Areté. Pillole dai mercati: Noci e pomodoro da industria

NOCI:

Da inizio marzo, il prezzo della noce sgusciata Chandler 80 cilena, consegnato Europa, ha registrato un aumento del 13%, +51% rispetto a marzo 2023.  Dalle analisi Areté emerge che ad animare il mercato cileno sia soprattutto il deterioramento delle prospettive sul raccolto 2024 (da poco iniziato) che soffre gli effetti di un meteo sfavorevole. I principali operatori del mercato si aspettano cali produttivi superiori al 10%. Le prospettive di una minore offerta, in un contesto di stock già limitati, si riscontrano con una domanda rigida, come testimoniato da esportazioni seconde solo ai record della campagna 2021/22. Il premio delle noci cilene su quelle di origine USA, che beneficiano invece di un’offerta 23/24 record, ha così toccato, a marzo, un massimo pluriennale a circa 2.200 $/t.

POMODORO DA INDUSTRIA:

I prezzi dei trasformati del pomodoro, in prossimità dei trapianti primaverili nelle principali aree produttive, si mantengono stabili. Si segnala invece una fase tendenzialmente ribassista sui prezzi delle materie prime destinate agli imballaggi. Gli Hot Rolled Coil Usa (la materia prima principale per la produzione di barattoli in acciaio), tra inizio febbraio e inizio marzo, hanno mostrato una deflazione del 21%, -7% quelli Nord Europei, riportandosi entrambi sui valori dell’ottobre 2023 (pre-crisi mediorientale). Anche le quotazioni delle bottiglie di vetro per la passata hanno segnato, nel mese di febbraio, un -3%. Le aspettative sulla produzione globale di pomodoro da industria 24/25, recentemente presentate dal World Processing Tomato Council, sono di 47 Mio t, un rimbalzo del 6% rispetto alla scorsa campagna. L’aumento produttivo è soprattutto riconducibile ad una produzione cinese in recupero di circa il 40%. In Italia la produzione è prevista a 5,6 Mio t; +3,7% rispetto alla scorsa campagna.




Confagricoltura Veneto. boom del pomodoro da industria a Rovigo e Verona, ma prezzi bassi

Il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori per i cereali sta portando molte aziende del Veneto a orientarsi verso la coltivazione del pomodoro da industria, soprattutto nelle province di Verona e Rovigo, che sono leader regionali del settore. Preoccupa, però, la trattativa per il prezzo 2024 della bacca rossa, che ancora non riesce a decollare. La prima offerta calata dall’industria nel tavolo con i produttori del Nord Italia è, infatti, di 125 euro alla tonnellata, una cifra di ben 25 euro in meno rispetto all’annata 2023.

Una proposta inaccettabile, secondo Camillo Brena, presidente della sezione di prodotto Pomodoro da industria e orticole di Confagricoltura Veneto, titolare di un’azienda a Taglio di Po, nel Rodigino. “L’offerta è addirittura più bassa di quella del 2022, quindi non può andarci bene – sottolinea l’imprenditore agricolo -, soprattutto alla luce dell’attuale contesto economico, fatto di costi in aumento e incertezze cui è esposta la coltura. Pensiamo, ad esempio, all’incremento dei costi assicurativi, ma anche a quello del concime e delle piantine. Da mettere in conto anche le possibili perdite produttive: ricordiamo che l’anno scorso le piogge primaverili e gli eventi grandigeni hanno favorito lo sviluppo di batteriosi e peronospera, portando a perdite medie di produzione fino al 30%. Perciò respingiamo l’offerta e siamo pronti a batterci per spuntare prezzi remunerativi ed equi per i coltivatori”.

Il calo dei prezzi, secondo il presidente, è dovuto al fattoche molte aziende agricole si stanno buttando sul pomodoro, dato il tonfo sul mercato dei prezzi dei seminativi. “In Polesine molti agricoltori si sono orientati verso questa coltura, che già nel 2023 aveva segnato una crescita di oltre il 24%, pensando che il prezzo rimanesse quello dell’anno scorso, cioè 150 euro alla tonnellata. L’industria, di fronte alle previsioni di una maggiore quantità di prodotto, ha dunque pensato bene di abbassare i prezzi. Chiaramente questo sta causando disorientamento nelle aziende, che in questo momento avrebbero invece bisogno di certezze per programmare l’annata. Le piantine vanno infatti ordinate per tempo, dato che il trapianto in campo è previsto per metà aprile”.

Secondo le stime di Veneto Agricoltura, nel 2023 la superficie coltivata a pomodoro da industria in regione ha confermato il trend di crescita dell’annata precedente, portandosi a circa 1.810 ettari (+2,7%). Verona conferma la propria leadership con 1.130 ettari (+2,1%), seguita da Rovigo (465 ettari, +24,5%) e Venezia (145 ettari, -26,3%). Nonostante le piogge primaverile e i fenomeni grandigeni, che hanno favorito lo sviluppo di peronospora e batteriosi, e le alte temperature estive, la resa del pomodoro da industria è leggermente migliorata, portandosi a circa 67 tonnellate all’ettaro (+2,8%) e la produzione è stata stimata a circa 120.700 tonnellate (+5,6%).

