Vinitaly, Zaia: su Prosek trovato carte vincenti e doppia riserva del nome. Veneto 4′ esportatore di vino al mondo. VIDEOINTERVISTA

“Ben venga questa Special edition perché fa recuperare il tempo perso, venti mesi senza Vinitaly a causa della pandemia. Una preview, con 400 espositori e 200 buyers da tutto il mondo, occasione per testare una formula intermedia BtB di business puro senza pubblico”.

Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ad AGRICOLAE a margine della conferenza stampa di presentazione del Vinitaly Special Edition a Palazzo Balbi di Venezia.

“Il vino veneto continua ad essere protagonista”, prosegue Zaia. “Il Veneto è il palcoscenico mondiale, è il primo produttore italiano con 11 milioni di ettolitri e il quarto esportatore mondiale di vini con 2,240 miliardi di esportazione. Con le nostre 53 denominazioni di cui 14 docg si posiziona ai primi posti per qualità. Si pensi al Prosecco che è arrivato a 700 milioni di bottiglie, un fenomeno che fa da volano a tutto il comparto del vino”.

Guerra in corso sulle denominazioni, in primis quella sul Prosek. “Abbiamo anche qualche sorpresina perché abbiamo trovato qualche carta buona, evidentemente non le hanno lette tutte”, ribadisce il governatore del Veneto.

Un precedente definito “pericolosissimo” da Zaia quello del Prosek: si tratta di un vino che ha già la riserva del vino con mio decreto (quando era ministro delle Politiche agricole) concordato con l’Europa del 2009 e con il quale il resto dell’Europa non può utilizzare il nome. E nel 2019 l’Unesco ha inoltre definito patrimonio dell’umanità le colline del Prosecco. Una doppia riserva del nome. Vedimao se è loro quel nome”, conclude.




Ue formalizza avvio riconoscimento prosek. Presidente della regione del Veneto Zaia: vergognoso. Così si mortificano storia e identita’ di un territorio

“Non ho parole per commentare quanto accaduto. Di questa Europa non sappiamo cosa farcene. Un’Europa che non difende l’identità dei suoi territori, un’Europa che dovrebbe conoscere la storia del prosecco. Dovrebbe capire che, non solo si tratta di un prodotto che ha avuto tutti i riconoscimenti formali, dalle stesse strutture amministrative della Commissione Europea, anche rispetto alla riserva del suo nome, ma il prosecco ha, addirittura ottenuto il massimo riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Tanto è vero che il territorio in cui si produce è definito ‘le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene’. E, quindi, adesso saremmo costretti a discutere anche sul nome di un sito già proclamato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità”.

 

Così il Presidente della Regione del Veneto commenta la notizia della pubblicazione, avvenuta oggi sulla Gazzetta Ufficiale UE, della richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale “Prošek”, fatta dal Commissario Europeo all’Agricoltura Wojciechowski, dando così risposta alle interrogazioni parlamentari presentate da alcuni eurodeputati.

 

“Si tratta – sottolinea il Governatore del Veneto – di una decisione che si pone, per altro, in aperta contraddizione con la sentenza diffusa appena qualche giorno fa, il 9 settembre scorso, dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta l’uso di nomi o grafiche che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dalle norme UE”.

 

“Ciò che sta accadendo è vergognoso – conclude il Presidente della Regione del Veneto -. Così non si difende l’agricoltura e così non difendono investimenti. Ma, soprattutto, così si mortifica la storia e l’identità di un territorio. Spero che ci siano gli strumenti per ricorrere. La Regione farà la sua parte”.




Caner: regione Veneto da sempre difende l’identità e l’originalità dei suoi prodotti e lo faremo anche con il Serprino dei colli Euganei

Qualsiasi decreto che metta in discussione l’identità e la riconoscibilità di un prodotto che caratterizza la produzione dei nostri territori non potrà che vederci contrari”.

 

Lo afferma l’assessore regionale all’agricoltura e al turismo, Federico Caner, in riferimento alla malaugurata ipotesi che un Decreto Ministeriale in fase di approvazione possa determinare una pericolosa deregolamentazione e generalizzazione della produzione e commercializzazione del Serprino, vino simbolo dei Colli Euganei, penalizzando pesantemente i numerosi produttori della zona.

 

“Abbiamo difeso e continueremo a difendere sempre i nostri prodotti tipici – prosegue l’assessore – e il Serprino, biotipo del vitigno Glera, è uno di questi, forte di una coltivazione storica che appartiene da sempre alla terra Euganea. La tutela dell’identità e della qualità delle nostre produzioni agroalimentari sono da sempre la stella polare nelle politiche condotte della Regione Veneto”.

