Coldiretti, dal cibo sintetico al vino. Le multinazionali alla conquista del mercato globale con prodotti ultra processati e dieta unica. INTERVENTI DI: Lollobrigida, Prandini, Scordamaglia, Rolfi

Dall’arrivo delle prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici alla minaccia delle etichette allarmistiche sul vino, dal semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy agli attacchi alla produzione di carne, salumi e vino. Questi alcuni dei temi emersi dall’incontro organizzato da Coldiretti e svoltosi a Lonato del Garda (Brescia).

Di seguito tutti gli interventi: 

Vino, Lollobrigida: uso moderato fa bene alla salute. Decisione anomala Ue contro voto PE, si danneggia export vino e si favoriscono bevande iper processate da multinazionali

Cibo sintetico, Lollobrigida: prodotto iper processato che non fa bene a salute ed economia. Ferma nostra opposizione in Ue

Cibo sintetico, Prandini: inconcepibile che un privato sia il secondo finanziatore Oms. Multinazionali vogliono gestire mercato globale cancellando identità e tradizione

Coldiretti, Scordamaglia: Efsa pronta a rilasciare autorizzazioni per cibo sintetico. Multinazionali vogliono controllo e in USA finanziano il National Health Institute

Coldiretti, Rolfi: Non lasciare produzione nelle mani di pochi, rischiamo omologazione. Difendere nostro modello produttivo

Ue: Coldiretti, da “carne” finta a semaforo cibi, follie in arrivo

 

 




Coldiretti, Rolfi: Non lasciare produzione nelle mani di pochi, rischiamo omologazione. Difendere nostro modello produttivo

“Siamo la prima regione lattiero casearia e tra le più importanti per produzione di carne, prodotti simbolo -carne e latte- di questa speculazione. Il potenziale delle multinazionali -penso allo stabilimento in Danimarca per produrre latte sintetico pari a 50mila vacche- è incredibile. Si fa fatica a competere, oltre alla questione sanitaria dei cibi sintetici c’è anche un problema di impatto sulla filiera produttiva reale.”

Così Fabio Rolfi, Regione Lombardia, nel corso dell’incontro Coldiretti svoltosi a Lonato del Garda (Brescia).

“Il grande tema sono i giovani, perché negli anni precedenti è stato detto che l’agricoltura e la zootecnia inquina ed è causa dei cambiamenti climatici. Si è costruita la convinzione nei consumatori più giovani e sensibili al tema della sostenibilità e del benessere animale che questo cibo sintetico non inquina e non crea problematiche di benessere animale.

Alla base delle nostre eccellenze c’è un modello produttivo che è l’allevamento intensivo e se vogliamo difendere il cibo di qualità occorre difendere anche il modello produttivo, quello che oggi è contestato e attaccato.

Rischiamo l’omologazione, di avere un unico consumatore e di lasciare la produzione di cibo nelle mani di pochi”.




Carne sintetica, Rolfi (Lombardia): Nostro modello sotto attacco in Ue. Si vuole cancellare storia e tradizione per presunto ambientalismo

“Due premesse e 3 considerazioni.

La prima premessa: ringrazio le donne di Coldiretti per il grande lavoro che fate coi ragazzi nelle nostre scuole. Non è scontato che la vostra organizzazione si preoccupi di educare i giovani, cioè i consumatori di domani, a cui dobbiamo creare anticorpi per evitare di cadere nelle trappole del cibo sintetico.

La seconda premessa: ministero agricoltura e sovranità alimentare. Grazie a Coldiretti per il coraggio, perché ha voluto questo nome. Sovranità è sicurezza alimentare, è non dipendere dagli altri. Ai polemisti dell’ultima ora diciamo guardate come si chiama il ministero in Francia.”

Così Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi della Regione Lombardia in occasione della cerimonia inaugurale della Fiera agricola e zootecnica di Montichiari.

“3 considerazioni: modello produttivo sotto attacco, tipico della pianura padana, cioè dimensione agrozootecnica intensiva. Questo modello va difeso, ma è sotto attacco dalla Farm to Fork, che nell’attuazione sposta le risorse verso altri modelli produttivi.

Ma questo modello è la storia delle nostre aziende e territorio, ma adesso è sotto attacco, quando invece questa è la base della piramide.

Coraggio per andare fuori dal coro: Ettore (Prandini) lo ha dimostrato, per dire che la transizione ecologica a cui dobbiamo tendere non significa stupidità ecologica, visione catastrofista secondo cui mondo finisce domani e dunque ci vogliono imposizioni e vincoli. Ricordate la plastic tax? Sembrava che per ridurre plastica bastava tassare aziende.

Bisogna invece puntare su innovazione, conoscenza e cultura: questa è la storia dei campi e delle aziende che rappresentate.

La mia speranza è che il nuovo governo abbia chiaro questo percorso.

Ringrazio il ministro Patuanelli per aver risolto il problema della cumulabilità.

Terza considerazione sul cibo sintetico: io vedo nel cibo sintetico, la versione agricola di ciò che lo scrittore e giornalista Federico Rampini ha definito “la cultura della cancellazione”, nuova ideologia secondo la quale ambientalismo catastrofista vuole cancellare tutto ciò che inquina.

Ma la cultura della cancellazione cancella tutto in nome di una presunta produzione del cibo che annienta l’ impatto ambientale, e se non raccontiamo bene le cose e non facciamo sistema, la nuova religione civile è destinata vincere.

L’invito a tutti voi è di tenere duro ma siamo certi che la vostra capacità a tenere le sfide vi aiuterà a superare il momento.”

Carne sintetica, Prandini: Con cibo sintetico a rischio le Pmi a favore delle grandi multinazionali. Zootecnia è una risorsa, ora stare uniti per vincere battaglia in Ue

Carne sintetica, Gesmundo: Attacco contro zootecnia portato avanti da multinazionali e Eat Lancet, un contenitore di interessi globali. Si vuole imporre dieta unica universale

Fake meat, 80% controllata da multinazionali e big della carne. Prezzo modifica scelte consumatori e in Paesi Bassi quella ‘finta’ costa meno. Chi decide e’ in piattaforma di affari Wbcsd

Studio Oxford promuove Nutriscore e carne finta. Ma ricercatori sono finanziati da Gates e sono gli stessi della Dittatura alimentare Eat e Piattaforma multinazionali, di cui fa parte anche Eni. Lo studio

Zootecnia, Olanda taglia allevamenti e investe in carne sintetica. Intanto Ue finanzia organizzazioni per sostituire cibo con food sintetico

Se Pac Ue ‘frena’ agricoltura e zootecnia, avanza il cibo sintetico. Goodmeat annuncia il più grande bioreattore del mondo per sostituire carne tradizionale con carne sintetica

