Istat, prezzi al consumo dicembre 2021

  • ◼  Secondo le stime preliminari, nel mese di dicembre 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e del 3,9% su base annua (da +3,7% del mese precedente).
  • ◼  In media, nel 2021 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +1,9% (-0,2% nel 2020). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono dello 0,8% (+0,5% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici dello 0,7% (come nel 2020).
  • ◼  L’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2,0%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%), ai prezzi dei Beni durevoli (da +0,4% a +0,8%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% a +2,3%); i prezzi dei Beni energetici, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, rallentano (da +30,7% a +29,1%), a causa di quelli della componente non regolamentata (da +24,3% a +22,0%), mentre la crescita dei prezzi della componente regolamentata rimane pressoché stabile (da +41,8% a +41,9%).
  • ◼  L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +1,5% e a +1,6% (entrambe da +1,3% di novembre).
  • ◼  L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, da un lato ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (+1,1%) e a quelli dei Beni durevoli (+0,6%), dall’altro alla crescita, influenzata da fattori stagionali, dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,9%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%).
  • ◼  I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona raddoppiano la loro crescita da +1,2% di novembre a +2,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +3,7% a +4,0%.
  • ◼  Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,5% su base mensile e del 4,2% su base annua (da +3,9% di novembre). La variazione media annua del 2021 è pari a +1,9% (-0,1% nel 2020).
  • ◼  Per le modalità con le quali è stata affrontata, per le stime preliminari di dicembre e nei mesi precedenti, l’emergenza sanitaria, si veda la Nota metodologica alle pagine 15, 16 e 17.

Il commento

Nel 2021, dopo la flessione del 2020 (-0,2%), i prezzi al consumo tornano a crescere in media d’anno (+1,9%), registrando l’aumento più ampio dal 2012 (+3,0%). La ripresa dell’inflazione nel 2021 è essenzialmente trainata dall’andamento dei prezzi dei Beni energetici (+14,1%), diminuiti invece dell’8,4% nel 2020. Al netto di questi beni, nel 2021, la crescita dei prezzi al consumo è la stessa registrata nell’anno precedente (+0,7%). In base alle stime preliminari l’inflazione acquisita o trascinamento per il 2022 (cioè la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili fino a dicembre) è pari a +1,8%, diversamente da quanto accaduto per il 2021, quando fu pari a -0,1%.

NUOVA ACCELERAZIONE DELL’INFLAZIONE A DICEMBRE

A dicembre, secondo le stime preliminari, l’accelerazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +3,7% di novembre a +3,9%) si deve ai prezzi dei beni (la cui crescita passa da +5,1% a +5,5%), mentre quelli dei servizi rimangono stabili (a +1,7%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane negativo (-3,8 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a novembre (-3,4).

L’accelerazione dei prezzi dei beni è imputabile ai prezzi dei Beni alimentari (da +1,3% a +2,6%; +0,6% sul mese) a causa di quelli sia degli Alimentari lavorati (che passano da +1,4% a +2,0%; +0,2% il congiunturale) sia degli Alimentari non lavorati (da +1,5% a +3,6%; +1,1% rispetto a novembre). In particolare i prezzi di questi ultimi accelerano per l’andamento sia dei prezzi della Frutta fresca e refrigerata (la cui crescita passa da +2,1% a +4,2%; -0,6% il congiunturale) sia di quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (che invertono la tendenza da -1,1% a +7,1%; +5,0% rispetto a novembre).

I prezzi dei Beni energetici, pur mantenendo una crescita sostenuta, rallentano (da +30,7% a +29,1%; zero il congiunturale), a causa di quelli della componente non regolamentata (la cui crescita passa da +24,3% a +22,0%; nulla la variazione su base mensile); in particolare, rallentano i prezzi del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +27,9% a +23,0%; -1,1% rispetto a novembre), quelli della Benzina (da +25,3 % a +21,3%; -1,0% sul mese), quelli degli Altri carburanti (da +45,8% a +45,3%; +1,1% la variazione congiunturale) e del Gasolio per riscaldamento (da +26,8% a +21,2%; -1,3% rispetto a novembre), mentre accelerano i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da +23,0% a +26,4%; +3,2% il congiunturale). I prezzi della componente regolamentata dei Beni energetici continuano a crescere in modo molto sostenuto (+41,9%; era +41,8% a novembre).

Nell’ambito dei servizi (la cui crescita rimane stabile a +1,7%; +0,5% rispetto al mese precedente), da segnalare l’accelerazione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% di novembre a +2,3%; +0,8 sul mese), imputabile ai prezzi degli Alberghi, motel, pensioni e simili (che passano da +4,3% a +6,7%; -0,4% il congiunturale) e dei Villaggi vacanze, campeggi, ostelli della gioventù e simili (da +6,7% a +9,8%; +3,3% rispetto a novembre), mentre registrano una flessione più ampia quelli dei Pacchetti vacanza (da -2,8% a -6,4%; +14,1% sul mese).

I prezzi dei Servizi relativi ai trasporti rimangono stabili (a +3,6%; +1,9% il congiunturale) per effetto di andamenti opposti: da un lato i prezzi del Trasporto aereo passeggeri accelerano (da +44,2% a +49,2%; +30,3% su base mensile a causa per lo più di fattori stagionali) e quelli delle Assicurazioni sui mezzi di trasporto hanno un calo meno ampio (da -1,9% a -1,5%; zero la variazione congiunturale); dall’altro rallentano i prezzi del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +6,8% a +4,2%; +1,1% su novembre) e registrano una flessione più marcata quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (da -3,8% a -4,5%; +1,2% il congiunturale).

Il ruolo delle diverse tipologie di prodotto nel determinare l’inflazione del mese di dicembre è rappresentato dai contributi alla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo riportati nella figura 4.

Altri beni: comprendono i beni di consumo ad esclusione dei beni alimentari, dei beni energetici e dei tabacchi. Altri beni regolamentati: comprendono l’acqua potabile e i medicinali.
Beni alimentari: comprendono oltre ai generi alimentari (come, ad esempio, il pane, la carne, i formaggi), le bevande analcoliche e quelle alcoliche.
Si definiscono lavorati i beni alimentari destinati al consumo finale che sono il risultato di un processo di trasformazione industriale (come, ad esempio, i succhi di frutta, gli insaccati, i prodotti surgelati). Si dicono non lavorati i beni alimentari non trasformati (come la carne fresca, il pesce fresco, la frutta e la verdura fresca).
Beni alimentari, per la cura della casa e della persona: includono, oltre ai beni alimentari, i beni per la pulizia e la manutenzione ordinaria della casa e i beni per l’igiene personale e prodotti di bellezza.
Beni durevoli: includono le autovetture, gli articoli di arredamento, gli elettrodomestici.
Beni non durevoli: comprendono i detergenti per la pulizia della casa, i prodotti per la cura della persona, i
medicinali.
Beni semidurevoli: comprendono i capi di abbigliamento, le calzature, i libri.
Beni energetici regolamentati: includono le tariffe per l’energia elettrica mercato tutelato e il gas di rete per uso domestico.
Beni energetici non regolamentati: comprendono i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti, i combustibili per uso domestico non regolamentati e l’energia elettrica mercato libero.
Beni regolamentati: includono i beni energetici regolamentati e gli altri beni regolamentati. COICOP: classificazione dei consumi individuali secondo l’utilizzo finale.
Componente di fondo: viene calcolata escludendo i beni alimentari non lavorati e i beni energetici.
Contributo alla variazione tendenziale dell’indice generale: permette di valutare l’incidenza delle variazioni di prezzo delle singole componenti sull’aumento o sulla diminuzione dell’indice aggregato. A tal fine, il tasso di variazione tendenziale dell’indice generale viene scomposto nella somma degli effetti attribuibili a ciascuna delle variazioni delle sue componenti. Poiché si tratta di un indice concatenato, il contributo della componente i-esima alla variazione dell’indice generale è funzione della dinamica di prezzo di tale componente e della modifica del suo peso relativo nei due anni a confronto. I contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale sono calcolati a partire dagli indici elementari di prezzo dei prodotti del paniere di riferimento. Per effetto degli arrotondamenti, la loro somma può differire dalla variazione dell’indice generale.
ECOICOP: classificazione europea dei consumi individuali secondo l’utilizzo finale, che prevede un livello di dettaglio (le sottoclassi) maggiore rispetto alla COICOP.
FOI: indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
Inflazione: misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni
e servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie.
Inflazione acquisita: rappresenta la variazione media dell’indice nell’anno indicato, che si avrebbe ipotizzando che l’indice stesso rimanga al medesimo livello dell’ultimo dato mensile disponibile nella restante parte dell’anno.
IPCA: indice armonizzato dei prezzi al consumo per i Paesi dell’Unione europea.
IPCA-AS: indici armonizzati dei prezzi al consumo per aggregati speciali sono indicatori costruiti secondo uno schema classificatorio diverso dalla ECOICOP-IPCA e da quello utilizzato per gli indici NIC per tipologia di prodotto. La struttura di classificazione e le procedure di calcolo sono comuni a quelle utilizzate da Eurostat e ne condividono le innovazioni di carattere metodologico. In particolare, dalla diffusione degli indici definitivi di gennaio 2019 cambia il metodo di calcolo degli aggregati speciali dell’IPCA che sono ottenuti aggregando gli indici delle sottoclassi della ECOICOP (in precedenza, per il computo di questi indicatori erano utilizzati gli indici delle classi). Per una migliore fruibilità dei nuovi indicatori, le serie degli aggregati speciali, secondo il nuovo schema, sono state ricostruite per il periodo gennaio 2017 – dicembre 2018 e sostituiscono, per l’intervallo temporale in questione, quelle precedentemente diffuse, basate sulla vecchia metodologia di calcolo.
IPCA-TC: indice armonizzato dei prezzi al consumo a tassazione costante per i Paesi dell’Unione europea. NIC: indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività.

Prodotti ad alta frequenza di acquisto: includono, oltre ai generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, i tabacchi, le spese per l’affitto, i beni non durevoli per la casa, i servizi per la pulizia e manutenzione della casa, i carburanti, i trasporti urbani, i giornali e i periodici, i servizi di ristorazione, le spese di assistenza.
Prodotti a media frequenza di acquisto: comprendono, tra gli altri, le spese di abbigliamento, le tariffe elettriche e quelle relative all’acqua potabile e lo smaltimento dei rifiuti, i medicinali, i servizi medici e quelli dentistici, i trasporti stradali, ferroviari marittimi e aerei, i servizi postali e telefonici, i servizi ricreativi e culturali, i pacchetti vacanze, i libri, gli alberghi e gli altri servizi di alloggio.
Prodotti a bassa frequenza di acquisto: comprendono gli elettrodomestici, i servizi ospedalieri, l’acquisto dei mezzi di trasporto, i servizi di trasloco, gli apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, gli articoli sportivi.
Servizi regolamentati: tipologie di servizio i cui prezzi sono stabiliti da amministrazioni nazionali o locali e da servizi di pubblica utilità soggetti a regolamentazione da parte di specifiche Agenzie (Authority). Comprendono i certificati anagrafici, il passaporto, la tariffa per i rifiuti solidi, la tariffa per la raccolta di acque reflue, l’istruzione secondaria, le mense scolastiche, i trasporti urbani unimodali e multimodali (biglietti e abbonamenti), il trasporto extra-urbano su bus e quello extra-urbano multimodale, i taxi, i trasporti ferroviari regionali, i pedaggi autostradali, i concorsi pronostici, il canone tv, i servizi di telefonia fissa, la revisione auto, le tasse per il trasferimento della proprietà delle autovetture e dei motoveicoli e alcuni servizi postali.
Servizi relativi all’abitazione: comprendono i servizi di riparazione, la pulizia e la manutenzione della casa, la tariffa per i rifiuti solidi, la tariffa per la raccolta acque reflue, il canone d’affitto, le spese condominiali.
Servizi relativi alle comunicazioni: comprendono i servizi di telefonia e i servizi postali.
Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona: comprendono i pacchetti vacanza, i servizi di alloggio, i ristoranti, bar e simili, le mense, la riparazione di apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, i servizi per l’abbigliamento, i servizi per l’igiene personale, i servizi ricreativi e culturali vari, i concorsi e le lotterie.
Servizi relativi ai trasporti: comprendono i trasporti aerei, marittimi, ferroviari, e stradali, i servizi di manutenzione e riparazione di mezzi di trasporto, le assicurazioni sui mezzi di trasporto.
Servizi vari: comprendono l’istruzione, i servizi medici, i servizi per l’assistenza, i servizi finanziari; professioni liberali; servizio funebre; assicurazioni sugli infortuni.
Variazione congiunturale: variazione rispetto al periodo precedente.
Variazione tendenziale: variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Introduzione e quadro normativo

Gli indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie (sono escluse le transazioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, i fitti figurativi, ecc.).
Il sistema degli indici dei prezzi al consumo è articolato in tre diversi indicatori:
l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è utilizzato come misura dell’inflazione per l’intero sistema economico;
l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente;
l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea (IPCA) assicura una misura dell’inflazione comparabile tra i diversi paesi europei, attraverso l’adozione di un impianto concettuale, metodologico e tecnico condiviso. In ottemperanza alla normativa europea, e coerentemente agli standard previsti dai regolamenti, l’indice IPCA è elaborato anche nella versione “a tassazione costante (IPCA-TC)”.
Le serie degli indici nazionali NIC e FOI hanno base di riferimento 2015=100. Anche l’indice IPCA è calcolato e diffuso con base di riferimento 2015=100, in linea con gli altri Paesi dell’Unione europea e in conformità al Regolamento (UE) n. 2016/792 del Parlamento e del Consiglio e con il Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2020/1148 della Commissione del 31 luglio 2020.
La rilevazione dei prezzi al consumo è disciplinata anche da diverse leggi e regolamenti che definiscono i soggetti coinvolti (l’Istituto nazionale di statistica e i Comuni) e le relative funzioni:
• il Regio Decreto Legge n. 222/1927, che conferisce l’incarico all’Istituto centrale di statistica di promuovere la formazione di indici del costo della vita in tutti i comuni con più di 100.000 abitanti e in altri, preferibilmente scelti tra i capoluoghi di provincia o tra quelli con più di 50.000 abitanti che abbiano uffici di statistica idonei;
• la Legge n. 621/1975 modifica come di seguito il regio decreto relativamente ai comuni cui spetta l’obbligo di condurre l’indagine sui prezzi al consumo: “tra i comuni di cui all’art. 1 … devono intendersi compresi tutti i comuni capoluogo di provincia e quelli con oltre 30.000 abitanti che abbiano un ufficio di statistica idoneo”;
• il D.lgs n. 322/1989, che disciplina le attività di rilevazione, elaborazione, analisi e diffusione e archiviazione dei dati statistici svolte dagli enti e organismi pubblici di informazione statistica, al fine di realizzare l’unità di indirizzo, l’omogeneità organizzativa e la razionalizzazione dei flussi a livello centrale e locale.

