Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-05906
presentato da
SANI Luca
testo di
Lunedì 3 maggio 2021, seduta n. 499
SANI, CENNI, ANDREA ROMANO e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
i derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chilogrammi a testa ogni anno;
il gruppo Petti, riporta l’homepage del sito ufficiale dell’azienda, «produce conserve di pomodoro sin dal 1925, per decenni l’azienda dell’omonima famiglia fornisce importanti gruppi italiani e internazionali. Nel 2013 viene spostato il confezionamento di tutti i prodotti a marchio Petti presso la società del Gruppo Italian Food Spa guidata da Pasquale Petti, quarta generazione della famiglia, che decide di lanciare una linea premium di conserve di pomodoro, dedicata al mercato italiano e ai mercati esteri più sensibili all’innovazione e alla qualità. Nascono i prodotti a marchio “Petti” realizzati con 100 per cento pomodoro toscano lavorato a bassa temperatura»;
da quanto si apprende da fonti stampa il 26 aprile i carabinieri per la tutela agroalimentare «hanno sequestrato 4.477 tonnellate di pomodoro, per lo più confezioni di conserve (3.500 tonnellate) etichettate come “pomodoro 100 per cento italiano” e/o “pomodoro 100 per cento toscano”, pronte per la commercializzazione, il resto (977 tonnellate) prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni, nel deposito Italian Food Spa del Gruppo Petti nello stabilimento di Venturina (Livorno)»;
per gli inquirenti il prodotto era falsamente etichettato quale 100 per cento italiano, venendo miscelato con «rilevanti percentuali (variabili) di pomodoro concentrato estero». Gli investigatori, sempre secondo la stampa, avrebbero colto in flagranza gli addetti mentre effettuavano l’operazione di contraffazione;
secondo i dati resi noti dalle associazioni di categoria nel 2020 sono aumentate del 17 per cento le importazioni di derivati del pomodoro dalla Cina, che con gli attuali 69 milioni di chilogrammi è il principale fornitore del nostro Paese;
l’amministratore unico di Italian Food, Pasquale Petti, commentando l’indagine dei Carabinieri ha spiegato che i prodotti oggetto del sequestro probatorio: «non sono a marchio Petti e sono destinati all’estero»;
al di là degli esiti dell’indagine, appare evidente che tale episodio potrebbe avere conseguenze negative per la continuità produttiva dell’azienda, in particolare per lo stabilimento di Venturina, per i livelli occupazionali coinvolti e per il corretto pagamento dei fornitori di pomodoro coltivato in Italia. Molti produttori locali, della Toscana e di alcune altre zone del centro Italia, cedono infatti pomodori al gruppo Petti ed è necessario assicurare, proprio all’inizio della stagione di raccolta, adeguate garanzie economiche a tali aziende agricole che potrebbero non essere saldate nei termini previsti o avere gran parte della produzione invenduta;
occorre quindi tutelare, oltre ai consumatori e alle aziende oneste del settore, i lavoratori dello stabilimento e della filiera su cui potrebbero ricadere le conseguenze di tale tentativo di contraffazione;
il decreto ministeriale 16 novembre 2017 prevede che l’indicazione dell’origine in etichetta del pomodoro contenga il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e il nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
il decreto sopracitato dispone inoltre che soltanto se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura «Origine del pomodoro: Italia»;
le norme previste da tale decreto, che si sarebbero dovute applicare fino al 1o aprile 2020 (data di entrata in applicazione del regolamento (Ue)775/2018 sull’origine dei prodotti in etichetta che prevede parametri meno restrittivi) sono state comunque prorogate in via sperimentale fino al 31 dicembre 2021 –:
quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per tutelare i consumatori e le imprese nazionali della filiera del settore dai reati di contraffazione, che hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni;
se il Governo non ritenga opportuno monitorare la situazione o assumere altre iniziative a salvaguardia della continuità produttiva dello stabilimento di Venturina, relativamente alla lavorazione del pomodoro coltivato in Italia, al fine di tutelare i livelli occupazionali e il corretto pagamento e la sostenibilità economica degli agricoltori che conferiscono la materia prima;
quali siano ad oggi gli orientamenti del Governo rispetto a una eventuale proroga delle norme del decreto ministeriale 16 novembre 2017 la cui applicazione è prevista fino al 31 dicembre 2021.
(5-05906)