Remilk manda le vacche in pensione, obiettivo eliminare dalla dieta alimentare il cibo di origine animale. La Danimarca apre lo stabilimento più grande al mondo per produrre latte senza mucche

Nutriscore, la scienza lo boccia (di nuovo): algoritmi mutevoli e arbitrari che mettono a rischio donne incinte, vecchi e bambini. Le ricerche

Nutriscore, Leclerc: “non fa calare le vendite”. E annuncia azione con colleghi della Gdo per sostenerlo ovunque in Ue contro “lobby infernale italiana”. VIDEO

Nutriscore, Hercberg attacca Salvini e Meloni: Partiti di estrema destra, un cocktail di demagogia e volgarità. Nel mirino anche Coldiretti, Confagricoltura, Federalimentare e Ferrero. Mentre McDonald ottiene il massimo dei voti

Nutriscore a fine corsa, associazione consumatori francesi e Hercberg accusano l’Italia, Draghi, la Destra, Confagricoltura e Copa-Cogeca, ‘lobby degli agricoltori Ue’

 




Food&Science Festival, a Mantova scienza e innovazione. VIDEOINTERVISTE di ROLFI, GIANSANTI, VACONDIO, CATTANEO

Scienza e innovazione, queste le parole d’ordine alla sesta edizione del Food&Science Festival che si tiene a Mantova da venerdì a domenica. Una tre giorni dedicata alla divulgazione scientifica nelle piazze e nelle vie della città con incontri, laboratori, visite guidate presentazioni ma anche degustazioni, mostre e spettacoli.

Attorno al tema Riflessi si alterneranno gli appuntamenti con accademici, divulgatori, ricercatori, esponenti istituzionali e professionisti di settore tra cui la consulente scientifica dell’Istituto norvegese per la ricerca sulla natura Anne Sverdrup-Thygeson, il cuoco tre stelle Michelin Niko Romito, le ricercatrici Alessandra Scognamiglio e Maria Rosa Antognazza, divulgatori scientifici come Dario Bressanini e molti altri ancora. Come da tradizione, l’inaugurazione si svolgerà dalle 17 al Teatro Scientifico Bibiena il Festival: tra i momenti e gli ospiti che si alterneranno sul palco, la consegna del premio Agricoltura mantovana alla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo.

Tra gli interventi, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, l’assessore all’Agricoltura e Sistemi verdi della regione Lombardia Fabio Rolfi, il già presidente di Federalimentare Ivano Vacondio e la senatrice a vita Elena Cattaneo che ricorda come l’Italia sia indietro sugli Ogm e come sia sbagliato equiparare il biologico con il biodinamico.

Food&Science Festival, Giansanti: Prioritario investire in scienza e ricerca. Agricoltura acquisti energia al prezzo più basso per aiutare imprese e consumatori. VIDEOINTERVISTA

Food&Science Festival, Cattaneo: Politica ostacola innovazione, rimasti indietro su Ogm. Inguardabile equiparazione biologico con biodinamico. VIDEOINTERVISTA

Food and Science Festival, Rolfi: innovazione e ricerca strade per arrivare all’obiettivo di sostenibilità VIDEOINTERVISTA

Food and Science Festival, Vacondio (Federalimentare): Per Italia vero e proprio tsunami causato dalla logistica VIDEOINTERVISTA

 




Sicurezza alimentare e risorse idriche, Anbi: Da gestione acque reflue una risposta alla siccità. GLI INTERVENTI E LE VIDEOINTERVISTE

Nella Sala Manzoni del Palazzo delle Scintille, a Milano, si è tenuto quest’oggi il convegno organizzato da ANBI (l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) e ANBI Lombardia intitolato “Sicurezza alimentare e qualità delle risorse idriche: le opportunità della normativa europea sul riuso delle acque depurate in agricoltura”.

I temi principali dell’evento hanno riguardato la grave siccità che sta interessando l’Italia (e in particolare il Nord della penisola) e la gestione dell’acqua in questo delicato momento di crisi, inevitabilmente legata anche ai cambiamenti climatici che stiamo vivendo. L’attenzione è stata rivolta soprattutto al riutilizzo delle acque reflue per l’agricoltura e alle proposte di valorizzazione dell’uso plurimo dell’acqua, considerando anche che dal prossimo anno entrerà in vigore il regolamento UE 741/2020 sull’uso in agricoltura delle acque affinate, con nuove linee guida comuni sugli aspetti qualitativi e sui processi di controllo e di distribuzione.

Per ANBI è intervenuto il direttore generale dell’ente, Massimo Gargano. “Ci sono dei dati che ci permettono di capire lo scenario in cui ci troviamo. Mentre parliamo, sul Monte Bianco ci sono 10,4 gradi centigradi. Nel 2009 ce n’erano 6,5 in un anno pure molto difficile per l’acqua. In Italia, per quanto riguarda un’altra risorsa preziosa come la neve, avevamo una media storica di 550 milioni di metri cubi. Quest’anno ce ne sono stati solo 257”.

“C’è una crisi con l’ambiente – ha continuato Gargano – Ci sono danni da 2 miliardi di euro. Ma dobbiamo chiederci perché continuiamo a ragionare in termini di stato di calamità e non di futuro”.

Gargano si è poi soffermato sulle potenziali opportunità legate anche al “piano laghetti” presentato da ANBI. “Bisogna ragionare in modo diverso sulle acque reflue, costruendo dei laghetti che possano raccogliere le acque quando sono in eccesso, conservarle e utilizzarle quando sarà necessario. Il piano laghetti risponde a un criterio ambientale, di uso dell’acqua e a un criterio energetico. Sono temi che riguardano il Paese intero e la sua autonomia energetica. Tutte queste sono le sfide del futuro”.

“Dobbiamo sottolineare come il nostro Paese sia seduto a lavorare solo sulle emergenze – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, intervenuto da remoto – Da anni chiedevamo investimenti significativi per lo sviluppo delle possibilità di utilizzo dell’acqua e dei bacini d’accumulo. Si è sempre ritenuto che tutto questo fosse un’esigenza secondaria. Oggi se ne capisce l’importanza”.

“Chiedere lo stato di calamità oggi sarebbe un errore. Bisogna chiedere lo stato d’emergenza e l’intervento della Protezione Civile, in modo da non caricare di passaggi burocratici questo momento prima di avere una risposta concreta sulla continuità dell’acqua nelle prossime settimane”.

“Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, bisogna tornare a pianificare sul medio-lungo periodo. Solo così potremmo pensare di passare dal trattenere l’11% delle acque piovane al 55%”.

