CARABINIERE AGGREDITO, COLDIRETTI, IN TRENTINO ALMENO 82 ORSI

In Trentino ci sono almeno 82 orsi, ma in circolazione ci sono pure 13 branchi di lupi o ibridi, con intrusioni nelle aziende e uccisioni di animali da allevamento ma anche paura per l’incolumità delle persone. E quanto emerge da una analisi Coldiretti in occasione della nuova aggressione di un orso ad un carabiniere, sulla base dell’ultimo rapporto grandi carnivori della Provincia di Trento.

Sul territorio trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus.

Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti – peraltro i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti.

Sono necessarie misure di contenimento – evidenzia Coldiretti – per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – conclude Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città.




GRAPPA DEL TRENTINO: BRUNO PILZER PRESIDENTE DELL’ISITITUTO DI TUTELA

Una nomina all’unanimità quella che ha eletto Bruno Pilzer alla presidenza dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino, tra i decani del settore e già vicepresidente dei precedenti Consigli dell’Istituto.  Classe 1959, trentino doc, enologo, sposato, con due figli. Originario di Faver in Val di Cembra dove collabora nella distilleria di famiglia fondata nel 1957, Pilzer rappresenta una delle tradizioni distillatorie tra le più storiche del Trentino e d’Italia. Da tanti anni lavora con la Fondazione Edmundo Mach di San Michele all’Adige per diversi anni come analista, poi nella gestione della distilleria della Fondazione e recentemente anche come docente nel corso di Alta Formazione. Tra le attività anche quella di giudice per 9 volte in concorsi internazionali.

 «Un incarico che mi onora e al contempo mi investe di una grande responsabilità nel rappresentare non solo uno dei marchi del settore più conosciuti in Italia e nel mondo, ma soprattutto i tanti colleghi con i quali spero di poter condividere gli obiettivi di questo mandato – spiega il neo presidente Pilzer – devo ringraziare il presidente uscente, Mirko Scarabello con il quale in questi tre anni abbiamo intrapreso un nuovo percorso di promozione e di valorizzazione della grappa del Trentino, non sarà facile rimanere alla sua altezza».

Alla vicepresidenza ci sarà il giovane Alessandro Marzadro, alla terza generazione della distilleria omonima. Territorio, tutela, qualità, sono solo alcune delle parole chiave che il nuovo presidente dell’Istituto utilizza per parlare del prossimo futuro dell’Istituto. «Abbiamo un prodotto che rappresenta un fiore all’occhiello nel panorama internazionale dei distillati – spiega il neo presidente – da qui dobbiamo ripartire per raccontare la storia centenaria che ci ha portato a dove siamo oggi».

«Il nostro obiettivo è quello di guardare sempre al futuro, senza perdere la tradizione, ma con grande attenzione all’ innovazione. Vogliamo allo stesso tempo dialogare con il consumatore di oggi e di domani – continua Bruno Pilzer – per farlo avremo sicuramente bisogno di puntare su un concetto di promozione più dinamico e con un contatto diretto con l’appassionato». A questo proposito risulta importante il lavoro svolto in questi anni dal “sistema Trentino”, grazie anche all’attività di Trentino Marketing, volto a valorizzare soprattutto la promozione integrata del territorio, passando proprio dai prodotti di eccellenza come la grappa. «L’idea è quella di diventare un modello di “grappa turismo”, così come da sempre esiste nel vino – continua Pilzer – il tutto sfruttando da un lato il know how di tante distillerie che già da anni lo stanno facendo, con l’obiettivo di creare un percorso emozionale alla scoperta della grappa trentina che a differenza di altri distillati internazionali può contare su storie di persone e di territori tutte diverse tra di loro». La formazione, l’altro aspetto fondamentale per il miglioramento continuo della qualità. «Partiamo da una base ottima che è rappresentata dalla Fondazione Mach che dobbiamo ringraziare perché in questi anni, un, ha cambiato l’approccio didattico anche nei confronti della grappa e dei distillati – ancora il presidente dell’Istituto – per poi avere un confronto continuo tra noi soci distillatori al fine di garantire agli appassionati del nostro prodotto quella continuità e quella eccellenza che da sempre ci ha permesso di fare la differenza». Eventi: puntare sul contatto diretto con il consumatore. «Sia i consumatori, tanti, che arrivano in distilleria con i quali dovremo avere un modo univoco per comunicare la qualità del nostro prodotto, sia quelli che incontreremo in eventi mirati che andremo a fare», chiude Bruno Pilzer.

Oltre al presidente Bruno Pilzer e al Vicepresidente Alessandro Marzadro, compongono il CdA dell’Istituto gli altri consiglieri Rudy Zeni (Distilleria Zeni), Bernardino Poli (Casimiro), Carlo Pezzi (Pezzi), Giuliano Pisoni (Distilleria Pisoni), Luigi Cappelletti (Cappelletti Nova Salus), Fabio Andreis (Distillerie Trentine), Franco Bertagnolli (Bertagnolli). 

