Povertà: Coldiretti, in 3,1 mln costretti a chiedere aiuto per mangiare

Coinvolti 630mila minori ma cresce anche la solidarietà, con oltre 10 mln di chili di prodotti alimentari raccolti nei mercati contadini

Sono 3,1 milioni le persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) in merito ai dati Istat sulla povertà assoluta nel nostro Paese.

L’emergenza riguarda ben 630mila bambini sotto i 15 anni – rileva Coldiretti -, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni. Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo – evidenzia la Coldiretti – più di 1 su 5 (23%) è un migrante che nel nostro Paese non riesce a procurarsi da solo il “pane quotidiano”, ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34mila disabili.

Vincono i pacchi alimentari. La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti – sottolinea Coldiretti – lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.

Il fenomeno della Spesa sospesa. Contro la povertà – continua la Coldiretti – è cresciuta anche la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini a partire dall’esperienza della Spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica grazie alla quale sono stati raccolti e donati ai più bisognosi nel tempo oltre 10 milioni di chili di cibo. Si tratta – precisa Coldiretti – di prodotti alimentari di grande qualità, dalla pasta alla frutta e verdura, dall’olio extravergine alla carne e al pesce, dai salumi ai formaggi.

 




Slow Food Italia, Giornata internazionale Educazione. Nappini: C’è un tragico legame tra povertà educativa e povertà alimentare

Mercoledì 24 gennaio è la Giornata internazionale dell’Educazione, voluta dall’Onu nel 2018 per sottolinearne il ruolo essenziale nel raggiungimento della pace. Ricordare che è un diritto sembra scontato, ma purtroppo non lo è. Le crisi politiche, umanitarie ed economiche (a cominciare dall’inflazione e dallo sfruttamento del lavoro, per arrivare agli investimenti insensati nelle armi) che stanno attanagliando la nostra società costringono a mettere in secondo piano gli investimenti pubblici in educazione e l’adozione di azioni concrete che creino ambienti di apprendimento solidali e inclusivi per tutte le studentesse e gli studenti. La situazione italiana non è disastrosa, ma non degna di una democrazia occidentale che punta sui giovani e l’incremento delle nascite: abbandono scolastico, scuole fatiscenti, dotazioni tecnologiche inadeguate, mancanza di mense in molte scuole, classi sovraffollate, programmi di studio obsoleti. C’è la necessità di capire come i sistemi educativi possano adattarsi e rispondere al meglio a una società in rapida evoluzione. Temi come l’educazione ambientale, civica, alimentare e del gusto (per la quale Slow Food si batte da decenni) diventano centrali per alimentare il senso critico dei più giovani ed essere promotori di quella crescita sociale di cui si ha tanto bisogno.

 

«C’è un tragico legame tra povertà educativa e povertà alimentare: ambedue indicano scarsità, sia quantitativa che qualitativa» evidenzia Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.

Per povertà alimentare si intende l’inaccessibilità ad alimenti sicuri, nutrienti e in quantità adeguata a garantire una vita di benessere. Nei Paesi sviluppati le problematiche di tipo alimentare sono connesse prima di tutto alle condizioni socioeconomiche ma anche al corretto utilizzo degli alimenti, inclusa la capacità di scegliere e di trasformare, l’accesso alle informazioni, una consapevolezza culturale e identitaria che permette di individuare il portato valoriale del cibo e dunque discernere quale sia il più adeguato per noi sotto tutti i profili.

 

Cibo non soltanto nutrimento quindi, ma fatto sociale: riscoprirne il valore, in classe e a casa 

«A scuola, per esempio, – prosegue Nappini – l’educazione alimentare è spesso ridotta a mere nozioni nutrizionistiche: al contrario servirebbe accogliere la complessità che il cibo può offrire e conseguentemente consentire agli studenti di spaziare dalla storia alla filologia, dalla poesia alla chimica, dall’antropologia alle scienze naturali, dalla filosofia alla fisica, ecc. E poi, anche, nelle famiglie, il luogo che prima di ogni altro è deputato all’educazione: parlare del cibo che si porta in tavola, delle scelte di acquisto e di consumo fatte e del loro motivo, facendolo con costanza, intelligenza, preparazione e anche con leggerezza. Slow Food è convinta che il cibo non sia soltanto nutrimento, ma che rappresenti un fatto sociale: come tale, dev’essere un luogo di incontro, dialogo, condivisione e arricchimento».

Quanto questo cambio di approccio sia urgente ce lo segnala il fatto che in Italia i disturbi alimentari sono un’emergenza sanitaria, che li vede al secondo posto tra le cause di morte tra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali. Tra i 12 e i 17 anni ad accusare disturbi dell’alimentazione sono 3,2 milioni, ma in sei anni sono raddoppiati i piccolissimi tra i 6 e i 12 anni che hanno problemi seri con il cibo. Un rapporto compulsivo e malsano, senza consapevolezza, senza conoscenza, slegato appunto dalla dimensione identitaria e anche affettiva.

