Trattori, Castelli: chi manifesta prova disagio, quelli quote latte disperazione. Versione Ue fasulla e dati taroccati. Risolvere

“Con tutto il rispetto di Renzi, a me quello che pensa non mi può importare di meno. Questi agricoltori [che manifestano con i trattori – ndr] esprimono un forte disagio ma ci si è dimenticati di oltre mille allevatori che non provano disagio ma diperazione. Molti si sono suicidati a causa di pignoramenti per milioni di euro. Vorrei che si parlasse di questo. Attraverso un meccanismo infernale i vari governi, tutti, hanno ristretto la platea di coloro che sono colpiti da questa questione a circa mille, quindi non fa notizia. Ma la cosa va risolta una volta per tutte”.

Così su La7 Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia in quota Lega.

“Vorrei ricordare che la versione ufficiale dell’Europa è per molti versi assolutamente fasulla e tutti i dati sono assolutamente stati taroccati per dimostrare che l’Italia aveva prodotto di più. Ma in moltissimi casi non è vero: ci sono le sentenze, le indagini della Guardia di Finanza e una storia lunga piu di 20anni. Si risolva questo problema una volta per tutte. Ci sono 1200 stalle pignorate per milioni di euro”.

 




Quote latte, Vitale, Agea: “si agitano principi giuridici errati per procrastinare pagamenti dovuti. Chi ha debiti paghi e liberi Italia da contenziosi Ue”

Il direttore generale di Agea Fabio Vitale fa chiarezza, rispondendo alle contestazioni mosse da Copagri Lombardia, in merito alla recente rateizzazione delle multe predisposta per chiudere una volta per tutte la questione Quote latte.

Una svolta epocale – l’eventuale risoluzione del problema – che farebbe passare alla storia il governo Meloni come il governo che è riuscito a porre fine a un problema che persiste dal 1984 quando Filippo Maria Pandolfi scelse come anno di riferimento per le quote il 1983 scambiando il latte per l’acciaio.

“La sentenza in esame (del 14 aprile 2023 emessa dal Tar del Lazio -ndr) è stata pronunciata dal Tar Lazio nell’ambito di un giudizio promosso nell’anno 2011 dai produttori avverso i provvedimenti di accoglimento della rateizzazione e gli atti presupposti (ad ulteriore riprova della loro estrema litigiosità in quanto in quel caso avevano dapprima richiesto la rateizzazione, avevano ottenuto il provvedimento di accoglimento e poi lo hanno impugnato)”, spiega il Dg Agea ad AGRICOLAE.

“Ad ogni modo, il profilo che qui viene rilevato è che il Tar Lazio ha ritenuto di dichiarare nulle le imputazioni di prelievo oggetto dei provvedimenti di rateizzazione ritenendo che lo Stato abbia applicato il prelievo sulla base di norme italiane attributive del potere in contrasto con le norme unionali.

Il principio espresso è ictu oculi errato e, infatti, l’Avvocatura Generale sta procedendo alla proposizione dell’appello”.

Vitale spiega come “le note sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (del 27 giugno 2019 nella causa C-348/18, dell’11 settembre 2019 nella causa C-46/18 e del 13 gennaio 2022 nella causa C-377/2019) citate nella sentenza in oggetto, infatti, non hanno dichiarato il contrasto con la normativa unionale delle norme italiane attributive del potere di applicare i prelievi supplementari (peraltro derivante proprio dalla regolamentazione comunitaria), bensì esclusivamente le disposizioni nazionali che disciplinano le modalità di esercizio di tale potere”.

Oltretutto, spiega ancora Vitale, “è in netto contrasto con l’orientamento maggioritario del Consiglio di Stato che in numerose pronunce ha avuto modo di precisare quanto sopra (si cfr.no, a titolo esemplificativo, le sentenze del Consiglio di Stato n. 3123-3124-3125-3126/23; 3910/22; 1603/22; 5041/21) specificando, inoltre, che trattandosi di mera annullabilità degli atti e non di nullità, il vizio può essere fatto valere soltanto entro gli ordinari termini di decadenza, prevalendo il giudicato eventualmente formatosi a seguito di decisioni giurisdizionali divenute definitive dopo l’esaurimento dei mezzi di ricorso, ovvero a seguito della mancata impugnazione del provvedimento nei termini di legge”.

“Per essere più chiari – precisa ancora Vitale – la normativa comunitaria prevedeva che per il solo superamento della quota di produzione assegnata, venisse comminata una multa (il cd prelievo supplementare) il cui ammontare veniva determinato sempre dalla CE”.

“Agli Stati membri è stata lasciata la facoltà di optare o per l’integrale imputazione del prelievo, oppure di favorire i produttori mediante l’applicazione di uno sconto. L’Italia ha optato per la seconda ipotesi, regolamentando la distribuzione dello sconto, però, con norme che sono state dichiarate parzialmente difformi dalle regole imposte dalla CE”, precisa ancora.

“E’, quindi, fin troppo evidente – spiega ancora il numero uno di Agea – che non si possa in alcun caso affermare, come ha fatto il TAR Lazio, che lo Stato Italiano non avesse il potere di comminare il prelievo supplementare e, conseguentemente, dichiarare nulli i provvedimenti impugnati”.

“Oltretutto, il TAR Lazio, dall’errata affermazione di nullità dei prelievi supplementari (e non di annullabilità) ha contravvenuto anche ai principi pacifici espressi sia dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che dal Consiglio di Stato (anche in adunanza plenaria – sentenze n.. 4/2019 e 5/2019) di inviolabilità del giudicato”.

“C’è però un aspetto che mi preme evidenziare”, conclude Vitale: “nel ricorso introduttivo gli allevatori hanno sollevato anche numerose censure riguardanti l’iter di rateizzazione previsto dalla L. 33/09 e il procedimento amministrativo adottato da Agea tutte rigettate dal Tar Lazio con motivazione ineccepibile (per il resto, conformemente all’orientamento giurisprudenziale pacifico).

Fra queste, segnalo anche quella riguardante l’obbligo di rinunciare al contenzioso”.

Quote latte, Copagri Lombardia: “estremo tentativo di incassare soldi non dovuti, una presa in giro. Ecco perché non bisogna pagare”

Quote latte, Agea apre la rateizzazione agevolata delle cartelle. Fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac

Per saperne di più:

Da quote latte all’Ilva, agricoltura sacrificata per l’acciaio. Paese ci ha rimesso miliardi e ora acciaio investe nel latte




Quote latte, Copagri Lombardia: “estremo tentativo di incassare soldi non dovuti, una presa in giro. Ecco perché non bisogna pagare”

Al via, dall’8 maggio, la rateizzazione per chiudere una volta per tutte la vicenda delle quote latte. Una questione che per anni ha diviso il mondo agricolo: chi ha comprato le quote dagli altri produttori; chi non lo ha fatto e ha pagato le sanzioni; e chi non ha pagato.

Una situazione che mette da anni in difficoltà l’Italia nelle trattative con l’Unione europea a fronte del fatto che, avendo anticipato il debito, questo risulta come aiuto di stato che metterebbe – secondo gli schemi europei – i produttori italiani in condizione di maggior competitività rispetto ai competitor di altri paesi.