L’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è stato fondato nel 1960 con l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 25 soci dei quali 22 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina ed ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa”. Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl) vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 130 mila quintali di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.




COVID-19, DORFMANN: ERRORE DEL BELGIO SU TRENTO, COLPA AGENZIA UE

L’errore fatto dal Belgio poteva essere commesso anche da altri stati europei. Negli ultimi giorni, le autorità belghe hanno inserito e poi rapidamente tolto il Trentino dalle zone arancioni, considerate rischiose per quanto riguarda il contagio di Covid-19. Ma l’errore non è del governo belga, perché questo, per definire le sue direttive, fa affidamento ai dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che si trova a Stoccolma.

“L’agenzia europea elencava il Trentino tra le regioni con almeno sessanta nuove infezioni su centomila abitanti nelle ultime due settimane. È evidentemente un dato sbagliato, perché presuppone che in Trentino ci siano almeno trecento nuove infezioni. – spiega l’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann – È del tutto comprensibile che il Belgio faccia riferimento alle informazioni di un’agenzia europea. È però semplicemente inaccettabile che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie commetta un errore così macroscopico, che rischiava di costare caro a tutta la nostra Regione, in termini economici e turistici”.

“Per questo ieri sono intervenuto immediatamente presso la direttrice dell’agenzia europea, che in seguito ha prontamente modificato i suoi dati e tolto il Trentino dalle zone a rischio. – continua Dorfmann – È stato così risolto il problema di fondo. Se il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non avesse corretto le sue tabelle, altri stati avrebbero potuto riprendere l’informazione errata. Resta il fatto che episodi di questo tipo minano la credibilità delle istituzioni e della comunità scientifica. Un’agenzia dell’Unione europea responsabile per la lotta alle epidemie dovrebbe lavorare in maniera un po’ più seria, più professionale, soprattutto in questo periodo”.

Per Dorfmann non finisce qui: “Porterò l’episodio all’attenzione della Commissaria europea alla salute, Stella Kyriakides, che è responsabile per il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. L’Europa merita di più”.




EUROPA, CONFAGRICOLTURA: IGP “MELE DEL TRENTINO” RICONOSCE L’IMPEGNO DI UN DISTRETTO PRODUTTIVO DI ASSOLUTA ECCELLENZA

“Il marchio IGP ‘Mele del Trentino’ è un attestato all’impegno ed alla reputazione di tanti melicoltori di un distretto produttivo di eccellenza, che è conosciuto ed apprezzato anche all’estero, assolutamente competitivo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, commentando positivamente il riconoscimento di Bruxelles dell’Indicazione Geografica Protetta “Mele del Trentino”.

L’Italia – ha sottolineato Giansanti – ha una melicoltura di alta qualità riconosciuta dalle molteplici DOP e IGP riconosciute a Mela Alto Adige o Sudtiroler Apfel, Mela di Valtellina, Mela Val di Non, Mela Rossa Cuneo, Melannurca Campana ed ora, finalmente, anche Mele del Trentino. In particolare il solo Trentino (con attivi i consorzi Melinda e La Trentina) garantisce il 20% della produzione nazionale di mele, con oltre 440 mila tonnellate di prodotto.

“Abbiamo la garanzia di un territorio unico al mondo per la produzione delle mele – ha proseguito il presidente di Confagricoltura del Trentino Diego Coller -. La nuova IGP è un riconoscimento importante per promuovere il prodotto ma anche il territorio. Porta ulteriore lustro al Trentino, a tutela dell’autenticità di un nostro pregiato e conosciuto prodotto”.




MELE DEL TRENTINO NUOVA IGP ITALIANA, BELLANOVA: IMPORTANTE RICONOSCIMENTO NON POSSIAMO CHE ESSERNE ORGOGLIOSI

“Le mele del trentino ottengono la certificazione IGP e diventano la specialità Food ad Indicazione Geografica numero 303 per il nostro Paese. Un importante riconoscimento per un’altra delle tante eccellenze made in Italy”. Così la Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova commenta il via libera definitiva alla registrazione dell’Igp ‘Mele del Trentino’ nel registro europeo delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette (Dop e Igp) e delle Specialità tradizionali garantite (Stg) contro imitazioni e falsi.
“L’Italia conferma ancora una volta la sua leadership europea nei prodotti di qualità certificata, a riprova della forza competitiva del made in Italy nel mondo.  Con un trend di crescita ininterrotto nel corso degli ultimi dieci anni, le Dop e Igp rappresentano un traino rilevante dell’agroalimentare italiano, su cui incidono per il 20%, superando i 16.2 miliardi di euro di valore alla produzione, come ha recentemente rilevato il Rapporto 2019 Ismea – Qualivita” , ha sottolineato la Ministra.
“L’esperienza italiana legata alle Dop e Igp rappresenta un patrimonio molto ricco non solo dal punto di vista economico ma anche territoriale e culturale, volano per lo sviluppo dell’economia locale e territoriale. Bisogna sempre tenere a mente come un prodotto locale, un’eccellenza o una tipicità enogastronomica del nostro territorio, è una risorsa su cui può e deve contare il nostro Paese.  Un prodotto Dop, Igp, Stg più di ogni altro riesce a rappresentare all’estero, anche a migliaia di chilometri da dove è nato, la nostra identità, le radici della nostra cultura, le nostre più profonde tradizioni. La capacità di legare tradizione e innovazione”, conclude la Ministra.