«Al cibo, come all’educazione – conclude Nappini -, bisogna voler bene: da quarant’anni Slow Food tutela la biodiversità e promuove un cibo buono, pulito e giusto, diffondendo conoscenza e consapevolezza sull’alimentazione con un approccio sistemico.

Nella Giornata internazionale dell’Educazione vogliamo ricordare che abbiamo tutti la responsabilità di dare alle nuove generazioni strumenti di autonomia, di critica, di visione ed elaborazione per disegnare un futuro migliore: il futuro di pace e bellezza che meritano».

 

“Il diritto all’educazione non può rimanere una dichiarazione astratta perché i principi, quando non agiti, sono violati” (Manifesto Slow Food per l’educazione del 2010).




Poverta’: Coldiretti, punta iceberg sono 3 mln senza cibo

Sono gli oltre 3 milioni di italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata del Covid la punta dell’iceberg della situazione di poverta’ assoluta  in cui si trova una parte importante della popolazione. E’ quanto emerge dalle elaborazioni  Coldiretti sui dati Istat che evidenziano il disagio crescente tra la popolazione in Italia che interessa 5,6 milioni di individui 8n poverta’ assoluta nel 2020.

Con la crisi determinata dalla pandemia Covid un numero crescente di persone è costretta a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea la Coldiretti – ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

Persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche. Al fianco dell intervento pubblico che ha stanziato 340 milioni per gli aiuti alimentari durante l’emergenza,  per arginare questa situazione quasi 1 italiano su 3 (30%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – ha partecipato quest’anno a iniziative di solidarietà, fa beneficienza e donazioni per aiutare le famiglie più bisognose piegate dal peso della crisi causata dall’emergenza Covid.

Nel 2020 sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici Made in Italy, a chilometri zero e di altissima qualità distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e Campagna Amica per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi anche attraverso l iniziativa della spesa sospesa nei mercati contadini.




Covid: Coldiretti, 340 mln in aiuti alimentari per 5,6 mln di poveri

Dall’inizio della pandemia Covid sono stati stanziati 340 milioni di euro per l’assistenza alimentare agli indigenti attraverso pacchi di cibi e forniture alle mense. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare la necessita’ di integrare queste risorse e velocizzare i bandi per portare aiuti concreti alle persone in difficoltà con un milione di italiani in più in povertà assoluta secondo le stime preliminari dell’Istat nel 2020 che fanno salire a circa 5,6 milioni il numero complessivo di individui in grave difficoltà. Si tratta della punta dell’iceberg della situazione di crisi in cui si trova un numero crescente di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea la Coldiretti – ai pacchi alimentari, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Fra i nuovi poveri – continua la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.

Contro la povertà – sottolinea la Coldiretti – è cresciuta la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini. Nel 2020 sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici Made in Italy, a chilometri zero e di altissima qualità distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi di fronte alla crescente emergenza provocata dalla pandemia Covid. Si è trattato della più grande iniziativa di solidarietà mai realizzata dagli agricoltori italiani resa possibile dalla partecipazione volontaria dei cittadini al programma della “Spesa sospesa” nei mercati di Campagna Amica e dal contributo determinante del management dei Consorzi Agrari D’Italia (Cai) e della Coldiretti che ha deciso di rinunciare a propri compensi straordinari.

Tutti i cittadini nei mercati e nelle fattorie di Campagna Amica diffusi lungo la Penisola possono decidere di donare cibo e bevande alle famiglie più bisognose sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso si tratta però di frutta e verdura, ma anche pasta fatta con grano 100% italiano, salumi e legumi delle aree terremotate di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, olio extravergine d’oliva a Denominazione di origine protetta (Dop), pecorino dei pastori sardi e altri generi alimentare Made in Italy, di qualità e a km zero che gli agricoltori di Campagna Amica andranno a consegnare gratuitamente alle famiglie bisognose sul territorio italiano. “Con la spesa sospesa abbiamo voluto dare un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori verso le fasce più deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche”, ha spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il nostro obiettivo è far sì che questa esperienza diventi un impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana degli italiani”.

 




Istat: Crolla spesa media familiare, -9,1% rispetto al 2019

La spesa media familiare crolla ai livelli del 2000.  La stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia – sottolinea l’Istat – è pari a 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9,1% rispetto ai 2.560 euro del 2019, sostanzialmente in linea con la diminuzione generale del Pil.

