le preziose e delicate reti sociali presenti nelle aree interne.
Tanta strada è stata già percorsa negli ultimi anni in tema di sostenibilità del sistema agroalimentare, ma la devastante crisi economica provocata dal diffondersi del COVID richiede l’apporto di nuovi finanziamenti per consolidare la Strategia nazionale, integrando le risorse europee ordinariamente messe a disposizione dalla PAC, che si stanno gradualmente assottigliando.
È necessario rafforzare la nostra azione attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere, la lotta al dissesto idrogeologico, la tutela delle risorse non rinnovabili, la valorizzazione delle foreste, lo sviluppo delle agroenergie, il miglioramento dei sistemi di tracciabilità e trasparenza sull’origine dei cibi.
Dobbiamo, inoltre, sostenere la promozione internazionale, incentivare la sostenibilità integrale, rafforzando le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori.
I progetti sono inquadrati nell’ambito di una complessiva visione strategica declinata in tre grandi macro-obiettivi:
• competitività del sistema alimentare;
• produzione energetica da fonti rinnovabili e al tempo stesso riduzione delle emissioni e
miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi;
• miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico.
Inoltre, i progetti del MIPAAF tengono conto degli obiettivi strategici contenuti nei diversi documenti di indirizzo e programmazione elaborati dalla Commissione europea, quali Green Deal, Farm to Fork, Biodiversità e le proposte di riforma della PAC post 2020, ivi comprese la raccomandazione della Commissione europea del 18 dicembre 2020 (SWD 2020 396 final).
Le proposte sono volte ad affrontare e risolvere carenze strutturali storiche e ad imprimere un impulso decisivo allo sviluppo economico del settore e costituiscono progetti innovativi e al tempo stesso concreti ed immediatamente cantierabili, nel rispetto degli strettissimi tempi di attuazione imposti dalle regole comunitarie.
AGRICOLTURA SOSTENIBILE
Il nucleo più importante delle proposte di interesse agricolo è collocato nell’ambito della Missione n. 2 – “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, Componente n. 2 – “Agricoltura sostenibile ed economia circolare”.
Nell’ambito di tale Componente, la prima linea d’azione, denominata “Agricoltura sostenibile”, prevede iniziative per la competitività, la sostenibilità, la resilienza, la riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agroalimentare italiano.
Obiettivo di tale intervento è sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile, migliorare la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, potenziare le infrastrutture della logistica del comparto.
Il programma di investimenti proposti si sostanzia in quattro progetti finalizzati a rafforzare il contributo che il settore primario, in generale, può offrire al rilancio economico del Paese e al processo di transizione verde e digitale dell’intera economia.
Per l’attuazione dei quattro progetti, il MIPAAF ha individuato un fabbisogno complessivo pari a 6,5 miliardi di euro.
La versione del PNRR pubblicata il 12 gennaio scorso riduce a tre i progetti di competenza del MIPAAF – escludendo quello sulla meccanizzazione e sull’ammodernamento degli impianti di molitura delle olive, di cui si dirà successivamente – assegnando a tali iniziative una dotazione finanziari pari a 2,5 miliardi di euro.
1) Contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica
L’intervento ha l’obiettivo di rafforzare lo strumento dei Contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare, forestale, della pesca e acquacoltura e florovivaistico, mediante programmi d’investimento integrati sull’intero territorio nazionale.
I contratti di filiera e di distretto promuovono programmi di investimento privato disponendo interventi materiali e immateriali volti alla transizione verde e circolare delle aziende, alla crescita dell’occupazione e del tasso di innovazione per questi settori produttivi.
I contratti di filiera costituiscono uno strumento di sostegno alle politiche agroindustriali istituito dall’articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
La creazione e il rafforzamento dei contratti di filiera e di distretto mira a conseguire i seguenti obiettivi:
• per il settore agroalimentare: ridurre l’impatto ambientale dei settori della produzione, trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio;
• per il settore della pesca e acquacoltura: favorire la sostenibilità ecologica del prodotto, tramite incentivi alla “crescita blu” come approccio di sistema all’economia del mare;
• per il settore forestale: promuovere l’uso efficiente delle risorse forestali, valorizzando l’aggregazione e l’associazionismo di impresa, gli accordi e le reti di impresa;
• per il settore florovivaistico: incrementare la produzione arborea e forestale autoctona e certificata, sostituire le serre obsolete e inefficienti da un punto di vista energetico e/o efficientare i relativi impianti di riscaldamento.
Gli interventi finanziati dovranno mirare a:
ridurre la dipendenza da fitofarmaci e antimicrobici, ridurre l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi, potenziare l’agricoltura biologica, migliorare il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità;
• garantire che l’agricoltura, la pesca, l’acquacoltura e florovivaismo contribuiscano adeguatamente agli obiettivi climatico-ambientali, migliorando contestualmente la distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena;
• sviluppare la produzione di energia rinnovabile e migliorare l’efficienza energetica nei settori agricolo e alimentare;
• garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare;
• ridurre le perdite e gli sprechi alimentari.