“In questo momento – ha concluso Prandini – i consorzi di bonifica possono essere importanti nella gestione della poca acqua che abbiamo a disposizione. Evitiamo fughe in avanti, bloccando e chiudendo acqua agli imprenditori agricoli senza che ci sia stata una pianificazione accurata e ricorrendo all’improvvisazione. In questo momento, il nostro obiettivo è quello di preservare quello che è stato coltivato finora”.

Al convegno è poi intervenuto l’assessore all’agricoltura, alimentazione e sistemi verdi della regione Lombardia, Fabio Rolfi. “Bisogna pensare all’innovazione e a porsi nuove sfide. Per esempio, gestire al meglio l’acqua che abbiamo migliorando la relazione con chi gestisce i bacini idrici alpini, efficientare la rete irrigua e capire quali sono le modalità per ottenere più acqua in diversi modi”.

“Le acque reflue a scopo irriguo possono essere un tema da sviluppare. La sicurezza alimentare è fondamentale, ma con le tecnologie di oggi si può fare tutto. L’efficientamento energetico richiederà poi anche un’innovazione da parte delle aziende”.

“Un altro tema è quello degli invasi – ha continuato Rolfi – Abbiamo individuato delle cave che avrebbero le caratteristiche per farle diventare dei bacini idrici, ma non abbiamo ancora visto nemmeno un progetto esecutivo per avviare i lavori. In questo senso, sono necessarie azioni per avere meno burocrazia e per smuovere la politica nazionale”.

“Dobbiamo cercare le potenzialità sul territorio proprio per il recupero dell’acqua. I depuratori ne rilasciano tantissima e il dialogo che viene fatto alle utility è una: vogliamo acqua che abbia caratteristiche in linea con l’UE e che non vadano a inficiare la produzione e gli sforzi fatti in questi anni per il Made in Italy” ha infine dichiarato Alessandro Folli, presidente Anbi Lombardia.

“Stiamo vivendo una grave situazione e in alcune zone dell’area padana l’acqua non è ancora arrivata, nonostante gli sforzi della regione Lombardia. La stima dei danni è pari a due miliardi, ma credo che aumenteranno e al momento della raccolta avremo difficoltà sulle materie prime perchè non siamo in grado di ottenere mais o foraggi. Avremo una mancanza del 30/50% ed aumenteranno anche i costi, oltre a quelli già in atto per la speculazione.” sottolinea invece Riccardo Crotti, presidente Confagricoltura Lombardia.

 

Di seguito tutti gli interventi: 

Siccità, Anbi. Gargano: Fondamentale non perdere occasione che viene da riuso acque reflue. VIDEOINTERVISTA

Siccità, Anbi. Prandini: errore chiedere stato di calamità. Serve stato di emergenza con intervento Protezione Civile

Siccità, Anbi. Crotti (Confagricoltura): Situazione critica, oltre 2 mld danni e calo produzione materie prime fino al 50%. Puntare su tecnologie e ricerca

Siccità, Anbi. Rolfi (Lombardia): Presto tavolo di lavoro su acque reflue. Fondamentale innovazione e sburocratizzazione per rispondere a crisi. VIDEOINTERVISTA

Siccità, ANBI. Folli: dobbiamo cercare le potenzialità sul territorio per il recupero dell’acqua – VIDEOINTERVISTA

 

 

 




Siccità, Anbi. Rolfi (Lombardia): Presto tavolo di lavoro su acque reflue. Fondamentale innovazione e sburocratizzazione per rispondere a crisi. VIDEOINTERVISTA

“La situazione idrica in Lombardia, specialmente per l’agricoltura, è profondamente preoccupante. Abbiamo riserve per i prossimi 10/12 giorni grazie ad un accordo fatto con gli enti gestori degli invasi alpini tramite un rilascio straordinario per questo arco di giorni. Diventa fondamentale per l’anno prossimo e il futuro perseguire con convinzione l’innovazione, così da gestire meglio l’acqua in un periodo storico fatto di siccità e di temperature crescenti. C’è poi il tema del recupero delle acque reflue che può essere un’opportunità, subito attiveremo un tavolo di lavoro con Anbi e i gestori del ciclo di depurazione per capire come mettere a terra questa progettualità in Lombardia. Vogliamo poi dare un impulso definitivo al Piano Laghetti. In Lombardia abbiamo già finanziato un paio di laghi e stiamo attendendo da 5 anni l’avvio dei lavori a causa di tutta la burocrazia necessaria e le autorizzazioni ministeriali. Serve un intervento anti burocrazia, una politica chiara e convinta che velocizzi i progetti, specialmente di fronte a crisi come quella di quest’anno.”

Così ad AGRICOLAE Fabio Rolfi, assessore agricoltura Lombardia, a margine del convegno “Sicurezza alimentare e qualità delle risorse idriche” organizzata quest’oggi da Anbi a Milano.




Scenari e prospettive sulla sostenibilità del settore agroalimentare. INTERVENTI DI: Bonetti, Centinaio, Prandini, Scordamaglia, Rolfi e Gargano (Anbi)

Certificazione, esperienze di impresa, servizi alle aziende e scenari nazionali futuri nell’ottica delle tre direttrici della sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Questi i temi al centro del Global Summit sulla sostenibilità organizzato dalla Fondazione Gambero Rosso quest’oggi a Milano, in cui si è discusso della sostenibilità come fattore di crescita delle aziende del settore agro-alimentare.

Di seguito tutti gli interventi: 

Sostenibilità, Bonetti: Parità di genere e pari opportunità per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Favorire il protagonismo femminile

Sostenibilità, Centinaio: agricoltura precursore in questo campo, ma serve attenzione ad economia e sociale

Sostenibilità, Prandini: basta ragione sull’emergenza, sostenibilità diventi un punto di forza dell’Europa

Sostenibilità, Scordamaglia: Necessaria integrazione di filiera. Fondamentale innovazione, digitalizzazione e contratti di filiera per garantire sostenibilità economica

Sostenibilità, Rolfi: Nostro modello produttivo sostenibile, ma occorre comunicarlo meglio. Accelerare su innovazione

Sostenibilità, Gargano: l’acqua è il filo che unisce tutte le crisi attuali. Anbi punta sul piano laghetti per combattere la siccità

 

 

 

 




Ismea, al fianco delle imprese per traghettarle nell’agricoltura smart. Al via il 7 marzo BTA. Gli interventi di Frascarelli, Rolfi e Zaganelli

“Le opportunità di Ismea per il sostegno alle imprese agricole lombarde”, questo il primo di una serie di incontri organizzati da ISMEA in collaborazione con alcune regioni, finalizzati a far conoscere le opportunità offerte dall’Istituto, a sostegno dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano.