La prima rateizzazione la fece Luca Zaia con l’auspicio di mettere già all’epoca una pietra tombale su tutta la questione. Ora il governo Meloni ci riprova.

Obiettivo: chiudere una volta per tutte il dossier con il quale il Paese scambiò il latte per l’acciaio e alla fine perse sia il primo che il secondo. O quasi.

Ma su circa 3000 produttori ancora in debito, sono più o meno 200 quelli con i debiti più alti, milionari. E sono loro a formare il fronte più duro dell’opposizione.

In questo contesto è stata recapitata alla redazione di AGRICOLAE l’ultima sentenza del Tar del Lazio in base alla quale si ritiene si debba procedere a “una rideterminazione complessiva”. Gli allevatori parlano, sulla base delle numerose sentenze in merito prodotte negli anni dal lavoro dei propri avvocati, di “criteri non discriminatori che dovranno tenere conto della disciplina europea e delle sentenze pronunciate in materia dalla Corte di Giustizia (CdS10 ottobre 2022 n. 8663, CdS 23 novembre 2022 n. 10303).

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la sentenza dello scorso 14 aprile:

SENTENZA TAR LAZIO

In sostanza, spiega ad AGRICOLAE il presidente di Copagri Lombardia e responsabile nazionale settore lattiero caseario Roberto Cavaliere, “l’Amministrazione deve procedere ad una rideterminazione complessiva per evitare di perseverare in una ulteriore ingiustificabile disparità di trattamento tra i produttori che hanno pagato, stanno pagando e non dovevano pagare e produttori che per effetto dei criteri discriminatori e anti-comunitari non hanno mai pagato nulla e invece avrebbero dovuto pagare con grave e inaccettabile distorsione della concorrenza tra imprese, violazione dei principi di uguaglianza”.

Citando poi la sentenza della Corte di Giustizia del 24 gennaio 2018 (in causa C-433/2015) spiega in una nota come “sembra che l’argomentazione sviluppata dalla Repubblica italiana derivi da un’errata lettura delle conclusioni della CommissioneInfatti, con le sue conclusioni, la Commissione chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti per non aver adottato, così come rilevato al punto 27 della presente sentenza, le misure necessarie al fine di garantire che il prelievo supplementare sul latte sia addebitato ai produttori interessati e, se del caso, recuperato dalle autorità competenti. L’oggetto di tale inadempimento non verte quindi sul fatto che tale Stato membro non avrebbe recuperato la totalità delle somme dovute a titolo di tale prelievo ma perché non ha fatto in modo che il prelievo fosse addebitato in maniera corretta e proporzionale ai singoli produttori che avevano contribuito a ciascun superamento”.

“Il dies a quo per il calcolo degli interessi deve essere individuato a partire dalla notifica del ricalcolo atteso il credito dell’Agea è rimasto illiquido fino alla sua (nuova) determinazione da parte dell’amministrazione stessa”, scrive ancora Copagri Lombardia. “Gli interessi quindi non possono che decorrere solo dal momento della corretta (ri)determinazione del dovuto: solo una somma di denaro liquida ed esigibile infatti produce interessi di pieno diritto (art. 1282 cod.civ.) ed erronea la decorrenza degli interessi nella misura legale a partire dalla fine dell’annata lattiero-casearia oggetto del ricalcolo come se già da quella data il credito fosse liquido ed esigibile. (Tar Friuli n.402/2022)”.

In conclusione secondo Cavaliere, c’è la “necessità di stabilire l’entità di quanto ancora dovuto e se i produttori hanno subito delle trattenute sugli aiuti agricoli che spettavano loro, non può non verificarsi se tali somme sono state conteggiate (CdS, 25/05/2022, n. 4159/2022) con imputazione delle somme trattenute al capitale ancora dovuto”.

Poi, con una ulteriore nota inviata alla redazione, dichiara: “apprendiamo da notizie di stampa che l’Agenzia delle Entrate e Riscossione sarebbe stata autorizzata a far rateizzare le migliaia di cartelle “pazze” inviate da settembre 2021 in materia di quote latte. Tale iniziativa è l’estremo tentativo di incassare soldi non dovuti dagli allevatori italiani come è stato ampiamente dimostrato anche dai vari Tar competenti che hanno annullato e stanno annullando le multe e i ricalcoli delle stesse effettuate da Agea e affidate per la riscossione alla Agenzia delle Entrate”.
E prosegue: “È l’ennesima presa in giro degli allevatori che hanno avuto il coraggio di denunciare il sistema truffaldino delle quote in Italia come confermato in sede penale e dalla Corte di Giustizia Europea e da cui Copagri prende le distanze; non è con una nuova rateizzazione che è possibile risolvere le truffe di cui gli allevatori sono stati vittime in tutti questi anni a causa di una distorta applicazione del regime “quote latte”. Copagri invita quindi nuovamente il Governo a farsi garante di un tavolo per trovare una soluzione condivisa con gli addetti del settore”.

Quote latte, Agea apre la rateizzazione agevolata delle cartelle. Fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac

Per saperne di più:

Da quote latte all’Ilva, agricoltura sacrificata per l’acciaio. Paese ci ha rimesso miliardi e ora acciaio investe nel latte




Quote latte, Bergesio: rateizzazione risultato di lavoro, sacrifici e lotte della Lega fin dallo scorso anno

“Il precedente era un Governo di larghe intese ed è stato durissimo. Abbiamo passato giorni e notti in Commissione e anche all’ultimo c’era una forte resistenza su questo tema che è stata superato. Io credo che l’attività del complesso della Lega e del Governo, ma anche di tutti coloro che si sono impegnati in questo senso, ci hanno dato la possibilità di riuscire. Allora era sottosegretario Gian Marco Centinaio all’agricoltura e siamo riusciti a lavorare un attimo prima per riuscire a creare i presupposti per dare delle risposte concrete al settore”.

Così il senatore Giorgio Bergesio commenta ad AGRICOLAE l’apertura di Agea alla rateizzazione agevolata delle cartelle per le quote latte che concede fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac. Bergesio, insieme agli altri membri della Lega in parlamento e al governo, hanno inserito all’interno del Dl taglia-prezzi dove l’emendamento è diventato parte integrante dell’art. 19 del decreto per aderire alla rateizzazione delle quote latte che se supera l’importo di 300.000 euro potrà essere saldata in 30 anni. L’emendamento puntava anche alla riapertura dei termini per la  rateizzazione del pagamento delle cosiddette ‘multe’ derivanti dalle ‘quote latte’, in aiuto dei migliaia di produttori coinvolti.

“Nel decreto tagliaprezzi del 2022 avevamo appunto inserito nell’articolo 19 la possibilità di riaprire i termini per la rateizzazione quote latte come era stato fatto nel 2009 – prosegue Bergesio.

Questo diventa particolarmente importante anche perché nell’emendamento stesso c’è un passaggio dove c’è scritto che l’efficacia della rateizzazione al tre quater, della presente posizione, resta subordinata all’assenso della Commissione europea. La Commissione ha dato l’assenso al e AGEA ha potuto riaprire i termini. È stato fatto un ottimo lavoro da questo Governo con questo provvedimento che da la possibilità e l’opportunità di rateizzare e rientrare in un regime di legalità, potendo poi usufruire di nuovo della PAC e di tutti quelli che sono i benefici che derivano dai contributi dal settore”.