Copertura dell’indagine e organizzazione della rilevazione

I dati che concorrono alla costruzione degli indici mensili dei prezzi al consumo sono raccolti attraverso l’utilizzo di una pluralità di fonti: la rilevazione territoriale, condotta dagli Uffici comunali di statistica (UCS); la rilevazione centralizzata, condotta dall’Istat direttamente o attraverso la collaborazione con grandi fornitori di dati; gli scanner data provenienti dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO); la fonte amministrativa.
Nel 2021, i prodotti rilevati in modo esclusivo mediante la rilevazione territoriale ammontano, in termini di peso, a circa il 56,2% del paniere (dal 58,6% nel 2020), contro il 22,8% dei beni e servizi a rilevazione esclusivamente centralizzata (dal 22,7% nel 2020). Tramite l’acquisizione dei dati scanner dalla GDO vengono rilevati tutti i prodotti cosiddetti grocery (ad eccezione degli alimentari freschi che continuano ancora a essere rilevati territorialmente), che rappresentano il 12,8% in termini di peso. A queste tre modalità si aggiunge l’utilizzo di una fonte amministrativa, la base dati MISE dei prezzi dei carburanti, che pesa per il 3,7% sul paniere. Infine, per alcuni prodotti, che incidono per il 4,5%, la rilevazione viene effettuata con modalità mista.
Nel 2021 i comuni che concorrono al calcolo degli indici sono 80 per tutti gli aggregati di prodotto del paniere (di cui 19 capoluoghi di regione, 60 capoluoghi di provincia, 1 comune non capoluogo con più di 30.000 abitanti1); sono invece 12 i comuni2 che partecipano al calcolo degli indici per un sottoinsieme di prodotti (tariffe locali quali fornitura acqua, raccolta rifiuti, raccolta acque reflue, gas di rete per uso domestico, trasporti urbani, taxi, mense scolastiche, nido d’infanzia comunale, e altri servizi come manifestazioni sportive, cinema, spettacoli teatrali, istruzione secondaria superiore, mense universitarie, ecc.).
Nei 92 comuni (80 per il paniere completo e 12 per un sottoinsieme di prodotti) che partecipano nel 2021 alla rilevazione dei prezzi al consumo si contano circa 43mila unità di rilevazione (tra punti vendita, imprese e istituzioni) dove gli Uffici comunali di statistica monitorano il prezzo di almeno un prodotto; a queste si aggiungono quasi 8mila abitazioni per la rilevazione dei canoni di affitto. Nel complesso sono circa 390mila le quotazioni che contribuiscono al calcolo dell’inflazione, inviate mensilmente all’Istat dagli Uffici comunali di statistica, in aumento rispetto alle 384mila del 2020. A seguito dell’aggiornamento annuale dei piani di rilevazione comunali sono nuove il 6,7% delle attuali referenze di prodotto (9,7% nel 2020): di queste, il 3,0% sono referenze di prodotti nuovi mentre nel restante 3,7% si tratta di referenze di prodotti già presenti nel paniere dello scorso anno.
Nel 2021, oltre 100mila quotazioni di prezzo vengono raccolte ogni mese centralmente dall’Istat. Di queste quasi 100mila sono acquisite tramite web, anche con l’utilizzo di procedure di raccolta automatica dei dati da web (tecniche di web scraping), circa 400 vengono rilevate mediante indagine diretta presso le imprese di assicurazione per la rilevazione dei prezzi dei servizi assicurativi sull’abitazione e oltre 700 sono rilevate da fonti interne.
La rilevazione dei prezzi al consumo dei prodotti grocery (beni alimentari confezionati, beni per la cura della casa e della persona) tramite scanner data interessa cinque tipologie distributive della Grande Distribuzione Organizzata: ipermercati, supermercati, discount, piccole superfici di vendita (note anche come “libero servizio”, punti vendita con superficie compresa tra i 100 e i 400 mq) e specialist drug.
Dal 2021 l’Istat utilizza gli scanner data per la rilevazione dei prezzi dei beni appartenenti a ulteriori tre aggregati di prodotto (Integratori alimentari, Test di gravidanza e dispositivi meccanici di contraccezione, Altri prodotti medicali n.a.c.) venduti presso i punti vendita della GDO. I prezzi dei prodotti inclusi in questi tre aggregati, se venduti presso farmacie e parafarmacie, continuano a essere rilevati con la rilevazione tradizionale effettuata dagli Uffici Comunali di Statistica.
Con questo ampliamento, il numero di aggregati di prodotto che sono rilevati tramite scanner data sale a 82, che interessano sei divisioni della ECOICOP (Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Bevande alcoliche e tabacchi, Mobili articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute, Ricreazione spettacoli e cultura, Altri beni e servizi).
L’Istat acquisisce i dati settimanali di fatturato e quantità distinti per punto vendita e per GTIN (codice a barre), per singolo punto vendita di 21 grandi gruppi della GDO in Italia per tutte le 107 province del territorio nazionale. Il campione dei punti vendita è rappresentativo di tutto l’universo delle cinque tipologie distributive della GDO e comprende circa 4.000 punti vendita distribuiti sull’intero territorio nazionale. L’individuazione delle referenze che entrano nel calcolo dell’indice avviene tramite i codici a barre (GTIN), che identificano univocamente i prodotti sull’intero territorio nazionale. Il valore unitario del prezzo per ciascun codice a barre è la media dei prezzi effettivamente pagati dai consumatori per quei prodotti.
Per la selezione delle referenze l’Istat utilizza un approccio di tipo dinamico che implica una selezione del campione di referenze in ciascun mese. L’approccio dinamico, permette di utilizzare l’informazione proveniente dall’universo dei GTIN venduti in ciascun punto vendita e di seguire l’evoluzione dei prodotti che entrano ed escono dal mercato nei dodici mesi dell’anno.
Nel complesso, per ciascuna settimana, si utilizzano per il calcolo degli indici oltre 18 milioni di referenze il cui prezzo settimanale viene calcolato sulla base dei dati di fatturato e quantità vendute in ciascun punto vendita e relative a circa 220mila GTIN distinti. A seguito della selezione dinamica contribuiscono quindi mediamente ogni mese al calcolo degli indici oltre 11 milioni di referenze per un totale di oltre 30 milioni di quotazioni di prezzo.
Per i carburanti, grazie all’utilizzo della base dati del MISE, la copertura territoriale è completa già a partire dai dati del 2017 (e per la stima dell’inflazione vengono utilizzate circa 80mila osservazioni di prezzo al mese, provenienti da circa 14.200 impianti).

Metodologia di calcolo degli indici e delle variazioni

Struttura di ponderazione
Non tutti i beni e i servizi che entrano nel paniere hanno la stessa importanza nei consumi della popolazione. Di conseguenza, l’esigenza di misurare il livello dei prezzi e la loro dinamica temporale attraverso indicatori di sintesi richiede la definizione di un sistema di ponderazione che consenta di elaborare tali indicatori tenendo conto della diversa rilevanza che i singoli prodotti assumono sulla spesa complessiva per consumi delle famiglie.
Ogni anno, i coefficienti di ponderazione degli indici sono aggiornati per tener conto dell’evoluzione dei consumi finali delle famiglie, come risulta dalle stime della Contabilità nazionale dell’Istat e dell’indagine sulle Spese delle famiglie, oltre che dai dati provenienti da altre fonti ausiliarie interne e esterne all’Istituto, tra le quali le basi dati di importanti società di analisi e ricerche di mercato, quali A.C. Nielsen e GfK Italia S.r.l..
Tale operazione garantisce che il sistema dei pesi utilizzato per la stima dell’inflazione mantenga elevato nel tempo il suo grado di rappresentatività delle quote di spesa che i consumatori destinano all’acquisto dei beni e servizi finali.

In particolare, l’esigenza di salvaguardare la coerenza tra le strutture di ponderazione degli indici e quella dei bilanci delle famiglie, fortemente influenzati lo scorso anno dagli effetti delle misure di contenimento della pandemia che sono state adottate fin dai primi mesi del 2020, ha fatto sì che per il 2021, anche sulla base delle linee guida messe a punto da Eurostat, fossero utilizzati, per la revisione dei pesi, i dati delle principali fonti interne più recenti a disposizione: le stime trimestrali della Contabilità nazionale e le informazioni dell’indagine sulle Spese del famiglie, relative al 20203.
Nel Prospetto 1 è riportata la struttura dei pesi per divisione di spesa utilizzata per il calcolo dei tre indici dei prezzi al consumo (NIC, IPCA e FOI).

Indici nazionali e territoriali

La metodologia di calcolo degli indici dei prezzi al consumo prevede quattro diversi processi di sintesi degli indici di ciascun aggregato di prodotto calcolati per ogni capoluogo di provincia.

L’indice nazionale si ottiene nel modo seguente:

si aggregano tra loro gli indici provinciali di aggregato di prodotto per costruire l’indice regionale di aggregato di prodotto. Per quanto riguarda i beni alimentari (esclusi i prodotti freschi) e per la cura della casa e della persona, gli indici regionali di aggregato di prodotto sono calcolati tenendo distinte le diverse tipologie distributive (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio, specialist drug) per i quali si utilizzano le informazioni provenienti dai registratori elettronici di cassa (scanner data). Per un numero limitato di aggregati, l’indice viene calcolato integrando le informazioni provenienti dagli scanner data con quelle rilevate direttamente dagli Uffici Comunali di Statistica. I coefficienti di ponderazione adoperati per le sintesi degli indici provinciali si basano, in generale, sul peso di ciascun capoluogo di provincia in termini di popolazione residente;

si aggregano tra loro gli indici regionali di aggregato di prodotto per costruire l’indice nazionale di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascuna regione in termini di consumi delle famiglie;

l’indice generale nazionale dei prezzi al consumo si ottiene come media ponderata degli indici nazionali di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie.

 

Gli indici per capoluogo di provincia, regione e ripartizione geografica si ottengono come segue:

l’indice generale per regione e per ripartizione geografica dei prezzi sono calcolati rispettivamente come media ponderata degli indici regionali e ripartizionali di aggregato di prodotto. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie.

l’indice generale provinciale si ottiene come media aritmetica ponderata degli aggregati di prodotto calcolati a livello di capoluogo di provincia. I coefficienti di ponderazione utilizzati si basano sul peso di ciascun aggregato di prodotto in termini di consumi delle famiglie. La struttura di ponderazione utilizzata è quella definita a livello regionale.

Classificazione degli indici dei prezzi al consumo

La classificazione adottata per gli indici dei prezzi al consumo è la European Classification of Individual Consumption by Purpose (ECOICOP), allegata al nuovo Regolamento quadro europeo degli indici dei prezzi al consumo armonizzati e dell’indice dei prezzi delle abitazioni (Reg. n. 2016/792). La struttura gerarchica prevista secondo la classificazione ECOICOP presenta quattro livelli di disaggregazione: Divisioni di spesa, Gruppi di prodotto, Classi di prodotto e Sottoclassi di prodotto (in luogo dei primi tre livelli della classificazione COICOP vigente fino a dicembre 2015).

Ai fini del calcolo degli indici dei prezzi al consumo, le Sottoclassi di prodotto sono ulteriormente disaggregate in Segmenti di consumo.