Molti i temi affrontati nel corso dell’appuntamento promosso dall’Assessore regionale all’agricoltura, Fabio Rolfi e dal Presidente di ISMEA, Angelo Frascarelli, che ha avuto come focus la centralità del sistema agroalimentare in un momento complesso, da un lato condizionato dai costi crescenti delle materie prime e dell’energia, dall’altro in piena transizione verso la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica anche grazie alla nuova PAC e al PNRR. Particolare attenzione poi al sistema di misure e strumenti ISMEA messi a punto per rispondere con efficacia alle esigenze del settore, dallo sviluppo d’impresa, all’accesso al credito, al finanziamento degli investimenti.

Di seguito gli interventi: 

Ismea, Frascarelli: il tema della transizione ecologica ci proietterà nel futuro

Ismea, Zaganelli: le misure per gli investimenti puntano al ricambio generazionale e alle donne

Ismea, Rolfi (Regione Lombardia): Sulla programmazione ci giocheremo tutto sui temi ambientali

Le opportunità di ISMEA per il sostegno alle imprese agricole lombarde  

Per saperne di più.

UCI – ISMEA, protocollo d’intesa a favore delle aziende agricole




Lombardia, Rolfi e Iginio Massari presentano spedizione a Expo Dubai

Il sistema agroalimentare lombardo sarà protagonista all’Expo di Dubai, con una serie di iniziative dedicate alla internazionalizzazione delle aziende. Saranno coinvolti il consorzio del Gorgonzola, il Consorzio di tutela Bresaola della Valtellina, Ascovilo (Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi a DOCG, DOC e IGT), Galletto Vallespluga e Riso Gallo. Ambasciatore della spedizione sarà il maestro pasticcere Iginio Massari.

 

Tutte le iniziative saranno presentate durante una conferenza stampa che si svolgerà venerdì 25 febbraio alle ore 11 nella sede territoriale della Regione Lombardia a Brescia (via Dalmazia, 92 – Brescia).

 

Saranno presenti: l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia Fabio Rolfi, il maestro Iginio Massari e i rappresentanti dei consorzi coinvolti.

 

I giornalisti potranno seguire l’iniziativa anche da remoto, inviando una mail all’indirizzo: david_vacchelli@regione.lombardia.it.




Peste suina e fauna selvatica, a ottobre 2020 Mipaaf aveva predisposto decreto interministeriale ma ministro Ambiente Costa lo fermò. Eccolo

Il ritrovamento di alcuni cinghiali affetti dalla Peste suina Africana – PSA in Piemonte e in Liguria riporta in alto l’attenzione su un’emergenza che dura da anni e che è strettamente legata al problema della fauna selvatica.

Le organizzazioni agricole e parte del mondo politico manifestano forte preoccupazione per una situazione che rischia – nel caso dovesse sfuggire di mano – di danneggiare le filiere agroalimentari Made in Italy e conseguentemente l’export all’estero che ne consegue. Con l’ulteriore pericolo di imitazioni e speculazioni all’estero.

Il problema della PSA è un problema che viene da tempo rimbalzato tra le regioni – che vorrebbero avere maggiore autonomia nella gestione della fauna selvatica – e il governo. Ma il nodo da sciogliere è all’interno dello stesso governo in quanto la materia è di carattere interministeriale e riguarda il Mipaaf, il Mite e la Salute.

Il Mipaaf a ottobre 2020 aveva già provveduto a redigere un decreto deputato a risolvere sia l’emergenza della Peste suina africana che quella relativa alla Fauna selvatica. L’allora ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova infatti aveva fatto mettere a punto un decreto da far controfirmare all’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa e al ministro della Salute Speranza e da portare in Cdm. Ma da quanto apprende AGRICOLAE se da parte di Speranza non ci sarebbero stati problemi, da Costa ci fu un niet che bloccò tutto. E ora si ripresenta la situazione.

Occorre intervenire “con estrema urgenza” per contenere la proliferazione dei cinghiali e “consentire alle regioni di attuare i piani di gestione e di controllo”, si leggeva nel testo della bozza di decreto pronta per essere portata in Consiglio dei ministri appunto per far fronte all’emergenza Peste Suina Africana e al contempo contenere la proliferazione dei cinghiali, causa di incidenti sempre più frequenti.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica, in forma PDF e a seguire in forma testuale, il testo del decreto:

BOZZA DECRETO PESTE SUINA E RELAZIONE

 

SCHEMA DI DECRETO LEGGE CONTENENTE MISURE URGENTI DI PREVENZIONE DELLA DIFFUSIONE DELLA PESTE SUINA AFRICANA – PSA

 

Articolo 1

(Misure urgenti di prevenzione della diffusione della Peste suina africana – PSA)

1. Al fine di prevenire la diffusione della Peste suina africana (PSA) sul territorio nazionale, entro 60 giorni dall’approvazione del presente decreto legge, le Regioni e Province autonome adottano il Piano regionale di gestione e controllo della specie cinghiale (Sus scrofa), contenente la quantificazione della consistenza della specie all’interno del territorio di competenza suddivisa per Provincia, i metodi ecologici, le aree di intervento diretto, le modalità e i tempi del prelievo, in conformità alle disposizioni impartite dal Ministero della Salute, responsabile dell’attuazione del Piano nazionale di eradicazione della PSA da presentare annualmente alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 16 del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 54.

2. Il Piano regionale di cui al comma 1, da redigere tenendo in considerazione le diverse specificità territoriali nonché le esigenze di conservazione delle specie e degli habitat dei siti interessati, è adottato previo parere del Centro di referenza nazionale per la Peste Suina, da rendere entro trenta giorni dalla richiesta della Regione e Provincia autonoma competente per territorio.

3. Tenuto conto dei gravi rischi di diffusione della peste suina africana e dell’esigenza di adottare urgentemente sistemi di controllo della specie Sus scrofa finalizzati a ridurre i rischi sanitari ed il relativo impatto economico che l’epidemia potrebbe arrecare all’intero settore suinicolo italiano, il Piano regionale di cui al comma 1 non è sottoposto a valutazione ambientale strategica e a valutazione di incidenza ambientale ai sensi delle pertinenti norme unionali e nazionali.

4. Le attività di ispezione e controllo igienico sanitario su tutti gli esemplari di cinghiali oggetto di prelievo, indipendentemente dall’età e dall’utilizzazione, sono svolte dal Servizio veterinario della ASL competente per territorio, supportati, ove necessario, dai veterinari convenzionati con le ASL e le attività analitiche sono effettuate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali (IIZZSS) competenti per territorio. I dati raccolti, contenenti anche l’esito della ricerca di larve di Trichinella spp., confluiscono nel sistema di monitoraggio di cui al comma 5.