Dunque dall’8 maggio 2023, è possibile accedere alla rateizzazione degli atti di riscossione esattoriale,relativi ai prelievi supplementari quote latte, come previsto dal D.L. 21/22, convertito con modificazioni nella L. 51/22.

“Anche perché si tratta molte volte di giovani, che stanno producendo, che non hanno multe elevate ma possono raetizzarle con tassi di interesse. Non è che sia stata fatta nessuna regalia particolare, è soltanto un sistema per mettere a posto il settore, condiviso anche dalle associazioni sindacali e perché si da la possibilità finalmente a circa 3000 aziende agricole di regolarizzare la propria posizione”, ribadisce il senatore.

“Adesso ho molta fiducia nel lavoro di AGEA, perché riesca ad attuare la norma e ad avere il maggior risultato possibile perché c’è la volontà di far bene, anche grazie a questo Governo, che ha attuato questa misura in tempi rapidi, insieme al Ministero con il sottosegretario D’Eramo”.




Quote latte, Agea apre la rateizzazione agevolata delle cartelle. Fino a 30 anni per pagare e diritto a percepire i premi Pac

Dall’8 maggio 2023, è possibile accedere alla rateizzazione degli atti di riscossione esattoriale,relativi ai prelievi supplementari quote latte, come previsto dal D.L. 21/22, convertito con modificazioni nella L. 51/22.

La Commissione Europea ha infatti concesso agli allevatori italiani la rateizzazione delle cartelle esattoriali relative alle quote latte, come richiesto dal Governo italiano.

Gli allevatori potranno aderire alla rateizzazione di cui alla L. 33/09 presentando domanda all’AGEA per il tramite di AdER e ottenere l’immediata sospensione delle procedure di riscossione.

I produttori potranno ottenere una rateizzazione fino a trenta anni continuando a beneficiare anche dei premi PAC, senza subire la compensazione con i debiti da parte degli Organismi Pagatori.

Per i medesimi debiti, inoltre, se ci saranno i presupposti, potranno accedere anche alla rateizzazione di cui all’art. 19 D.P.R. 602/73,presentando domanda direttamente ad AdER e ottenendo, anche in questo caso, la sospensione della procedura di recupero per compensazione.

Un traguardo importante che avrà impatti notevoli sulla riduzione del contenzioso, in quanto è fondamentale ricordare che il regime delle quote latte è stato istituito dalla allora Comunità Europea, che ne ha dettato le regole e che a tutt’oggi vigila sulla loro osservanza.

Questo significa che, né lo Stato Italiano (né, tanto meno, l’AGEA), può assumere decisioni in materia di quote latte senza l’assenso della Unione Europea.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, infatti, nell’anno 2018 ha accertato che l’Italia è venuta meno all’obbligo di procedere in modo efficace ad incassare le multe dovute dagli allevatori, e nell’anno 2019, ha dichiarato la normativa nazionale in tema di compensazione e determinazione del prelievo supplementare,parzialmente contraria alla normativa dell’Unione.

In merito, data la confusione generata da alcune notizie apparse sulla stampa e in televisione, dal tono sensazionalistico ma sicuramente frutto di uno scarso (seppur dovuto) approfondimento, èimportante chiarire che la determinazione dell’ammontare delle multe è frutto di una procedura amministrativa complessa che è stata applicata agli allevatori che avevano superato la propria quota di produzione.  

Per il solo superamento della quota, le regole comunitarie prevedevano che venisse comminata una multa il cui ammontare era tassativamente determinato.

Lo Stato Italiano poteva scegliere se imputare integralmente il prelievo, oppure, per favorire i produttori, applicare, come poi ha fatto, un vero e proprio sconto il cui ammontare complessivo è determinato con le medesime regole.

Ciò che la Corte di Giustizia Europea ha messo in discussione, non è pertanto l’obbligo degli allevatori di pagare la sanzione derivante dalla produzione in eccesso, ma le regole fissate dal legislatore italiano per ripartire “lo sconto” in base a categorie predefinite.

In sostanza si tratta di come ripartire la riduzione tra i diversi allevatori, precisando che in ogni caso a nessuno poteva essere richiesta una multa superiore al corrispondente superamento della quota.

Tanto chiarito, l’AGEA sta oggi ponendo in essere tutte le misure per dare corretta esecuzione alle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea collaborando attivamente affinché vengano messe in atto tutte le necessarie iniziative politiche, aprendo anche un tavolo di confronto con importanti associazioni di allevatori, le cui osservazioni, ove possibile, sono state accolte favorevolmente, nel rispetto dei principi giurisprudenziali del Consiglio di Stato e anche della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in tema di inviolabilità del giudicato interno.

Nell’ambito dell’Agenzia, è stato inoltre istituito un gruppo di lavoro dedicato al tema delle quote latte, che si prefigge non soltanto lo scopo di rendere quanto più efficiente possibile l’azione amministrativa, ma soprattutto di dare ascolto alle richieste di tutti i produttori.

A tale scopo, nei prossimi giorni verranno forniti i recapiti e le modalità con le quali gli allevatori potranno rivolgersi all’AGEA, che avrà la massima cura nell’esaminare tutte le segnalazioni e a fornire tutte le risposte richieste.

Dl Taglia-prezzi: Lega, con nostro emendamento ok riapertura termini rateizzazione su multe quote latte collegata alle moratorie sui mutui agrari




Bolkestein, così furono svendute imprese italiane come si fece con il latte e l’acciaio. Francia anticipò i tempi per blindare sue spiagge. Ecco le decret plage

Bolkestein? L’Italia, famosa in tutto il mondo per i suoi 7500 chilometri circa di coste naturali ad alta qualità turistica, si trova da anni a fare i conti con la Direttiva che viene dall’Olanda con la quale si vogliono mettere in gioco tutte le concessioni demaniali in mano agli imprenditori che nel tempo hanno investito in strutture e servizi.

Le concessioni per l’occupazione delle spiagge italiane ai balneari non possono infatti – secondo la Direttiva Ue – essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente tra diversi candidati. Una via confermata tre settimane fa anche dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, nell’ambito del ricorso presentato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) contro una delibera del comune di Ginosa, in Puglia, che nel 2020 aveva autorizzato la proroga automatica delle concessioni.

In base alla direttiva, le licenze, che sono proprietà dello Stato, devono essere concesse in base a una procedura di selezione tra i candidati potenziali, quando le autorizzazioni disponibili sono limitate per via della scarsità di risorse naturali, come il numero di chilometri di coste e il diritto a mantenere alcune spiagge libere al pubblico.

Le autorizzazioni devono poi essere rilasciate per una durata limitata e non possono prevedere un rinnovo automatico, ma devono ogni volta sottostare a nuove gare, in modo tale da tutelare la libera concorrenza nel mercato.

La direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come Direttiva Bolkestein, nasce a febbraio del 2004 quando fu presentata dalla Commissione europea quando Romani Prodi ne era ancora presidente (il suo mandato finì pochi mesi dopo, a novembre dello stesso anno) e fu approvata da Parlamento Ue il 26, dieci giorni dopo che lo stesso Prodi era diventato presidente del Consiglio.

Venne così detta da Frits Bolkestein, commissario europeo per il mercato interno della Commissione Prodi, in quanto ha curato e sostenuto questa direttiva.