MANODOPERA AGRICOLA, ASSESSORI VENETO, TRENTINO, FVG, LOMBARDIA, LIGURIA, ABRUZZO E BASILICATA SCRIVONO AL MINISTRO. SANATORIA IMMIGRATI NON È SOLUZIONE, SENZA VOUCHER. LA LETTERA

L’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan, ha deciso di scrivere una lettera ai ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, e del lavoro, Nunzia Catalfo, per chiedere interventi urgenti del Governo legati alla carenza di manodopera agricola. La lettera è a firma congiunta anche degli assessori di Trentino, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Abruzzo e Basilicata.

 

“Il ministro Bellanova continua ad affermare l’idea di regolarizzare circa 600 mila stranieri per lavorare in agricoltura. Una proposta che non risponde alle esigenze di stagionalità del mondo agricolo e che finirà per aumentare l’area grigia e illegale del caporalato”.

 

L’assessore della Regione Veneto sottolinea, infatti, la necessità di dare la possibilità di integrare i loro sussidi a cassaintegrati, disoccupati, studenti e pensionati, che hanno voglia di impegnarsi lavorando nei campi.

 

“L’emergenza Covid-19 può, anche in questo settore, percorrere nuovi canali ed inserire strumenti normativi e di supporto al reddito delle famiglie e dei soggetti presenti sul nostro territorio – spiega Pan -. Per fare questo servono i voucher: uno strumento semplificato e tracciabile per pagare nella legalità prestazioni occasionali, ma non sporadiche. Senza i voucher le imprese non assumeranno né i percettori di reddito di cittadinanza (ammesso che chi già riceve un sussidio statale senza far nulla intenda faticare nei campi per ‘arrotondare’ l’assegno), né eventuali lavoratori stranieri con permesso di soggiorno, che finiranno per continuare ad alimentare il lavoro nero”.

 

“Chiediamo, infine, quali azioni abbia messo in atto il Ministro Bellanova per sensibilizzare i cittadini italiani sul tema e se vi siano novità rispetto al tema “corridoi verdi”, voucher e alle trattative in corso con gli altri Stati e se vi saranno a livello nazionale interventi e risorse disponibili per l’agricoltura rispetto alle misure richieste congiuntamente dalla Cpa attraverso un documento a Lei inviato nelle scorse settimane – conclude l’assessore veneto all’agricoltura -”.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la lettera:

678-2020_07.05 nota a ministri a firma congiunta assessori agricoltura




CORONAVIRUS. SCHENK ITALIAN WINERIES DONA 45 MILA EURO PER L’EMERGENZA SANITARIA DI TRENTO, BOLZANO E TREVISO

L’amico si riconosce nel momento del bisogno ed è con questo spirito di sostegno e vicinanza a chi lotta ogni giorno negli ospedali per combattere l’epidemia Covid-19, che Schenk italian Wineries ha deciso di devolvere 45 mila euro per l’acquisto di materiale sanitario a supporto dello straordinario lavoro che stanno facendo medici, infermieri e tutti gli operatori degli ospedali di Trento, Bolzano e Treviso. Non vogliamo far mancare il nostro aiuto al territorio in cui viviamo e lavoriamo e vogliamo dare il nostro contributo alla lotta per fermare questa epidemia. Insieme si può”.

Con queste parole Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk Italian Wineries, comunica la decisione dell’azienda di aderire all’iniziativa #sosteniamounospedale attraverso la donazione di 45 mila euro a supporto dell’acquisto di dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari, nonché attrezzature medicali per potenziare le terapie intensive degli ospedali di Trento, Bolzano e Treviso, a cui andranno 15 mila ciascuno.  

 

Una donazione che si rivolge nello specifico ai territori del Trentino Alto Adige, dove Schenk Italia Wineries ha la propria sede, e del Veneto dove a Vidor il gruppo è presente con l’azienda Bacio della Luna.

 

Come operatori del settore vitivinicolo conosciamo bene lo sforzo che serve oggi per mantenere attiva la produzione e assicurare al contempo la massima tutela ai nostri lavoratoriconclude Simoni. Per questo non vogliamo far mancare il nostro aiuto a chi necessita velocemente di apparecchiature e strumenti per svolgere al meglio il proprio ruolo di custode della salute pubblica”. 




CIMICE ASIATICA, REGIONI DEL NORD CHIEDONO INCONTRO CON BELLANOVA E COSTA PER PIANO NAZIONALE E COINVOLGIMENTO UE. IL DOCUMENTO

La regione Emilia-Romagna, la regione Lombardia, la regione Piemonte, la regione Veneto, l’Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia chiedono un incontro urgente con i ministri dell’Agricoltura Teresa Bellanova e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Per condividere la preoccupazione che desta l’emergenza relativa alla cimice asiatica e per valutare possibili soluzioni alternative a quanto già fatto dalle regioni.