 




Confagricoltura Piacenza. Pomodoro: parti molto distanti nella trattativa

L’accordo quadro del pomodoro da industria è decisamente ancora al di là da venire dopo che questa mattina si sono incontrate le parti e nel pomeriggio si è riunito il tavolo agricolo per riportare la proposta dell’industria che sostanzialmente avrebbe offerto 125 euro a tonnellata paventando un eccesso di offerta.

“Una proposta inaccettabile – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini – perché dato il contesto economico, i costi e le incertezze a cui è esposta una coltura così impegnativa sotto ogni punto di vista, l’offerta è quantomeno disincentivante. Con una base di questo tipo sarebbe sconsigliabile coltivare”.

Per contro, gli agricoltori stanno in queste ore procedendo alla programmazione e serpeggia la preoccupazione che molti possano essere incoraggiati dal prezzo spuntato nella precedente campagna. “Non cadiamo nel dilemma del coltivatore – ricorda Gasparini – che ci spiegano da sempre ai corsi di economia agraria: a fronte di un prezzo soddisfacente l’agricoltore è spinto a riseminare nella campagna successiva determinando così un surplus di offerta che causa il calo dei prezzi”.

L’accordo quadro 2023 è acqua passata per tutti, per l’imminente stagione bisogna ripartire dalla fotografia attuale dei mercati e dei fabbisogni. Il prezzo 2024 si formerà nel tavolo della trattativa sulla base di questo, non su ciò che è stato. “Soprattutto – prosegue Gasparini – la produzione, se vuole assicurarsi possibilità negoziali, deve muoversi in modo aggregato e organizzato. Sconsigliamo fermamente di agire individualmente utilizzando partite iva diverse, perché rompendo il fronte dell’offerta si perde potere negoziale”.

“Non è condivisibile la volontà che registriamo da una certa parte della componente agricola di aggirare il sistema delle Op interfacciandosi direttamente con le industrie, spinti dalla volontà di produrre di più. Questa forza centripeta è una follia perché il prezzo di riferimento dello scorso anno è nato da un altro equilibrio e poi soprattutto perché manifestare in questa fase la volontà di aumentare le semine non può che concorrere ad abbassare il prezzo di riferimento”.

Quanto alle Op, dopo tutto quello seminato in questi anni, rischiano di abdicare al loro ruolo se, fatto salvo il controllo dei singoli, non riusciranno a programmare concordemente e con trasparenza l’offerta dei soci e dunque ad arrivare alla proposta di un’offerta organizzata indicando, se ce ne fosse bisogno, anche una riduzione pro-quota per ciascun socio.

“Non vediamo altre ricette – conclude drastico Gasparini – se gli agricoltori non agiranno organizzati seguendo le indicazioni delle Op, che a loro volta tra loro devono collaborare tra loro, il sindacato sarà impossibilitato a svolgere il suo ruolo di difesa del reddito agricoltori. Un peccato – chiosa – perché le condizioni del mercato del trasformato consentirebbero alle fabbriche di sostenere quotazioni della materia prima in linea con la precedente annata. Con una coltura così rischiosa è meglio orientarsi su un recupero di marginalità piuttosto che fare numeri senza margine o addirittura non coprire neppure le spese”.




Dati Eurostat, Squeri (DG Steriltom): Italia leader in Ue per raccolta pomodoro, ma ora parlare di reciprocità

“I dati Eurostat sul 2022 certificano come l’Italia con il 40% di pomodori raccolti in Ue si confermi Paese leader fra i 27 e la terza Nazione al mondo per trasformazione dopo gli Stati Uniti e la Cina con oltre 5,4 milioni di tonnellate trasformate nel 2023.  Questi numeri però non devono trarre in inganno e farci stare tranquilli”. È quanto dichiara Alessandro Squeri, DG di Steriltom società leader a livello Ue nella produzione di polpa di pomodoro per il settore Food Service e Industriale.

“Fuori dall’Europa, infatti, vediamo una Cina che nel 2023 ha incrementato la propria produzione in maniera sproporzionata raggiungendo le 8 milioni di tonnellate e che per il 2024 prevede di diventare il primo produttore mondiale con 11 milioni e, dato allarmante, nel 2023 l’Europa ha quasi raddoppiato le importazioni di concentrato di pomodoro cinese. La produzione di pomodoro cinese – aggiunge Squeri – non segue gli stessi standard di sicurezza europei in termini di pesticidi, ogm, tracciabilità e sostenibilità e pone inoltre seri dubbi etici per quanto si sta verificando nello Xinjiang nei riguardi della locale popolazione degli Uiguri, spesso utilizzata come manodopera a basso costo proprio nella filiera del pomodoro, e riguardo alla quale il Parlamento Europeo ha riconosciuto che sta avvenendo un vero e proprio genocidio. L’Europa – prosegue – da una parte chiede standard sempre più alti alle imprese europee ma, allo stesso tempo, permette l’importazione di prodotti che non rispettano questi standard e che fanno quindi concorrenza sleale alle nostre imprese”.

“Se l’Unione Europea non vuole scomparire deve cominciare a parlare di reciprocità altrimenti quello che otterremo è solo la distruzione delle nostre filiere a favore di quelle a più bassa qualità, eticità e sostenibilità, le quali, proprio per questo, possono permettersi di offrire prodotti a un prezzo più basso facendo concorrenza sleale”, conclude Squeri.

