Macfrut, Piraccini: penisola arabica strategica, ricca di potenzialità. Puglia regione partner, focus su uva. VIDEOINTERVISTA

“Le novità sono tante, credo che anche nella presentazione di oggi abbiamo evidenziato un po’ quella che è la caratteristica che rende unica questa fiera, proprio perché in poco tempo uno si fa l’idea di cosa sta cambiando in questo settore e il settore è veramente oggetto di una rivoluzione. Rivoluzione che riguarda tutte le fasi della filiera. E proprio perché Macfrut ha questa caratteristica, è nata come fiera delle tecnologie (ricordo che Macfrut significa macchine da frutta),è poi diventata la fiera del prodotto, la fiera del packaging, la fiera della refrigerazione, di tutto quello che serve. E in ognuna di queste fasi oggi ci sono delle grandissime novità.”


Così il Presidente di Macfrut Renzo Piraccini a margine della conferenza stampa di presentazione della 41esima edizione di Macfrut,
Fiera della filiera internazionale dell’ortofrutta.

“Pensiamo solamente a cosa significheranno, ad esempio nella vivaistica, oggi avere una nuova varietà, la varietà giusta di mirtilli o di un’altra specie, mi riferisco in particolare all’orticolo che ha dei cicli veloci, diventa un elemento strategico e questo si sta capendo. Soprattutto é proprio questo approccio un po trasversale, molto scientifico e diviso in saloni fa sì che siamo particolarmente attrattivi nei confronti delle medie aziende, perché nelle medie aziende c’è magari una stessa figura che deve guardare più cose, non solo il mercato, ma anche a come si sviluppa la tecnologia. Quindi il Macfrut è la sede giusta.

Mi fa piacere che questo approccio sta avendo un grande appeal a livello internazionale, che è anche il motivo del successo e della crescita dimensionale.

Circa le prove sul campo, dico che da sempre Macfrut si caratterizza per avere delle aree dinamiche. Abbiamo due aree di circa 1500 metri dove uno può vedere in campo direttamente le macchine lavorare, può vedere le novità sul fuori suolo, può vedere le coperture, e questo è molto diverso che vedere un video su YouTube.

Uno non ha bisogno di vedere al Macfrut una nuova macchina, però lì è una cosa diversa perché ha la possibilità di vederla operare, di parlare col costruttore, di vedere la tecnologia concorrente. Cioè è un format che pur essendo devo dire abbastanza costoso (credo che si possa facilmente capire come portare 3000 metri di terra l’anno scorso erano 90 camion di terreno che dopo tre giorni dobbiamo spostare, ripiantare, quest’anno abbiamo dell’uva, dei mirtilli, etc., insomma una cosa molto costosa) è molto apprezzata e veramente un tratto distintivo della fiera.

Per quanto riguarda il focus internazionale, quest’anno parliamo di Penisola Arabica, un posto strategico. Adesso è un’area che sta avendo delle difficoltà a causa delle tensioni sul Mar Rosso, però è un’area importante. Ricordo che l’Italia esporta 100.000 tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi che sono al 70% Mele e il resto sono uva e kiwi, più una serie di altri prodotti minori e che diventa sempre più strategica. Oggi purtroppo c’è questa crisi che impedisce di sviluppare le potenzialità, speriamo che si possa risolvere, perché con i miglioramento della logistica ci si arriva rapidamente anche con dei costi molto bassi. Il nord Adriatico è l’hub ideale per per interconnettere questa parte del mondo e credo che sarà un’opportunità che sfrutteremo adeguatamente.

Circa la Puglia devo dire che quest’anno è la Regione partner e l’uva il prodotto simbolo. Si percepisce poco l’innovazione che la Puglia ha fatto perché spesso si parla di situazione di crisi e dei problemi ortofrutticoli, invece in Puglia è stato fatto un grandissimo lavoro. Ricordo che l’uva da tavola è il secondo prodotto più esportato dopo le mele, ha un ottimo potenziale e soprattutto queste nuove cultivar sono straordinarie perché con alto grado zuccherino, cioè quelle richieste dai consumatori (poi ognuno può avere le proprie idee però il mercato va in questa direzione e noi dobbiamo soddisfare le esigenze del mercato).

L’italia ha comunque una buona immagine come produttore di uva da tavola. Gli agricoltori coltivatori e le strutture commerciali hanno esperienza. C’è stato un pò in passato questa carenza di disponibilità, di varietà giuste. Adesso il panorama varietale invece molto articolato e la Puglia ha fatto passi in avanti negli ultimi anni, diciamo anche dal punto di vista qualitativo e varietale quindi ci sono tutte le condizioni perché sicuramente vi possa essere una partecipazione veramente interessante per tutti.”




Lazzàro, Confagricoltura Puglia: Xylella, bene le due nuove varietà introdotte. Ma la Puglia attende ancora risposte

“La Puglia attende risposte concrete sul piano di rigenerazione degli ulivi colpiti dalla Xylella fastidiosa”. È quanto emerso a margine di una riunione in Regione Puglia, a cui ha preso parte Confagricoltura Puglia, per discutere dell’avanzamento del piano e delle misure di sostegno agli agricoltori. Durante l’incontro sono emerse le cifre del Reimpianto olivi zona infetta (art. 6): dei 222 milioni di euro richiesti sono stati stanziati 80 milioni dei quali 50 già impegnati e 9 spesi. Inoltre, sempre durante la riunione, la Regione ha dato notizia di aver aggiunto due nuove varietà di ulivo tra quelle utilizzabili in area infetta dalla Xylella: la Lecciana (resistente al batterio) e Leccio del corno (tollerante).

“Bene i passi in avanti, ma il tempo scorre e ancora non si hanno evidenze scientifiche definitive su possibili cure o soluzioni di carattere scientifico”, ha evidenziato il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro. “Questo preoccupa molto, soprattutto in considerazione del coinvolgimento di altre coltivazioni.” “È fondamentale continuare a tenere alta la guardia sul monitoraggio e la lotta al vettore”, ha aggiunto. “La Puglia lo sta facendo, con un rallentamento dell’avanzata della Xylella rispetto al passato. Tuttavia, la lotta al vettore non può essere solo a carico degli agricoltori: serve il sostegno di tutti, con adeguati interventi economici.” “Il costo dei trattamenti fitosanitari obbligatori pesa notevolmente sul bilancio delle aziende agricole e riduce il margine sul prezzo di vendita dell’olio di oliva. Per questo motivo, è fondamentale sostenere i produttori delle zone di contenimento con interventi economici mirati.” “Produrre olive da olio in una delle zone di contenimento della Xylella fastidiosa – conclude Confagricoltura Puglia – arriva a costare anche il 50% in più rispetto a impianti che si trovano lontani dalle zone infette”.




Cia Puglia. L’emergenza cinghiali sui tavoli della Regione

L’emergenza cinghiali arriva sui tavoli del consiglio regionale pugliese. Giovedì 21 marzo a Bari c’era anche Cia Agricoltori Italiani di Puglia, rappresentata dal vicepresidente regionale vicario Giannicola D’Amico e dal direttore dell’area Due Mari Vito Rubino, all’audizione regionale congiunta tra II e IV commissione convocata su input dei consiglieri regionali tarantini Antonio Paolo Scalera, Massimiliano Di Cuia e Renato Perrini, in seguito agli ultimi incidenti stradali verificatisi nella provincia ionica.