Qui di seguito e AGRICOLAE pubblica il documento condiviso:

1490-2019 Cimice_asiatica_piano_straordinario_di_intervento (1)




POST TEMPESTA VAIA, AIEL E UNCEM: TURISTI HANNO VISTO LA PIU’ GRANDE CATASTROFE FORESTE ITALIANE. FARE IL PUNTO CON MIPAAFT E ENTI PREPOSTI

Sono centinaia di migliaia i turisti che in questi mesi estivi hanno scoperto e visto con i loro occhi gli effetti drammatici della tempesta Vaia. 41 mila ettari di boschi rasi al suolo, 16 milioni di alberi, 8,6 milioni di metri cubi di legno abbattuti in pochi minuti da raffiche di vento fino a 190 Km all’ora, valli alpine di quattro Regioni coinvolte, Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. “Chi è salito nelle valli, nelle località turistiche, negli alberghi e nei rifugi, percorrendo sulle strade asfaltate e i sentieri ha visto gli effetti della più grande catastrofe forestale italiana. L’aveva distrattamente guardata in tv, non ne aveva forse capito la portata… ma vedendola direttamente, sulle montagne che è abituato a frequentare per svago, sport e relax, il turista ha scoperto quanto sia grave e quanto sia necessario intervenire sull’intero sistema, senza perdere tempo”, affermano Domenico Brugnoni, presidente Aiel, Associazione italiana Energie agroforestali, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Aiel e Uncem, insieme sono impegnate su numerosi fronti istituzionali e operativi lungo la filiera forestale. Il post-emergenza Vaia è uno di questi, in stretto accordo con le Università e i soggetti istituzionali che se ne stanno occupando. “In diverse occasioni di convegni ed eventi dedicati al ripristino di quei boschi abbiamo evidenziato come la tempesta Vaia sia un effetto dei cambiamenti climatici in atto- puntualizzano Bussone e Brugnoni – Non è un evento isolato, potrà ripetersi, e dobbiamo farci trovare preparati. Questo va spiegato a tutto il Paese, non solo agli addetti ai lavori”. anche in questo caldo agosto per la politica italiana. “Il primo – sottolineano congiuntamente i vertici di Uncem e Aiel – è proprio legato al ruolo delle Istituzioni. Nel post tempesta Vaia hanno agito non sempre dialogando e confrontandosi attorno alle soluzioni. Lo scolitide dell’Abete Rosso, principale insetto che minaccia il legname schiantato, oggi rischia di compromettere anche le foreste dei territori colpiti rimaste in piedi. Per questo proponiamo che in sede di Ministero per le Politiche agricole e forestali debba essere convocato urgentemente un tavolo con Regioni, Enti locali, rappresentanti di imprese , Associazioni e Università per fare il punto su cosa si sta facendo e cosa va fatto”.

Secondo fronte quello della comunicazione. “Serve una campagna informativa attorno al settore forestale fatta dalla tv pubblica e da tutti i media – proseguono Brugnoni e Bussone – I turisti arrivati in questi giorni nelle Valli sanno pochissimo o niente di quanto successo e quanto si sta facendo per gestire quella porzione di patrimonio forestale danneggiato ma non inutile. E’ anche molto importante far comprendere che questo grave evento non deve togliere attenzione al tema più generale della gestione attiva dell’intero nostro patrimonio forestale costituito da 11 milioni di ettari di boschi, più di un terzo di tutta l superficie del nostro paese, che vanno governati e non abbandonati. Solo così potranno essere valorizzati i beni che ci fornisce il bosco i servizi ecosistemici e lo sviluppo locale.   Il recente RAF Rapporto Annuale sulle Foreste coordinato dalla Direzione Foreste del Ministero dell’Agricoltura è un esempio positivo che va esteso nel tempo e nei contenuti e può essere una base utile per trasferire al grande pubblico informazioni e approfondimenti.

Ultimo ambito urgente di azione, quello legato all’attuazione del Testo Unico forestale. “Vaia ci insegna – aggiungono Brugnoni e Bussone – che un bosco gestito, è più resiliente ma serve anche un Piano per la gestione degli eventi estremi e un adeguamento della pianificazione forestale per affrontare nel lungo periodo situazioni analoghe.   Come Uncem e Aiel ci impegniamo a dare il nostro contributo  nei tavoli tecnici a supporto della predisposizione dei decreti attuativi della nuova legge forestale nazionale, in particolare sulla Strategia forestale. Ringraziamo il team che sta lavorando su questi temi. Faremo la nostra parte, dobbiamo lavorare celermente e senza lasciare nulla al caso. Il sistema forestale italiano ha bisogno di gestione, comunicazione, strategie chiare, condivise, conosciute dagli Italiani”.




I VINI DELL’ALTO ADIGE IN TOUR: 6-7-8 OTTOBRE A ROMA, FIRENZE E MILANO

Un allestimento emozionale, capace di ricreare le zone vitivinicole altoatesine, sarà protagonista di un banco di assaggio itinerante che toccherà tre città italiane proponendo una selezione di 50 vini del territorio.