5. Al fine di individuare le aree maggiormente a rischio diffusione della PSA ed incrementare il livello di biosicurezza dell’allevamento suino, a supporto del Piano nazionale di eradicazione e sorveglianza  della PSA è istituito, presso il Ministero della Salute, un sistema nazionale di raccolta dati per il monitoraggio dei cinghiali in cui confluiscono i dati sulle popolazioni di cinghiali, la loro densità, il numero degli animali abbattuti, tutte le informazioni di carattere epidemiologico in conformità all’approccio “One Health”, comprese le risultanze analitiche relative ad inquinanti ambientali, quali residui di fitofarmaci e metalli pesanti, ogni ulteriore informazione rilevante ai fini del monitoraggio su proposta del Comitato di coordinamento di cui al comma 6, nonché l’archivio digitale georeferenziato relativo ai danni arrecati dai cinghiali al settore agricolo e quelli conseguenti ad incidenti stradali.

6. Al fine di assicurare il coordinamento delle attività di monitoraggio di cui al comma 5 e valutare l’efficacia delle misure adottate dalle Regioni e Province autonome attraverso il Piano regionale di gestione e controllo del cinghiale, è istituito presso il Ministero della salute un Comitato di coordinamento di cui fanno parte un esperto del Ministro della Salute, con funzioni di Presidente, un esperto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, un esperto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, un esperto delle Regioni e Province autonome, un esperto degli Istituti zooprofilattici sperimentali e un esperto dell’ISPRA.

 

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Con la bozza di Decreto in esame si intende predisporre misure di prevenzione, di monitoraggio e di controllo relative alla malattia virale, denominata “Peste Suina Africana” (PSA) che colpisce suini domestici e selvatici con livelli di mortalità del 100% nelle popolazioni di suini colpite.

Il comma 1, contiene una misura di prevenzione che si concretizza nella adozione, da parte delle Regioni e delle Province autonome del Piano regionale di gestione e controllo della specie cinghiale (Sus scrofa). Il piano deve contenere la quantificazione della consistenza della specie all’interno del territorio di competenza suddivisa per Provincia nonché altri parametri rilevati in conformità alle disposizioni impartite dal Ministero della Salute qualificata quale Autorità responsabile dell’attuazione del Piano nazionale di eradicazione della PSA da presentare annualmente alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 16 del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 54.

Il comma 2 riguarda il Piano regionale di gestione e controllo della specie cinghiale (Sus scrofa), di cui al comma 1, che deve essere adottato previo parere del Centro di referenza nazionale per la Peste Suina, (CEREP) da rendere entro trenta giorni dalla richiesta della Regione e Provincia autonoma competente per territorio.

Il comma 3, dispone che, in considerazione dei gravi rischi sanitari, delle conseguenze economiche e soprattutto dell’urgenza dei provvedimenti da adottare il Piano regionale di gestione e controllo della specie cinghiale (Sus scrofa), di cui al comma 1, non è sottoposto a valutazione ambientale strategica e a valutazione di incidenza ambientale ai sensi delle pertinenti norme unionali e nazionali.

Il comma 4 prevede che le attività di ispezione e controllo igienico sanitario su tutti gli esemplari di cinghiali oggetto di prelievo sono svolte dal Servizio veterinario della ASL competente per territorio. E’ anche previsto che il predetto servizio veterinario, ove necessario, possa essere supportato dai veterinari convenzionati con le ASL. Avendo riguardo alle attività analitiche è previsto che sono effettuate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali (IIZZSS) competenti per territorio. I dati raccolti, confluiscono nel sistema di monitoraggio la cui istituzione è disposta al successivo articolo 5.

Il comma 5, istituisce, presso il Ministero della Salute, a supporto del Piano nazionale di eradicazione e sorveglianza della PSA, un sistema nazionale di raccolta dati per il monitoraggio dei cinghiali in cui confluiscono tutti i dati sulle popolazioni di cinghiali e tutte le informazioni di carattere epidemiologico nonchè ogni ulteriore informazione che, su proposta del Comitato di coordinamento di cui al comma 6, venga ritenuta rilevante ai fini del monitoraggio. Al sistema nazionale di raccolta dati per il monitoraggio dei cinghiali confluiscono anche i dati dell’archivio digitale georeferenziato relativo ai danni arrecati dai cinghiali al settore agricolo e quelli conseguenti ad incidenti stradali.

Il comma 6, infine, istituisce presso il Ministero della salute un Comitato di coordinamento di cui fanno parte un esperto del Ministro della Salute, con funzioni di Presidente, un esperto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, un esperto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, un esperto delle Regioni e Province autonome, un esperto degli Istituti zooprofilattici sperimentali e un esperto dell’ISPRA. Il Comitato ha lo scopo di assicurare il coordinamento delle attività di monitoraggio di cui al comma 5 e valutare l’efficacia delle misure adottate dalle Regioni e Province autonome attraverso il Piano regionale di gestione e controllo del cinghiale.

 

RELAZIONE TECNICA

La Peste Suinia Africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini domestici e selvatici che può causare livelli di mortalità del 100% nelle popolazioni di suini colpite ed è estremamente resistente nell’ambiente, così come nei prodotti contaminati (inclusi i prodotti alimentari vanto del Made in Italy a base di carne suina). Nonostante gli sforzi della comunità scientifica, non esiste un vaccino efficace nei confronti di questa malattia, di conseguenza le strategie di controllo devono per forza basarsi sulla prevenzione e su misure di eradicazione molto severe, che comprendono l’abbattimento degli animali infetti o sospetti di infezione, sia a carico dei suini domestici che dei suini selvatici, in particolare cinghiali.

Segnalata per la prima volta nel continente africano (1921), la PSA è stata protagonista di almeno due ondate epidemiche che hanno portato il virus fuori dal contesto originario. La prima ha avuto inizio nella penisola Iberica, ma ha coinvolto diversi Paesi europei e dell’America Latina; iniziata negli anni ’50, questa epidemia ha causato danni ingentissimi soprattutto in Spagna e Portogallo, dove è stata presente fino agli anni ’90. Questa ondata epidemica residua ancora nella Regione Sardegna: la malattia nell’isola è stata importata nel 1978 e solo negli anni 2018 e 2019 la situazione endemica nel suino domestico e nel cinghiale ha subito un leggero miglioramento, anche se ultimamente la situazione sembra stia nuovamente peggiorando.