In base alla struttura di classificazione degli indici e al dettaglio territoriale, gli indici NIC sono pubblicati fino al livello dei segmenti di consumo se riferiti all’intero territorio nazionale4, fino a quello dei gruppi di prodotto se riferiti a ripartizione, regione e provincia. Gli indici FOI sono diffusi a livello nazionale e provinciale fino alle divisioni di spesa. Per gli indici IPCA nazionali il livello di dettaglio della diffusione attualmente si ferma alle classi di prodotto, ma nel corso del 2020 si prevede di arrivare fino alle sottoclassi.

In aggiunta, sia con riferimento all’indice NIC sia all’IPCA, vengono calcolati indici dei prezzi basati su schemi classificatori alternativi alla classificazione ECOICOP, rispettivamente gli indici per tipologia di prodotto e quelli degli aggregati speciali (IPCA-AS). In particolare, gli IPCA-AS sono elaborati adottando lo stesso metodo di calcolo utilizzato da Eurostat (diverso da quello adottato per le tipologie di prodotto del NIC), al fine di permettere la piena comparabilità tra gli indici italiani e quelli elaborati da Eurostat per l’Ue, la zona euro e gli altri Paesi europei5. Gli IPCA-AS a partire dai dati definitivi di gennaio 2019 sono calcolati aggregando gli indici delle sottoclassi della ECOICOP (in precedenza, per il computo di questi indicatori erano utilizzati gli indici delle classi). Per una migliore fruibilità dei nuovi indicatori, le serie degli aggregati speciali, secondo il nuovo schema, sono state ricostruite per il periodo gennaio 2017 – dicembre 2018.

Rilevazione e calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti stagionali

Dai dati di gennaio 2011 viene adottata la metodologia di rilevazione e calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti stagionali, conforme alle norme previste prima dal Regolamento (CE) n. 330/2009 del 22 aprile 2009 e poi dal Regolamento di Esecuzione (UE) n. 2020/1148 della Commissione del 31 luglio 2020 (che ha abrogato il Regolamento 330/2009), per i prodotti stagionali appartenenti ai gruppi e classi di prodotto Frutta, Vegetali, Abbigliamento e Calzature. La metodologia è adottata per i tre indici NIC, FOI e IPCA.

Secondo il citato Regolamento si definisce prodotto stagionale un singolo prodotto acquistabile o acquistato in quantità significative solo durante una parte dell’anno secondo uno schema ricorrente.

Il Regolamento stabilisce, inoltre, che, in un dato mese, i prodotti stagionali siano considerati “in stagione” o “fuori stagione”. Sulla base di tale norma, ogni anno, l’Istat provvede alla definizione del calendario mensile valido per tutto l’anno, che stabilisce in un dato mese quando ogni specifico prodotto, appartenente alle suddette categorie o ai suddetti gruppi, deve essere considerato “in stagione” oppure “fuori stagione”. L’adozione di un calendario della stagionalità comporta che la rilevazione territoriale dei prezzi al consumo sia effettuata solo nei mesi in cui il prodotto in questione è definito “in stagione”, mentre i prezzi dei prodotti “fuori stagione” sono stimati sulla base di una metodologia coerente con le indicazioni contenute nel Regolamento europeo.

Stima preliminare degli indici dei prezzi al consumo IPCA: accuratezza e metodologia di calcolo

La diffusione degli indici dei prezzi al consumo avviene in due successivi istanti temporali secondo una diversa modalità di rilascio dei dati: prima come stima provvisoria, poi come stima definitiva. La diffusione della stima provvisoria degli indici IPCA (e degli indici NIC) avviene alla fine del mese di riferimento nel rispetto del calendario Eurostat di diffusione della stima anticipata dell’inflazione nell’area euro. Il rilascio dei dati definitivi avviene intorno alla metà del mese successivo a quello di riferimento.

La finalità della diffusione dei dati provvisori, sia dell’indice IPCA sia dall’indice NIC, è quella di fornire informazioni più tempestive sull’andamento dei prezzi al consumo, stimando nel modo più accurato possibile il dato definitivo dell’inflazione rilasciato circa due settimane dopo. In questo contesto, l’analisi delle revisioni delle stime provvisorie dei tassi tendenziali rappresenta un importante strumento per valutare il corretto bilanciamento tra le due dimensioni della qualità dei dati, tempestività e accuratezza.

In linea con la politica di diffusione di Eurostat, che pubblica mensilmente una nota sull’accuratezza della stima anticipata dell’inflazione per l’area euro, questa sezione è dedicata all’analisi dell’accuratezza e alla metodologia utilizzata per il calcolo della stima preliminare dell’indice IPCA.

Accuratezza delle stime preliminari

Nel Prospetto 2 sono confrontati i tassi di variazione tendenziale definitivi e provvisori dell’indice generale IPCA e dei principali aggregati speciali per gli ultimi tredici mesi. In questo arco temporale, la differenza maggiore tra la stima definitiva e quella provvisoria del tasso tendenziale dell’indice generale è stata pari a +0,2 punti percentuali, osservata a gennaio 2021. Con riferimento ai principali aggregati speciali, le differenze maggiori tra la stima definitiva e quella provvisoria in termini di tassi tendenziali hanno interessato l’aggregato degli Alimentari lavorati (-0,6 punti percentuali a novembre 2020), e quindi dei Beni Alimentari (-0,3 a novembre 2020), quello dell’Energia (+1,8 a luglio 2021 e +1,9 a ottobre 2021) e quello dei Beni industriali non energetici (+0,5 a gennaio 2021).

La più elevata frequenza delle revisioni è osservata negli aggregati dei Beni alimentari lavorati (in tutti i 13 mesi in esame, imputabile in larga parte all’utilizzo, per la stima preliminare, degli scanner data, riferiti ai prezzi dei prodotti grocery provenienti dalla GDO, di una/due settimane rispetto alle tre incluse nell’indice definitivo) e dei Beni industriali non energetici (10 mesi su 13, da ascrivere principalmente alla dinamica dei saldi dell’Abbigliamento e calzature e alla disponibilità per la stima preliminare, con riferimento ad alcune categorie di Beni durevoli, dei dati riferiti a una/due settimane rispetto alle tre incluse nell’indice definitivo); l’incompletezza delle informazioni utilizzate per il calcolo ha un impatto maggiore sulle stime provvisorie di questi aggregati speciali che, di conseguenza, risultano essere meno accurate.

La revisione media assoluta (RMA) fornisce una misura dell’ampiezza delle revisioni effettuate nell’arco di un determinato periodo. Nello specifico, la RMA è calcolata come media aritmetica semplice delle differenze, considerate in valore assoluto, tra le variazioni tendenziali delle stime provvisorie e quelle delle stime definitive, con riferimento agli ultimi tredici mesi. Nella Figura 1 sono riportati i valori della RMA per l’indice generale e i principali aggregati speciali IPCA nel periodo novembre 2020 – novembre 2021. Le RMA più ampie nell’arco di tempo considerato hanno riguardato i tassi di variazione tendenziale dei prezzi dell’Energia (0,346 punti percentuali), degli Alimentari lavorati (0,292 punti percentuali) e quindi dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (0,192 punti percentuali).

Per ulteriori informazioni relative alle revisioni degli indicatori congiunturali, consultare la sezione dedicata.

L’emergenza sanitaria Covid-19 e la compilazione degli indici dei prezzi al consumo

L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 e le misure varate dal governo per fronteggiare i rischi di ulteriore espansione del contagio hanno determinato, soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, numerose criticità per il processo di produzione degli indici dei prezzi al consumo e in particolare per la fase di raccolta diretta dei dati. Tra la fine di maggio e il mese di giugno la progressiva riduzione della gravità dell’emergenza sanitaria e la riapertura graduale di buona parte delle attività commerciali di offerta di beni e servizi di consumo hanno limitato le criticità dei mesi precedenti, a partire da una netta diminuzione del numero di mancate rilevazioni che aveva raggiunto il picco nel mese di aprile 2020. Con il DPCM del 3 novembre 2020 sono state reintrodotte limitazioni, differenziate a livello regionale che hanno riproposto, almeno in parte, le criticità del periodo marzo-maggio. Queste limitazioni sono state poi rafforzate (e uniformate su scala nazionale a partire dal 24 dicembre) con il Decreto Legge 18 dicembre 2020 n. 172.

In tutti questi mesi di emergenza sanitaria, l’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati necessari per il calcolo dell’inflazione, ha consentito di ridurre gli effetti negativi di queste criticità e in particolare del più elevato numero di mancate rilevazioni che ha colpito i mesi di marzo aprile e maggio e in misura più contenuta i mesi da giugno a dicembre.

I problemi più rilevanti hanno riguardato l’attività di raccolta dati in carico agli Uffici Comunali di Statistica, che ha potuto svolgersi in modo difficoltoso; in particolare nei mesi in cui è stata sospesa o limitata la rilevazione presso i punti vendita fisici, le attività degli Uffici Comunali di Statistica sono state svolte utilizzando, laddove possibile, anche il canale telefonico e Internet per la raccolta dei dati presso le unità di rilevazione previste dal piano di campionamento locale.

Per quanto riguarda le altre fonti dell’indagine, ossia la rilevazione centralizzata, gli scanner data e i grandi fornitori di dati e i dati di fonte amministrativa, non si sono registrati problemi nella disponibilità delle informazioni necessarie per le elaborazioni degli indici dei prezzi al consumo.

Questo quadro va integrato, con particolare riferimento alla seconda parte del mese di marzo e ai mesi di aprile e maggio e ai mesi da novembre 2020 (in questi mesi in particolare per le regioni che si sono trovate in fascia rossa e per il territorio nazionale nel suo complesso nell’ultima parte del mese di dicembre), con i problemi derivanti dall’introduzione di misure restrittive riguardanti lo svolgimento di diverse attività commerciali, che hanno comportato forti limitazioni alla possibilità da parte dei consumatori di acquistare beni e fruire di determinate categorie di servizi (in primo luogo trasporti, servizi ricreativi, servizi di alloggio) e che hanno richiesto e richiedono interventi specifici nella fase di elaborazione dei corrispondenti indici di prezzo.

In tutti i mesi trascorsi a partire da marzo 2020, per la stima dell’inflazione si è fatto ricorso all’imputazione delle mancate rilevazioni6, coerentemente con l’impianto metodologico indicato da Eurostat e condiviso con gli Stati membri.

Questo impianto, stabilito per l’IPCA, che l’Istat ha esteso anche al NIC e al FOI, si basa su tre principi:
1. stabilità dei pesi degli aggregati di prodotto che compongono il paniere,
2. calcolodegliindicipertuttigliaggregatidiprodottoeidiversilivellididisaggregazioneprevistidallaECOICOP, 3. minimizzazione del numero di prezzi imputati.

Ciò significa che tutti gli indici previsti dalla classificazione ECOICOP fino alle sottoclassi e tutti quelli di ulteriori disaggregazioni, che contribuiscono al calcolo degli indici (gli aggregati di prodotto) con un proprio peso (che è rimasto tale con riferimento a dicembre dell’anno precedente e sulla base della spesa per consumi del 2018 per il 2020 e del 2020 per il 2021), sono stati calcolati, riducendo il più possibile il ricorso a imputazioni. Quest’ultima indicazione è stata implementata tenendo conto dell’effettiva disponibilità per le famiglie dei prodotti del paniere al fine di evitare l’utilizzo di prezzi, in particolare di servizi rilevati in anticipo ma che poi non sono stati effettivamente disponibili.

La metodologia di imputazione, in parte già utilizzata correntemente per le mancate rilevazioni e che è stata applicata sia ai casi in cui non è stato possibile rilevare un prezzo sia ai casi nei quali il prodotto non era disponibile all’acquisto, comporta l’applicazione di un’idonea variazione al prezzo del mese precedente o dello stesso mese dello scorso anno della singola referenza.

L’individuazione della variazione più idonea non segue una linea univoca e dipende, caso per caso, da diversi fattori (tra i quali la quota di mancate rilevazioni per il prodotto in questione, la sua posizione nella struttura gerarchica, il suo grado di volatilità mensile e il carattere stagionale della dinamica dei prezzi). Tenuto conto di questo quadro sono tre gli approcci che sono stati adottati:

  1. a)  l’utilizzo della variazione del medesimo aggregato di prodotto registrata in un’altra area geografica o di un aggregato di prodotto prossimo o superiore;
  2. b)  la ripetizione del prezzo del mese precedente, soprattutto laddove i prodotti presentano una scarsa variabilità mensile dei prezzi;
  3. c)  per i prodotti indisponibili alla fruizione da parte delle famiglie e che presentano un chiaro profilo stagionale, l’utilizzo della variazione dell’indice generale calcolata al netto di questi stessi prodotti.

