Olanda ‘straccia’ Italia su export agricoltura e agroalimentare. Ismea: paese di multinazionali che producono poco, comprano a poco e rivendono a tanto

Made in Italy agroalimentare? L’Olanda ci straccia, quanto meno nell’export. Grande poco più della Sicilia con i suoi 30mila km2, il Paese di Timmermans e di Frits Bolkestein, supera di gran lunga il Paese del mare, del sole e dei monti sulle esportazioni dei prodotti agroalimentari, pesca, silvicoltura e agricoltura. Come? comprano a poco, trasformano e rivendono a tanto. In Olanda, non è un caso, è uno dei paesi con il maggior numero di multinazionali.

L’Italia, secondo l’Osservatorio dei mercati esteri Ice, ha esportato in Olanda Prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura per un valore di 373,85 mln di euro nel 2019, di 395,96 mln di euro nel 2020 e di 478 mln di euro nel 2021.

Ma ha importato a sua volta dall’Olanda Prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura per un valore di 1.041,73 mln di euro nel 2019, 991,4 mln nel 2020 e di 1.188,92 mln nel 2021.

Il bilancio va ancora peggio per i Prodotti alimentari. L’Italia ha esportato per 982,01 mln di euro nel 2019 contro un import dai Paesi Bassi per 2.282,44 mln di euro; ha esportato prodotti alimentari per un valore di 1.003,42 mln di euro nel 2020 a fronte di un import di 2.116,46 mln. E nel 2021 il BelPaese ha esportato nei Paesi Bassi prodotti alimentari per 1.202,28 mln di euro contro un import di prodotti alimentari per 2.400,84 mln di euro.

I Paesi Bassi stracciano l’Italia dell’agroalimentare. Nel 2021, secondo l’istituto di statistica olandese, l’interscambio di beni tra i due Paesi è stato pari a 40,22 miliardi di euro, di cui 14,7 miliardi di importazioni nei Paesi Bassi dall’Italia (+26,8%rispetto al 2020) e 25,5 miliardi di esportazioni verso il nostro Paese (+32,4%), con un aumento dell’interscambio complessivo del 30,2% rispetto al 2020.

“Bisogna tener conto del fatto – spiega ad AGRICOLAE Fabio Del Bravo, Ismea, – che nei Paesi Bassi hanno sede numerose multinazionali che importano materia prima e reimmettono sul mercato prodotti agroalimentari, trasformati e non trasformati”. Del Bravo spiega che dipende anche da una maggiore organizzazione che si traduce in valore aggiunto del prodotto (logistica, commercializzazione, pubblicità, confezionamento e in alcuni casi trasformazione). “I numeri non mentono: loro esportano circa l’80% della produzione agricola e il 60% dei prodotti trasformati: le nostre quote sono rispettivamente del 12 e del 27 per cento”.

“Sono una piattaforma commerciale che rappresenta un vero e proprio Hub agricolo dove arrivano i prodotti a basso costo e vengono rivenduti a prezzi più alti”, prosegue. “Una questione che in passato aveva riguardato anche il Pecorino Romano. Usavano una triangolazione per cui veniva acquistato per essere rivenduto agli Stati Uniti. Ora in questo senso l’Italia è riuscita a prendere il pallino in mano”.

Esempio è l’uva da tavola, che resta un segmento dall’alto potenziale.

Erano dati del 2013, quando secondo il dato Eurostat aggiornato a novembre 2012, i Paesi Bassi immettevano sul mercato estero prodotti dell’agroalimentare per un valore di 31,6 miliardi di euro. Stando ai nuovi dati dell’Osservatorio economico, le cose non sembrano affatto migliorare.

https://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=81#

 

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COVID, CONTE: DAL 3 MAGGIO LE COSE CAMBIANO. PER ORA APRONO SILVICOLTURA, FORESTE, LIBRERIE, CARTOLERIE E NEGOZI NEONATI

“Ci sono evidenti rassicurazioni che i provvedimenti fin qui presi stanno dando i loro frutti e l’Italia sta dando un esempio agli altri Paesi. Ma proprio per questo non possiamo vanificare quanto fatto finora per ripartire da capo con un aumento del numero dei decessi e delle vittime. Per questo dobbiamo mantenere alta la soglia di attenzione”. Così il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa da Palazzo Chigi. “L’auspicio è che dopo il 3 maggio si possa ripartire con cautela ma dipenderà dal nostro comportamento, rispettando le regole e continuando a mantenere le distanze sociali”, prosegue.