Vivere l’Alto Adige e scoprire la sua ricca offerta vitivinicola senza spostarsi dalla propria città: è questo l’obiettivo del road show ideato dal Consorzio Vini Alto Adige, che in autunno porterà un’ampia gamma di etichette del territorio in tour per l’Italia. Sono tre le tappe previste: si comincia da Roma sabato 6 ottobre, per proseguire a Firenze domenica 7 e concludere a Milano lunedì 8.

Il banco di assaggio itinerante proporrà un allestimento emozionale da percorrere con il calice in mano, per scoprire il territorio e le sue zone di produzione attraverso i vini più rappresentativi. Cinquanta le etichette in degustazione, alle quali spetterà il compito di tratteggiare le caratteristiche degli areali e descrivere la tradizione enologica di un territorio che in soli 5.400 ettari vitati ospita venti diversi vitigni.

Il banco di assaggio, aperto al pubblico dalle 16.30 alle 20.30 previo acquisto di un ticket di ingresso, aprirà dalle 15.30 alle 16.30 solo per gli operatori di settore. Questi, così come le principali associazioni di sommellerie, potranno entrare gratuitamente per tutta la durata dell’evento pre-accreditandosi su: http://bit.ly/AltoAdigeInTour




GRAPPA DEL TRENTINO: LA FORMAZIONE SUI BANCHI DELLA FONDAZIONE MACH

 distillatori Trentini sono ritornati sui banchi di scuola della Fondazione Mach di San Michele all’Adige per un corso di aggiornamento professionale su tutte le problematiche della distillazione. Il corso, promosso dall’Istituto di Tutela Grappa del Trentino in collaborazione con la Fondazione Edmundo Mach di San Michele all’Adige, prevede una serie di incontri bisettimanali con l’intervento di tecnici specializzati provenienti sia dal mondo accademico che professionale. Giunto già alla terza lezione il corso è stato organizzato sulla base di tematiche come la materia prima vinaccia, gli impianti di distillazione, la diluizione, refrigerazione e filtrazione, l’invecchiamento della grappa e infine “Grappa che Fare? La Grappa nel futuro”. Il corso ha visto la partecipazione di 50 addetti al settore fra titolari di distillerie e loro collaboratori. «E’ fondamentale la formazione così come il confronto fra i nostri professionisti – spiega il presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino, Beppe Bertagnolli – e l’Istituto di Tutela ha anche il compito di promuovere momenti come questi, forte anche della estrema professionalità della Fondazione Mach».

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Notevole l’interesse delle prime due lezioni tenute da esperti locali e incentrate sulla conservazione della materia prima destinata alla produzione della Grappa. Sono state esplorate le modalità di fermentazione e conservazione della vinaccia ed i sistemi di distillazione in uso nella nostra Provincia. L’utilizzo dell’acqua addolcita o demineralizzata e la loro interazione con i componenti durante la filtrazione sarà il tema del terzo incontro in programma giovedì 1 marzo. Grande attesa per il tema della quarta lezione riguardante l’invecchiamento della grappa e l’interazione con i suoi principali componenti. Il futuro della grappa sarà oggetto dell’ultimo incontro fissato per il 29 marzo.

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Il distillatore del nuovo millennio. Considerando che in Trentino la totalità delle distillerie vanta una storia di almeno 40 anni, il 50% di oltre 50 anni e il 25% ultracentenaria, i dati che spiccano sono quelli relativi al ricambio generazionale: oltre il 70 per cento delle distillerie infatti ha al suo interno un familiare sotto i 40 anni di età. L’inserimento dei giovani titolari in certi casi è già avvenuto anche sotto il profilo dirigenziale, circa il 60%. Ancora più interessante l’aspetto legato alla professionalità. Il 68% delle distillerie trentine ha al suo interno giovani specializzati nella produzione, mentre il 57 per cento ha assunto giovani negli ultimi dieci anni. Tra i ruoli maggiormente occupati dai giovani in distilleria ci sono quelli di tecnico, ma anche enologo o chimico, mentre l’80% delle imprese trentine che producono grappa ha un impiegato nel marketing sotto i 40 anni.

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L’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino  è nato nel 1960 con l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 28 soci dei quali 21 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina ed ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa”. Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 10 mila ettanidri di grappa (circa il 10% del totale nazionale) vale a dire circa 4 milioni di bottiglie equivalenti (da 70 centilitri) distillando 15 mila tonnellate di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve aromatiche (40% del totale), quella destinata all’invecchiamento (circa il 35%) e quella da vinacce miste (circa il 25% della produzione). Il fatturato medio annuo che la grappa genera in Trentino è calcolato intorno ai 15milioni di euro per l’imbottigliato e 2 milioni di euro per quanto riguarda la materia prima.