Al tavolo istituzionale, coordinato dai due presidenti di commissione Enzo Di Gregorio e Francesco Paolicelli erano seduti tutti gli attori principali chiamati a fronteggiare l’emergenza: la Regione, con la sua parte politica e quella dirigenziale, gli ambiti territoriali di caccia delle varie province pugliesi, le associazioni venatorie, quelle agricole e quelle animaliste.

Cia Puglia, che da anni si batte per fronteggiare l’emergenza cinghiali a difesa del comparto agroalimentare e della sicurezza stradale, tramite le parole del suo vicepresidente regionale vicario Giannicola D’Amico ha evidenziato l’esigenza di spingere sull’acceleratore del piano regionale dell’abbattimento selettivo. Inoltre, ha rimarcato l’urgente necessità di riformare la legge sulla caccia numero 157 del 1992: una legge vecchia di 32 anni che, su impulso della Regione Puglia, potrebbe essere portata all’attenzione del Governo per poi essere rivista e adeguata ai giorni nostri.

«Serve introdurre un sistema di monitoraggio e un censimento dei cinghiali su tutto il territorio e promuovere la filiera della carne di cinghiale» ha poi aggiunto D’Amico, dando merito al lavoro svolto finora dall’assessorato regionale all’Agricoltura ma allo stesso tempo spronando all’azione quello all’Ambiente, per quanto di propria competenza.

«L’emergenza – ha aggiunto Cia Puglia – ci obbliga a passare dalle parole ai fatti e la burocrazia deve lasciare il campo ad azioni concrete. Va tutelata la salute, la sicurezza dei cittadini e il futuro del comparto agricolo senza anteporre alcuna tematica ambientale o obiezione animalista.

Ormai assistiamo ad uno strano fenomeno che a nostro avviso deve farci riflettere: un eccesso di protezione verso la specie animale e la sottovalutazione dei pericoli verso l’uomo e l’agricoltura che il proliferare di certe specie sta determinando. Riteniamo sia grave che alla tutela della vita umana e alla salvaguardia di colture, produzioni e posti di lavoro si anteponga un approccio ideologico e contrario a priori a qualsiasi metodo per fermare la proliferazione senza controllo dei cinghiali». La riunione, hanno riferito i presidenti Di Gregorio e Paolicelli, sarà riconvocata a breve permettendo anche ai vertici del settore regionale della Sanità di partecipare al grande tavolo di discussione.




Puglia: nasce “Agriverso” piattaforma per la tracciabilità agroalimentare

La tecnologia blockchain e l’agricoltura si incontrano nella piattaforma Agriverso per la tracciabilità agroalimentare, realizzata da Corvallis (Gruppo Tinexta), azienda cyber e tra i principali fornitori di servizi IT nel settore finanziario italiano, in collaborazione con CORE Lab, laboratorio di ricerca dell’Unisalento, con il Distretto Agroalimentare di qualità Jonico Salentino e grazie a un finanziamento della Regione Puglia. L’obiettivo della partnership è di trasformare radicalmente la filiera agricola puntando su tecnologie avanzate che valorizzino le produzioni biologiche e a km 0 e che aiutino produttori e consumatori a combattere la contraffazione del Made in Italy.

Attraverso la nuova piattaforma Agriverso di Corvallis, i produttori agricoli locali, le associazioni e altri operatori della filiera possono inserire, in maniera trasparente, i dati di un prodotto seguendo le varie fasi della coltivazione in campo fino alla sua commercializzazione: una vera e propria storia che parte dal seme e finisce sullo scaffale dei supermercati di tutta Italia. La raccolta di tutte queste informazioni attraverso la blockchain arriva poi al consumatore che può così conoscere la provenienza e la qualità di un prodotto e la storia stessa dell’azienda produttrice: il tutto, semplicemente scannerizzando il QR code sulla confezione al momento dell’acquisto con il proprio telefono.

La fase di sperimentazione è stata condotta da ottobre a dicembre dello scorso anno, con il coinvolgimento diretto di produttori e operatori della distribuzione. I consumatori hanno eseguito la scansione del QR code su oltre 11 tonnellate di prodotti agricoli, specialmente melograni e pomodori meraviglia. Dallo studio, è emerso che il 6% delle etichette totali immesse in commercio è stato scansionato dai consumatori.

Nonostante negli ultimi anni si siano fatti passi avanti a livello normativo per quanto riguarda le etichettature e la lotta alla contraffazione alimentare – commentaAndrea Monti, Direttore Generale di Corvallis, Gruppo Tinextaè possibile il miglioramento della sicurezza nei processi di tracciabilità dei prodotti. Agriverso si inserisce quindi come strumento che va a colmare un gap tra la filiera e il consumatore finale: un’arma, per così dire, che permette alle aziende agricole di dare valore ai loro prodotti; allo stesso tempo, garantisce ai consumatori un modo semplice e veloce per aumentare la loro consapevolezza al momento dell’acquisto.

Pantaleo Piccinno, Presidente del Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino ha dichiarato: “Il destino del nostro settore si gioca sulle capacità dei produttori di instaurare rapporti chiari e duraturi con i consumatori, coinvolgendo la dimensione umana e territoriale delle aziende produttrici. La tecnologia può aiutarci enormemente. Attraverso l’utilizzo della blockchain, possiamo garantire la tracciabilità del percorso di vita del prodotto, mentre i sistemi di etichettatura intelligente ci permettono di comunicare al consumatore informazioni dettagliate che vanno oltre l’origine e la denominazione del prodotto”.

Il Professor Angelo Corallo, Direttore del Centro Unico per la gestione dei Grandi Progetti dell’Università del Salento ha dichiarato: “grazie al supporto fornito dalle attività di ricerca del CORE Lab del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di Unisalento, Agriverso è in grado di elaborare dati grezzi di filiera attraverso opportuni modelli matematici per restituirli al consumatore in maniera intellegibile attraverso smart label poste sugli stessi prodotti. Scansionando un QRcode al momento dell’acquisto, il consumatore accede alla app di Agriverso dove può esplorare il prodotto e conoscerne la storia, interagendo con interfacce grafiche di facile usabilità.”.




Cia Due Mari. Infrastrutture vecchie, scarsa manutenzione e acqua troppo cara: in Puglia agricoltori di serie B

«Gli agricoltori pugliesi hanno gli stessi diritti di quelli lucani eppure in Basilicata si continua a ricevere trattamenti migliori: l’acqua proveniente dalla diga di San Giuliano, infatti, in Basilicata è già disponibile dalle scorse settimane ad un costo di 5 centesimi a metro cubo, per gli agricoltori pugliesi che la utilizzano per un periodo ridotto (pochi mesi nel corso dell’anno), invece l’acqua, costa oltre 4 volte di più e ad oggi si resta in attesa di scoprire se, quando e come partirà la stagione irrigua 2024 in provincia di Taranto».

