UE ‘NON CONCILIA’ CON ITALIA E TAGLIA 350 MLN DI EURO AD AGRICOLTURA MADE IN ITALY PER ERRORI AGEA-MIPAAFT SOTTO GESTIONE MARTINA. ECCO LA LETTERA

 
Nello specifico si tratta delle regole per ammettere a regime dei pagamenti diretti le superfici a prato permanente (pascolo) e i terreni nei quali c’è prevalenza di essenze arboree e arbustive rispetto alle colture foraggere.
 
In questo secondo caso spetta alle regioni identificare le superfici interessate, le quali sono catalogate come superfici dove si eseguono pratiche locali tradizionali (plt).
 
Sia nel caso dei pascoli che delle cosiddette Plt è necessaria una gestione amministrativa impeccabile, con norme rigorose e puntuali e controlli eseguiti secondo gli standard comunitari.
 
Ed è proprio su tali punti che si concentra la contestazione da parte dell’Unione europea nei confronti di Agea che ha portato all’esclusione dell’Italia dal finanziamento comuntiario per un importo di oltre 350 milioni di euro.
I servizi comunitari hanno svolto verifiche scrupolose che hanno dimostrato come le autorità italiane (Agea, ministero e regioni) non hanno attuato correttamente le disposizioni Ue in materia di superficie a pascolo e di Plt.
Bruxelles contesta anche la non corretta assegnazione dei diritti della Pac a favore degli agricoltori e una carenza di informazioni verso questi ultimi.
Le verifiche svolte dalla Commissione Ue hanno fatto emergere carenze nell’identificazione delle superfici ammissibili e problemi nell’esecuzione dei controlli.
Oltre a determinare una perdita di fondi europei già destinati a favore dell’Italia per l’importo di 352 milioni di euro, la procedura da poco conclusa incide anche sul calcolo del numero del valore dei diritti a favore degli agricoltori italiani e sulla puntuale erogazione dei pagamenti diretti dal 2015 in avanti.
LA COMMISSIONE SCRIVE:

UE ‘BACCHETTA’ AGEA E ‘TAGLIA’ 550 MLN DI EURO ALL’ITALIA: INADEMPIENZA E CARENZA CONTROLLI. TUTTA LA DOCUMENTAZIONE UE

L’Europa rettifica il budget destinato all’agricoltura del made in Italy e ‘taglia’ 550 milioni a causa di una serie di carenze (evidenziate per Agea) che si sono perpetrate negli anni e che – nonostante i continui rilievi – non sono state ancora sanate. Anzi, spiega la Dg Agri nella documentazione di cui AGRICOLAE è venuta in possesso e che allega in PDF, “provocano continui interventi che sottraggono risorse ai beneficiari”. In sostanza, la Commissione Europea, a seguito dei previsti controlli sui contributi erogati da Agea nei solo mesi di marzo- giugno 2018, ha proceduto a una rettifica finanziaria pari ad oltre mezzo miliardo di euro.

La verifica di conformità a norma dell’articolo 52 del regolamento europeo 1306/2013 sul regime di aiuti per superficie fa emergere l’incapacità dell’Italia a usare le risorse europee. E ora, dopo gli scambi di missive e gli incontri tra Bruxelles e il Ministero delle Politiche agricole del 15 11 2016, del 17 02 2017, del 25 04 2017, del 16 05 2017, del 9 05 2017, del 27 06 2017, del 27 06 2017, del 18 07 2017 e del 28 09 2017, ora arriva la comunicazione formale della Dg Agri alla rappresentanza italiana in Unione Europea nella persona di Maurizio Massari e ad Agea nella persona della direttrice Silvia Lorenzini.

Nel testo la Commissione Ue – si legge – “ribadisce la propria posizione secondo cui, negli atti di domanda 2015 e 2016 l’attuazione del regime di aiuti diretti per superficie nell’ambito del FEAGA non è stata conforme alla normativa Ue”.

E la Dg Agri propone per questo “di escludere dal finanziamento dell’Ue un importo di oltre 360 milioni di euro”.

Secondo la Direzione Agricoltura “l’inadempienza costituisce una carenza in un controllo essenziale che incide sulla popolazione che avrebbe dovuto essere coperta dagli articoli 28 e 29 del regolamento 809/2014 e dall’articolo 5 del regolamento 640/2014”. E ribadisce di “non condividere l’interpretazione italiana”.