Alla luce di questo quadro, le scelte operate per imputare le mancate rilevazioni per il calcolo delle stime, considerando le categorie merceologiche dove si è registrato un elevato numero di casi, sono state le seguenti:

a. nel settore dell’abbigliamento e calzature, per i prodotti alimentari freschi per i quali è prevista la rilevazione mensile (e per i prodotti alimentari freschi, per i quali è prevista la rilevazione bimensile e per i quali non era disponibile il prezzo di nessuna delle due occasioni di rilevazione), le mancate risposte sono state imputate per variazione dei prezzi delle referenze che sono state rilevate per lo stesso prodotto nel capoluogo di provincia, oppure nella regione o a livello nazionale; nello specifico per i prodotti dell’abbigliamento e calzature e per i prodotti alimentari freschi a rilevazione bimensile, sono state applicate le consuete procedure per la stima dei prezzi dei prodotti stagionali;

 

 

  1. per la stima dei prezzi degli alimentari non lavorati a rilevazione mensile, di prodotti ittici, dei farmaci SOP, OTC e degli altri prodotti medicali, le mancate risposte sono state imputate per variazione dei prezzi delle referenze che sono state rilevate per lo stesso prodotto nel capoluogo di provincia, oppure nella regione o a livello nazionale;
  2. per i prezzi dei prodotti di arredamento e dei prodotti per la casa è stata adottata la scelta del carry forward (ripetizione del prezzo del mese precedente), poiché appare la più corretta tenuto conto della limitata variabilità temporale dei prezzi di questi prodotti;
  3. analogamente la scelta del carry forward è stata adottata per i prezzi dei servizi di ristorazione e dei servizi culturali e di intrattenimento.

A partire dal D.L 52 del 22 aprile 2021 (c.d. Decreto riaperture) sono state via via eliminate gran parte delle restrizioni introdotte dal governo nei mesi precedenti, permettendo la riapertura di quasi tutte le attività economiche e la possibilità di riprendere una mobilità sul territorio non dettata da motivazioni di stretta necessità, pur rimanendo limitazioni dovute alla necessità di rispettare il distanziamento sociale. Anche nel mese di dicembre 2021 tutte le attività commerciali hanno ripreso (sebbene con alcune limitazioni nelle capienze per alcuni servizi di intrattenimento, svago e per le manifestazioni sportive) ed è quindi stato possibile, per tutti i prodotti del paniere, utilizzare i prezzi rilevati, inclusi quelli rilevati in anticipo per tutti i prodotti per i quali è prevista questa metodologia di rilevazione.

Il complesso di questi interventi ha reso necessario, sulla base delle indicazioni di Eurostat, segnalare quali degli indici ai diversi livelli di aggregazione ha avuto una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) mediante l’utilizzo del flag “i” (dato imputato) sia nelle tabelle del Comunicato stampa, sia su I.Stat e nelle altre pubblicazioni. Per quanto riguarda gli indici diffusi su Rivaluta, in occasione del rilascio dei dati definitivi, quelli che presentano una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) non sono resi disponibili.

La diffusione: tempestività e banche dati

La diffusione degli indici dei prezzi al consumo da parte dell’Istat avviene in due momenti temporali successivi secondo una diversa modalità di rilascio dei dati: stima provvisoria e stima definitiva.

La diffusione della stima provvisoria degli indici NIC (generale, per divisione di spesa, per tipologia di prodotto e per frequenza d’acquisto) e dell’indice IPCA (generale, per divisione di spesa e per aggregati speciali) avviene alla fine del mese di riferimento, mentre la diffusione dei dati definitivi dei tre indici NIC, IPCA e FOI avviene non oltre la metà del mese successivo a quello di riferimento. I tempi di pubblicazione sono stabiliti da un calendario https://www.istat.it/it/informazioni-e-servizi/per-i-giornalisti/appuntamenti/calendario-diffusioni-ed-eventi concordato con Eurostat, nel mese di dicembre di ogni anno, per l’anno successivo e secondo gli standard di diffusione (SDDS – Special Data Dissemination Standard) definiti dal Fondo Monetario Internazionale.

Con la pubblicazione dei dati di gennaio 2019, la diffusione diretta degli indici comunali dei prezzi al consumo è effettuata dai comuni autorizzati in concomitanza con l’uscita degli indici definitivi da parte dell’Istat.

Gli indici, sia per la stima preliminare sia per quella definitiva, sono diffusi attraverso il comunicato stampa “Prezzi al consumo” disponibile sul sito web dell’Istituto all’indirizzo https://www.istat.it/it/archivio/prezzi+al+consumo.

Le serie degli indici aggiornate sono pubblicate, in concomitanza con la diffusione del comunicato stampa, sul data warehouse I.Stat (http://dati.istat.it) all’interno del tema Prezzi – Prezzi al consumo. Unitamente agli indici mensili sono diffuse le variazioni percentuali congiunturali e tendenziali, gli indici medi annui, le variazioni medie annue e i pesi calcolati annualmente. Gli indici ai diversi livelli di aggregazione e per i diversi livelli territoriali di riferimento che hanno avuto una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) sono individuabili con il flag “i” (dato imputato).

Informazioni sugli indici dei prezzi al consumo sono disponibili sulla banca dati Congiuntura.Stat, che raccoglie e sistematizza le statistiche congiunturali prodotte dall’Istat e si propone quale strumento di approfondimento per policy maker, operatori sociali, studiosi e cittadini.

Informazioni sulle serie storiche di tutti e tre gli indici, a partire dal 1861 e fino al 2015, sono disponibili sul sito dell’Istat all’indirizzo http://seriestoriche.istat.it/.

Dati riepilogativi e approfondimenti sui prezzi al consumo e sul paniere dei beni e servizi sono, inoltre, contenuti in alcuni prodotti editoriali diffusi dall’Istat a cadenza annuale, quali l’Annuario statistico, il Rapporto annuale e la pubblicazione Noi Italia.

 

In adempimento al Regolamento europeo n. 792/2016, i dati dell’indagine sui prezzi al consumo sono trasmessi due volte al mese ad Eurostat. I principali indicatori, archiviati nel database di Eurostat, sono consultabili all’indirizzo http://ec.europa.eu/eurostat/data/database (Tema “Economy and finance”, argomento “Prices”).

 




Prezzi al consumo, Istat: a novembre forte accelerazione inflazione

 

Secondo le stime preliminari, a novembre, l’inflazione accelera nuovamente, portandosi a un livello che non si registrava da settembre 2008 e continuando a essere sostenuta soprattutto dalla crescita dei prezzi dei Beni energetici, con l’accelerazione della componente non regolamentata che segue quella della componente regolamentata registrata a ottobre. Le tensioni inflazionistiche, seppur in misura contenuta, si diffondono anche ad altri comparti merceologici, in particolare i Beni alimentari e i Servizi relativi ai trasporti, e l’inflazione di fondo sale a livelli che non si vedevano da marzo 2013.

Secondo le stime preliminari, nel mese di novembre 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,8% su base annua (da +3,0% del mese precedente).

  • L’ulteriore accelerazione, su base tendenziale, dell’inflazione è ancora una volta in larga parte dovuta ai prezzi dei Beni energetici (da +24,9% di ottobre a +30,7%) e, in particolare, a quelli della componente non regolamentata (da +15,0% a +24,3%), mentre la componente regolamentata, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, registra un lieve rallentamento (da +42,3% a +41,8%). Accelerano rispetto al mese di ottobre, ma in misura minore, anche i prezzi dei Beni alimentari sia lavorati (da +1,0% a +1,7%) sia non lavorati (da +0,8% a +1,5%) e quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +3,6%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe da +1,1% di ottobre a +1,4%.
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+7,9%) e, in misura minore, degli Alimentari lavorati (+0,9%) e non lavorati (+1,4%). Diminuiscono, invece, per ragioni ascrivibili per lo più a fattori stagionali, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,7%).
  • Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +4,2% a +5,3%) sia quelli dei servizi (da +1,3% a +1,7%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane negativo (-3,6 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a ottobre (-2,9).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,9% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
  • Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +1,0% a +1,4%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +3,1% a +3,8%).
  • Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dello 0,8% su base mensile e del 4,0% su base annua (da +3,2% di ottobre).

A novembre, secondo le stime preliminari, l’accelerazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +3,0% di ottobre a +3,8%) si deve sia ai prezzi dei beni (la cui crescita passa da +4,2% a +5,3%), sia a quelli dei servizi (da +1,3% a +1,7%).

I prezzi dei Beni energetici registrano un’accelerazione (da +24,9% del mese precedente a +30,7%; +4,6% il congiunturale), a causa di quelli della componente non regolamentata (la cui crescita passa da +15,0% a +24,3%; +7,9% sul mese); in particolare invertono nettamente la tendenza i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da -7,9% a +23,0%; +34,3% la variazione congiunturale) e accelerano quelli del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +23,5% a +27,9%; +3,0% il congiunturale), i prezzi della Benzina (da +22,1% a +25,3%; +2,2% rispetto al mese precedente), quelli degli Altri carburanti (da +33,0% a +45,8%; +10,0% la variazione congiunturale) e del Gasolio per riscaldamento (da +22,3% a +26,8%: +3,1% rispetto a ottobre). I prezzi della componente regolamentata dei Beni energetici continuano a crescere in modo molto sostenuto pur con un lieve rallentamento (da +42,3% di ottobre a +41,8%).

I prezzi dei Beni alimentari accelerano (da +1,0% di ottobre a +1,5%; +1,0% sul mese) a causa sia di quelli degli Alimentari lavorati (che passano da +1,0% a +1,7%; +0,9% il congiunturale) sia dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +0,8% a +1,5%; +1,4% su base mensile), sostenuti da quelli della Frutta fresca e refrigerata (che invertono la tendenza da -1,0% a +1,9%; +2,8% il congiunturale) e dei Prodotti ittici (da +2,3% a +3,4%; +0,4% sul mese), mentre registrano una flessione meno marcata i prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da -0,3% a -1,2%; +3,6% rispetto a ottobre).

La crescita dei prezzi dei servizi (da +1,3% a +1,7%; -0,1% rispetto al mese precedente) è dovuta prevalentemente all’accelerazione di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +3,6%; +0,2% il congiunturale), imputabile alla crescita sostenuta dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (da +35,8% a +44,2%; -5,3% su base mensile a causa per lo più di fattori stagionali) e in misura minore all’accelerazione dei prezzi di Altri servizi relativi ai mezzi di trasporto privati (da +1,1% a +6,7%; +5,2% rispetto ad ottobre); rallentano invece i prezzi del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +7,2% a +6,8%; -3,2% il congiunturale a causa di fattori stagionali), mentre invertono la tendenza quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (da +1,1% a -3,8%; -6,1% sul mese anche in questo caso a causa, in parte, di fattori stagionali).




Prezzi al consumo, Istat: inflazione a ottobre accelera per il quarto mese consecutivo

L’inflazione a ottobre accelera per il quarto mese consecutivo, dopo la conferma a luglio del tasso di crescita dei prezzi al consumo di giugno e i primi cinque mesi di marcata ripresa, portandosi così da una variazione negativa registrata a dicembre 2020 a una crescita di un’ampiezza che non si registrava da settembre 2012 (quando fu pari a +3,2%). I Beni energetici continuano a essere protagonisti, contribuendo per più di due punti percentuali all’inflazione e spiegando buona parte dell’accelerazione rispetto a settembre.

 

Nel mese di ottobre, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,0% su base annua (da +2,5% del mese precedente); la stima preliminare era +2,9%.

  • L’ulteriore accelerazione, su base tendenziale, dell’inflazione è in larga parte dovuta, anche nel mese di ottobre, ai prezzi dei Beni energetici (da +20,2% di settembre a +24,9%) sia a quelli della componente regolamentata (da +34,3% a +42,3%) sia ai prezzi di quella non regolamentata (da +13,3% a +15,0%). Accelerano rispetto al mese di settembre, ma in misura minore, anche i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,0% a +2,4%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale da +1,0% a +1,1%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +1,1%.
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+17,0%) e solo in misura minore a quella dei prezzi degli Energetici non regolamentati (+1,0%) e degli Alimentari non lavorati (+0,7%). Diminuiscono, invece, per ragioni ascrivibili per lo più a fattori stagionali, i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-0,7%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,3%).
  • Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +3,6% a +4,2%), mentre la crescita di quelli dei servizi è stabile (+1,3%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane negativo (-2,9 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a settembre (-2,3).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,8% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
  • Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +0,9% a +1,0%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,6% a +3,1%).
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dello 0,9% su base mensile e del 3,2% su base annua (da +2,9% di settembre); la stima preliminare era +3,1%.
  • L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,6% su base mensile e del 3,0% su base annua.



Prezzi al consumo, Istat: inflazione accelera e tocca livello del 2012

L’inflazione continua ad accelerare, portandosi a un livello che non si registrava da novembre 2012. Oltre all’aumento molto ampio dei prezzi dei Beni energetici (sia per la componente regolamentata sia per quella non regolamentata), si registrano accelerazioni della crescita dei prezzi anche in altri comparti merceologici, che spingono l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, all’uno per cento.