 

L’allarme è lanciato dall’area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia, in seguito ad un sopralluogo tecnico effettuato nei giorni scorsi nell’agro di Castellaneta e di Ginosa, in provincia di Taranto. «Mentre nel territorio di competenza del consorzio di bonifica “Stornara e Tara” non si esegue manutenzione dei canali di bonifica e dei canali di scolo e non si costruiscono valide alternative per contenere le acque che vanno a finire in mare, assistiamo inermi al diverso trattamento degli agricoltori della Basilicata rispetto a quelli della Puglia» ha commentato il direttore Vito Rubino.

 

«I canali del Tarantino sono sporchi – hanno rimarcato dalla CIA Due Marie versano in totale stato di abbandono, nonostante gli uffici preposti del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara hanno a disposizione personale e mezzi che sono fermi, che si potrebbero utilizzare per la pulizia delle condotte, invece sono parcheggiati ai caselli in attesa che la burocrazia e i burocrati perfezionino i passaggi al nuovo Consorzio Unico,  nonostante gli agricoltori stanno regolarmente pagando il tributo 750 manutenzione impianti irrigui. A nostro avviso non c’è più tempo da perdere: la politica deve intervenire rapidamente dando priorità, alle operazioni di pulizia delle condotte prima della imminente stagione irrigua.

Peraltro, sono state perse diverse occasioni con le quali tramite i fondi ministeriali o quelli del Pnrr, si sarebbero potute prevedere oculate opere di ammodernamento degli impianti risalenti al 1960 anche affidandosi a strutture specializzate esterne al Consorzio capaci di fornire opere chiavi in mano e progetti esecutivi, considerato cheStornara e Tara non dispone di progetti immediatamente cantierabili e di personale specializzato, volto a predisporre opere di progettazione», invece si è preferito far trascorrere il tempo senza risolvere i problemi, considerando che il Commissariamento dei Consorzi ad opera della Regione Puglia ormai dura ininterrotamente da oltre venti anni.  

 

Particolarmente drammatico, inoltre, appare il quadro del comparto descritto dal presidente Cia Due Mari Pietro De Padova: «Siamo preoccupati perché nel corso del 2023 le nostre imprese agricole hanno dovuto fronteggiare costi elevatissimi e problemi di prodotto invenduto rimasto sulle piante.

Attendiamo vigili, insieme ai nostri associati, auspicando in un repentino cambio di rotta che modifichi l’attuale stato delle cose, in caso contrario – ha concluso il presidente – non escludiamo di scendere in piazza per far emergere la gravità di quanto ampiamente evidenziato».

 




Nuovo ceppo della Xylella, Cia Puglia: Rischio mortale per l’agricoltura

“L’individuazione, a Triggiano, di sei alberi di mandorlo positivi al batterio della Xylella fastidiosa subspecie fastidiosa è un monito: bisogna eradicare subito il nuovo ceppo del batterio, che è capace di aggredire anche la vite. Se ciò accadesse, sarebbe un colpo mortale sull’agricoltura pugliese”. Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, commenta con queste parole la notizia diffusa giovedì 22 febbraio dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia.

“Nello stesso tempo, occorre rafforzare tutti gli strumenti e le azioni di contrasto alla subspecie pauca, con cui stiamo già facendo i conti da oltre 10 anni, attraverso un più deciso e sistematico sostegno alla ricerca scientifica, creando e rafforzando una rete internazionale capace di trovare soluzioni finalmente efficaci. I controlli effettuati permetteranno di affrontare subito il nuovo pericolo. L’Osservatorio Fitosanitario e l’assessore Donato Pentassuglia hanno fatto e stanno facendo un ottimo lavoro anche da questo punto di vista”, aggiunge Sicolo, “ma è evidente che sia il Governo nazionale sia l’Unione Europea debbano fare molto di più su contrasto e prevenzione alle dogane, per impedire che batteri e fitopatologie che arrivano su carichi e trasporti dall’esterno possano causare nuovi danni dopo quelli già causati dalla Xylella fastidiosa subspecie pauca. Serve unità di intenti per riuscire immediatamente a scongiurare il rischio mortale che, dopo gli olivi, la Xylella faccia danni anche su altre colture come i mandorli e la vite. Intanto esprimiamo la nostra solidarietà agli amici agricoltori che stanno affrontando questo nuovo incubo”.

“L’arrivo e la diffusione del secondo ceppo del batterio Xylella fastidiosa subspecie fastidiosa”, spiega Giannicola D’Amico, vicepresidente vicario di CIA Puglia, “rappresenta una ulteriore e grave ferita per l’agricoltura pugliese, nel quadro generale di un comparto già allo stremo da tempo. Bisogna porre rimedio alla scarsa efficienza dei controlli sui prodotti vegetali che entrano in Italia. Sappiamo di poter contare sulla determinazione che l’assessore Pentassuglia sta mostrando, ma questo è un problema per il quale la Puglia non deve essere lasciata da sola. Ci vuole unità di intenti, a tutti i livelli, con un impegno forte sia del Governo sia dell’Unione Europea per i controlli alle frontiere, lo stanziamento di nuove risorse, il rafforzamento dei protocolli in atto. CIA Agricoltori Italiani ha sempre fatto affidamento sulla scienza: Governo nazionale e Unione Europea sostengano la task force scientifica, in modo che la ricerca arrivi finalmente a soluzioni efficaci e applicabili”.

CIA Agricoltori Italiani di Puglia, come sempre, sarà al fianco degli agricoltori, delle istituzioni e degli istituti di ricerca scientifica per continuare a fare la propria parte nella lotta contro la Xylella che deve mobilitare tutti, ognuno per il proprio ruolo e le proprie possibilità, affinché questa piaga sia finalmente estirpata.

 




Agricoltura, Confagricoltura Puglia: “Sicurezza nelle campagne della regione, chiesto al prefetto incontro urgente”

Confagricoltura Puglia solleva l’attenzione sulla crescente insicurezza che sta colpendo l’agricoltura nella regione, con particolare attenzione ad alcune zone dove la criminalità si manifesta in modo violento e feroce. La situazione ha raggiunto livelli preoccupanti, e per affrontare questo problema, l’organizzazione ha richiesto attraverso il Prefetto di Bari un incontro del comitato regionale sulla sicurezza al fine di discutere strategie e azioni concrete per garantire la sicurezza degli agricoltori e delle imprese del territorio.

Le continue scorribande criminali nell’agro pugliese stanno mettendo a repentaglio la sostenibilità delle imprese agricole, con agricoltori che subiscono minacce, furti di costosi macchinari agricoli e persino danni alle colture. La criminalità non conosce limiti, estendendosi fino a trebbiare campi di notte, creando un grave danno economico alle aziende locali. La sicurezza non è solo una questione di ordine pubblico, ma è strettamente legata all’aspetto economico dell’agricoltura pugliese.