La direttiva – passato in Parlamento Ue il 27 febbraio del 2006 – è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea (L 376) il 27 dicembre 2006, la Francia – anticipando i tempi – corse a pubblicare – il 26 maggio dello stesso anno, il suo Decret Plage.

https://www.legifrance.gouv.fr/loda/id/LEGITEXT000006053761

Mentre l’Italia combatte a muso duro con l’Ue perché le coste, bene strategico di ogni Paese dal punto di vista politico ed economico, la Francia nel 2016 mette le mani avanti e ‘blinda’ le sue spiagge.

Con il Decret Plage del 2016 infatti, in buona sostanza i cugini d’Oltralpe vogliono anticipare quanto chiesto da Bruxelles in merito alla libera concorrenza e alla trasparenza dei bandi, ma in realtà – si legge nel testo – rimettono tutto nelle mani del Prefetto.

E’ vero che il Decret ha portato alla chiusura di un paio di storici stabilimenti, ma è come dire all’Europa che ha ragione per poi fare come gli pare.

Bisogna dire che la Francia – paese assieme all’Italia dalle coste a maggior valore aggiunto in Europa e nel mondo – mantiene il 70 per cento delle spiagge ad uso pubblico mentre il 30 per cento ad uso privato tramite concessioni demaniali.

Ma occorre anche precisare che se nel Nord della Francia le concessioni sono minime – a causa del clima rigido – al sud (da Nizza a Cap D’Antibes) la concentrazione è molto alta.

Il sistema si fonda, infatti, su una competenza rimessa ai Départements che, a livello regionale, adottano proprie tabelle relative a ciascun tipo di titolo abilitativo. Queste indicazioni possono, quindi, essere molto diverse da territorio a territorio e presentare delle differenze difficilmente giustificabili a parità di concessione. In più, spesso si assiste alla ratifica o reiterazione di canoni immutati da anni.

Gli Stati membri avrebbero dovuto recepire la Direttiva nei rispettivi ordinamenti nazionali entro il 28 dicembre 2009. La Commissione Europea (DG Mercato interno e servizi) ha pubblicato un manuale di attuazione della direttiva, destinato ai governi nazionali.

Mentre l’Italia ne contesta l’applicazione, la Francia di fatto la anticipa a livello nazionale ma rimanda tutto ai suoi prefetti.

Nel frattempo, le multinazionali del Nord, puntano alle spiagge Made in Italy attendendo che si liberino.

Bolkestein, si aprono coste italiane a miliardario del turismo, energia green e dieta unica. Ecco come fanno gli altri paesi

D’altronde, sempre con Romano Prodi, il latte fu scambiato per l’acciaio. Facendo perdere all’Italia il latte prima e l’acciaio poi.

Era il 1984: Romano Prodi era a capo dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, Iri, e l’allora ministro dell’Agricoltura Pandolfi alle prese con l’istituzione del regime delle quote prese come anno di riferimento il 1983, un’annata particolarmente bassa a livello produttivo.

(Tanto che le promesse fatte dall’ex ministro ai produttori agricoli relative al fatto che non avrebbero mai pagato le sanzioni, portarono nel 1997 alla denuncia, assieme ai suoi successori al ministero, per presunti comportamenti omissivi in relazione alla mancata adozione delle sanzioni, ma pochi anni dopo venne assolto dalla Corte dei Conti).

Era invece il 1937 quando nasceva la Finsider, che rilevò gli impianti dell’Ilva, quelli di Genova-Cornigliano (Ansaldo) e quelli di Terni e di Piombino.

Nel secondo dopoguerra fu Oscar Sinigaglia a portare l’Ilva – assistita dallo Stato già dal 1911 – a Taranto. Obiettivo era: competere con l’Unione europea. Un sogno che si avverò per qualche anno con la produzione che aumentò del 200% per poi crollare negli anni 80 proprio per l’eccessiva capacità produtttiva e a causa della concorrenza di altri materiali.

I produttori di latte, negli stessi anni, si trovavano improvvisamente nell’impossibilità di poter produrre perché avrebbero ‘splafonato’ le quote loro assegnate. Si sono venute a creare tre ‘famiglie’ di allevatori: quelli che hanno continuato a produrre a fronte delle promesse dell’allora ministro competente; quelli che hanno rispettato le quote (pochi); e quelli che hanno comprato le quote da altri allevatori indebitandosi attraverso mutui bancari.

Tra l’ 82 e l’ 87 – sotto la gestione di Lorenzo Roasio e Sergio Magliola – la Finsider perdeva 7.500 miliardi e lo stabilimento di Bagnoli fu chiuso anche per ordine della Cee.

Finsider fu svenduta ad Ancelor Mittal dall’Iri di Romano Prodi e del suo assistente Massimo Tononi, presidente di Cassa Depositi e prestiti fino al 24 ottobre 2019.

Entrambi, sia Mittal che Tononi, erano legati alla Goldman Sachs. Il primo era nel Cda già dal 2008; il secondo ha fatto avanti e indietro tra incarichi nelle istituzioni italiane e la società finanziaria dove si occupava di acquisizione e fusione di aziende.

Latte Made in Italy e acciaio Made in Italy, due settori gioiello dell’economia italiana dai destini incrociati e svenduti ai nostri competitor.

Da quote latte all’Ilva, agricoltura sacrificata per l’acciaio. Paese ci ha rimesso miliardi e ora acciaio investe nel latte

 

 




Quote latte, prelievo supplementare italiano incompatibile con Ue. Questione non più rinviabile

La sentenza del 13 gennaio 2022 della Corte di Giustizia dell’Unione europea conferma quanto già sancito nel precedente pronunciamento dell’11 settembre del 2019, in materia di regole per la chiusura dei conteggi di fine campagna di commercializzazione, con le quali calcolare il prelievo supplementare definitivo a carico dei produttori di latte che hanno superato il quantitativo di riferimento a loro disposizione.

Le disposizioni italiane sono incompatibili con la normativa europea, in particolare per quanto riguarda la restituzione in via prioritaria del prelievo riscosso in eccesso a favore dei produttori che hanno rispettato l’obbligo del versamento mensile anticipato dello stesso.

L’ultima sentenza accoglie le ragioni dei ricorrenti in riferimento alla campagna di commercializzazione 2005-2006. La precedente sentenza del settembre 2019 si riferisce alla annualità 2003-2004.

Qualche mese prima e, precisamente, il 27 giugno 2019, c’è stato un primo pronunciamento della Corte di Giustizia su un analogo contenzioso riguardante le regole italiane per la riassegnazione a fine campagna dei quantitativi di riferimento inutilizzati. Questa causa riguarda l’annata lattiero-casearia 2000-2001 e contiene la conclusione della Corte che la riassegnazione deve essere effettuata in modo proporzionale ai quantitativi di riferimento a disposizione di ciascun produttore.

Oltre ai tre dispositivi menzionati, è necessario segnalare una fondamentale sentenza del 24 gennaio 2018 promossa dalla Commissione europea che ha denunciato l’inadempimento da parte dello Stato italiano per la violazione del mancato pagamento del prelievo imputato e del mancato recupero in caso di omesso versamento.