 




Anicav a Foodex. Mercato giapponese in crescita: nel 2023 il valore delle esportazioni di pomodoro in scatola è salito del 18%

ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, nell’ambito del progetto “Red Gold From Europe. Excellence in EU preserved tomatoes”, cofinanziato dall’Unione Europea e finalizzato allavalorizzazione e alla promozione delle conserve di pomodoro made in Italy, parteciperà alla prossima edizione di Foodex in programma a Tokio dal 5 all’8 marzo, la più importante manifestazione fieristica agroalimentare del Giappone.

Il Giappone è il settimo mercato di destinazione a livello mondiale delle conserve rosse e il secondo dopo gli USA, se consideriamo solo i paesi extraeuropei, in termini di valore. Nel 2023 le esportazioni nel Paese nipponico hanno fatto registrare una crescita in valore del 18% rispetto all’anno precedente, per un totale di 120 milioni di euro, circa il 4,3% dell’export globale (2,8 miliardi di euro). Il valore dell’export cresce anche in tutto il mercato asiatico con un netto +19% per un totale di circa 270 milioni di euro (il 9,6% dell’export totale).

“Il Giappone rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per l’export del nostro pomodoro, in particolare per il pelato intero apprezzato per le sue qualità e per la sua genuinità. – commenta Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV – Grazie alle performance molto positive degli ultimi anni il mercato nipponico, al netto delle tensioni geo politiche che potrebbero incidere su costi, continua ad avere una notevole rilevanza strategica per il nostro comparto. Per questo motivo il progetto ‘Red gold from Europe. Excellence in EU preserved tomatoes’, costituisce un importante strumento per consolidare e accrescere la presenza dei nostri prodotti, già ampiamente conosciuti ed apprezzati dai consumatori giapponesi, in questo Paese”.




Produttori di pomodoro – Confagricoltura, Coldiretti e Cia: “Rischiamo di perdere un bacino di oltre 38 mila ettari”

«Serve l’accordo sul prezzo altrimenti sparisce dal mercato la passata di pomodoro 100% italiano»Il messaggio corale alle imprese di trasformazione arriva dal Tavolo agricolo del pomodoro da industria del Nord Italia, rappresentato da tutte le Op-organizzazioni dei produttori e dalle professionali agricole – Confagricoltura, Coldiretti e Cia -, che si è riunito ieri a Sant’Ilario d’Enza (RE). A chiedere di velocizzare la definizione dell’accordo per la campagna 2022 sono i produttori che nel 2021 hanno raccolto e consegnato all’industria oltre 3 milioni di tonnellate di prodotto (38.621 ettari coltivati di cui il 70% in Emilia-Romagna).

 

L’ultimo incontro tra agricoltori e industriali, svoltosi lo scorso 11 marzo, si è chiuso con una fumata nera e un secco “no” dei produttori alla proposta delle imprese di trasformazione, ferma sui 100 euro a tonnellata. «C’è il serio rischio che i produttori abbandonino la coltivazione del pomodoro in una area da sempre vocata e strategica – lancia l’allarme il Tavolo agricolo – alcuni stanno già optando per altre colture quali orzo, mais, girasole e soia. Troppe incertezze e tensioni stanno portando a un drastico calo delle superfici coltivate nell’intero bacino del Nord Italia tra Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte».

 

Il Tavolo agricolo ha preso atto della situazione di estrema instabilità, dovuta alla persistente condizione geopolitica, che tende a indirizzare la pianificazione delle coltivazioni verso colture cerealicole oppure oleaginose a discapito del pomodoro da industria. Le aziende produttrici segnalano peraltro il crescente e inarrestabile incremento dei costi di produzione.

 

Il Tavolo – in rappresentanza delle Op-organizzazioni dei produttori e delle professionali agricole Confagricoltura, Coldiretti e Cia – ritiene indispensabile perseguire, in modo univoco e compatto, le richieste economiche già esposte e trattate con la controparte industriale, non per mera speculazione o opportunismo, ma per garantire sopravvivenza e reddittività alle aziende agricole e alla coltura che genera valore, indotto economico ed occupazionale in tutto l’areale di coltivazione.

 

«Si auspica di far prevalere il senso di responsabilità da parte di tutti e – conclude il Tavolo – arrivare a stringere un unico accordo quadro che sia in grado di tutelare il valore sin qui generato dall’intera filiera. Un patto che sia foriero di una corretta programmazione, nel rispetto delle esigenze delle parti, per affrontare un’annata agraria che si profila fin da ora complicatissima visto la carenza di piogge e il pesante deficit idrico».




Pomodoro, Goi Idra: si studiano nuove soluzioni per contrastare il ragnetto rosso, l’acaro che minaccia il pomodoro da industria