Si tratta del calo più accentuato dal 1997 (anno di inizio della serie storica) che riporta il dato medio di spesa esattamente al livello del 2000. Si può ricordare che, a seguito della crisi del debito sovrano, il biennio 2012-2013 è stato il periodo di maggior contenimento delle spese delle famiglie osservato tra il 1997 e il 2019, ma in quella occasione il calo rispetto al 2011 si era fermato al 6,4%.

Nel corso del 2020, le spese per consumi hanno seguito un andamento condizionato dalle restrizioni imposte dalle misure di contrasto alla pandemia via via introdotte. Il calo complessivo del 9,1% è infatti determinato dalle variazioni tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a -4,7% nel primo trimestre,  -17,4% nel secondo, -4,5% nel terzo e -9,5% nel quarto trimestre dell’anno.




Istat: famiglie numerose le più penalizzate dalla crisi

Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), una più ampia diffusione della povertà assoluta riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. Lo comunica l’Istat nelle stime preliminari. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%.

A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie monogenitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%)

La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi, con un’incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,2% all’11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019.

L’incidenza di povertà tra gli individui minori di 18 anni sale, infatti, di oltre due punti percentuali – da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 – per un totale di bambini e ragazzi poveri che, nel 2020, raggiunge 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente (Prospetto 3). La situazione peggiora anche tra gli individui nelle altre classi di età, ad eccezione degli ultra sessantacinquenni per i quali l’incidenza di povertà rimane sostanzialmente stabile.

Anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia – per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari – riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta. La percentuale di famiglie con almeno un anziano in condizioni di povertà è pari al 5,6% (sostanzialmente stabile rispetto al 2019 in cui era pari al 5,1%); quelle dove gli anziani non sono presenti l’incidenza passa invece dal 7,3% al 9,1%.

Povertà assoluta aumenta tra le famiglie con persona di riferimento occupata

La crisi ha colpito in modo particolare le famiglie in cui la persona di riferimento (p.r.) è nella fase centrale dell’esistenza lavorativa. Per quelle con p.r. tra i 35 e i 44 anni e tra i 45 e i 54, l’incidenza di povertà assoluta cresce rispettivamente dall’8,3% al 10,7% e dal 6,9% al 9,9%. Sono infatti le famiglie con p.r. occupata a risentire di più degli effetti della crisi (l’incidenza passa dal 5,5% al 7,3%), mentre per quelle con p.r. in cerca di occupazione la situazione già grave si mantiene stabile (19,7%); sostanzialmente inalterata e a un livello contenuto è l’incidenza per le famiglie con p.r. ritirata dal lavoro (da 4,3% del 2019 a 4,4% nel 2020).

Tutte le famiglie di questa tipologia vedono peggiorare la propria condizione: per quelle con p.r. dipendente l’incidenza di povertà assoluta passa dal 6,0% al 7,8% (se la p.r. è un operaio o assimilato dal 10,2% al 13,3%), per quelle con p.r. indipendente dal 4,0% al 6,1% (in particolare per i lavoratori in proprio dal 5,2% al 7,6%).

 

 




Istat, povertà assoluta: valore più alto dal 2005. Più marcato peggioramento Nord

La povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005. Lo comunica l’Istat. Le stime preliminari del 2020 – sottolinea l’Istituto – indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%) che si attestano a 5,6 milioni.

Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).

Il valore dell’intensità della povertà assoluta, cioè la distanza media dei consumi delle famiglie dalla soglia di povertà, ha subìto invece una riduzione (dal 20,3% al 18,7%). Tale dinamica segnala come molte famiglie, che nel 2020 sono scivolate sotto la soglia di povertà, hanno comunque mantenuto una spesa per consumi prossima ad essa, grazie anche alle misure messe in campo dal Governo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, ecc.).

Più marcato il peggioramento nel Nord

Nel 2020, il Nord conta oltre 218mila famiglie in più in condizioni di povertà assoluta rispetto all’anno precedente (più di 720mila individui), con un’incidenza che passa dal 5,8% al 7,6% a livello familiare e dal 6,8% al 9,4% in termini di individui. Nel Mezzogiorno, dove le persone povere crescono di quasi 186mila unità, si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 9,3% per le famiglie (dall’8,6% dell’anno precedente) e l’11,1% per gli individui (dal 10,1%). Nel Centro, infine, sono in povertà quasi 53mila famiglie e circa 128mila individui in più rispetto al 2019. Questa ripartizione presenta il valore più basso della povertà assoluta, ma anche in questa area del Paese, seppur in misura meno rilevante, l’incidenza aumenta sia tra le famiglie (da 4,5% a 5,5%) che tra gli individui (dal 5,6% al 6,7%).

Il dato sull’intensità della povertà assoluta nelle ripartizioni segue la stessa dinamica nazionale, ma il calo è meno marcato nel Mezzogiorno.