Confagricoltura Puglia si impegna a collaborare attivamente con le autorità competenti per contrastare questo fenomeno, mettendo a disposizione la propria conoscenza del territorio. “La questione sicurezza va risolta sotto tutti i punti di vista, va affrontata anche la questione economica. Siamo vicini alle nostre imprese e alla comunità”, sottolinea Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia. “Inoltre, siamo pronti a dare il nostro contributo partecipando attivamente ai tavoli di contrasto del fenomeno”.

“L’agricoltura pugliese – aggiunge – è un pilastro fondamentale per l’economia locale, ma l’insicurezza attuale sta limitando gli investimenti e compromettendo la crescita del settore. Gli agricoltori devono pensarci due volte prima di investire, a causa di una situazione che ha superato il livello di guardia. Come Confagricoltura Puglia sollecitiamo un’azione investigativa e repressiva immediata da parte delle forze dell’ordine per ripristinare la sicurezza e garantire un ambiente favorevole agli investimenti nel settore agricolo”. 




AIVV. Uva da tavola: Italia primo Paese europeo, dalla Puglia il 60% della produzione nazionale

L’Italia è una eccellenza nell’uva da tavola, è il primo Paese europeo produttore ed esportatore con 1 milione di tonnellate di uva prodotta. Un’eccellenza dovuta alla passione, alla tradizione e anche a ricerca e innovazione di prodotto. Aspetti questi che saranno il filo conduttore del 25esimo Congresso Nazionale Uva da Tavola organizzato con il patrocinio dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e che si tiene il 2 febbraio al Centro Congressi Una Hotel Regina di Noicattaro (Ba) durante il quale sarà assegnato anche il premio nazionale “Targa Bacca d’Oro” edizione 2024. «Un importante momento di riflessione e di confronto su un comparto in continua evoluzione. L’Accademia patrocina con grande onore il Congresso nazionale di un settore che tra crisi di mercato e prospettive future può rappresentare una grande occasione per la viticoltura italiana», così il Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo.

La produzione di uva da tavola. La scelta della provincia di Bari non è casuale. La Puglia, anche se con un -35% nel 2023, infatti, è la regione che vanta il 60% della produzione italiana, cui seguono la Sicilia col 35% e la Basilicata con il 5%. Gli ultimi dati Istat disponibili riportano la superficie italiana utilizzata per la coltivazione dell’uva da tavola di 47.416 ettari. Le regioni con le maggiori superficie (ha) sono: la Puglia (24.455) e la Sicilia (18.681). Nelle altre regioni (Sardegna, Lazio, Abruzzo, Calabria, ecc.) la coltivazione interessa 3.589 ha. Le esportazioni di uva da tavola made in Italy hanno nella Germania, 35%, il principale mercato di sbocco seguita da Francia, 20%, mentre il 15% va in altri Parsi Ue ed Extra Ue. Il mercato Italia vale il 30% della produzione (fonte: dati Apeo-Associazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli).

Secondo recenti stime, la produzione globale dell’uva da tavola può crescere del 5,7% con l’Europa in aumento del 14%, questo grazie soprattutto ai nuovi impianti in Italia di uva da tavola senza semi.

Il convegno. In programma dalle 16 alle 20, vede i saluti e la presentazione di Mario Colapietra, ricercatore in viticoltura, presidente del congresso che presenterà anche del Manuale di Viticoltura – Il comparto dell’uva da tavola: Aspetti tecnici, produttivi e commerciali. Trai i relatori, Vincenzo Cuoccio area manager per la Puglia, Calabria e Basilicata dei Vivai Cooperativi Rauscedo, parlerà di “Caratteristiche produttive delle varietà di uva da tavola e delle barbatelle commercializzate dai Vivai Cooperativi Rauscedo“. Quindi Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e docente in Viticoltura e Viticoltura da Tavola Università di Palermo  e Germoplasma e risorse ambientali in viticoltura nel corso di Laurea magistrale InterAteneo in Scienze Viticole ed Enologiche , toccherà il tema “Innovazioni del comparto dell’uva da tavola”. Seguiranno poi Giuseppe Martelli, docente di Biotecnologie molecolare all’Università della Basilicata “Miglioramento genetico delle uve da tavola: problematiche, obiettivi e prospettive” e Rosapaola Radice, dottorato di ricerca dell’Università della Basilicata “Tecnologie genetiche applicate al miglioramento genetico della vite”. Infine Michele Ippolito, tecnico della Società “La Zagara” con “Presentazione della nuova azienda produttrice di nuove varietà senza semi della superficie di 30 ettari” e Salvatore Scicchitano, agronomo e progettista di impianti di microirrigazione della società Irritec con “Progetto innovativo per la gestione senza impiego di manodopera della microirrigazione eseguito su un vigneto specializzato per la produzione delle novità varietali senza semi”.

La presentazione del manuale. Scritto da Mario Colapietra, il Manuale di Viticoltura Il comparto dell’uva da tavola Aspetti tecnici, produttivi e commerciali, tratta di tutti gli aspetti del comparto dell’uva da tavola: dall’ambiente di coltivazione, gestione del vigneto e consumo. Vengono trattate, in particolare le nuove varietà di uva da tavola, come le apirene. Nel volume si va dalla scelta del luogo pedo-climatico dove preparare il terreno per impiantare le barbatelle del nuovo vigneto, alla realizzazione della struttura, alla forma di allevamento, all’impiego delle sostanze e delle tecniche ecocompatibili da adottare, per ottenere uva con caratteristiche eccellenti e fino alla raccolta, confezionamento e commercializzazione.

Mario Colapietra. Nella lunga carriera, ha maturato anche una approfondita conoscenza diretta, dell’intera filiera agronomica, colturale, produttiva, qualitativa e mercantile dell’uva da tavola. Rilevante impegno per la pubblicazione dei risultati sperimentali sulle testate specializzate della Rivista di Frutticoltura di Bologna e dell’Informatore Agrario di Verona, curatore anche degli inserti annuali, nonché organizzatore del Congresso Nazionale ed Internazionale sull’Uva da Tavola e della Scuola di Specializzazione per i produttori di uva da tavola.




Ocm vino, ecco le graduatorie regionali senza soglie minime: a Gruppo Generali 64 euro per portare vino italiano in Usa, Giappone, Corea

108,15 euro (su un investimento totale di 216 euro) per far conoscere il vino italiano in Canada e 181,69 euro (a fronte di un investimento di 378,53 euro) per farlo conoscere in Cina.

Pronte le graduatorie regionali provvisorie Ocm vino deputate a sostenere il vino italiano all’estero. L’eliminazione delle soglie minime di investimento previste dal nuovo decreto approvato dagli uffici di Oreste Gerini e su cui ha lavorato l’ufficio di Isabella Verardi, sembra aver portato – come si evince leggendo alcune graduatorie dalle quali è possibile accedere a tutti i beneficiari e i relativi importi come quella del Veneto e del Lazio – a finanziamenti di alcune centinaia di euro per portare il vino Made in Italy nel mondo. Anche ad aziende che coprono grandi fette di mercato.

Quando un Ati decide di fare promozione in un Paese, tutti i partecipanti – diversamente dal passato – hanno l’obbligo di partecipare. Era prevista una soglia che poi – fanno sapere alcuni esponenti regionali ad AGRICOLAE – ragionando assieme al ministero, è stato deciso di togliere. E ora ogni regione fissa le proprie.