Pertanto, si può senz’altro affermare l’esistenza di un grosso problema che mantiene aperta la questione della corretta applicazione del regime delle quote latte in Italia, a distanza di circa dodici anni dall’ultima imputazione di prelievo a carico del nostro Paese e di quasi sette anni dalla fine del regime.

Prima o poi è necessario affrontare di petto la questione e provare a trovare una soluzione definitiva che tenga conto dei diversi interessi in campo.

In tale contesto non si deve ignorare il contenzioso in atto con la Commissione europea, la quale anche nell’ultima relazione disponibile del 12 luglio 2019, concernente la valutazione dei progressi comunicati dall’Italia per quanto riguarda il recupero degli importi dovuti dai produttori di latte, ha per l’ennesima volta richiamato l’esigenza che le autorità nazionali italiane mettano in atto tutte le necessarie misure per superare gli adempimenti accertati. In particolare, l’esecutivo comunitario chiede di “attuare con diligenza un sistema efficace di recupero degli importi dovuti che produca risultati concreti e visibili”.

È evidente allora che esiste un incombente rischio di corto circuito a livello italiano, in quanto il debito con l’Unione europea permane ed i conteggi per individuare il prelievo dovuto da ogni singolo produttore con eccedenza risultano viziati dal difetto di incompatibilità con la norma comunitaria, in particolare per quanto riguarda le tre campagne di commercializzazione menzionate in precedenza.

La gestione delle quote latte in Italia è stata lungamente problematica, a cominciare dalla prima introduzione nella campagna 1984-85 e solo dal 2006, come è riportato nell’ultima sentenza del 13 gennaio 2022, si è verificato un allineamento probabilmente definitivo, tra le regole unionali e quelle attuate sul territorio nazionale.

Non sarà facile per le istituzioni e la politica trovare una soluzione. Tuttavia è necessario prendere atto che prima o poi non sarà più possibile ignorare la materia e nascondere la polvere sotto il tappetino.

Ermanno Comegna




Quote latte, da Ue stop a prelievi supplementari da parte di Agea. Ecco la sentenza della Corte di Giustizia

Stop ai prelievi supplementari da parte di Agea sulle quote latte per quanto riguarda l’anno 2005-2006. Una sentenza di questa mattina della Corte di Giustizia Ue dice no al principio di compensazione facendo seguito ad altre sentenze già emesse relative agli anni precedenti che di fatto non hanno mai consentito il meccanismo dei prelievi supplementari a danno di alcuni produttori che hanno fatto ricorso e le conseguenti multe dovute allo sforamento delle quote latte.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la sentenza:

SENTENZA CGUE_QUOTE LATTE_2022

A dar conto della notizia la Copagri che alla luce dei recenti sviluppi della vicenda torna a chiedere al Governo “di impegnarsi attivamente nell’immediato per definire e concordare una soluzione politica con l’Unione Europea che possa mettere fine a una situazione che ha penalizzato duramente per anni moltissimi produttori del nostro Paese”. “Con il pronunciamento di oggi – spiega il presidente Franco Verrascina – dovrebbe finalmente chiudersi l’annosa questione delle quote latte, visto che tutte le annate oggetto di prelievi supplementari sono state, di fatto, dichiarate nulle”.

Copagri: quote latte, con l’odierna sentenza della cgue dovrebbe finalmente chiudersi l’annosa questione




Quote latte, Tar Friuli annulla cartella da 648mila euro per campagna 2005-2008. In Finanziaria emendamento per riabilitare produttori ai fini della Pac

Il Tar del Friuli dà ragione a un produttore di latte e annulla l’intimazione di pagamento dell’Agenzia delle Entrate per una sanzione da oltre 648.000 € di multe delle quote latte.

A ottobre 2021 l’Agenzia delle entrate ha notificato una multa di 648.322 € da pagare riguardante il prelievo supplementare sulle consegne di latte, le cosiddette quote latte, relativo alla campagna lattiera del periodo 2005 2008. E annulla l’intimazione di pagamento gravata.

Proprio in queste ore è al vaglio della Finanziaria l’emendamento a firma Vallardi che annulla il sequestro dei conti correnti dei debitori delle quote latte e riabilita ai fini della riscossione della Pac coloro che erano oggetto delle multe delle quote latte.

Di seguito AGRICOLAE pubblica la Sentenza in Pdf:

Sentenza Tapparo AdER Agea AA 367 378

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica l’emendamento presente tra i segnalati:

165.0.64

Vallardi, Bergesio, Zuliani, Rufa, Ferrero, Faggi, Testor, Tosato

Dopo l’articolo, aggiungere il seguente:

«Art. 165-bis.

(Modificazioni al decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5)

1. All’articolo 8-quinquies del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 10-ter le parole ”entro e non oltre il 15 luglio 2019, sono sospesi fino a tale data,” sono sostituite dalle seguenti ”e in attuazione delle Sentenze delle Corte di Giustizia dell’Unione europea del 27 giugno 2019 C-348/18 e C-46/18, sono sospese fino all’avvenuto ricalcolo degli importi dovuti relativi al prelievo supplementare del latte fino e comunque non oltre il 31 dicembre 2022, le procedure di recupero per compensazione nonché,”;

b) dopo il comma 10-sexies è aggiunto il seguente:

”10-septies. Per consentire alle aziende debitrici in materia di quote latte di accedere agli aiuti previsti dalla PAC o da atti legislativi o amministrativi adottati, a livello nazionale, regionale o territoriale, compresi i contributi a fondo perduto per far fronte all’emergenza del Covid-19, ai sensi e nella vigenza della comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020, C (2020)1863, Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19′, e successive modificazioni:

a. sono compensati gli importi dovuti e non rimborsati in materia di quote latte, comprensivi degli interessi maturati, nel limite previsto dalla comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020, C (2020)1863;

b. sono revocati i pignoramenti in essere.”»

Conseguentemente, agli oneri derivanti dal presente articolo pari a 100 milioni di euro per l’anno 2022, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, come rifinanziato dall’articolo 194 della presente legge.




Dieta Unica, Vallardi: bene lavoro Patuanelli ma si pensi anche al latte. Aiutare settore colpito dalle quote. VIDEO

“Grazie ministro Patuanelli, la Lega pensa che lei stia facendo tutto il possibile per la difesa del Made in Italy e della Dieta Mediterranea da questi attacchi concentrici sulla qualità dei nostri cibi ma siamo fortemente preoccupati per l’approvazione in Europa della farina di larve e insetti”.

Così il presidente della Commissione Agricoltura del Senato GianPaolo Vallardi in risposta al ministro Stefano Patuanelli al Senato.

“La Dieta Mediterranea è famosa in tutto il mondo ed è salutare e la controprova è il fatto che l’Italia ha la popolazione più longeva. E non vogliamo la carne sintetica in tavola”, prosegue. “Oggi è il 4 novembre, una giornata suggestiva in cui celebriamo i caduti di tutte le guerre. Io immagino che se i nostri predecessori sapessero cosa vogliono farci mangiare si rivolterebbero nelle tombe”.

“Mi permetto di ricordare il problema del latte, le stalle stanno soffrendo”, conclude Vallardi ricordando il problema quello delle quote latte. “La Commissione Ue ha detto che la procedura di infrazione in Italia è sbagliata. Anche per questo dobbiamo dare una mano ai nostri allevatori”.