La Dg Agri rileva infatti che l’analisi per gli organismi pagatori che, secondo le autorità italiane, non sono stati interessati dalla carenza non può essere considerata soddisfacente; che non sono pervenute informazioni da Oplo; che i calcoli per APPAG non sembrano comprendere tutti i pagamenti diretti per superficie del Feaga interessati; i calcoli per AGREA, APPAG e ARPEA non sembrano comprendere una quantificazione corretta delle sanzioni amministrative. E l’audit ha accertato “carenze sistematiche nella valutazione della superficie massima ammissibile per i prati permanenti”. Questo si traduce in conseguenze sulla fissazione del numero corretto dei diritti all’aiuto nella prima assegnazione degli stessi come previsto dall’articolo 24, paragrafo 2 del regolamento 1307/2013 “per cui le autorità italiane non hanno fornito alcun calcolo”. La Dg Agri resta del parere che “il mancato rispetto del livello minimo di controlli in loco costituisce una carenza nel funzionamento del controllo essenziale ovvero l’esecuzione di controlli in loco. Ma c’è di più: La Dg Agri rileva “che le informazioni sulla superficie dichiarata come prato permanente per il 2016 e il 2017 non sono ancora state ricevute”. Quindi l’inesistenza del livello di pascolo permanente del SIPA impedisce l’adeguato controllo del pagamento di inverdimento”. Inoltre la procedura per il calcolo dell’aiuto comprese riduzioni e sanzioni amministrative non è risultata conforme al disposto dell’articolo 18 e dell’articolo 19 del regolamento 640/2014 per l’anno di domanda 2015.

Agli oltre 360 milioni di euro destinati a ‘rettifica’ a causa della carenza dei controlli da parte di Agea e dei ritardi nel trasmettere i documenti, si vanno ad aggiungere altri 93 milioni di euro a causa “del mancato rispetto dei termini di pagamento, superamento dei massimali e prelievi. “L’importo finale da confermare e rettificare – nella decisione di liquidazione dei conti scrive ancora la Dg Agri – è pari a 93.059.323,84 euro.

Bruxelles bacchetta Agea con osservazioni relative alla liquidazione finanziaria. “È estremamente importante – scrive – che alle raccomandazioni di media importanza indicate nella sezione 1.9 della relazione di certificazione la cui attuazione è attesa da anni, sia dato seguito senza ulteriori indugi”. Per la direzione Agricoltura “le motivazioni addotte dall’organismo pagatore non sono sufficienti”. E non solo “dovrà garantire che i controlli siano effettuati nei tempi previsti affinché sia possibile presentare una relazione completa e definitiva delle statistiche di controllo entro i termini regolamentari” ma “dovrebbe coprire quanto prima il posto di responsabile del controllo che è vacante da aprile 2015”.

Oltre alla carenza nella verifica dello stato dell’agricoltore in attività: “le autorità italiane hanno fallito nel dimostrare che le procedure erano effettive per l’individuazione dell’agricoltori non-attivo”. E chiede indietro un importo pari a 78 milioni e 286mila euro.

E come si fa con un bambino che non a scuola non si impegna, Bruxelles scrive che “la Dg Agri ritiene che le misure correttive come il recupero degli importi connessi a errori, siano necessarie per garantire che simili errori non si ripetano in futuro”.

Nel frattempo fioccano le interrogazioni parlamentari sulla gara di affidamento a Sin in pieno stallo.

Qui di seguito Agricolae allega la documentazione europea:

LETTERA DG AGRI A RAPPRESENTANZA ITALIANA 01

LETTERA DG AGRI A RAPPRESENTANZA ITALIANA 02

LETTERA DG AGRI 03

LETTERA DG AGRI 04

Era stato già scritto:

PSR FEASR 2007-2013, BRUXELLES BOCCIA ITALIA (LA PEGGIORE DI TUTTI). E NON PAGA 1MLD E 700MILIONI DI EURO PER “ERRORI RILEVANTI”. ECCO LA TABELLA, LA BOZZA DI DECISIONE UE E LA SINTESI. CON TUTTE LE MOTIVAZIONI