 

  • Nel mese di settembre, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento del 2,5% su base annua (da +2,0% del mese precedente); la stima preliminare era +2,6%.
  • L’inflazione anche nel mese di settembre continua a essere sostenuta in larga parte dalla crescita dei prezzi dei Beni energetici (da +19,8% di agosto a +20,2%) sia della componente regolamentata (da +34,4% a +34,3%) sia di quella non regolamentata (da +12,8% a +13,3%). Questi ultimi contribuiscono all’accelerazione rispetto ad agosto, che si deve anche e in misura più ampia ai prezzi dei Beni alimentari (da +0,7% a +1,0%), a quelli dei Beni durevoli (da +0,5% a +1,0%) e a quelli dei Servizi relativi ai trasporti (che invertono la tendenza da -0,4% a +2,0%). Un contributo all’accelerazione dell’inflazione viene anche dai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,5% a +1,8%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe rispettivamente da +0,6% a +1,0% e da +0,5% a +1,1%.
  • Il calo congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-3,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,5%), in entrambi i casi dovuta per lo più a fattori stagionali; tale dinamica è stata solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+0,8%).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,7% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
  • Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +0,6% a +0,9%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,4% a +2,6%).
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dell’1,3% su base mensile e del 2,9% su base annua (da +2,5% di agosto), la stima preliminare era +3,0%. La diversa dinamica congiunturale dell’IPCA rispetto al NIC si deve alla fine dei saldi estivi, di cui il NIC non tiene conto.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento del 2,6% su base annua.

Le TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A settembre l’accelerazione dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (+2,5% la crescita su base annua da +2,0% di agosto) si deve sia ai prezzi dei beni (da +3,2% a +3,6%) sia a quelli dei servizi (da +0,8% a +1,3%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane negativo (-2,3 punti percentuali), ma di poco meno ampio (era -2,4 ad agosto).

I prezzi dei Beni energetici (la cui crescita, su base annua, rimane molto ampia passando da +19,8% di agosto a +20,2%; +0,1% il congiunturale) vedono accelerare quelli della componente non regolamentata (da +12,8% a +13,3%; +0,1% su base mensile) e attestarsi su tassi di crescita molto marcati quelli della componente regolamentata (da +34,4% a +34,3%; +0,1% il congiunturale). Per la componente non regolamentata accelerano i prezzi del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +17,0% a +17,9%; -0,1% sul mese), quelli della Benzina (da +17,6% a +18,4%; +0,3% rispetto ad agosto), quelli degli Altri carburanti (da +15,3% a +17,0%; +1,4% la variazione congiunturale) e del Gasolio per riscaldamento (da +13,5% a +15,2%, +0,5% rispetto al mese precedente); i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero invece decelerano lievemente (da +2,8% a +2,6%; nulla la variazione congiunturale).

I prezzi dei Beni alimentari crescono dell’1,0% (da +0,7% di agosto; con una variazione congiunturale nulla) sia a causa di quelli degli Alimentari lavorati (che passano da +0,5% a +1,0%; -0,4% rispetto ad agosto) sia dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +0,8% a +1,0%; +0,8% su base mensile); per quest’ultimo aggregato accelerano i prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +3,3% a +3,9%; +5,4% rispetto ad agosto), mentre quelli della Frutta fresca o refrigerata registrano una flessione di poco meno ampia (da -2,6% a -2,4%; -0,4% il congiunturale).

Accelerano anche i prezzi dei Beni durevoli (da +0,5% a +1,0%; +0,3% sul mese), a causa di quelli delle Automobili (da +1,7% a +1,9%; +0,2% su agosto), di quelli di Apparecchi fotografici e cinematografici e strumenti ottici (da +10,5% a +12,9%; +1,3% su base mensile), dei Beni durevoli per ricreazione all’aperto (da +1,4% a +2,1%; +0,7% rispetto al mese precedente) e dell’inversione di tendenza dei prezzi di Apparecchi di ricezione, registrazione e riproduzione di suoni e immagini (da -1,2% a +0,7%; +0,3% su agosto) e degli Apparecchi per il trattamento dell’informazione (da -3,0% a +0,1%; +1,3% sul mese).

L’accelerazione dei prezzi dei servizi (da +0,8% a +1,3%; -0,6% rispetto ad agosto) è ascrivibile per lo più all’inversione di tendenza di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,4% a +2,0%; -3,1% il congiunturale dovuto, come di consueto, a fattori stagionali che influenzano le dinamiche mensili dei prezzi delle diverse articolazioni di questo comparto) con la crescita sostenuta in particolare dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (che passano da +10,5% a +27,7%; -29,1% su base mensile); rallentano invece i prezzi del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne, che continuano a registrare una crescita ampia (da +15,4% a +14,3%; -34,8% il congiunturale) e quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (da +3,3% a +2,5%; -0,7% la variazione rispetto ad agosto).

Accelerano anche i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,5% a +1,8%; -0,5% sul mese) con i prezzi dei Servizi di alloggio la cui crescita si porta da +5,0% a +6,9% (+0,5% rispetto ad agosto), quelli dei Pacchetti vacanza che registrano una flessione meno ampia (da -5,7% a -4,8%; -7,9% il congiunturale), mentre i prezzi dei Servizi ricreativi e sportivi rallentano (da +4,0% a +2,8%; -7,2% su agosto).

I dati del territorio

A settembre l’inflazione accelera in tutte le ripartizioni geografiche (Figura 5), confermandosi al di sopra del dato nazionale nelle Isole (da +2,4% di agosto a +2,9%), nel Nord-Est (da +2,1% a +2,7%), pari al dato nazionale al Sud (da +2,3% a +2,5%) e, con il Nord-Ovest e il Centro che, invece, si posizionano al di sotto con un’inflazione pari a +2,4% per entrambe (da +1,9% per tutte e due le ripartizioni).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Catania e Genova (+3,6% per entrambe), Reggio Emilia e Trieste (+3,2% per tutte e due), mentre le variazioni tendenziali più contenute si osservano a Torino e Venezia (+2,1% per entrambe) e ad Ancona (+1,8%).

Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA)

 

Le divisioni di spesa

A settembre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dell’1,3% su base mensile e del 2,9% su base annua, da +2,5% di agosto.

L’accelerazione dell’IPCA si deve a ragioni analoghe a quelle che spiegano quella del NIC. L’inflazione registrata dall’IPCA rimane però più ampia di quella del NIC a causa per lo più dei prezzi di Abbigliamento e calzature, la cui crescita rimane sostenuta (da +2,4% di agosto a +3,0%) e accelera, poiché il loro aumento congiunturale (+26,1%), dovuto alla fine dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto e che spiega l’aumento dell’indice generale rispetto ad agosto, è più ampio di quello di settembre 2020 (+25,3%).

In particolare accelerano su base annua, oltre a quelli di Abbigliamento e calzature, i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,9% di agosto a +1,1%), di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +9,6% a +9,7%), dei Servizi sanitari e spese per la salute (da +0,1% a +1,2%), dei Trasporti (da +5,3% a +7,0%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +2,3% a +2,8%), mentre registrano un’inversione di tendenza i prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (da -0,5% a +0,6%).

Gli aggregati speciali

Con riferimento agli aggregati speciali dell’IPCA, rallentano i prezzi dei beni, pur confermando una crescita sostenuta (da +4,3% a +4,1%) e accelerano quelli dei servizi (che passano da +0,7% a +1,3%).

Nell’ambito dei beni, registrano un’accelerazione i prezzi dell’Energia (da +20,0% a +20,5%) a causa di quelli dei Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti (da +17,1% di agosto a +18,0%) mentre la crescita dei prezzi di Elettricità, gas e combustibili solidi passa da +23,4% a +23,3%. Accelerano anche i prezzi dei Beni alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +0,8% a +1,0%) e dei Beni durevoli (da +0,7% a +1,2%).

L’accelerazione dei prezzi dei servizi è dovuta prevalentemente a quella dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (che invertono la tendenza da -0,4% a +2,0%; -3,2% sul mese) e, in misura minore, di quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,7% a +2,1%; -0,5% rispetto ad agosto) e dei Servizi vari (da +0,4% a +0,9%; +0,1 la variazione congiunturale).

Accelerano a +1,4% sia l’inflazione della componente di fondo calcolata al netto di energia e alimentari freschi (da +0,9%), sia quella al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +0,8%), sia quella al netto dei soli beni energetici (da +0,9%).

Le stime preliminari e definitive delle variazioni congiunturali e tendenziali degli indici generali NIC e IPCA relative al mese di settembre 2021 sono messe a confronto per valutare l’eventuale revisione intercorsa e, quindi, l’accuratezza della stima preliminare.

Per un’analisi più ampia dell’accuratezza e una descrizione della metodologia della stima provvisoria dell’inflazione si rimanda alla nota metodologica allegata al comunicato.




Prezzi al consumo, Istat: forte accerelerazione inflazione a luglio

  • La forte accelerazione dell’inflazione a luglio è di nuovo dovuta ai prezzi dei Beni energetici, in particolare di quelli regolamentati, che registrano così la crescita più alta dal 1996, ossia da quando è disponibile la serie storica degli indici dei prezzi al consumo di questo aggregato (il valore più alto fu pari +16,2% a dicembre 2008). Seppur in misura contenuta, una maggiore vivacità dell’inflazione si manifesta però anche in altri comparti merceologici, determinando così una ripresa dell’inflazione di fondo che rimane comunque meno di un terzo di quella generale.

    Nel mese di luglio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’1,9% su base annua (dal +1,3% del mese precedente); la stima preliminare era +1,8%.

  • L’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei Beni energetici (da +14,1% di giugno a +18,6%) e in particolare di quelli della componente regolamentata che registrano a luglio un’impennata della crescita (da +16,9% a +34,2%), mentre i prezzi della componente non regolamentata rallentano (da +12,8% a +11,2%). Contribuiscono all’accelerazione dell’inflazione, ma in misura minore, i prezzi degli Alimentari lavorati (che invertono la tendenza da -0,4% a +0,2%), quelli degli Alimentari non lavorati (che riducono la flessione da -1,1% a -0,2%), i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (la cui crescita passa da +1,0% a +1,3%) e la minore flessione di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da -1,4% a -0,2%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +0,6% e a +0,4% (entrambe da +0,3% di giugno).
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto principalmente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+11,3%), cui si aggiunge quella dei Servizi relativi ai trasporti (+1,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%); in calo i prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,6%).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,6% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una variazione tendenziale nulla (da -0,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,6% a +2,0%).
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dell’1,0% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dell’1,0% su base annua (da +1,3% di giugno); la stima preliminare era +0,9%. Il rallentamento dell’IPCA (diversamente dal NIC che accelera) si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua registrano un’inversione di tendenza da +0,6% a -12,1% a causa del calo congiunturale (-18,2%) molto più ampio di quello di luglio 2020 (-6,4%), quando l’avvio dei saldi fu posticipato al primo agosto nella maggior parte delle regioni.
  • L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,9% su base annua.



Prezzi al consumo, Istat: accelerazione inflazione dovuta a beni energetici

  • La forte accelerazione dell’inflazione a luglio è di nuovo dovuta ai prezzi dei Beni energetici, in particolare di quelli regolamentati, che registrano così la crescita più alta dal 1996, ossia da quando è disponibile la serie storica degli indici dei prezzi al consumo di questo aggregato (il valore più alto fu pari +16,2% a dicembre 2008). Seppur in misura contenuta, una maggiore vivacità dell’inflazione si manifesta però anche in altri comparti merceologici, determinando così una ripresa anche dell’inflazione di fondo che rimane comunque un terzo di quella generale.
  •  

    Secondo le stime preliminari, nel mese di luglio 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’1,8% su base annua (da +1,3% del mese precedente).

  • L’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei Beni energetici (da +14,1% di giugno a +16,9%) e in particolare a quelli della componente regolamentata che registrano a luglio un’impennata della crescita (da +16,9% a +29,0%), mentre i prezzi della componente non regolamentata rallentano (da +12,8% a +11,2%). Contribuiscono a questa dinamica, ma in misura minore, i prezzi degli Alimentari lavorati (che invertono la tendenza da -0,4% a +0,4%), quelli degli Alimentari non lavorati (che riducono la flessione da -1,1% a -0,2%), la lieve accelerazione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,0% a +1,3%) e la minore flessione di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da -1,4% a -0,2%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispettivamente a +0,6% e a +0,5% (entrambe da +0,3% di giugno).
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto alla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+7,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (+1,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%), solo in parte compensata dal calo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,6%).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,5% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’inversione di tendenza (da -0,7% a +0,2%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,6% a +2,0%).
  • Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dell’1,1% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dello 0,9% su base annua (da +1,3% di giugno). Il rallentamento dell’IPCA (diversamente dal NIC che accelera) si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua registrano un’inversione di tendenza da +0,6% a     -12,1% a causa del calo congiunturale (-18,2%) molto più ampio di quello di luglio 2020 (-6,4%), poiché lo scorso anno l’avvio dei saldi fu posticipato al primo agosto nella maggior parte delle regioni.



Prezzi al consumo, Istat: inflazione resta ma settori ripartono

A giugno, l’inflazione è sostenuta ancora prevalentemente dai prezzi dei Beni energetici, regolamentati e non. Alcuni segnali di lieve ripresa si manifestano però anche in altri comparti merceologici, con i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona che tornano a crescere e con quelli degli Alimentari lavorati che attenuano il calo registrato nel mese precedente: solo l’ulteriore flessione dei prezzi sia dei Servizi relativi ai trasporti (con quelli del Trasporto aereo ancora in forte calo) sia degli Alimentari non lavorati (principalmente della Frutta fresca) ne contengono gli effetti, confermando la crescita dell’indice generale dei prezzi al consumo già registrata a maggio.

Nel mese di giugno, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annua (come nel mese precedente), confermando la stima preliminare.