“Hanno scritto che potevamo definire il minimo per progetto e per paese, ma comunque non sotto i 100.000 e 50.000 (P. emergente 25.000) rispettivamente”, precisano ad AGRICOLAE. “Ma non hanno dato possibilità di fissare minimo per azienda.
Quindi potrebbe succedere, essendoci la regola per cui se una ATI va in un paese, tutti i componenti ATI devono fare qualcosa in quel paese, un soggetto di un ATI possa aver fatto una singola azione a spesa irrisoria dentro un progetto che comunque rispetta i minimi previsti”.

Qui di seguito AGRICOLAE riporta la lettera inviata in data 05 07 2023 dalla Regione Veneto – il cui assessore è anche il coordinatore delle regioni per quanto attiene l’agricoltura – in cui veniva chiesta agli uffici di Oreste Gerini e di Isabella Verardi la definizione di una soglia minima:

CONTRIBUTO REGIONI AVVISO OCM VINO 05 07 23

Se si confrontano i decreti del 2022 e quello del 2023 emerge che i commi 7 e 8 all’articolo 5, deputati a fissare le soglie minime dei progetti per la promozione 2022-2023, sono spariti nel decreto successivo per la campagna 2023-2024.

MIPAAF_2022_DECRETO PROMOZIONE COM VINO 2022-23

MASAF_2023_DECRETO PROMOZIONE OCM VINO 2023-24

Un meccanismo che ha “consentito” Le Tenute del Leone Alato, del Gruppo Genagricola – la più estesa azienda agricola italiana, controllata dal Gruppo Generali che vanta un fatturato di circa 60 milioni di euro – a beneficiare di 64,93 euro di contributi comunitari a fronte di un investimento di 129,85 previsto negli Stati Uniti, in Giappone, in Corea del Sud e nel Sud Est asiatico.

Presumibilmente per essere presenti e partecipare, al pari di altre aziende partecipanti un raggruppamento proponente, ad un evento “comune” a tutte le aziende del gruppo. Nel caso dell’azienda Le Tenute del Leone Alato, l’investimento di 129,85 euro moltiplicato per le 20 aziende partecipanti il programma proposto dall’Associazione Vigneto Italia si arriva ad un investimento complessivo di euro 2.597,00 con un contributo richiesto di euro 1.298,50).

Una ‘strategia’ che arriva proprio in un momento d flessione dei volumi (non del valore) dell’export del vino italiano nel mondo che difficilmente può essere sostenuto da investimenti da 120 euro.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica le graduatorie provvisorie:

GRADUATORIA ABRUZZO B

GRADUATORIA ABRUZZO

GRADUATORIA BASILICATA

GRADUATORIA CALABRIA

GRADUATORIA EMILIA ROMAGNA

GRADUATORIA FVG

GRADUATORIA LAZIO A

GRADUATORIA LAZIO B

GRADUATORIA MARCHE

GRADUATORIA PIEMONTE

GRADUATORIA PUGLIA

GRADUATORIA SARDEGNA

GRADUATORIA SICILIA B

GRADUATORIA SICILIA

GRADUATORIA TOSCANA

GRADUATORIA UMBRIA

GRADUATORIA VENETO




Xylella, Poli Bortone: ecco il REPORT presentato a Lollobrigida. Da Regione Puglia ritardi intollerabili. Ho proposto a ministro commissario per sburocratizzare

In occasione del tavolo tra gli ex ministri dell’Agricoltura convocato al Masaf il 21 giugno dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, la ex ministra Adriana Poli Bortone ha presentato un report sullo stato di attuazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, in cui sono evidenziate le maggiori criticità e i passi da fare per accelerare la ripresa del settore e la ricostruzione del paesaggio duramente colpiti dalla Xylella fastidiosa.

AGRICOLAE è entrata in possesso del report, che pubblica integralmente.

Il dato più evidente è che se c’è uno stato di avanzamento del 70% in termini di impegni assunti, i contributi erogati sono fermi al 40%. Abbiamo chiesto a Poli Bortone di chiarirci i punti di maggior rilievo che emergono dalla sua relazione.

“Il punto di maggiore criticità”, ha dichiarato l’ex ministra, “è certamente quello dell’eccessiva burocrazia. Sicuramente ci sono altri nodi irrisolti come la mancanza di personale e il sistema informativo. Ma la lentezza nelle erogazioni legata alle lungaggini burocratiche provoca ritardi intollerabili. Devo dire che le stesse criticità le avevo rilevate in un altro settore, quello dell’Apulia Film Commission: anche lì ritardi di anni. Nel mondo imprenditoriale se ci sono ritardi di questo tipo un’impresa fallisce. E lo stesso vale nell’agricoltura. Se agli anni che ci vogliono per attendere un frutto si aggiungono quelli per ottenere i ristori a causa della burocrazia è chiaro che la cosa non regge, e infatti tanti olivicoltori hanno abbandonato proprio per questo motivo”.

Questa lentezza nell’erogazione, secondo Poli Bortone, ha un’origine precisa. “Rileggendo i dati mi sono resa conto che in fondo l’Arif ha fatto il suo mestiere. Infatti, le pratiche sono arrivate al 70% mentre i fondi erogati sono fermi al 40%, quindi vuol dire che l’ente ha fatto bene il suo lavoro. Quello che non quadra è il comportamento della Regione Puglia. Sono tentata di sospettare, un po’ malignamente, che nei vari passaggi tra Arif e Regione ci sia di mezzo una gestione più politica che tecnica. Non vorrei che le erogazioni arrivassero proprio in tempi di campagna elettorale, perché sarebbe di un cinismo politico intollerabile. Ma metto il condizionale perché mi auguro che non sia così. Se non è così, allora la Regione deve darsi una regolata rispetto a tutte queste lungaggini e vedere come accelerare. Mi chiedo come sia possibile che i fondi siano erogati dal Ministero, peraltro per un evento straordinario come quello della Xylella, e che tra varie determine, deliberazioni e via dicendo sia tutto fermo: ci vogliono mesi per istituire un capitolo di bilancio. Anche perché, tra l’altro, si sapeva già quali sono le due cultivar da usare per rigenerare il patrimonio olivicolo. Sono disfunzioni inspiegabili”.

La questione Xylella e gestione dei fondi spinge Poli Bortone a una riflessione più generale: “Se non si riescono a usare le varie risorse, tra Coesione, fondo straordinario, Pnrr, allora vuol dire che c’è qualcosa nella Regione che non funziona. E purtroppo devo dire che le Regioni in generale non hanno dato buona prova di sé; e le Regioni del Mezzogiorno hanno fatto ancora peggio”.