Rispetto al comune di residenza le differenze sono meno pronunciate: l’incidenza di povertà assoluta passa dal 5,9% al 7,3% nei Comuni centro di area metropolitana, dal 6,0% al 7,6% nei Comuni periferia di area metropolitana e nei Comuni con più di 50mila abitanti e dal 6,9% al 7,9% nei restanti piccoli Comuni.

 




Istat, nel 2020 calo record spesa consumi famiglie. Torna a livelli 2000. Stabili solo spese per alimentari e casa

Nel 2020 calo record della spesa per consumi delle famiglie. Lo comunica l’Istat. L’aumento della povertà assoluta si inquadra nel contesto di un calo record della spesa per consumi delle famiglie (su cui si basa l’indicatore di povertà). Secondo le stime preliminari, infatti, nel 2020 la spesa media mensile torna ai livelli del 2000 (2.328 euro; -9,1% rispetto al 2019). Rimangono stabili solo le spese alimentari e quelle per l’abitazione mentre diminuiscono drasticamente quelle per tutti gli altri beni e servizi (-19,2%).

Stabili solo le spese per alimentari e per la casa, crollano tutte le altre

Le variazioni risultano molto differenziate tra i singoli capitoli di spesa, coerentemente con il tipo di restrizioni imposte per contrastare la pandemia, e per il diverso grado di comprimibilità delle spese stesse.

Rispetto al 2019, rimangono sostanzialmente invariate la spesa per Alimentari e bevande analcoliche (468 euro al mese) e quella per Abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria (893 euro mensili).

Si tratta, infatti, di spese difficilmente comprimibili, solo marginalmente toccate dalle restrizioni governative e che possono essere state favorite dalla maggiore permanenza delle famiglie all’interno dell’abitazione. Diversamente, la spesa per tutti gli altri capitoli, che nel 2020 vale complessivamente 967 euro al mese, è scesa del 19,4% rispetto ai 1.200 euro del 2019, con diminuzioni drastiche per Servizi ricettivi e di ristorazione (-39,0%), Ricreazione, spettacoli e cultura (-26,5%), Trasporti (-24,6%) e Abbigliamento e calzature
(-23,2%).

Le variazioni descritte hanno determinato una consistente modifica della composizione della spesa complessiva per consumi delle famiglie. Le spese per alimentari e abitazione sono infatti passate dal rappresentare il 53,1% del totale nel 2019 al 58,4% nel 2020: in particolare, tra le famiglie in povertà assoluta, per le quali le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari pesano maggiormente, tali capitoli rappresentano nel 2020 il 77,1% della spesa totale, a fronte del 56,8% delle famiglie non povere.

 

 

 

 

 

 




Istat: Nel 2020 un milione di persone in più in povertà assoluta

L’Istat diffonde oggi le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020 insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie che costituiscono la base informativa per gli indicatori di povertà assoluta.  Le stime definitive saranno rese disponibili, rispettivamente, il 16 e il 9 giugno 2021. I dati sono quindi suscettibili di revisioni, ma offrono un quadro chiaro delle conseguenze che la grave crisi economica prodotta dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ha determinato sulle condizioni di vita delle famiglie nell’anno appena passato.  Secondo le stime preliminari, nel 2020 le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni (il 7,7% del totale, da 6,4% del 2019, +335mila) per un numero complessivo di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4% da 7,7%, ossia oltre 1milione in più rispetto all’anno precedente).

Al Nord la povertà cresce di più, ma nel Mezzogiorno resta la più alta

L’incremento della povertà assoluta è maggiore nel Nord del Paese e riguarda 218mila famiglie (7,6% da 5,8% del 2019), per un totale di 720mila individui. Peggiorano anche le altre ripartizioni ma in misura meno consistente. Il Mezzogiorno resta l’area dove la povertà assoluta è più elevata: coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro.

Più colpite le famiglie con persona di riferimento occupata

Nel 2020, l’incidenza di povertà assoluta cresce soprattutto tra le famiglie con persona di riferimento occupata (7,3% dal 5,5% del 2019). Si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra queste ultime, oltre la metà ha come persona di riferimento un operaio o assimilato (l’incidenza passa dal 10,2 al 13,3%), oltre un quinto un lavoratore in proprio (dal 5,2% al 7,6%).




Cina, Xi: Sconfitta povertà estrema. Rivitalizzazione rurale resta al centro road map

La Cina dichiara sconfitta la povertà assoluta e il suo presidente Xi Jinping traccia una road map che abbia ancora al centro la “rivitalizzazione rurale” per consolidare un risultato giudicato un “miracolo”. “Una vittoria che passerà alla storia. Sconfiggere la povertà non è il traguardo, ma il punto di partenza di una nuova vita e di un nuovo impegno”, ha detto oggi Xi, sollecitando ulteriori sforzi per integrare efficacemente il consolidamento dei risultati della riduzione della povertà e la rivitalizzazione rurale. Nel 2020, dopo otto anni di sforzi, tutti i quasi 100 milioni di abitanti delle zone rurali impoverite della Cina che vivevano al di sotto dell’attuale soglia di povertà sono usciti dalla loro situazione di indigenza estrema.