Questo risultato può essere efficacemente raggiunto solo attraverso lo stretto coordinamento e la completa integrazione degli interventi di tutti gli operatori appartenenti ad una determinata filiera produttiva, in un’ottica di transizione verde.
La transizione verso sistemi alimentari sostenibili rappresenta un’enorme opportunità economica per tutti gli attori della filiera, che possono fare della sostenibilità il proprio marchio.
I principali interventi ammissibili sono:
• investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole connessi alla produzione agricola primaria;
• investimenti per la trasformazione di prodotti agricoli e la commercializzazione di prodotti agricoli;
• investimenti concernenti la trasformazione di prodotti agricoli in prodotti non agricoli;
• partecipazione dei produttori di prodotti agricoli ai regimi di qualità;
• misure promozionali a favore dei prodotti agricoli;
• progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo.
Le agevolazioni sono concesse nella forma di contributo in conto capitale e di finanziamento agevolato. Per usufruire del finanziamento agevolato, i beneficiari dovranno ottenere anche un finanziamento bancario ordinario pari al 50% del costo degli interventi ammissibili (c.d. cofinanziamento privato).
Per garantire il raggiungimento dei target fissati, il MIPAAF ha stimato un fabbisogno complessivo di 1.720 milioni di euro.
2) Parco Agrisolare
Il secondo progetto “agricolo” della componente M2C1 mira ad incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare, sfruttando le superfici utili degli edifici produttivi agricoli e agroindustriali.
Il progetto si pone l’obiettivo di:
• incrementare la sostenibilità, la resilienza, la transizione green e l’efficienza energetica del comparto agricolo italiano, sostenendo investimenti per l’ammodernamento delle coperture degli immobili adibiti ad uso produttivo nel settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, e migliorando la coibentazione, l’isolamento termico ed il comfort degli animali allevati e la sostituzione delle coperture, specialmente in presenza di eternit/amianto, con pannelli fotovoltaici, realizzando una rete di micro-centrali, diffusa sul territorio, senza consumo di suolo;
• migliorare l’efficienza energetica dei fabbricati e supportare la transizione verso l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili per far fronte ai fabbisogni energetici dei processi produttivi dell’impresa;
• sviluppare modelli decentralizzati di energia.
Il progetto è volto a migliorare la competitività delle aziende agricole riducendo i costi di approvvigionamento energetico che complessivamente rappresentano oltre il 20% dei costi variabili delle aziende, con percentuali più elevate per alcuni settori produttivi, quali ad esempio gli erbivori e i granivori (circa 30%).
L’intervento consentirà di rendere le imprese agricole economicamente più resilienti, migliorando al contempo le proprie prestazioni climatico-ambientali.
Per la realizzazione degli interventi, si sta valutando l’applicazione alternativa di due procedure, entrambe ampiamente collaudate e utilizzate, al fine di identificare la soluzione più adeguata alla tempistica imposta dalle norme europee e più rispondente alle esigenze del settore primario:
il Bando ISI dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL);
• la procedura di finanziamento prevista dalla c.d. Legge Sabatini.
Per questa misura il MIPAAF ha individuato un fabbisogno finanziario pari a 2 miliardi di euro in sei anni.
Il successo dell’intervento è connesso anche all’attuazione di una riforma amministrativa, finalizzata a snellire e semplificare la normativa per l’istallazione di impianti fotovoltaici e per la riqualificazione energetica delle strutture produttive.
3) Piano per la logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica
L’Italia si posiziona al diciottesimo posto della classifica mondiale in termini di competitività delle infrastrutture, definita dall’indicatore “infrastructure” del World Economic Forum 2019.
Si evidenzia, dunque, un gap infrastrutturale – sebbene in miglioramento – rispetto agli standard raggiunti dalle altre economie sviluppate. Il progetto proposto intende colmare tale ritardo, focalizzandosi sulla logistica del settore agroalimentare, florovivaistico, della pesca e dell’acquacoltura, che risulta caratterizzata da forti specificità lungo tutta la supply chain.
Esse sono riconducibili, in particolare:
• alla natura dei prodotti (freschi, secchi e surgelati);
• alla complessità delle catene produttive e di trasformazione alimentare a monte;
• alla crescente globalizzazione e internazionalizzazione dei mercati, sia di approvvigionamento che di sbocco, con distanze crescenti fra bacini produttivi e aree di consumo;
• alla grandissima articolazione dei canali di vendita, che per i prodotti agroalimentari si estendono dall’ambulantato all’e-commerce, passando per la grande distribuzione ed il canale Ho.re.ca.
Inoltre, il piano per la logistica agroalimentare mira a far esprimere il potenziale, in termini di export, delle PMI agroalimentari italiane, migliorando l’accessibilità ai servizi interportuali e di snodo, la capacità logistica dei mercati all’ingrosso e la tracciabilità dei prodotti.
Il miglioramento della sostenibilità (ambientale, economica e sociale) è assicurato attraverso la riduzione delle emissioni, la riduzione del traffico in aree e fasce orarie più congestionate, la riduzione degli sprechi, il riutilizzo dei sottoprodotti, la riduzione di additivi utilizzati per la conservazione di materie prime e il miglioramento della qualità dei prodotti agroalimentari.