 

“Sappiamo che è in corso di predisposizione il testo del decreto che dovrà passare attraverso la valutazione tecnica e politica delle Regioni – conclude Caner –. Ed è in quella sede che vigileremo su tutti gli accordi affinché non si verifichino passi falsi, né per il Serprino né per altri prodotti veneti. Tutto questo in accordo con i Consorzi di tutela delle Doc, le Denominazione di Origine Controllata, il cui ruolo di salvaguardia è essenziale. Lo abbiamo già fatto con quello della Doc delle Venezie, il quale ha chiesto che il nome Pinot Grigio non sia utilizzato per gli spumanti generici, lo faremo anche in stretta collaborazione con il Consorzio dei Colli Euganei per il Serprino”. 




Tabacco, Caner, Veneto: ok diversità di trattamento fiscale tra il riscaldato e il tradizionale, ma non così marcata come oggi. Non tutti produttori del Veneto hanno contratti con Philip Morris

“Non abbiamo competenza fiscale in tal senso come regione ma teniamo alla valorizazione del prodotto in Veneto come in Italia e sappiamo che negli ultimi anni abbiamo perso molti ettari di tabacco. Ci sono contratti di filiera legati al tabacco riscaldato come a quello tradizionale. Spetta allo Stato fare in modo che ci sia un’equa distribuzione anche dal punto di vista della tassazione fiscale che non siginfica avere la stessa incidenza fiscale ma magari meno marcata come avviene già in altri comparti”. Così ad AGRICOLAE l’assessore alla regione Veneto Federico Caner in merito alla tassazione sul tabacco riscaldato al centro di un braccio di ferro nella stesura della legge di Bilancio.

“Il discorso è complicato e il tema è spinoso”, prosegue. “Abbiamo molti produttori agricoli che hanno contratti con Phillip Morris ma non tutti. Credo ci possa essere una diversità di trattamento fiscale ma non così marcata come è oggi. E credo che tra le compagnie ci sia la volontà di riconoscere una certa diversità. Il tema era stato sollevato già dal mio precedessore e ora sul tavolo dei ministeri competenti. Vedremo come sarà affrontato”, conclude.




Veneto, Caner: nonostante emergenza Covid Avepa non si è fermata. Erogati 137 mln in un mese a 44 mila agricoltori

Solo nell’ultimo mese grazie all’impegno dell’Agenzia Veneta per i pagamenti 44 mila aziende agricole hanno ricevuto fondi per un totale di 137 milioni di euro. Numeri alla mano, l’assessore all’Agricoltura Federico Caner vuole ricordare il sostegno da parte della Regione Veneto agli agricoltori. “L’attività dell’AVEPA (Agenzia veneta per i pagamenti) non si è fermata, nonostante la gestione del periodo emergenziale abbia imposto importanti adeguamenti all’operatività dell’ente, come a quella di tutte le pubbliche amministrazioni italiane – interviene l’assessore Federico Caner – Le aziende venete hanno così continuato a beneficiare del lavoro dell’ente secondo gli standard di performance cui l’Agenzia ci aveva abituato e grazie ai quali, solo in questo ultimo mese, sono stati erogati contributi per quasi 137 milioni di euro a favore di oltre 44 mila aziende”.

 

In dettaglio, sono stati pagati 88,9 milioni relativi all’acconto della Domanda Unica 2020 (70% del pagamento di base e Greening), 12,2 milioni a titolo d’acconto delle premialità PSR 2020 per agroambiente, biologico e indennità compensativa e 15,6 milioni di euro a oltre 6 mila beneficiari dell’azione 3.1.1 del POR FESR che supporta le micro e piccole imprese colpite dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 nei settori del commercio, somministrazione e servizi alla persona. A ciò va sommata l’erogazione di 20 milioni di euro messi a disposizione dalle Stato a sostegno dell’economia rurale nel primo periodo di emergenza del Covid-19 concessa alle 20 mila aziende che ne hanno fatto richiesta.

 

Conclude Caner: “Sono risultati importanti che testimoniano l’impegno di una pubblica amministrazione attenta alle esigenze delle aziende del territorio, fortemente provate dalle conseguenze economiche e sociali della drammatica crisi sanitaria che stiamo affrontando”.




CORONAVIRUS, PAN, VENETO: CHIARO CHE SE NON LO SI CERCA NON LO SI TROVA. APPELLO AL GOVERNO DI FAR SENTIRE PESO ITALIA ALL’ESTERO

“Non si può girare la testa dall’altra parte. La regione Veneto ha fatto il suo dovere con tutte le fasi di protocollo e controlli tempestivi. E’ chiaro che se non lo si cerca non lo si trova”. Così ad AGRICOLAE l’assessore della regione Veneto Giuseppe Pan in merito all’emergenza Coronavirus che ha colpito la regione Veneto, in cima alla lista – assieme alla Lombardia e all’Emilia Romagna – per Pil agricolo. “Abbiamo isolato le aree colpite, con tutte le necessarie procedure del caso”, prosegue. E aggiunge: “i prodotti agroalimentari provenienti dalla regione sono assolutamente sicuri, controllati e certificati in tutte le fasi sia della produzione che della lavorazione”.