Il presidente che è anche segretario del Partito Comunista Cinese (CPC) ha fatto queste osservazioni durante un incontro a Pechino in cui sono stati presentati i risultati del paese nello sradicamento della povertà e sono stati lodati gli sforzi eccezionali fatti.

La strategia di rivitalizzazione rurale è stata proposta come una mossa chiave per lo sviluppo di un’economia modernizzata al 19° Congresso Nazionale del Partito comunista cinese nel 2017.

Il 2021 segna l’inizio del 14° piano quinquennale della Cina (2021-2025) per lo sviluppo economico e sociale e l’inizio del suo nuovo viaggio verso la piena costruzione di un paese socialista moderno – scrive l’agenzia cinese Xinhua -.

La Cina ha dettagliato i piani per promuovere pienamente la strategia di rivitalizzazione rurale nelle proposte della leadership cinese per formulare il 14° piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale nazionale e gli obiettivi a lungo termine fino all’anno 2035.

Xi ha anche chiesto di continuare gli sforzi per porre la soluzione dei problemi riguardanti l’agricoltura, le zone rurali e gli agricoltori come una priorità nel lavoro del PCC.

“Il lavoro riguardante l’agricoltura, le zone rurali e gli agricoltori è rimasto una priorità assoluta per la Cina per 18 anni consecutivi”. La Cina ha presentato domenica scorsa il suo “documento centrale n. 1” per il 2021, sottolineando gli sforzi per spingere globalmente la rivitalizzazione rurale e accelerare la modernizzazione dell’agricoltura e delle zone rurali.

“La Cina darà maggiore importanza al perseguimento della prosperità comune”, ha detto Xi.




Assemblea Confcooperative: Governo sia costruttore di bene comune. Ecco le proposte per ripartire

Molti i temi al centro della 40esima Assemblea nazionale di Confcooperative, che rappresenta oltre 18.100 cooperative che sono l’ossatura di un’economia civile che rende diverso il nostro Paese nel mondo. Con oltre 3 milioni di soci, 531.000 occupati e un fatturato di 81miliardi di euro.

Il presidente Maurizio Gardini parla delle cooperative come di “costruttori di un bene comune”, accezione che acquista un valore maggiore nella contingenza emergenziale in cui si trova il Paese a causa del Covid e delle conseguenze che ne derivano.

“È il titolo della nostra assemblea. Lo avevamo scelto a dicembre 2019 per l’assemblea programmata a maggio. Molto prima che il Covid dilagasse lungo la via della seta. Perché le cooperative non delocalizzano. Creano lavoro in Italia. Distribuiscono ricchezze sui territori dove sono attive. Rispondono ai bisogni delle comunità. Pagano le tasse in Italia. Le cooperative sono state una trincea nei confronti del virus e della solitudine. Dall’agroalimentare al credito, dal welfare ai servizi, dalla distribuzione al consumo, dalle sanificazioni ai trasporti  non si sono mai fermate. Sono state al servizio di un paese paralizzato dal lockdown”, spiega.

COVID, LA FEBBRE CONTAGIA L’ECONOMIA

Gli indicatori economici portano le lancette della storia all’indomani del secondo dopoguerra, quando il mondo era in macerie. Nel mondo: FMI stima una riduzione del PIL mondiale del 5% nel 2020, con un rimbalzo del 5,4% nel 2021 che corrisponde a una perdita di quasi 13 trilioni di dollari e a un calo dell’export del 12%. Tra pil perduto e mancata crescita, il PIL mondiale perderà il 6,5%. Per la Banca Mondiale la pandemia può generare fino a 100 milioni di nuovi poveri. In Italia si stima un crollo del PIL in una forchetta che va dal 9 al 10,8% con un rimbalzo del 5,4% nel 2021. In rosso l’occupazione: – 841.000 occupati, + 1,3 milioni di inattivi in un paese che registrava già oltre 3 milioni di Neet. Crolla l’occupazione giovanile scesa, nel nostro Paese, sotto il 40%.

LAVORO, RIDURRE IL CUNEO FISCALE

Con oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero, 2,8 milioni di working poor rischiamo 6 milioni di pensionati poverissimi entro 20\30 anni, il Paese ha una bomba sociale da disinnescare. Per questo rinnoviamo la richiesta di investire sulle imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo – ulteriormente – il cuneo fiscale che pesa circa il 10% in più della media Ocse”, spiega ancora Gardini. “Libererebbe nuove risorse per le imprese e lascerebbe più soldi in tasca ai lavoratori con un effetto positivo sui consumi interni”.

