AIA, ANAFI CAMBIA STATUTO, PREFETTURA FRENA E MIPAAF REVOCA. ANAFI RISPONDE MA ALLEVATORI FANNO RICORSO MENTRE AGCM AVVERTE: TENTATIVO AIA DI CONDIZIONARE RIFORMA CONTRO MONOPOLIO. I DOCUMENTI

Mentre è in corso la Fiera del latte di Cremona, sempre a Cremona vede la luce un caso sulla gestione dei dati del settore zootecnico che perdura da molto tempo ma i cui nodi sembrano essere arrivati al pettine. L’Associazione di razza degli allevatori di bovini da latte di razza frisona – Anafi – cambia il proprio statuto ma il Mipaaf frena, scrive alla Prefettura di Cremona e revoca la modifica perché “illogico e irragionevole adottare una disposizione statutaria che si pone apertamente in contrasto con l’impostazione generale della nuova normativa” che, arrivando direttamente da Bruxelles, vuole porre fine a regimi di monopolio.

Anche perché il Garante della Concorrenza nel frattempo scrive proprio al Mipaaf e al Viminale per chiedere lumi in merito ad alcune pratiche attuate “con il tentativo di condizionare il processo di riforma della governance del settore zootecnico da cui deriverebbe un sostanziale depotenziamento delle soluzioni pro-competitive e di maggiore efficienza”. E, riferendosi al Mipaaf, ribadisce l’importanza della necessità di attuare dei controlli in merito in nome della trasparenza e del democratico svolgimento della vita associativa”.

In pratica, scrive l’Agcm, sembra che l’Aia “abbia posto in essere un complesso tentativo di condizionare il processo di riforma della governance del settore zootecnico da cui deriverebbe un sostanziale depotenziamento delle soluzioni pro-competitive e di maggiore efficienza introdotte con precisato decreto legislativo 52/2018”. Un monopolio cui è legato il finanziamento di oltre 200 milioni di euro di soldi europei.

Ma l’Anafi non ci sta e replica al ministero in data 23 ottobre: “La perdurante inerzia di Codesto Ministero imporrà di lamentare e richiedere tutti i danni cagionati a titolo di danno ingiusto, lesivo, di un diritto sussistente a percepire le contribuzioni. A tal riguardo rappresentiamo che sarà inevitabile procedere ad azioni legali, in sede civile ed amministrativa, onde ottenere condanne ai danni, da azionare nei confronti di Codesto Ministero a tutela dei diritti violati”.

E tira in ballo il capodipartimento delle Politiche Ue (Giuseppe Blasi): “Sulla base delle indicazioni ricevute dal Capo Dipartimento e sulla base della analitica ricostruzione della normativa di riferimento ed infine delle inequivocabili prove documentali fornitevi – scrive l’Anafi al Mipaaf – si invita codesto ministero a verificare la sussistenza dei requisiti in capo alla scrivente associazione e all’esito della verifica darne tempestiva comunicazione”.

La storia prosegue con cento allevatori che (non più soci dato che lo statuto non esiste più) quando ricevono le quote da pagare fanno ricorso al Tribunale ordinario di Cremona per smontare una situazione che – a loro avviso – appare nebulosa e fuori legge.

Oggi l’Anafi non ha uno statuto rinnovato secondo la nuova legge e nonostante questo ha proseguito a convocare durante l’estate scorsa gli allevatori alle assemblee territoriali e a far votare il bilancio dell’associazione.

Bilancio che si fonda in realtà su soldi pubblici votato da allevatori che in realtà non sono legittimati a farlo non essendo di fatto più soci.

In gioco i quasi 230 milioni di euro di fondi pubblici stabiliti con decreto Martina. Che ora per l’Aia – a seguito delle valutazioni Agcm e del ricorso presentato – potrebbero essere messi a rischio. E che potrebbero andare direttamente agli enti selettori secondo norma di legge. O – a causa dei malcontenti e malumori nata da quella che secondo l’Autorità garante per la concorrenza è un tentativo di “depotenziare il decreto sulla riforma zootecnica ” – potrebbero finire non spesi.