È stato presentato il progetto PSR GOI I.D.RA. che punta a trovare una strategia sostenibile ed efficace per contrastare la presenza in campo del ragnetto rosso, l’acaro che minaccia la produzione del pomodoro da industria.
Da due anni i partner del progetto sono al lavoro tra questionari, sperimentazioni di nuove linee guida, rilievi in campo delle popolazioni di ragnetto, test di efficacia degli agrofarmaci, formazione e divulgazione a supporto degli agricoltori. Attività che sono state illustrate nel corso di un convegno organizzato da Consorzio Agrario Terrepadane ed OI Pomodoro da Industria del Nord Italia.
L’identikit del progetto
Il progetto, iniziato nel 2019, si concluderà nella primavera 2022 e ha un valore complessivo di 250mila euro, di cui 180mila finanziati dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale. Sono partner il Consorzio agrario Terrepadane (ente capofila), l’Organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria del Nord Italia, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Op Ainpo, il Centro di formazione Tadini e 4 aziende agricole situate nella zona più colpita, nell’area sud della provincia di Piacenza.
Le attività
L’OI Pomodoro da Industria del Nord Italia ha raccolto informazioni per cercare di identificare i fattori predisponenti le infestazioni da ragnetto rosso da 100 aziende agricole situate tra Piacenza e Parma, tramite questionari, con la collaborazione delle OP Ainpo, Asipo e Poa. I dati raccolti sono stati analizzati dall’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza che ha poi stilato una proposta di nuove linee guida mirate alla prevenzione e al controllo in campo del ragnetto rosso, nel rispetto dei disciplinari di produzione integrata.
Nelle 4 aziende agricole partner del progetto Terrepadane, con il supporto dell’Op Ainpo, ha eseguito prove in campo in modo da effettuare un confronto sull’applicazione di tali linee guida.
L’università ha monitorato la presenza di ragnetto sul territorio, raccogliendo in campo e classificando in laboratorio numerose popolazioni, eseguendo test per la valutazione della resistenza ai fitofarmaci durante i quali si è verificata sia l’attività diretta dei prodotti che l’effetto di miscele (tank mix). Infine ha condotto test sull’efficacia degli agrofarmaci attualmente in uso.
Il Centro di formazione Tadini ha realizzato attività formative specifiche per le diverse categorie professionali: agricoltori, tecnici delle Op e rivenditori di agrofarmaci. I corsi, arricchiti anche con le nuove indicazioni emergenti dal progetto, hanno mirato ad approfondire e aggiornare le conoscenze su questi acari. È previsto anche un incontro con il distretto produttivo di pomodoro da industria del Portogallo per confrontarsi sugli strumenti e sulle modalità con cui è affrontata la lotta al ragnetto rosso nei diversi territori europei.
I risultati tecnico-scientifici del progetto saranno completi per inizio anno 2022. L’OI ha incaricato un esperto di comunicazione in campo ambientale per veicolare i contenuti in modo innovativo, raggiungendo un duplice obiettivo: diffondere le informazioni tecniche e scientifiche e fornire un supporto all’agricoltore nell’orientarsi nella lotta al ragnetto, sapendo di poter contare sulle varie competenze di una filiera integrata e collaborativa.
Le prime indicazioni
Le prime indicazioni riguardano i risultati dei test sugli agrofarmaci che evidenziano come una adeguata rotazione dei principi attivi abbia rivalutato l’efficacia delle molecole in uso. Confermata inoltre l’efficacia dei nuovi prodotti, con la raccomandazione di non abusarne. Le indagini sulle resistenze delle popolazioni di ragnetto hanno inoltre rivelato che quelle presenti nelle aree più colpite hanno acquisito una resistenza genetica agli ovocidi.
Il commento del presidente Rabboni
“A circa due anni dall’avvio de progetto, e nonostante le difficoltà operative determinate dal Covid – dichiara Tiberio Rabboni, presidente dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia – il Goi Idra sta procedendo con alcuni primi risultati interessanti sia per quanto riguarda le nuove conoscenze, sia per le pratiche di difesa della coltura, secondo il programma di ricerca e di sperimentazione proposto dal raggruppamento ed approvato dalla Regione Emilia Romagna. Sono certo che alla conclusione del progetto il mondo agricolo e la filiera del pomodoro disporranno di una rinnovata capacita di contrasto del ragnetto rosso. Siamo lieti di dare il nostro apporto al progetto e di collaborare con partner estremamente motivati e competenti”.



Pomodoro, Confagricoltura E.Romagna: filiera unita per una strategia di mercato efficace: il peso dei rincari non ricada solo sugli agricoltori

Chiusa la campagna del pomodoro con valori produttivi record, Confagricoltura Emilia Romagna traccia la linea da seguire per il prossimo anno. L’Emilia-Romagna è la regione leader in Italia per superficie coltivata, all’incirca 27.000 ettari così suddivisi tra le province: Piacenza 10.600 ha, Ferrara 6.700 ha, Parma 4.500 ha, Ravenna 2.500 ha, Reggio Emilia 1.100 ha, Modena 960 ha, Bologna 370 ha, Forlì-Cesena 70 ha e Rimini 40 ha; è al primo posto anche per export di derivati dell’oro rosso (passata, polpa e salsa di pomodoro in primis). Il Belpaese si conferma al vertice della classifica dei produttori ed esportatori mondiali di trasformati: va sui mercati esteri il 60% delle conserve “made in Italy”. Cruciale è l’impatto dell’intero comparto e del suo indotto sul Pil e sulla creazione di posti di lavoro.

 

«Ci sono però segnali preoccupanti che ci costringono a serrare le fila, a lavorare uniti fin da ora per la campagna 2022. Punto primo: i costi di produzione sono lievitati con rincari del 30% – e anche di più – ed è solo l’inizio di una corsa dei prezzi che si profila inarrestabile per voci di spesa di primaria importanza: energia elettrica, gasolio, mezzi tecnici e sementi. Si tratta di un incremento di circa 1 euro al quintale nella campagna appena conclusa – riassume il presidente dei produttori di pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna, Giovanni Lambertini, a margine della sezione di prodotto riunitasi alla presenza dei consiglieri di Confagricoltura che siedono nel Cda delle principali Organizzazioni di Produttori e dell’Interprofessione OI Nord Italia –. Perciò dobbiamo fare fronte comune, produttori e industriali, per concordare insieme una strategia da far valere sui mercati in relazione alla vendita nella Gdo. L’aumento dei costi inciderà sui bilanci aziendali di quest’anno e ancora di più su quelli del 2022, quindi se ne dovrà tenere conto».