Da quote latte all’Ilva, agricoltura sacrificata per l’acciaio. Paese ci ha rimesso miliardi e ora acciaio investe nel latte

Il latte e l’acciaio, due vicende parallele che raccontano di una storia italiana. Da quando Filippo Maria Pandolfi –  ministro dell’Agricoltura – scambiò il latte con l’acciaio nella trattativa con l’Unione Europea nell’anno di introduzione delle quote.

Era il 1984 e Pandolfi prese come anno di riferimento il 1983, un’annata particolarmente bassa a livello produttivo. Le promesse fatte dall’ex ministro ai produttori agricoli relative al fatto che non avrebbero mai pagato le sanzioni, hanno portato nel 1997 alla denuncia, assieme ai suoi successori al ministero, per presunti comportamenti omissivi in relazione alla mancata adozione delle sanzioni, ma pochi anni dopo venne assolto dalla Corte dei Conti.

Era invece il 1937 quando nasce la Finsider, che rileva gli impianti dell’Ilva, quelli di Genova-Cornigliano (Ansaldo) e quelli di Terni e di Piombino. Nel secondo dopoguerra fu Oscar Sinigaglia a portare l’Ilva – assistita dallo Stato già dal 1911 – a Taranto. Obiettivo era: competere con l’Unione europea. Un sogno che si avverò per qualche anno con la produzione che aumentò del 200% per poi crollare negli anni 80 proprio per l’eccessiva capacità produtttiva e a causa della concorrenza di altri materiali.

I produttori di latte, negli stessi anni, si trovavano improvvisamente nell’impossibilità di poter produrre perché avrebbero ‘splafonato’ le quote loro assegnate. Si sono venute a creare tre ‘famiglie’ di allevatori: quelli che hanno continuato a produrre a fronte delle promesse dell’allora ministro competente; quelli che hanno rispettato le quote (pochi); e quelli che hanno comprato le quote da altri allevatori indebitandosi attraverso mutui bancari.

Tra l’ 82 e l’ 87 – sotto la gestione di Lorenzo Roasio e Sergio Magliola – la Finsider perdeva 7.500 miliardi e lo stabilimento di Bagnoli fu chiuso anche per ordine della Cee. Finsider fu svenduta ad Ancelor Mittal dall’Iri di Romano Prodi e del suo assistente Massimo Tononi, presidente di Cassa Depositi e prestiti fino al 24 ottobre scorso. Cdp che probabilmente entrerà ora nell’affaire Arcelor Mittal-Ilva. Entrambi, sia Mittal che Tononi, sono legati alla Goldman Sachs. Il primo è nel Cda dal 2008; il secondo ha fatto avanti e indietro tra incarichi nelle istituzioni italiane e la società finanziaria dove si occupava di acquisizione e fusione di aziende.

Negli stessi anni le quote latte – di fatto un regime di contingentamento della produzione volto a regolare l’offerta – interveniva sulle decisioni degli imprenditori agricoli, disincentivando fortemente la produzione e gli investimenti oltre certi limiti.

Nel frattempo la Germania investiva sia sull’acciaio che sul latte.

L’Italia ha pagato quasi due miliardi di euro di sanzioni all’Unione europea per lo splafonamento delle quote latte (che deve farsi ridare dagli allevatori per non essere uleriormente multata per aiuto di Stato) e ha speso per l’Ilva – solo fra il 2013 e il 2018 – fra i 3 e i 4 miliardi di euro l’anno (circa due decimi di punto di ricchezza nazionale) che si vanno ad aggiungere ai 30 miliardi di perdita registrati già nel 1993.

Il comparto del latte è in difficoltà a causa della scarsa redditività e della mortificazione produttiva imposta per anni dall’Unione Europea. Ma soprattutto per l’effetto boomerang causato dalla fine – nel 2015 – del regime che ha portato all’improvviso a un calo del 12% del prezzo del latte e alla chiusura di circa 150 stalle all’anno. Chiudono le stalle, ma è il frutto di un naturale processo di concentrazione. Il settore resiste.

Il comparto dell’acciaio è al capolinea a causa del mancato adeguamento dello stabilimento Ilva e di anni di assistenza da parte dello Stato senza investimenti per un futuro.

Ma dopo che il latte fu dato in sacrificio all’acciaio senza investire però in quest’ultimo per renderlo competitivo e sostenibile, a resistere è ancora una volta il comparto Primario. La produzione italiana di latte non diminuisce e le importazioni non aumentano. Da anni il fenomeno più vistoso è l’aumento dell’export e l’Italia esporta prodotti di qualità verso mercati ricchi.

Esempio di come il Paese abbia saccheggiato l’agricoltura per l’industria. E nonostante questo, e nonostante errori su errori che non hanno consentito al comparto di investire, il Primario resta ‘primario’.

Proprio in questi giorni, da quanto apprende AGRICOLAE infatti, il Gruppo Arvedi, uno dei principali protagonisti del mercato europeo dell’acciaio (ex azionista anche del Corriere della Sera) sta massicciamente investendo nel settore della produzione di latte bovino e ha acquisito di recente grandi aziende zootecniche in provincia di Brescia e di Cremona.




REPORT, L’ABBATE, MIPAAF: TRACCIABILITA LATTE SI RISOLVERA CON DECRETI ATTUATIVI DEL DL EMERGENZE AGRICOLTURA

“Con il decreto attuativo previsto dal Dl Emergenze Agricole tutto il latte sarà tracciato.

Ci battiamo da sempre, infatti, per introdurre norme che garantiscano trasparenza nei passaggi di filiera e tracciabilità dei prodotti, non solo per la qualità e la sicurezza alimentare ma anche per contrastare ogni forma di concorrenza sleale e di contraffazione. Ebbene il provvedimento va proprio in questa direzione, attraverso il monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino nonché dell’acquisto di prodotti lattiero caseari semilavorati importati dall’estero”.

Così, in una nota inviata alla redazione di AGRICOLAE, il sottosegretario Mipaaf Giuseppe L’Abbate in merito all’anticipazione di AGRICOLAE della puntata di domani di REPORT sulla tracciabilità dei prodotti e sulle quote latte. “Si introduce infatti l’obbligo per le aziende che producono prodotti lattiero caseari contenenti tutte le tipologie di latte di registrare mensilmente nella banca dati SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino. Chi non rispetterà questi obblighi sarà soggetto a sanzione”, prosegue.

“Con tale sistema finalmente i produttori potranno pianificare la propria offerta, scongiurando così storture nella dinamica di determinazione del prezzo e speculazioni che penalizzano chi produce il latte riducendo il prezzo in maniera da non remunerare neanche i costi di produzione. Con l’entrata in vigore del decreto attuativo pertanto il problema tracciabilità sarà risolto. Siamo, inoltre, certi che l’iter di approvazione sarà abbastanza spedito poi anche in conferenza Stato-Regioni poiché è facile immaginare che nessuno sia contrario a garantire la massima trasparenza alla filiera e ai consumatori”, conclude.