 

In merito alle possibili soluzioni al problema della lentezza burocratica, l’ex ministra avanza una proposta: “Da diversi mesi dal mondo agricolo viene richiesto un commissario ad acta per la Xylella. Questo però implicherebbe l’espropriazione di una serie di competenze. E a quel punto diventerebbe un fatto politico, o meglio la Regione potrebbe interpretarlo come tale oppure sfruttare l’occasione per passare tutte le responsabilità al Ministero. Per questo io ho proposto al ministro Lollobrigida di nominare sì un commissario, ma che sia preposto alla sburocratizzazione delle pratiche in modo da velocizzare tutto. Il ministro e il ministero stanno ragionando sulla proposta, senza escluderla ma valutando in che modo attuarla concretamente. Inoltre ho portato a Lollobrigida le istanze del mondo olivicolo anche sul tema dei ristori, chiedendo un incremento dell’annualità per mancato reddito. Non basta dare il supporto per il reimpianto di nuove piante di ulivo. Le spese per gli imprenditori sono notevoli, quindi servirebbe un supporto per un arco di cinque anni”.

“Il ministro – conclude Poli Bortone – è assolutamente disposto a riparlare della questione Xylella così come di tutti gli altri argomenti che noi ex ministri gli abbiamo portato al tavolo l’altro giorno. Anzi, ha tutta l’intenzione di istituzionalizzare questo strumento di confronto tramite decreto”.

Questo il report presentato da Adriana Poli Bortone al ministro Lollobrigida:

Report 31.05.2023

Questo il quadro sintetico dei contributi concessi e di quelli erogati:

Quadro sintetico D.I. 2484.2020_25.05.2023

 




Pesca, interrogazione Dalla Chiesa (FI): su dragaggio porti pugliesi per agevolare operatori

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00391

presentato da

DALLA CHIESA Rita

testo di

Mercoledì 10 maggio 2023, seduta n. 101

DALLA CHIESA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

Mola di Bari è tra le poche cittadine nel barese che mantiene uno stretto contatto con l’Adriatico, tramite il proprio porto, dal quale ogni notte decine di pescherecci partono per la pesca. Il pescato viene poi venduto all’interno dello storico mercato ittico sul lungomare;

negli ultimi anni i pescatori di Mola a Bari lamentano il crescente insabbiamento dell’infrastruttura portuale: il pescaggio è ridotto a poca cosa, tutte le imbarcazioni toccano il fondo e procedono nello stretto passaggio con ripetuti colpi alla carena, molto pericolosi per l’integrità dello scafo al punto che è solo grazie alla perizia degli equipaggi se non si verificano incagli;

nel 2020 la Giunta comunale ha approvato una nuova delibera di richiesta di finanziamento alla regione Puglia a valere sui fondi Por Puglia 2014-2020, per il dragaggio del porto con la quale si passa dalla stima iniziale di 11,6 milioni di euro ad una nuova previsione di 8,8 milioni di euro. Si tratta di una cifra ingentissima se si tiene conto che la regione Puglia aveva stanziato per il dragaggio di tutti i porti pugliesi, ad eccezione dei porti di scalo internazionale, la cifra complessiva di 48 milioni di euro;

tuttavia questa appare giustificata dal fatto che peraltro gli esami sui prelievi effettuati nel 2019 stabilivano la necessità di smaltimento in appositi impianti e non in mare a causa dell’elevata presenza di inquinanti. A questo si aggiungeva la massa ingente di materiali di insabbiamento accumulatasi negli anni, dovuta alla conformazione e dell’esposizione del bacino portuale che si presta all’ingresso di sabbia;

nell’ottobre 2022 il finanziamento per il dragaggio del porto di Mola è stato pubblicato sul bollettino regionale tra i progetti finanziabili. La regione ha semplificato le procedure di VIA e l’Agenzia regionale Strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio (ASSET) ha messo a disposizione i rilievi batimetrici e tridimensionali dei fondali. La Capitaneria di Porto di Bari ha messo a disposizione la propria competenza tecnica a fronte del fatto che i comuni portuali non sono preparati per fare progetti marittimi;

il dragaggio del porto di Mola è un intervento indispensabile per garantire la sicurezza degli operatori della pesca e per dare una prospettiva di sviluppo all’intero bacino portuale. La situazione emergenziale deriva anche dall’abbandono del periodico dragaggio effettuato dal Provveditorato delle Opere Marittime, un servizio smantellato senza motivo e poi passato alle regioni che, come nel caso della regione Puglia, non è stato più riattivato;

quali iniziative di competenza, anche mediante attivazione delle proprie articolazioni territoriali, possano adottare i Ministri interrogati al fine di accelerare il dragaggio dei porti pugliesi e in particolare del Porto di Mola di Bari, la cui ridotta operatività mette a rischio la sicurezza e il lavoro degli operatori di pesca locali.
(3-00391)




Arance di Puglia, Cia: la ricerca le premia ma il mercato penalizza i produttori

Da una parte la salute, dall’altra le tasche sempre più vuote degli italiani e, nel mezzo, le difficoltà dei produttori agrumicoli pugliesi. Le arance di Puglia sono buone e fanno bene, come conferma anche uno studio dell’Istituto di gastroenterologia “De Bellis” di Castellana Grotte. I ricercatori della struttura barese, coinvolgendo 60 pazienti di età compresa fra i 30 e i 65 anni, hanno dimostrato che i succosi pomi arancioni prevengono e aiutano a combattere anche la steatosi epatica, malattia causata da un eccesso di accumulo di grassi all’interno delle cellule del fegato. Il ‘segreto’ sono i polifenoli, uno in particolare, la esperedina, che assieme alle altre proprietà nutraceutiche del succoso frutto sono una vera e propria medicina preventiva e curativa. I pazienti consumeranno 4 arance al giorno per 28 giorni, periodo al termine del quale gli esami sullo stato di contrasto alla patologia saranno nuovamente effettuati. 

“Il problema, però, è che a causa del rialzo dei prezzi nei supermercati, sempre più consumatori rinunciano a comprare le arance, anche quelle eccellenti per qualità e salubrità prodotte in Puglia”, ha spiegato Vito Rubino, direttore di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi). “L’acquisto e il consumo di arance si è ridotto, il loro costo nei supermercati è aumentato, anche se varia a seconda delle tipologie e dei calibri”. 

TARANTO E GARGANO. In Puglia si producono circa 2,6 milioni di quintali di agrumi. Le due province a maggiore vocazione agrumicola sono quelle di Taranto e di Foggia. Nel Tarantino si producono soprattutto clementine, arance e mandarini, con oltre 1000 aziende che rappresentano circa il 10% dell’intero comparto agroalimentare jonico. Nel Foggiano, con una localizzazione concentrata sul Gargano, si producono più di 100mila quintali di arance e limoni. Le clementine del Golfo di Taranto, l’Arancia e il Limone Femminiello del Gargano hanno ottenuto il riconoscimento IGT. L’Italia è la seconda nazione produttrice di agrumi in Europa con una quota complessiva del 30%. La Puglia, complessivamente, rappresenta il 20% della produzione nazionale e il 5% di quella europea.