STOP BUROCRAZIOPOLI

“La burocrazia è un macigno che pesa su imprese e cittadini per 31 miliardi di euro. Porta via alle imprese oltre 6 settimane per i 14 principali adempimenti fiscali”, prosegue poi il presidente di Confcooperative. “Proponiamo da tempo un “disboscamento” e riordino delle innumerevoli leggi vigenti. Un esempio su tutti è il Codice degli Appalti, la cui modifica deve essere fatta nel segno della semplificazione. Perché nelle maglie intricate delle leggi e dei provvedimenti è più facile nascondere illeciti”.

DEBITI PA

Per Gardini “vanno regolarizzati i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Sono stati fatti dei progressi, ma ammonta a oltre 50 miliardi di euro, lo stock dei debiti nei confronti delle imprese che continuano a fare da banca allo Stato. In alcune zone del Sud, i ritardi arrivano a 18 mesi. Negli ultimi dieci anni sono almeno 100.000 le imprese fallite a causa dei ritardati pagamenti”.

SBLOCCA CANTIERI

“È la prima leva per riattivare l’economia e accompagnare il Paese e le imprese verso la ripresa”, insiste ancora il presidente Gardini. “Abbiamo opere ferme per almeno 40 miliardi che vanno sbloccate il prima possibile. Il Recovery Fund mette a disposizione risorse irripetibili che non vanno dilapidate, ma investite per gettare le basi di uno sviluppo durevole. Abbiamo un Sud isolato sia per i trasporti sia per la connessione digitale, ma abbiamo molti Sud anche a Nord. C’è poi la messa in sicurezza dei territori. I danni da eventi climatici estremi, se non invertiamo la rotta, rischiano di pesare entro il 2050 fino al 10% del PIL”.

INNOVAZIONE

“Difendiamo il recente potenziamento degli incentivi per “Imprese 4.0”, sostenendo la bontà della forma del credito d’imposta, anziché l’incentivo, perché più accessibile a tutte le tipologie di imprese. Tra capitali pubblici e privati investiamo in innovazione poco più dell’1% del PIL, la metà della media europea. La competitività di ogni paese si misurerà sempre più sulla qualità della formazione e dell’innovazione. Sarà dunque necessario investire almeno 1,5 miliardi in più all’anno per raggiungere i livelli di Francia e Germania”.

BCC, EUROPA RICONOSCA LO STATUS DI BANCHE DI TERRITORIO

Il presidente di Confcooperative spiega che “sono 250 le banche di credito cooperativo presenti in oltre 2.600 Comuni. E non si può chiedere al credito cooperativo di essere “banca di territorio” senza gli strumenti di legge e di normativa che gli occorrono per svolgere al meglio questo ruolo. Noi chiediamo che la normativa bancaria europea e la vigilanza per le BCC siano semplificate e riconoscano queste banche come less significant, in modo da valorizzarne il ruolo di banche “piccole e non complesse”.

CONTRASTARE LA BASSA CAPITALIZZAZIONE

Contrastare la bassa capitalizzazione secondo Gardini “è necessario per un’economia sana, che generi lavoro e benessere, poiché il Paese ha bisogno di più innovazione, ma anche di più mutualità, di un grande potenziamento della patrimonializzazione dell’intero sistema delle imprese e per questo chiediamo il potenziamento dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), la detassazione dei ristorni portati a capitale e l’impiego dei workers buyout non solo in ipotesi di crisi, ma anche nei processi di trasmissione delle imprese con problemi di successione generazionale”.

AGROALIMENTARE MADE IN ITALY

L’agroalimentare rappresenta uno dei punti di forza delle cooperative italiane e uno dei temi da sempre cari a Maurizio Gardini. “Chiediamo un maggior protagonismo in Europa sulle risorse della PAC e una finalizzazione di queste risorse verso filiere autentiche, motori di uno sviluppo sostenibile, capaci di promuovere le eccellenze del Made in Italy che guadagna posizioni nell’export e si scontra con l’Italian Sounding che pesa per almeno 90 miliardi di euro l’anno”, spiega.

FISCO, NO SUGAR TAX E PLASTIC TAX

“La modernità di questo Paese si misura anche con un codice tributario che renda più certo, equo, razionale e trasparente il rapporto con cittadini e imprese. Per la sostenibilità va promossa una fiscalità ecologica europea, ma l’Italia deve sopprimere plastic e sugar tax”

CONCLUDERE LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE E DELL’IMPRESA SOCIALE

Per il presidente Confcooperative “va completata con la notifica a Bruxelles del nuovo regime fiscale. E auspichiamo un adeguato stanziamento di risorse per il Servizio Civile universale che, con i suoi 50.000 volontari, rappresenta per i giovani una grande opportunità di crescita socioculturale e di inserimento nel mondo del lavoro”.