Il menzionato piano per la logistica del comparto agricolo e agroalimentare si sostanzia in contributi a fondo perduto, destinati ad aziende e organizzazioni per promuovere investimenti volti al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
• ridurre l’impatto ambientale del sistema dei trasporti in ambito agroalimentare, attraverso la riduzione del traffico in aree e fasce orarie più congestionate;
• migliorare la capacità di stoccaggio e trasformazione delle materie prime, al fine di preservare la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive;
• incrementare il trasporto merci su rotaia e le interconnessioni tra porti, interporti e strutture logistiche al servizio di aree metropolitane;
• migliorare la capacità logistica dei mercati alimentari all’ingrosso, per garantire prodotti sostenibili;
• evitare sprechi alimentari.
I principali interventi ammissibili sono rappresentati da:
• investimenti materiali e immateriali (es. strutture di stoccaggio e trasformazione delle materie prime agricole, interventi di digitalizzazione dei processi di logistica, interventi infrastrutturali sui mercati alimentari, ecc.);
• investimenti su trasporto e logistica degli alimenti per abbatterne il costo ambientale ed economico;
• innovazione dei processi produttivi, agricoltura di precisione e tracciabilità (es. blockchain).
Tra le spese incluse nella misura rientrano quelle relative a:
tecnologie RFID (Radio Frequency Identification) o completamente automatizzate per i magazzini;
• AI (Artificial Intelligence) applicata allo stoccaggio delle materie prime, tracciabilità integrale in blockchain, software di gestione avanzata, componentistica e sensori per controllo delle nuove tecnologie emergenti applicabili allo stoccaggio e alla conservazione delle materie prime.
La misura è in linea con gli orientamenti della strategia Farm to Fork, perseguendo l’obiettivo generale di ridurre l’impronta ambientale e climatica del sistema alimentare e rafforzarne la resilienza, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare di fronte ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, guidare la transizione globale verso la sostenibilità competitiva dal produttore al consumatore e sfruttare le nuove opportunità.
Il piano per la logistica agroalimentare si sviluppa in coerenza con il Piano nazionale dei trasporti e della logistica definito nell’Allegato #italiaveloce del Programma nazionale di riforma e con il Piano per il Sud 2030.
Il costo stimato dal MIPAAF per gli investimenti ammonta complessivamente a 980 milioni di euro.
Innovazione nella meccanizzazione e ammodernamento degli impianti di molitura delle olive
Il progetto, come anticipato, non rientra tra quelli inclusi nel PNRR pubblicato il 12 gennaio scorso, ma riveste una rilevanza strategica per il MIPAAF e il suo accoglimento, attualmente oggetto di valutazione da parte degli uffici tecnici delle amministrazioni interessate nella modifica del PNRR, rappresenterebbe un formidabile volano per il settore.
Il progetto è finalizzato ad attuare tempestivamente gli obiettivi europei e nazionali volti al miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi, in particolare attraverso l’introduzione delle tecniche di agricoltura di precisione, la riduzione delle emissioni, il miglioramento della sicurezza alimentare, il miglioramento della produttività e della competitività delle filiere e la qualità del prodotto finito.
In linea con la strategia Farm to Fork, l’obiettivo è anche quello di estendere l’applicazione di tecniche di fertilizzazione di precisione e pratiche agricole particolarmente sostenibili, in combinazione con le tecnologie spaziali (Copernicus e Galileo) su cui lo stesso PNRR intende rafforzare l’investimento nel quadro del programma Space Economy.
La proposta tiene conto degli obiettivi e degli indirizzi climatici, contenuti in specifici atti di programmazione, che pongono al centro gli interventi a sostegno degli investimenti innovativi in beni strumentali, quali quelli finalizzati all’ammodernamento delle macchine agricole, nonché al soddisfacimento del fabbisogno tecnologico per le aziende del settore zootecnico, con focus per i macchinari in grado di adottare le tecnologie Precision Land Management e Agricoltura 4.0.
In quest’ottica, è necessario favorire l’introduzione di innovazioni tecnologiche nel settore della meccanizzazione agricola, il riutilizzo di tutti i sottoprodotti, la riduzione di input chimici (in particolare fitofarmaci), contrastando la scarsa propensione agli investimenti, in particolare a seguito del periodo di crisi sanitaria ed economica.
Inoltre, in funzione di una strategia di sviluppo dell’economia circolare, un’azione specifica è destinata all’ammodernamento degli impianti di trasformazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extra vergine di oliva, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre/eliminare la generazione di rifiuti (es. l’acqua di vegetazione), favorire il riuso a fini energetici della sansa umida, contribuire alla competitività della filiera e alla qualità del prodotto finito, a vantaggio di un settore fortemente caratterizzante per l’agroalimentare italiano e per il Made in Italy che, tuttavia, affronta da anni un sensibile declino a causa della competizione sul prezzo.