LA CONCORRENZA. CIA Agricoltori Italiani di Puglia rileva che la nostra posizione sui mercati, nonostante quei numeri, è ancora debole, poiché la Spagna, nostra principale concorrente, rappresenta il 60% della produzione europea e ha conquistato il primato per l’esportazione anche a livello mondiale. I produttori italiani soffrono anche la forte concorrenza di Sudafrica, Egitto, Marocco e Tunisia. “Sul rinnovamento varietale il settore è in ritardo, e questo impedisce di soddisfare le richieste di mercato con prodotti innovativi e un più ampio calendario di maturazione”, ha spiegato Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari. “E’ un fattore che determina un surplus sul mercato di alcuni prodotti, come il clementino comune. Mancano dati produttivi che permettano di orientare nuove strategie di programmazione più adeguate alle esigenze del mercato. Riteniamo che, com’è avvenuto su altri prodotti, anche per gli agrumi sia necessario prevedere l’indicazione in etichetta del luogo di coltivazione, proprio per avere una migliore valorizzazione del prodotto e del legame con lo stesso territorio in cui esso è coltivato”. 

IL RILANCIO DEL SETTORE. “Per CIA Agricoltori Italiani di Puglia”, ha aggiunto Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’organizzazione, “anche per affrontare le minacce di fitopatie, urge una vera ristrutturazione del comparto che coinvolga produttori, vivaisti, l’intera filiera e gli enti di ricerca a tutela della specificità del prodotto locale. Occorre un rilancio dell’agrumicoltura nazionale, per difendere la specificità del prodotto locale e rivalutare il marchio IGP che lo contraddistingue sul mercato, con un accordo di programma tra gli operatori del settore e le amministrazioni locali per una migliore gestione dello stesso marchio. Intanto, Cia Puglia rivolge il proprio plauso a dirigenti, medici e ricercatori dell’Istituto di gastroenterologia De Bellis” di Castellana Grotte, l’auspicio è che sia sugli agrumi sia sulle altre produzioni d’eccellenza della Puglia possano essere compiute nuove ricerche che valorizzino la qualità e la salubrità dei prodotti agricoli pugliesi”.




Cia Due Mari: Canale colabrodo, dalla Lucania alla Puglia si perde il 50% dell’acqua

C’è scarsa manutenzione lungo il canale adduttore che, dalla Basilicata, trasporta acqua in Puglia per 35 km, in particolare in una porzione di territorio del versante occidentale della provincia di Taranto: Castellaneta, Palagianello e Ginosa.

«Secondo nostre stime, il quantitativo di acqua che parte dalla derivazione di San Marco, in Basilicata, e arriva a Palagianello, si dimezza a causa di perdite considerevoli».

A denunciare uno spreco e una situazione davvero inaccettabili è l’area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia, in seguito ad un sopralluogo tecnico effettuato in determinate zone dell’agro di Castellaneta e di Ginosa.

La struttura è vetusta, risale agli anni ‘60 e, come evidenziato dalla declinazione tarantina della CIA Agricoltori Italiani, non è mai stata oggetto di interventi di ammodernamento, nonostante le tante risorse rese disponibili dai vari bandi ministeriali nel corso degli anni e in ultimo con il PNRR.

«Peraltro i canali sono sporchi e in totale stato di abbandono – ha rimarcato Vito Rubino, direttore dell’Area Due Mari di CIA Agricoltori Italiani di Puglia – Il timore, più che fondato, è che lungo quei 35 km siano molte le perdite e diversi i punti di rottura».

«Occorre intervenire celermente sul Consorzio di Bonifica Stornara e Tara di Taranto», ha aggiunto Rubino, ricordando fra l’altro la chiusura del Casello 4 di Castellaneta per mancanza di personale. A breve, anche altri caselli seguiranno la stessa sorte, perché il personale si è ridotto in maniera considerevole e la sostituzione, volendo utilizzare soltanto gli stagionali, non è semplice, come qualcuno invece ipotizza, occorre l’affiancamento per un certo periodo, affinché vi sia piena conoscenza del territorio e dell’ubicazione degli impianti consortili. Anche coloro che gestivano la manutenzione sugli impianti sono stati posti in quiescenza, e non sono stati sostituiti né vi è stato l’affiancamento necessario. Dobbiamo scongiurare lo spauracchio dell’aumento dei costi, in quanto a nostro avviso, per eseguire la manutenzione, quasi sicuramente si ricorrerà all’intervento di imprese esterne, nonostante l’eccellenza costituita fino a ieri delle squadre interne di manutenzione, vero punto di forza e fiore all’occhiello per diversi anni del consorzio di bonifica Stornara e Tara».

Ma il tempo stringe: tra qualche settimana, infatti, l’intero canale adduttore dovrebbe trasportare acqua per irrigare le colture pregiate dell’arco ionico occidentale e per la CIA, che non ha nascosto preoccupazione, al momento non è pervenuta nessuna notizia certa sull’avvio della stagione irrigua, al fine di consentire agli imprenditori agricoli tarantini un’accurata programmazione aziendale.

«Il trasporto di acqua a cielo aperto comporta uno spreco notevole di risorse da arginare subito, anziché pensare ad eventuali aumenti del costo – ha ribadito il direttore Rubino – La politica deve intervenire rapidamente, dando priorità, tramite fondi ministeriali o del PNRR, ad oculate opere di ammodernamento anche affidandosi a strutture specializzate, che forniscono le opere chiavi in mano, atteso che il consorzio Stornara e Tara ci risulta non disporre di progetti immediatamente cantierabili e di personale per fare progetti.

«L’area Due Mari – ha dichiarato Pietro De Padova presidente CIA Due Mari – è irremovibile e giudica improponibile un eventuale aumento delle tariffe irrigue, considerato quanto accaduto nel corso del 2022 alle imprese agricole, che hanno dovuto fronteggiare costi elevatissimi e problemi di prodotto invenduto rimasto sulle piante».

«Non dimentichiamo poi che la Puglia è comproprietaria al 50% con la Basilicata dell’acqua della diga di San Giuliano – ha concluso Rubino – Quell’acqua, in Lucania viene erogata a 5 centesimi al metro cubo, in Puglia, invece, costa circa 11 centesimi in più. Nessuna notizia poi è giunta sulla rivisitazione degli accordi con la vicina Basilicata per l’erogazione di acqua dalla diga di Monte Cotugno, che alimenta l’impianto Sinni-Vidis. Il livello regionale di gestione dei consorzi commissariati e quello Provinciale del consorzio Stornara e Tara non dimostrano di essere in grado di offrire soluzioni concrete e immediate, probabilmente a causa di una scarsa conoscenza delle reali problematiche territoriali e di un andamento piuttosto lento. Riteniamo che l’efficacia e l’efficienza dell’azione dei consorzi passi innanzitutto dall’apporto di nuove professionalità che invece, a tutt’oggi, preferiscono scegliere altre strade, prendendo le distanze da un carrozzone in cui l’attuale governance stenta a fornire risposte adeguate. Siamo molto preoccupati e attendiamo vigili, insieme ai nostri associati, un repentino cambio di rotta che modifichi l’attuale stato delle cose, in caso contrario non escludiamo di scendere in piazza per far emergere la gravità di quanto è stato evidenziato».