 

Lambertini sottolinea l’aspetto più rilevante: «Abbiamo lavorato intensamente tutta l’estate, per concludere la più lunga campagna di raccolta della storia (75 giorni circa). Risultato: ottima la resa produttiva (in media 80 tonnellate a ettaro), così pure la qualità (4,9 di grado brix con un eccellente risultato in colore); più che soddisfacente anche la performance quanti-qualitativa del biologico che rappresenta il 10% della produzione totale.  Nemmeno la grave siccità ha piegato il raccolto, perché abbiamo irrigato tanto e bene con le migliori tecniche a disposizione. Il pomodoro consegnato, sano e integro, ha determinato una resa in fase di trasformazione superiore ad ogni aspettativa (+ 10% rispetto all’anno scorso), soddisfacendo così le esigenze dell’industria». In sintesi, la filiera ha saputo gestire al meglio tutte le fasi della campagna.

 

«Ma c’è un secondo punto sul quale non possiamo soprassedere nella trattativa per l’accordo quadro 2022 d’area Nord Italia, tra la parte agricola e quella industriale. Non tutto il pomodoro in campo, infatti, è stato raccolto perché eccessivo rispetto al potenziale di trasformazione del bacino. Pertanto dobbiamo insieme definire meglio le superfici da investire, valutando una eventuale riduzione».




Pomodoro, il punto sulla campagna: consegnato il 70% della materia prima

Campagna del pomodoro da industria a gonfie vele in tutto il Nord Italia. Ad oggi risulta già raccolto il 70% della materia prima contrattata al Nord dove per il 2021 sono stati coltivati 38.621 ettari.
“Il pomodoro è stato consegnato alle imprese di trasformazione in modo continuo e fluente – spiega Tiberio Rabboni, presidente dell’Organizzazione interprofessionale Oi Pomodoro da industria del Nord Italia – senza subire interruzioni a causa delle piogge, assenti nel mese di agosto. L’avvio della campagna non era stato dei più semplici sotto il profilo climatico, in particolare per i gravi episodi grandinigeni del 26 luglio, che avevano colpito gravemente oltre 2.000 ettari coltivati a pomodoro nel territorio settentrionale”.
Le consegne di agosto sono poi state da record con quantitativi di conferimento all’industria mai registrati prima e di circa 400.000 tonnellate a settimana.
“Tutto questo – sottolinea Rabboni – è il risultato di un’attenta programmazione dei trapianti in primavera, di una grande efficienza nella raccolta, di una perfetta organizzazione nei trasporti e di un’ottima sinergia con la velocità di ricezione e di lavorazione da parte dell’industria. In particolare, la programmazione dei trapianti, scaglionata su un lungo periodo, ha consentito di evitare il problema della sovramaturazione nelle settimane centrali di agosto”.
Anche la qualità è eccellente con un grado brix elevato, con un valore di quasi 5°, prossimo ai massimi storici, e con un ottimo risultato in colore e nella tenuta della bacca.
“Le imprese di trasformazione – conclude Rabboni – stanno realizzando ottimi prodotti per i mercati nazionali e internazionali. I conti si faranno a fine campagna, ma si attendono rese di campo più elevate del valore medio storico. Alle buone rese in campo si aggiunge un indice di pagamento prossimo al 100 da parte dell’industria agli agricoltori, risultato della buona qualità e del poco scarto del pomodoro consegnato. Il buon indice di pagamento, applicato ad un prezzo di riferimento più alto rispetto egli anni passati, si traduce in una reale distribuzione del valore lunga la filiera”.



Pomodoro, al Sud perso il 20%. Eventi calamitosi e paralisi trasporti mettono a rischio settore

E’ crisi per il pomodoro da industria che, secondo alcune stime, ha perso già il 20 per cento della produzione rispetto all’anno precedente. Prima le grandinate e le alluvioni di luglio, poi il caldo record di agosto che brucia le piante.

In Puglia che rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto di tutto il Mezzogiorno, la situazione è drammatica. In Campania è stato riunito un tavolo con l’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo.

A tutto questo si aggiunge la paralisi dei trasporti a causa della difficoltà a reperire autisti per il trasporto della merce dalle aziende produttrici a quelle di trasformazione.

Le organizzazioni chiedono interventi immediati ed ‘eccezionali’. La Cia evidenzia la necessità di attivare la mancata raccolta presso le Op.

Secondo la Coldiretti c’è anche il pericolo di aprire la strada all’arrivo di prodotto dall’estero con le importazioni di derivati del pomodoro che sono più che raddoppiate (+103%) nei primi quattro mesi del 2021, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. Ed annuncia di essere pronta a mobilitare i trattori per organizzare il trasporto del pomodoro, in una vera e propria corsa contro il tempo per evitare che l’intero raccolto vada perso o comunque deteriorato.

le istituzioni puntano sempre di più a forme di assicurazione e prevenzione per far fronte agli eventi calamitosi che ciclicamente si abbattono sull’industria a cielo aperto del Paese.