Nel settore olivicolo, l’applicazione delle più moderne tecnologie nel sistema di estrazione meccanica degli oli vergini di oliva (tecniche di estrazione a due o tre fasi) porterà ad una riduzione della “carbon foot print”, azzerando praticamente il volume dei sottoprodotti, che si trasformano da “rifiuto” in materia prima utilizzabile nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nel pieno rispetto dei principi dell’economia circolare.
I principali interventi ammissibili sono investimenti finalizzati a:
• innovazione e meccanizzazione agricola;
• innovazione nei processi di trasformazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extra vergine di oliva.
Come già previsto per il progetto “Parco Agrisolare”, per la realizzazione degli interventi sono attualmente oggetto di valutazione due procedure ampiamente collaudate e utilizzate (Bando ISI e procedura di finanziamento ai sensi della Legge Sabatini), al fine di identificare la soluzione più adeguata alla tempistica imposta dal Regolamento in materia di Recovery and Resilience Facility e più rispondente alle esigenze del settore.
Per il progetto il MIPAAF ha previsto un fabbisogno di 1.800 milioni di euro in sei anni.
RESILIENZA DELL’AGROSISTEMA IRRIGUO E GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE
Nell’ambito della Missione n. 2 – “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, è stata prevista un’altra componente di particolare interesse per il mondo agricolo: la Componente n. 4 – “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, al cui interno sono collocate alcune iniziative di competenza del MIPAAF.
1) Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per la migliore gestione delle risorse idriche
La proposta progettuale è finalizzata a realizzare un piano di azione nazionale per aumentare la resilienza dell’agroecosistema irriguo. L’intervento si basa sull’esperienza maturata con l’attuazione del primo Piano Invasi, coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT). L’obiettivo è quello di integrare gli investimenti in corso e in programmazione ad opera di altri Ministeri sulle grandi reti di accumulo e distribuzione delle acque, con interventi di manutenzione sul reticolo minore di scolo e di efficientamento della gestione irrigua.
La versione del PNRR del 12 gennaio ha assegnato a questo intervento risorse pari a 520 milioni di euro – rispetto agli 800 milioni di euro richiesti – finalizzate a sostenere gli “Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per la migliore gestione delle risorse idriche (compresa la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica delle reti di distribuzione)”.
Si tratta di una linea d’azione particolarmente importante per l’agricoltura, in quanto lo spettro delle continue crisi idriche, dovute alla scarsità e alla diversificata distribuzione della risorsa, ha importanti effetti sulla produzione agricola, soprattutto nelle aree dove l’irrigazione costituisce una pratica necessaria e una condizione essenziale per un’agricoltura competitiva.
• Al fine di aumentare la capacità di fronteggiare situazioni emergenziali, è indispensabile quantificare i volumi utilizzati a fini irrigui, incrementare l’efficienza nell’uso irriguo dell’acqua e favorire anche il ricorso alle acque di depurazione (cosiddette non convenzionali) ad integrazione di quelle di origine meteorologica.
Gli interventi sono finalizzati a:
• migliorare la gestione della risorsa idrica e ridurre le perdite;
• favorire la misurazione e il monitoraggio degli usi sia sulle reti collettive sia per gli usi privati;
ridurre i prelievi abusivi di acqua nelle zone rurali;
• aumentare la resilienza dell’agro-ecosistema irriguo agli eventi climatici estremi, con
particolare riferimento agli eventi siccitosi.
Per raggiungere tali target saranno finanziati interventi infrastrutturali sulle reti e sugli impianti irrigui e sui relativi sistemi di digitalizzazione e monitoraggio consistenti nella riconversione del sistema di irrigazione verso sistemi a più alta efficienza, nell’adeguamento delle reti di distribuzione al fine di ridurre le perdite, installazione di tecnologie per uso efficiente delle risorse idriche, quali misuratori e telecontrollo.
Inoltre, saranno implementati sistemi di monitoraggio dei depuratori con potenzialità di riutilizzo irriguo e verrà promosso presso le Regioni e Province Autonome un sistema di monitoraggio delle concessioni irrigue ad uso privato e il loro collegamento al sistema di dati per gli usi collettivi (SIGRIAN), con lo scopo di registrare e monitorare i volumi utilizzati in autoapprovvigionamento e scongiurare gli usi illeciti di acqua, anche grazie alla congiunta misurazione dei volumi utilizzati sulle reti collettive di distribuzione.
Gli investimenti irrigui proposti, promuovendo un utilizzo efficiente dell’acqua, mediante la riduzione delle perdite e una migliore gestione degli usi conseguente ad una adeguata misurazione degli utilizzi, consentono una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l’irrigazione, configurandosi, quindi, come una misura di adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici, aumentando la resilienza dell’agroecosistema agli eventi siccitosi.
L’attuazione degli interventi sarà affidata agli Enti irrigui e di bonifica. Il MIPAAF effettuerà la ricognizione e selezione degli interventi nella fase di avvio del progetto, utilizzando il Database Nazionale degli investimenti per l’Irrigazione e l’Ambiente (DANIA).