Infine un appello al governo: “E’ necessario ora più che mai – conclude – che il governo faccia sentire all’estero il peso dell’Italia la cui produzione made in Italy rischia di essere fortemente danneggiata dalle limitazioni messe in atto dagli altri paesi membri”.




CORONAVIRUS, REGIONI PIU COLPITE SONO QUELLE CHE ESPORTANO PIU MADE IN ITALY IN CINA. MA MERCATO ANCORA MARGINALE. ECCO I DATI NOMISMA

Per il Made in Italy si chiude un’altra finestra di mercato dopo l’embargo russo, i dazi Usa e l’incognita Brexit. E i conti con il Coronavirus rischiano di essere ‘salati’ ma non troppo.

Quello cinese rappresenta infatti un mercato strategico dal punto di vista del potenziale ma non nei fatti. Sebbene l’export made in Italy abbia avuto dei tassi di crescita molto alti negli ultimi anni, la Cina è comunque ancora in una fase in cui necessita le commodities per il fabbisogno primario piu dei prodotti ad alto valore aggiunto.

L’Export di settore ha aumentato il dieci anni il suo flusso nel Paese asiatico del 15 per cento. Il mercato globale dei beni personali di lusso – riporta uno studio di Bain&Company per MEI.com – vale 249 mld di euro nel 2016, di cui la Cina rappresenta il 7%, ma i cinesi rappresentano invece ben il 30% del totale. Motivo per cui il mercato cinese era visto – almeno fino a un mese fa – come uno dei principali fattori di crescita del prossimo decennio, per tutte le aziende che sapranno approcciarlo con visione strategica.

Ma, da quanto emerge dai dati che AGRICOLAE ha chiesto a Nomisma, la Cina pesa sull’export agroalimentare italiano per l’1,2% del totale (a valori) mentre per il  2,2% sull’export del solo vino. Si tratta quindi di percentuali ancora marginali. La Cina infatti – che ha investito in terreni in Africa, cosa che ha dato non poco fastidio agli Stati Uniti, importa soprattutto commodity agricole di base come soia, carne, latte, ecc. E infatti i primi due paesi fornitori della Cina sono Brasile e Usa (che congiuntamente pesano per il 37% sull’import AA cinese e che rappresentano i top produttori/esportatori mondiali di queste derrate.

Per quanto riguarda l’import agroalimentare della Cina, l’Italia si trova al 29esimo posto.

In cima alla lista il Brasile, con il 26 per cento del totale e dagli Stati Uniti con l’11,3 per cento. A seguire il Canada, con il 6,2 per cento; l’Australia, con il 5,5 per cento; la Nuova Zelanda, con il 5,4 per cento; la Thailandia con il 4,5 per cento, l’Indonesia con il 4,1 per cento; la Francia con il 3 per cento; la Russia e il Vietnam a pari titolo con il 2,6 per cento; il Cile con il 2,5%; i Paesi Bassi con il 2,2 per cento; la Malesia con l’1,9 per cento; la Germania con l’1,7 per cento. Fanalino di coda, assieme alla Gran Bretagna e il Messico, l’Italia con lo 0,5 per cento.

Stessa situazione, più o meno, per quanto riguarda il vino dove l’Italia è al quarto posto con il 6,4 per cento dopo Australia, con il 35,4 per cento, la Francia, con il 28,7 per cento, il Cile, con il 14,1 per cento. A seguire la Spagna, (5,9%); gli Stati Uniti (1,6%); l’Argentina (1,1%); il Portogallo (1%); il Sudafrica, Germania e Nuova Zelanda a pari merito con lo 0,9%.

Diversificata la mappa delle regioni italiane che esportano in Cina.

Secondo quanto emerge dall’export agroalimentare in Cina delle singole regioni con il peso sul totale Italia e sull’export agroalimentare regionale, in cima alla lista c’è l’Emilia Romagna, con il 17,5 per cento dell’export totale italiano in Cina; la Lombardia con il 13,9%; il Veneto, con il 10,5 per cento; il Piemonte (con il 13,6%). Poi la Toscana con il 9% e la Liguria con il 5,8 per cento.

Ma – escludendo il caso della Liguria dove le cifre sono sovrastimate a causa dei porti da cui partono molti container per la Cina anche di merci non liguri – tutte le regioni presentano un’incidenza della Cina sul proprio export agroalimentare inferiore al 2%.

