“La direttiva sulle pratiche sleali è pac, non è avulsa dalla politica agricola comune ma è qualcosa che sta al suo interno. Vuole cioè raggiungere gli obiettivi della pac, in primis quello di assicurare un tenore di vita equo alle popolazioni agricole.”

Così Felice Assenza, Capo Dipartimento ICQRF Mipaaf nel corso del Comagri Report.

“L’ispettorato ha attivato un corso di formazione molto articolato in cui abbiamo inserito sia l’aspetto giuridico che quello tecnico. Ricordo che l’ispettorato potrà avvalersi nella fase di indagine anche dell’arma dei carabinieri e della guardia di finanza. C’è un assetto che dà delle garanzie. È un’attività nuova, sebbene già dal 2012 l’Italia si è dotata di un impianto normativo sulle pratiche sleali, nonostante non abbia dato i frutti sperati, soprattutto perché l’impianto normativo era subordinato alla presunzione di posizione determinante di un soggetto rispetto ad un altro. Adesso siamo in presenza di un meccanismo più rapido e semplice sul quale l’Italia ha lavorato molto. Uno dei momenti più importanti della direttiva fu di evitare di ingessare troppo la direttiva in un complesso di regole che fosse poi difficile da calare a livello nazionale.

Abbiamo poi nel decreto legislativo anche un capitolo sulle altre pratiche sleali, cioè laddove siamo andati oltre, ‘beyond’, ovvero le aste a doppio ribasso e l’imposizione di condizioni contrattuali particolarmente gravose. Siamo andati quindi al di là della direttiva calando in maniera più precisa nella realtà italiana la norma.

“Occorre valorizzare e implementare il modello di aggregazione perché il nostro modello di agricoltura basato sulla quantità non può reggere il confronto sulla quantità”. Così l’Unci Agroalimentare nel corso dell’audizione in Commissione Agricoltura del Senato sulla Pac. “Per quanto riguarda le pratiche sleali è fondamentale la tutela della privacy per non danneggiare le aziende e i produttori”.