La seconda ondata epidemica è invece iniziata nel 2007, quando il virus della PSA è stato segnalato in Georgia, diffondendosi velocemente nel resto del Caucaso. Le particolari condizioni di allevamento del suino, la continuità delle popolazioni di cinghiali (soprattutto) e il cosiddetto “fattore umano”, hanno veicolato rapidamente l’infezione agli Stati confinanti (Federazione Russa, Ucraina, Bielorussia) raggiungendo, dal 2014, diversi Stati membri dell’Unione europea. L’infezione, in forma apparentemente inarrestabile, si è quindi diffusa anche ai Paesi balcanici, costituendo una continua minaccia per l’Europa Occindentale. Il virus, infatti, oltre a muoversi per contiguità è anche capace di compiere veri e propri “balzi” e traferire la malattia a centinaia di Km dal fronte endemico. In questo modo, focolai di malattia sono insorti improvvisamente in Repubblica Ceca, in Belgio (a carico delle popolazioni di cinghiali) e più di recente (8 settembre 2020) in Germania; ben più devastante, dal punto di vista delle conseguenze epidemiologiche, è stato il riscontro dell’infezione in alcuni allevamenti della Repubblica Popolare Cinese: la malattia si è infatti immediatamente diffusa in tutto il Paese e agli stati limitrofi, causando un vero e proprio cataclisma nell’economia di questa area densamente popolata, in cui la carne suina rappresenta un alimento base.

Allo stato attuale, quindi, l’infezione è presente in tre continenti e minaccia di diffondersi ulteriormente secondo modalità condizionate dalla presenza di target sensibili, di potenziali vettori (meccanici e biologici) e altri fattori legati all’ambiente, ma anche alle condizioni economiche e sociali.

L’impatto della PSA a livello globale è impressionante e sta cambiando i flussi commerciali non solo legati allo scambio di suini vivi, di carni e prodotti derivati, ma anche ai mangimi e alle fonti alimentari proteiche alternative. Da rilevare che a seguito del ritrovamento di PSA in Germania, la Cina ha immediatamente bloccato (14 settembre 2020) l’import di carni suine tedesche.

Come detto, uno dei principali problemi da affrontare per contrastare la diffusione della peste suina africana (PSA) è rappresentato dalla eccessiva ed incontrollata proliferazione di cinghiali.

La norma che si propone ha per obiettivo proprio il controllo delle popolazioni di cinghiali nel nostro Paese, che ha raggiunto livelli ormai insostenibili, non solo per l’elevato rischio di diffusione della PSA, come detto, ma anche per i danni arrecati al settore agricolo, per l’alto numero di incidenti stradali, anche mortali e per la minaccia all’equilibrio dei vari ecosistemi, in cui la specie cinghiale ha preso ormai nettamente il sopravvento.

La situazione emerge in tutta la sua gravità, se si osservano i dati dei controlli ufficiali del piano nazionale di sorveglianza relativi agli ultimi 8 mesi (1 gennaio – 31 agosto 2020), particolarmente carenti in alcune Regioni (di seguito il dettaglio per Regione).

Occorre quindi intervenire con estrema urgenza, per consentire alle Regioni di adottare il Piano di gestione e controllo del cinghiale, avvalendosi del parere del Centro di referenza nazionale per la peste suina, unico organismo scientifico con competenze in materia, che non deve essere sottoposto a valutazione ambientale strategica, proprio in quanto piano di emergenza sanitaria.

La norma prevede inoltre che le attività di ispezione e controllo igienico sanitario debbano essere effettuate su tutti gli esemplari di cinghiali oggetto di prelievo, indipendentemente dall’età e dall’utilizzazione, avvalendosi dei Servizi veterinari regionali, supportati, se necessario, dai veterinari convenzionati con le ASL.

I dati dei Piani regionali confluiscono in un Piano nazionale, la cui attuazione viene costantemente monitorata dal Ministero della Salute, coadiuvato, in tale funzione, da un Comitato di coordinamento interministeriale composto da rappresentanti del Minsalute, del MATTM, del Mipaaf e delle Regioni; il Comitato di coordinamento è chiamato anche a valutare l’efficacia dei Piani regionali.

Tenuto conto infine che le diverse popolazioni di suini selvatici possono essere utilizzati anche come indicatori di qualità ambientale nei diversi territori, si prevede che il piano di monitoraggio della PSA venga integrato da ulteriori informazioni strategiche, quali quelle relative alla ricerca di larve di Trichinella spp. e alla presenza di altri inquinanti ambientali, quali i residui di fitofarmaci e di metalli pesanti.

Era già stato scritto il 23 10 2020:

La Peste suina africana e la fauna selvatica in un unico decreto. A fronte inerzia ministero Ambiente, ci pensa il Mipaaf. Ecco la bozza di decreto pronta per il Cdm

Le reazioni all’emergenza:

Peste suina, Centinaio: Agire in maniera coesa per bloccare contagi

Peste suina africana sui cinghiali, Piemonte: serve attenzione Ue e nuova legge nazionale per contenimento fauna selvatica

Peste suina, Rolfi: caso registrato in Piemonte danneggia nostre attivita’ agroalimentari, su fauna selvatica serve cambio di rotta del governo

Peste Suina Africana, in Emilia-Romagna attivo da tempo un servizio telefonico per segnalare eventuali cinghiali morti o resti

Peste suina, Gallinella (m5s): Patuanelli e Speranza nominino commissario straordinario

Peste Suina: Prandini (Coldiretti), colpevole mancanza prevenzione

Peste suina, cinghiale morto in Piemonte. Confagricoltura: evitare diffusione




Peste Suina, a rischio allevamenti e filiera suinicola. Ora lavorare in maniera sinergica per arginare diffusione. Le reazioni

E’ allarme nella filiera suinicola e zootecnica dopo i casi di PSA, Peste Suina Africana, individuati in alcuni cinghiali tra il basso Piemonte e la Liguria che mette a rischio non solo i capi di bestiame ma anche tutta una filiera agroalimentare made in Italy di qualità. Da qui l’appello di tutta la filiera che chiede al Governo e ai dicasteri competenti (Mipaaf, Salute e Mite) di agire in maniera sinergica per arginare la diffusione e trovare soluzioni urgenti in ambito Ue.