■ L’inflazione continua a essere dovuta soprattutto alla crescita sostenuta dei prezzi dei Beni energetici (che accelerano lievemente da +13,8% di maggio a +14,1%) sia della componente regolamentata (da +16,8% a +16,9%) sia di quella non regolamentata (da +12,6% a +12,8%). Sono poi da segnalare, da un lato, la ripresa della crescita dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da una variazione tendenziale nulla a +1,0%) e l’attenuarsi della flessione di quelli degli Alimentari lavorati (da     -1,1% a -0,4%), e dall’altro i cali più marcati dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da -0,4% a -1,1%) e di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,2% a -1,4%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe da +0,2% di maggio a +0,3%.

■ Il lieve aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Beni energetici non regolamentati e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7% per entrambi), solo in parte compensata dalla flessione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,3%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (-0,5%).

■ L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,3% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una flessione meno ampia (da -0,9% a -0,7%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,4% a +1,6%).

■ L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dell’1,3% su base annua (da +1,2% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

■ L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dell’1,4% su base annua.

■ Nell’approfondimento si analizza l’impatto che l’inflazione, misurata dall’IPCA, ha avuto nell’ultimo semestre sulle famiglie distinte per livelli di consumo.

LE DIVISIONI DI SPESA

A giugno la dinamica tendenziale del NIC è dovuta prevalentemente alla crescita dei prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (stabili a +5,9%), di quelli dei Trasporti (in lieve rallentamento da +4,8% a +4,5%) e, in misura minore, dei Servizi ricettivi e di ristorazione (in accelerazione da +0,1% a +1,5%). Tali andamenti sono solo in misura limitata compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da -0,7% a -0,6%) e di quelli della Ricreazione, spettacoli e cultura (che invertono la tendenza da +0,2% di maggio a -0,4%).

Pertanto, i contributi all’inflazione generale delle variazioni dei prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili e dei Trasporti, sommati insieme, sono pari a 1,159 punti percentuali. I contributi negativi vengono dalle Comunicazioni (-0,072), dai Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,063), dall’Istruzione (-0,038) e da Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,024).

LE TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A giugno la dinamica tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (stabile a +1,3%) si deve in prevalenza ai prezzi dei beni (+1,9% come a maggio), mentre quelli dei servizi registrano una crescita contenuta ma in lieve accelerazione (da +0,4% a +0,6%). Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni scende a -1,3 punti percentuali (da -1,5 del mese precedente).

La crescita dei prezzi dei beni è dovuta a quelli dei Beni energetici (che aumentano del 14,1%, da +13,8% di maggio; +0,5% la variazione congiunturale) per effetto dei Beni energetici regolamentati (i cui prezzi confermano una crescita sostenuta e pari a +16,9%, da +16,8% osservato nel mese precedente, con una variazione congiunturale nulla) e di quelli dei Beni energetici non regolamentati (da +12,6% a +12,8%; +0,7% rispetto a maggio). Per quest’ultima tipologia di prodotto accelerano ulteriormente i prezzi del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +15,1% a +15,6%; +0,9% il congiunturale), quelli della Benzina (da +16,1% di maggio a +16,2%; +0,8% rispetto al mese precedente), quelli degli Altri carburanti (da +9,2% a +9,9%; -0,2% rispetto a maggio) e dell’Energia elettrica mercato libero (da +9,0% a +9,1%; +0,3% il congiunturale), mentre decelerano i prezzi del Gasolio per riscaldamento (da +16,3% a +14,2%; +1,3% su base mensile).

I prezzi dei Beni alimentari registrano una flessione meno ampia da -0,8% a -0,7% a causa degli andamenti contrapposti dei prezzi degli Alimentari lavorati la cui variazione passa da -1,1% di maggio a -0,4% (+0,2% il congiunturale), mentre i prezzi degli Alimentari non lavorati diminuiscono in misura maggiore (da -0,4% a             -1,1%; -1,3% sul mese) a causa prevalentemente dell’andamento dei prezzi di Frutta fresca o refrigerata (da         -1,9% a -5,1%; -3,2% il congiunturale), diversamente dalla variazione dei prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate che rimane pressoché stabile (da -2,0% a -2,1%; -3,7% rispetto a maggio).

Con riferimento ai prezzi dei servizi, la lieve accelerazione su base annua (da +0,4% a +0,6%; +0,4% la variazione congiunturale) è dovuta per lo più ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da una variazione nulla a +1,0%; +0,7% su base mensile) solo parzialmente compensata dalla flessione più marcata dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,2% a -1,4%; +0,9% il congiunturale); per quest’ultimo aggregato da segnalare la decelerazione dei prezzi del Trasporto passeggeri su rotaia (da +9,4% a +5,9%; +1,1% rispetto a maggio) e la flessione meno marcata del Trasporto aereo passeggeri (da    -14,8% a -14,1%; +13,3% su base mensile).

I DATI DEL TERRITORIO

A giugno i prezzi crescono in tutte le ripartizioni geografiche, confermandosi al di sopra del dato nazionale nelle Isole (in accelerazione da +1,6% a +1,7%), al Sud (con una crescita meno marcata da +1,7% di maggio a +1,6%) e nel Nord-Est (in rallentamento da +1,6% a +1,5%), con il Nord-Ovest e il Centro che, invece, si posizionano al di sotto ma con un’inflazione in lieve accelerazione e pari a +1,1% (rispettivamente da +1,0% e +0,9% di maggio).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva ancora a Bolzano (+2,3%), a Catania (+2,1%) e Catanzaro (+2,0%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Firenze (+0,3%), Brescia (+0,5%), Torino e Venezia (entrambe +0,8%).




Prezzi al consumo, Istat: inflazione accelera per quinto mese consecutivo

A maggio, l’inflazione accelera per il quinto mese consecutivo raggiungendo livelli che non si vedevano da novembre 2018 (quando fu pari a +1,6%). Anche in questo mese, come nei precedenti, l’inflazione e la sua accelerazione si devono essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici che ne trainano la crescita e al netto dei quali si attesta a +0,2%, valore uguale a quello di settembre 2020 (quando però l’inflazione generale era negativa e pari a -0,6%). In questo quadro i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” ampliano ulteriormente la loro flessione (da -0,7% a -0,9%), registrando il calo più marcato da quando è disponibile la serie storica di questo gruppo di prodotti (gennaio 1996).

 

Nel mese di maggio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una variazione nulla su base mensile e un aumento su base annua dell’1,3% (dal +1,1% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

  • L’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici, la cui crescita passa da +9,8% di aprile a +13,8% a causa dei prezzi della componente non regolamentata (che accelerano da +6,6% a +12,6%) mentre quelli della componente regolamentata continuano a registrare un forte incremento, ma stabile (+16,8% come ad aprile). Tale dinamica è solo in parte compensata dalla frenata dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona la cui crescita (+0,7% ad aprile) si azzera.
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici decelerano ulteriormente, anche se di poco, e si portano entrambe a +0,2% (da +0,3% di aprile).
  • La variazione congiunturale nulla dell’indice generale è dovuta a dinamiche opposte: da una parte, la crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,1%) e degli Alimentari non lavorati (+1,0%), dall’altra, la diminuzione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,2% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo.
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona amplificano la loro flessione (da -0,7% a -0,9%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,0% a +1,4%).
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,1% su base mensile (la stima preliminare era di una variazione nulla) e aumenta su base annua dell’1,2% (da +1,0% del mese precedente); la stima preliminare era +1,3%.
  • L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un calo dello 0,1% su base mensile e un aumento dell’1,3% su base annua.

 

Le divisioni di spesa

A maggio è prevalentemente l’accelerazione dei prezzi dei Trasporti (da +2,9% a +4,8%) e, in misura minore, di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +5,0% a +5,9%) a far sì che l’indice generale registri una crescita su base annua più ampia di quella di aprile. Tale dinamica è stata solo in parte contenuta dal rallentamento dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +1,1% a +0,2%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +0,8% a +0,1%); sugli andamenti di questi ultimi incidono però anche le procedure di stima degli indici di maggio 2020 rese necessarie a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia.

In termini di contributi l’inflazione generale è dovuta principalmente ai prezzi dei Trasporti (+0,625), di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,599) e, in misura minore, di Altri beni e servizi (+0,115). I contributi negativi provengono dai prezzi dei Servizi ricettivi e di ristorazione (-0,086), dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,085), delle Comunicazioni (-0,064) e dell’Istruzione (-0,038).

Le TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A maggio l’accelerazione dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +1,1% di aprile a +1,3%) si deve ai prezzi dei beni (da +1,5% a +1,9%) ed è frenata dal rallentamento di quelli dei servizi (da +0,6 a +0,4%). Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni sale a -1,5 punti percentuali.

L’accelerazione dei prezzi dei beni è dovuta ai prezzi dei Beni energetici che aumentano del 13,8% (da +9,8% di aprile; +0,7% la variazione congiunturale), per effetto dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (che passano da +6,6% a +12,6; +1,1% su base mensile), mentre l’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati rimane sostenuto ma stabile e pari +16,8% (variazione nulla rispetto ad aprile). La dinamica dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati è spiegata dal confronto su base congiunturale con lo scorso anno: infatti a maggio 2020 la variazione congiunturale fu pari a -4,2%, mentre nel 2021 si registra un aumento dell’1,1%; questa differenza si riflette sulla crescita tendenziale che si porta a +12,6% (da +6,6%). Questa dinamica è dovuta, nello specifico, alle accelerazioni nelle diverse componenti dell’aggregato: i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero che passano da +1,3% a +9,0% (+2,7% il congiunturale), quelli del Gasolio per mezzi di trasporto che aumentano da +8,3% a +15,1% (+0,8% su base mensile), quelli della Benzina (da +9,6% a +16,1%; +1,0% su aprile), quelli del Gasolio per riscaldamento che passano da +10,3% a +16,3% (+0,7 rispetto al mese precedente) e infine quelli degli Altri carburanti che accelerano da +7,3% a +9,2% (-0,2% il congiunturale).

I prezzi dei Beni alimentari, invece, ampliano ulteriormente la loro flessione tendenziale (da -0,6% a -0,8%; +0,3% rispetto ad aprile), a causa sia dei prezzi degli Alimentari lavorati (da -0,8% a -1,1%; -0,2% su base mensile) sia di quelli dei Beni alimentari non lavorati (da -0,3% a -0,4%; +1,0% il congiunturale).

Con riferimento ai prezzi dei servizi, il rallentamento nella crescita dei prezzi (da +0,6% a +0,4%; -0,3% rispetto ad aprile) è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (che passano da una crescita pari a +0,7% a una variazione nulla; -0,8% su base mensile), sui cui andamenti incidono però anche le procedure di stima degli indici di maggio 2020 rese necessarie a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia.

I dati del territorio

A maggio l’inflazione registra un’accelerazione in quasi tutte le ripartizioni geografiche, confermandosi al di sopra del dato nazionale al Sud (da +1,5% di aprile a +1,7%), nelle Isole (da +1,4% a +1,6%) e nel Nord-Est (da +1,2% a +1,6%), con il Nord-Ovest e il Centro che, invece, si posizionano al di sotto con un’inflazione rispettivamente pari a +1,0% (da +0,8%) e a +0,9% (come ad aprile).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+2,5%), Reggio Emilia (+2,2%), Potenza e Catanzaro (entrambe a +2,0%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si osservano a Brescia (+0,1%), Roma e Firenze (entrambe +0,4%).

Le divisioni di spesa

A maggio, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento del 1,2% su base annua, da +1,0% di aprile.

Analogamente al NIC, l’accelerazione dell’indice generale IPCA è dovuta principalmente ai prezzi dei Trasporti (che passano da +2,9% di aprile a +4,8%) e, in misura minore, ai prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +5,0% a +5,9%); tale dinamica è stata solo in parte contenuta dal rallentamento dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (che passano da +1,4% di aprile a +0,5%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +0,8% a +0,1%); sugli andamenti di questi ultimi incidono però anche le procedure di stima degli indici di maggio 2020 rese necessarie a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia

Gli aggregati speciali

Con riferimento agli aggregati speciali dell’IPCA, l’accelerazione tendenziale dell’indice generale a maggio è dovuta ai prezzi dei beni (da +1,3% di aprile a +1,8%), mentre quelli dei servizi decelerano (da +0,3% a +0,2%).

La dinamica dei prezzi dei beni si deve all’accelerazione dei prezzi dell’Energia (da +9,8% del mese precedente a +14,1%) dovuta sia a quelli di Elettricità, gas e combustibili solidi (che passano da +11,5% a +13,6%) sia ai prezzi dei Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti (da +8,8% a +15,2%).

Il rallentamento dei prezzi dei servizi, come per il NIC, è dovuto prevalentemente alle dinamiche dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,8% a +0,1%; -0,8% rispetto ad aprile) sui cui andamenti incidono però anche le procedure di stima degli indici di maggio 2020 rese necessarie a causa dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia.

L’inflazione della componente di fondo calcolata al netto di energia e alimentari freschi decelera da +0,2% di aprile a +0,1%, quella al netto dell’energia, degli alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi passa da +0,3% a +0,2% e quella al netto dei soli beni energetici registra una variazione nulla da +0,1%.