Il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, aveva fornito lo scorso 7 agosto una prima fotografia dell’area del disastro. E aveva dichiarato: serve un nuovo sistema assicurativo, con polizze più semplici e fruibili, in grado di coprire in toto sia i danni alle colture che alle strutture.

Anche il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ha evidenziato, dalla Sicilia dove è andato a verificare i danni provocati dagli incendi, come sia sempre di più necessario mettere a punto degli strumenti assicurativi e di prevenzione in quanto, anche se ci fossero tutte le risorse disponibili necessarie, a causa degli eventi calamitosi che ciclicamente si abbattono sul comparto, queste non basterebbero mai.

Pomodoro industria: Cia, crisi nera; subito indennizzi per agricoltori

Caldo, Coldiretti: perso il 20% del pomodoro al Sud

Italia Ortofrutta: riunito Tavolo di Crisi pomodoro da industria Regione Campania

Emergenza pomodoro, Caputo, perso il 20% delle colture. Valuteremo forme di ristoro, ma è tempo di ragionare sugli strumenti di gestione del rischio

Grandinata killer, Confagricoltura Emilia Romagna: grandinate presentano il conto su frutta, uva, pomodoro da industria, barbabietola da zucchero, mais e soia

Pomodoro – iniziata la campagna 2021: 38mila ettari nel nord italia. Cresce il bio. Danni da grandine




Pomodoro, Conserve Italia pronta ad assumere oltre 1.300 lavoratori stagionali

In vista dell’imminente campagna del pomodoro, Conserve Italia si appresta ad assumere oltre 1.300 lavoratori stagionali che saranno impiegati, tra metà luglio e fine settembre, nei 5 stabilimenti italiani del Gruppo cooperativo dedicati alla produzione di polpe, passate, salse e sughi con i marchi Cirio, Valfrutta, Jolly Colombani e con i marchi della Distribuzione.

La maggior parte delle assunzioni si concentra in Emilia-Romagna: nello stabilimento di Pomposa di Codigoro (FE), è previsto l’ingresso di 445 stagionali per il solo periodo della campagna di trasformazione del pomodoro, mentre altri 105 lavoratori stagionali riguardano lo stabilimento di Ravarino (MO). Quest’anno Conserve Italia gestirà anche lo stabilimento di XII Morelli di Cento (FE), preso in affitto per due anni; qui è prevista l’assunzione di 100 lavoratori stagionali. Nello stabilimento di Albinia di Orbetello (GR), dove viene conferito il pomodoro dei soci della Maremma toscana e dell’Alto Lazio, sono previste invece 225 assunzioni. Infine, nel sito produttivo di Mesagne (BR), l’unico presidio del Gruppo cooperativo nel Mezzogiorno, ammontano a 375 i lavoratori stagionali che verranno assunti tra metà luglio e fine settembre, mentre altri 63 sono già stati assunti nei mesi scorsi.

“La campagna del pomodoro rappresenta un momento decisivo per il nostro Gruppo – dichiara il presidente di Conserve Italia, Maurizio Gardini – perché in poco più di due mesi lavoriamo il pomodoro 100% italiano conferito dai nostri soci agricoltori che lo coltivano in oltre 5.100 ettari presenti soprattutto in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Puglia. Il pomodoro raccolto e lavorato in questo breve periodo verrà poi venduto nel corso dell’anno in oltre 80 Paesi grazie alla forza dei nostri marchi, a partire da Cirio e Valfrutta. L’assunzione di oltre 1.300 lavoratori stagionali ci permette quindi di rispondere alle esigenze della nostra filiera produttiva, assicurando la trasformazione del prodotto e al contempo fornendo opportunità occupazionali laddove operiamo”.

“I lavoratori stagionali ricoprono un ruolo fondamentale per il nostro Gruppo – aggiunge Pier Paolo Rosetti, direttore generale di Conserve Italia – in quanto consentono il pieno svolgimento delle campagne di trasformazione, che oltre al pomodoro riguardano anche frutta, legumi e mais dolce. Gli stabilimenti di Conserve Italia sono un punto di riferimento per le comunità locali, alle quali garantiscono un importante contributo in termini di occupazione e sviluppo. In un periodo ancora difficile dal punto di vista economico a seguito della pandemia, la campagna di trasformazione del pomodoro si conferma un’importante occasione di lavoro stagionale per molte persone che la nostra Azienda è pronta a formare e coinvolgere”.

 

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Conserve Italia è un Gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena (Bo), leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, che associa oltre 14.000 produttori agricoli e lavora 550.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 13 stabilimenti produttivi, di cui 10 in Italia, 2 in Francia e 1 in Spagna. Il fatturato del Gruppo Conserve Italia è di circa 900 milioni di euro. Conserve Italia dà lavoro in Italia a oltre 3.000 persone tra lavoratori fissi e stagionali e detiene marchi storici del made in Italy alimentare come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.




Confagricoltura Piacenza: dalla Spagna a Piacenza per copiare le tecniche di trapianto del pomodoro

Un gruppo di imprenditori agricoli spagnoli provenienti dalla regione della Murcia e dalla vicina provincia di Alicante ha organizzato una missione imprenditoriale che li ha portati, il 1° giugno, ad effettuare una visita nei campi della Società Agricola Terre della Valtrebbia e dell’azienda agricola Podere Mangialupo per vedere in azione la trapiantatrice automatica del pomodoro da industria.