Può essere una casualità ma le regioni che esportano di più in Cina sono quelle più colpite per ora dal Coronavirus: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

CORONAVIRUS ASSESSORE AGRICOLTURA, IN VENETO STANDARD ELEVATI DI TUTELA SANITARIA E BIOSICUREZZA, INFONDATI ALLARMISMI SU FILIERA ALIMENTARE

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“Il mondo agricolo ha affrontato negli ultimi anni delle gravi emergenze sanitarie come l’influenza aviaria, la blu tongue o la peste suina quindi il settore si è già dotato da tempo di protocolli sanitari stringenti con controlli periodici e approfonditi. Questo è garanzia del fatto che i nostri allevamenti hanno i più elevati standard di tutela sanitaria e biosicurezza. Rassicuriamo i cittadini sul fatto che il virus non si trasmette attraverso gli alimenti, i  nostri prodotti sono certificati e sani”. 

E’ quanto dichiara l’assessore all’agricoltura dopo l’incontro con le categorie economiche del Veneto e dopo il vertice in videoconferenza con il ministro per le Politiche agricole e i colleghi delle altre Regioni.

Nel confronto con le Regioni e il Governo l’assessore del Veneto ha sollecitato che l’esecutivo nazionale affronti nel prossimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri alcuni temi cruciali per il settore: 

 i danni diretti subiti dalle 250 aziende agricole nella zona rossa, soprattutto allevamenti, a cui mancano gli approvvigionamenti. 
il riconoscimento della cassa integrazione anche per i lavoratori stagionali 
misure a sostegno degli agriturismi che stanno scontando l’azzeramento delle prenotazioni
proroghe dei mutui e stop al pagamento delle tasse 
vigilanza sulle speculazioni dei prezzi a cui già alcuni dei prodotti agroalimentari sono andati soggetti 
Attenzione alle problematiche della logistica e dei trasporti della filiera agroindustriale

“Chiedo infine che anche a livello nazionale si intraprenda una campagna informativa ed incisiva per diffondere la consapevolezza che i nostri prodotti non sono veicolo del virus e che il rischio contagio non viaggia con i trasporti.

L’assessore ha infine annunciato che a breve convocherà il Tavolo Verde con le categorie per fare il punto della situazione e discutere richieste e proposte da presentare al governo per affrontare le numerose problematiche create dall’emergenza  e dai blocchi sanitari, comprese logistica e trasporti. 

 




REGIONE VENETO 200 MILA EURO AI COMUNI PER NUOVI ALBERI – ASSESSORE PAN, NON LASCIAMO CADERE LA LEZIONE DI VAIA, RIFORESTAZIONE CONTRASTA I CAMBIAMENTI CLIMATICI

Duecentomila euro per l’acquisto e la piantumazione di 20 mila piante per il miglioramento ambientale. E’ quanto prevede la delibera proposta dall’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan e approvata ieri dalla Giunta, a beneficio dei progetti pilota di riforestazione e riqualificazione ambientale adottati dai Comuni veneti.

 

“Già in passato la Regione ha sostenuto l’incremento del patrimoni boschivo cofinanziando esperienze di miglioramento ambientale e di ripiantumazione nei comuni della Bassa, coordinati da Carceri (Padova) e San Bellino (Rovigo) – spiega Pan – Ora l’amministrazione regionale ripropone l’iniziativa, affidando nuove risorse all’agenzia per lo sviluppo del settore primario Veneto Agricoltura che provvederà a fornire le piante e a coordinare le diverse iniziative territoriali. La finalità è aumentare la superficie del bosco di pianura, migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua e del paesaggio, favorire la biodiversità e contrastare i cambiamenti climatici. Non lasciamo cadere la lezione di Vaia: il surriscaldamento del Mediterraneo si combatte anche conservando e dilatando le macchie boschive”.

 

Veneto Agricoltura fornirà essenze arboree certificate dai propri vivai e metterà a disposizione dei Comuni linee guida per la scelta e l’utilizzo del materiale vivaistico.

 

 




BELLANOVA INCONTRA LE REGIONI: BASTA EMERGENZE, ORA PIANI STRUTTURALI. VIDEO

“Dobbiamo cogliere le istanze di ogni regione a prescindere dal colore politico di ciascuna amministrazione”. Così il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova al tavolo con le regioni al Mipaaft su Pac, quadro finanziario e cimice asiatica. “Ho partecipato al consiglio dei ministri europei informale e credo che la partita più importante sia quella di ottenere maggiori tutele in Europa”, spiega. “La pac post 2020 deve saper riconoscere le differenze della varie agricolture perché sappiamo bene che l’agricoltura lombarda non ha le stesse esigenze dell’agricoltura siciliana”.