BIO VAL VENOSTA, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SU ANDAMENTO COMMERCIALE

“La campagna commerciale 2017-18 sarà ricordata come un’annata eccezionalmente anomala” – così afferma Gerhard Eberhöfer, responsabile vendite Bio Val Venosta – “I danni causati da gelo e grandine hanno segnato in maniera drammatica tutta la produzione biologica in Europa, ed anche la Val Venosta purtroppo non è passata indenne registrando cali importanti sul lato dei quantitativi”. “Per fornire un’idea più precisa, i dati aggiornati al 1° Dicembre 2017 scorso parlano di un calo del 40-45% di quantità in stock in Europa (riferito al 2016). Quindi, se in un’annata “normale” come poteva essere il 2016-17 Bio Val Venosta aveva terminato la sua campagna commerciale a Giugno, quest’anno – puntualizza Eberhöfer – le mie previsioni vedono concludere la scorte di mele entro il mese di Aprile.

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Sul lato dei prezzi non possiamo lamentarci, ma purtroppo rimane il rammarico che quest’anno la disponibilità è limitata e non ci sarà possibile accontentare tutti nostri Clienti per 12 mesi.L’assortimento varietale disponibile inizia a ridursi poiché nelle prossime 2 settimane si concluderà la commercializzazione della Gala Bio, la nostra varietà più prodotta in Valle insieme alla Golden Bio. La qualità della produzione è ottima, in particolare il colore è brillante e dal punto di vista organolettico le mele si presentano con grado zuccherino elevato, una polpa soda e con una buona tenuta.”

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Il biologico è in forte espansione, con i consumi che aumentano dal 10 al 20% annuo su tutti i mercati: in questo scenario più che ottimistico, “Bio Val Venosta si afferma tra i primi posti in Europa come produttore di mele biologiche, sia in termini quantitativi che qualitativi, e questo ci rende soddisfatti che Bio Val Venosta sia cresciuta in questi anni diventando una parte sempre più strategica di VI.P.”

“Nonostante questa annata eccezionale, – conclude Eberhofer –  siamo fiduciosi ed ottimisti perché il biologico piace ogni anno sempre di più: in Valle, i nostri areali produttivi sono cresciuti nel 2017 dell’8%, passando da 500 ettari del 2016 a 540. Si prevede un ulteriore aumento del 20% nel 2018 e si reputa che nel 2019 saranno un totale di 800 ettari di biologico in Val Venosta. Questi dati ci lasciano ben sperare per la prossima stagione in cui, almeno sulla carta, avremo più prodotto disponibile per poter soddisfare tutti in nostri Clienti per 12 mesi!”.




MELA VAL VENOSTA, FORMAZIONE NEI MELETI PER RESPONSABILI REPARTO ORTOFRUTTA

Mela Val Venosta lo sa! Il banco ortofrutta della Gdo è il biglietto da visita per fare colpo su un consumatore attento alla qualità e alla naturalità del prodotto fresco. Ed è per questo che VI.P investe su strategie di marketing innovative che puntano su una formazione di qualità del personale che giornalmente gestisce il contatto diretto con il consumatore, e che può fidelizzare nelle scelte d’acquisto.

Nelle scorse settimane, il training formativo di Mela Val Venosta riservato ai Capireparto Ortofrutta dei diversi punti vendita Coop Centro Italia si è sviluppato in 2 sessioni separate: la prima, di teoria, si è svolta “in casa” di Coop Centro Italia alla presenza di circa 70 responsabili di reparto che hanno potuto acquisire i valori d’origine che contraddistinguono Mela Val Venosta, le tecnologie all’avanguardia utilizzate nelle fasi di produzione e le regole base di handling sul punto vendita di un prodotto tanto accattivante, quanto delicato come le mela.

La seconda sessione, più dinamica e partecipativa, ha preso vita in Val Venosta, dove i responsabili ortofrutta in visita nel meleto hanno potuto apprendere dal vivo tutte le diverse tecniche della raccolta, parlando ed interagendo direttamente con il contadino che con dedizione e passione ha raccontato loro tutte le fasi del suo lavoro.

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Dopo il meleto, l’attività di formazione si è spostata all’interno della cooperativa per vedere le più importanti fasi della lavorazione: dal conferimento allo stoccaggio, dalla cernita al confezionamento fino alla preparazione in tempo reale dell’ordine richiesto dai colleghi di Coop Centro Italia poi concludendo con un pranzo tipico venostano.

“Un “marketing innovativo di alta qualità” – afferma Benjamin Laimer, referente marketing VI.P – fatto sia di teoria, ma soprattutto di una condivisione di una realtà vissuta dal vivo, a stretto contatto con il contadino. Un marketing che evoca emozioni che nascono dal contesto paesaggistico della Valle ma soprattutto dalla relazione umana che si crea con le persone che ogni giorno si dedicano con amore e passione al loro lavoro nei meleti.

Un’iniziativa che ha riscosso un’ottima partecipazione e tanto interesse, soprattutto per i valori di naturalità e qualità che VI.P è riuscita a trasmettere ai Responsabili del reparto ortofrutta, secondo noi, figure chiave  del punto vendita, a contatto giornaliero con i nostri consumatori”.