Di seguito le reazioni: 

Peste suina africana, Centinaio (Lega): Intervenire subito per fermare diffusione ed evitare danni

Peste suina, Gallinella (m5s): Patuanelli e Speranza nominino commissario straordinario

Peste Suina: Prandini (Coldiretti), colpevole mancanza prevenzione

Peste suina, Rolfi: caso registrato in Piemonte danneggia nostre attivita’ agroalimentari, su fauna selvatica serve cambio di rotta del governo

Peste suina africana sui cinghiali, Piemonte: serve attenzione Ue e nuova legge nazionale per contenimento fauna selvatica

Bergesio, Lega: Peste suina africana può causare danno enorme ad allevamenti e filiera suinicola in un momento storico già difficile

Peste Suina Africana, in Emilia-Romagna attivo da tempo un servizio telefonico per segnalare eventuali cinghiali morti o resti

Peste suina africana in Piemonte, l’assessore regionale alla Sanita’, Luigi Icardi: attivate le procedure di emergenza, stiamo agendo con la massima tempestivita’

Peste suina, cinghiale morto in Piemonte. Confagricoltura: evitare diffusione

Peste suina: Lega, governo faccia massima attenzione ma no allarmismi per consumatori

 




Lombardia, Rolfi: Regione ha già avviato bandi Psr 2021-2022 per 160 mln

L’agricoltura lombarda è leader in Italia, vuole continuare a esserlo e, dopo un anno, il 2021, di investimenti, intende creare le condizioni per rafforzarsi. Lo ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, durante la conferenza stampa di fine anno, all’UTR di Brescia.

 

“Regione Lombardia – ha ricordato l’assessore Rolfi – ha continuato ad anticipare, sotto forma di prestito, gli anticipi Pac interessando ben 28.000 aziende”.

 

“Non ci siamo fermati qui – ha continuato – e abbiamo già iniziato la programmazione del Psr 2021-2022 collocandoci quindi tra le sole 5 Regioni italiane che hanno virtuosamente avviato il percorso di programmazione. Ricordo che in Lombardia sono 45.000 le aziende agricole attive”.

 

GLI INVESTIMENTI NEL 2021 – “Nel corso del 2021 – ha sottolineato l’assessore Rolfi – abbiamo stanziato fondi per l’agricoltura, per i consorzi e anche, 5 milioni, per il miglioramento delle dotazioni tecnologiche degli istituti agrari statali attivi in Lombardia”.

 

“A questi fondi – ha spiegato – si aggiunge anche l’approvazione della legge regionale 21 sull’agricoltura urbana, la cosiddetta ‘vertical farm'”. “E non vanno dimenticati – ha chiosato – i 20 milioni stanziati per le foreste di pianura”.

 

SOSTEGNO AL COMPARTO CASEARIO – “All’interno della politica di sostegno alle filiere e ai comparti, anche a seguito dei disagi legati alla pandemia – ha evidenziato l’assessore Rolfi – abbiamo deliberato di recente l’avvio del bando ‘indigenti’ denominato ‘Io mangio lombardo’ che ha messo a disposizione 2,5 milioni per l’acquisto di Dop lombarde, Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Provolone, da destinare a famiglie in difficoltà economica e così sostenendo il comparto della caseificazione”.

 

AGRICOLTURA DI MONTAGNA – Attenzione particolare, quindi, da parte di Regione Lombardia all’agricoltura di montagna, quella ‘eroica’, con l’avvio della strategia Arest (Accordo di rilancio economico sociale e territoriale). “In questo strumento di valorizzazione territoriale – ha chiarito l’assessore – abbiamo emesso una manifestazione di interesse stimolando progetti per 75 milioni totali riguardanti caseifici, agrumeti, bosco-legno e altre filiere economiche dei territori di montagna”.

 

LA FAUNA SELVATICA – “Il problema del contenimento della fauna selvatica va affrontato seriamente – ha rimarcato Rolfi – e senza preclusioni ideologiche. Come Lombardia stiamo gestendo questa partita con tutti i mezzi a disposizione e anche innovando. Registriamo infatti una crescita costante degli abbattimenti dei cinghiali superando i 10.000 capi abbattuti nella nostra regione”. “Una delle prime delibere del 2022 – ha annunciato – sarà relativa alla possibilità, per gli agricoltori danneggiati, non solo di intervenire direttamente ma anche di delegare a tal fine i cacciatori che fanno controllo”.

 

I DATI PROVINCIALI – Nel 2021, si registrano 1,780 capi abbattuti a Bergamo, 1.574 a Brescia, 2.842 a Como, 280 a Cremona, 335 a Lecco, 19 a Lodi, 101 a Milano, 1.278 a Pavia, 477 a Sondrio e 1.375 a Varese. Per un totale di 10.061 in Lombardia.

 

LA PAC 2023-2027 – “Un capitolo importante è rappresentato quindi dalla Pac 2023-2027 – ha detto l’assessore Rolfi – con bandi all’insegna della sostenibilità ambientale imposta dalla Ue”. “Regione Lombardia – ha denunciato – perderà, alla luce delle decisioni Ue, circa 150 milioni, con danni maggiori all’agricoltura intensiva”. “A questa situazione ci siamo opposti e contro questa continueremo a batterci – ha aggiunto – ottenendo già misure per il settore del riso e per la zootecnia. Ci siamo attivati per aumentare le risorse per i giovani, al fine di garantire il ricambio generazionale in agricoltura”.

 

PAC REGIONALE – “Abbiamo vinto la battaglia sul mantenimento della autorità di gestione della Pac a livello regionale – ha continuato Rolfi – per il cosiddetto secondo pilastro. È inoltre una nostra priorità concludere la trattativa per la Pac e incrementare le risorse per la Lombardia dicendo addio alla spesa storica che premiava il Centro-Sud e penalizzava la Lombardia”.

 

COSTI ENERGETICI – “Bene – ha affermato Rolfi – il tavolo di ieri a Torbole Casaglia del mondo industriale con il collega assessore Guido Guidesi. Chiediamo anche il coinvolgimento del mondo agricolo che rischia molto per l’aumento dei costi delle bollette”.

 

CONSORZI DI DIFESA – “In sede europea – ha annunciato l’assessore Rolfi – solleveremo il tema degli arretrati, anche del 2017, non corrisposti ai Consorzi di difesa, la cui tenuta è fortemente a rischio, per i mancati pagamenti da parte di Agea”.

 

BRESCIA E BERGAMO CAPITALI DELLA CULTURA E CIBO – “Da gennaio – ha concluso l’assessore Rolfi – è mia intenzione attivare un Tavolo con le città di Bergamo e Brescia, capitali italiane della cultura 2023, affinché l’agricoltura e il cibo, con le loro innegabili dimensioni attrattive, turistiche e culturali, entrino a pieno diritto e titolo nei programmi degli appuntamenti che si svolgeranno durante tutto il 2023”.




Riso, Rolfi: No ai tagli previsti dalla Pac. Rinnovare dazi e compensare con misure specifiche

L’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi, è intervenuto in merito ai tagli per la risicoltura previsti dalla prossima Pac.