Innovazione e Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. INTERVENTI DI: Patuanelli, Giorgetti, Violante, Prandini, Lazzaro, Sciarra (BF), Trotta (Puglia), Decaro e Nuria Sanz (Fao/Unesco)

Si è svolta quest’oggi a Bari la I Conferenza Nazionale sull’Agricoltura di Precisione promossa da Fondazione Leonardo–Civiltà delle Macchine, Politecnico di Bari e Università degli Studi di Bari Aldo Moro. L’evento è stata l’occasione per presentare e approfondire le tecnologie innovative dell’Agricoltura di Precisione e le tecnologie abilitanti del programma Impresa 4.0, anche al fine di prospettare modelli di collaborazione tra mondo della ricerca, delle professioni, delle imprese agricole, industriali, economico-finanziarie e dell’ICT,  e per generare opportunità di sviluppo anche alla luce delle risorse connesse al PNRR.

L’agricoltura sarà chiamata a soddisfare una enorme richiesta di alimenti, un’impresa che sarà resa possibile solo attraverso l’impiego diffuso delle nuove tecnologie che consentono l’aumento della produzione, il risparmio di acqua e la riduzione dei costi. Il 60% delle aziende agricole italiane nel 2021 ha investito almeno in una soluzione di Agricoltura 4.0, +4% rispetto al 2020, e oltre quattro su dieci utilizzano almeno due tecnologie, nello specifico software gestionali, sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine.

Di seguito tutti gli interventi: 

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Patuanelli: Innovazione garantisce qualità e quantità delle produzioni agroalimentari, senza rinunciare a distintività

Agricoltura 4.0, Violante (Fondazione Leonardo): Innovazione è il presente, ma occorre fare di più. Accelerare su digitale e ricerca, fondamentale il Pnrr

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Giorgetti (Mise): Settore primario può tornare a ricoprire ruolo chiave. Spingere su tecnologie e infrastrutture

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Prandini: sospendere oggi la sostenibilità significa fermare l’innovazione. Alimenti sintetici non sono cibo

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Lazzaro: Innovazione fondamentale per raggiungere obiettivi Green Deal e Farm to Fork

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Sciarra (BF): Il modello IBF punta al miglioramento della competitività attraverso tecnologia e analisi dati

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Trotta (Reg. Puglia): Ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico al centro dei nostri interventi

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Nuria Sanz (Unesco/Fao): Sistematizzare la conoscenza degli agricoltori per puntare ad una ricerca di precisione

Agricoltura 4.0, Fondazione Leonardo. Decaro: Le risorse ci sono, ora puntare su innovazione e tecnologia per una agricoltura eco sostenibile

 

 

 

 

 

 

 




Gennaro Sicolo nuovo presidente regionale di CIA Agricoltori della Puglia

Nonostante gli attriti registrati nei mesi scorsi a via Mariano Fortuny è Gennaro Sicolo a portare a casa il risultato.

“E’ Gennaro Sicolo il nuovo presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. L’imprenditore olivicolo di Bitonto è stato eletto oggi, venerdì 8 aprile 2022, nella sala convegni dell’Hotel Majesty di Bari, dove si è tenuta l’ottava Assemblea Elettiva Regionale dell’organizzazione sindacale degli agricoltori. Gennaro Sicolo, che succede a Raffaele Carrabba, sarà coadiuvato da Benedetto Accogli che è stato eletto vicepresidente, dal vicepresidente vicario Giannicola D’Amico e da Danilo Lolatte in qualità di direttore regionale. “L’agricoltura è vanto e orgoglio della nostra regione”, ha dichiarato il presidente Gennaro Sicolo, “il nostro ruolo è quello di far sentire la voce degli agricoltori, far valere le loro istanze presso le istituzioni, aiutare i settori di tutto il comparto ad affrontare le difficoltà e vincere le sfide sempre più complesse di questi tempi dominati da incertezze crescenti, ma caratterizzati anche da grandissime opportunità che dobbiamo saper cogliere”. Alle dichiarazioni del presidente Sicolo, si sono unite quelle del vicepresidente vicario Giannicola D’Amico: “Con l’elezione di Gennaro Sicolo abbiamo portato a compimento una fase congressuale che ha mobilitato prima i territori locali, poi le aree provinciali e, infine, il livello regionale, con una passione e una partecipazione davvero significative”. Il vicepresidente Benedetto Accogli: “L’assemblea regionale è un momento di sintesi e di rilancio di tutte le questioni che ci stanno più a cuore, a partire dal rilancio del comparto agricolo e zootecnico di una grande regione come la nostra. Il 2022 è decisivo per il futuro dell’agricoltura”.

Tutti i delegati e i dirigenti hanno ricordato Raffaele Carrabba, scomparso recentemente dopo essere stato alla guida regionale dell’organizzazione per due mandati. “Come hanno evidenziato il presidente Sicolo e il vicepresidente D’Amico”, ha dichiarato il direttore Danilo Lolatte, “la famiglia di CIA Puglia si è rinnovata per continuare a rappresentare con determinazione le istanze degli agricoltori, di tutti gli imprenditori agricoli della Puglia, con un’attenzione molto forte verso anziani, giovani e donne”. Tanti i temi affrontati durante le relazioni, dal PSR all’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; dal rilancio dell’olivicoltura, anche attraverso il piano di contrasto alla diffusione del vettore, alla necessità di lottare per difendere la redditività in agricoltura e il reale valore dei prodotti agricoli. Al centro del dibattito anche le crisi del lattiero-caseario e del settore ortofrutticolo.

Resta un tema centrale, per tutti gli agricoltori, l’urgenza di una radicale semplificazione burocratica che metta gli imprenditori agricoli nelle condizioni di svolgere più agevolmente il loro lavoro. E’ stato ricordato che ogni agricoltore per la burocrazia spende 2 euro per ciascuna ora di lavoro, 20 al giorno, 600 al mese, 7200 euro l’anno per “fare” le carte.

Tra le questioni trattate, anche la drammatica e crescente incidenza delle calamità naturali causate dai cambiamenti climatici. Non meno cogente è la problematica attinente ai danni causati dalla fauna selvatica. Il proliferare di lupi, cinghiali, storni e della fauna selvatica in generale, in questi anni, sta rappresentando una calamità aggiuntiva. Resta fondamentale, inoltre, il tema della risorsa idrica per l’agricoltura. In alcuni territori della Puglia le infrastrutture irrigue risalgono agli anni ’50. Occorre potenziare il sistema di recupero delle acque reflue e mettere nelle condizioni tutti i Consorzi di Bonifica presenti sul territorio pugliese di predisporre progettualità utili a migliorare le infrastrutture e consentire il più possibile l’utilizzo delle acque provenienti dagli invasi piuttosto che quelle dei pozzi. Una delle esigenze più avvertite dal mondo agricolo, inoltre, è una svolta per ciò che attiene alla sicurezza delle aree rurali. I furti di trattori, macchinari e prodotti agricoli sono un fenomeno drammatico, così come i danni dolosi a vigneti e uliveti. Le aree rurali non devono essere abbandonate. Servono un maggiore presidio delle forze dell’ordine e una migliore azione di prevenzione e di intelligence.”

Era stato scritto: 

Cia, passa – tra astenuti e contrari – la linea Scanavino che esclude Sicolo dalla Puglia. Ma lui si candida lo stesso. E’ scontro