OCM VINO NECESSITA’ DI MODIFICA DEL DECRETO MARTINA INVOCATA DA FAVA MA INTANTO ECCO I PRIMI AVVISI REGIONALI

L’appello dell’assessore alla Lombardia Gianni Fava sembra essere stato raccolto da alcuni colleghi assessori che si accingerebbero a chiede un urgente tavolo di confronto con Martina per tamponare le falle di un testo del decreto che reca la sua firma e che purtroppo reca termini e contenuti che come denunciato dall’assessore Fava stanno impedendo la corretta emanazione dell’avviso regionale da parte della sua regione.

Nel frattempo sono stati pubblicati i primi avvisi regionali da parte delle regioni Puglia, Lazio, Sicilia, Campania, Sardegna e della Provincia Autonoma di Bolzano (che addirittura fissa al prossimo 20 ottobre il termine di presentazione dei programmi di propria competenza).

A questo punto la corsa per la modifica del decreto Martina (con tutte le implicazioni politiche della situazione per gli operatori del settore e che in ogni caso obbligherà gli uffici di Martina a riconfrontarsi nuovamente con la Conferenza Stato Regioni come richiesto dall’Assessore Fava con l’augurio di un risultato diverso rispetto allo scorso mese di luglio)  avrebbe già una scadenza che si può fissare al prossimo 31 dicembre visto che l’avviso nazionale (dal quale stanno discendendo gli avvisi regionali) fissa al prossimo 20 febbraio il termine entro il quale AGEA dovrà sottoscrivere i contratti con i beneficiari dei finanziamenti comunitari.

Ci si riuscirà  in questa situazione a fare in modo che le attività promozionali italiane possano partire almeno il prossimo 21 febbraio e scongiurare quindi una decorrenza del programmi posposta al 16 ottobre 2018?

Qui di seguito Agricolae riporta gli avvisi regionali:

ALTO ADIGE_ AVVISO OCM VINO_D AD 18452 04-10-2017

LAZIO_AVVISO OCM VINO_AGC_DD_G13560_05_10_2017

REGIONE CAMPANIA_DRD_19-05_10_17_OCM VINO PROMOZIONE 2018

REGIONE PUGLIA_05.10.2017_DDS_180_AVVISO OCM VINO 2018

REGIONE SARDEGNA_1_179_20171009150803_OCM VINO 2018

REGIONE SICILIA_DDG n. 2896 del 05_10_2017_OCM VINO 2018

REGIONE SICILIA_OCM Vino Promozione Invito 2017_2018




OCM VINO, ECCO LE REGIONI ‘CONTRO’ MIPAAF. PRONTE ALLO SCONTRO. E A ESCLUDERE MINISTERO DALLA GESTIONE DEI FONDI: “ERRORI RILEVANTI”

Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Marche, Toscana, Sicilia, Abruzzo, Liguria, Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Queste le regioni a cui non piace come si sono messe le cose sull’Ocm vino promozione. E il nuovo decreto Maurizio Martina – uguale a quello pubblicato in anteprima da questa testata tranne per pochi dettagli. Tutti pronti allo scontro, o quasi. Tanto che c’è chi scrive annotando ‘gravi errori’ e chi già pensa a come fare per escludere il ministero dalla gestione dei fondi di competenza regionale. Lunedì appuntamento in Cpa, comitato tecnico degli assessori che dovrebbe esaminare in maniera preliminare il decreto, con tutti gli emendamenti del caso. Il nodo che si è venuto a creare non è facile da sciogliere: se si dovesse rimandare la discussione in Conferenza Stato regioni sarebbero a rischio I fondi stessi. Se il ministro dovesse decidere di andare direttamente a Palazzo Chigi bypassando le regioni, sarebbe guerra.

Qui di seguito quanto sta accadendo.

OCM VINO, REGIONE TOSCANA PRONTA A CHIEDERE ESCLUSIONE MIPAAF DA GESTIONE FINANZIARIA FONDI PROMOZIONE

Da quanto apprende AGRICOLAE la regione Toscana, se si dovesse arrivare allo Scontro totale con il Mipaaf a seguito dei contenuti dell’ultimo decreto che verrà discusso la settimana prossima in Conferenza stato regioni, sarebbe pronta a chiedere che la ripartizione dei 30,5 milioni di euro sia gestito direttamente dale regioni escludendo quindi il minister delle Politiche agricole da una gestione diretta di un bando di rilevanza nazionale. In questo modo il 30 per cento del plafond comunitario gestito ora dal ministero potrebbe essere quindi riassorbito dalle regioni potenziando i programmi multiregionali. Surrogando i programmi di rilevanza nazionale all’interno di un bando multiregionale. Da vedere poi come questo possa essere possibile tecnicamente in fase di discussion del decreto che determina il piano di riparto.