“Il nuovo DPCM che ho appena firmato vale anche per le attività produttiva. Continuiamo a mettere al primo posto la salute ma teniamo in considerazione anche il tessuto socio economico del Paese per far ripartire il motore economico dell’Italia a pieno regime. E se prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, provvederemo immediatamente alla riapertura”.

“Dal 14 aprile riapriamo cartolerie, librerie, negozi per neonati. Anche qualche altra attività come la silvicoltura, e le attività forestali”, aggiunge il premier confermando quanto anticipato da AGRICOLAE.

La fase due è già partita per far ripartire attraverso un programma organico ed articolato il paese che poggia su due pilastri: l’istituzione di un gruppo di lavoro di esperti e il procollo di disposizioni di sicurezza”, continua ancora Conte.

Il gruppo di esperti conta la presenza di Vittorio Colao, il professor Giovannini, Mazzuccato, Moretti e altri.

“Il protocollo parte dal documento firmato già a marzo con le parti sociali ma sarà integrato”, prosegue ancora. “Chiedo a tutte le imprese di attrezzarsi già da ora per una corretta applicazione del rispetto delle distanze in virtù del norme di sicurezza già contenute in quel documento”.

Poi Conte parla di Europa.

“L’Europa sta vivendo un momento tra i più difficili e si prevedono 1500 miliardi necessari. Questi 5oo sono un primo passo che l’Italia giudica ancora insufficiente. Su questa base occorre lavorare per costruire qualche cosa di più ambizioso. Occorre un fondo finanziato con una vera e propria condivisione finanziaria di tutti gli stati con gli Eurobond. Il fondo deve essere anche disponibile subito perché se arriveremo tardi sarà insufficiente perché il tessuto economico sarà troppo depresso”.

“Inoltre si prevede anche il modello assicurativo europeo che mette in gioco la somma di cento miliardi e il potenziamento della Banca europea di investimento, che garantisce 200 miliardi. Ma il vero strumento è l’Eurobond”, insiste il premier Conte.

Poi un attacco a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni in merito al Mes: “questo governo non lavora nelle tenebre ma alla luce del sole e non ha firmato nulla; si sta lavorando a una linea di credito collegata al Mes ma totalmente diverso da quello precedentemente previsto; e infine l’Italia non ha mai firmato per il Mes perché lo reputa uno strumento assolutamente inadeguato per questa emergenza”.

Io non firmerò fino a quando non avrò un ventaglio di strumenti adeguato alla sfida che stiamo vivendo. La nostra tenacia, con la forza della ragione, riusciremo a convicere l’Europa”.

Era già stato scritto:

DPCM, ECCO I NUOVI CODICI ATECO AMMESSI: SILVICOLTURA, AREE FORESTALI, INDUSTRIA DEL LEGNO E MACCHINE NECESSARIE

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Entrano nuovi codici Ateco nella lista di quelli per cui è previsto il proseguimento delle attività anche in stato emregenziale. Da quanto apprende AGRICOLAE entrerà la silvicoltura, l’industria del legno e la fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura. Qui di seguito i codici ammessi per il nuovo DPCM deputato a dare il via a piccole riaperture: 2 – silvicoltura ed utilizzo aree forestali; 16 – industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio; 28.3 – fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura; 46.75.01 – commercio all’ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l’agricoltura; 81.3 – cura e manutenzione del paesaggio, con esclusione delle attività di realizzazione Niente ancora per il florovivaismo, per il quale però resta in vigore la Faq sul sito di Palazzo Chigi.

Il problema è che sul territorio non viene sempre riconosciuta da Comuni, Prefetture, Guardia di Finanza che vogliono un decreto che faccia fede e non si accontentano di una faq o di un post. C’è una situazione a macchia di leopardo.




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