Da quanto apprende AGRICOLAE il ministro Bellanova avrebbe chiesto il 22 ottobre a Blasi una sintesi su quanto accaduto e ieri è avvenuta una riunione al ministero per cercare di sbrogliare la matassa.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica tutta la documentazione:

VERBALE ASSEMBLEA

NOTA PREFETTURA

REVOCA STATUTO DA PARTE MIPAAF

REPLICA ANAFI

Era stato scritto:

AIA, GARANTE SCRIVE AL MIPAAF E AL VIMINALE: CERCA DI CONDIZIONARE RIFORMA. MONITORATE TRASPARENZA E DEMOCRAZIA. IN GIOCO 230 MLN

L’Agcm scrive al ministero delle Politiche agricole di Teresa Bellanova per chiedere lumi in merito ad alcune pratiche attuate “con il tentativo di condizionare il processo di riforma della governance del settore zootecnico da cui deriverebbe un sostanziale depotenziamento delle soluzioni pro-competitive e di maggiore efficienza”. E, riferendosi al Mipaaf, ribadisce l’importanza della necessità di attuare dei controlli in merito in nome della trasparenza e del democratico svolgimento della vita associativa”.

Altro lavoro per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Stavolta si tratta dell’Aia-Associazione italiana allevatori e degli obiettivi di riforma stabiliti dal decreto legislativo 11 maggio 2018 n.52, attuativo  dell’art. 15 della legge 28 luglio 2016 n.154 a sua volta determinato dal regolamento Ue n.2016/1012.

“La nuova normativa mira a una più efficiente organizzazione del settore nel suo complesso e a un’efficace concorrenza nella fornitura di controlli funzionali. Predisponendo tra le altre cose il superamento del monopolio prima riconosciuto per tale fornitura in capo all’associazione italiana allevatori AIA e alle associazioni nazionali allibratori ANA esistenti, introducendo un sistema incentrato sulla separazione tra attività di enti selezionatori e soggetti terzi autorizzati ai controlli funzionali e sul ruolo di garante e controllore del Mipaaf chiamato a riconoscere enti selezionatori e soggetti terzi abilitati a rendere i servizi sulla base della titolarità di specifici requisiti”.

“Elemento qualificante della riforma – scrive l’Agcm – è stata la rottura del precedente assetto organizzativo con la separazione delle funzioni tra il soggetto che raccoglie i dati e quello che eroga i servizi di assistenza tecnica. Tra le conseguenze del nuovo assetto del settore vi è inoltre l’impossibilità per AIA di svolgere vari servizi fin qui destinati agli allevatori e per i quali risultano disponibili significativi finanziamenti da parteDello Stato sulla base di contributi europei”.

Si tratta di 230 milioni di euro sul Psrn della biodiversità che il Mipaaf aveva creato con la scorsa Pac al fine di migliorare e finanziare il miglioramento genetico sotto Maurizio Martina.

“A fronte di tali significative novità risulta che a decorrere da maggio 2018 – prosegue il Garante nella sua missiva – AIA abbia posto in essere un complesso tentativo di condizionare il processo di riforma della governance del settore zootecnico da cui deriverebbe un sostanziale depotenziamento delle soluzioni pro-competitive e di maggiore efficienza introdotte con precisato decreto legislativo 52/2018”.

“Nello specifico AIA ha operato in primo luogo una scissione parziale ai sensi dell’articolo 2506 bis c.c. e da cui è derivata la cessazione del rapporto associativo in qui esistente tra la stessa e le varie ANA e la costituzione di una nuova federazione delle associazioni nazionali di razza e specie. A decorrere dall’ottobre 2018 AIA ha quindi comunicato alle ANA l’associazione automatica alla nuova federazione la quale si troverebbe nelle condizioni di avocare nuovamente a sé la gestione operativa dicono amica dei servizi oltre a poter esercitare una profonda influenza sulla vita associativa delle ANA”.