Le due imprese sono condotte da Stefano Repetti con i fratelli e il padre. Le due aziende sono associate a Confagricoltura Piacenza di cui Stefano Repetti è tesoriere da diversi mandati e membro di Giunta. Complessivamente si tratta di circa 250 ettari nella zona di Settima e Quarto di Gossolengo (Pc) vocati alla coltivazione da pomodoro da industria, a indirizzo cerealicolo e orticole. L’attività aziendale ricomprende anche la coltivazione in serra delle piantine di pomodoro da industria. Affiancano le attività produttive, progetti sperimentali che posizionano le aziende all’avanguardia per coltivazioni emergenti, come la zucca, e pratiche agronomiche innovative in collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza.

“La nostra provincia e le nostre imprese si confermano all’avanguardia nella coltivazione del pomodoro da industria, persino nei confronti dei vicini competitor spagnoli – spiega Repetti -. Con loro condividiamo il sentito problema di reperire manodopera adeguata e formata per le varie operazioni legate ad una delle poche colture che mantiene qualche valore aggiunto e che richiede competenze specifiche. Va detto, però, che una grande differenza tra i due Pesi è proprio nel costo della manodopera, per noi decisamente più oneroso, anzi, praticamente il doppio. Inoltre, con le marginalità che costantemente si riducono, abbiamo l’obiettivo di efficientare ogni operazione. Noi impieghiamo, con successo, la trapiantatrice automatica da qualche anno, per cui il costruttore ci ha chiesto la disponibilità a mostrarla in azione anche a questo gruppo di imprenditori. Abbiamo aderito volentieri perché, se è vero che su larga scala i nostri due Paesi sono diretti competitor per la produzione di pomodoro, è vero anche che quando ci si relaziona con i singoli, che vivono situazioni analoghe alle nostre, lo scambio di indicazioni e la condivisione di esperienze è un valore per tutti”.

“L’evento è un’ulteriore conferma del grande know-how delle nostre imprese associate” sottolinea Confagricoltura Piacenza, orgogliosa di poterle rappresentare.

 




Pomodoro, Cia Puglia: “Con la Dop pugliese, più redditività per gli agricoltori”

“Il percorso utile al riconoscimento della Dop per il Pomodoro di Puglia è la strada giusta da intraprendere e va nella direzione auspicata da CIA Agricoltori Italiani, quando è scoppiata la questione relativa alla richiesta della Campania, vale a dire quella di evitare sterili battaglie di campanile”. A dichiararlo è Michele Ferrandino, presidente di CIA Capitanata.

Dichiarazioni che seguono alla visita, a Manfredonia, dell’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia.

La Regione Puglia sta mostrando di avere a cuore la questione. “Per questo motivo ringraziamo l’assessore Pentassuglia e il presidente della quarta Commissione Francesco Paolicelli, che si sono espressi chiaramente anche su un’altra questione su cui la nostra organizzazione si sta impegnando a fondo”, ha spiegato Felice Ardito, presidente di CIA Levante, “vale a dire la problematica riguardante il continuo viavai di navi che portano tonnellate di grano estero nei porti pugliesi”. Entrambi, inoltre, coordinandosi con l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci, hanno portato la discussione sul futuro del pomodoro da industria a un livello più alto e costruttivo”, ha aggiunto Ferrandino.

In Puglia, con la provincia di Foggia a farla da padrona, lo scorso anno furono coltivati a pomodoro 17.170 ettari, per una produzione totale raccolta pari a 14.782.950 quintali. Da sola, la nostra regione rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto di tutto il Mezzogiorno.

In provincia di Foggia, zona di massima produzione in Italia, la situazione è diversificata rispetto alle rese: si va dagli 800 ai 1200 quintali raccolti per ogni ettaro.

In Italia, la campagna di produzione dell’estate 2020 si è chiusa con un incremento (+8% rispetto al 2019) dei quantitativi conferiti all’industria conserviera nazionale. Nel 2020 sono stati conferiti all’industria circa 5,16 milioni di tonnellate di pomodoro fresco.

“I pomodori pugliesi hanno specificità qualitative che li rendono unici per proprietà nutritive e richiesta sul mercato, di qui la necessità di garantire agli agricoltori – attraverso una migliore riconoscibilità e una certificazione di qualità – una redditività all’altezza del loro impegno e del loro prodotto”, ha spiegato Ferrandino, presidente di CIA Capitanata. “Per fare questo, è ovvio che sia necessario dare compiutezza alla filiera: dal raccolto, alla trasformazione, accorciando anche le ‘distanze’ che intercorrono tra il campo, il prodotto finito e la sua distribuzione. Il ‘valore aggiunto’ di questa punta d’eccellenza e di unicità territoriale deve andare agli agricoltori. E’ fondamentale rafforzare il potere contrattuale dei produttori, ed è ciò a cui stiamo continuando a lavorare. Serve unire le forze, sostenere le aggregazioni, puntare sulla ricerca che ottimizzi l’impiego della risorsa idrica e ci dia nuovi strumenti per una produzione sempre più resistente e qualitativa”.