OCM VINO, IL VENETO DI ZAIA SCRIVE: GRAVI ERRORI MIPAAF, A RISCHIO CRITICHE BRUXELLES. SI VA IN CPA. ECCO LA LETTERA

Gravi errori. Talmente rilevanti che non si può non passare per il Cpa., comitato tecnico degli assessori che si riunisce lunedì 8 alle 15:00 che esaminera preliminarmente il testo. Senza escludere possibili critiche da parte di Bruxelles. Questa la valutazione della Regione Veneto sul nuovo decreto Ocm vino di Maurizio Martina. Secondo la regione guidata da Luca Zaia (già ministro dell’agricoltura e ora governatore di una delle regioni più ‘ricche’ dal punto di vista agricolo) la bozza presentata dal Mipaaf “contiene previsioni che impattano notevolmente sul piano finanziario, gestionale e sul sistema di filiera regionale con rilevanza assai importante”. E ci tiene a precisare che “non si concorda con la mancata partecipazione finanziaria della quota nazionale ai progetti multiregionali, trattandosi di azioni comunque coinvolgenti puù territori e, per denominazioni e aziende coinvolte, rappresentativi del sistema italiano di produzione”.

Ma non è finita qui: “si nutrono seri dubbi sulla gestione della domande ammesse secondo il sistema, che comporta, come definito nella bozza, la ridefinizione del progetto approvato, vanificando così l’azione di valutazione fatta per l’ammissibilità e esponendo il sistema alle critiche della Commissione in termine di efficacia della misura (come già evidenziato in precedenti audit da parte dei funzionari comunitari)”.

Infine “non si comprende la validità di alcune scelte espresse nella bozza in contrasto con quanto stabilito dal PNS notificato alla Commissione UE e approvato dalla CSR del 20/4/2017. Gli elementi di criticità sono talmente rilevanti che non si può prescindere da una valutazione ponderata in sede tecnica interregionale e, quindi, in CPA”.

Qui di seguito Agricolae riporta il documento della regione Veneto:

LETTERA VENETO SU OCM DM2017

OCM VINO, FAVA: PASTICCIO MIPAAF-DI GIOIA. CONFERENZA DELLE REGIONI INUTILE, CHIEDERÒ A MARONI DI USCIRE

“Sul decreto Ocm Vino prendiamo atto del pasticcio del Mipaaf, che stabilisce un precedente assolutamente antipatico. L’ennesimo, in verità, che dimostra, se fosse ancora necessario, l’inutilità della Commissione Politiche agricole in Conferenza delle Regioni, ormai totalmente asservita al ministero”.

Ad avanzare l’accusa contro il Mipaaf e il presidente della Cpa, l’assessore pugliese Leonardo di Gioia, è l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che di fronte a una gestione fallimentare dell’Ocm Vino, addirittura concepita in maniera carbonara e prepotente, punta i piedi.

“Con il decreto di fatto viene legittimato un percorso col quale si cancellano le Ocm multiregionali e si eliminano le graduatorie, con criteri a dir poco sommari – entra nel dettaglio Fava -. Nonostante ciò, il presidente della Cpa Di Gioia non ha ritenuto necessario convocare una riunione tecnica velocemente, probabilmente perché aveva paura di un voto contrario delle Regioni. Ad esempio, dalla mia sarebbe arrivato senza dubbi”.

Patto scellerato. Per l’assessore lombardo “questa è l’ennesima dimostrazione del patto scellerato in atto fra Di Gioia e il ministro Martina, che ha ridotto la Commissione a mero scendiletto di quest’ultimo”.

“Il coordinatore Leonardo Di Gioia – prosegue Fava – in cambio della nomina supportata dal ministro stesso in Ismea, violando le regole non scritte che da decenni hanno regolato i rapporti all’interno della Commissione Politiche agricole, vede di ricambiare il favore prestandosi ancora una volta, e non è certo la prima, a mortificare le prerogative regionali e a rendere sempre più inutile la Cpa”.

Non è tutto. “Se poi scoprissimo nelle prossime settimane che il suo ruolo in Ismea servisse a legittimare altresì operazioni di acquisizione di quote di fondi o altro che difficilmente avrebbero trovato il mio consenso, tutto si spiega – aggiunge Fava -. Sono molto curioso, ad esempio, di sapere come il coordinatore Di Gioia intenda il ruolo, guarda caso sempre di Ismea, nella recente vicenda del contestatissimo e poi ritirato emendamento Federconsorzi”.

Questioni aperte. “Ci sono una serie di interrogativi, insomma, dal mio punto di vista di facile soluzione, per altri miei colleghi, evidentemente, più difficili da interpretare. Resta il dato, comunque, del fallimento totale della gestione della Commissione da parte di Di Gioia, che certifica la morte della stessa. Sto pensando di chiedere al presidente Maroni di uscire dalla Conferenza delle Regioni”.

Agea, Ismea e governo. “Su Agea e Ismea – conclude l’assessore lombardo Fava – non possiamo non evidenziare la coincidenza che siano sempre i pugliesi a puntellare la situazione, che in questo momento scuote anche la maggioranza di governo. Il decreto Ocm Vino senza alcun passaggio interlocutorio in Cpa è solo l’ultima di molte questioni gestite in una zona d’ombra deplorevole”.