“Dalle segnalazioni ricevute dall’Autorità risulta – si legge ancora – che da una parte varie ANA abbiano formalmente contestato le modalità di associazione alla federazione e gli effetti da questa conseguenti ed alcune ANA dall’altra parte sarebbero invece procedendo alla modifica dei rispettivi statuti al fine di adeguarli a quanto previsto da quello della federazione così di fatto dando seguito alle indicazioni di AIA da cui verrebbe a dipendere inefficacia della predetta riforma del settore zootecnico”.

Nella sua adunanza dell’8 ottobre 2019 l’Autorità ha esaminato i fatti segnalati ed ha osservato che un assetto maggiormente trasparente efficiente e pro-competitivo di tale settore rispetto a quanto verificato nel passato risulti un obiettivo che alla luce della predetta riforma normativa e di quanto già a suo tempo considerato dall’Autorità nella precedente segnalazione del 2010 non deve essere in alcun modo pregiudicato da artificiose riorganizzazioni quale quella appena richiamata. Ovvero da altri eventualmente perseguibili in futuro a vario titolo e da vari soggetti”.

“Con specifico riferimento alle modifiche che alcune a me sarebbero apportando ai propri statuti si ritiene necessario mantenere i rispettivi atti rigorosamente allineati agli obiettivi delle riforme evitando ogni modifica che pregiudichi autonomia indipendenza e capacità operative dell’ente evitando altri sì il trasferimento in qualsiasi modo di prerogative e responsabilità a soggetti terzi e garantendo al contempo il più efficace e democratico svolgimento della vita associativa a partire dalla E trasparente comunicazione di ogni eventuale modifica statutaria fino alle modalità di recesso”.

Poi il garante si rivolge nello specifico a Ministero delle Politiche Agricole e Forestali:

“L’autorità intende ribadire che nell’ottica di una riforma concorrenziale del settore zootecnico l’adesione alla neocostituita federazione delle associazioni nazionali di razza e specie da parte degli enti selezionatori deve essere facoltativa e che l’oggetto sociale delle singole associazioni nazionali allevatori deve risultare coerente con la necessità di garantire l’autonomia e l’indipendenza gestionale delle medesime e con il principio di fornire servizi richiesti degli associati su base volontaria. E ancora lo è il diritto di recesso da un’associazione nazionale allevatori deve comunque risultare automatico a fronte della richiesta dell’associato e senza condizionamenti di sorta”.

L’Autorità richiama quindi il Mipaaf e il Viminale “alla necessità di rigorosi controlli affinché i rispettivi atti non comportino pregiudizi all’autonomia, non trasferiscano indebitamente responsabilità e prerogative a soggetti terzi e garantiscano il più efficace e democratico svolgimento della vita associativa a partire dalla trasparenza.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la lettera in PDF:

LETTERA GARANTE A MIPAAF E VIMINALE SU TENTATIVO AIA DI DEPOTENZIARE RIFORMA

Tutto è nato, per quanto riguarda il tesoretto da oltre 200 milioni di euro, da un colpo di coda del ministro Maurizio Martina che approvò il decreto poco prima di andare via senza passare per il parere delle Comagri di Camera e Senato. Tanto che la commissione Agricoltura della Camera scrisse alla Finocchiaro.

Per saperne di più riportiamo la lettera e l’articolo:

SISTEMA ALLEVATORI, OK A DECRETO SENZA PASSARE PER IL PARLAMENTO. COMAGRI SCRIVE A FINOCCHIARO

Posted by Redazione × Pubblicato il 22/02/2018 at 18:52

La conferenza Stato – regioni da il proprio placet – con alcune modifiche apportate – al decreto legislativo sul sistema allevatoriale. Ma uno dei nodi più stretti da sciogliere del settore, per paradosso, non ha potuto avere il parere della competente commissione della Camera. In sostanza, il decreto partito da Palazzo Chigi – che ha suscitato non poche polemiche relative alla liberalizzazione dei servizi – non è stato valutato dal Parlamento.

Tanto che la stessa Commissione Agricoltura di Montecitorio scrive al ministro dei rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro per informarla dei fatti.

Qui di seguito Agricolae riporta la lettera:

LETTERA COMAGRI A FINOCCHIARO