Il DANIA consentirà di effettuare una selezione in base a criteri oggettivi, raccogliendo gli interventi progettati dagli Enti irrigui, catalogandoli attraverso informazioni tecniche, finanziario-procedurali, nonché relative all’inquadramento territoriale. Nello specifico, sarà data priorità ai progetti con un alto livello di cantierabilità e ritenuti di maggiore strategicità territoriale da parte delle Regioni e Province autonome e delle Autorità di bacino distrettuali.
2) Gestione forestale sostenibile
Sempre nell’ambito del M2C4, si colloca un altro progetto di competenza MIPAAF, in materia di gestione forestale sostenibile. Il progetto è volto a sviluppare una filiera “foresta-legno-energia”
attraverso l’incentivazione dell’utilizzo a cascata della materia prima “legno nazionale”, con la creazione di reti di impresa forestali – notoriamente non finanziabili con la PAC – a fianco dell’attività di rimboschimento e miglioramento dei boschi esistenti.
Per tale intervento, il MIPAAF ha previsto un fabbisogno pari a 1 miliardo di euro. La versione del PNRR del 12 gennaio scorso non contempla uno specifico stanziamento nell’ambito delle risorse del Next Generation UE, ma prevede una copertura finanziaria mediante il ricorso al del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (di seguito, anche “FEASR”).
Tale aspetto costituisce una forte criticità, in quanto gli interventi progettati dal MIPAAF si riferiscono a opere di manutenzione straordinaria del reticolo idrografico minore e di gestione sostenibile delle superfici forestali esistenti, assolutamente necessari per contrastare il dissesto idrogeologico.
I predetti interventi non interessano direttamente le imprese agricole e, pertanto, risulta complicato una copertura delle spese attraverso le risorse FEASR, che, tra l’altro, risultano essere state ridotte nell’ambito del nuovo Quadro finanziario Pluriennale dell’Unione europea.
3) Interventi di gestione forestale sostenibile e di idraulica forestale in area montana e collinare a rischio idrogeologico: 0,5 miliardi di euro
La conformazione morfologica del nostro Paese costituisce una grande risorsa ma anche un elemento di fragilità. Nelle aree di pianura la componente naturale legata al rischio di alluvioni è accentuata dalla diminuita capacità del reticolo idro-geografico naturale ed artificiale minore di contenere gli eventi di piena (a causa di regimazioni, tombamenti, interrimenti, mancata manutenzione delle opere di idraulica forestale e conseguente ingombro dell’alveo da parte dei materiali trasportati).
Gli investimenti sulla gestione sostenibile delle superfici forestali ad elevato rischio idrogeologico e soggette agli effetti dei cambiamenti climatici – con estesi schianti da vento in occasione di nubifragi, aumentato rischio incendi boschivi durante gli accresciuti periodi siccitosi, accresciuta virulenza delle pullulazioni di insetti e patogeni – nelle zone collinari e montane, devono essere accompagnati da interventi puntuali di prevenzione e adattamento e dal miglioramento dell’efficienza delle storiche opere di sistemazione idraulica forestale.
Sono noti i benefici delle foreste in salute nel campo delle funzioni antierosive e regimanti degli effetti delle precipitazioni intense, tuttavia in condizioni di accentuata sofferenza, la funzionalità complessiva dei sistemi forestali decresce in misura sensibile.
Le foreste in salute svolgono anche un’importante funzione di accompagnamento alle misure di lotta al cambiamento climatico.
L’intervento persegue i seguenti obiettivi:
• prevenire e mitigare i rischi connessi al dissesto idrogeologico nelle aree forestali montane e collinari e migliorare la funzionalità, la resilienza e la resistenza delle superfici forestali agli eventi climatici estremi;
• ridurre il rischio idraulico nelle aree montane e collinare a difesa del potenziale produttivo agrosilvopastorale di pianura;
• promuovere, ove non diversamente previsto, la valorizzazione anche energetica delle biomasse ottenute dalla gestione e manutenzione straordinaria del reticolo idro- geografico minore;
• contrastare lo spopolamento e l’abbandono di aree particolarmente fragili dal punto di vista socio-economico e per natura litologica e morfologica;
• implementare il sistema di monitoraggio degli interventi. Le misure da adottare per raggiungere gli obiettivi indicati sono:
• azioni estensive di gestione forestale sostenibile con interventi selvicolturali di prevenzione dei rischi secondo un piano di tagli dettagliato;
• azioni di manutenzione straordinaria e ripristino delle storiche opere di sistemazione idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana secondo i criteri e le metodologie dell’ingegneria naturalistica;
• ricostituzione e restauro di aree forestali degradate e/o colpite da eventi climatici estremi attraverso interventi di riforestazione e sistemazione idraulica.
Per la realizzazione degli interventi è in fase di realizzazione una banca dati nazionale, con dettaglio regionale, sulle necessità di intervento e di individuazione dei progetti potenzialmente realizzabili da parte dei proprietari e gestori, pubblici e privati, delle superfici forestali in area ad elevato rischio idrogeologico.