FAMIGLIA

Gardini non ha dubbi: Occorre contrastare l’inverno demografico che ci assedia. “La tutela e la promozione della famiglia – spiega – possono essere affrontate con strumenti fiscali e di welfare. Gli asili nido gratuiti sono un sostegno al lavoro e alle imprese e un motore per spingere la crescita e lo sviluppo di una società più civile. Cosi come lo sono la defiscalizzazione degli investimenti per gli asili e il welfare aziendale”.

POVERTÀ

“La lockdown economy ha gettato in povertà altre 2,1 milioni di famiglie. In Italia i poveri sono saliti a 10 milioni. Occorrono nuove misure di contrasto e di coinvolgimento in politiche attive che non possono essere individuate nel solo reddito di cittadinanza. Un Paese con 23 milioni di lavoratori, 16 milioni di pensionati, 10 milioni di poveri e 10 milioni di studenti ha molte cose da riequilibrare”.

SUD, FISCALITÀ DI VANTAGGIO

“Questa fase è un’occasione storica per il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno, dove gli effetti negativi dell’emergenza COVID si sommano a quelli della crisi del 2008. È il momento di un nuovo metodo di gestione delle risorse che faccia leva su progettualità e programmazioni multi regionali e su una fiscalità di vantaggio che vada oltre il dicembre 2020, per le imprese del Mezzogiorno e per tutte le imprese operanti nelle aree interne e montane”.

RAPPRESENTANZA

“Ribadiamo la validità della scelta fatta con Alleanza delle Cooperative Italiane”, prosegue ancora Gardini. “Anche durante la difficile fase dell’emergenza Covid, le tre associazioni che compongono l’Alleanza hanno dato prova di unità, di capacità di individuare linee di indirizzo e di azione per la cooperazione e per il Paese, senza perdere di vista l’azione sindacale quotidiana di difesa e sostegno delle nostre imprese. Ciò non ci esime dal costruire insieme altre partnership nel mondo dell’associazionismo, dell’Accademia e dei corpi intermedi per trovare ambiti di lavoro comune, utili a convergere su linee strategiche da indicare a chi guida il Paese. Non possiamo chiedere unità a chi governa se noi stessi non siamo capaci di muoverci in armonia”, conclude.

 




CORONAVIRUS PRESTA IL FIANCO AD ANARCHICI E CRIMINALI: SACCHEGGIATE I SUPERMERCATI. IL VOLANTINO. RAZZANTE: NUOVE POVERTA RAFFORZANO CRIMINALITA. CHE NON HA MAI PROBLEMI A FINANZIARE

“Saccheggiate i supermercati per evitare la fame e distribuite il cibo ai più bisognosi. Fate inciampare i poliziotti. Incendiate le scuole e i commissariati”. In un clima di povertà che si va a sommare con l’emergenza sanitaria, aumenta il rischio dell’influenza sulla popolazione della criminalità organizzata e dei movimenti sovversivi. E non solo al Sud.

In un volantino falsamente attribuito al governo e al ministero della Salute posizionato sui parabrezza delle automobili a Cremona, di cui AGRICOLAE è venuta in possesso, si legge:

“Di fronte al Coronavirus, per proteggersi e per proteggere gli altri:

Il fuoco favorisce l’eradicazione del virus, potete dare una mano incendiando scuole, banche e commissariati di polizia;

sbirri e controllori sono più suscettibili d’essere portatori del virus. Potete aiutare costringendoli a restare a casa, per esempio facendoli inciampare;

per evitare fame e peggioramento dell’avanzata della malattia durante questo periodo d’emergenza, saccheggiate i supermercati e distribuite il cibo gratuitamente ai bisognosi;

portate sempre guanti e mascherine. Questo impedirà alla polizia di identificarvi in questa guerra contro il virus-società”.

Altre false circolari riportano di visite delle forze dell’ordine dentro le abitazioni che vanno abbandonate da coloro che non sono residenti in quel domicilio. Questo per mettere a punto furti negli appartamenti che in questo periodo sono presidiati da chi ci vive.

“Rischio ampiamente previsto”, spiega ad AGRICOLAE il direttore del centro di ricerca sicurezza e terrorismo Ranieri Razzante. “Non va affatto sottovalutato, a mio avviso il volantino va ricondotto ad ambienti anarchici e sovversivi, e non si tratta solo di uno scherzo malriuscito. Sono sicuro che gli apparati dello Stato sono già al lavoro e i cittadini non hanno nulla da temere se non il Coronavirus”.