“Voglio attivarmi a Bruxelles perché l’agricoltura mediterranea sia non solo rispettata ma anche valorizzata così come merita. Il piano strategico nazionale previsto dalla bozza di riforma dovrà essere una occasione da costruire insieme e su cui lavorare”, prosegue ancora Bellanova.

“Siamo qui per fare delle politiche e non delle polemiche, e lo dico per prima a me stessa. Vogliamo affrontare le emergenze come la xylella e la cimice asiatica, ma uscendo da un’ottica emergenziale e strutturando piani di interventi seri, dando ai cittadini la trasparenza che meritano”.

MIPAAF: MINISTRA BELLANOVA INCONTRA REGIONI. “LAVORIAMO INSIEME PER RISPOSTE CONCRETE AGLI AGRICOLTORI”

Assoluta disponibilità a un lavoro condiviso nel pieno rispetto della reciproca autonomia; incontri mensili per ottimizzare il confronto sui temi; bando alla logica emergenziale a vantaggio della definizione di piani di interventi concreti e rigorosi.
Si è aperto con un richiamo al metodo di lavoro l’incontro di stamane al Mipaaf della Ministra Bellanova con gli Assessori regionali all’Agricoltura con all’ordine del giorno: Politica Agricola Comune, revisione del Quadro finanziario poliennale per il periodo post 2020, emergenza cimice asiatica.
“Dalla qualità delle scelte che saremo capaci di assumere”, ha proseguito la Ministra Bellanova prima di entrare nel vivo del confronto, “dipende non la nostra fortuna personale ma la qualità della vita di aziende, lavoratori, cittadini. Per questo chiedo a tutti noi di lasciare perdere le polemiche per concentrarci sul lavoro da fare.
E’ tanto, ed esige soluzioni. E ovviamente non partiamo da zero”.
Sul tema Bilancio post 2020, Bellanova ha dunque affermato: “le nostre priorità sono due: recuperare i tagli ipotizzati in particolare sullo sviluppo rurale; disinnescare la “mina” convergenza esterna, che comporterebbe ulteriori tagli ai pagamenti diretti. Abbiamo già colto segnali positivi anche nell’informale di Helsinki, la conferma dovremmo averla nelle prossime settimane in vista del Vertice di metà ottobre. La Pac post 2020 deve saper riconoscere le differenze delle agricolture europee, territorio per territorio. Per questo voglio attivarmi a Bruxelles perché l’agricoltura mediterranea sia non solo rispettata ma valorizzata. Sono convinta che sostenibilità ambientale ed economica devono andare di pari passo, a maggior ragione considerato il ruolo dell’agricoltura nel contrasto all’emergenza climatica. Il mio pensiero è noto, non possiamo pensare di penalizzare l’agricoltura e gli agricoltori se vogliamo farne un settore realmente attrattivo e portatore di futuro. Tema cui si collega l’etichettatura: insistere per valorizzare sempre più e meglio a livello commerciale i prodotti agricoli ottenuti con regole produttive più rigorose. Il Piano strategico nazionale previsto dalla bozza di riforma, infine, dovrà essere un’occasione da costruire insieme”. Su questo la Ministra ha sollecitato una proposta unitaria: “se è chiaro a tutti che indietro non si torna, è necessario definire il punto di equilibrio; non possiamo continuare a dire no senza una contro proposta, né rischiare un negoziato dove non siano chiare la nostra posizione e le soluzioni che avanziamo”.
Dal punto di vista tecnico sul negoziato sono stati evidenziati i progressi importanti su questioni strategiche: agricoltore attivo, semplificazione, sostegno redistributivo, capping, piccoli agricoltori, disciplina finanziaria e interventi settoriali, in particolare sull’olio di oliva. Rimangono ancora da affrontare problemi-chiave come la nuova architettura verde, su cui l’attenzione politica sta crescendo continuamente.
Quindi, emergenza cimice asiatica: “Abbiamo ben chiaro”, ha concluso la Ministra Bellanova, “la gravità del problema e il danno che significa. Le nostre strutture sono a disposizione per costruire le azioni comuni necessarie. Questa non è una emergenza regionale ma nazionale ed europea, e per questo intendo discuterne anche a Bruxelles. Garantisco fin d’ora grande attenzione e massimo impegno”.

CIMICE ASIATICA: ASSESSORE PAN A MINISTRO BELLANOVA, “È XYLELLA DEL NORD, ISTITUIRE FONDO STRAORDINARIO”

“La cimice asiatica sta provocando disastri alle coltivazioni di tutto il Nord. Solo in Veneto i danni quantificati dalla filiera ortofrutticola assommano a 100 milioni di euro. Insieme ai colleghi della Lombardia, Fabio Rolfi, e della provincia autonoma di Trento, Giulia Zanotelli, ho chiesto al ministro l’istituzione di un fondo nazionale straordinario, come fece il governo precedente per la Xylella in Puglia”.  E’ quanto dichiara l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan, al termine dell’incontro degli assessori all’agricoltura delle Regioni italiane con il ministro Teresa Bellanova, a Roma, nella sede del Mipaaf.