Gli interventi – che potranno riguardare l’intero territorio nazionale – saranno selezionati in base ai seguenti criteri di priorità:
• urgenza per l’incolumità pubblica e delle infrastrutture;
• dimensione e unitarietà dell’intervento in termini di superficie forestale coinvolta;
• interventi integrativi di tutela della biodiversità;
• utilizzo a cascata privilegiandone l’uso duraturo dei prodotti legnosi estratti.
4) Interventi per la gestione e manutenzione del territorio rurale: 0,5 miliardi di euro
Sul territorio nazionale 7,1 milioni ettari di pianura sono serviti da opere di scolo e, di questi, 1,2 milioni di ettari richiedono il sollevamento meccanico dell’acqua attraverso l’esercizio di più di 700 impianti idrovori. La lunghezza dei canali è di oltre 90 mila chilometri.
In molte aree del territorio italiano, tale attività di tutela del territorio dal rischio di esondazioni risulta integrata con l’attività irrigua in quanto i canali artificiali e del reticolo idrografico minore hanno in molti casi sia la funzione di vettoriamento delle acque meteoriche sia la funzione di trasporto dell’acqua irrigua.
L’investimento in questione punta a ridurre il rischio idraulico e idrogeologico nelle aree rurali per garantire la sicurezza delle attività produttive, in particolare di quelle agricole, sul territorio e tutelare la salute dei cittadini, aumentando di conseguenza l’attrattività delle aree rurali.
Gli interventi previsti sono indirizzati a raggiungere i seguenti target:
• ridurre il rischio idraulico nelle aree rurali a difesa del potenziale produttivo agricolo;
• aumentare l’attrattività delle aree rurali.
Per raggiungere gli obiettivi indicati, saranno finanziati interventi di gestione e manutenzione straordinaria del territorio rurale, dei canali e della rete idrica minore, quali manutenzione straordinaria della rete scolante, verifica e potenziamento degli impianti idrovori, automazione e telecontrollo di sbarramenti mobili al fine di prevenire fenomeni di esondazione.
L’attuazione degli interventi sarà affidata agli Enti irrigui e di bonifica e da ulteriori soggetti delegati da parte delle Regioni e Province autonome. Anche in questo caso, il MIPAAF effettuerà la ricognizione e selezione degli interventi nella fase inziale, di avvio del progetto, utilizzando il Database Nazionale degli investimenti per l’Irrigazione e l’Ambiente (DANIA).
Come già osservato, questo database consentirà di effettuare una selezione in base a criteri oggettivi, essendo uno strumento che raccoglie gli interventi attuati dagli Enti irrigui – al momento solo programmati – catalogandoli attraverso informazioni tecniche, finanziario-procedurali, nonché relative all’inquadramento territoriale. Sarà data priorità ai progetti con un alto livello di cantierabilità e ritenuti di maggiore strategicità territoriale dalle autorità regionali.
DIGITALIZZAZIONE SISTEMA INFORMATIVO AGRICOLO NAZIONALE (SIAN)
Nell’ambito della Missione n. 1 – “Digitalizzazione e modernizzazione della PA”, Componente n. 1 – “Dati e interoperabilità” è stato proposto il progetto MIPAAF sulla “Digitalizzazione e reingegnerizzazione del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN)”.
Le recenti strategie europee in materia di Green Deal e Farm to Fork stressano le potenzialità della digitalizzazione particolarmente rilevanti per il settore primario.
In particolare, “le tecnologie digitali sono un fattore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal. […] possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente. La digitalizzazione presenta inoltre nuove opportunità per il monitoraggio a distanza”. Mentre la strategia Farm to Fork, mirando a stimolare un consumo alimentare sostenibile, individua negli strumenti digitali nuove modalità per informare i consumatori, fornendo loro dettagli ad esempio sulla provenienza, sul valore nutritivo e sull’impronta ambientale degli alimenti.
La qualità dei dati, la certificazione degli stessi e la capacità di condividerli all’interno dell’intero ecosistema agricolo, facilitando la fruizione delle informazioni disponibili nella gestione dei processi di filiera o nell’ambito dei procedimenti amministrativi, costituiscono il presupposto fondante per una strategia di ripartenza del sistema, sviluppando nuove dinamiche nelle aziende agricole e nel consumo da parte dei cittadini rappresentate da:
• bioeconomia,
• economia circolare,
• riduzione degli sprechi alimentare;
• tracciabilità dei prodotti;
• sicurezza alimentare;
• sostenibilità ambientale della produzione agro-zootecnica.
Le tecnologie abilitanti – dati satellitari con frequenze molto elevate, dati dell’agrometereologia, capacità di elaborare grandi quantità di dati anche eterogenei tra di loro, blockchain – consentono di perseguire con maggiore facilità gli obiettivi preposti, favorendo la trasformazione digitale del comparto.