“La mafia si sta già infiltrando nel mercato degli apparecchi medicali e della salute e bisogna prestare attenzione alle nuove povertà che potrebbero andare a rimpolpare le reti locali della criminalità organizzata. Allerta deve essere tenuta alta su strozzinaggio e sui reati informatici, anche sulle criptovalute. La mafia sappiamo che non ha mai difficoltà a finanziare. Bisogna capire su che cosa punterà”.

Per saperne di più:

CORONAVIRUS, BELLANOVA: NON FAR DIVENTARE LA SOFFERENZA ALIMENTARE UNA QUESTIONE DI SICUREZZA NAZIONALE. LA CRIMINALITA E’ SEMPRE PRONTA. REGIA NAZIONALE AIUTO INDIGENTI

image_pdfimage_print

“E’ dall’inizio di questa emergenza sanitaria che pongo il problema di affrontare l’emergenza alimentare. Perché rispetto alla povertà pre esistente di cui si occupano normalmente gli enti locali, il terzo settore e il volontariato, quando si chiudono le attività si aggiunge a coloro che avevano già prima bisogno un esercito di persone in difficoltà”. Così il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova su Canale 5 in merito alla situazione in Italia.

“Abbiamo stanziato 400 milioni ma si tratta di una prima fase. Dipenderà da quanto durerà questa crisi. Ora bisogna attrezzarsi per rispondere all’emerngeza alimentare tramite una cabina di regia nazionale perché dimostrare di avere fame è difficile e noi abbiamo bisogno di persone e servizi sociali ma anche di volontariato e distribuzione”, prosegue.

“Sicuramente non sono sufficienti i 400 milioni stanziati ma non dobbiamo fare una divisione aritmetica. Dobbiamo mettere insieme la filiera della solidarietà che sa come prendersi cura dei bisognosi. Io come ministero dell’Agricoltura ho fatto due bandi indigenti, uno da 6 milioni e uno da 14 milioni. Non dobbiamo far diventare la sofferenza alimentare in una questione di sicurezza nazionale. La criminalità è sempre pronta”, insiste ancora Bellanova.

“Le persone in difficoltà non possono pagare responsabilità che non hanno. Oggi lo Stato deve prendersi cura di loro. Chi può da, chi non può prenda. Nessuno deve essere lasciato solo”, continua ancora. “Le persone non possono pagare due volte per una colpa che non hanno. In questo momento c’è una filiera che io chiamo la ‘filiera della vita’ che sta portando avanti spazi di normalità”.

 




ALLEANZA CONTRO POVERTA, SERVE GIUSTA RISPOSTA A CHIUNQUE VIVA LA POVERTA ASSOLUTA. IL DOCUMENTO

L’Alleanza contro la Povertà – consapevole dell’importanza ma anche dell’insufficienza dell’attuale misura di contrasto alla povertà, il REI – chiede, in vista della legge di Bilancio e attraverso il documento allegato, di potenziare la lotta alla povertà introducendo uno strumento che sia in linea con la propria proposta, il Reddito d’inclusione Sociale (REIS).

La nuova misura dovrebbe concentrare le risorse verso le famiglie in povertà assoluta evitando d’incorrere nei seguenti rischi: attuare una “riforma della riforma”, annullando il lavoro svolto in questi ultimi anni; spostare la funzione di governo dell’intervento dai Comuni ai Centri per l’Impiego (CpI); frammentare il welfare attraverso l’adozione di misure ulteriori avulse dalle precedenti; assegnare questi interventi esclusivamente ai cittadini italiani; introdurre meccanismi che non coprano la platea secondo il criterio dell’intensità di povertà.

L’Alleanza chiede dunque: di incrementare sostanzialmente il fondo povertà, anche gradualmente nei prossimi anni, con altri 5,8 miliardi di euro; di ampliare la platea dei beneficiari della misura di sostegno al reddito in modo da raggiungere tutte le famiglie in povertà assoluta; di potenziare il beneficio economico per tali famiglie fino ad un importo medio di 400 euro; di rafforzare i Centri per l’Impiego ed i Servizi Sociali volti all’inclusione, senza disperdere le risorse a loro destinate; di coinvolgere nel nuovo processo tutti gli attori impegnati nella lotta alla povertà, sia al livello centrale che sul territorio, includendo Regioni, Comuni, Parti sociali, Terzo settore ed associazioni.

Riteniamo che solo così, concentrando sforzi ed energie di molti, si possa finalmente dotare il nostro Paese di un’adeguata misura di contrasto alla povertà assoluta capace di fornire le risposte necessarie a chiunque si trovi in tale condizione.

Agricolae pubblica di seguito il documento:

Legge Bilancio 19 Documento Alleanza contro la povertà)