“Oltre alle misure legate all’introduzione di antagonisti naturali, la cui efficacia sarà misurata nel medio lungo periodo – ha ricordato Pan –  servono infatti risposte a stretto giro per sostenere le filiere colpite, l’ortofrutta in particolare, per indennizzare gli agricoltori, per potenziare la comunicazione istituzionale e per finanziare l’acquisto di difese meccaniche e la ricerca in tale ambito. La cimice asiatica sarà la Xylella del Nord se il problema non sarà affrontato per tempo. Chiediamo dunque al governo la stessa attenzione e il medesimo impegno, per evitare il tracollo dell’intero comparto ortofrutticolo delle  regioni del Nord”.

Pan ha posto l’accento sulla necessità di interventi tempestivi e ad ampio raggio per quella che si profila come una calamità di valenza nazionale: “Gli studi non bastano, servono risposte immediate e veloci con finanziamenti adeguati per le imprese coinvolte al fine di evitare il rischio espianti. Da parte nostra – ha anticipato – siamo disponibili a studiare con le organizzazioni di settore l’istituzione di fondi mutualistici. Ma serve un intervento diretto del ministero per le Politiche agricole, d’intesa con il dicastero delle Finanze, per predisporre un piano straordinario che preveda aiuti economici ai produttori, sconti fiscali e sostegni agli investimenti”.

CIMICE ASIATICA, VERNOCCHI (ALLEANZA COOPERATIVE): 350 MILIONI DI EURO DI DANNI SOLO PER PERE, PESCHE E NETTARINE

“Valutiamo positivamente la riunione di oggi sull’emergenza cimice asiatica, perché finalmente è emersa in tutta la sua gravità la dimensione del fenomeno e ci si è potuti rendere conto, dati alla mano, degli enormi danni creati alle colture, che ammontano, secondo le stime elaborate dal CSO – Centro Servizi Ortofrutticoli, a oltre 350 milioni di euro solo per pere, pesche e nettarine e a 486.000 giornate di lavoro andate in fumo, compreso anche l’indotto”.

Così Davide Vernocchi, Coordinatore Settore Ortofrutticolo dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, commenta gli esiti dell’incontro svoltosi oggi al Ministero delle politiche agricole con le regioni per affrontare l’emergenza causata dai danni della cimice asiatica e delle patologie connesse ai cambiamenti climatici.

“Speriamo adesso che si apra uno spiraglio – prosegue Vernocchi – , perché molte aziende ortofrutticole sono a rischio chiusura e probabilmente non riusciranno a continuare la loro attività. A nostro avviso, è opportuno operare su tre fronti: individuare misure di sostegno immediato alle aziende con piani straordinari; far sì che le aziende dispongano di strumenti efficaci per la difesa già a partire dalla prossima campagna; avviare collaborazioni con la ricerca per individuare percorsi sostenibili nel rispetto dell’ambiente”.

CIMICE ASIATICA, CONFAGRICOLTURA: FARE SQUADRA CONTRO IL FLAGELLO CHE MINACCIA LE CAMPAGNE. APREZZAMENTO PER L’INTERVENTO DEL MINISTRO BELLANOVA AL TAVOLO CON LE REGIONI

Confagricoltura esprime apprezzamento per l’intervento del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova al tavolo con le Regioni, che ha sottolineato la gravità del problema della cimice asiatica, manifestando la volontà di costruire le azioni comuni necessarie per affrontarlo.

 

La questione della cimice asiatica, all’ordine del giorno anche del comitato direttivo di Confagricoltura che si è tenuto martedì scorso, preoccupa molto gli imprenditori agricoli delle regioni del Nord d’Italia. Un vero e proprio flagello che rischia di affossare il settore ortofrutticolo. Sono molte le aziende che minacciano di estirpare i frutteti, dove le perdite vanno dal 40 al 100 per cento della produzione, se non si troveranno soluzioni veloci ed efficaci.

 

“Per questo – sostiene il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – è necessario lavorare in squadra con le Istituzioni nazionali e regionali, per affrontare questa emergenza che, come ha sottolineato il ministro, ormai non è più regionale, bensì nazionale ed europea”.




VITICOLTURA, VENETO: IN ARRIVO ULTERIORI RISORSE PER RISTRUTTURAZIONE VIGNETI, PER 18,9 MLN

La Giunta regionale del Veneto integra con ulteriori 2,4 milioni di euro la dotazione finanziaria complessiva del bando 2019 per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, in modo di dare risposta a tutte le domande pervenute a primavera.