Il progetto consente di rafforzare la connettività delle 35 strutture territoriali dell’ICQRF potenziando la digitalizzazione e la gestione evoluta dell’enorme mole di dati presente nel patrimonio informativo SIAN e conseguente all’introduzione dei registri informatizzati nei settori vitivinicolo e oleario, nel Registro Unico dei Controlli di cui al decreto-legge n. 91 del 2014, ed alle procedure gestionali SIAN presso i singoli Uffici. Inoltre, consente il potenziamento del laboratorio centrale di Roma antifrodi e la connessione con gli altri 5 laboratori ICQRF, al fine di creare un sistema altamente dinamico di contrasto alle frodi alimentari.
La digitalizzazione del sistema prevede l’integrazione tra il SIAN e la banca dati della Rete di Informazione Contabile Agricola (Reg. CE 1217/2009 e s.m.i.) e la trasformazione di quest’ultima nella Rete d’Informazione sulla Sostenibilità Agricola, così da raccogliere “dati sugli obiettivi delle strategie dal produttore al consumatore e sulla biodiversità e altri indicatori di sostenibilità”, come espressamente previsto dalla strategia Farm to Fork (par. 3.2).
Si prevede, inoltre, la definizione del sistema di raccolta dei dati di contabilità forestale (Rete di Informazione Forestale), tramite attività di indagine finalizzate alla creazione di una rete nazionale di raccolta ed elaborazione di informazioni reddituali ed economiche delle imprese del settore, nonché l’implementazione e gestione di un Portale Nazionale Forestale che permetta la raccolta e consultazione pubblica, online e gratuita, di tutti i dati e informazioni, come previsto all’articolo 15 del decreto legislativo n. 34/2018 (TUFF).
Inoltre, un sistema agrometeorologico armonizzato a livello nazionale (Sistema Agrometeorologico Nazionale e Potenziamento della Rete Agrometeorologica Nazionale), dotato delle più recenti tecnologie disponibili, è necessario per l’applicazione di specifiche tecniche di agricoltura di precisione, quali la distribuzione degli input a rateo variabile, e una più razionale gestione dei rischi in agricoltura.
Infine, la lotta agli sprechi alimentari rientra nella visione della strategia nazionale del Green Deal, poiché gli sprechi alimentari hanno conseguenze sociali, etiche, economiche e soprattutto ambientali.
In quest’ottica, è funzionale l’implementazione di un sistema informativo di misurazione, gestione e monitoraggio finalizzato alle azioni da attuare per la lotta agli sprechi e il recupero delle eccedenze alimentari (Sistema informativo lotta agli sprechi alimentare).
L’intervento si concretizza nello sviluppo di tecnologie abilitanti su cui implementare i colloqui tra amministrazioni e tra amministrazioni e aziende agricole, basate su un sistema cloud e (near)real time, per una reingegnerizzazione e conseguente digitalizzazione dei processi amministrativi, con sistemi blockchain e servizi decentralizzati di input e di output.
Il sistema consente di garantire il continuo scambio di informazioni e dati tramite processi affidabili e certificati, nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento GDPR. Inoltre, il sistema prevede dashboard per il supporto alle decisioni di policy e al monitoraggio e valutazione delle stesse per le amministrazioni, alle decisioni di business per le aziende agricole e gli operatori e per il sistema di contrasto alle frodi alimentari.
Il PNRR, nella versione del 12 gennaio 2021, non contiene traccia evidente dell’assegnazione di 140 milioni di euro da destinare all’intervento.
Gli interventi sostenuti sono in sinergia con il programma nazionale relativo alla Space Economy, nel cui ambito sono previsti interventi volti a sviluppare e fornire alle organizzazioni istituzionali e alle aziende del settore privato servizi geo-spaziali su misura per le esigenze operative, creando un contatto tra la domanda qualificata e l’offerta di applicazioni e servizi geo-spaziali a valore aggiunto e facilitando l’adozione da parte degli utenti finali non tecnici, compresi anche gli enti della pubblica amministrazione.
ULTERIORI PROGETTI DI INTERESSE PER L’AGRICOLTURA
1) Digitalizzazione delle aree rurali a fallimento di mercato (capofila Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale) – banda larga
Altro intervento di grande interesse per il mondo agricolo è inserito nella M1C2 – “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, che si propone, tra l’altro, di realizzare reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e monitoraggio satellitare, per la realizzazione, l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità collegate all’utente finale nelle aree bianche e grigie (aree rurali a fallimento di mercato).
In questo ambito, si prevedono interventi per la riduzione del digital divide, favorendo il raggiungimento degli obiettivi europei della Gigabit society.
Sempre in ambito digitalizzazione, il progetto “Osservazione della Terra”, tramite l’utilizzo di dati satellitari, potrà essere di grande utilità per la gestione sostenibile del territorio agricolo e rurale e per il miglioramento dell’offerta di servizi alle imprese, alle istituzioni e ai cittadini.
2) Borghi rurali (capofila MIBACT)
Nell’ambito della M1C3 – “Turismo e cultura 4.0”, è inserita una linea d’azione per lo sviluppo del patrimonio storico rurale.
La linea di intervento prevede, tra l’altro, la realizzazione di interventi di valorizzazione dei piccoli borghi storici e rurali coordinati grazie a un Piano Nazionale Borghi.