REPORT PUBBLICA LISTA SEGRETA MINISTERO SALUTE SU AZIENDE CHE USANO LATTE STRANIERO. LA STESSA PER CUI AGCM BOCCIO’ RICHIESTA COLDIRETTI. E SU QUOTE LATTE COME LA MAGISTRATURA INCHIODA LA POLITICA MA LA MUSICA NON CAMBIA

Coldiretti chiede al ministero della Salute i nomi delle aziende che importano latte dall’estero. Il Garante ‘boccia’ la richiesta e replica che questa non è possibile perché “strutture territoriali di Coldiretti sono titolari di partecipazioni in importanti imprese nazionali attivi produttivamente sia in Italia che all’estero” e perché “negli organi direttivi della Coldiretti siedono persone che hanno interessi diretti in imprese del settore lattiero caseario”. Era giugno. E ora a pubblicare la lista – che le imprese mandano alle ASL e le ASL mandano al ministero della Salute, è Report.

“Chi e perché ha messo un segreto sulle aziende italiane produttrici di formaggio che utilizzano latte straniero? Report entra in possesso in esclusiva della lista secretata per anni dal ministero della Salute. Dalle mozzarelle, alle dop, ai formaggi “similari”: vecchie e nuove incognite affliggono allevatori e produttori. L’etichetta indica sempre l’origine del latte, ma quanti formaggi proposti sul mercato come italiani, sono realmente prodotti con materia prima del nostro paese?”.

E’ quanto affronta Report nella puntata in onda lunedì 25 novembre dalle ore 22 in poi.

Poi il punto sulle quote latte. Report spiega come “dopo oltre trent’anni la magistratura inchioda la politica alle proprie responsabilità sulle quote latte. Ma la musica, in uno dei settori chiave dell’economia del nostro paese, non è cambiata.

Era stato scritto:

AGCM ‘BOCCIA’ LA COLDIRETTI: “NON PUBBLICA I BILANCI E I SUOI DIRIGENTI HANNO INTERESSI DIRETTI IN IMPRESE PRIVATE”. IL DOCUMENTO

IL MINISTERO DELLA SALUTE SCRIVE AL GARANTE: NON E’ SOLO UN SINDACATO AGRICOLO MA ANCHE AZIONISTA DI NUMEROSE AZIENDE PRIVATE E COOPERATIVE. QUINDI AGISCE DA CONCORRENTE

L’Antitrust ‘boccia’ la Coldiretti. E dice: “dato che l‘organizzazione non fornisce i propri bilanci contabili non è possibile avere un quadro informativo sulle sue partecipazioni societarie”. Poi affonda: “strutture territoriali di Coldiretti sono titolari di partecipazioni in importanti imprese nazionali attivi produttivamente sia in Italia che all’estero“. E infine: “negli organi direttivi della Coldiretti siedono persone che hanno interessi diretti in imprese del settore lattiero caseario”.

E’ quanto si legge nel bollettino dell’Autorità per la concorrenza del 24 giugno che alleghiamo in formato PDF qui di seguito e a pié di pagina: BOLLETTINO AGCM 25-19. Tutto è nato da una richiesta della stessa Coldiretti che è tornata indietro come un boomerang diventando un vero e proprio autogol per l’organizzazione guidata da Prandini e Gesmundo.

Nel 2017 infatti l’organizzazione che aveva già dato vita alla ‘febbre gialla’, manifesto con il quale voleva diventare l’unica organizzazione agricola nazionale, aveva chiesto al ministero della Salute – tra l’aprile e l’ottobre 2017, tramite un’istanza di accesso civico ai sensi dell’art. 5 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 – la comunicazione dei dati sul latte e sui prodotti lattiero caseari per sapere le entrate, le uscite e i depositi delle aziende italiane del settore.

Al ‘niet’ del ministero allora guidato da Beatrice Lorenzin segue l’istanza da parte della Coldiretti al Tar prima (che rigetta con sentenza 2994 del 16 marzo 2018) e ricorso al Consiglio di Stato poi.

Quest’ultimo stabilisce, con sentenza n. 1546 del 6 marzo 2019, “l’obbligo dell’Amministrazione intimata di dare corso, senza alcun indugio, alla seconda domanda di accesso civico dell’Associazione appellante, previa attivazione e conclusione, nei termini di legge, della procedura di confronto con i potenziali controinteressati, i quali, in relazione alla specificità del caso, potranno essere interpellati preliminarmente in via generale secondo modalità telematiche”. ‘L’Amministrazione potrà, se del caso, – si legge ancora nel bollettino Agcm – tenere conto (mediante il parziale oscuramento dei dati) solo di eventuali specifiche ragioni di riservatezza dei controinteressati’ (para. 21)”.

Ed ecco l’autogol: al fine di dare seguito alla pronuncia citata, in parallelo allo svolgimento della procedura di confronto con i soggetti controinteressati, il Ministero ha chiesto all’Autorità “se la diffusione dei dati richiesti dalla Coldiretti possa compromettere la concorrenza sul mercato oltreché la credibilità e la produttività delle aziende, tenuto conto che tali dati hanno un ruolo fondamentale nella strategia aziendale e che la loro diffusione ad aziende concorrenti potrebbe essere gravemente lesiva degli interessi economici e commerciali, considerato pure che la Coldiretti non è solo un sindacato agricolo, rappresentante di coltivatori diretti, imprese e società agricole, cooperative di trasformazione e consorzi di imprese, ma è anche azionista, con propri rappresentanti nei consigli di amministrazione, di numerose aziende di trasformazione private e cooperative ed agisce quindi anche da concorrente delle aziende delle quali chiede dati e informazioni riservate e che, pertanto, esiste il concreto rischio che le informazioni diffuse [dal Ministero] vengano utilizzate in modo strumentale, distorto o parziale da parte di uno o più concorrenti”.

L’Autorità, nella sua adunanza del 5 giugno 2019, rende il seguente parere:

“Con riferimento alla possibilità di effetti anticoncorrenziali derivanti dalla comunicazione dei Dati a Coldiretti, occorre considerare, in primo luogo, come quelle richieste siano informazioni commerciali sensibili, non aggregate e pertanto tali da consentire a chi ne entri in possesso di veder ridotte in maniera significativa le naturali incertezze inerenti il confronto competitivo tra imprese; ciò in quanto il loro contenuto attiene, tra l’altro, a fonti di approvvigionamento e relative dipendenze operative, attività produttive e loro programmazione, con la possibilità di desumerne anche le stesse capacità installate di un determinato operatore. Tenuto conto delle caratteristiche del settore economico di riferimento e della predetta natura dei Dati, in linea con una consolidata giurisprudenza di riferimento (cfr., ex multis, Corte di Giustizia UE, C-8/08, sent. 4 giugno 2009, T-Mobile Netherlands), appare dunque certa una rilevanza degli stessi in una prospettiva antitrust nel caso in cui questi fossero scambiati tra operatori concorrenti. In ragione della natura e conseguente rilevanza concorrenziale dei Dati, va in secondo luogo considerato se un pregiudizio per la concorrenza possa discendere dalla loro disponibilità da parte di Coldiretti, in ragione delle caratteristiche soggettive e operative di tale organizzazione.

A tale proposito, l’Autorità rileva in via preliminare come, a causa dell’indisponibilità di bilanci contabili pubblici relativi a Coldiretti (intesa quale sistema di cui fanno parte sia la confederazione nazionale che le varie diramazioni locali), non sia possibile avere un quadro informativo sulle sue partecipazioni societarie, e più in generale le sue attività economiche rilevanti.