“La drastica riduzione del 47% dei contributi destinati alla risicoltura – ha spiegato – avrà forti ripercussioni per il settore. A complicare il quadro anche la nuova convergenza dei titoli a livello nazionale entro il 2026 e la scomparsa del greening nei pagamenti di base. Il riso in questi anni ha subito anche la concorrenza sleale del prodotto del sud est asiatico. Per questo torneremo a chiedere a gran voce di rinnovare i dazi a livello comunitario”.

 

CONFRONTO COL MINISTERO  – “Durante il confronto con il ministero – ha proseguito Rolfi – la Regione Lombardia ha proposto, insieme al Piemonte, un ecoschema legato al riso e chiesto anche un aumento dell’accoppiato riso. Nella proposta presentata dal ministro è previsto un aumento dello stanziamento sul sostegno accoppiato che accoglie in parte le nostre richieste per recuperare in parte le risorse perse. Serve un’attenzione particolare in un periodo in cui aumentano i consumi e c’è una forte richiesta di riso italiano nel mondo”.

 

MISURE DI FINANZIAMENTO – “Il nostro impegno continua nel difendere questa proposta. Nella prossima programmazione – ha proseguito Rolfi – intendiamo inserire misure di finanziamento specifiche per il riso a livello regionale con l’obiettivo di compensare le risorse perse attraverso l’incremento dell’accoppiato. È paradossale vedere come il riso italiano venga continuamente massacrato dall’Europa mentre su alcune varietà asiatiche continuino a rimanere attive le facilitazioni del dazio zero. La risicoltura – ha concluso Rolfi – è sinonimo di biodiversità e di salvaguardia ambientale e i prodotti italiani garantiscono una sicurezza alimentare senza pari al mondo”.

 

I NUMERI LOMBARDI – Di seguito gli ettari coltivati a riso nelle province.

Totale Lombardia 94.000 ettari;

Pavia 78.248 (83% della Lombardia);

Milano 12.847 (13,6% della Lombardia);

Lodi 2.086 (2,2% della Lombardia);

Mantova 1.127 (1,2% della Lombardia).




Lombardia, Regione riconosce 6 nuovi prodotti agroalimentari tradizionali

Arancia amara del Garda’, ‘Cappero del Garda’, ‘Cedro del Garda’, ‘Limone del Garda’, ‘Casoncello di Pontoglio’ (provincia di Brescia) e il ‘Toc’ (provincia di Como). Sono i nuovi ‘prodotti agroalimentari tradizionali’ riconosciuti dalla Regione Lombardia.

 

La lista aggiornata dei Pat lombardi comprende 268 prodotti, raggruppati in 11 diverse categorie. Metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono consolidate nel tempo da almeno 25 anni e praticate in modo omogeneo e secondo regole tradizionali.

 

“La Lombardia ha un patrimonio agroalimentare indescrivibile. I prodotti agricoli e gastronomici rappresentano il nostro territorio, le nostre tradizioni – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi -. Possono essere un volano economico straordinario anche sotto il profilo turistico se accompagnati da una adeguata narrazione e dalla giusta valorizzazione commerciale”.

 

“Comuni e operatori – ha aggiunto l’assessore – ci hanno chiesto di far conoscere di più questi prodotti. Abbiamo introdotto per i produttori la facoltà di specificare nell’etichettatura l’appartenenza all’elenco dei prodotti tradizionali riconosciuti dalla Regione Lombardia”.

 

Il riconoscimento dei prodotti agroalimentari tradizionali ha un ruolo fondamentale nell’affermazione delle identità delle comunità rurali. L’inserimento nell’elenco salvaguarda la tradizione dei processi produttivi, preserva una sapienza spesso secolare e consente di produrre specialità difficilmente replicabili altrove. Mantenendo il legame con il territorio e con le comunità locali che, nei secoli, le hanno generate.

 

“Questi prodotti – ha spiegato l’assessore regionale – sono alla base di filiere locali di altissima qualità. Regione sta creando le condizioni affinché ci sia sbocco anche nella grande distribuzione organizzata. Solo creando economia si può fare in modo che non rappresentino solo i simboli del territorio ma diventino realmente valore aggiunto”.

 

“In epoca post Covid i turisti si sposteranno sempre di più alla ricerca di esperienze sensoriali – ha sottolineato Rolfi -. La Lombardia è la prima regione agricola d’Italia, ma non ancora è ai primi posti nazionali come meta di turismo enogastronomico. Abbiamo dunque davanti opportunità straordinarie che dobbiamo cogliere, cambiando anche la percezione del nostro territorio”.

 

“L’agrumicoltura sul Garda, per esempio è documentata già dal XV secolo; i casoncelli di Pontoglio sono fatti a mano uno a uno e sono realizzati con materie prime della zona; il Toc è una polenta preparata con burro genuino e formaggio d’Alpe. Tutte caratteristiche – ha concluso Rolfi –  che devono essere raccontate all’esterno valorizzando la storia, i metodi di coltivazione o di preparazione di vere e proprie eccellenze locali”.




Vino, Rolfi: Da Ue tentativo di colpire comparto. Associare vino a cancro significa generare paure senza motivazioni scientifiche

In merito alla relazione dell’Europarlamento sul piano anticancro della Ue è intervenuto l’assessore regionale all’Agricoltura Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi.

 

“L’Unione europea – ha detto l’assessore – sta provando a dare una mazzata al comparto vitivinicolo del nostro territorio proprio nel momento in cui il settore sta ripartendo, anche grazie a turismo e ristorazione. I vini lombardi hanno visto crescere le esportazioni del 12 per cento nei primi sei mesi del 2021 e hanno bisogno del sostegno delle istituzioni”.

 

“Associare il consumo di un prodotto simbolo del territorio al cancro – ha aggiunto Rolfi – significa creare danni a un comparto che ha fatto passi da gigante in termini di sostenibilità ambientale e di qualità delle produzioni. Anche senza dati scientifici si ingenerano paure nella popolazione e quindi nei consumatori”.

 

“La campagna denigratoria dell’Unione Europea contro il vino – ha proseguito – e questa è solo l’ennesima trovata, ha una evidente finalità commerciale e cerca di colpire un prodotto simbolo dell’Italia e della dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco come elisir di lunga vita”.

 

“Si cerca di fare un favore a bevande alternative, a vini dealcolizzati – ha concluso Rolfi – e altri prodotti del nord Europa o di multinazionali che trovano sempre sponda nelle istituzioni europee. Contro questa assurdità serve opporsi in tutti i modi anche a livello scientifico, ricordando la differenza fondamentale tra consumo e abuso di alcolici”.