Il progetto, di cui era capofila il MIBACT, interviene per salvaguardare il prezioso ma talvolta fragile patrimonio culturale delle aree rurali del nostro Paese, favorendo tra l’altro la rinascita o il consolidamento del tessuto produttivo agricolo.
Il progetto prevede di sostenere l’attivazione di iniziative imprenditoriali e commerciali, tra le quali nuove modalità di ricettività, quali ospitalità diffusa e albergo diffuso, per la rivitalizzazione del tessuto socio-economico dei luoghi, contrastando lo spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio e delle tradizioni e riqualificando l’edilizia rurale e storica.
Il programma prevede di realizzare anche un grande piano di interventi preventivi antisismici, per ridurre significativamente il rischio ed evitare l’enorme investimento necessario per il ripristino dopo eventi calamitosi, oltre che la perdita definitiva di molti beni, come purtroppo accade dopo ogni terremoto.
3) Sviluppo del biometano secondo criteri di promozione dell’economia circolare
Sebbene non risulti presente nella versione del PNRR del 12 gennaio scorso, il progetto risulta attualmente inserito nella Missione n. 2, Componente n. 2 – “Transizione energetica e mobilità sostenibile”.
Il progetto prevede la riconversione di impianti di biogas, la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano e la sostituzione di mezzi meccanici obsoleti e a bassa efficienza con mezzi alimentati a metano/biometano. Gli interventi consentirebbero di risolvere, sulla base dei criteri di promozione dell’economia circolare, anche diversi aspetti legati alla gestione delle deiezioni animali. Lo sviluppo del biometano appare particolarmente interessante per rendere più sostenibile l’attività agricola e al contempo produrre un biocombustibile avanzato, valido sia per usi puntuali nel luogo di produzione, sia per immissione in rete, tramite le infrastrutture di rete già esistenti.
Il progetto vale 1,923 miliardi di euro e vede il MISE in qualità di amministrazione capofila.
CONCLUSIONI
La struttura tecnica del MIPAAF è costantemente al lavoro, in collegamento con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e gli altri Dicasteri, al fine di finalizzare la proposta di PNRR da trasmettere ufficialmente alla Commissione europea entro il 30 aprile prossimo.
Il confronto con i servizi della Commissione europea è, in realtà, già in corso da diversi mesi, al fine di definire un allineamento preventivo agli standard fissati, facilitando così la fase successiva di valutazione.
Prima di tale data, sarà necessario sciogliere alcuni importanti nodi che riguardano il settore agricolo, primo tra tutti l’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione che, nella proposta del PNRR del 12 gennaio – come già sottolineato più volte – risultano inferiori ai fabbisogni stimati.
Altro importante aspetto è costituto dalla previsione del PNRR di ricorrere alla copertura di parte delle spese necessarie per la realizzazione degli interventi utilizzando risorse provenienti dal FEASR o dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027.
A tal proposito, è opportuno evidenziare che nel periodo di programmazione 2014-2020, 842 milioni di euro delle risorse FSC sono state destinate ad interventi in favore del settore agricolo e che, per la nuova programmazione (2021-2027), occorrerebbe riservare un analogo finanziamento per la realizzazione di interventi strategici ed essenziali, come le misure di contrasto alle emergenze fitosanitarie e zootecniche.
Per quanto riguarda il FEASR, occorre sottolineare che ad esso sono state assegnate risorse nettamente inferiori alla passata programmazione nell’ambito dell’accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e del Next Generation EU.
Per tale ragione, occorre prevedere una diversa modalità di cofinanziamento nazionale dei programmi di sviluppo rurale, per consentire al settore agricolo di assicurare il proprio fondamentale contributo alla transizione verde e digitale dell’economia del Paese.
Per il periodo 2023-2027 è infatti necessario prevedere una contribuzione nazionale al cofinanziamento dei programmi FEASR non inferiore al 60% ed il concorso dello Stato, a cofinanziamento dei programmi regionali, non inferiore al 75%.
Una volta definito il contenuto del PNRR, l’altra grande sfida è rappresentata dall’attivazione immediata delle procedure di evidenza pubblica necessarie per realizzare concretamente gli interventi.
Per tale ragione, è in fase di definizione, su ogni singola scheda progettuale, un cronoprogramma dettagliato che dia la certezza di completamento delle azioni nell’orizzonte temporale previsto.
Il settore agricolo potrà trovare nel PNRR un potente strumento di sviluppo e rilancio, con la possibilità di compiere nuovi e importanti passi in avanti in tema di competitività, sostenibilità, digitalizzazione.
In conclusione, se il settore agricolo ha bisogno del PNRR, il PNRR ha assoluta necessità del contributo agricolo per traghettare il Paese verso gli obiettivi di transizione ecologica economica e sociale che sono stati alla base di questa poderosa iniziativa.
Se si avrà la capacità di accompagnare l’attuazione del PNRR con una riforma amministrativa incentrata sul potenziamento della pubblica amministrazione e sul complesso processo di semplificazione amministrativa, il nostro Paese avrà compiuto un decisivo passaggio verso la “Nuova Ricostruzione”.