“Avepa, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura a cui era stata affidata la gestione  tecnica e amministrativa del programma di sostegno al settore vitivinicolo – spiega l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan –  ha ricevuto domande di contributo per un importo complessivo di euro 18,9 milioni di euro. Considerata l’estrema importanza assunta per lo sviluppo delle aziende vitivinicole dalle operazioni di ristrutturazione e riconversione vigneti, in un settore caratterizzato da elevata propensione al mercato, si è ritenuto opportuno integrare la dotazione finanziaria già messa a bando, pari a 16,5 milioni di euro, in modo di poter accogliere tutte le richieste pervenute”.

L e ulteriori risorse  messe a disposizione son così ripartite:

– 1 milione di euro a valere sulla misura ristrutturazione e riconversione vigneti;

– 670.461 euro a valere sulla misura vendemmia verde;

– 730.329 euro a valere sulla misura investimenti del Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo.




PESTE SUINA, REGIONE VENETO: SEGNALATI RINVENIMENTI SOSPETTI E CINGHIALI ANOMALI, MASSIMA VIGILANZA SUL TERRITORIO

È allerta peste suina africana tra le autorità veterinarie e gli allevatori di suini: a seguito del rinvenimento a metà settembre di cinghiali in Belgio colpiti dal virus letale della PSA, il ministero della Salute ha segnalato il rischio che focolai di peste suina africana possano interessare anche il territorio nazionale. Un caso sospetto è stato riscontrato nel Bresciano, area ad alta densità suinicola. E anche il ministro per le politiche agricole Gianmarco Centinaio ha subito invitato ad innalzare il livello di attenzione e dato avvio a campagne informative e ad un tavolo tecnico di monitoraggio e gestione di eventuali focolai.

 

“In Veneto per ora non registriamo segnalazioni relative alla ‘febbre’ letale per i suini – interviene l’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia Giuseppe Pan – ma poiché il virus si diffonde principalmente attraverso i cinghiali selvatici, ritengo opportuno adottare tutte le misure di precauzione e intensificare al massimo la vigilanza venatoria”.

 

L’assessore, attraverso la Direzione regionale Agroambiente caccia e pesca, ha già coinvolto gli Uffici caccia e il personale di vigilanza venatoria delle Province e della Città metropolitana, le guardie venatorie volontarie, i carabinieri del servizio forestale e tutte le associazioni venatorie del territorio regionale, perché ogni singolo operatore, nel proprio territorio di azione, agisca da ‘sentinella’ e segnali ai servizi veterinari competenti o all’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie “eventuali rinvenimenti di cinghiali selvatici, così come eventuali immissioni abusive o comportamenti anomali di singoli capi”.

 

“Nell’intero territorio regionale è attivo dal 2017 il Piano regionale triennale di controllo del cinghiale, sulla base di un parere positivo dell’ISPRA ossia dell’istituto faunistico di livello nazionale – ricorda l’assessore – Il piano si realizza tramite la vigilanza volontaria e l’ausilio di operatori volontari, formati, abilitati, autorizzati e coordinati dalla stessa vigilanza e opera anche, con le opportune cautele, anche nelle aree sensibili come il Parco dei Colli Euganei, dove il suide, prima ancora di essere causa di danni ingenti all’agricoltura e di impatti stradali, esercita un effetto negativo su numerosi habitat tutelati dalla Rete Natura 2000. Inoltre – prosegue l’assessore – in un ambito limitato della Lessinia, è autorizzato, a fini sperimentali, un limitato prelievo venatorio del cinghiale. Ciò significa che, grazie alla collaborazione tra guardie provinciali, guardie volontarie e operatori abilitati al controllo e mondo venatorio, disponiamo di una rete di persone attrezzate e qualificate nel territorio in grado di individuare tempestivamente e di segnalare con efficacia eventuali sospetti di infezione”.

 

“Raccogliendo l’appello alla sorveglianza da parte dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura, ho da subito ritenuto necessario fare appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti dal controllo e di quelli interessati all’attività venatoria nei confronti del cinghiale – conclude Pan – perché portino all’attenzione delle autorità veterinarie competenti ogni anomalia rilevata nel corso della loro attività: solo un intervento precoce e mirato può isolare il vettore del contagio e impedire il diffondersi di una epidemia letale per il comparto dei suidi, e per la quale non esistono né cure né vaccini. Il mondo venatorio, in questo caso, può essere un buon alleato dei servizi di vigilanza veterinaria”.