Le stime preliminari e definitive delle variazioni congiunturali e tendenziali degli indici generali NIC e IPCA relative al mese di maggio 2021 sono messe a confronto per valutare l’eventuale revisione intercorsa e, quindi, l’accuratezza della stima preliminare.




Prezzi al consumo, Istat: inflazione accelera per quinto mese consecutivo

A maggio, l’inflazione accelera per il quinto mese consecutivo, raggiungendo livelli che non si vedevano da novembre 2018 (quando fu pari a +1,6%). Anche in questo mese, come nei precedenti, l’inflazione si deve essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici che ne trainano la crescita e al netto dei quali si attesta a +0,2%, valore uguale a quello di settembre 2020 (quando però l’inflazione generale era negativa e pari a -0,6%). In questo quadro i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” ampliano ulteriormente, seppur di poco, la loro flessione (da -0,7% a -0,8%), confermando andamenti che non si registravano da agosto 1997.

Secondo le stime preliminari, nel mese di maggio 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una variazione nulla su base mensile e un aumento su base annua dell’1,3% (dal +1,1% del mese precedente).

■ L’accelerazione tendenziale dell’inflazione si deve essenzialmente ai prezzi dei Beni energetici, la cui crescita passa da +9,8% di aprile a +13,8% a causa dei prezzi della componente non regolamentata (che accelerano da +6,6% a +12,6%) mentre quelli della componente regolamentata continuano a registrare un forte incremento ma stabile (+16,8% come ad aprile). Tale dinamica è compensata in misura limitata dall’inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,7% a -0,1%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +0,3% e quella al netto dei soli beni energetici decelera e si porta a +0,2% (da +0,3% di aprile).

■ La variazione congiunturale nulla dell’indice generale è dovuta a dinamiche opposte: da una parte, la crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,1%) e degli Alimentari non lavorati (+0,9%), dall’altra, la diminuzione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%).

■ L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,2% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona amplificano di poco la loro flessione (da  -0,7% a -0,8%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +1,0% a +1,5%).

■ Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una variazione nulla su base mensile e un aumento su base annua dell’1,3% (da +1,0% del mese precedente).




Prezzi al consumo, Istat: beni alimentari rallentano

  • Per la prima volta da febbraio 2020, i prezzi dei Beni energetici non regolamentati tornano a crescere su base annua. L’inflazione accelera così per il terzo mese consecutivo e, pur rimanendo al di sotto di un punto percentuale, torna ai livelli di maggio 2019. Nello stesso tempo, i prezzi del cosiddetto carrello della spesa registrano una variazione tendenziale negativa, seppur contenuta (non accadeva da febbraio 2018 quando registrarono un calo dello 0,6%).
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    Nel mese di marzo, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +0,6% di febbraio), confermando la stima

  • La lieve accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente all’inversione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (che passano da -3,6% a +1,7%) e, in misura minore, all’accelerazione di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +2,2%).
  • L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici rallentano lievemente portandosi entrambe a +0,8%, da +0,9% di febbraio.
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3,2%) e, in misura minore, dei Servizi relativi ai trasporti (+1,3%).
  • L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,9% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo.
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’inversione di tendenza da +0,2% a -0,1%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +0,1% a +0,7%.
  • L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento su base mensile dell’1,8%, prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui il NIC non tiene conto, e dello 0,6% su base annua (da +1,0% di febbraio), confermando la stima preliminare.
  • Il protrarsi, in alcuni casi, dei saldi stagionali (ascrivibile anche a loro avvio temporalmente diversificato tra le regioni) fa sì che l’aumento, rispetto a febbraio, dei prezzi di Abbigliamento e calzature, sia pari a +23,0%, molto meno ampio, quindi, di quello di marzo 2020, quando fu pari a +31,1%. La differenza tra le due variazioni si riflette sulla dinamica su base annua sia dei prezzi di Abbigliamento e calzature, che invertono la tendenza da +5,8% a -0,7%, sia dell’indice generale, la cui crescita, per l’IPCA, rallenta e risulta più contenuta del NIC.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,7% su base annua.

Le divisioni di spesa

A marzo è l’accelerazione dei prezzi dei Trasporti (che si portano a +2,6%, da una variazione tendenziale nulla) che fa sì che l’indice generale registri una crescita su base annua più ampia di quella di febbraio (Prospetto 2 e Figura 2). Rallentano, invece, i prezzi di Bevande alcoliche e tabacchi (da +1,9% a +0,1%) e, seppur in misura più contenuta, quelli dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,4% a +0,2%), di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +1,6% a +1,2%) e di Altri beni e servizi (da +1,9% a +1,1%), limitando così, solo in parte, le spinte al rialzo provenienti dai prezzi dei Trasporti.

In termini di contributi l’inflazione generale è dovuta principalmente ai prezzi dei Trasporti, che registrano il contributo positivo maggiore (pari a 0,307 punti percentuali); inoltre i prezzi dei Servizi ricettivi e di ristorazione e di Altri beni e servizi mostrano contributi positivi che superano il decimo di punto percentuale (rispettivamente +0,104 e +0,108 punti percentuali). I contributi negativi provengono dai prezzi delle Comunicazioni (-0,061) e dell’Istruzione (-0,038).

Le TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A marzo la lieve accelerazione dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +0,6% di febbraio a +0,8%) si deve per lo più ai prezzi dei beni (da +0,1% a +0,4%) e solo in misura marginale a quelli dei servizi (da +1,0% a +1,1%), con +0,7 punti percentuali di differenziale inflazionistico tra servizi e beni (da +0,9 di febbraio).

L’accelerazione dei prezzi dei beni si deve ai Beni energetici i cui prezzi invertono la tendenza (da -3,0% a +0,4%; +2,0% su febbraio), a causa dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -3,6% a +1,7%; +3,2% su base mensile) e in particolare dei prezzi della Benzina (da -4,0% a +2,7%; +4,2% su febbraio), del Gasolio per mezzi di trasporto (da -5,5% a +1,7%; +4,4% sul mese precedente), di Energia elettrica mercato libero (da -1,3% a +0,7%; +1,1% su febbraio) e di quelli del Gasolio da riscaldamento (da -6,9% a +1,5%; +3,4% su base mensile); accelerano invece i prezzi degli Altri carburanti (da +1,0% a +4,5%; +1,7% su febbraio).

I prezzi dei Beni alimentari, al contrario e seppur di poco, rallentano, registrando una variazione tendenziale nulla (da +0,2% del mese precedente) a causa di dinamiche opposte: da un lato i prezzi dei Beni alimentari lavorati amplificano la loro flessione da -0,1% a -0,7% (+0,2% la variazione congiunturale), dall’altro quelli degli Alimentari non lavorati accelerano da +0,7 a +1,0% (-0,4% su febbraio); per quest’ultimo aggregato si osserva una crescita più marcata dei prezzi della Frutta fresca o refrigerata (da +1,9% a +3,6%; +1,6% rispetto a febbraio), mentre invertono la tendenza quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da -0,1% a +0,3%; -3,6% sul mese). Rallentano anche i prezzi dei Tabacchi (da +3,4% a +1,2%) a causa del confronto con marzo 2020 quando aumentarono del 2,3% (+0,2% la crescita congiunturale a marzo di quest’anno).

Con riferimento ai prezzi dei servizi (da +1,0% a +1,1%; +0,3% sul mese), la lieve accelerazione è dovuta ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (che passano da +1,0% a +2,2%; +1,3% la variazione congiunturale) a causa dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri che accelerano da +1,1% a +22,1% (+24,6% rispetto a febbraio), confrontandosi con il dato di marzo 2020 che è stato imputato a causa della sostanziale indisponibilità di questo servizio in quel mese, dovuta al diffondersi repentino dell’emergenza sanitaria e alle conseguenti restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia.

I dati del territorio

A marzo l’inflazione registra un’accelerazione in tutte le ripartizioni geografiche, confermandosi al di sopra del dato nazionale nelle Isole (da +0,8% a +1,0%) e al Sud (da +0,7% a +1,0%); nel Nord-Est si registra una variazione dei prezzi al consumo pari al dato nazionale (da +0,7% a +0,8%), mentre con un’inflazione pari a +0,6% il Centro e il Nord-Ovest (rispettivamente da +0,5% e da +0,3%) si posizionano al di sotto.

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti (Figura 6) l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+1,5%), Cagliari, Napoli e Trento (+1,3% per tutte e tre), mentre le variazioni tendenziali più contenute si osservano a Campobasso (+0,1%), ad Aosta e Verona (+0,2% per entrambe).

 




Istat, prezzi al consumo confermano crescita

A febbraio 2021 i prezzi al consumo si confermano in crescita per il secondo mese consecutivo, registrando un aumento prossimo a quello di giugno 2019 (quando fu +0,7%). Si attenuano, infatti, i contributi negativi dovuti ai prezzi dei beni energetici che vedono ridotta l’ampiezza della loro flessione su base annua. I prezzi dei beni tornano così a crescere dopo dodici mesi di variazioni tendenziali negative; la loro dinamica si somma a quella dei prezzi dei servizi che accelerano, seppur di poco, con una crescita nuovamente pari al punto percentuale (come a febbraio 2020).

Nel mese di febbraio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,4% di gennaio), confermando la stima preliminare.

■ La lieve accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente all’ulteriore attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -6,3% di gennaio a -3,6%) e all’inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a +1,0%), solo in parte compensate dal rallentamento dei Beni alimentari (da +0,6% a +0,2%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici salgono entrambe a +0,9%, da +0,8% del mese precedente.

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,4%) e, in misura minore, dei Tabacchi e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4% per entrambi). In calo i Beni alimentari (-0,3%).

■ L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,7% per l’indice generale e a +0,3% per la componente di fondo.

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente (da +0,4% a +0,2%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto invertono la tendenza (da -0,1% a +0,1%).

■ L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dello 0,2% su base mensile, a causa del protrarsi dei saldi invernali di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dell’1,0% su base annua (da +0,7% nel mese precedente), confermando la stima preliminare. La crescita tendenziale più marcata dell’IPCA rispetto a quella del NIC si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 5,8% (da +5,2% di gennaio) a causa del calo congiunturale (-4,8%) più contenuto di quello di febbraio 2020 (-5,2%), che fa sì che si rafforzi la già ampia crescita su base annua registrata a gennaio per questo raggruppamento merceologico.

■ L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,5% su base annua.




Istat, prezzi al consumo confermano crescita

A febbraio 2021 i prezzi al consumo si confermano in crescita per il secondo mese consecutivo, registrando un aumento prossimo a quello di giugno 2019 (quando fu +0,7%). Si attenuano, infatti, i contributi negativi dovuti ai prezzi dei beni energetici che vedono ridotta l’ampiezza della loro flessione su base annua. I prezzi dei beni tornano così a crescere dopo dodici mesi di variazioni tendenziali negative; la loro dinamica si somma a quella dei prezzi dei servizi che accelerano, seppur di poco, con una crescita nuovamente superiore al punto percentuale (l’ultima volta era stato a ottobre 2019).

Secondo le stime preliminari, nel mese di febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,4% di gennaio).

■ La lieve accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente all’ulteriore attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -6,3% di gennaio a -3,6%) e all’inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a +1,0%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici salgono entrambe da +0,8% rispettivamente a +1,0% e a +0,9%.

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,4%) e, in misura minore, dei Tabacchi e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4% per entrambi).

■ L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,7% per l’indice generale e a +0,4% per la componente di fondo.

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente (da +0,4% a +0,3%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto invertono la tendenza (da -0,1% a +0,2%).

■ Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione su base mensile dello 0,2%, a causa del protrarsi dei saldi invernali di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dell’1,0% su base annua (da +0,7% nel mese precedente).

■ La crescita tendenziale più marcata dell’IPCA rispetto a quella del NIC si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 5,8% (da +5,2% di gennaio) a causa del calo congiunturale

(-4,8%) più contenuto di quello di febbraio 2020 (-5,2%), che fa sì che si rafforzi la già ampia crescita su base annua registrata a gennaio per questo raggruppamento merceologico.




Prezzi al consumo, Istat: dopo 8 mesi di altalena inflazione torna positiva

Dopo otto mesi di variazioni negative dei prezzi al consumo su base annua, a gennaio 2021 l’inflazione torna positiva. Il cambiamento è determinato per lo più dalla crescita vivace su base congiunturale (+3,1%) dei prezzi dei Beni energetici che, invece, a gennaio 2020 erano aumentati di un solo decimo di punto rispetto al mese precedente. Questo diverso andamento si riflette sulla dinamica tendenziale dei prezzi di tale comparto (che attenuano la flessione) e dell’indice generale (che torna a registrare una crescita). In questo quadro l’inflazione di fondo accelera pur rimanendo al di sotto dell’1%.

Nel mese di gennaio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,7% su base mensile e dello 0,4% su base annua (da -0,2% di dicembre); la stima preliminare era +0,2%.

■ L’inflazione torna positiva prevalentemente per l’attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici (da -7,7% del mese precedente a -4,9%), sia nella componente regolamentata (da -7,0% a -2,1%) sia in quella non regolamentata (da -8,1% a -6,3%), e, in misura minore, per l’accelerazione di quelli dei Beni durevoli (da +0,6% a +1,2%) e per il calo meno ampio dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,7% a -0,1%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici sono entrambe in crescita a +0,8%, da +0,6% di dicembre.