Maxi sequestro di concentrato di pomodoro di origine egiziana. Gallinella: Ringrazio organi di controllo che garantiscono ai cittadini prodotti di qualità

 

Il comparto agroalimentare italiano è un’eccellenza del nostro Paese che è necessario valorizzare, ma anche tutelare attraverso i controlli. Per questo, esprimo gratitudine e sostegno all’operazione in tema di sicurezza alimentare a tutela del consumatore condotta dai Carabinieri per la Tutela Agroalimentare di Salerno, che ha portato all’esecuzione di un imponente sequestro – 821 ton­nel­la­te per un va­lo­re di cir­ca 1 mi­lio­ne di euro – presso un’azienda leader nel settore conserviero di concentrato di pomodoro di provenienza egiziana, in cui risultavano presenti pesticidi in misura maggiore a quanto normativamente consentito” – afferma il presidente Comagri, Filippo Gallinella.

“L’attività investigativa, a cui va il mio plauso, ne ha fatto emergere il disegno fraudolento di attribuire al prodotto caratteristiche di origine e composizione diverse da quelle reali. Ringrazio ancora gli organi di controllo che, con i loro puntuali e costanti accertamenti, tutelano le imprese sane del nostro Made in Italy e garantiscono ai cittadini prodotti di qualità” – conclude Gallinella.




Interrogazione, Sani Pd Camera, su falso pomodoro italiano e iniziative a tutela contraffazione

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05906

presentato da

SANI Luca

testo di

Lunedì 3 maggio 2021, seduta n. 499

SANI, CENNI, ANDREA ROMANO e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

i derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chilogrammi a testa ogni anno;

il gruppo Petti, riporta l’homepage del sito ufficiale dell’azienda, «produce conserve di pomodoro sin dal 1925, per decenni l’azienda dell’omonima famiglia fornisce importanti gruppi italiani e internazionali. Nel 2013 viene spostato il confezionamento di tutti i prodotti a marchio Petti presso la società del Gruppo Italian Food Spa guidata da Pasquale Petti, quarta generazione della famiglia, che decide di lanciare una linea premium di conserve di pomodoro, dedicata al mercato italiano e ai mercati esteri più sensibili all’innovazione e alla qualità. Nascono i prodotti a marchio “Petti” realizzati con 100 per cento pomodoro toscano lavorato a bassa temperatura»;

da quanto si apprende da fonti stampa il 26 aprile i carabinieri per la tutela agroalimentare «hanno sequestrato 4.477 tonnellate di pomodoro, per lo più confezioni di conserve (3.500 tonnellate) etichettate come “pomodoro 100 per cento italiano” e/o “pomodoro 100 per cento toscano”, pronte per la commercializzazione, il resto (977 tonnellate) prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni, nel deposito Italian Food Spa del Gruppo Petti nello stabilimento di Venturina (Livorno)»;

per gli inquirenti il prodotto era falsamente etichettato quale 100 per cento italiano, venendo miscelato con «rilevanti percentuali (variabili) di pomodoro concentrato estero». Gli investigatori, sempre secondo la stampa, avrebbero colto in flagranza gli addetti mentre effettuavano l’operazione di contraffazione;

secondo i dati resi noti dalle associazioni di categoria nel 2020 sono aumentate del 17 per cento le importazioni di derivati del pomodoro dalla Cina, che con gli attuali 69 milioni di chilogrammi è il principale fornitore del nostro Paese;

l’amministratore unico di Italian Food, Pasquale Petti, commentando l’indagine dei Carabinieri ha spiegato che i prodotti oggetto del sequestro probatorio: «non sono a marchio Petti e sono destinati all’estero»;

al di là degli esiti dell’indagine, appare evidente che tale episodio potrebbe avere conseguenze negative per la continuità produttiva dell’azienda, in particolare per lo stabilimento di Venturina, per i livelli occupazionali coinvolti e per il corretto pagamento dei fornitori di pomodoro coltivato in Italia. Molti produttori locali, della Toscana e di alcune altre zone del centro Italia, cedono infatti pomodori al gruppo Petti ed è necessario assicurare, proprio all’inizio della stagione di raccolta, adeguate garanzie economiche a tali aziende agricole che potrebbero non essere saldate nei termini previsti o avere gran parte della produzione invenduta;

occorre quindi tutelare, oltre ai consumatori e alle aziende oneste del settore, i lavoratori dello stabilimento e della filiera su cui potrebbero ricadere le conseguenze di tale tentativo di contraffazione;

il decreto ministeriale 16 novembre 2017 prevede che l’indicazione dell’origine in etichetta del pomodoro contenga il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e il nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;

il decreto sopracitato dispone inoltre che soltanto se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura «Origine del pomodoro: Italia»;

le norme previste da tale decreto, che si sarebbero dovute applicare fino al 1o aprile 2020 (data di entrata in applicazione del regolamento (Ue)775/2018 sull’origine dei prodotti in etichetta che prevede parametri meno restrittivi) sono state comunque prorogate in via sperimentale fino al 31 dicembre 2021 –:

quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per tutelare i consumatori e le imprese nazionali della filiera del settore dai reati di contraffazione, che hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni;

se il Governo non ritenga opportuno monitorare la situazione o assumere altre iniziative a salvaguardia della continuità produttiva dello stabilimento di Venturina, relativamente alla lavorazione del pomodoro coltivato in Italia, al fine di tutelare i livelli occupazionali e il corretto pagamento e la sostenibilità economica degli agricoltori che conferiscono la materia prima;

quali siano ad oggi gli orientamenti del Governo rispetto a una eventuale proroga delle norme del decreto ministeriale 16 novembre 2017 la cui applicazione è prevista fino al 31 dicembre 2021.

(5-05906)