Nondimeno, risulta da fonti aperte come quantomeno strutture territoriali di Coldiretti – in specie, una federazione provinciale – siano attualmente titolari di partecipazioni in importanti imprese nazionali operanti nel settore lattiero-caseario, e ciò per di più in partnership con primari operatori del medesimo settore che sono attivi produttivamente sia in Italia che all’estero.

Risulta altresì che negli organi direttivi e rappresentativi di Coldiretti, sia a livello di confederazione nazionale che di singole federazioni locali, siedano persone fisiche detentrici di interessi diretti in imprese del settore lattiero-caseario.

Infine, è notorio come alla Coldiretti siano associate un numero elevato di imprese attive nel settore lattiero-caseario, rispetto alle quali l’organizzazione, oltre a svolgere attività di rappresentanza e difesa degli interessi comuni, fornisce servizi di varia natura, comprese consulenze aziendali, per i quali la disponibilità dei Dati potrebbe costituire sia una primaria risorsa operativa che un elemento di differenziazione rispetto ai servizi eventualmente resi da imprese concorrenti. In assenza di specifiche, rigorose, predeterminate e trasparenti misure volte a circoscrivere e tracciare l’impiego da parte di Coldiretti dei Dati al fine di garantire che questi non siano impiegati da essa in quanto impresa ovvero interlocutrice e/o facilitatrice di contatti tra imprese terze (siano o meno queste sue associate), non si può pertanto escludere che dalla trasmissione a tale organizzazione dei Dati possano derivare pregiudizi alle corrette dinamiche di mercato. A fronte degli elementi qui sopra rilevati, con riferimento alla richiesta di parere formulata dal Ministero, l’Autorità sottolinea che il Consiglio di Stato, nella citata sentenza n. 1546/2019, ha chiaramente richiamato l’obbligo per l’Amministrazione di avviare, al ricevimento della domanda,il procedimento in contraddittorio con gli eventuali controinteressati al fine di tutelare i loro diritti. Qualora, nel contesto di tale procedura d’interpello, i controinteressati sollevassero la potenziale rilevanza sotto il profilo concorrenziale, nei termini sopra indicati, della comunicazione dei Dati a Coldiretti, siffatta obiezione dovrebbe essere tenuta in considerazione quale specifica ragione di riservatezza, al fine di evitare ogni pregiudizio alle condizioni concorrenziali del settore di riferimento.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il bollettino AGCM

BOLLETTINO AGCM 25-19




QUOTE LATTE, ROLFI: SOSPESE CARTELLE IN LOMBARDIA, GOVERNO PONGA FINE A QUESTIONE

La Regione Lombardia, in materia di ‘quote latte’, ha sospeso, in attesa degli sviluppi in merito alle applicazioni delle Sentenze della Corte di Giustizia Europea, le cartelle di propria competenza verso le aziende agricole per le campagne 2014/15, 2004/2005, 2006/2007; inoltre ha sospeso l’emissione delle cartelle rispetto ai Primi Acquirenti per le campagne 2004/2005 e 2006/2007.

SEGNALE CONCRETO – “Si tratta di un segnale concreto di attenzione verso il settore e verso le tante aziende che
chiedono di poter definire la propria posizione in modo ragionevole per lavorare con serenita’. Siamo dalla parte degli allevatori che vogliono ripartire, ma che oggi sono impossibilitati dal farlo a causa di una vicenda legata a un
regime produttivo ormai superato” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi della Regione Lombardia.

GOVERNO PRENDA INIZIATIVA – “Chiediamo al ministro Bellanova e al Governo – ha detto l’assessore Rolfi -, anche in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha stabilito seri dubbi circa la correttezza delle procedure amministrative, di prendere una iniziativa politica in sede nazionale e comunitaria. Questo per definire una volta per tutte una vicenda che si protrae da troppo tempo e che sta pesando in modo ormai irragionevole sul futuro di centinaia di aziende” ha concluso l’assessore.




LATTE, SCONTRO LEGA-ITALIA VIVA AL SENATO. MA PASSA DDL LEGA SU PARTECIPAZIONI SOCIETA

Lega contro Italia Viva sul latte.

L’aula del Senato ha dato l’ok al disegno di legge a firma Molinari, Lega, sulle partecipazioni in società del settore lattiero-caseario. Una battaglia che la Lega portava avanti da tempo.

Contrario Ernesto Magorno, membro della commissione Agricoltura di Palazzo Madama passato a Italia Viva assieme a Daniela Sbrollini.

Ed è botta e risposta con l’ex ministro Gian Marco Centinaio.

LATTE, CENTINAIO, BERGESIO E VALLARDI: OK DA SENATO A LEGGE LEGA SU PARTECIPAZIONI SOCIETÀ SETTORE. ITALIA VIVA: NOI CONTRO

“L’approvazione da parte dell’aula del Senato del ddl n. 1110, in materia di partecipazioni in società del settore lattiero-caseario, è un successo per la Lega. Da tempo portiamo avanti questa battaglia, introdotta dal capogruppo Lega alla Camera Riccardo Molinari, oggi finalmente divenuta legge: è un passo in avanti molto importante, per restituire alle pubbliche amministrazioni le funzioni di garanzia e di controllo sulla filiera lattiero-casearia che la riforma Madia aveva tolto. Siamo estremamente soddisfatti: un’altra promessa mantenuta, per preservare il lavoro svolto dalle centrali del latte sulla qualità e sulla sicurezza alimentare e la genuinità di un prodotto strettamente legato al territorio”.

Lo dichiarano in una nota i senatori della Lega Giorgio Maria Bergesio, capogruppo Lega in Commissione Agricoltura a Palazzo Madama, relatore in aula del provvedimento, Gian Marco Centinaio, già Ministro delle Politiche Agricole, Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione Agricoltura del Senato.

AGRICOLTURA, MAGORNO(IV): “NON VOTEREMO PROVVEDIMENTO SU SETTORE LATTIERO-CASEARIO. CON BELLANOVA SIAMO SICURI CHE LE COSE CAMBIERANNO”

Sono intervenuto nell’Aula del Senato sul disegno di legge relativo al settore lattiero-caseario. #ItaliaViva si asterrà dal voto poichè questo provvedimento non aiuta i produttori, ma volge lo sguardo solo ai consigli di amministrazione. Siamo convinti che con il nuovo Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, le cose cambieranno e si presterà maggiore attenzione a chi fa agricoltura vera.

Così il Senatore IV-PSI Ernesto Magorno.

LATTE, CENTINAIO: SETTORE ABBANDONATO DAL PD E IV. PRIMA ANNULLANO DECRETO QUOTE LATTE, POI OSTEGGIANO IN SENATO

“PD e Italia viva hanno già gettato la maschera. Dopo aver annullato il decreto che avrebbe bloccato la riscossione delle quote latte penalizzando i produttori, oggi in Senato hanno osteggiato l’approvazione del provvedimento sulle partecipazioni pubbliche alle società lattiero casearie. Due passi che dimostrano l’avversione del Governo ad un settore che ha bisogno di attenzione. Il latte italiano deve essere valorizzato è tutelato in quanto sinonimo di qualità e valorizzazione del Made in Italy. Ci dispiace per Magorno ma anche questa volta hanno preso l’ennesima cantonata”. Lo afferma il Senatore Centinaio ex Ministro dell’agricoltura