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici sia regolamentati (+4,8%) sia non regolamentati (+2,3%), dei Beni durevoli (+1,0%) e dei Beni alimentari (+0,8%).

■ L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +0,3% per la componente di fondo.

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano da +0,6% a +0,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto attenuano la loro flessione da -0,3% a -0,1%.

■ L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dello 0,9% su base mensile e un aumento dello 0,7% su base annua (da -0,3% di dicembre); la stima preliminare era +0,5%. La crescita tendenziale più marcata dell’IPCA rispetto a quella del NIC si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 5,2% (invertendo la tendenza e accelerando da -0,2% di dicembre). L’avvio dei saldi invernali diversificato tra le regioni, a differenza dello scorso anno quando iniziarono tra il 4 e il 5 gennaio, produce infatti un calo congiunturale dei prezzi di Abbigliamento e calzature (-18,5%) meno ampio di quello di gennaio 2020 (-22,7%), che si riflette sulla dinamica tendenziale sia di questo raggruppamento merceologico sia dell’indice generale.

■ L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,6% su base mensile e dello 0,2% su base annua.

LE DIVISIONI DI SPESA

A gennaio l’inversione di tendenza dell’indice generale è dovuta da una parte alle flessioni meno marcate rispetto a quelle di dicembre dei prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -2,0% a -0,4%) e dei Trasporti (da -2,8% a -1,8%) e dall’altra alle accelerazioni dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,7% a +1,4%) e di quelli dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +0,8% a +1,2%), sulla cui dinamica incidono però anche procedure di stima degli indici di gennaio rese necessarie a causa delle conseguenze delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia.

L’inflazione generale sintetizza contributi di segno opposto: quelli positivi che a gennaio prevalgono e che sono ascrivibili per lo più agli Altri beni e servizi, ai Prodotti alimentari e bevande analcoliche, a Ricreazione, spettacoli e cultura e ai Servizi ricettivi e di ristorazione e quelli negativi tra i quali spiccano quelli dei Trasporti (-0,284 punti percentuali).

LE TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A gennaio l’inversione di tendenza dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da -0,2% di dicembre a +0,4%), è dovuta in primo luogo ai prezzi dei beni il cui calo si riduce di ampiezza (da -0,7% a -0,2%), ma anche all’accelerazione dei prezzi dei servizi (da +0,5% a +0,9%), con il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e quelli dei beni che si porta a +1,1 punti percentuali (da +1,2 di dicembre).

Nell’ambito dei beni, si segnala una lieve decelerazione dei prezzi dei Beni alimentari (da +0,7% a +0,6%; +0,8% rispetto al mese precedente), dovuta agli Alimentari non lavorati, che rallentano la loro crescita (da +1,6% a +1,1%; +0,4% su base mensile), a causa dell’aumento meno sostenuto dei prezzi della Frutta fresca o refrigerata (da +4,0% a +3,0%; -0,3% la variazione rispetto a dicembre) e di quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +1,9% a +0,7%; +0,9% sul mese).

I prezzi dei Beni energetici registrano una flessione meno marcata (da -7,7% a -4,9%; +3,1% la variazione congiunturale), per effetto sia dei prezzi della componente regolamentata (che passano da -7,0% a -2,1%; +4,8% su base mensile), sia di quelli della componente non regolamentata (da -8,1% a -6,3%; +2,3% rispetto a dicembre). Nell’ambito dei regolamentati, i prezzi dell’Energia elettrica mercato tutelato registrano un’inversione di tendenza (da -4,1% a +2,5%; +4,5% il congiunturale), mentre quelli del Gas di città e gas naturale attenuano la loro flessione (da -8,6% a -4,6%; +5,0% su base mensile). Per i non regolamentati si registrano flessioni meno ampie dei prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da -2,8% a -1,9%; +0,6% sul mese), del Gasolio da riscaldamento (da -12,4% a -10,9%; +2,2% il congiunturale), del Gasolio per mezzi di trasporto (da -11,8% a -9,4%; +3,2% rispetto a dicembre), della Benzina (da -9,7% a -7,5%; +2,7% su base mensile); i prezzi degli Altri carburanti passano da -2,0% a una variazione tendenziale nulla (+3,4% sul mese).

Sempre con riferimento ai beni, raddoppiano la loro crescita i prezzi dei Beni durevoli (da +0,6% a +1,2%, +1,0% il congiunturale), per effetto dell’accelerazione dei prezzi degli Apparecchi fotografici e cinematografici e strumenti ottici (da +3,5% a +7,1%; +5,6% rispetto a dicembre) e di quelli degli Apparecchi per il trattamento dell’informazione (da +15,6% a +19,0%; +4,7% su base mensile).

Con riferimento ai prezzi dei servizi (da +0,5% a +0,9%; +0,2% su base mensile), l’accelerazione è dovuta ai prezzi dei Servizi relativi all’abitazione (da +0,3% a +0,7%, +0,4% rispetto a dicembre 2020) e di quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (cha passano da +0,7% a +1,0%; -0,2% il congiunturale), mentre i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti attenuano la loro flessione (da -0,7% a -0,1%; +0,5% sul mese).

Il ruolo delle diverse tipologie di prodotto nel determinare l’inflazione del mese di gennaio è rappresentato dai contributi alla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo

I DATI DEL TERRITORIO

A gennaio l’inflazione registra un’accelerazione in tutte le ripartizioni (Figura 5) e si porta al di sopra del dato nazionale al Sud (da +0,2% a +0,6%) e nelle Isole (da +0,1% a +0,5%), mentre nel Nord-Est e nel Nord-Ovest (entrambe a +0,3%, rispettivamente da -0,1% e da -0,2%) e nel Centro (da -0,3% a +0,2%) si mantiene al di sotto.

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti (Figura 6) l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano e Perugia (+1,0% per entrambe), mentre registrano una flessione Aosta (-0,3%), Campobasso e Verona (-0,1% per entrambe).

Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA)

 

LE DIVISIONI DI SPESA

A gennaio, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dello 0,9% su base mensile, per effetto dei saldi invernali di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dello 0,7%, su base annua, da -0,3% di dicembre (Prospetto 6).

La diminuzione su base mensile dell’indice generale è imputabile all’andamento dei prezzi di Abbigliamento e calzature, che però registrano un calo congiunturale (pari a -18,5%) meno ampio di quello di gennaio 2020 (quando fu -22,7%), a causa all’avvio dei saldi invernali diversificato tra le regioni e distribuito tra gennaio e febbraio, a differenza dello scorso anno quando iniziarono tra il 4 e il 5 gennaio. Ciò si riflette sulla dinamica tendenziale sia di questo raggruppamento merceologico (infatti la divisione di spesa regista un aumento su base annua di +5,2%, invertendo la tendenza e accelerando da -0,2% di dicembre) sia dell’indice generale, che per l’IPCA registra una crescita tendenziale più marcata rispetto a quella del NIC.

Da segnalare poi all’origine dell’inversione di tendenza dell’IPCA, da un lato la flessione meno ampia dei prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -2,0% di dicembre a -0,5%), dei Trasporti (da -2,8% a -1,7%) e delle Comunicazioni (da -5,3% a -3,9%), dall’altro l’accelerazione dei prezzi di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +1,0% a +1,9%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +0,8% a +1,1%), sulla cui dinamica incidono però anche procedure di stima degli indici rese necessarie a causa delle conseguenze delle restrizioni imposte dalle misure di contrasto della pandemia (si veda al riguardo la Nota metodologica alle pagine 18, 19 e 20). In rallentamento i Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,9% a +0,6%).

GLI AGGREGATI SPECIALI

Con riferimento agli aggregati speciali dell’IPCA, l’inversione di tendenza dell’indice generale a gennaio è dovuta sia ai prezzi dei beni (da -0,8% di dicembre a +0,9%), sia a quelli dei servizi che accelerano (da +0,4% a +0,7%).

La dinamica dei prezzi dei beni è imputabile da una parte a quelli dell’Energia che riducono la loro flessione (da -8,0% a -5,1%), a causa dei prezzi dei Combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti (da -10,3% a -8,1%,  +2,9% rispetto a dicembre) e di quelli di Elettricità, gas e combustibili solidi (da -5,3% a -1,8%, +3,4% su base mensile) e dall’altra all’accelerazione dei prezzi dei Beni industriali non energetici (da +0,3% a +2,7%) dovuta in particolare a quelli dei Beni semidurevoli (da -0,1% a +4,2%) su cui pesa la dinamica dei prezzi di Abbigliamento e calzature illustrata nel paragrafo dedicato alle divisioni di spesa.

Accelerano quindi a causa per lo più dell’andamento dei prezzi dei Beni semidurevoli sia l’inflazione della componente di fondo, calcolata al netto di energia e alimentari freschi (da +0,4% +1,2%), sia quella al netto di energia, alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +0,4% a +1,3%), sia quella al netto dei soli beni energetici (da +0,5% a +1,3%).




Prezzi al consumo, Istat: terza diminuzione dal 1954

Nel 2020, la diminuzione dei prezzi al consumo in media d’anno (-0,2%) è la terza registrata a partire dal 1954, da quando cioè è disponibile la serie storica dell’indice NIC (-0,4% nel 1959, -0,1% nel 2016). Analogamente a quanto accaduto nel 2016 e a differenza di quanto verificatosi nel 1959 (quando fu dovuta anche ad altre tipologie di prodotto), la variazione annua negativa dell’indice NIC è imputabile prevalentemente all’andamento dei prezzi dei beni energetici (-8,4% rispetto al 2019) al netto dei quali l’inflazione rimane positiva e in lieve accelerazione rispetto all’anno precedente

Nel mese di dicembre 2020, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,2% su base mensile e diminuisca dello 0,2% su base annua (come nel mese precedente); la stima preliminare era -0,1%.

In media, nel 2020 i prezzi al consumo registrano una diminuzione pari a -0,2% (da +0,6% del 2019). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi crescono dello 0,5% (come nel 2019) e al netto dei soli energetici dello 0,7% (da +0,6% del 2019). Per i dati annuali cfr. pag. 8.

L’inflazione rimane negativa per l’ottavo mese consecutivo, a causa dei prezzi dei Beni energetici (-7,7%, da -8,6% del mese precedente) il cui calo meno marcato, insieme con quello dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -1,6% a -0,7%), è però compensato dal rallentamento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +3,2% a +1,6%), determinando così la stabilità della flessione dell’indice NIC.

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera a +0,6% (da +0,4% di novembre) e quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +0,6%.

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,9%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+1,8%), solo in parte compensata dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,0%).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona dimezzano la loro crescita su base annua a +0,6% (da +1,2%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono stabili a -0,3%.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,3% su base annua (come a novembre), confermando la stima La variazione media annua del 2020 è pari a -0,1% (era +0,6% nel 2019). Per i dati annuali cfr. pag. 14.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e una diminuzione dello 0,2% rispetto a dicembre 2019. La variazione media annua del 2020 è pari a -0,3% (era +0,5% nel 2019).

Nell’approfondimento si analizza l’impatto che l’inflazione, misurata dall’IPCA, ha avuto nel 2020 sulle famiglie distinte per livelli di consumo, in particolare su quelle con minore e maggiore capacità di spesa.




Prezzi al consumo, Istat: prosegue diminuzione media. La terza dal 1954

Nel 2020, la diminuzione dei prezzi al consumo in media d’anno         (-0,2%) è la terza registrata a partire dal 1954, da quando cioè è disponibile la serie storica del NIC (-0,4% nel 1959, -0,1% nel 2016). Analogamente a quanto accaduto nel 2016 e a differenza di quanto verificatosi nel 1959 (quando fu dovuta anche ad altre tipologie di prodotto), la variazione negativa dell’indice NIC è imputabile prevalentemente all’andamento dei prezzi dei beni energetici (-8,4% rispetto al 2019) al netto dei quali l’inflazione rimane positiva e in lieve accelerazione rispetto all’anno precedente.

Secondo le stime preliminari, nel mese di dicembre 2020 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua (da -0,2% del mese precedente).

■ In media, nel 2020 i prezzi al consumo registrano una diminuzione pari a -0,2% (da +0,6% del 2019). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono dello 0,5% (come nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici dello 0,7% (da +0,6% del 2019).

■ L’inflazione rimane negativa per l’ottavo mese consecutivo, a causa per lo più dei prezzi dei Beni energetici (-7,7%, da -8,6% del mese precedente) i cui cali meno marcati, insieme con quelli dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -1,6% a -0,7%) ne determinano però la minore ampiezza. Il rallentamento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +3,2% a +1,6%) frena l’attenuarsi della variazione negativa dell’indice NIC.

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe a +0,7% (rispettivamente da +0,4% e da +0,6%).

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,9%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+1,8%), solo in parte compensata dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,0%).

■ I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,9% su base annua (in rallentamento da +1,2% di novembre), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto attenuano la flessione portandosi a -0,1% (da -0,3% del mese precedente).

■ Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,3% su base annua (come a novembre). La variazione media annua del 2020 è pari a -0,1% (era +0,6% nel 2019).