 




AGRICOLTURA: PROTOCOLLO TRA REGIONE VENETO E ALLEVATORI SUI DANNI ARRECATI DAL LUPO

Regione Veneto, Coldiretti, organizzazioni degli allevatori e dei produttori lattiero-caseari stringono un patto per fronteggiare i danni arrecati dalla presenza del lupo sulle montagne venete. Oggi la Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’agricoltura, ha dato il via libera ai contenuti del protocollo.

Il documento (che verrà sottoscritto da Coldiretti, Arav, Lattebusche, Latterie Vicentine, Latteria Soligo e dai tre consorzi di tutela dei formaggi Asiago, Monte Veronese e Montasio) impegna la Regione a proseguire il monitoraggio sull’effettiva distribuzione del lupo (l’estate scorsa erano stati rilevati branchi in Lessinia, sull’Altopiano di Asiago, sul Massiccio del Grappa, in Valbelluna e in Col di Lana e Val di Fassa, ndr) e a monitorare la presenza di eventuali ibridi cane-lupo, nonché a coordinare gli organi competenti per affrontare il problema dei cani vaganti.

Quanto ai danni subiti dagli allevatori, la Regione si impegna a coprire la totalità dei costi sostenuti per recinti elettrificati e cani da guardianìa; a contribuire all’adozione di ulteriori sistemi di protezione del bestiame, come la presenza di vigilanti nelle malghe e sui pascoli; ad erogare gli indennizzi non oltre tre mesi dalla data dell’accertamento del danno e, infine, a promuovere iniziative di informazione e formazione degli allevatori per prevenire le perdite da predazione.

Inoltre, il protocollo dà mandato alla Regione a proseguire l’azione intrapresa a livello nazionale per poter intervenire con forme di controllo numerico della specie, in presenza di aree fortemente antropizzate e ad alta densità di pascoli e allevamenti, “qualora non siano state garantire adeguate misure alternative”, e ad impegnarsi con il nuovo governo per far approvare e rendere operativo il piano di gestione del lupo, che preveda anche la possibilità di contenere la ‘popolazione alpina’ del grande carnivoro.

“L’importanza del protocollo –commenta l’assessore – sta nel valorizzare tutti gli strumenti e le strategie di prevenzione e nel responsabilizzare gli allevatori e le categorie economiche ad avvalersi di tutte le misure messe in campo dalla Regione per contenere al massimo i danni causati dal ritorno del lupo nell’area alpina, dopo secoli di assenza”.

“La Regione Veneto, per parte sua – conclude l’assessore – conferma il proprio orientamento politico volto a chiedere, in sede nazionale e d europea, una revisione della bozza di Piano di gestione e della direttiva habitat, in modo da poter avere più strumenti per contemperare le esigenze di tutela di una specie protetta, importante per l’ecosistema, con quelle degli allevatori che continuano a presidiare i pascoli e la montagna con la loro attività in quota”.




REGIONE VENETO APPROVA PIANO OPERATIVO 2018 PER I CONTROLLI SU ETICHETTATURA CARNI BOVINE

La Giunta regionale del Veneto ha approvato, su proposta dell’assessore all’agricoltura e di concerto con l’assessore alla sanità, il Piano operativo regionale 2018 per lo svolgimento dei controlli a campione sull’etichettatura obbligatoria delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine. Quest’anno i controlli coinvolgeranno 267 operatori sui complessivi 3.600 operatori della filiera che vede il Veneto primeggiare a livello nazionale nelle relative qualificate produzioni.

Il sistema di etichettatura permette di evidenziare il nesso fra l’identificazione della carcassa del bovino e le informazioni obbligatorie che figurano sui prodotti in commercio, a garanzia della relativa conformità e a tutela del consumatore.
“La qualità è il principale carattere distintivo anche della carne bovina, elemento basilare nella nostra alimentazione, sul piano nutrizionale e dietetico – sottolinea l’assessore all’agricoltura – Qualità significa selezione delle razze, allevamenti che assicurano il rispetto della salute e del benessere degli animali e dell’ambiente, alimentazione corretta del bestiame con controlli costanti in allevamento, alla macellazione e ai punti di vendita a garanzia del necessario livello di protezione. L’Unione Europea ha stabilito le modalità di applicazione del sistema che assicura la tracciabilità del relativo prodotto attraverso l’etichettatura, con lo scopo di informare il consumatore sull’origine e le altre caratteristiche importanti del prodotto acquistato. La Regione Veneto, che dal 2007 è impegnata a garantire la qualità delle carni con un processo di verifica e monitoraggio dell’intera filiera produttiva, finanzia i controlli a campione svolti con appositi accordi stipulati in collaborazione con le 9 aziende ULSS venete, da cinquanta agenti accertatori – medici veterinari – in servizio presso i Dipartimenti di prevenzione. Il relativo impegno è di oltre 80 mila euro a carico del bilancio del settore primario”.